La donna eroina della società

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La donna eroina della società
La donna eroina della Società
Costituendo
“Museo della Candela”
Candelara
“La donna eroina della società”
1° Mostra collettiva internazionale in occasione della festa della donna 2012
Per informazioni:
Associazione Pro Loco Candelara
Strada Borgo Santa Lucia, 40
61122 Candelara di Pesaro
www.candelara.com
Piergiorgio Pietrelli
(Direttore artistico Pro Loco)
info: 339.2937316
pietrelli@candelara.com
Lorenzo Fattori
(Responsabile progetto “Museo della Candela” & curatore CandelarArte)
333 38 66 081
lorenzo@candelara.com
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La donna eroina della Società
Mostra organizzata dalla:
“Pro Loco Candelara”
con la collaborazione:
Mostra a cura:
Dott. Lorenzo Fattori
Periodo:
venerdì 2 marzo a domenica 25 marzo 2012
Inaugurazione: venerdì 2 marzo 2012, ore 17,30
Introduzione critica:
prof.ssa Benedetta Andreoli
Orari di apertura:
mercoledì, venerdì, sabato e domenica: 16-19
venerdì, sabato, domenica: 21.30-23
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La donna eroina della Società
Ringraziamenti:
Associazione turistica “Pro Loco” Candelara
Regione Marche
Provincia di Pesaro e Urbino
Comune di Pesaro
Associazione di “Quartiere” n.3: delle “Colline e dei Castelli”
Associazione Nautartis – Gubbio
Associazione Il Megafono delle Donne - Ancona
Art Gallery Santa Teresa – Fano
Società Mutuo Soccorso - Candelara
Boy scout - Candelara
Gli artisti:
Gli artisti:
Eva Fischer, Anna Rosa Basile, Elvia Bertuccioli, Alessandra Bonci, Cettina Calari, Rosalia
Cicerale, Pierina Clementi, Deborah Coli, Piera Corinaldesi, Rossella De Stefani, Breda
Catherine Ennis, Irina Kuksova, Marisa Lambertini, Sandra Marcelloni, Chiara Meloni,
Matilde Orsini, Grazia Palomba, Maria Pia Pontrandolfo, Eufemia Rampi
Per l’allestimento:
Pierpaolo Diotalevi, Bruno Massarini, Luciano Mei
Promozione:
Benedetta Andreoli, Alan David Baumann, Elio Giuliani, Luca Pietrelli, Piergiorgio Pietrelli
Stampa:
Grafica Sistemi
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La donna eroina della Società
…tutto iniziò nel lontano 1908, quando a New York, 129 operaie dell’industria tessile Cotton
scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo
sciopero si protrasse per alcuni giorni finché, l’8 marzo, il proprietario signor Johnson bloccò
tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire dallo stabilimento. Ci fu un
incendio doloso e le 129 operaie prigioniere all’interno dello stabilimento morirono arse dalle
fiamme.
L’Associazione Turistica “Pro Loco” di Candelara, quando ha deciso di celebrare l’8 marzo ha
cercato di recuperare il significato originario di questa ricorrenza, quello di Rosa Luxemburg
(politica, teorica socialista e rivoluzionaria tedesca di origini polacche ed ebraiche) che propose
questa data come una giornata di lotta internazionale, a favore delle donne; non una festa,
dunque, ma un giorno per riflettere sulla condizione femminile e per organizzare lotte per
migliorare le condizioni di vita della donna. Attualmente l’8 marzo è stato stravolto e svuotato
dei suoi significati, tanto che alcune donne giustamente si rifiutano di celebrarlo; è divenuta come per tante altre ricorrenze - una festa per i commerciarti, i ristoratori ed in particolare per le
donne occidentali, per le quali nella maggior parte dei casi è l’occasione per trascorrere una
serata trasgressiva.
La nostra idea è stata quella di organizzare una mostra collettiva, riservata solo ad artiste di
sesso femminile, ognuna delle quali partecipa con un’opera inedita, realizzata su supporto di
carta (utilizzando la tecnica più consona al proprio talento artistico), nella quale racconta come
ha visto la donna protagonista nella nostra società. Si tratta di un tema enciclopedico, in quanto
ogni donna si può realizzare in campi diversi quali la politica, la scienza, l’arte, la letteratura,
ma molte altre, forse la maggioranza, sono divenute le protagoniste della famiglia. Di
quest’ultime, i volti e le storie non si sono conservati, perché non hanno fatto parte della
cosiddetta “grande storia”, ma esse hanno fatto e scritto la piccola storia sociale; esse sono
anche le più numerose, visto che nei secoli passati solo poche e testarde donne si sono potute
affermare in una società misogina.
L’idea deve essere piaciuta tanto che, con sorpresa, abbiamo avuto adesioni non solo da artiste
di tutta la penisola italiana, ma anche straniere e ciò ha arricchito la nostra iniziativa.
Con “timore” abbiamo chiesto alla pittrice Eva Fischer di partecipare alla rassegna quale ospite
d’onore alla manifestazione e la sua risposta è stata subito positiva ed entusiasta. Le sue opere,
dedicate alla shoa, sono un vero diario fatto di immagini - segreto dell’artista, che solo
recentemente ha reso pubbliche - nelle quali ha raccontato le sue emozioni ed i drammi vissuti.
A questa collettiva si affiancano anche momenti di approfondimento dei temi trattati, attraverso
conversazioni che si terranno ogni mercoledì, con giovani studiose o professoresse/i: è anche
questo secondo noi un modo per promuovere ed integrare la cultura, e visto che cultura non è
solo quella storica o sociale, ma c’è anche per esempio quella culinaria, al termine di ogni
incontro, in collaborazione con il sommelier Gabriele Alessandroni, andremo alla scoperta e
degustazione di ottimi vini ed aperitivi con prodotti a Km 0. Così questa iniziativa potrà essere
una vera festa in cui celebrare le donne con anche un momento conviviale in cui i partecipanti
possano conoscersi e dibattere tra loro.
L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Pesaro e Urbino, del Comune di Pesaro e
dell’Associazione Quartieri n. 3 “delle colline e dei castelli”. Alla realizzazione dell’evento
hanno collaborato con l’Associazione Pro Loco di Candelara gli amici dell’Associazione
“Nautartis” di Gubbio, l’Associazione “Il Megafono delle donne” di Ancona e l’“Art Gallery
Santa Teresa” di Fano.
Pierpaolo Diotalevi
(Presidente Pro Loco)
Piergiorgio Pietrelli
(Direttore artistico)
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Lorenzo Fattori
(curatore della mostra
& CandelarArte)
La donna eroina della Società
con la partecipazione:
Eva Fischer
Elenco delle artiste in mostra:
Cantina Bianchini
Via Sant’Anna, 33
61030 - Cartoceto (PU)
Tel-fax 0721 898440
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www.sangiovese.it
Anna Rosa Basile
Elvia Bertuccioli
Alessandra Bonci
Cettina Calari
Rosalia Cicerale
Pierina Clementi
Deborah Coli
Piera Corinaldesi
Rossella De Stefani
Breda Catherine Ennis
Irina Kuksova
Marisa Lambertini
Sandra Marcelloni
Chiara Meloni
Matilde Orsini
Grazia Palomba
Maria Pia Pontrandolfo
Eufemia Rampi
info@sangiovese.it
Nel
giugno
1176
Federico
Barbarossa,
dopo la sconfitta nella
battaglia di Legnano,
grazie
all’aiuto
del
vescovo scismatico di
Pesaro Stefano, trova
rifugio nel castello di
Candelara.
Lo stemma municipale di Candelara è
sormontato da una corona viscontile,
cimata da quattro pietre, di cui tre visibili,
sostenute da un numero corrispondente di
punte alternate da quattro piccole pietre,
due delle quali sono visibili. Che in questa
occasione il sovrano, per ringraziare
dell’ospitalità, abbia donato alla comunità
candelarese un riconoscimento imperiale?
Giancarlo Cesarini
“Federico Barbarossa a Candelara”
Pittura muraria, 2010
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La donna eroina della Società
Ospite d’onore:
Eva Fischer
Eva Fischer è nata a Daruvar (ex Jugoslavia), nel 1920.
Il padre Leopoldo, Rabbino Capo ed eccellente talmudista,
venne deportato dai nazisti. Sono più di trenta i familiari
di Eva scomparsi nei lager.
Negli anni precedenti la guerra, Eva Fischer si diplomò
all’Accademia di Belle Arti di Lione e fece ritorno a
Belgrado in tempo per assistete ai bombardamenti nazisti
sulla città (1941) senza dichiarazione di guerra. Ebbe così
inizio un periodo travagliato fatto di fughe e costellato da
privazioni e duri sacrifici.
Fu determinante allora l’aiuto di Wanda Varotti, Massimo
Massei ed altri membri del Partito d’Azione (Eva è
membro ad honorem dell’Associazione Nazionale
Partigiani).
A guerra finita Eva Fischer scelse Roma come sua città
d’adozione: intenso è l’amore che ella porta a questa città. Entrò immediatamente a far parte
del gruppo di artisti di Via Margutta coi quali contrasse indelebili amicizie. Di quel periodo
è la sua amicizia e consuetudine con Mafai e Guttuso, Tot, Campigli, Fazzini, Carlo Levi,
Capogrossi, Corrado Alvaro e tanti di quella generazione di artisti che avevano maturato
idee luminose entro il buio della dittatura.
Intensa fu l’amicizia con De Chirico, Mirko, Sandro Penna e Franco Ferrara allora già
brillante direttore d’orchestra; venne così il tempo di lunghe e notturne passeggiate romane
anche con Jacopo Recupero, Cagli, Avenali, Giuseppe Berto e Alfonso Gatto nonché con
Maurice Druon non ancora ministro della cultura francese che andava scrivendo le pagine
de “Le grandi famiglie”.
Fu in quel tempo che Dalì vide e s’innamorò dei mercati di Eva, mentre lo stesso Ehrenburg
scrisse sulle “umili e orgogliose biciclette”.
Con Picasso si incontrarono nella bella casa di Luchino Visconti, parlando a lungo d’arte
contemporanea e del sussulto intimo che porta alla creatività. Picasso la esortò a progredire
nella luce misteriosa delle barche e delle architetture meridionali.
Venne così il tempo di Parigi dove Eva abitò a lungo a Saint Germain des Près e cercò Marc
Chagall divenendone amica devota e profonda ammiratrice. Egli le raccontava di sogni
colorati nonché del fascino dei racconti biblici.
Zadkine ospitò generosamente Eva ammirandone il coraggio d’una ricerca intensa e
costruttiva ed il fascino d’una cultura mitteleuropea, tutt’altro che trascurabile. In
quell’epoca Eva Fischer realizzò “paesaggi romani” con le loro trasparenze e lontananze,
come se il tempo si fosse in qualche modo fermato sulle rovine della Città Eterna.
Dunque venne la volta di Madrid. Qui la pittura di Eva Fischer - finalmente esposta nei
musei - fu al centro di dibattiti nell’Atelier di Juana Mordò fra l’artista marguttiana ed i
pittori spagnoli ancora in lotta contro il franchismo. Eva portò loro la testimonianza di
un’arte rinata in un mondo libero fatta di tentativi nuovi, magri, discutibili ma al cospetto di
tutti gli sguardi e tutti i giudizi.
Nei tardo anni Cinquanta, si stabilizza a Roma, dove va a vivere nel popolare quartiere di
Trastevere. Sotto di lei vive il compositore Ennio Morricone. Nasce un profondo legame
anche artistico. Nel 1990 Ennio le dedica il CD “A Eva Fischer pittore”.
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La donna eroina della Società
Negli anni sessanta Eva Fischer fu a Londra
dove espose nella più esclusiva Galleria
della City, quella Lefevre che aveva
concesso l’ultima “personale” al pittore
italiano Modigliani. La Galleria Lefevre
ospitò i quadri di Eva per i “suoi colori
mediterranei e l’italianità” delle sue tele. Il
mondo della Fischer è fatto di brevi
migrazioni ovunque il suo estro l’ha
chiamata: da Israele, ove dipinse mirabili
tele di Gerusalemme e Hebron (molto note
sono le vetrate del Museo israelitico di Roma), fino agli U.S.A. dove conta numerosi
collezionisti ed estimatori, fra i quali gli attori Humphrey Bogart (fu la moglie Laureen
Bacall a donargli la prima opera) e Henry Fonda.
Oggi che l’arte di Eva Fischer è conosciuta
nel mondo, ella parla di sé con assoluta
modestia tipica di questa donna coraggiosa
ed intelligente, dallo sguardo pulito e
profondo nonostante gli affronti degli
uomini, in quei tempi disumani. Ella non
condanna costoro con rabbia e vendetta ma
con dei quadri malinconici e grigi, con
sguardi di uomini stupiti prima ancora che
smarriti e di bambini immobili nel gelo dei
vagoni appiccicati a treni senza ritorno.
Nel 2008 il Presidente della Repubblica
Italiana Giorgio Napolitano ha conferito ad Eva Fischer l’onorificenza di Cavaliere al
merito della Repubblica.
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La donna eroina della Società
“L’Arco”
olio su tela, 54 x 73 cm, 1952
“La Bicicletta come primo Amore n. 2”
olio su tela, 54 x 73 cm, 1954
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La donna eroina della Società
“Visione aerea”
olio su tela, 100 x 50 cm, 1954
“Fiori n. 5”
olio su tela, 73 x 54 cm,1960
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La donna eroina della Società
“Avanspettacolo”
olio su tela, 73 x 54, cm 1986
“Pause di Suoni”
olio su tela, 73 x 54 cm, 1990
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La donna eroina della Società
Anna Rosa Basile
“Vittoria Mosca”
matite colorate su carta Fabriano, 33 x 48 cm, 2012
Anna Rosa Basile nasce a Pesaro. Si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte Ferruccio
Mengaroni di Pesaro, sezione ceramica. È stata insegnante di educazione artistica in diversi
istituti scolastici della provincia di Forlì. Oltre ad essere pittrice e scultrice, è anche poeta:
ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello nazionale.
Anna Rosa propone un ritratto della marchesa “Vittoria Mosca”: entrambe hanno speso la
loro vita nell’amore per l’arte. Vittoria, nobildonna pesarese vissuta nel XIX secolo,
attraverso una ingente donazione al Comune di Pesaro ha costituito il nucleo centrale degli
attuali Musei Civici di Pesaro. Il suo sogno era di allestire un “Museo delle Arti Industriali”,
per questo aveva acquistato, restaurato e donato l’attuale Palazzo Mazzolari-Mosca: al
piano terra la scuola d’arte ed al primo piano le collezioni d’arte ed artigianato. Un grande e
lungimirante sogno infranto a causa di alcune scelte politiche sbagliate.
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La donna eroina della Società
Elvia Bertuccioli
“Riflesso”
tempera su carta, 35 x 50 cm, 2012
Elvia Bertuccioli nasce a Pesaro il 2 luglio 1939 e nella città ha effettuato gli studi presso
l’Istituto statale d’arte “F. Mengaroni”, conseguendo con ottimi voti il diploma di Maestra
d’Arte, con specializzazione in Storia del Costume, sotto la guida del prof. Ciro Pavisa.
Ottenute le abilitazioni per l’insegnamento di Educazione Artistica nelle scuole medie e
storia dell’arte negli istituti superiori inizia la sua carriera di insegnante, tra Fabriano e Jesi.
Ha partecipato alle mostre del “Salvi” di Sassoferrato in cui ha ottenuto varie citazioni.
Elvia in questa mostra ripropone caratteristiche tipiche del suo linguaggio artistico: le figure
di donne sottili, allungate, delicate come la bolla di sapone che compare a destra. Questa
delicatezza e preziosità è ripresa anche da un altro elemento, il gambo di rosa rossa, simbolo
per eccellenza dell’amore, rappresentato dai due volti di giovani contrapposti in cui nel
volto dell’altro vedono riflesso il proprio. Una ambientazione irreale, ma frutto del ricordo
della memoria di eventi e situazioni vissute e ripercorse e ricostruite nell’io.
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La donna eroina della Società
Alessandra Bonci
“Campo di fiori”
acrilico su carta Fabriano, 30 x 40 cm, 2012
Elvia Bertuccioli nasce a Pesaro il 2 luglio 1939 e nella città ha effettuato gli studi presso
l’Istituto statale d’arte “F. Mengaroni”, conseguendo con ottimi voti il diploma di Maestra
d’Arte, con specializzazione in Storia del Costume, sotto la guida del prof. Ciro Pavisa.
Ottenute le abilitazioni per l’insegnamento di Educazione Artistica nelle scuole medie e
storia dell’arte negli istituti superiori inizia la sua carriera di insegnante, tra Fabriano e Jesi.
Ha partecipato alle mostre del “Salvi” di Sassoferrato in cui ha ottenuto varie citazioni.
Elvia in questa mostra ripropone caratteristiche tipiche del suo linguaggio artistico: le figure
di donne sottili, allungate, delicate come la bolla di sapone che compare a destra. Questa
delicatezza e preziosità è ripresa anche da un altro elemento, il gambo di rosa rossa, simbolo
per eccellenza dell’amore, rappresentato dai due volti di giovani contrapposti in cui nel
volto dell’altro vedono riflesso il proprio. Una ambientazione irreale, ma frutto del ricordo
della memoria di eventi e situazioni vissute e ripercorse e ricostruite nell’io.
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La donna eroina della Società
Cettina Callari
“Madre e donna”
carboncino su carta Fabriano, 29,7 x 42 cm, 2012
Cettina Callari nasce a Niscemi, terra del sole e dei colori, tra il profumo della zagara degli
agrumi della splendida Sicilia. Sin da piccola manifesta la sua passione per il disegno e la
pittura. All’età di 16 anni interrompe gli studi e si trasferisce in Svizzera con la sua
famiglia, dove frequenta dei corsi di pittura ed allestisce le sue prime mostre nella città di
Winterthur. All’inizio degli anni Ottanta rientra in Sicilia, dove riprende gli studi alla scuola
d’arte della ceramica di Caltagirone (CT); in seguito si diploma alla Scuola d’Arte
“Picasso” (PA). Dal 1997 lavora presso un istituto per disabili dove ha messo la sua
esperienza artistica al servizio dei ragazzi. Nella sua città tiene corsi di pittura per ragazzi ed
adulti. Dal 1982 ad oggi ha allestito mostre personali ed ha partecipato a collettive in Italia e
all’estero, con ampio riconoscimento di pubblico e critica.
Cettina, con questo carboncino immortala un attimo - forse rubato - di tenerezza tra una
madre ed il proprio bambino che stringe al petto tra le sue mani. L’immagine propone uno
dei gesti più comuni, ma l’artista ha colto la sua sacralità. Donna, madre e lavoratrice, una
vera eroina, ha voluto rappresentare la luce con la figura del bambino con il volto illuminato
dal sorriso, luce che irradia nel cuore di madre quando abbraccia il proprio figlio e che
riesce a far scordare le fatiche e le sofferenze della madre donna e lavoratrice.
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La donna eroina della Società
BOZZETTO
Rosalia Cicerale
“Le donne del mondo eroine della società che vive e lavora”
pastelli ad olio e patine su carta realizzata a mano su tela di yuta, 60 x 47 cm, 2012
Rosalia Cicerale nasce a Roma (7 marzo 1967) ma attualmente vive e lavora a Pesaro. Fin
da giovanissima mostra una propensione naturale per il disegno e la pittura. Si laurea
all’Accademia di Belle Arti di Urbino nel 1991 dopo aver frequentato il Liceo Artistico sezione Architettura - a Roma.
La passione per l’arte si è tramutata subito in un’attività professionale, iniziata con il settore
delle scenografie teatrali e televisive. Ciò ha favorito una ricerca che ha legato pittura,
scultura, decorazione ed uso di svariati materiali. Recentemente ha organizzato dei corsi
d’arte e di restauro per avvicinare adulti e bambini al mondo dell’arte, soprattutto attraverso
l’apprendimento delle antiche tecniche di realizzazione dei manufatti.
Rosalia ama lo studio delle tecniche artistiche ed è per questo che ha fabbricato anche la
carta di quest’opera. Due donne sono le protagoniste: quella occidentale e quella
mediorientale il cui viso è avvolto nel “burqa”; entrambe sono poste di profilo e ciò non
permette all’osservatore di cogliere i loro sentimenti. Tra loro a dividerle, e nello stesso
tempo ad unirle, una moderna città. L’artista elegge la città quale elemento che identifica la
civiltà: le due donne pur appartenenti a culture diverse rappresentano il profondo impegno
del genere femminile alla realizzazione della società in cui viviamo.
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La donna eroina della Società
Pierina Clementi
“La Teresa De Sanchiett”
matita su carta Fabriano, 35 x 50 cm, 2012
Pierina Clementi nasce a Candelora. Si diploma alla Scuola Magistrale di Fossombrone. Da
sempre ha sentito l’esigenza di esprimersi con il pennello, i colori e le matite, che sono i
suoi più cari amici ai quali affida stupore sempre nuovo e magiche emozioni. La famiglia
non gli ha consentito di seguire queste inclinazioni nello studio; quindi successivamente, da
autodidatta, ha coltivato questa sua passione ed è stata seguita in modo particolare dal
professor Monaldi, noto acquerellista. Ama cimentarsi con varie tecniche ma predilige
l’acquerello. Iconograficamente le sue opere sono paesaggi e fiori, dipinti rigorosamente dal
vero. Ha partecipato a mostre, individuali e collettive.
Pierina propone un accattivante disegno a matita, un’opera che si caratterizza solo per la
bravura nel contrapporre i segni neri contro lo sfondo bianco del foglio. Si tratta di un’opera
biografica: infatti, raffigura la suocera, che al tempo del dopoguerra, rimasta vedova, per
mantenersi portava con il suo motorino le bombole di casa in casa percorrendo ogni angolo
di Candelora. Il ritratto della “Teresa De Sanchiett” è un omaggio anche alle donne
candelaresi.
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La donna eroina della Società
Deborah Coli
“Bellezza , gentilezza , amicizia”
sanguigna e pastelli su carta ruvida, 29,7 x 21 cm, 2012
Deborah Coli nasce a Pesaro e si forma all’Istituto d’Arte Mengaroni della città. Ha
proseguito le sue ricerche frequentando gli studi di prestigiosi maestri marchigiani,
approfondendo le proprie conoscenze delle diverse tecniche pittoriche e del disegno, come i
ritratti a carboncino, dipinti ad olio e pitture murali. Predilige però la pittura ad olio. Oggi
tiene anche diversi corsi pittorici in comuni marchigiani e romagnoli. Al 2007 risale la sua
prima mostra personale nella galleria di Pesaro, seguita da altre nei comuni di Cattolica,
Gabicce Mare, Morciano di Romagna ed Urbino.
Deborah per i soggetti delle sue opere si ispira al quotidiano, al suo essere madre e moglie,
esprime e comunica le sue emozioni attraverso il linguaggio figurativo. In questa mostra
presenta un’opera realizzata con la tecnica della sanguigna ed ispirata alla celebre scultura
“Le Grazie” di Antonio Canova. Grazia, intesa non solo come bellezza fisica ma qualità
dello spirito e sentimento (una caratteristica specifica della donna!) unite da un abbraccio
inteso come sentimento ma anche come collaborazione e costruzione per un mondo pronto
ad accogliere e non a dividere, consapevoli che solo abbattendo la competizione femminile
si può raggiungere. Gli sguardi si incrociano e ognuna vede riflessa negli occhi dell’altra la
stessa forza e la stessa paura.
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La donna eroina della Società
Piera Corinaldesi
“Aung San Suu Kyi”
acquarello, 35 x 50 cm, 2011
Piera Corinaldesi nasce a San Costanzo nel 1949 ed oggi vive e lavora a Marotta. Inizia a
dipingere come autodidatta; successivamente frequenta una scuola di pittura a Marotta per
perfezionarsi e per condividere la sua grande passione e le proprie esperienze. Piera
“attraverso le sue forme e i suoi colori si esprime come in un vortice cercando di
comunicare i suoi stati d’animo”.
Piera, guardando anche a suoi trascorsi politici e sociali, ha scelto di esporre un ritratto di
Aung San Suu Kyi (Rangoon, 19 giugno 1945): politica birmana, attiva da molti anni nella
difesa dei diritti umani sulla scena nazionale del suo Paese, devastato da una pesante
dittatura militare, imponendosi come leader del movimento non-violento ha ricevuto il
premio Nobel per la pace nel 1991. Nel 2007 l’ex Premier inglese Gordon Brown ne ha
tratteggiato il ritratto come modello di coraggio civico per la libertà.
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La donna eroina della Società
Rossella De Stefani
“Donne in ascesa”
tecnica mista: mordente ed ecoline acquerellati con intervento di matite grasse e crete
su carta Fabriano, 33 x 38 cm, 2012
Rossella nasce Pesaro nel 1975, frequenta l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti di
Urbino. La pittura è per lei un espressione dell’anima, ne ha bisogno per analizzarsi, capirsi
ma anche per esporsi e confrontarsi. Utilizza la pittura per dominare i suoi sentimenti e
razionalizzarli nello stesso modo in cui uno scritture usa le parole.
Rossella propone un disegno realizzato con tecniche miste che dimostra la sua bravura
tecnica nell’usare i colori ma, soprattutto, nel taglio che dà alla composizione: solo un
particolare di questa atleta che si prepara a scalare una montagna (che non vediamo)
esprime al massimo tutta la sua concentrazione e lo sforzo fisico che il taglio quadrangolare
riesce a malapena a contenere! Si tratta di quell’energia che l’artista ha dentro di sé: infatti,
la rappresentazione del corpo femminile per Rossella è solo un pretesto per immaginare sé
stessa; quindi la protagonista non è altro che l’artista stessa alla conquista della sua vita.
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La donna eroina della Società
Breda Catherine Ennis
“Introspezione”
pastelli morbidi, matite grasse, matite acquerellate su carta Fabriano, 31 x 41 cm, 2012
Breda Catherine Ennis nasce a Dublino. Successivamente si trasferisce in Italia dove studia
all’Accademia di Belle Arti di Roma ed alla “Pontificia Università Gregoriana”. È docente
all’Università Americana di Roma. Ha al suo attivo mostre collettive e monografiche in
Italia ed all’estero. Il leitmotiv dell’opera dell’artista irlandese è l’albero: smilzo e spoglio,
frondoso e imponente, quercia o gelso s’impone ora come un frammento del mondo ora
come un territorio dello spirito, in sintonia con il colore che padroneggia la tela, e le cromie
assumono modulazioni liriche di vasta e nel contempo sottile consonanza.
Quest’opera si differenzia dalle altre in mostra non solo per essere astratta ed informale, ma
per la valenza semantica della sua iconologia. Catherine rappresenta la donna non in un atto
materiale (maternità, carriera politica o sociale) ma nel momento in cui si ferma e guarda
dentro il suo io, mentre analizza la sua storiaK; così il grigio predomina sugli altri colori e le
forme si attorcigliano e si trasformano ad indicare lo sforzo psicologico di questa azione
mentale, uno sforzo che coinvolge anche noi che la guardiamo.
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La donna eroina della Società
Irina Kuksova
“Santa Maria del nostro treno”
acquaforte su carta Fabriano, 25 x 32 cm, 2011
Irina Kuksova nasce a Mosca nel 1982 ma oggi vive in Irlanda. Da quando aveva quattro
anni ha sentito il bisogno di raccontarsi attraverso disegni e scarabocchi; dieci anni dopo, i
suoi disegni e quadri sono divenuti arte. Il primo suo viaggio in Italia avviene nel 2000:
dopo aver letto “Il tormento e l’estasi” di Irving Stone ha sentito la necessità di studiare e
conoscere dal vero l’arte del Rinascimento italiano; contemporaneamente si è laureata
all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nelle sue opere emerge costantemente il suo amore
per l’arte rinascimentale: Irina sa catturare i soggetti delle sue opere in ogni dettaglio
prezioso e con il giusto gioco di luci ed ombre in opere pittoriche ad olio, acquarelli o nelle
stampe.
Nell’acquaforte Irina attualizza l’iconografia della Sacra Famiglia: la Vergine è seduta su un
treno, Giuseppe suo sposo è seduto nel sedile affianco. Il treno è uno dei nostri mezzi di
comunicazione: del resto la famiglia di Nazareth non era diversa dalle altre povere famiglie
dell’epoca e se l’incarnazione avvenisse oggi sicuramente non userebbero un asino e delle
bisacce per recarsi al censimento.
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La donna eroina della Società
Marisa Lamberti
“Ragazza”
bronzo, 2011
Marisa Lamberti nasce a Russi (RA) nel cuore della Romagna. Da sempre disegnatrice
instancabile, da trent’anni è anche un’ottima scultrice.
Le sue donne e ragazze che la critica ha chiamato “Pomone”, sono femmine piene di vita
che sono state immobilizzate dall’artista. Gli abiti, le epidermidi di queste, sono un
manifesto della bellezza arcaica. Si caratterizzano per i seni prorompenti, i ventri debordanti
ed i visi rubicondi, ma nelle sue opere non c’è nulla di volgare o grottesco, c’è al contrario
eleganza e nel guardarle proviamo sempre piacere estetico.
L’opera esposta è un bozzetto di una scultura esposta al Comune di Fano: rappresenta una
giovane ragazza che si libra nell’aria con grande forza, quella forza eroica che ogni donna
ha dentro di sé e che fuoriesce nel momento di difficoltà. È una donna trattata
sinteticamente nelle forme perché a Marisa non interessano la descrizione minuziosa del
corpo, ma far emergere il suo carattere.
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La donna eroina della Società
Sandra Marcelloni
“Vanità”
tecnica mista su legno, 48 x 32 cm, 2011
Sandra Marcelloni nasce a Lima (Perù) nel 1973. Dopo undici anni passati a viaggiare in
Sud America si trasferisce a Milano. Studia al Liceo Artistico Orsoline e si diploma come
Art Designer presso l’Ateneo di Milano. Lavora come grafica presso diversi studi
pubblicitari coltivando nel tempo libero la sua passione per l’arte e la decorazione che nutre
fin da piccola. Nel 2003 decide di trasformare la sua passione in un lavoro mettendosi in
proprio e aprendo il suo laboratorio, dove crea opere nelle quali trasmette il bagaglio
artistico acquisito nei suoi viaggi.
Normalmente Sandra interpreta iconograficamente temi mitologici; in questa occasione,
invece, questa piccola opera materica interpreta la vanità, una caratteristica di molte donne.
Ecco allora queste forme sinuose nelle quali si aprono dei piccoli vortici neri pronti ad
inghiottire le stesse; intorno ad essi predominano dei colori con tinta terra insieme all’oro
che rendono tutto molto affascinante e ammaliante.
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La donna eroina della Società
Chiara Meloni
“Eleonora d'Arborea”
olio su carta Fabriano, 29,7 x 42 cm, 2012
Chiara Meloni nasce ad Oschiri (OT) nel 1943. Vive e lavora a Fabriano (AN). È un’artista
autodidatta, ma per diversi anni ha frequentato corsi di perfezionamento all’accademia
“Alternativa” di Milano, gestita dall’associazione studi culturali “il Quadrato”. Si dedica
alla pittura ormai da circa trenta anni ed ora, con lo stesso interesse, anche alla poesia. Oltre
a ciò spazia in diversi altri settori dell’attività artistica: decorazione della porcellana, della
stoffa e della ceramica. Ha partecipato a numerose manifestazioni artistiche collettive
nazionali ed internazionali ed ha realizzato mostre personali in diverse località.
Chiara propone l’immagine di Eleonora d’Arborea (1340-1404) giudice del Giudicato
d’Arborea (Sardegna), esile nella corporatura quanto energica e vigorosa nel carattere. È
passata alla storia per la promulgazione della “Carta de Logu” (rimasta in vigore fino al
1827) che è stata definita come un distillato di modernità e saggezza: tra le norme più
importanti una che permetteva il matrimonio riparatore alla violenza carnale subita da una
donna nubile solo qualora la giovane fosse stata consenziente.
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La donna eroina della Società
Matilde Orsini
“Ragazza”
acrilico su cartoncino, 26 x 34 cm, 2012
Matilde Orsini nasce a Gubbio nel 1974 ma trascorre l’infanzia a Pesaro. Rientra a Gubbio
per proseguire gli studi superiori e poi frequenta la facoltà di ingegneria a Perugia. Gli studi
tecnici molto intensi la portano a sviluppare un irrefrenabile desiderio di liberare la parte
espressiva di sé e di comunicare con gli altri attraverso l’Arte. Numerose sono le mostre
personali e collettive.
Nascono così i primi schizzi ed i primi dipinti molto veloci e dinamici, ricchi di colori
decisi. Ispirandosi al grande astrattista americano William Congdom, inizia ad utilizzare la
spatola e realizza i primi astratti.
Matilde propone un mezzo busto di ragazza nudo che si caratterizza per la freschezza del
segno e per l’esplosione dei colori che creano le forme anatomiche della ragazza dipinta;
ella è fiera nella sua pudica nudità, della integerrima moralità, ma è anche sfrontata e
superba, un comportamento tipico dettato dalla sua giovane età.
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La donna eroina della Società
Grazia Palomba
“Venere”
ecoline su carta, 34 x 49 cm, 2012
Grazia Palomba nasce a Torre del Greco nel 1948 ed è architetto e docente. Unitamente a
queste attività non ha mai tralasciato l’attività di pittrice. Si diploma al Liceo Artistico di
Napoli; successivamente consegue la laurea in Architettura presso l’Università di Napoli.
L’attività di architetto è stata feconda, sia nel privato che nel pubblico. Al 1964 risale la
prima partecipazione alla mostra collettiva “I Mostra-Concorso di Arti Figurative per
studenti di Licei ed Istituti d’Arte” a Torre del Greco; nel 1965, a soli diciassette anni, la
prima personale. Da allora ha sempre continuato a lavorare ed esporre.
Grazia predilige nelle sue opere il tema iconografico della mitologia. Per questa occasione
presenta un raffinato disegno della dea Venere, dea della bellezza, dell’amore e della
fertilità: in lei molte donne amano identificarsi. Interessante è l’acconciatura dei capelli che
le coprono il volto, trasformandola quasi in una rappresentazione della dea fortuna: infatti,
la bellezza è qualcosa di volatile che molte donne perseguono e solo poche afferrano. Le
maschere e la rosa sono degli elementi che ricorrono in quasi tutte le opere dell’artista.
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La donna eroina della Società
Maria Pia Pontrandolfo
“Dissoluzione cosmica”
tecnica mista su carta, 83 x 64 cm, 2010
Maria Pia Pontrandolfo nasce a Santeramo in Colle (Bari). Frequenta il Liceo artistico a
Bari e successivamente il corso di scenografia di Belle Arti della stessa città. Nel 1987 si
trasferisce a Bologna dove segue il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti.
L’artista riprende un percorso pittorico interrotto, con bruciature, gesti laceranti, velature,
giochi di luce, premonizioni; l’artista fa emergere, sottolineandola, la relatività del reale
attraverso un itinerario emotivo, un mondo tumultuoso, denso di segni pregnanti. È il suo
mondo, dove energia e forma stridono per comunicare disagi esistenziali collettivi; tutto
interagisce nei suoi acquerelli astratti, polimaterici; in seguito arriva fino alle combustioni
che svelano i moti spirituali di una generazione massacrata dall’incertezza.
Nell’opera esposta l’artista stende del colore corposo su un foglio di carta bruciato nel quale
esso affonda, elementi questi tutti simboli delle donne. Colpiscono in particolare lo
spettatore l’uso del colore azzurro e dell’oro.
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La donna eroina della Società
Eufemia Rampi
“Luce Violetta”
olio su tela, 35 x 50 cm, 2012
Eufemia nasce a Rimini nel 1953 e si laurea in sociologia ad Urbino. Si forma alla scuola
del Professor Silvio Bicchi junior, appartenente alla famiglia dei Macchiaioli livornesi. Fin
dagli anni Ottanta del XX secolo fa parte degli artisti del cavalletto che ritraggono dal vero
(en plein air) gli splendidi scenari della natura. Dalla frequentazione di noti scultori
ceramisti ha coltivato la passione per il tutto tondo nella modellazione dell’argilla.
La presente opera è stata donata al “Costituendo Museo della Candela” e viene esposta per
ringraziare l’artista. Raffigura una giovane donna avvolta nella penombra che tiene in mano
una candela viola; si tratta di un colore ricco di significati: nella cultura cattolica
simboleggia il tempo di riflessione, di preparazione e penitenza. È conosciuto come il
colore dello Spirito ed in effetti, secondo gli studi di Carl Gustav Jung, agisce sull’inconscio
dando forza spirituale ed ispirazione. Rappresenta l’unione tra Cielo e Terra, tra Calma e
Passione, tra Saggezza ed Amore, tra Blu e Rosso. È il colore della Trasmutazione, della
metamorfosi, della Conversione. Questo colore esprime un’energia pura, atavica: è una
forza legata alla vitalità del Rosso ed all’intimo accoglimento del Blu. La colorazione è un
insieme di attesa e di precognizione e come messaggio porta il desiderio di elevazione della
coscienza umana fino al raggiungimento del bianco, della pura luce.
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La donna eroina della Società
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