9 agosto 2008

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9 agosto 2008
QUINDICINALE DI ATTUALITA’, CULTURA, SPORT E TRADIZIONI
8 Comuni
l’Altopiano
La voce degli
www.giornalealtopiano.it
ASIAGO CONCO ENEGO FOZA GALLIO LUSIANA ROANA ROTZO
“IL PRIMO ED UNICO GIORNALE DELL’ALTOPIANO”
N. 274 - ANNO XI - EURO 1,50
I SAPORI
DELLA
TRADIZIONE
SABATO 9 AGOSTO 2008
Asiago brinda ai 100 anni di turismo
CAI
Il passato insegna
ad uscire dalla crisi
I volontari
che curano
i sentieri
pag. 17
ALO!
IN RquEesGto numero
con
pag. 2
A T T U A L I T A’
In vacanza
con l’orso
tra timore e
curiosità
pag. 4
Mezzaselva
“Un errore madornale
chiudere l’Istituto”
Foza
Festeggiato
L’80° del
Gruppo
Alpini
Grafica Altopiano
pag. 14
ASIAGO
pag. 3
Il Comune, tra i primi nel
Veneto, attiva un
servizio pubblico Wi-fi
Torna la Notte Nera
sulle note della memoria
PERSONAGGI
pag. 25
Luigi Calderaro
e i ricordi
del Trenino
Le poesie e gli
scritti di
Maria Tasca
pag. 23
Igerio, 50 anni
dietro l’obiettivo
pag. 8
Il supplemento
con tutte le
manifestazioni
in programma nei
prossimi 15 giorni
Le interviste di
don Marco
Il grido di
Magdi Allam
“ Grazie Gesù”
pag. 20
GALLIO
pag. 10 - 11 -12 - 13
Che baccano
sul Sentiero
del Silenzio
I premiati al
Festival del
Cinema
Al Gaarten
apre il
Casinò
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l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
www.giornalealtopiano.it
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“Riportiamo in alto il nome di Asiago”
Cento anni di turismo ad Asiago – Al via una serie di iniziative per creare una nuova coscienza
storica ed imprenditoriale – In programma, incontri, concorsi e una pubblicazione fotografica
Asiago brinda ai cento anni
di turismo. Dalla nascita del
Trenino ai giorni nostri, un
secolo di storia da ricordare, da riscoprire, dal quale
forse si può imparare qualcosa per rilanciare Asiago e
farla diventare come era un
tempo: una tra le più rinomate località turistiche delle
Prealpi.
“C’è tanto da lavorare – dice
l’assessore al turismo Roberto Rigoni, ancora raggiante per la buonissima riuscita della notte di note e la
straordinaria partecipazione
al concerto in piazza di Francesco Renga – e la prima
cosa su cui bisogna impe-
gnarsi è il cambio di mentalità degli asiaghesi. E in questo il nostro passato insegna
molto con le vicende di tante persone, amministratori
pubblici e imprenditori privati che hanno avuto il coraggio di investire, di gettarsi
in nuovi importanti progetti,
di rischiare per dare ad
Asiago strutture e iniziative
all’avanguardia, pensiamo al
Trenino al Linta Park Hotel,
al golf., nati per l’impegno
di persone di grande volontà e lungimiranti”.
Rivedere e analizzare il passato dunque per studiare
l’oggi e progettare il futuro.
La sfida sta nel capire quali
sono i progetti validi, nel
coniugarli con il rispetto delle risorse umane ed ambien-
tali dell’Altopiano e
nello
sfruttare
appieno tutte le opportunità che gli
strumenti urbanistici nuovi che si
stanno approntando, come il Piano di
Assetto Territoriale, offrono.
Per questo, nell’ambito delle iniziative legate al tema
“100 anni di turismo”, ci saranno
anche conferenze
per presentare il
PAT e le nuove forme di accoglienza
ed ospitalità al turista in esso contemplate, con un notevole ridimensiona-
Sapor d’acqua natìa
Tutti invitati a Pechino
Che suggestione se, a
gara compiuta, il
cronometro registrerà
9’71’’: sarà nuovo record del mondo! In caso
contrario rimarrà nelle
gambe muscolose del
giamaicano Usain Bolt
che il 31 maggio scorso
a New York abbassò il
precedente record di
9’74’’, proprietà di Asafa
Powell. Storie di centesimi, di millimetri, di spazi
minuscoli che l’umana vista
non riesce a sequestrare. Eppure sta tutto lì, concentrato
nella stordente ricchezza di un
istante, la magia unica e il rischio disumano della sfida
olimpica. Non serve arrivare
un’ora più tardi, o un quarto
d’ora, o i soliti cinque minuti.
Nemmeno un minuto, manco
un secondo. A volte ciò che
divide il vincitore dallo sconfitto è un centesimo. Sarà medaglia d’argento, che è diversa dall’oro. Perché nello sport
abita una strana prospettiva: il
secondo arrivato è il primo
degli sconfitti.
Problema di un centesimo. Ma
a prendere in mano quel centesimo s’avverte una scottatura. Perché solo l’atleta sa dirti
cosa abita in quel minuscolo
spazio. I 100 metri: un viaggio
che dura meno di dieci secondi. Eppure c’impiegano quattro anni – il tempo che spazia
tra un’olimpiade e l’altra – per
preparare e riparare quei dieci
secondi. 48 mesi in cui il fisico presenta un preventivo crudele: allenamenti sfibranti e diete ferree, prove di materiali e
verdetti di cronometro, strategie e previsioni, rifiniture e
massaggi, sfide a distanza e
proiezioni sul computer. Studio delle pulsazioni, della
postura, delle braccia. Calcolo
del vento, della posizione ai
blocchi, della tensione all’atte-
sa. Il fisico ha il suo prezzo,
ma la mente non è da meno
perché alla fine è lì che se ne
sta nascosta la magia di uno
scatto, di un salto, di un colpo di reni sulla linea del traguardo. Questione di
brillantezza. E la mente impone silenzio e concentrazione, passione e costanza, sacrifici e applicazione, perseveranza e assiduità. Un’educazione al dovere, alla passione, ai sentimenti. Perché basta un cuore triste, un colpo
d’aria distratto, un passo disattento per bruciare mesi
d’oculata preparazione. Ecco
perché certi attimi regalano
la potenza di una fucilata.
Tanto che pure lo stadio assiste attonito con un silenzio
inusuale. Divenne celebre il
barone francese Pierre de
Coubertin (1863-1937) per
quella frase rubata ad un vescovo della Pennsylvania:
“l’importante non è vincere
ma partecipare”. Ma a scrutarli è difficile credere che un
atleta varchi lo stadio
ammantato in quest’intenzione: nemmeno all’inizio l’importante era partecipare. Si
giocava per vincere: tanto
che a fine gara gli atleti battuti si ritiravano senz’indugio
per lasciare al vincitore gli
applausi e le acclamazioni dei
40.000 spettatori.
Il gesto atletico somiglia trop-
po alla vita per occultarne
l’impareggiabile paragone.
Pure il Paolo apostolo, a vita
conclusa, trafugò nello stadio per firmare il suo testamento: “Ho combattuto la
buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto
giudice, mi consegnerà in
quel giorno” (2Cor 4,7-8).
Perchè l’esistenza conosce
attimi che chiedono allenamenti
e attese: un appuntamento, un
colloquio, un esame. Un matrimonio, una gravidanza, un sacerdozio. Ma anche uno sguardo, una dichiarazione d’amore, una telefonata. Un sorpasso, una ritirata, uno scatto.
E’ destino assegnato alle cose
grandi l’esigente pretesa. Sia
una gara o un’esistenza poco
importa: è sempre e solo questione di attimi. Magari
inavvertibili ma fatali per saperti vincitore o vinto. Sotto
la statua di Jim Larkin, sindacalista irlandese, campeggia
una scritta: “The great appear
great because we are on our
kness: let us rise” (“il grande
appare tale perchè siamo
inginocchiati:alzati”).
Alle 08.08 dell’08.08.’08 s’è
acceso il braciere a Pechino.
Alle Olimpiadi non s’improvvisa nulla. Numeri compresi!
mento dell’edilizia e uno
sviluppo maggiore del settore alberghiero; la presentazione e il dibattito sulle ipotesi di intervento che possono essere sostenute dal Comune per lo sviluppo del turismo invernale, con chiaro
riferimento ai nuovi impianti
di risalita; l’analisi di tutto ciò
che può contribuire a creare
posti di lavoro legati all’attività turistica con impiego tutto l’anno.
Convinti che per la creazione di una nuova coscienza turistica e una nuova mentalità
imprenditoriale sia necessario coinvolgere le nuove generazioni, si è pensato anche
ad un concorso di disegno
per le scuole elementari sul
tema “Cos’è per te il turismo”,
mentre i ragazzi delle scuole
medie dovranno ingegnarsi
nella creazione di una
brochure per la promozione
turistica di Asiago.
Il calendario delle iniziative è
comunque ancora allo studio
da parte dell’apposito Comitato del centenario presieduto da Nereo Stella,
indimenticato responsabile
dell’Azienda di Promozione
Turistica negli anni del boom,
nonché ex sindaco di Asiago,
artefice di strutture e iniziative che hanno cambiato il volto turistico della città lanciandola ad alti livelli: con lui sono
nati la strada del Costo, il golf,
il Kaberlaba d’oro, il
Festivalbar, solo per citare al-
cune cose.
“Non stiamo cercando di creare momenti celebrativi – sottolinea ancora Roberto
Rigoni – bensì occasioni di riflessione sul
come eravamo, su
cosa siamo, su ciò
che vogliamo diventare”.
Ad aprire il calendario di incontri sarà la
notte nera del 23 agosto (vedi articolo a
fianco), mentre per il
4 ottobre è già programmata una serata all’aeroporto a cui
tutti gli asiaghesi
sono invitati a partecipare con una
cena a lume di candela, a base di piatti
tipici locali, sotto una
tensostruttura trasparente,
con la proiezione dei filmati
dell’Istituto Luce riguardanti
Asiago e la sua storia, e la
conclusione con lo uno spettacolo pirotecnico.
Tra i progetti anche una pubblicazione fotografica sui
100 anni di turismo da dare
poi in dono a tutte le famiglie del Comune e a questo
proposito l’assessore lancia
un appello: “Tutti coloro che
ritengono di avere materiale
fotografico utile alla pubblicazione sono invitati a dare
il proprio prezioso contributo per un recupero della storia del nostro turismo a 360
gradi”.
Stefania Longhini
L’ambasciatore del Dalai Lama in Italia per raccontare le verità nascoste
Bandiere e lumini alle finestre per il Tibet
«Un lumino o una bandiera ad
ogni balcone per sostenere la
causa tibetana». È l’appello lanciato da Elena Donazzan, assessore regionale all’istruzione, nell’ambito della visita del
ambasciatore in Europa del
Dalai Lama, Tseten Samdup
Chhoekyapa, in un incontro
tenutosi nella sala degli Stucchi di Palazzo Trissino a
Vicenza. Il Tibet, prima del
1959 era uno stato indipendente. Dopo l’occupazione del regime comunista cinese ogni libertà fondamentale è stata calpestata ed il paese militarizzato.
Il capo spirituale tibetano, il
Dalai Lama, ultimamente ha
chiesto che venga concessa
perlomeno l’autonomia vista la
totale chiusura del regime verso una richiesta di indipendenza. «A marzo i tibetani hanno
preso coraggio – ha spiegato
l’ambasciatore del governo
tibetano in esilio Tseten
Samdup Chhoekyapa – ma
una pacifica manifestazione è
stata repressa nel sangue. Il
regime ha dichiarato che la violenza di alcuni tibetani ha cau-
sato 22 morti. È del tutto falso, a noi risultano 200 decessi
ed oltre 6 mila carcerazioni di
prigionieri che sono scomparsi
e non sono più rintracciabili.
Dopo quella manifestazione gli
infortunati non possono nemmeno godere dell’assistenza
medica, i monasteri sono presidiati dall’esercito e per spostarsi di villaggio in villaggio
occorre un permesso scritto».
A tutti i veneti l’Assessore
Donazzan ha proposto che l’8
agosto, sera di inizio dei giochi
olimpici, appongano alle finestre una bandiera tibetana o una
candela come segno di solidarietà. «Il Tibet è chiuso agli stra-
nieri e tutto è monitorato – ha
concluso Tseten Samdup
Chhoekyapa – chiediamo all’Europa di fare fronte comune e sfruttare il riflettore
mediatico delle Olimpiadi per
alleviare le sofferenze di un popolo pacifico che chiede solo di
vivere democraticamente e in libertà». Per tutta la durata delle
olimpiadi le bandiere tibetane ed i
lumini alle finestre saranno il segno della solidarietà dei popoli al
Tibet. Nella speranza che a giochi finiti quel faro dei riflettori
mediatici evidenziato da
Chhoekyapa non si spenga gettando un intero popolo nel buio
più totale.Luigi Frigo Bettinado
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
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La notte nera sulle note della memoria
ASIAGO
Come dal buio riaffiorano i ricordi, nella Notte Nera
riaffiorerà la storia, quella dei
100 anni di turismo ad Asiago.
Il secolare evento si celebra
quest’anno in occasione della seconda edizione di una iniziativa sperimentata con grande successo l’anno scorso.
La Notte Nera è la risposta
asiaghese alla moda delle
“notti bianche”. Qui le luci
non si accendono, si spengono, per creare un’atmosfera
magica e suggestiva.
L’idea, proposta la scorsa
estate dal Comune di Asiago,
ha trovato l’entusiastica
adesione di operatori turistici, commercianti, cittadini e
ospiti della città. Tutti sedotti dalla dimensione
fiabesca in cui Asiago si è
calata con lo spegnimento
della pubblica illuminazione,
delle insegne e delle luci dei
locali. Torce accese a rischiarare fiocamente le strade, come secoli fa, ristoranti
e negozi al lume di candela,
per strada saltimbanchi e
mangiafuoco. E poi tutti con
il naso all’insù a guardare le
stelle.
Quest’anno si fa il bis, abbinando alla Notte Nera i 100
anni di turismo asiaghese.
Il buio calerà verso le 21,
mentre per le strade e le
piazze del paese cominceranno ad esibirsi funaboli,
Al laghetto Lumera la seconda parte della suggestiva serata in programma il 23 agosto con una
serie di eventi evocativi legati alla storia ed alla cultura di Asiago, un sottofondo
musicale e la lettura di brani tratti dalla tradizione letteraria locale, il richiamo alle origini
cimbre del popolo asiaghese, i giochi pirotecnici e le comparse in costume
trampolieri, sputafuoco, maghi e chiromanti. Un salto indietro nel tempo e dentro la
fantasia. Il centro di Asiago
definirà la spazio scenico del
teatro della notte nel quale il
pubblico scoprirà un susseguirsi di apparizioni a sorpresa e performance del teatro
di figura, tra giochi ed acrobazie del corpo, in cui il fuoco sarà l’elemento principale che caratterizzerà la serata.
Nella piazza del Duomo,
come l’anno scorso, si terrà
l’appuntamento con l’astronomia, grazie alla collaborazione tra Comune di Asiago,
Dipartimento di Astronomia
dell’Università di Padova,
Inaf – Osservatorio astronomico di Padova-Asiago e
Uai-Unione astrofili italiani.
Tema dell’incontro sarà “A
spasso su Marte. Notturno
di astronomia, prosa, musica e danza...”. Il progamma
inizierà alle 21.30 con il saluto delle autorità e la presentazione della serata con
frammenti della Guerra dei
Mondi,
il
dramma
radiofonico con cui nel 1938
Orson Welles gettò nel panico milioni di ascoltatori statunitensi convinti che fosse
realmente in atto un’invasione degli alieni.
Nel corso della serata verranno proposti filmati, relazioni di esperti e performance teatrali dedicati al sistema solare e in particolare al
pianeta Marte, quello che,
per la sua relativa somiglianza alla terra ha da sempre
suscitato
le
fantasie
extraterrestri di gente comune, scrittori e registi (e a volte
anche degli stessi astronomi). I momenti di divulgazione scientifica saranno intervallati da musica dal vivo
jazz e tango con il gruppo De
rerum natura e finale danzante con il gruppo di tango
Rossoaovest. Alle 23.30 il
programma della serata si
sposterà al laghetto Lumera,
nei pressi del centro cittadino, per la celebrazione dei
Internet, ad Asiago arriva
la connessione a banda larga
Un servizio innovativo attivato grazie al Comune in convenzione son Saiv
Asiago, prima località
montana in assoluto e terza
città nel Veneto, dopo Venezia e Padova, lancia in questi
giorni un servizio wi-fi pubblico, cioè un collegamento
senza fili ad internet al quale
residenti e turisti possano accedere con le proprie
apparecchiature (pc, telefoni,
palmari ed altri apparati adeguati allo scopo). L’innovativa
“opera pubblica”, come l’ha
definita l’assessore al bilancio e all’informatizzazione del
Comune di Asiago Ivan Baù,
è stata possibile grazie all’accordo con Saiv Spa, azienda
veneta di telecomunicazioni il
cui amministratore delegato
Alessandro Bregolato, nella
presentazione del servizio avvenuta ieri in Municipio, si è
complimentato pubblicamente
con il Comune di Asiago per
la lungimiranza nel dare avvio “al sistema di tele comunicazione del futuro”. Nella
fase di sperimentazione del
servizio, che durerà circa un
anno, dopo il quale si analizzeranno le statistiche di uti-
lizzo, le zone coperte sono quelle più centrali: Corso IV novembre, Piazza II Risorgimento, Piazza Carli, Piazzale dello
stadio del ghiaccio, Parco
Millepini e biblioteca civica comunale. Il primo utente in assoluto sarà ovviamente il Comune che usufruirà anche del
servizio voipe per le chiamate
in voce, con un notevole risparmio su questo capitolo di spesa.
Un risparmio, proprio in virtù
dell’accordo tra l’amministrazione e Saiv, viene garantito
anche agli utenti, soprattutto
residenti che pagheranno la
metà rispetto agli attuali sistemi di connessione ad internet.
Per accedere agli strumenti di
comunicazione a banda larga e
quindi anche molto veloci, è
sufficiente essere dotati delle
apposite apparecchiature e acquistare la “scratch card”, ovvero la tesserina sulla quale
sono incisi numero seriale e
password, digitando i quali si
accede ad un apposita pagina
web www.wi-fiasiago.net dalla quale, una volta compilata una
breve scheda per il trattamento
dei dati personali, si potrà accedere alla rete e a tutti i servizi
e informazioni ad essa connessi.
In vendita ci sono tessere settimanali e mensili differenziate
per residenti e turisti: la settimanale ha un costo di 5 euro
per i residenti e 10 per i turisti;
la mensile 10 euro per i primi,
20 per i secondi. Per il momento i punti vendita della card sono
due: Tabaccheria Carli Stefano
“Duri” in Corso IV novembre
e Sie Informatica in via brigata
Liguria. Fino al 17 agosto, ad
Asaigo, in Corso, all’altezza
dello Sporting Residence, è
aperto un punto informativo
dove si possono chiedere spiegazioni, provare il servizio, avere una card di prova della durata di due ore per fare le proprie
valutazioni a casa, ritirare
depliant illustrativi. L’ufficio
Saiv ad Asiago sarà aperto anche sabato 23 e domenica 24
agosto. A disposizione per informazioni sul servizio anche
l’ufficio Turismo del Comune.
Stefania Longhini
100 anni di turismo ad
Asiago. “Segni nel buio”
sarà lo spettacolo della seconda parte della serata. Il
pubblico raggiungerà il posto accompagnato dagli artisti di strada. Una volta
giunti al lago, lo spettacolo
proseguirà sulle note della
memoria con una serie di
eventi evocativi legati alla
storia ed alla cultura di
Asiago, un sottofondo musicale e la lettura di brani tratti dalla tradizione letteraria
locale, il richiamo alle origini cimbre del popolo
asiaghese,
i
giochi
pirotecnici e le comparse in
costume che appariranno
come per magia su una piccola barca in mezzo al lago.
Il leitmotiv di quest’ultimo
evento sarà la “memoria”, in
cui le storie e gli uomini della tradizione turistica
dell’altopiano, verranno rappresentati per quadri scenici
come flash back nel buio.
“Questa Notte Nera promette di ripetere il successo della prima edizione e di imprimersi nella memoria di
asiaghesi e turisti come un
evento da non dimenticare;
– sostiene l’assessore al turismo Roberto Rigoni – a
fianco all’arte ed allo spettacolo, emerge il rilevante
contributo che tale iniziativa vuole dare alla causa del
risparmio energetico oltre a
sensibilizzare l’opinione pubblica verso il problema dell’inquinamento luminoso, argomento molto sentito in questi ultimi tempi a maggior ragione nel nostro territorio sul
quale insistono gli osservatori
astronomici fra i più importanti d’Italia e d’Europa”.
Cristiano Carli
Conoscere l’India per conoscere sé stessi
Mercoledì 13 agosto, alle
20.45, presso le scuole medie di Asiago, verrà presentato il film “Bharata, India
nell’anima” di Keshava
Ferrini. La pellicola racconta suoni e immagini che raccolgono la storia di un viaggio in India in tre dei luoghi
sacri considerati i più importanti. Un viaggio che più che
nello spazio e nel tempo si
svolge nell’universo interiore in cui luoghi immagini,
suoni gesti e gesti di antica
simbologia e sacralità accompagnano lo spettatore in
un percorso alle origini della
vita e della conoscenza. La
visione del film sarà preceduta da una introduzione della dottoressa Natalina
Morlin. Seguirà un dibattito
a cura del dottor Fabio
Manfredi docente dell’Accademia del Centro Studi
Bhaktivedanta. Mercoledì
20, sempre presso le scuole
medie, alle 20.45, si terrà
una conferenza sul tema “Il
ruolo della volontà e la scienza del pensiero”. Verranno
illustrati gli insegnamenti
millenari della psicologia dello Yoga per prevenire e superare tensioni e conflitti.
“L’armonizzazione delle
funzioni della personalità –
si legge nella presentazione della serata - è il primo
e fondamentale presupposto per la ricostituzione del
benessere,
per
la
riconquista di uno stato di
unità e completezza e per
la soddisfazione dell’emo-
zione più fondamentale di
tutte: l’intenso bisogno dell’altro, soprattutto espresso dalla necessità di dare e
ricevere Amore.
Attraverso lo sviluppo della volontà la persona può
imparare ad agire sulle funzioni psichiche, orientandole ed armonizzandole. Se
si realizza tale stato di armonia, la vita viene vissuta in comunione con gli altri e con il tutto, con gioia,
con pensieri, parole ed opere sostenuti ed illuminati
dalla grandezza dell’Amore”. Relatore sarà il
professor Fabio Manfredi.
L’ingresso alle due serate
è libero. E’ gradita la prenotazione al numero 349
8652896.
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Sabato 9 agosto 2008
ATTUALITA’
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Un incontro con l’orso? Non
temetelo, ma neppure sperateci!
Maschio, tre anni, ama girovagare e non patisce il sonno, questo è l’orso dell’Altopiano
Il susseguirsi dei recenti
episodi che sembrano
confermare la presenza
di un orso sul territorio
dell’Altopiano, oltre che
arricchire di mistero i
nostri boschi, hanno dato
vita a reazioni e commenti di svariato genere: ci sono coloro che
stentano a crederci,
ipotizzando si tratti di
voci, non è chiaro se
messe in giro per attirare o far allontanare gente, c’è chi ne è spaventato e si augura di non
incontrarlo mai, e chi invece pagherebbe chissà quanto per poterlo osservare da vicino. Tra questi ultimi anche
l’ispettore Daniele Zovi, comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato. “Vedere l’orso sarebbe un’autentica fortuna – dice Zovi – ma
sarà impossibile. Ahimè! Mi
piacerebbe moltissimo, ma so
già che non capiterà: l’orso è
elusivo per carattere, si nasconde, sta ben lontano dall’uomo e ne ha tutti i motivi. Il
ritorno, anche se episodico, dell’orso in Altopiano ha quasi un
valore etico, è una riparazione
ai torti che l’uomo ha fatto alla
sua specie nei secoli passati: i
nostri antenati hanno ucciso gli
orsi, ora è nostro compito rispettarlo.” Allora ci conferma che l’orso in Altopiano
c’è davvero. “Si, sappiamo
con sicurezza che c’è e di quale orso si tratti: è stato accertato dai rilievi di impronte, da
ritrovamenti di pelo e altre
tracce, ma soprattutto da lunghe osservazioni fatte in prima persona dai pastori. L’ultima segnalazione è di fine luglio, quando ha visitato le arnie di un apicoltore di Lusiana
a Busa del Molton, sopra a
Malga Galmarara. In precedenza erano state ritrovate
tracce sopra il paese di Enego,
ai confini con Grigno, a Malga
Slapeur tra le Melette di Foza
e le Melette di Gallio, è stato
visto al Ghertele, a
Galmararetta e Galmarara, di
notte. L’orso infatti si muove
di notte o al crepuscolo. Ma
non è possibile monitorarlo, si
sposta spesso e può percorrere anche 50 chilometri in una
notte”. Può rappresentare
un pericolo? “No, chi ha paura dell’orso è perché non ne
conosce il carattere: il semplice rumore dell’uomo lo fa allontanare, è un animale dalla
vista debole, ma udito e olfatto acutissimi. E’ in netta prevalenza vegetariano, non disdegna di mangiare carogne
anche in avanzato stato di decomposizione, ed è predatore
di prede facili, come le pecore, motivo per cui ha creato
allarme e tensione fra i pastori. Questi hanno raccontato
come le greggi fossero molto
spaventate dalla sua presenza, e i cani siano rimasti immobili e in silenzio. Aldilà delle
leggende, è confermato che
l’orso è molto attratto dal miele, e la visita alle arnie non fa
che confermarlo. Ma mi preme sottolineare come, nei paesi dove è molto numeroso, ad
esempio Croazia, Bosnia,
Slovenia, Svezia, non si ricordino nell’ultimo secolo attacchi all’uomo, se non da orsi
feriti dall’uomo, quindi, diciamo per “legittima difesa”, episodi ugualmente molto rari.
Non dobbiamo temere l’orso,
la natura non deve fare paura,
ma va affrontata con le cautele che si hanno verso le grandi cose. E la presenza dell’orso sull’altopiano è un grande
evento, storico: il primo accertato dopo gli ultimi avvistamenti
del 1.800. E’ un arricchimento del nostro eco sistema, assieme alla crescente presenza di camosci, assai numerosi
dopo la loro reintroduzione, di
cervi, caprioli, marmotte. Quest’anno ho visto molte aquile,
presumo sia proprio per la presenza così numerosa di marmotte; ci auguriamo che l’orso rimanga, lo spazio c’è”.
“Un’altra cosa importante da
evidenziare – termina Zovi è come, lo scorso anno, la Re-
gione Veneto abbia deliberato di provvedere a risarcire al 100% i danni dei
grandi carnivori, orso compreso. E’ un segnale importante, che ci dice come
l’amministrazione pubblica
consideri che l’orso vada
protetto e tutelato. Pastori
o apicoltori che venissero
danneggiati debbono rivolgersi immediatamente all’amministrazione provinciale, anche
attraverso gli uomini del Corpo Forestale, in modo che i
tecnici preposti possano verificare i fatti e procedere al risarcimento dei danni. Per
un’ulteriore tranquillità è stato poi
proposto di fornire recinti elettrici per le zone dove sostano le
greggi di notte, e quelle in cui si
trovano le arnie, visto che l’orso
non appena tocca i fili si ritrae”.
Silvana Bortoli
Dalla provincia di Trento a quella di Verona,
dopo un inverno in cui stranamente non è
andato in letargo, ha scelto le cime
dell’Altopiano per passare l’estate
Il “nostro” orso è un esemplare maschio di tre anni di “ursus
arctos”, nome scientifico dell’orso bruno, specie diffusa in Europa. E’ l’orso delle storie e delle leggende, che ha dato il nome
a città come Berlino e Berna. Tra il 1996 e il 2002 in Trentino è
stato realizzato il “Progetto Orso” dopo che la piccola colonia di
3 – 4 individui rimasti, ormai vecchi e sterili, rischiava di determinarne la scomparsa. Si è deciso una reintroduzione dell’animale, con dieci soggetti di cui sei femmine, alcune gravide. Nel
corso degli anni sono nati una quindicina di piccoli, la popolazione
attuale è di 25 elementi, compreso l’orso spintosi verso l’Altopiano.
Al momento della nascita un orso pesa mezzo chilo, arrivando da
adulto ai due quintali e mezzo. I maschi giovani verso i tre anni di età
(quella dell’orso che si aggira tra i nostri monti) cercano nuovi territori e nuove femmine. Il nostro orso, il cui peso è stimato sui 100
chilogrammi, come ci ha spiegato l’Ispettore Zovi, ha una storia
recente singolare, visto che è stato appurato che, spostandosi dalla
provincia di Trento a quella di Verona, ha passato l’inverno sul monte
Baldo, senza andare in letargo, cambiando poi ancora provincia per
spingersi in Altopiano.
S.B.
Casa del Pastore, una realtà importante per l’Altopiano”
Lassù sul Kaberlaba c’è la
Casa del Pastore, cooperativa sociale che opera nel
campo delle disabilità, assistendo 18 disabili psichici e
8 disabili fisici provenienti
dall’Altopiano. Un’opera
fondamentale per le famiglie
altopianesi portata avanti con
grande dedizione dagli operatori ma anche con grande
fatica e sacrificio. La coope-
Asiago di malga: Malga Larici e
Malga Pusterle vincono la seconda
edizione del concorso caseario
In occasione del concorso per il “Miglior Formaggio
Asiago d’Allevo Vecchio e Stravecchio prodotto in
malga” per il primo anno si è potuto premiare, oltre al
“Vecchio”, anche lo “Stravecchio”, per un totale di ben
quattordici forme al vaglio della giuria. A contendersi il
titolo le seguenti malghe: Malga Camporossignolo, Malga
II Lotto Marcésina, Malga I Lotto Valmaron, Malga Verde, Malga Pusterle, Malga Larici, Malga di Porta Manazzo
e Malga Mazze Superiori.
Una commissione di esperti degustatori di formaggio, composta da Bruno Morara e Giancarlo Coghetto per l’ONAF,
Alfonso Loddo per Veneto Agricoltura e Marco Broggiotti
per Slow Food, riunitasi a porte chiuse nei locali del premiato Caseificio Pennar di Asiago, ha decretato le forme
migliori rispettivamente di Asiago d’Allevo Vecchio e Stravecchio prodotte in malga.
A conferma che “La vigna buona fa davvero buon vino”, il
primo premio nella categoria Asiago Stravecchio è stato
assegnato al formaggio prodotto nel 2006 da Roberto Frigo a Malga Larici di Sotto. Si tratta dello stesso formaggio
che lo scorso anno aveva vinto il primo premio nella categoria Vecchio. Categoria che quest’anno ha insignito del
primo premio il lavoro di Sergio Basso, per l’Asiago prodotto nell’estate 2007 a Malga Pusterle.
rativa, nome intero La
Madonnina – Casa del Pastore, opera in convenzione
con l’Ulss ma si sa i soldi non
bastano mai. E’ con donazioni e piccoli lasciti che si riescono a fare quei piccoli salti di qualità che in dieci anni
hanno portato questo centro
ad essere un punto di riferimento per le famiglie e anche per gli assistiti introducendo tirocini sociali, attivando un servizio di pronta accoglienza, organizzando gite
e momenti di svago anche
fuori dalla struttura stessa.
L’ultima donazione in ordine
di tempo è arrivata dall’associazione “Amici di Antonio
Pertile e Sonia Sartori” ed ha
permesso alla cooperativa di
acquistare un videoproiettore,
una fotocopiatrice, un fax,
una macchina fotografica digitale e una stampante che
non solo servono per l’attività amministrativa, ma come
supporto a molte attività degli assistiti.
“Dobbiamo veramente ringraziare l’associazione per
quanto fatto – dice Luisa
Scaggiari, coordinatrice della cooperativa – A qualcuno
possono sembrare piccole
cose ma non lo sono per noi,
ecco forse sono l’esempio di
come operiamo in ristrettezze economiche”.
La macchina fotografica, la
stampante e la fotocopiatrice vengono impiegate dagli
operatori per creare cartelli
a ricordo di esperienze che
aiutano la memoria e la creatività
mentre
il
videoproiettore è impiegato
soprattutto in un’attività
riabilitativa specifica. Con
l’arrivo del videoproiettore è
stato possibile introdurre un
percorso
cognitivo
riabilitativo che prevede una
serie di esercizi per allenare
la memoria e la concentrazione. Una novità che ha entusiasmato gli assistiti e che
nel corso dei mesi ha già dato
i suoi primi risultati.
“Attiviamo le potenzialità represse, aumentiamo le funzioni mentali, miglioriamo la
loro cognizione spazio temporale – spiega la dottoressa
Carmen Traverso – Con il
videoproiettore possiamo lavorare anche su altri aspetti
dei nostri assistiti e non solo
sugli aspetti prettamente clinici”.
Gerardo Rigoni
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Sabato 9 agosto 2008
ATTUALITA’
“Nel ribadire l’assoluta necessità di dar corso agli investimenti
per
la
ristrutturazione e l’ampliamento dell’Ospedale di
Asiago, indispensabili per
potenziare un presidio
ospedaliero insostituibile, i
Consiglieri Regionali del Partito Democratico della Commissione Sanità e Sociale incalzeranno l’Assessore alla
Sanità e la Giunta Regionale
affinché la struttura di
Mezzaselva, per la quale al
l’Altopiano
5
Rizzato: “Chiudere
Mezzaselva fu un
errore madornale”
momento non c’è alcuna proposta concreta, venga
riattivata attraverso un progetto di attività sociali e
sociosanitarie a beneficio
dell’Altopiano di Asiago e
dell’intera provincia di
Vicenza”.
Sul futuro della sanità in
Altopiano, dopo la visita agli
ospedali di Asiago e
Mezzaselva del nuovo assessore alla sanità Sandro
Sandri, accompagnato dal
presidente del Consiglio regionale Marino Finozzi e dai
consiglieri Roberto Ciambetti
e Mara Bizzotto, interviene il
consigliere regionale Claudio
Rizzato che tiene a ricordare
come il centrosinistra, in
Commissione Sanità del Con-
Guardare e ascoltare la
musica con il naso all’insù
L’insolita e suggestiva proposta di Artemusica prevede infatti per sabato 9 alle ore 21
un eccezionale concerto ambientato nel bosco, dove otto
violinisti si esibiranno dalle
piattaforme dell’Acropark di
Roana, speciali palcoscenici in
un improvvisato teatro all’aperto.
Non c’è l’obbligo dell’abito da
sera, è solo consigliato qualcosa di pesante per affrontare l’umidità del bosco. In caso
di maltempo lo spettacolo verrà riproposto il 13 agosto.
Emozionante esperimento o
solo follia? Sicuramente la prima opzione.
La follia (di variazioni) che
spazia tra le musiche dal 1500
al 1800 arriverà invece con il
concerto che il M° Marco
Vincenzi proporrà lunedì 11
agosto alle 21 nella chiesa parrocchiale di Roana, suonando
antichi strumenti: clavicembalo, fortepiano, clavicordo.
www.giornalealtopiano.it
Diverse sonorità per una grande varietà di interpretazioni. Il
tanto amato pianoforte tornerà ad essere protagonista del
concerto di Giampaolo Stuani
in programma lunedì 18 alle 21
nella sala S. Giustina a Roana.
L’artista che ha tenuto recitals
soprattutto in Europa e negli
Stati Uniti, è considerato dalla
critica uno dei pianisti più interessanti della sua generazione
anche per la varietà del suo
repertorio solistico e
concertistico, che spazia da
Bach ai giorni nostri.
Mercoledì 20 agosto alla stessa ora ma nella sala Consiliare
di Canove torna ad esibirsi
Thomas Schwan, un artista
che il pubblico dell’Altopiano
ha già più volte avuto l’occasione di ascoltare ed apprezzare. Durante il concerto il giovane pianista eseguirà tra gli
altri alcuni dei brani di sua
composizione che gli sono valsi il secondo premio al Concorso Internazionale di composizione Music Culture di
Los Angeles.
La sera prima alle 17.30 in
sala S. Giustina a Roana, per
le pennellate musicali a cura
di Artemusica, Davide
Apolloni guiderà il pubblico ad
approfondire la conoscenza di
Vincent Van Gogh e il suo
dramma. Un nome, una garanzia.
Giovanni Rattini
siglio Regionale, abbia sempre sottolineato l’errore madornale della chiusura di
Mezzaselva e in questi anni
ha tenuto ferma la proposta
dell’utilizzo di quella importante struttura per l’esercizio
di funzioni e servizi sociali,
per non svendere ai privati un
grande patrimonio di tutto
l’Altopiano.
“Ad ogni nomina del nuovo
Assessore alla Sanità della
Regione (con Sandri siamo al
terzo in questa legislatura) –
dice Rizzato, anche in tono
polemico - si ripetono le visite alle strutture sanitarie
dell’Altopiano. I rappresentanti istituzionali delle forze
politiche che nel 2002, nonostante il parere contrario di
tutte le Amministrazioni
dell’Altopiano, hanno chiuso
la struttura di Mezzaselva,
anche in occasione dell’ultima visita hanno espresso
meraviglia e si sono chiesti
chi sono quei pazzi che hanno deciso la chiusura di una
struttura sulla quale sono state investite risorse pubbliche
consistenti. Inoltre hanno
contrabbandato per nuovi investimenti
per
la
ristrutturazione dell’Ospedale
di Asiago già presenti da anni
nella programmazione regionale. Basta scorrere la rassegna stampa del 2002 per
ricordare che il mantenimento dell’Ospedale di Asiago
come Ospedale per acuti è
stato frutto delle battaglie dei
Cittadini dell’Altopiano e di
una grande manifestazione a
Venezia, per contrastare le
scelte fatte dalla maggioranza che governava la Regione (la stessa maggioranza di
centrodestra che governa
oggi, compresa la Lega) la
cui volontà era di far diventare l’Ospedale di Asiago una
semplice succursale di quello di Bassano”.
Stefania Longhini
Il consigliere regionale
Claudio Rizzato
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Sabato 9 agosto 2008
ASIAGO
Giovedì 24 luglio, in una splendida giornata di sole, in località
Prunno, si è tenuto il primo
Grande Raduno dei Grest
dell’Altopiano gestiti dalla Cooperativa ‘Il Faggio’; si tratta
di ben 280 ragazzi tra i sei e i
dodici anni che si sono iscritti
alle attività estive in quattro
comuni: Asiago e Sasso, Roana
e le sue frazioni, Gallio e Rotzo.
L’iniziativa, creata anche grazie ai fondi erogati dai quattro
comuni coinvolti, ha avuto lo
scopo di riunire diverse piccole realtà appartenenti
all’Altopiano, dando loro uguale importanza attraverso le attività creative e interattive organizzate da operatori e coordinatori.
I ragazzi che vi hanno partecipato, infatti, hanno potuto divertirsi per tutta la giornata
assieme ai loro animatori (più
di una ventina) e ai volontari.
In realtà, sono molte le iniziative programmate per l’estate
2008 dalla Cooperativa ‘Il Faggio’ in collaborazione con i comuni e gli animatori. Per l’attività del grest si contano circa
150 ragazzi di Asiago e Sasso,
l’Altopiano
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Il Grande Raduno dei Grest dell’Altopiano: tante
piccole formichine che hanno svuotato i propri
cuori in una comunione di gioco e tenerezza
100 di Roana e frazioni, una cinquantina di Gallio e una
trentina di Rotzo; gli
iscritti hanno potuto
partecipare a due
turnate (una dal 7 al
31 luglio, l’altra dal 4
al 24 di agosto), accompagnati da un
tema principale che
quest’anno era Alea
iacta grest, tema
dall’eco latino ispirato alla lettera di San
Paolo a Filemone.
Ogni comune ha poi
potuto organizzare
autonomamente il
proprio percorso;
tuttavia gli scopi principali sono rimasti gli
stessi: l’avvicinamento a
tematiche complesse come
quelle della libertà e dell’amicizia (in questo caso tra schiavo e padrone), ma al
contempo il divertimento collettivo e interattivo. Durante il
mese di luglio, i ragazzi dei
grest di Asiago, Rotzo e Roana
hanno potuto usufruire di di-
verse attività: cinema, laboratori pratici, piscina, pattinaggio,
agility forest e acro park, gite
come quella organizzata in località Ghertele, teatro, giochi
d’acqua e, a conclusione, la
preparazione di uno spettacolo che si è tenuto il 31 luglio
con recite, balli e canti, cosa
che ha certamente stimolato la
creatività dei ragazzi.
Di particolare importanza sono
state le attività svolte a Sasso
di Asiago; i bimbi e i ragazzi
della frazione hanno potuto
godere, per il terzo anno, di un
servizio eccellente: giochi, laboratori ed escursioni sportive e didattiche in compagnia
degli animatori.. A Gallio, sono
state organizzate ben due proposte: una di baby sitting indirizzata ai bambini della scuola
materna con quaranta iscritti e attività realizzate
sul tema dei cartoni animati, la seconda di happy
sitting per i ragazzi delle scuole primarie con quindici iscritti e attività
affini a quelle dei
grest degli altri
comuni. Uno
sforzo davvero
grande quello
compiuto dalla
Cooperativa ‘Il
Faggio’ in collaborazione con i
comuni coinvolti!
Le fatiche sono
state comunque
ripagate, attraverso il lavoro di
animatori e volontari, dai sorrisi dei bambini e dalla soddisfazione dei genitori.
Una delle attività più importanti
è stata quella del primo Grande Raduno dei Grest
dell’Altopiano, che, per la prima volta, si è posto come
spunto di riunione e di scambio reciproco di idee e sentimenti.
Dopo aver raggiunto la locali-
tà Prunno, chi a piedi, chi accompagnato dai genitori, chi
ancora giunto attraverso il trasporto organizzato dalla Cooperativa, i ragazzi si sono divisi in cinque diversi stand, dove
si sono svolti dei tradizionali
giochi a squadre miste: bandiera, gincana, palla guerra e
altri ancora. Dopo un pranzo
al sacco consumato tutti insieme, il pomeriggio è proseguito
con altri giochi tesi ad avvicinare realtà che, spesso, si sentono reciprocamente lontane,
ma che in realtà sono molto
vicine. La giornata è stata positiva sia per gli organizzatori
e gli animatori che per i ragazzi
che, arrivati come piccole
formichine dai cappelli variopinti e dagli zainetti carichi,
hanno dimostrato che nel loro
piccolo mondo non esistono
bugie, falsità, invidie e
campanilismi: tutto si può risolvere come fanno le formiche,
ovvero donando ai propri simili
ciò che si è raccolto, svuotare
i propri zaini e il proprio cuore
per superare diversità e pregiudizi, nel rispetto delle attitudini e dell’individualità di ciascuno.
Martina Rossi
Un suv elettrico ibrido
in dotazione al Comune
Un Suv RX 400 H di colore bianco con lo stemma
della città di Asiago da
qualche giorno fa bella
mostra di sé nel parcheggio vicino al Municipio.
Vedendolo circolare per le
strade cittadine molti si
chiederanno se il Comune
di Asiago abbia acquistato
un nuovo mezzo di lusso a
servizio di amministratori e
personale. L’auto in realtà
è in comodato gratuito per
due mesi da parte della concessionaria Lexus di Padova che da un anno ha aperto una sede anche a
Vicenza. Si tratta di una
macchina elettrica ibrida a
basso impatto ambientale,
che funziona con una nuova tecnologia esclusiva del
marchio Toyota. L’accordo
tra il Comune e la Lexus è
stato firmato giorni fa, in
occasione della consegna
ufficiale delle chiavi. “Abbiamo scelto Asiago per
questo tipo di promozione
– sottolinea il rappresentate Lexus Beggiato – in
quanto Comune in cui
l’aspetto ambientale è molto importante. Questa macchina funziona elettricamente, quindi a costo ed
emissione zero, fino ai 70
chilometri
all’ora,
dopodiché s’inserisce il motore a benzina. Il sistema di
alimentazione delle batterie
è collegato al calore dei
freni e alla motricità delle
ruote. In pratica si
ricaricano finchè l’auto
va”. Anche Asiago dunque, dopo il Ministero dell’Ambiente a Roma, che ne
ha in dotazione ben 12, e
dopo Cortina e altri Comuni importanti, promuove
questo tipo di macchine.
“Per un fatto di sensibilità
nei confronti dell’ambiente
–
dice
l’assessore
Giampaolo Rigoni – Teniamo molto al fatto che qui si
possa respirare aria salubre,
per chi ci abita e per i turisti
che arrivano. E avere mezzi
come questi che circolano
sicuramente aiuta”.
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l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
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Lo spiazzo nel bosco
è tornato a vivere
ASIAGO
Pagina a cura di
Beppa Rigoni Scit
La dolina del Prunno, un
prato all’inglese perfettamente circolare che fa pensare ad un antico lago (e
forse è proprio così), è stata attrezzata con un percorso vita, un parco giochi,
un’area con percorsi
acrobatici (dove si distingue una carrucola tirolese
per bimbi della lunghezza di
76 metri e quattro per adulti
per una lunghezza complessiva di 350 metri), oltre che
di un masso attrezzato per
free-climbing e una nuova
attrattiva fra le poche allestite in Italia: una Slackline
di 15 metri. Cos’è? E’ una
novità che viene dall’Austria: una fettuccia elastica
larga 5 cm., sospesa fra
due roccioni di ancoraggio,
sulla quale fare evoluzioni
e acquisire equilibrio, come
dei veri funamboli da circo.
L’idea nacque negli anni ’80
ad un gruppo di climbers
della mitica Yosemite
Valley, negli Stati Uniti, con
l’obiettivo di sviluppare il
controllo muscolare, in preparazione
agli
sforzi
nell’arrampiacata! La località
Prunno è inoltre punto di partenza ed arrivo di 3 percorsi di
Nordic Walking, eseguibili in
solitaria o prenotando una guida: il primo, della lunghezza di
4,2 Km. si snoda in direzione
Lazzaretti, contrada Ave,
Ospedale e ritorno; il secondo, di 5,1 Km. ricalcando la prima parte di quello precedente,
si dipana verso il Linta, quindi
attraversa la contrada di S.
Maria Maddalena, rientra alla
base attraverso il sentiero di
contrada Clama; l’ultimo lungo 10,1 Km., va in direzione
del Barenthal, sale al
Kaberlaba e scendendo per
contrada Fassa rientra al
Prunno
attraverso
Lazzaretto, Linta, S, Maria
Maddalena e Clama. Località Prunno è inoltre punto di
transito estivo per la
mountain-bike ed invernale
per i fondisti dell’anello del
Golf. Il cottage è stato costruito già la scorsa stagione
al posto dell’edificio in
muratura demolito molti anni
fa. Vi si effettua servizio bar
e di piccola ristorazione, utilizzando tutti prodotti tipici, quali
formaggi e salumi di produzione locale oltre che patate di
Rotzo: non a caso il piatto della casa è l’ottimo “sformato
di patate”. Animali, quali
lama, cani ed oche, fanno da
interpreti e da spettatori di questo gioiello della natura e rallegrano i turisti, grandi e piccoli con i loro versi e le loro
glio dei tronchi ed elezione
oggi di una miss, ieri forse
dell’incarnazione di una divinità silvana), chiude le
manifestazioni estive, sappia che essa si perde nella
notte dei tempi e deriva da
“Brunnen” nel tedesco odierno significa fontana, pozzo (in cimbro Prunn o Brunn). E l’antica fontana del Prunno, è stata riscoperta e rimessa in funzione, dopo che Edoardo Leoni
(che dalla scorsa estate ha preso in gestione il Prunno assieme alla moglie Itala Grosso),
incuriosito dal tipo di vegetazione prettamente acquatica che aveva notato sulla sinistra
sotto la strada di accesso, si è messo a ripulire l’area. Ora la fonte, ritornata all’antico splendore
è affiancata da una tabella che riporta una descrizione del luogo, dalla “Guida descrittiva illustrata dell’Altopiano” edita nel 1908, al prezzo di centesimi 60, dallo Stabilimento tipo-litografico
“Raschi Editore” di Vicenza, che ben connota il sito e l’intatta atmosfera.
antichi riti, come testimonia
la scritta succitata. Nella
stessa guida, era riportata
una lirica che descriveva il
sito e che l’autore, dedicò
ad una nobildonna vicentina
da Lui amata.
“E’ il prato un circo: sterminata arena;
eccelsi gradi il clivo e le muscose
stillanti rocce; spettatrici annose
piante, che – ritte – su la vota scena
guardano mute. Incombe la serena
pace ovunque. Brezze dilettose
molcon gli ardori che l’Agosto impose
e l’chiarore del dì s’avverte a pena.
Edoardo Leoni
Salgon quivi anelanti la verzura
genti varie; le stringe ed accomuna
l’alpestre loco, il cielo e l’aria pura.
E chiamar qui vorrei ad una ad una
l’anime bieche o tristi, e dir secura
nota d’amore: universal fortuna”.
G. Cristofferi - Asiago, 8 Agosto 1906
Il Gruppo Speleo premia Edoardo Leoni
Per tutto il giorno, sabato 9 e domenica 10 agosto,
il
Gruppo
Speleologico Sette Comuni, in piazza S. Rocco,
propone Speleoasiago
2008: incontri didattici
con mostre e proiezioni;
allestimento impalcatura
per progressione in sola
corda; gara a tempo con
relativi premi; l’allesti-
mento di percorso simulato in grotta (Grotta
Anaconda). Nell’occasione, sabato 9 alle 18, sempre in piazzetta San
Rocco, si effettuerà la cerimonia di consegna del
Premio
Biblioteca
Speleologica “Osvaldo
Armellini” che quest’anno verrà assegnato ad
Edoardo Leoni, attuale
gestore del Prunno, al
quale va il merito di aver
riportato alla luce l’omonima sorgente simbolo
della località. La consegna del riconoscimento
sarà preceduta dall’esibizione dei Rispaar con la
presentazione della leggenda del Tanzerloch
tratta dal libro a fumetti
“Kamparube”.
vertimento e svago, dove trascorrere una giornata all’aperto senza annoiarsi mai…e non
è finita: il futuro prospetta
altre sorprese!
Prunno dal cimbro: fonte, sorgente
Al Bosco del Pruno
“Lungo la strada che porta
al Turchio (15 minuti da
Asiago), si trova il Bosco
del Pruno. La parola denominante ha origine dal
cimbro e vuol dire pozzo.
Il luogo amenissimo e fresco si presenta come un
vasto piazzale erboso e piano, circondato da folti ed
altissimi abeti e conta un
pozzo d’acqua pura e gelida. Vi si tengono bivacchi
e giuochi, v’hanno luogo
corse podistiche ed altri
svariati divertimenti col
concorso della banda cittadina, e la Pro Asiago, vi
indice feste e luminarie che
terminano in fiaccolate ritornanti ad Asiago con
splendidi effetti di luce e
fuochi artificiali”.
Così, se qualcuno si chiedesse l’origine della festa
del Prunno, che ogni anno
il 16 agosto (con antichi
giochi di derivazione nordica, quali tiro alla fune, ta-
evoluzioni. Il “Prunno”, luogo
che ha fatto parte della giovinezza di tutti noi, è così ritornato agli antichi splendori, diventando un mini-parco di di-
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
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Fotografo da cinquant’anni
PERSONAGGI
Come può un fotografo
raccontare in sintesi i suoi
50 anni di attività? Con le
fotografie naturalmente!
Così ha fatto, un paio di
settimane fa, Igerio di Foto
Verona, festeggiando il
suo mezzo secolo di lavoro addobbando la propria
vetrina con gli scatti di alcuni dei momenti più significativi della sua vita lavorativa. Era il 17 luglio
1958 quando Igerio
Lorenzoni arrivò per la
prima volta sull’Altopiano:
un ragazzino, appena
quattordicenne, che venne quassù dal veronese
per lavorare durante la stagione estiva. Proveniva da
Roverchiaretta, piccolo paese con la particolarità di
aver dato i natali a numerosi fotografi, tra cui anche
il primo datore di lavoro di
Igerio, Cesare Mattioli, che
ad Asiago aveva aperto
uno studio fotografico qual-
Tanti ne sono passati da quando Igerio Lorenzoni arrivò ad Asiago iniziando, giovanissimo,
la sua attività - Non era ancora diciottenne quando rilevò il negozio di Mattioli in Corso
L’arrivo ad Asiago il 17 luglio 1958
che anno prima di chiedere
a Igerio di lavorare per lui.
Il giorno dell’arrivo di
Igerio, accompagnato proprio da Cesare con la sua
“Topolino”, è immortalato
nella prima foto; curiose poi
sono quelle scattate sulla
Fontana del Fauno ai giardini di Asiago, nello stesso
Le foto di Igerio ai Giardini di Asiago sulla Fontana del
Fauno, a cinquant’anni di distanza l’una dall’altra
posto e posizione: da una all’altra sono passati 50 anni
esatti! Tornando agli inizi
della sua attività, Igerio ricorda come, dopo avervi lavorato durante le vacanze
scolastiche estive ed invernali per alcune stagioni consecutive, accettò la proposta di Mattioli di rilevare,
non ancora diciottenne, il
negozio e l’attività di fotografo. Quassù, per aiutarlo
nel suo lavoro, arrivarono
poi anche zio Gino e il papà
Aurelio, entrambi già con le
mani in pasta, essendo
quella di Igerio una famiglia
di fotografi. Cinquant’anni
passati dietro al banco del
negozio, a sviluppare foto e
a correre dove richiesto per
fare servizi fotografici, impossibile quantificarli tra
matrimoni, cerimonie, avvenimenti particolari. “Ho vissuto – commenta Igerio –
lo sviluppo e la rivoluzione
della fotografia, a partire da
quella che chiamo la sua
preistoria: ricordo che le prime foto tessera le ho scattate utilizzando la macchina con il telo nero e le lastre di vetro da inserirci
dentro!”. Da allora il modo
di scattare e sviluppare le
immagini è davvero cambia-
to molto, la tecnologia anche in questo campo ha fatto progressi continui, sia in
termini di semplificazione
di lavoro che di qualità di
risultati finali. Ma la magia
della foto rimane sempre la
stessa, quella di raccontare, senza tante parole, e far
rivivere, anche dopo molto
tempo momenti significativi e particolari, anche quelli che hanno scandito una
vita di lavoro.
Silvana Bortoli
Sistema Nanomax, una novità a
livello mondiale, scientificamente
provata, che ripara i danni dei capelli
con trattamenti ricostruttori permanenti
I vostri capelli risultano
destrutturati, sfibrati, disidratati, denutriti? Sono
opachi e privi di luce? A
danneggiarli e indebolirli
nel tempo possono aver
contribuito numerosi fattori:
gli effetti meccanici, ovvero
casco, phon, piastra; quelli
chimici come permanenti,
colore, decolorazioni e
meches, lo shampoo stesso, ma anche inquinamento e smog. Sappiamo bene
come i capelli curati e in ordine siano una componente fondamentale dell’aspetto di una persona, ma per
essere veramente belli, i
capelli devono essere anche sani. Una soluzione efficace vi viene proposta dal
Salone Anthony e Mara di
Piazzetta della Croce ad
Asiago, da sempre molto
attento nella cura del capello, aggiornandosi costantemente nei trattamenti specializzati per
migliorarne la qualità.
Come ci spiega la signora Mara, titolare del
salone, recentemente
è stata introdotta una
novità scientificamente provata a livello
mondiale: il sistema
Nanomax, metodo
professionale che ripara i danni del capello,
irrobustendolo, ricostruendolo e dandogli
lucentezza. Di che
cosa si tratta, e come
funziona? “I trattamenti, della durata di circa
un’ora – spiega Mara -
usano la più
moderna tecnologia per introdurre
nanomolecole
all’interno della
struttura del
capello, attraverso una
nebbiolina
molto fine
emanata da
una apposita
spazzola . I trattamenti possono essere ricostruttori o
migliorativi, le sostanze introdotte attraverso le rotture del
capello sigillano le fessure
conferendo una riparazione
permanente. Innanzitutto è
necessaria una buona diagnosi per determinare le condizioni e le necessità del capello da curare, infatti solo con
una buona conoscenza si
può ottenere con il sistema
Nanomax la ricostruzione
adeguata. I trattamenti da fare
sono tre, uno la
settimana, e il
risultato si protrae per cinque
mesi. Si possono fare anche
dei successivi
trattamenti di
mantenimento,
per esempio una volta al
mese. Dopo il ciclo con i tre
trattamenti di ricostruzione offriamo in omaggio la
lucidatura del capello, che ha
una durata di circa un mese
e mezzo e protegge, tra l’altro, dai raggi del sole, fungendo da schermante, è ideale
da fare prima di prolungate
esposizioni. La protezione è
valida anche per cloro e acqua salata”. Quali sono i risultati più evidenti che si
ottengono con il sistema
Nanomax? “I cambiamenti si
percepiscono di giorno in
giorno, la bellezza si nota
maggiormente con il tempo:
il capello diventa sano,
corposo, come se non avesse subito traumi. Il colore ha
una maggiore tenuta e dura
dunque di più nel tempo. Le
clienti che hanno già provato
i trattamenti Nanomax sono
rimaste soddisfatte. Se vi siete incuriosite e desiderate
saperne di più, non esitate a
contattarci, al numero telefonico 0424 463319. Vi daremo tutte le informazioni che
desiderate!”
Servizio redazionale
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Sabato 9 agosto 2008
CESUNA
Son passati 5 anni, da quel lontano 2002 in cui si cominciò a
parlare di una comunità alloggio per disabili a Cesuna, di un
centro di formazione assistenziale per infermieri, famiglie e
volontari che operano nel mondo dell’handicap. E ormai è
questione di settimane la scadenza che vedrà finalmente
l’avvio dei lavori. La transenne che delimitano il cantiere
sono state poste da tempo,
approvati pure i progetti e varianti di intervento sulle varie
unità comprese nel piano, mancava solo un piccolo dettaglio
al partenza materiale dell’opera: la disponibilità da parte del
Comune dei locali rappresentati dell’ala ovest, presso la quale risiede da decenni una anziana signora.
Santina Donà per ora vive ancora lì, ma sa di avere i giorni
contati, una nuova abitazione
l’attende presso il centro della
frazione roanese. “Sono qua da
una vita –dice l’84enne ma arzilla residente - per l’esattezza
65 anni; qui ho fatto crescere i
miei quattro figli, li ho tirati
su, per tanto tempo son stata
quasi la custode del fabbrica-
l’Altopiano
15 settembre 2008,
partono i lavori per
la Casa dei disabili
to dal momento in cui nessuno
l’ha più usato nemmeno come
colonia estiva. Ricordo quando venni quassù dalla pianura
in sposa a mio marito Lino,
all’ora vi passava le vacanze
la Gioventù Italiana del
Littorio, i piccoli balilla insomma, attorno al perimetro
del terreno ci sono ancora i
termini in marmo rosso con su
impresso GIL. C’ho passato la
vita in questo posto che ho
imparato ad amare ed apprezzare, e ora andarmene mi si
stringe il cuore. Prima abita-
vo presso l’altro fabbricato,
quella che un tempo era la
vera e propria villa Brunialti,
in mezzo a questo angolo di
verde ho visto generazioni di
giovani diventare grandi.
Spero almeno che i lavori
prendano davvero il via, perché è da un pezzo che sento
parlare di restauro e di Centro Disabili. Ora mi faccio da
parte, di intralciare il progetto non me la sento più, basta
che la destinazione d’uso sia
davvero quella proposta a suo
tempo e non vi siano secondi
fini. Andrò ad abitare poco
lontano d’accordo, ma ovunque sia sarà tutta un’altra
realtà, pazienza, mi devo rassegnare”.
Dal canto suo il sindaco Mario Porto conferma la data di
inizio lavori: “Il problema di
trovare un nuovo alloggio
alla signora Donà ci ha impegnato non poco, soprattutto in considerazione del fatto
che la locataria aveva una
certa età. Comunque ora non
esiste più alcun impedimento
che possa ritardare oltre la
messa in opera del Centro,
l’Amministrazione Comunale
ha superato questa questione,
Santina ha una casa dove
poter traslocare. Altri Enti o
privati proprietari – conclude il primo cittadino - non
sarebbero andati tanto per il
sottile e, contratto alla mano,
avrebbero reso lo sfratto esecutivo. Quindi niente sterili
polemiche e guardiamo alla
Casa per Disabili come ad
una struttura che sta per essere realizzata”.
G.D.F.
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9
Sabato 9
agosto doppio
appuntamento
con Enrico
Fabris
“Olimpiadi” una vocabolo che
sentiamo spessissimo nominare in questi giorni di inizio dei
giochi di Pechino, un termine
che dal febbraio 2006 per gli
altopianesi ha un suono particolare, familiare, una parola
che si associa spontaneamente a un’immagine, quella del
nostro campione olimpico, Enrico Fabris. Le emozioni olimpiche di Torino si potranno rivivere la sera di sabato 9 agosto durante il terzo appuntamento con la Festa del Fan
Club Enrico Fabris, che sarà
presente eccezionalmente assieme ai compagni di gare e
vittorie, Matteo Anesi, Ippolito
Sanfratello e il giovane
asiaghese Luca Stefani, in gara
con Enrico nella staffetta dei
mondiali di Nagano. La serata, aperta a tutti, si svolgerà al
Palatenda di Roana con musica dal vivo e momenti di festa
e ricordi. Ma lo stesso giorno,
nel pomeriggio, Enrico Fabris
è atteso a un altro appuntamento al quale in molti siamo
affezionati: la Pedalata della
Solidarietà a favore della ricerca scientifica in memoria della piccola Angela, roanese
come lui. Lo slogan “Insieme
vinceremo la medaglia d’oro
della vita!” invita tutti a partecipare a una facile passeggiata in bicicletta su un percorso
di 25 chilometri che con partenza dal piazzale del Consorzio fra i Caseifici ad Asiago,
porterà verso il centro della
cittadina, deviando poi per la
strada che gira intorno all’aeroporto, proseguendo quindi
verso Gallio, Contrada Zocchi,
zona artigianale ad Asiago, e
arrivo a Canove di fronte al
Municipio. Le iscrizioni, la cui
quota è di 8 euro, danno diritto
a una maglietta, al ristoro e all’adeguata assistenza, oltre
che sostenere la ricerca nell’ambito delle malattie considerate rare. La partenza è prevista alle 15.30, per iscriversi
è sufficiente arrivare sul posto un po’ prima.
S.B.
8
l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
Un weekend dedicato al formaggio
Anche quest’anno Gallio dedica al prodotto tipico più rappresentativo dei Sette Comuni un weekend caratterizzato
da molte interessanti iniziative.
Durante le giornate di sabato
9 e domenica 10, per tutto il
giorno, in Piazzetta Giardini, si
svolgerà il mercatino di prodotti
tipici altopianesi. Infatti, molte
aziende del territorio presenteranno una varietà di prodotti
che la nostra terra offre; questa potrebbe essere l’occasione per assaggiare, tra le diverse varietà di formaggi, anche
il tanto decantato Asiago di
Malga, abbinandolo, ad esempio, con salumi nostrani, funghi dell’Altopiano, conserve,
miele, e tante altre leccornie.
Sabato 9 agosto, con partenza
alle ore 9.30 dall’Ufficio Turistico, è organizzata una visita
guidata presso il Caseificio
Pennar di Asiago, per osservare la produzione del formaggio in un’importante azienda
locale. Sempre sabato 9, ma
alle ore 16.00 presso P.tta
Giardini, il Gruppo di Base produrrà la famosa Tosélla, spie-
gando al pubblico le fasi della
lavorazione di questo tipo di
formaggio. Un’altra uscita si
terrà domenica 10 agosto, con
partenza dall’Ufficio Turistico,
per visitare Malga Busafonda;
qui si potranno scoprire i segreti della produzione artigianale del formaggio. A conclusione della manifestazione dedicata al formaggio, domenica
10 alle ore 17.00, in Piazzetta
Giardini, dimostrazione della
mungitura, per vedere dal vivo
un’attività antichissima del
mondo rurale.
BRIVIDI D’ESTATE!
Non ci si accontenta di quest’estate fresca. Gallio vuole regalare a ospiti e residenti due
giorni di emozioni e brividi
imperdibili!
Il 13 e il 14 agosto 2008, infatti,
presso il Parco della Fratellanza, a Gallio, la TDK Motorsport
Group Motocross Freestyle, offrirà uno spettacolo di esibizioni
ad alto tasso d’adrenalina.
Gli spericolati piloti si cimenteranno in evoluzioni aeree, salti
mozzafiato, colpi di scena che vi
lasceranno senza parole.
Questa manifestazione, terza
prova di Coppa Italia, richiama
a Gallio importanti nomi del
freestyle internazionale, del calibro di Davloschi Fuser, Vivian
Gatners, Fabio Ubaldini eWilliam
Van Der Putten, che incanteranno con le loro acrobazie il pub-
blico presente.
Mercoledì 13 si inizierà alle ore
18.00 con le prove libere, sulle
rampe appositamente predisposte per lo spettacolo; alle
20.45 sarà il momento della
prima manche, mentre alle
21.50 la seconda manche chiuderà questa prima giornata di
divertimento. Giovedì 14, inve-
ce, già dalle 16.30 si potrà assistere alle prove libere e a seguire alle 18.30 e alle 21.30 la prima e la seconda manche di questa conclusiva giornata di emozioni. Durante tutta la manifestazione bellissime modelle distribuiranno gadgets e nell’area della
manifestazione saranno allestiti
punti di ristoro.
www.giornalealtopiano.it
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UN TUFFO NEL MEDIOEVO!
Il Medioevo ha sempre avuto un fascino speciale per
grandi e piccini e quest’estate
il Comune di Gallio offre agli
ospiti e ai residenti alcuni
eventi per rievocare l’atmosfera di quei secoli lontani.
Sabato 16 agosto al Parco
della Fratellanza, si terrà la
giornata medievale, curata
dalla compagnia del Sipario
Medievale.
Dalle 10.00 alle 19.30, i visitatori avranno la sensazione
di trovarsi in un’antica fiera,
dove artigiani ed artisti in
costume lavoreranno sul posto, proponendo attività antiche e tradizionali: il fabbro,
con forgia e mantici, il
tornitore del legno, le arti del
ricamo, l’arrotino e tanti altri. Si potranno anche acquistare i manufatti artigianali,
portando, così, a casa un pezzo unico, creato al momento
dall’abilità dell’artigiano.
Inoltre, sarà allestita una piccola zecca, con forno e fusione del metallo nel crogiolo, che produrrà monete e
medaglie con lo stemma di
Gallio.
Anche Stoccareddo avrà la
sua giornata di rievocazione
medievale: domenica 31 agosto, a partire dalle ore 16.00.
Il gruppo Campo De
Canescontroso allestirà un
attendamento in stile XIII
secolo: armigeri, artigiani,
scrivani e damigelle accoglieranno i visitatori per
permettere loro di divertirsi osservando uno stralcio
di
vita
d’epoca,
assaporandone i colori e i
sapori.
Giorgio De Rienzo e Vittoria Haziel
agli “Incontri con l’autore”
Per la rassegna “Incontri con l’autore”, organizzati dal Comune di Gallio,
in collaborazione con la
libreria “Giunti al Punto”, sabato 9 agosto
2008, a Gallio, presso il
Cineghel, Giorgio De
Rienzo e Vittoria Haziel
presenteranno le loro ultime pubblicazioni.
Giorgio De Rienzo, torinese, attento critico letterario al Corriere della
sera, accorto linguista e
docente di Letteratura
italiana moderna e contemporanea l’Università
del Piemonte orientale, illustra il suo Il mostro di
Bargagli, romanzo che,
attraverso lo svilupparsi
di un’indagine coraggiosa, si pone l’obiettivo di far
chiarezza, in modo libero
da ogni pregiudizio o
conformismo ideologico,
su una delle vicende più
oscure e imbarazzanti della nostra storia recente.
Coraggiosa è anche la denuncia di Vittoria Hazel,
giornalista e scrittrice, che
racconta nel suo ultimo libro e Dio negò la donna
come perduri nei secoli, lo
sfruttamento e la sistematica violazione della figura della donna, quasi una
guerra dei maschi contro
le femmine, che ha fatto più
vittime di qualunque olocausto e che, purtroppo,
dura tuttora in molte real-
tà del mondo, anche in
quello apparentemente
più civilizzato. Mercoledì
13 agosto sarà la volta di
Gian Antonio Stella editorialista del “Corriere della Sera” già autore de
“La
Casta”
(Sala
Cineghel ore 15,30. Prenotazione obbligatoria
presso Ufficio Turistico
di
Gallio
tel.
0424447919). A conclusione della rassegna,
domenica 24 agosto, incontro con Claudio Sabelli
Fioretti che intervisterà
Marco Travaglio. Sempre al
Cineghel alle 15,30 - Prenotazione obbligatoria
presso Ufficio Turistico di
Gallio)
Scacchi
CON L’OCCHIO DEL FALCO Domenica 17 agosto, il primo Palio
A Gallio, anche quest’anno una giornata dedicata alla
falconeria: martedì 19 agosto, Parco della fratellanza
Sin dall’antichità, l’uomo ha provato per i rapaci un insieme di
timore e rispetto. Questi eleganti uccelli, che sui blasoni e sugli
stemmi simboleggiano la forza
e la superiorità del casato, nel
Medioevo furono allevati dai nobili per sfruttare la loro abilità nella
caccia. Ancor oggi, pur essendo scomparso il fine venatorio,
l’allevamento dei rapaci è una
passione che riporta indietro nel
tempo e che fa assaporare un
modo diverso di concepire il rapporto uomo-animale. E proprio
per riuscire a cogliere le caratteristiche di questa attività, Gallio
propone, per il secondo anno consecutivo, una giornata dedicata
alla falconeria.
In collaborazione con il gruppo I
Falconieri del re, provenienti dalla
Toscana, martedì 19 agosto,
presso il Parco della Fratellanza
per tutta la giornata, potrete assistere alle dimostrazioni di volo
di rapaci addestrati, lanciati da
falconieri a piedi e a cavallo,
come accadeva nelle battute di
caccia medievali.La particolarità di questo gruppo è p il fatto di
essere in grado di addestrare al
volo in libertà diverse specie di
rapaci, dalle aquile ai falchi, dai
barbagianni alle poiane.
Questa giornata sarà senza dubbio un’occasione per avvicinarsi senza pericolo e con il massi-
mo rispetto ai rapaci, potendo
anche ammirare le loro livree di
straordinaria eleganza e gli sguardi penetranti.Il gruppo di
falconieri, inoltre, sarà disponibile a spiegare ai presenti le caratteristiche della loro passione, che
è, nelle loro parole, un vero e proprio stile di vita, invogliando gli
interessati ad avvicinarsi a quest’arte antica ma sempre affascinante.
Gallio, centro di gravità del
mondo
scacchistico
altopianese. Sempre di più.
Dallo scorso febbraio è la
“casa”
del
Circolo
Scacchistico Altopiano 7
Comuni in occasione degli incontri ufficiali del campionato e nel corso di quest’estate ha già effettuato alcune
mosse importanti per la
promozione del nobil giuoco: in luglio la “simultanea”
con la campionessa e componente della nazionale italiana Eleonora Ambrosi ed
ora la prima edizione del
Palio con gli scacchi giganti.
L’appuntamento è fissato
per domenica 17 agosto
presso la Terrazza comunale, situata proprio di fronte al municipio di Gallio. Al
torneo, organizzato dal comune di Gallio in collaborazione con il Circolo
Scacchistico Altopiano 7
Comuni, prenderanno par-
te quattro formazioni (composte da tre giocatori) in rappresentanza dei comuni di
Asiago, Lusiana, Roana e,
naturalmente, Gallio.
Il programma si aprirà alle
ore 10 con la sfilata dei partecipanti al Palio, accompagnati dagli sbandieratori di
Bergantino (Ro). Dalle ore
10.30 il via agli incontri, ciascuno della durata massima
di 24 minuti e con la particolarità che i pezzi degli scacchi utilizzati avranno dimensioni particolari: ben 90 cm
di altezza! Pezzi massicci, in
legno di teak. Alle ore 11.30
intermezzo dedicato agli
sbandieratori, pronti ad allietare il pubblico con il loro
spettacolo. Dalle ore
11.45, infine, si entrerà nella fase più delicata ed avvincente della manifestazione: le finali. A seguire
le premiazioni.
Info: per ulteriori informazioni è possibile
contattare l’Ufficio
Informazioni Turistiche
del Comune di Gallio.
Tel. & fax +39. 0424
447919; email
informazionituristiche@
comune.gallio.vi;
www.comune.gallio.vi.it
Stefano Angonese
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Sabato 9 agosto 2008
GALLIO
Pagina a cura di
Giovanni Rattini
Una vittoria annunciata
ma non altrettanto scontata quella che ha permesso al film “La ragazza del lago”, opera prima
di Andrea Molaioli, di
trionfare alla dodicesima
edizione del Festival del
Cinema Italiano Opere
Prime di Gallio.
La pellicola ambientata in
Friuli Venezia Giulia, arrivata sull’Altopiano già
carica di importanti riconoscimenti, ha potuto raccogliere in terra vicentina
altre tre statuette.
Quella per il miglior film
della rassegna tra i dodici in concorso, supportata
Franco Ravera migliore attore
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
Il Festival delle opere prime
a “La ragazza del lago”
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Irene Ivaldi migliore attrice
Riconoscimenti anche per “Senza Fine” e “Corazones de Mujer”
da un’eloquente motivazione della giuria:
“Un’opera prima di un
autore che mostra di possedere una sicura professionalità e notevoli note
espressive. Il film si presenta come un giallo. Ma,
al di là del racconto di
genere, realizzato benissimo, ci troviamo di fronte
a una storia che strappa
il velo di normalità che
copre personaggi, situazioni e una vita altrimenti
inquieti e malati”.
Un premio al film avvalorato dal riconoscimento
assegnato a Franco
Ravera, che nella pellicola impersona Mario, solitario quanto innocuo matto del paese, premiato
come migliore attore del
Festival e confermato da
quello assegnato dal pubblico, in buona parte ancora una volta dalla parte del
giovane regista romano.
L’unico a tenere testa al più
blasonato film in concorso
è stato Roberto Cuzzillo, il
più giovane regista presente
alla kermesse di Gallio, autore di “Senza fine”, film che
ha raccolto due statuette. Il
suo lavoro, un lungometraggio
sull’amore, sul desiderio di diventare genitori, ma anche
sulle paure e sulle bugie che
inevitabilmente si creano
anche in un rapporto solido
come quello delle due protagoniste, ha convinto la giuria che gli ha assegnato il
premio per la migliore
sceneggiatura, curata dallo
stesso Cuzzillo e ha proclamato Irene Ivaldi migliore
attrice del Festival.
La statuetta per la migliore
regia è andata a Kiff
Kosoof, nome d’arte collettivo che in arabo significa
eclisse, dietro il quale si celano il regista piemontese
Davide Sordella e il toscano Pablo Benedetti, autori
di “Corazones de Mujer”,
un film sulle maschere e le
apparenze che coprono la
sessualità nel mondo arabo
e non solo.
Il premio speciale della giuria è andato a “Una ballata
bianca”, lungometraggio di
Stefano Odoardi che mentre all’estero ha potuto contare su una discreta distribuzione, ottenendo numerosi
premi e riconoscimenti, in
Italia non ha avuto altrettanta fortuna. Un viaggio cinematografico di parole e
immagini sull’isolamento, sulla decadenza e sull’amore.
Non è passato inosservato a
Gallio il film di Nello La Marca “La Terramadre”, nato
come esperimento del racconto possibile di un territorio, quello di Palma di
Montechiaro in provincia di
Agrigento, la terra di
Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.
Per il regista siciliano e per
la sua opera prima una
menzione speciale.
Presentato a Gallio “Mind Fertilizer”
C’è stato un pezzetto di
Altopiano anche nel cartellone di quest’anno del Festival
del Cinema Italiano Opere
Prime di Gallio.
Protagonisti e autori del
cortometraggio
“Mind
Fertilizer” (www.mindfertilizer
.com) sono stati i gemelli Paolo (Peanuke) e Roberto
(Bobo) Bonato di Conco, Eva
(Hitsugi) Di Martino e Elio
(Hate –Key) Bizzotto di
Bassano del Grappa.
Un gruppo, un progetto e un
lavoro raccolti sotto lo stesso
nome e con il medesimo intento. Quello di dare il via ad un
processo di “fertilizzazione della
mente” così da stimolare altre
persone a produrre arte, non
per un mero fine economico,
ma perché, come in uno sfruttato adagio, da cosa nasca
cosa. Il cortometraggio racconta di una società omogeneizzata nella quale molti, incapaci
di vedere e sentire, si muovono come automi, anestetizzati
nelle emozioni, indossando
come copricapo leggeri quanto nocivi sacchetti di carta che
isolano totalmente dal mondo
esterno. Troppo abituati a giudicare le cose solo dalle apparenze e incapaci ad entrarci
dentro? Per raggiungere una
nuova consapevolezza, per liberarsi di quei buffi ma dannosi copricapo, il processo di
Mind Fertilizer prevede che si
riscopra l’arte in tutte le sue
forme. Così un quadro non
sarà solo un insieme di colori
né un film sarà tale solo per i
suoi effetti speciali, una foto
non rappresenterà solo un’immagine rubata alla realtà e non
sarà considerata canzone solo
quella che diventerà una hit
commerciale.
Alla fine del Corto i sacchetti
di carta fanno una brutta fine.
Ma nella realtà quotidiana?
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Sabato 9 agosto 2008
GALLIO
l’Altopiano
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Il 13 agosto si inaugura al Gaarten
il “Casinò di Venezia Gaming Hall”
Sarà l’unica sala del vicentino e viene ad implementare la gamma dell’offerta turistica altopianese
Se ne parlava da tanti anni.
In passato più d’uno aveva
ipotizzato
Asiago
e
l’Altopiano come sede di un
Casinò come allettante attrattiva turistica, come motivo e modo nuovo per fare e
promuovere turismo.
Dopo tante ipotesi, tesi e contro tesi, pareri favorevoli e
contrari che in passato hanno animato il dibattito in materia, adesso non si parla più
di ipotesi bensì di realtà, dato
che la legge Bersani ha dato
la possibilità farlo.
Mercoledì 13 agosto, nel
<pieno del top> delle vacanze estive, ecco dunque
“sbarcare” a Gallio, e precisamente al Gaarten Hotel,
una sala da gioco; si chiamerà
“Casinò di Venezia Gaming
Hall”, (e sarà quindi una sala
da gioco a marchio “Casinò
di Venezia”) e sarà la prima
in Italia, visto che a questa
apertura ne seguiranno altre
quattro a Cortina, Lignano,
Verona e Casalecchio di
Reno.
L’inaugurazione ufficiale,
come detto, il 13 agosto alle
ore 18, con la presenza cer-
ta del Presidente e del Direttore del Casinò veneziano, e,
se per la casa da gioco
lagunare l’apertura di Gallio
costituirà una intensa attività
promozionale, per l’Altopiano
questa nuova realtà dovrebbe portare non solo un incremento della presenza turistica ma essere anche un proposta nuova ed un’importante freccia in più da aggiungere nella faretra della promozione dell’offerta turistica
per l’intero territorio del
comprensorio altopianese.
Non sarà una sala da gioco
“stagionale” ma rimarrà in
funzione tutto l’anno, con
orari d’apertura dalle 15 del
pomeriggio all’una di notte;
sarà l’unica sala da gioco del
vicentino, un’esclusiva il cui
obiettivo sarà quello di <dirottare> la potenziale utenza
del bacino della pianura
vicentina da altri Casinò italiani ma soprattutto da quelli
dei paesi della vicina ex Iugoslavia .
Dal 13 agosto, dunque, si potranno vivere anche all’Hotel Gaarten di Gallio le
emozioni dei giochi del Casi-
nò di Venezia in questa nuova, prestigiosa Gaming Hall
che verrà ospitata nei locali
dell’ex birreria con le new
slot machine autorizzate dai
Monopoli di Stato e molti altri avvincenti giochi ed in più
con un angolo in cui acquistare il merchandising firmato.” Perché – come cita lo
slogan - le emozioni del
Casinò di Venezia ti raggiungono dovunque” .
Cesare Pivotto
Un fiore e un nome per ogni caduto
E’ stato presentato nei
giorni scorsi nel palazzo della Provincia Autonoma di
Trento il progetto “Un fiore e
un nome per ogni caduto”
che vede la collaborazione
della Provincia autonoma di
Trento e della Provincia di
Vicenza. Il protocollo, per il
recupero corretto dei soldati
caduti nella Grande Guerra
sul Fronte italiano, è stato firmato dai vicepresidenti Margherita Cogo per Trento e
Dino Secco per Vicenza. La
ricerca dei caduti risulta una
attività esclusiva dell’Alto Commissariato Onoranze Caduti di
Guerra, mentre il rinvenimento di resti umani prevede la segnalazione alla Autorità
Giudiziaria. La Provincia di
Vicenza ha avviato da due anni
un progetto per sostenere da
un lato l’attività giudiziaria e
dall’altro il corretto recupero
dei caduti di guerra, in caso di
rinvenimento fortuito, ai fini
della loro identificazione. La
Soprintendenza per i Beni
archeologici della Provincia
autonoma di Trento ha in pas-
sato proficuamente collaborato
con la UOS di Medicina
Necroscopica e Anatomia
Patologica Forense della
ULSS6 di Vicenza nel corretto recupero dei caduti della
Grande Guerra in territorio
trentino. Sulla base di questa
collaborazione le due amministrazioni provinciali hanno sottoscritto questo accordo. Obiettivi
concreti del progetto sono: il
recupero corretto in termini medico-legali, archeologici e culturali dei resti umani eventualmente
segnalati lungo le varie aree
del fronte italiano durante la
Prima Guerra Mondiale nelle
Province di Trento e Vicenza e
accertamento della loro appartenenza agli eserciti combattenti o ad eventuali fatti post-bellici;
identificazione delle unità militari di appartenenza dei caduti e,
ove possibile, della loro identità
personale; sviluppo di metodiche
di recupero e conservazione dei
resti umani in ambienti montani;
sviluppo di metodiche di conservazione dei materiali bellici e di
corredo militare deperibili.
G.D.F.
8
l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
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Proteste o no, il Sentiero si farà
GALLIO
Mentre monta tra i cittadini il
dissenso per la decisione di
“spendere un patrimonio”
(come molti dicono) per la realizzazione del Sentiero del silenzio ed è in corso una raccolta di firme contro questo
progetto che ha già raccolto
centinai di adesioni, sono già
in fase di produzione le prime
opere d’arte che troveranno
dimora a Campomuletto. Sono
dieci quelle progettate. Il Comune per il momento è arrivato a finanziarne sei per un importo complessivo di 140 mila
euro, ed ora sta cercando
contributi privati per riuscire
a realizzare anche le altre quattro. A tal scopo sul sito del
Comune è pubblicato da qualche giorno una sorta di appello a tutti i cittadini che
possono contribuire versando una quota sul conto corrente intestato al Comune di
Gallio (Banca Popolare di
Vicenza – Filiale di Gallio ABI:
05728 CAB: 60390 CIN: O - C/
C: 066570001382 IBAN COMPLETO: IT 05 O 05728 60390
066570001382 o sul C/C/P
14880363 Causale: Sentiero
del Silenzio - Porta della Memoria). Pur condividendo sostanzialmente la bontà di fon-
Sono già in fase di realizzazione le prime opere - Il Comune lancia un appello ai privati per
riuscire a finanziarle tutte - Le dichiarazioni di Ugo Pernechele sulle sue dimissioni.
do dell’idea, chi
contesta il progetto in generale non condivide
il luogo in cui
viene realizzato
“troppo distante
da raggiungere e
coperto di neve
per parecchi
mesi” e lamenta
il fatto che vengano spesi allo
scopo troppi
soldi “quando il
paese avrebbe
bisogno, in varie
zone, specie nelle contrade, di
strade asfaltate,
di nuovi marciapiedi, di illuminazione pubblica”. “E’ una
ciliegina sulla torta – ha affermato un cittadino, per dare
l’idea del senso profondo della protesta – peccato però che
manchi la torta”. Il Sentiero
del silenzio è a quanto pare
uno dei motivi che ha spinto
Ugo Pernechele alle recenti
dimissioni sulle quale l’ex
consigliere di maggioranza intende
fornire
alcuni
chiarimenti. “Non ho inten-
Cara Antonella, amici del consiglio, in questi anni ho sempre
accettato e difeso le scelte, i programmi della nostra maggioranza. L’ho fatto anche quando avevo qualche perplessità (per
i terreni del Gastagh, per la Canonica), in quanto erano frutto
di un confronto attento, sereno e democratico. Non condivido
però l’atteggiamento più recente. La voglia di fare in fretta, di
terminare o almeno di iniziare le opere che abbiamo a cuore
non può giustificare furberie, omissioni, bugie. E’ questa convinzione il motivo del mio abbandono. Il Sentiero del Silenzio è
senz’altro un progetto importante ed originale, che, nella sua
fase preliminare, andava discusso, migliorato e soprattutto condiviso con tutti. Cercare di farlo ora mi sembra tanto una presa
in giro.Vi auguro di riuscire a realizzare quelli che sono stati
finora i “nostri” progetti, ma spero anche che il mio segnale sia
uno stimolo per farlo in modo più trasparente e corretto.
Ugo
zione di alimentare polemiche o chiacchiere da bar, ma
intervengo perché alcune affermazioni fatte sul numero
precedente del giornale, nel
quale mi è stato contestato di
aver dato le dimissioni da
consigliere comunale senza
alcun motivo, mi sono sembrate un po’ troppo provocatorie nei miei confronti. E’
vero che il mio abbandono è
stato improvviso ed inaspettato, ma con una lettera riservata (che pubblichiamo
qui a fianco, ndr) ho subito
esposto le mie ragioni al
gruppo di maggioranza.
Non voglio entrare nei particolari o dire una sola parola
più di quanto ritenga necessario, ma tutti i componenti
del Consiglio e molte altre poter continuare per la mia
persone del paese capiscono strada con serenità, senza
sicuramente a cosa mi riferi- bisogno di compromessi”.
sco. Da diversi giorni prima La raccolta di firme e altre
d e l l e m i e d i m i s s i o n i s t o forme di protesta, come si
I aspettando
gemelli Paolo
e Roberto Bonato,
Eva Di Martino
e Elioaperta
Bizzotto
dalla lettera
a
inutilmente
del- evince
le giustificazioni ed ora sin- Pino Rossi che qui pubblichiamo,
non
serviranno
coceramente non m’interessano più. Mi è poi dispiaciuto munque a far cambiare idea
constatare che si sia appro- al Sindaco e alla maggioranfittato della mia discrezio- za consiliare. Tutto secondo
ne e che il mio invito a una programma, con la data di
maggiore correttezza sia inaugurazione che, salvo imstato subito disatteso da di- previsti, resta confermata
chiarazioni colme d’ipocri- per il giorno 4 novembre.
sia. A me basta comunque
avere la consapevolezza di
Stefania Longhini
Lettera aperta a Pino Rossi
Grafica Altopiano
E, per conoscenza, ai concittadini di Gallio
Ci spiace dover intervenire pubblicamente per obiettare a quanto da te dichiarato sul numero del giornale
l’Altopiano del 26 luglio 2008. Non è nel nostro stile rispondere alle polemiche, ma in questo caso crediamo
sia necessario farlo, ad onore della verità.
Ci spiace veramente molto che tu non apprezzi l’idea di realizzare il “Sentiero del Silenzio, Porta della
Memoria”, perché attraverso di esso vogliamo solo cercare di sollecitare, con qualcosa di intramontabile,
non solo il ricordo, ma anche la riconoscenza a tutti coloro che hanno dato la Vita per un Ideale.
Con questa lettera vogliamo principalmente confutare quanto da te dichiarato circa il fatto che da 15 anni
a questa parte stiamo assistendo “ad un continuo modo di gestire il Comune calato dall’alto, che sta
danneggiando in modo significativo il nostro territorio”.Ebbene, desideriamo ricordarti che, alle 10 Commissioni Consiliari convocate in questo mandato di amministrazione per discutere insieme le scelte fondamentali per il Paese, cioè in occasione di ogni bilancio di previsione e di ogni rendiconto di bilancio con
relativa scelta di destinazione dell’avanzo, finchè sei stato consigliere comunale, non hai mai partecipato.
Del resto, anche gli altri consiglieri di minoranza hanno partecipato al massimo a 3 di esse. In particolare,
a 2 commissioni, convocate il 19.03.2007 e il 26.03.2007, abbiamo discusso insieme su come destinare i
proventi della vendita dei lotti del Gastagh.C’eravamo tutti, maggioranza e minoranza al completo, ed è
stato deciso di mettere in cantiere le seguenti opere (verbali alla mano, in ordine di importanza anche da Voi
attribuita): messa in sicurezza della strada per le Melette, recupero della palazzina e degli impianti del
Packstall, completamento della palazzina del campo da calcio, rifacimento della pista da pattinaggio di
Busa Fonda Vecia, ristrutturazione del palazzetto dello sport e suo adattamento ad auditorium. Ci risulta
(verbali alla mano, per non contare troppo sulla memoria) che non siano emerse da parte vostra altre
proposte per il rilancio del Paese.Orbene: sono partiti i lavori della strada delle Melette, della palazzina del
campo da calcio e del palazzetto dello sport-auditorium; stiamo per appaltare i lavori per il Packstall ed
abbiamo appena ricevuto notizia che il Comune di Gallio è assegnatario di un contributo regionale di circa
350.000 euro per la realizzazione dell’anello di Busa Fonda Vecia, che, quindi, andremo a fare. Tutto qui:
quello che si è discusso insieme, l’abbiamo fatto e stiamo cercando di fare anche di più (Edilizia Residenziale Pubblica, completamento dei marciapiedi e dell’illuminazione, completamento della metanizzazione,
sistemazione piazzale scuole, strada Ronchi-Foss). Con il Sentiero del Silenzio desideriamo semplicemente e fortemente, dopo anni di lavoro di restauro del Paese, lasciare anche un imperituro, commosso e
sentito ringraziamento a chi non c’è più, ma ha lottato e si è sacrificato perché il nostro futuro fosse
migliore. Forse ingenuamente riteniamo che questo intervento dell’uomo possa valorizzare ancor di più lo
splendido territorio che il buon Dio ci ha dato. Ma sappiamo che c’è anche un’altra cosa che desideri
sapere, perché ce l’hai chiesto espressamente. In questi giorni, anche per merito tuo che ti prepari per
tempo, si sta avvertendo in Paese una certa animazione: sono iniziate le schermaglie e la campagna
acquisti per le elezioni amministrative della prossima primavera. Vogliamo fin da subito dire a te e ai nostri
Concittadini quello che intendiamo fare. Dopo un secondo mandato difficilissimo, segnato anche da un
attentato alla vita del sindaco, riteniamo di aver concluso quello che ci eravamo ripromessi di fare per il
nostro Paese. L’abbiamo fatto bene? L’abbiamo fatto male? Di una cosa siamo certi: abbiamo cercato di
dare il meglio di noi stessi, con tutto il cuore, la volontà ed i sacrifici che la scelta responsabile di mettersi
al servizio della Collettività porta con sè. Siamo appagati dall’aver speso il nostro tempo e le nostre energie
con onestà e tenacia per Gallio e per l’Altopiano. Nessuno di noi vuole fare della politica una professione:
fra pochi mesi torneremo con serenità alle nostre occupazioni, al nostro lavoro, alla nostra famiglia, agli
amici, ai diversivi, che per molti anni abbiamo voluto e dovuto mettere in secondo piano. Non avremo
rimpianti e non avremo rimorsi: avremo solo fatto un’esperienza di servizio in più alla nostra Comunità.
Nella Vita si fanno alcune esperienze, e poi se ne fanno altre. Ognuno di noi cerca di inseguire come meglio
può il suo sogno. Auguriamo a te, a chi si candiderà ed a tutti i Galliesi di fare il possibile, di il dare meglio
di quanto ciascuno potrà dare e, soprattutto, di avere nel cuore un solo interesse: la Gente di Gallio.
Il gruppo di maggioranza “per Gallio, per continuare”
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l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
www.giornalealtopiano.it
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A Foza la festa per le Penne nere
Gli Alpini hanno celebrato
gli ottant’anni del gruppo
Il Gruppo Alpini di Foza ha
organizzato nei giorni di sabato 19 e domenica 20 luglio una
solenne cerimonia per festeggiare l´80° anniversario della
sua costituzione.
Si è iniziato il sabato pomeriggio alle 15.00 con la sfilata
dal piazzale delle scuole fino
al Monumento ai Caduti, percorrendo la via centrale del paese con le case imbandierate
dai tricolori e su fino all´altura
che domina le vallate sui due
lati, con l’accompagnamento
della banda musicale di
Campolongo sul Brenta. Erano presenti tutti i gagliardetti
e molti Alpini provenienti dai
Gruppi facenti parte della Sezione M. Ortigara, il gonfalone del Comune di Foza, alcuni Sindaci, autorità varie e un
folto pubblico.
Giunti al Monumento, è stato
reso l´Onore ai Caduti e il
capogruppo Enzo Biasia ha
dato di volta in volta la parola
ai relatori.
E´ intervenuto per primo
l´Alpino Domenico Alberti, il
quale ha ripercorso la storia
del Gruppo Alpini di Foza, ri-
salente addirittura ancora
agli anni del primo conflitto mondiale, costituito poi
ufficialmente nel 1928 su
iniziativa di quattro Alpini
combattenti e reduci dalla
Grande Guerra. Successivamente nel ruolo di
Capogruppo ha visto figure di Alpini che con grande
dedizione e passione lo hanno guidato in tutti questi
anni il Gruppo, fino
all´attuale Capogruppo
Biasia Enzo, il quale svolge
questa funzione da più di un
ventennio.
Il relatore Domenico Alberti ha
messo in grande rilievo la figura esemplare di Luigi
Lazzari, il quale ha voluto con
grande determinazione, dedicandovi molto del suo lavoro,
la realizzazione del
Monumento all´Alpino,
un’opera di grande valore simbolico ed artistico, posizionata all´inizio del viale che porta
al Monumento, un autentico
emblema alpino.
Ma anche gli altri Capigruppo
si sono distinti per la loro dedizione e per il loro impegno
nel portare avanti l´attività del
Gruppo: Attilio Lunardi
Gecchelin, pioniere fondatore
del gruppo; Vittorio Lazzari
Postin, Cavaliere di Vittorio
Veneto, decorato al Valor
Militare e Ermenegildo Martini
andato avanti in modo assolutamente inaspettato ed inatteso durante la partecipazione all’
Adunata Nazionale di LA SPEZIA. Alberti ha inoltre tracciato
un bilancio degli ultimi
vent’anni di attività del gruppo. In particolar modo sono
state evidenziate alcune iniziative svolte nel
sociale, Le visite storico/
culturali organizzate, fra le
quali: Roma con il ricevimento del Santo Padre Giovanni Paolo II; Sardegna
con il gemellaggio con la
Gloriosa e Mitica Brigata
Sassari che difese il nostro
territorio durante la 1 Guerra Mondiale ed infine, quest’anno, Australia con la
straordinaria accoglienza riservataci dagli Alpini di
Melburne e Sidney. Si accennato
infine a un importante obbiettivo fortemente voluto e realizzato dal Capogruppo Enzo
Biasia: la sede sociale, definita più che dignitosa e sufficiente per le esigenze del gruppo.
E´ poi intervenuto il
Capogruppo Enzo Biasia, il
quale ha avuto anche un ruolo
importante
nell´organizzazione
dell´Adunata Nazionale di
Asiago del 2006 e ha ringraziato tutti gli Alpini di Foza
per il loro impegno assiduo
e per la loro disponibilità a
essere presenti alle molte iniziative che il Gruppo ha realizzato in questi anni. Se il
Gruppo Alpini di Foza è particolarmente attivo questo è
dovuto soprattutto alla volontà e all´impegno di tutti i
soci, nello spirito dei valori
di solidarietà e di fratellanza
che caratterizzano la famiglia alpina.
Hanno poi portato il loro saluto il Presidente della Sezione M. Ortigara Massimo
Bonomo e il Sindaco di Foza
Giovanni Alessio Oro.
Bonomo ha dato atto
dell´attiva partecipazione del
Gruppo di Foza all´interno
della Sezione e della virtuosa attività svolta dal Gruppo
di Foza. Oro ha invece ringraziato gli Alpini per la
fattiva collaborazione con
l’Amministrazione Comunale sopratutto per servizio trasporto anziani. In chiusura la
sfilata ha ripreso il percorso
inverso e il Gruppo ha organizzato presso la sede un rinfresco nel segno dell´amicizia.
L´indomani, il 20 luglio, i
festeggiamenti sono proseguiti
presso località Ronchetto con
la Santa Messa celebrata dal
Parroco don Valentino Miotto
e con un pranzo sotto un tendone appositamente allestito e
preparato da molti volontari Alpini e da molte donne. La festa
è proseguita fino a tardo pomeriggio e sicuramente queste
due giornate hanno rappresentato dei momenti di grande unità
e di volontà a proseguire sulla
strada intrapresa dai nostri
Veci.
Gruppo Alpini di Foza
Una straordinaria lezione di storia
Per fortuna a Foza ci sono
“Memorie di ferro”, altrimenti
un patrimonio di conoscenze
ed oggetti bellissimi rischierebbero di perdersi nell’oblio! “Memorie di ferro” è la mostra che
quest’anno presenta il Comune di Foza ed il suo sensibile
Assessore alla Cultura Roberta
Marcolongo. Chiude una
trilogia che negli anni ha trattato altri due materiali fondamentali per l’uomo e la sua vita: il
legno e la pietra. L’ultima tappa,
almeno per il momento, di un
viaggio attraverso le tradizioni
popolari. La saggezza la conoscenza dell’uomo, emergono da
tanti oggetti che hanno trovato vita
grazie ai diversi metalli e all’abilità
di tante mani, che nei secoli hanno saputo plasmare sempre meglio ed efficacemente una materia che la terra ci fornisce generosamente da sempre. L’esposizione di Foza, prende vita da un’
idea di Francesca Rodeghiero,
presidente dell’Associazione Culturale “Mondo Rurale di
Marostica”, che nel marzo scorso aveva presentato la mostra
“L’uomo e i metalli” nel castello
di Marostica, assieme ad un interessantissimo e piacevole catalogo al quale hanno collaborato
numerosi autori altopianesi. Tuttavia l’esposizione di Foza, sempre curata dall’appassionata
Rodeghiero, ha un taglio originale, perché espressione delle tradizioni locali legate ai metalli, peculiarità questa propria delle mostre
itineranti. “Memorie di ferro” è
comunque la risultante di un grande ed intelligente lavoro di gruppo, oltre all’importante
impostazione data dalla curatrice,
è doveroso evidenziare la notevole mole di lavoro svolto da una
schiera molto consistente di collaboratori, che hanno sostenuto
l’Assessore Marcolongo; volontari che si sono sentiti coinvolti
proprio perché hanno riportato
alla luce ed hanno ricordato le loro
tradizioni. Grazie agli interessanti pannelli didattici, si parte dall’origine, dai metalli nella preistoria e dall’abilità umana nell’estrarli
dai minerali, dalla terra e lavorarli. Quindi si passa alla metallurgia, e questo capitolo propone una
collezione di attrezzi vastissima,
perché Foza ha una storia antica
ed importante di fabbri. Una storia che è ritornata alla luce proprio grazie a questa occasione.
La memoria in particolare ricorda due abilissimi e ingegnosi artigiani che esercitarono il loro lavoro nel primo dopoguerra, Tino
Mercante, nel secondo dopoguerra Toni Tinti. Di questi artisti si
raccontano ancora con incredulità tanti aneddoti legati al loro lavoro, ad esempio che riuscirono ad adattare un maglio, attrezzo enorme per la lavorazione dei metalli, e a farlo funzionare in una delle loro modeste
officine. Ma non meno abilità
richiedeva saper creare dal nulla
meravigliose cucine economiche! Altri lavori da sempre caratteristici in queste zone, sono
i lavori agricoli, per cui: aratri,
erpici che appaiono come veri
e propri capolavori in ferro.
Non meno importanti da sempre sono i lavori del bosco: boscaioli, ma soprattutto cavallari.
Legati a questi quindi una serie
di oggetti, spesso originalissimi perchè studiati con attenzio-
ne per rendere sempre più sicuro ed efficace il lavoro di
uomini e cavalli, e a questo proposito i fabbri e i maniscalchi
di Foza erano gli impareggiabili
artigiani che davano vita ad una
quantità non indifferente di finimenti ed attrezzi. Un accenno poi viene fatto per il metallo
nell’edilizia, quindi cancelli, rifiniture, serrature, chiavi, inferriate. Si ritorna nella tradizione
di Foza e dell’Altopiano ed
ecco aprirsi una stanza che riproduce nei dettagli l’ambiente
della malga: subito l’attenzione
cade su un fantastico paiolo
antico in rame che può contenere fino a 500 lt di latte, ma
non mancano le bacinelle in
zinco per l’affioramento della
panna, una zangola per il burro, una meravigliosa pressa in
ghisa per fare il formaggio
pressato oggi meglio conosciuto come Asiago. Altra stanza
che si apre per affascinare il visitatore, quella dedicata al cuore della casa, la cucina, come
era a fine 800 per arrivare fino
agli anni 40. Prima un trionfo
del rame del bronzo e del ferro,
poi dell’alluminio; una serie gustosissima e curiosa di oggetti
meravigliosi. Breve carrellata per
il metallo nell’oreficeria, nell’arte
sacra per poi approfondire un
tema molto sentito: i recuperanti
e l’arte del riutilizzo del materiale
bellico, nella quale gli altopianesi,
da sempre sono maestri. Una
mostra che merita una visita curata e approfondita, che cattura e
tuffa in un passato che ci sembra davvero di rivivere, una lezione di storia da
non perdere! Stefania Simi
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
Ha emozionato vedere rappresentati tanti lavori di cui ormai si
è persa traccia, presentati inoltre con il loro nome dialettale
www.giornalealtopiano.it
che più di ogni altro li definisce, come ad es. restrearo
(restrelli), scoatara (scope), strasaro (stracci e roba vecchia di
ogni tipo), stagnaro (stagnava i paioli bucati), stramassari
(materassi), moeta (affilava i coltelli con la mola), sestaro
(ceste), cucaro (cuchi), venditori di panna e storti( panna
montata e cialde molto dolci fatte a cono).
Alcuni nomi poi sono risultati sconosciuti ai più, come
saldamara e dressare, la prima era colei che vendeva sabbia o
stagname (un sasso di consistenza sabbiosa) per pulire posate
e pentole in metallo, le seconde intrecciavano (dressa è
appunto treccia) paglia per farne cappelli o borse.
Ma erano presenti i burattinai, i musici, il venditore di stampe,
di pane, la lattaia, la venditrice di polli e conigli, la merciaia, lo
spazzacamino, la fioraia, quello che faceva vasi col tornio, la
giocattolaia, l’impagliatore di sedie, il gelataio, le lavandaie, il
fotografo.
Insomma è andata in scena una realtà d’altri tempi, il pubblico
poi è stato invitato ad infilarsi in questo mercato – museo, e la
sensazione è stata davvero incredibile.
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Puntando sulla cultura, hanno fatto centro!
Grande successo per le iniziative programmate dalla Pro Loco e dall’Associazione Commercianti
Puntare sulla cultura, per arricchire e dare un taglio un po’ diverso alle proposte del programma estivo, sembrava una scommessa, probabilmente lo è stata,
ma fino ad ora, la Pro Loco e l’Associazione Commercianti di
Enego hanno avuto ragione, e la
risposta del pubblico è stata più
che soddisfacente.
Agosto è partito alla grande, con
proposte diversificate, ma sempre interessanti sotto il profilo
culturale; la sera di venerdì 1 agosto, il prof. Savegnago ha tratta-
to
un
tema
poco
conosciuto:”L’ombra della Todt
sulla provincia di Vicenza”.
Una organizzazione la Todt che
ha interessato molto le zone del
vicentino, non escluso Enego,
cosa questa che ha incuriosito il
pubblico intervenuto.
La Todt, ovvero i lavori coatti
organizzati dall’esercito tedesco,
per il mantenimento di opere
viarie e di difensive in territorio
occupato, negli ultimi anni della
seconda guerra mondiale, si è
scoperto impegnò oltre 800, fra
uomini, donne, ragazzi ed anziani, anche a Enego, lavorarono nel
territorio a valle in località Piovega.
Dopo la storia, sabato è stato offerto, presso il duomo di S.
Giustina, un concerto di grande
musica corale, il protagonista, che
ha catturato dal primo momento
all’ultimo il numeroso pubblico,
lo storico e impeccabile coro
Valsella di Borgo Valsugana.
Un gruppo canoro con una tradizione che risale al 1936, una delle
corali più famose, che si è esibita
in tutto il mondo.
Il gioiello del borgo ora
si mostra in tutto il suo splendore
Nella chiesetta di Godeluna, un altro tassello è stato sistemato
Prima domenica di agosto, puntuale, come ormai da alcuni anni,
la festa campestre nella contrada
da favola di Godeluna, con la sua
preziosa ed arroccata chiesetta,
protagonista indiscussa. Pezzo
dopo pezzo, con il contributo e
grazie alla solidarietà di tantissime persone e soprattutto alla tenacia degli eredi di coloro che la
vollero e la costruirono all’alba
del secolo scorso, la piccola chiesa campestre si presenta sempre
più completa e bella. La festa quest’anno è stata più lunga, è iniziata sabato, con il primo raduno
dei motociclisti e la benedizione
delle moto, la variopinta compagnia poi si è fermata per la notte,
costellando i prati intorno al borgo con tante colorate tende. La
domenica poi, la festosa fine settimana è continuata con la classica messa, l’incontro conviviale e l’immancabile lotteria, il tutto
accompagnato per fortuna da un
fantastico sole estivo. In occa-
sione della Santa Messa delle
10.30, celebrata da don Andrea
Stevanin, e allietata dai canti del
coro femminile di Enego, è stato
presentato uno degli ultimi tasselli, che rendono ancora più
completa e ricca questa
chiesetta, un quadro che raffigura
il santo patrono, S. Valentino,
l’amore e la solidarietà, rappresentati da una giovane coppia, il
tutto racchiuso nel fantastico
paesaggio di Godeluna, rappresentato nel momento forse più
bello, quello del disgelo, della rinascita primaverile.Un quadro
che ha trovato collocazione a
fianco dell’altare, e che è stato
offerto dal presidente della Comunità Montana Giancarlo
Bortoli. Restaurare S. Valentino
è da sempre una promessa da
onorare, per i promotori e gli eredi di coloro che la costruirono,
una sfida e un impegno serio per
tutti coloro che a vario titolo, negli anni, hanno dato e continua-
no a dare il loro contributo. La bravura degli eredi e di coloro che
portano avanti questa iniziativa,
è stata quella di rendere contagiosa la loro volontà di riportare
agli antichi splendori un piccolo
edificio con un grande significato. Oggi si presenta finalmente
tutta intonacata, dentro e fuori,ha
un portone nuovo, ha un soffitto
di travi che è un capolavoro, un
pavimento solido, l’interno ha una
veste molto colorata, e a questo
contribuiscono notevolmente le
bellissime formelle in legno dipinto, della via crucis, come le statue
e i quadri. Insomma la piccola chiesa intitolata a S. Valentino è più bella che mai e la sfida lanciata circa 10
anni fa da don Ruggero Ferrazzi, per
rivederla rinascere dalle sue ceneri
o meglio dai calcinacci, a tanto poco
infatti era ridotta, sembra stata ormai quasi vinta, bisognerà mettere
a punto ancora qualcosa, ma il più
sembra veramente fatto.
S.S.
Ciclopista del Brenta, iniziati i lavori
Sono iniziati i lavori per realizzare la prosecuzione della ciclopista
del Brenta nel tratto in Comune
di Enego. Lo stesso Comune
aveva ottenuto un contributo
regionale per un importo di
269.500 euro, pari al 70% del costo complessivo, provvedendo
a far redigere il progetto definitivo-esecutivo denominato “Realizzazione della ciclopista e sentiero naturalistico in destra
Brenta dalla Piovega di Sotto a
Piovega di Sopra nel comune di
Enego”. Tuttavia, in seguito,
aveva comunicato alla Provincia
di non essere in grado di proseguire con la realizzazione dei lavori in tempo per la scadenza del
finanziamento, cioè entro la fine
del 2008. L’Assessorato Provinciale alla Viabilità chiedeva pertanto alla Regione Veneto di sostituirsi al Comune di Enego e di
intervenire
anche
nel
cofinanziamento del progetto
assieme agli altri Enti pubblici
territoriali coinvolti, quindi, oltre
alla Provincia e al Comune di
Enego, i Comuni di Bassano del
Grappa, Valstagna, Cismon del
Grappa, Campolongo sul Brenta
e le Comunità Montane dei Sette
Comuni e del Brenta. In particolare, il contributo della Provincia
ammonta a 102.550 euro.
La sinergia tra gli Enti e il Bacino
Imbrifero del Brenta ha permesso di accelerare i tempi, tanto che
“in pochi mesi – ricorda l’Assessore
alla
Viabilità
Costantino Toniolo – la Provincia è riuscita a cantierare l’opera e intende portarla a termine
nei tempi utili per avere la conferma definitiva del contributo,
cioè entro il mese di novembre
2008. E’ importante promuovere la mobilità ciclistica e pedonale, alternativa all’uso dei ve-
icoli a motore, soprattutto nei
centri abitati e nei collegamenti
con il territorio. La Provincia, è
vero, ha competenza sulle strade provinciali, ma favorire lo sviluppo di queste strutture è un
modo per migliorare e
razionalizzare l’utilizzo delle reti
viarie, creando opportunità parallele e alternative”. Il tratto di
ciclopista che si sta realizzando è
la prosecuzione dell’esistente a
Bassano del Grappa, costruito, in
quel caso, grazie ad un accordo
risalente al 2005. L’obbiettivo è
quello di collegare direttamente
Trento con Bassano del Grappa e
di proseguire in futuro fino addirittura a Venezia, per favorire ulteriormente uno specifico segmento del cicloturismo in un contesto ambientale e paesaggistico di
particolare pregio, dove la natura
ha saputo mantenere la sua integrità .
G.D.F.
Tra la prima e la seconda parte
del concerto inoltre, il presidente del Valsella ed un medico
eritreo, hanno fatto conoscere
anche con l’ausilio di immagini,
l’impegno umanitario del coro
trentino, che con proventi dei
suoi concerti e grazie al suo pubblico sta dotando alcuni ospedali di Asmara e Massawa di attrezzatura fondamentale: gruppi
di continuità per l’energia elettrica
ed
impianti
di
potabilizzazione dell’acqua. Un
importante binomio e una preziosa lezione: musica e solidarietà.
Domenica infine, altro tuffo nella storia, ma in maniera diversa,
tangibile, grazie al gruppo “Arti
per via”. Uno spettacolo bellissimo, che ha raccolto intorno alla
piazza, per tutto il pomeriggio,
tanta tanta gente veramente affascinata.
I più anziani si sono divertiti ed
inteneriti ricordando, i più giovani hanno rispolverato i racconti
dei genitori o magari dei nonni, i
giovanissimi hanno scoperto un
mondo scomparso!
Arti per via è un gruppo di
Bassano del Grappa, nato oltre
vent’anni fa, che da sempre si
prefigge di valorizzare e conservare le tradizioni popolari, e ciò
che presenta è a metà tra il museo e lo spettacolo, un vero museo tra la gente. Dopo la breve
sfilata per il paese, i sessanta figuranti hanno ricreato, all’interno della piazza, un mercato, cosi
come doveva essere all’inizio
degli anni ’30 del secolo passato. La curiosità ha contagiato un
po’ tutti e l’esperienza finale può
essere definita senza dubbio entusiasmante, non capita tutti i
giorni infatti di essere catapultati
indietro nel tempo e di trovarsi
circondati da quella che doveva
essere la quotidianità dei nostri
padri o nonni!
Domenica 17 e sabato 23 agosto
infine sono fissati gli ultimi appuntamenti con la storia e la filosofia. La domenica, in chiesetta
S. Antonio alle 21, il prof. Saggini
di Verona presenterà “Storie degli ebrei internati nell’Altopiano
tra il ’41 ed il ’45 in special modo
ad Enego”; mentre il sabato successivo, in palazzina turistica,
sempre alle 21, a cura del Prof.
Perissinotto di Venezia, si parlerà
di: “A che serve la filosofia”.
Stefania Simi
La mostra “La pietra e l’uomo”
“La pietra e l’uomo” è il titolo
della mostra aperta ad Enego a
cura della neo nata Associazione Culturale “Dalla Brenta
all’Ortigara” (presso la Palazzina
Turistica e visitabile fino al 17
agosto prossimo con orario 20.30
– 22.30, il sabato e la domenica
anche dalle 15.30 alle 18.30).
Buona la cartellonistica, che spiega come da sempre la pietra sia
stata materia preziosissima per
l’uomo, che l’ha impiegata in mille usi: per le costruzioni, per l’arredo e utensili da cucina, come
lapidi per segnare i confini, ricordare un defunto o un episodio
accaduto, per giocare: biglie, fionda, i sassi piatti per farli saltare
sulla superficie dell’acqua o per
giocare a scalone o campanon.
Nell’esposizione di Enego tuttavia l’attenzione è focalizzata sugli attrezzi di ieri e di oggi per tagliare e lavorare la pietra, e in
particolare su come i nostri
progenitori primitivi, in particolare gli uomini di Cro Magnon di
13.000 anni fa, utilizzavano le pietre. Lo spunto lo dà in particolare il Riparo Dalmeri sito archeologico importantissimo e unico,
che si trova in Marcesina.
Sulla base dei ritrovamenti, le abili
mani di Egidio Fontana uno dei
curatori e presidente dell’Associazione Culturale, hanno riprodotto, con materiali che erano
disponibili migliaia di anni fa, gli
strumenti che i nostri antenati
usavano quotidianamente. Asce,
frecce, falce, zappe, pietre che riscaldate servivano per rendere
dritte le frecce e le lance. Ma vengono anche proposte pietre dipinte, proprio come quelle rinvenute al Riparo e considerate la
caratteristica che ha reso particolarmente originale tale sito. A
questo proposito, va sottolineato il fatto che, spetta proprio al
Fontana aver scoperto che
l’ocra, con i cui i nostri
progenitori disegnarono, è presente nel nostro territorio,
sottoforma di noduli di ossido di
ferro. Pietre che se frantumate
danno la famosa ed indelebile
polverina rossa, la quale impastata con cera d’api e sangue animale ha permesso ai nostri predecessori di farci giungere i loro
lavori ancora leggibili.
Interessanti anche le macine a
mano e i macinelli per ridurre in
farina i cereali e le palle di canno-
ne in pietra di diversi calibri. La
parte comunque preponderante
è quella dedicata ai fossili ai quali
è riservata anche una serie di schede che permettono di orientarsi
nel loro vastissimo mondo. Molti i coralli, le conchiglie, non manca qualche traccia di pesce, ammoniti, ostriche, testimonianze del
vasto mare caldo che copriva
queste terre in un tempo remoto
in cui l’uomo ancora non compariva.
S.S.
Si è spenta la Pina
A 103 anni, era la più anziana di Enego
Era la più anziana abitante di
Enego, purtroppo il verbo al passato rende già esplicita la notizia, già perché la Pina, la signora
Giuseppina Civiero, se ne è andata, dopo aver vissuto per oltre
un secolo, nel prossimo mese di
dicembre avrebbe compiuto infatti 103 anni. Dare la notizia di
una dipartita è sempre triste, annunciare che un pezzo, una
fiammella della nostra storia si è
spenta, ci fa sentire un po’ più
soli, raccontare che una mamma,
seppur anziana, molta anziana, si
è lasciata andare perché ha chiaramente percepito che un altro
dei suoi adorati figli l’aveva improvvisamente lasciata, commuove. Avevamo festeggiato la
Pina tre anni fa, quando varcò,
in forma invidiabile, la soglia del
secolo, diventando la più anziana abitante di Enego e in quell’occasione ci sembrò doveroso
sottolineare un particolare, ovvero che la dedizione soprattutto delle figlie che vivevano con
lei, e comunque di tutti i figli e
nipoti, avevano reso possibile il
miracolo dei 100 anni e naturalmente ancor più quello dei 103 anni aggiungiamo oggi. Giuseppina era
sempre stata disponibilissima e presente, con i figli ed ancor di più con
i nipoti, non sapeva rinunciare alla
presenza dell’ultima pronipote, nata
poco più di un anno fa, un calore
familiare che le aveva fatto superare la perdita del compagno di vita
Vincenzo e quella tristissima della
figlia Cristina, che viveva in Inghilterra e che poco meno di 20 anni fa
una malattia le aveva strappato.
La fortuna di avere una numerosa
famiglia intorno, fatta di figli, nipoti,
pronipoti genero, nuora, che per
anni l’anno sostenuta, aiutata,
vivacizzata…. sopportata, perché
era ancora la mamma di 5 figli di un
tempo, con un gran carattere, e i
suoi ordini non andavano discussi, purtroppo non è stata sufficiente a farle superare l’ennesima dura
prova, per una madre quella più
dura, la perdita solo 17 giorni fa della adorata figlia Sandra, la più giovane.
Pina, da quel giorno, non ha avuto
bisogno di fare domande, di sentirsi raccontare nulla, il suo cuore di
mamma, per quanto vecchio, ha
percepito perfettamente la tragedia, e non l’ha accettata; basta
lottare, Pina ha lottato contro le
difficoltà le malattie, ma il dispiacere per la perdita di un altro figlio è stato troppo, ha deciso e
preferito raggiungere la sua adorata Sandrina.
S.S.
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Foto: Andrea Bergamaschi
Migliaia in piazza
per Francesco Renga
Ore 23.25: Francesco
Renga sale sul palco allestito in una Piazza
Carli gremita all’inverosimile e parte un boato
che il centro storico di
Asiago ha sentito raramente. Le migliaia di spettatori, tra i quali molte
giovani ragazze divise
tra l’amore per le canzoni di Renga e quello per i
boccoli neri del cantante
ex
Timoria,
hanno
espresso così la soddisfazione di vedere ed ascoltare dal vivo il cantante
che ha stregato tutti con
le sue canzoni “Angelo”
(con la quale si è aggiudicato la vittoria all’edizione del Festival di
Sanremo anno 2005),
“Raccontami”, “Meravi-
gliosa”, e “Dove il mondo non c’è più”.
Il concerto, anzi “The
Concert” organizzato da
Radio Company e dal Comune di Asiago, è stato
preceduto
da
un
intrattenimento con i dj di
Radio Company e di Lady
Hellen nonché con un
miniconcerto di Riccardo
Baffoni, vincitore della se-
zione
Giovani
del
Festival di Sanremo 2006.
Poi l’arrivo di Francesco
Renga ed è stato il tripudio, con il cantante “costretto” a concedere numerosi bis cantati in coro
con il pubblico che ha incorniciato le esibizioni
con scroscianti applausi.
Al termine del concerto,
alle ore 01.00, una cascata di luce dal campanile
del Duomo ha salutato la
folla che ha partecipato
all’evento, compreso nella manifestazione “Notte
di Note”.
G.R.
In seguito ad alcune critiche poco costruttive mosse da un gruppo ristretto di musicisti, la
redazione informa che non è mai stata intenzione del giornale ‘l’Altopiano’ fare critica
musicale, bensì cronaca musicale, al fine di dare rilievo al consistente numero di band,
musicisti ed eventi presenti sul nostro Altopiano.Pertanto, il lavoro dei redattori e dei collaboratori proseguirà in questa direzione per dare spazio a chi ha apprezzato e continuerà ad
apprezzare dando il proprio contributo (attraverso critiche costruttive e non demolitrici) il
rilievo che si è dato alla musica sul nostro quindicinale. Si continueranno a pubblicare
articoli di cronaca che presentino le persone e gli eventi, con competenza e passione, come
sempre è stato fatto.
Stefania Longhini
A Rotzo il “Festival dell’Archeologia”
Scoprire la storia antica
dell’Altopiano e partecipare
a diversi laboratori, rivolti soprattutto ai bambini, per imparare come si lavoravano i
metalli, l’argilla, come si preparava il pane e come, nei villaggi dell’età del ferro, si svolgevano tanti altri lavori quotidiani. Il Festival dell’archeologia in programma al Bostel
di Rotzo, sito archeologico della
seconda età del ferro, domenica 10 agosto propone una giornata di archeologia sperimentale a partire dalle 10. Si potrà dunque, per un giorno, sentirsi dei
piccoli archeologi, guidati da archeologi veri coordinati da Carlo Bressan. Gli scavi saranno
aperti e visitabili. Il Festival dell’archeologia, organizzato da
Archeidos in collaborazione con
il Comune di Rotzo, si chiuderà
con una cena e il concerto della
Sauro’s band. Proseguono anche nel mese di agosto le visite
guidate all’archeopercorso del
Bostel con ritrovo alle 10 al sito,
davanti al baito. Nei pomeriggi
delle domeniche 17, 24 e 31 agosto viene proposta attività didattica per i ragazzi con laboratori
archeologici, a partire dalle 16. I
biglietti per partecipare alle visi-
te guidate e ai laboratori
sono acquistabili sul posto, il
giorno stesso, oppure,
preventivamente, presso
l’ufficio informazioni turistiche di Asiago (presso l’ex
stazione ferroviaria). Durante l’estate, Archeidos
propone anche delle interessanti serate sulla storia, le fiabe e le leggende della tradizione cimbra. Le ultime tre sono
in programma giovedì 21 agosto
a Canove (sala teatro), venerdì
22 agosto, a Rotzo alle scuole elementari e martedì 26 agosto,
presso il museo cimbro di Roana.
Per maggiori informazioni consultare il sito www.archeidos.it
o chiamare il numero
349.6612903.
Precisazione dei produttori di patate
L’Associazione Produttori di patate di Rotzo diffida chiunque diffonda notizie sulla carta
stampata o altri mezzi di comunicazione in merito alla patata di Rotzo per conto della medesima Associazione senza l’espressa autorizzazione del Presidente e dei produttori. Sono
stati infatti pubblicati ultimamente degli articoli che ingenerano confusione sia nei clienti che
nei produttori, articoli che più che servire alla promozione della patata di Rotzo, tenderebbero ad insinuare sospetti e maldicenze a danno dell’intera categoria di produttori”.
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Il custode del sentiero dell’Ortigara
I sentieri dell’Altopiano gestiti dal C.A.I. hanno ognuno un proprio responsabile che li
mantiene in ordine - Il più percorso, l’840 dell’Ortigara, affidato a Giordano Rodeghiero
Le montagne dell’Altopiano custodiscono un’infinità di posti da scoprire, percorrendo stradine e sentieri che portano a luoghi che sono
stati sconvolti dalla guerra, transitando per prati e boschi che han
visto lavorare duramente malgari,
pastori, boscaioli. Sono tanti gli itinerari che si possono scegliere e
percorrere, per scoprire e ammirare
paesaggi inaspettati, natura
spettacolare, siti storici tristemente
noti perché teatro di tragiche vicende belliche. Un patrimonio naturale, una grande ricchezza, che possiamo visitare in tranquillità, grazie
ai tanti sentieri dotati di segnaletica
e mantenuti in sicurezza. Ma da chi?
Me lo stavo chiedendo recentemente, durante un’escursione,
mentre notavo nuove tabelle e indicazioni ordinate e ben visibili,
contraddistinte dai colori bianco
rosso caratteristici dei sentieri
C.A.I., quando ho incontrato il “custode” del sentiero che stavo percorrendo (840 dell’Ortigara),
Giordano Rodeghiero, che con colore e pennello stava ritoccando un
“segnavia” leggermente sbiadito.
“Due, tre volte l’anno – spiega
Giordano – percorro il sentiero per
controllare se mancano pali e tabelle, se serve ripassare i segni distintivi bianco – rosso, se ci sono sassi
che intralciano, se la vegetazione
crescendo ostacola il passaggio o
rende meno visibili i segnavia
dipinti su sassi e rocce. Un
controllo periodico che serve per mantenere in sicurezza il sentiero”. “Quando negli anni ’80 con il C.A.I. abbiamo iniziato a sistemare i
sentieri – continua Giordano
– pensando a come organizzare il lavoro, è nata l’idea di
proporre, a chi si rendeva disponibile, di “adottare” un
sentiero, occupandosene
personalmente con la manutenzione ordinaria da fare periodicamente. Tra le uscite in
calendario nel programma del
C.A.I. c’è poi annualmente
una giornata dedicata proprio ai sentieri; inoltre, quando serve si fa un lavoro più
grosso, come è accaduto lo
scorso anno anche per questo sentiero, quando ci siamo ritrovati in 7 – 8 persone
per 3 giornate, e con
motosega e roncole abbiamo tagliato erba e rami dei
mughi e svolto altri lavori
difficili da fare da soli”. Il sentiero n. 840 adottato da Giordano
Rodeghiero è un sentiero importante, il più percorso e conosciuto
dell’Altopiano, ma sicuramente
anche fra i più battuti d’Italia, e il
suo custode ne è giustamente orgoglioso. “Quello dell’Ortigara –
continua – è un sentiero molto frequentato, e dal significato unico:
chi lo percorre non lo fa solo per
fare una camminata in montagna,
ma con uno spirito diverso, una sorta di pellegrinaggio per visitare un
luogo sacro, cruentamente conte-
so durante la prima guerra
mondiale e ricco di testimonianze, resti, monumenti”. Quali difficoltà presenta
l’escursione all’Ortigara, è
un tracciato che possono
fare tranquillamente tutti?
“Non ci sono difficoltà particolari, il sentiero è frequentato da gente di ogni età,
bambini compresi. Certo, bisogna prestare le attenzioni
che si hanno per qualsiasi
escursione, non allontanandosi dal sentiero. Si parte da
Piazzale Lozze a quota 1.771,
e in un quarto d’ora si arriva
alla chiesetta del Lozze. Alla
cima dell’Ortigara (2106 m.),
contraddistinta dalla colonna mozza eretta dall’A.N.A.
nel 1920 in ricordo dei tragici
avvenimenti del 1917, si giunge in un tempo di
percorrenza medio di 1 ora e
45 minuti. Al ritorno si fa un
tratto di sentiero attrezzato,
attraversando una postazione in caverna, per poi scendere al Passo dell’Agnella;
nei pressi del Baito dell’Ortigara
ci si ricongiunge al percorso di
andata, ritornando a Piazzale
Lozze. Il dislivello del percorso,
che si fa mediamente in poco più
di 2 ore e mezza, è di 350 metri, il
periodo più indicato è da giugno
Un lavoro di volontariato, importante per l’ambiente e il turismo
A coordinare il lavoro dei volontari è Enrico Manea, responsabile della Commissione sentieri della sezione C.A.I. Asiago 7 Comuni, che soprattutto d’estate passa gran parte del suo tempo libero
a fare controlli e manutenzioni.
“C’è una legge nazionale, la n. 91
del 26.01.63, che delega il C.A.I. a
tracciare i sentieri alpini – spiega
– mentre è la Regione, tramite la
Comunità Montana, ad erogare annualmente dei contributi per il mantenimento degli stessi, contributi
che coprono in parte, per il 70%
circa, le spese vive per materiali e
attrezzature. Quel che rimane è a
carico della sezione, mentre il lavoro di chi controlla e cura i sentieri è
esclusivamente di volontariato.
Ogni sentiero dell’Altopiano ha un
suo responsabile, esiste poi un
gruppo di pronto intervento per i
lavori straordinari, come quelli fatti
quest’anno da una quindicina di
persone impegnate a rendere più
facilmente percorribili e sicuri i sentieri della Val Gadena e dei Castelloni
di S. Marco, con la costruzione di
una gradinata, il taglio di radici affioranti, la messa in sicurezza di un
tratto che tendeva a franare. Attualmente i sentieri gestiti dal C.A.I.
Asiago 7 Comuni sono 32, recentemente ne sono stati dismessi due,
mentre uno è nuovo. E’ un lavoro
importante quello svolto dai volontari, sia per l’ambiente che per il turismo, un’attività che non sempre è
tenuta nella giusta considerazione
dagli amministratori e dalla gente.
Purtroppo non mancano i
danneggiamenti, soprattutto alla
segnaletica verticale con pali e tabelle spezzati, segni cancellati, i
cosiddetti ometti di pietra che vengono distrutti anche per gioco, e la
cui importanza in certe zone è fondamentale, in modo particolare in
condizioni di scarsa visibilità. Periodicamente è necessario riordina-
re, sostituire pali e tabelle. Per
quanto riguarda la segnaletica,
negli ultimi anni è stata uniformata
a livello nazionale”. I cambiamenti
si possono notare facilmente, percorrendo i sentieri C.A.I.: le tabelle, un tempo in legno, sono state
sostituite con delle nuove, in un
materiale più resistente e che richiede meno manutenzione, oltre che far risaltare maggiormente le scritte. Le dimensioni del carattere e dei segnavia sono tutte
uguali, le tabelle poste soprattutto
nei bivi, riportano il nome del luogo
in cui ci si trova, la quota, la direzione dei sentieri, i tempi di
percorrenza. Informazioni importanti, soprattutto in considerazione del
crescente interesse verso certi luoghi, che richiamano sempre un maggior numero di persone che scelgono di fare delle escursioni non
solo fine a se stesse, ma anche per
capire e conoscere meglio luoghi
storici di cui hanno letto nei libri.
“Nelle zone più frequentate – continua Manea - si può notare il terreno del sentiero consumato dal passaggio di tanta gente; fa piacere
constatare come comunque l’ap-
proccio delle persone sia migliorato, come si informino suoi luoghi e
sui comportamenti da tenere, come
ci sia meno gente che grida, più rispetto per ambiente e storia. Tra le
raccomandazioni da fare agli escursionisti quella di lasciare sempre
detto dove si intende andare, di
seguire il sentiero, anche per evitare di erodere altre zone, di procurarsi una cartina anche se ci sono i
segni, visto che le condizioni di visibilità non sempre sono sicure, di
rispettare il nostro lavoro e non fare
danni. Collegandosi al nostro sito
www.caiasiago.it, o rivolgendosi
alla nostra sede in via Ceresara (ex
macello) è possibile segnalare eventuali problemi riscontrati durante
l’escursione”. Nelle edicole e librerie è possibile acquistare la Carta
dei sentieri Altopiano 7 Comuni
edita dalle sezioni vicentine del
C.A.I., che viene rinnovata ogni due
anni, con allegato un libretto con la
descrizione completa dei vari percorsi. Alcuni sentieri sono visibili
anche su Google Earth, simulando
una visione aerea su tracciati, mappe e luoghi principali che si possono vedere in 3D.
S.B.
a ottobre. Gli accorgimenti da
adottare sono quelli che raccomandiamo sempre: indossare
scarpe adatte, nello zaino non
deve mancare una giacca
antipioggia, perché il tempo può
cambiare rapidamente, avere una
piccola scorta d’acqua e sempre
a portata di mano la carta dei sentieri. E se anche l’estate invoglia
a indossare i pantaloni corti, è
consigliato invece usare quelli
lunghi”. Mentre dice queste ultime parole lo guardo, osservando
che indossa pantaloni corti. “Sì, lo
so – precisa - non sto dando il buon
esempio, ammetto che con queste
giornate mi faccio spesso tentare,
ma è sbagliato: poco fa, tra i sassi
ho scorto una vipera, per cui, ripeto, è sempre meglio avere le gambe coperte”. Il lavoro che svolge
Giordano, e come lui gli altri responsabili dei sentieri C.A.I. , è
attività di puro volontariato, che
scaturisce dal grande rispetto per
l’immenso patrimonio rappresentato dai nostri monti, per le loro bellezze naturali, per il loro grande valore storico e umano, un patrimonio di cui tutti possiamo godere anche grazie a loro. Silvana Bortoli
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Sabato 9 agosto 2008
CONCO
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Due settimane a Val Lastari di Conco
per riscoprire i ritmi della natura
Il campo organizzato dall’associazione Ad Maiora rivolto ai giovani dai 10 ai 16 anni
Approvato un regolamento
a tutela degli animali
Il giorno 22 luglio 2008 il consiglio di Conco ha approvato il
Regolamento comunale per la
tutela degli animali. Tra i Comuni dell’Altopiano, alcuni dei
quali hanno un capitolato nel
regolamento comunale sulla
tutela degli animali, Conco è il
primo a sottoscrivere, con
voto unanime, un documento
specifico sul tema con norme
semplici, chiare e ben definite. Un lavoro lungo più di un
anno per non lasciare nulla al
caso tanto
che il Comune si è
avvalso della
consulenza di
Provincia, Asl ed
Enpa per mettere
ben in chiaro principi,
competenze e definizioni. “L’Amministrazione
comunale, nell’ambito
delle funzioni attribuite in materia di promozione della tutela e del benessere degli animali, favorisce la corretta convivenza dell’animale con l’uomo e riconosce alle specie
animali il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie
caratteristiche biologiche spiega il sindaco Roberto Trotto - Il Regolamento ha una
funzione educativa ed ha lo
scopo di sensibilizzare ed informare i cittadini sulla conoscenza ed il rispetto per
gli animali, evitando
comportamenti, a volte dettati dalla mancata conoscenza delle esigenze animali, che costituiscono maltrattamento verso gli animali”.
Tra le novità della nuova disposizione
comunale, portata in consiglio
dall’assessore Ornella Alberti
e dal sindaco Roberto Trotto,
ci sono sia le norme per come
tenere un animale, gli spazi
minimi e le dimensioni delle
cucce, sia indicazioni per il rispetto degli altri da parte dei
proprietari di animali. Si è inoltre fatto un capitolato dedicato agli animali esotici vista la
diffusione di animali provenienti da paesi tropicali.
“Un regolamento così particolareggiato è il primo
sull’Altopiano che speriamo
possa essere preso ad esempio da altri Comuni – commenta Helen Scaggiari, presidente della locale sezione Enpa –
Spicca l’aspetto educativo e
non repressivo, informa chi
possiede animali con indicazioni precise proprio per evitare
sanzioni o comunque disavventure”.
Gerardo Rigoni
Lontani per due settimane da
tutto, dai cellulari, dagli orologi, dalle comodità della vita
moderna. La possibilità di vivere questa esperienza nei
boschi di Val Lastaro, in Comune di Conco, viene offerta
ad una ventina di giovani dai
10 ai 16 anni dall’associazione “Ad Maiora” di Romano
di Ezzelino, con il contributo
del Comune di Conco. per il
periodo dal 16 al 30 agosto.
Lontani da tutto per depurarsi
dalle distrazioni e re-imparare
ad ascoltare la madre terra, ad
ascoltare il tuo prossimo, ad
ascoltare il proprio cuore in
compagnia di due lupi canadesi Nanook e Miwok, di alcune guide, di un indiano
d’America della tribù dei
Lakota e di Ario Sciolari, l’alpinista e naturalista di San Vito
in Cadore, ideatore del progetto. I partecipanti vivranno per
due settimane in un tepee, la
tipica tenda degli indiani
d’America delle praterie, e
realizzeranno anche i propri
vestiti che sostituiranno man
mano gli abiti del mondo moderno. I ragazzi dovranno procurarsi l’acqua, cucinarsi il
cibo, a destreggiarsi nella natura
che sa dare emozioni oramai dimenticate. Durante il giorno parteciperanno ad attività tra le più varie; arrampicate,
gite, escursioni,
giochi, esplorazioni. “Questa è la
prima volta che
una cosa del genere viene proposta sulle nostre
montagne, ma i
precedenti fatti in
Scandinavia e sulle Dolomiti hanno riscontrato
notevole successo con i ragazzi ed i loro famigliari – spiega
Marco Cappellari, fondatore
dell’associazione Ad Maiora –
Le famiglie trovano i loro figli
cambiati, più solari, più attenti,
più consci che la Madre Terra
dà, ma deve anche essere rispettata come sapevano i nostri stessi antenati”. “Siamo
felici di ospitare questa iniziativa che sposa perfettamente
una nuova filosofia anche amministrativa di rapportarsi con
il territorio – commenta il sindaco di Conco, Roberto Trotto – Tanto più che la Val
Lastaro è già stata testimone
dei primi insediamenti umani
circa 13 mila anni fa e tutto il
progetto ha delle finalità
educative e sociali che sono assolutamente necessarie oramai.”
Per chi vorrà partecipare sia al
campo, sia come volontari all’interno del progetto, basta contattare il Comune di Conco che
potrà dare maggiori informazioni a riguardo. Gerardo Rigoni
Lavori al cimitero
Partiti i lavori di completamento del cimitero di
Conco. L’opera, che si concluderà entro l’autunno, era stata inizialmente posticipata all’anno venturo, ma una revisione del bilancio comunale ha
poi permesso che potesse essere portata a termine già nei prossimi mesi. Si tratta della demolizione della vecchia cella mortuaria, già sostituita con
una nuova pochi anni fa in occasione dell’ampliamento del cimitero, della demolizione di alcuni loculi
ormai in condizioni precarie con la costruzione di
28 nuovi loculi, con misure e caratteristiche che
rispettano le nuove normative, e la riorganizzazione
dei percorsi pedonali, migliorando anche il collegamento tra la parte vecchia e quella nuova del cimitero. I lavori sono stati resi necessari, ed è uno dei
motivi della decisione di proseguire con l’opera,
per lo stato di forte degrado delle zone più vecchie
che l’amministrazione, in accordo con i tecnici, riteneva non più idonei a svolgere correttamente la
loro funzione.Anche i locali adibiti a cella mortuaria
e servizi igienici necessitavano di una ristrutturazione
presentando numerose fenditure esterne ed un dissesto dello strato superiore di copertura causato da
infiltrazioni di pioggia. L’intervento prevede la
rielaborazione dell’attuale situazione planimetrica
attraverso lo spostamento del sedime di parte dei
fabbricati e la nuova integrazione in continuità con
le strutture preesistenti. Il nuovo blocco di loculi
sarà realizzato nella zona della vecchia cella
mortuaria, destinata alla demolizione, permettendo
così anche una migliore condizione di collegamento con la nuova ala. G.R.
Sulle orme de “La gata”
Gino Paoli le ha dedicato una
canzone. I pasticceri dell’AssociazioneArtigiani della provincia
di Vicenza una torta. Il primo con
la melodia ha potuto toccare le
corde dell’animo; i secondi con
la novità gastronomica sono arrivati direttamente alla gola.
Il cantautore genovese parlava
di una gatta che stava in una
vecchia soffitta vicino al mare; i
pasticceri vicentini l’hanno chiamata “La gata” e assicurano si
possa trovare nella ventina di pasticcerie consorziate della provincia berica che la producono
e la commercializzano.
A queste, da qualche giorno si è
aggiunta anche la Pasticceria
Cortese di Conco, la prima
dell’Altopiano a produrla e distribuirla in zona a negozi di specia-
lità alimentari.
Perché proprio “La gata”?
Si dice che durante una grave
emergenza dovuta a una pestilenza o un assedio, i vicentini furono costretti a sfamarsi proprio
con dei felini. Si dice anche che
un’invasione di topi costrinse i cittadini a difendersi
utilizzando un
esercito di gatti.
Nelle intenzioni dei
pasticceri vicentini
“La gata” doveva
diventare un dolce
unico e rappresentativo delle tradizioni beriche,
grazie anche agli ingredienti
naturali (farina bianca e di
mais, grappa, mandorle e cacao) e all’assenza di conservanti.
Goloso prodotto e souvenir della
provincia di Vicenza, sui fianchi
della confezione sono riportate
le immagini e una breve descrizione di alcuni luoghi significativi
del vicentino. Se per il famoso
detto i veneziani devono considerarsi “gran signori” e i padovani “gran dottori”, ai vicentini
non rimane che rifarsi con “La
gata”!
Giovanni
Rattini
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l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
LUSIANA
Pagina a cura di
Egidio Zampese
L’edizione numero 40 della
Giornata dell’Emigrante è
stata vissuta in due momenti
significativi domenica 3 agosto. Al Palazzon, nel primo
pomeriggio, si è svolto il dibattito, condotto dal sindaco
Bscardin, su: “Emigrazione
ed immigrazione: due temi a
confronto” con relatore
Adriano Benedetti ambasciatore italiano a Caracas
attualmente Direttore generale per gli italiani all’estero
delle politiche migratorie del
ministero Affari esteri. “Anch’io – ha detto – sono figlio
di vicentini, ma in 35 anni di
www.giornalealtopiano.it
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Da quarant’anni un omaggio e
un ricordo per tutti gli emigranti
carriera ho potuto parlare di
politiche migratorie solo
quando sono emigrato in
Venezuela. I nostri concittadini, dopo anni di sacrifici e
difficoltà legate alle diverse
politiche che hanno sostenuto in governi, hanno vissuto
momenti difficili e tremendi,
ma sono riusciti a raggiungere posizioni di prestigio nei
paesi dell’America latina
(Venezuela, Brasile, Argentina). E’ stata una vera
epopea e si calcola che negli
ultimi 100 anni almeno 30
milioni di italiani abbiano lasciato la nostra nazione per
stabilirsi in un paese straniero dove poter garantire un
avvenire migliore ai loro figli”. Parlando di immigrazio-
Deserta l’asta per
l’ex ambulatorio
E’ andata deserta l’asta per la vendita dell’ex ambulatorio
medico di Laverda (utilizzato dai medici condotti dei comuni che gravitano sulla frazione: Lusiana, Salcedo e
Marostica). Il prezzo base di partenza era stato fissato in
140 mila euro ma alla scadenza nessuna offerta era stata
presentata per cui in questi giorni l’Amministrazione comunale è costretta ad indire un’altra asta partendo da un
prezzo base più basso.
Nella foto, l’ex ambulatorio medico di Laverda a cui
asta all’incanto è andata deserta.
ne ha osservato che il fenomeno ha aspetti contrapposti
perché ogni giorno a
Lampedusa sbarcano cittadini dei paesi del Nord Africa
senza regolare permesso di
Il dodicesimo trofeo
Memorial Saba
Il ristorante pizzeria “Da Maino”
di Conco ha vinto il “Memorial
Giovanni Saba” giunto alla
dodicesima edizione. La compagine conchese ha battuto per 2 a
1 la compagine del “Marmi 2 C”
di Conco. Terzo posto per il “RistoranteAlla Torre” di Fontanelle
che ha vinto, dopo i calci di rigore, per 6 a 5 contro il “Ristorante
Ciclamino” di Fontanelle di
Conco. Riconoscimenti, coppe e
premi sono andati al miglior giocatore del torneo risultato Andrea Dalle Nogare (Ciclamino),
al miglior portiere risultato
Cristian Pozza (Ciclamino) e al
miglior realizzatore Daniele
Ziliotto (ristiorante “Da Maino).
Il premio di 700 euro, riservato
alla formazione prima classificata, è stato devoluto dai gestori del
ristorante “Da Maino” alla fondazione “Città della speranza” di
Padova..
soggiorno, in condizioni disperate. Trovano sistemazione in
Italia perché il nostro Paese
ha bisogno di mano d’opera
straniera. Altre persone trovano posto nell’assistenza domestica perché in questo
settore nella nostra società
c’è un vuoto. Le loro rimesse, calcolate in 5 6 milioni
di euro, sono un beneficio
per gli stati da cui provengono come lo sono state
per l’Italia le rimesse dei
nostri connazionali emigrati in Europa, in America e
in Australia. È intervenuto
anche il presidente dell’Ente
Vicentini nel mondo Pino
Sbalchiero che ha tracciato
una panoramica dei vicentini
all’estero e ha spiegato che è
stata inviata una petizione al
governo perché i cittadini italiani residenti all’estero vengano inseriti nell’elenco
dell’AIRE per l’esonero dal
pagamento dell’ICI ai comuni
di nascita. A Velo, il vescovo
emerito di Vittorio Veneto
mons. Alfredo Magarotto, celebrando la messa con don
Valentino Grigiante, nella cornice dei labari e bandiere delle
associazioni
combattentistiche e d’arma e
dei circoli vicentini all’estero,
ha sottolineato come “sa di
sale il pane guadagnato in ter-
ra straniera”. Al termine della
cerimonia il presidente
Sbalchiero ha consegnato al
sindaco Boscardin la “Lusiana
targa d’oro” numero 40 che il
primo cittadino lusianese ha ritirato perché venga conservata nella chiesa di Santa Maria
degli emigranti “A perenne ricordo di quanto hanno voluto
che venisse eretta negli anni
Sessanta una chiesa dedicata
a Santa Maria degli emigranti, oggi fulcro ed immagine
di un fenomeno che è stato
per molti versi determinan-
te nella storia dell’Italia e
del Vicentino”. Un’altra
ventina di targhe ricordo, in
occasione del 40.o anniversario di inaugurazione del
tempio, sono state consegnate ai protagonisti di ieri
e di oggi della Giornata dell’Emigrante e di tutti coloro che hanno voluto venisse costruita la chiesa come
i lusianesi emigrati nei paesi europei e nelle americhe
che hanno mandato il loro
contributo, la cui testimonianza è il tempio di Velo.
PRESENTATO IL LIBRO ROSSO
Per la serie “Incontri con l’autore” si è svolta nella sala
consiliare del Palazzon, organizzata dalla biblioteca civica, la presentazione del libro del lusianese Luciano
Brazzale “Il libro rosso. Le morti bianche” (La Serenissima). Nel corso della serata è stata messa a fuoco la
serie di morti sul lavoro che ha creato una catena di lutti
anche nel Vicentino. Il dibattito si è soffermato anche
sul sottotitolo dell’opera “Diventare paladini della sicurezza” che ha fatto emergere la necessità di un’opera di
prevenzione massiccia per limitare la catena di decessi
per cause di lavoro.
Come tradizione, gli alpini del gruppo “Matteo Bonato” di Santa Caterina e “Gabriele Cantele”
di Lusiana si sono tolti gli scarponi per mettersi le scarpe da calcio e confrontarsi in una
partita svoltasi al campo di Santa Caterina. Hanno avuto uno spiccato senso del gol le penne
nere di Lusiana che hanno inflitto un perentorio 7 a 1 agli alpini di Santa Caterina. Tutto si è
risolto in amicizia e con una “rancio” alla maniera “scarpona”.
Nella foto, le squadre dei due sodalizi alpini che si sono confrontate.
Grafica Altopiano
Una partita “scarpona”
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Magdi Cristiano Allam. A cinquantasei anni un grido: “Grazie Gesù!”
PERSONAGGI
Pagina a cura di
don Marco Pozza
Attaccato e divorato dal cancro, Gabriel Marquez, scrittore sud-americano, s’aggrappò
alla poesia per tratteggiare il suo
testamento. E lo lanciò, scialuppa tra mille scialuppe, nel
mare di internet: “Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera
felicità sta nel risalire la scarpata”. Non nominò poderi,
terre e appezzamenti. Immobili, soldi liquidi e investimenti
ma spalancò l’anima per spartire la fatica appassionante della
ri-salita. Perché la vita è ri-salita: sali, t’aggrappi, t’innalzi,
t’ingigantisci, cadi. E riparti. La
vita, la montagna, la carriera.
La fede è risalire. Impediti a
dormire perché è impossibile
essere latitanti quando si è ricercati da Dio. Ne fece le spese il Giona della Scrittura Sacra che apprese su di sé quello
che il pavido don Abbondio imparò dal Cardinale Borromeo:
sottrarsi alla propria missione
non procura salvezza, mentre
l’assumerla è il solo azzardo
che vale la pena di correre. Rischiando l’accecamento, tanto forte è la sua lucentezza.
Agostino di Tagaste lo scrisse
con la sua convertita freschezza: “Meravigliosa è la profondità delle tue rivelazioni: il
gettarvi lo sguardo dà i brividi” (Confessioni, 12,14). Ma
chi esce da quell’abisso di luce
raccoglie il mantello della profezia.
Lui era Allam Magdi, figlio di
donna Safeya. Egiziano con
l’Italia nel cuore. Fino a sceglierla come sua patria.
Musulmano moderato, laico,
liberale, non praticante. Giornalista. Il 22 marzo 2008 dall’Alto arriva un taglio netto: non
sarà più Magdi Allam, bensì
Magdi Cristiano Allam. Raddrizzato il nome: vecchio trucco dell’Uomo di Nazareth. In
quel nome aggiunto la sfida
indomita di un uomo che in
Gesù di Nazareth ha scoperto
il contesto armonioso e naturale nel quale abbeverare i fiori
che lo hanno sempre affascinato: i diritti umani, la sacralità
della vita, la non negoziabilità
di certi valori. Preoccupato più
dalla debolezza dell’Occidente
che dalla forza dell’Islam, urla
con coraggio l’esigenza di ritrovare l’anima, il rischio del
silenzio, la pavidità della
collusione. Minacciato pesantemente a morte, la sua vita dà
ragione a quello che scrisse un
L’ho udito all’orecchio, lo grido dai tetti
Il fondamentalismo islamico. La distrazione colpevole dell’Occidente
L’oblio assurdo di Dio. Fede e Ragione. Storia di una conversione
anche a rischio di morire, per
difendere il diritto alla vita dello
Stato ebraico. Quello che ho
voluto evidenziare riferendomi
ad un processo reale avvenuto
negli ultimi 50 anni, è che se
non si rispetta pienamente la
sacralità della vita e il diritto alla
vita di tutti senza alcuna eccezione, si partoriscono criminali. Fin tanto che si fa un’eccezione a delinquere, quella eccezione si trasforma in una falla che finisce per mettere in
moto un mostro ideologico che
cammina man mano con gambe proprie e che fagocita nella
sua predicazione di odio, di violenza e di morte sempre nuovi
soggetti: inizialmente Israele,
poi il popolo ebreo, i cristiani, i
musulmani laici moderati.
giorno A. Kiarostami, un regista israeliano: “Come può vivere una vecchia tartaruga 300
anni ignara del cielo?” Un
uomo che ha accettato di farsi
spogliare dalla Parola di Dio.
Sillabe pesantissime che ti riducono all’essenziale. Ti privano del guardaroba. Ti tolgono
di dosso gli abiti che finora hai
considerato assoluti. Ti fanno
sentire povero. Come una bisaccia vuota. Pronta ad essere
riempita di cielo.
Perché la fede è ri-salita. Straziante. Lancinante. Luminosa.
A cinquantasei anni un grido:
“Grazie Gesù”. Cosa capita di
così eccezionale nell’animo di
una persona da costringerla a
rileggere l’interezza di una vita
fino al punto d’abbracciare
una religione esigente com’è il
cristianesimo?
Sono due percorsi distinti, anche
se
certamente
interagiscono all’interno dello
stesso cammino. Non ho abbracciato il cristianesimo per
aver rinnegato l’islam. Ciò che
mi ha convinto della bontà della fede cattolica è stato essenzialmente l’incontro con tanti
autentici testimoni di fede che
per me in quel momento hanno rappresentato il Gesù Vivente. Persone che mi hanno coinvolto nell’insieme della mia umanità trasmettendo delle opere
buone senza nessuna intenzione di proselitismo. Erano religiosi, laici italiani cattolici che
ho conosciuto a Il Cairo, la mia
città natale, frequentando per
14 anni consecutivi la scuola e
il collegio italiano (prima la
scuola comboniana e poi dai
salesiani). Questo incontro e
questa trasmissione della fede
“Conosci qualche storia bella da condividere? Un mestiere
antico, una passione giovane, una persona sconosciuta ma
splendida? Un pastore, uno studente, un politoco, un insegnante, uno sportivo, un anziano? Manda un’email a
luperino@hotmail.com. Noi la contatteremo e costuiremo
assieme l’intervista. Sarà un modo elegante per raccontare
la vita, la storia, l’unicità della nostra terra dell’Altopiano
d’Asiago”
tramite delle opere buone hanno emulato le gesta di Gesù e
mi hanno inizialmente trasmesso una concezione profondamente etica della vita. Una vita
in cui i valori sono sempre stati
al centro della mia formazione.
Ora sei membro vivo della comunità cristiana, un giardino
che ospita il grano e la zizzania
con l’imperativo divino di non
estirparli frettolosamente. Cosa
ti preoccupa maggiormente: la
forza dell’Islam o la rassegnazione dell’Occidente cristiano?
Sono due facce della stessa
medaglia che mi preoccupano
assai. Attualmente il male profondo che imperversa all’interno dell’Occidente cristiano è
un relativismo etico, valoriale
culturale e religioso che porta
a mettere tutto e il contrario di
tutto nello stesso piano. E a
considerare tutte le religioni
uguali a prescindere dai loro
contenuti. E’ il male del politicamente corretto, quell’approccio che ci porta a non dire
e a non fare nulla che possa
urtare la suscettibilità altrui o far
scaturire un atteggiamento aggressivo da parte dell’altro. La
combinazione tra il relativismo
e il politicamente corretto è di
fatto la perdita della propria
anima, della certezza della verità e della propria libertà e dignità finendo per non guardare
più in faccia la verità. O, tutt’al
più, a tenerla nascosta dentro
per paura della reazione che potrebbe aversi manifestandola
pubblicamente. L’Europa è un
gigante dai piedi d’argilla: solo
dandosi un’anima potrà capire
chi è e dove vuole arrivare. Mi
convinco sempre più che il futuro dell’Occidente dipenda dal
radicamento della verità in noi
e dalla voglia di essere protagonisti della nostra storia. Vinceremo la perdita di valori
recuperando la sapienza, il passato, la bellezza. Mettendo da
parte la povertà di spirito, la
pavidità, la collusione ideologica con coloro che non vogliono il nostro bene.
Il tuo battesimo poteva essere
l’occasione bella di scambiarsi gli auguri di Pasqua festeggiando una Risurrezione
attualizzata. S’è trasformato,
invece, in una fucina di critiche, di maldicenze, di superficiale lettura di un’esperienza
travagliata di fede.
Vorrei chiarire questo: la gran
parte delle reazioni che ho ricevuto tramite le email, gli sms,
le telefonate sono state tutte positive. C’è stata purtroppo una
parte di cristianità che ha
espresso delle critiche. Critiche
che talvolta affondano una radice dell’ignoranza. Ed è singolare che di questa ignoranza
si siano resi paladini persino pastori della chiesa che hanno
auspicato che il mio battesimo
potesse avvenire quasi in sordina. Ora: io ero ignorante perché ero un neofita, perché ho
imparato man mano e continuerò ad imparare. Però una cosa
ho constatato: è vero che il battesimo è un fatto personale, ma
non è un fatto privato. E’ un
fatto pubblico. Quindi la
pubblicizzazione del battesimo
e la sua affermazione sono parte
integrante di un’autentica fede
cristiana. Auspicare che il battesimo avvenga quasi in sordina è vergognarsi di essere cristiani. Mi ha preoccupato maggiormente questa reazione critica più che le condanne a morte che ci sono state dopo il mio
battesimo da parte degli estremisti musulmani, anche di quei
musulmani che abitualmente
vengono definiti come moderati.
Il titolo del tuo penultimo libro “W Israele” è sufficiente per
emettere nei tuoi confronti una
condanna a morte. L’ennesima.
Eppure è un inno alla vita.
Unito ad un riscontro: con
l’Islam potremmo intavolare
un dialogo solamente quando
riconoscerà la sacralità della
vita.
La bizzarria del destino ha voluto che fosse un musulmano
laico a battersi in prima linea,
F. Nietzsche di Lui disse: “Ha
veduto più in là di tutti”. Il nostro E. Olmi scrisse: “L’incontro con Gesù mi ha aperto prospettive straordinarie”. I contemporanei di Gesù esclamarono: “Nessuno ha mai parlato
come parla quest’uomo”. Chi
è per il cristiano Allam Gesù
di Nazareth?
Per me è Dio che si fa uomo
per condividere con l’uomo
delle esperienze di vita e per
fargli toccare con mano la bontà
del suo messaggio tramite delle opere buone. Facendoci
comprendere che la dimensione della testimonianza - quella
testimonianza che coinvolge
tutto l’insieme della nostra umanità (che non è solo falsa umanità, ma anche affetti, sentimenti e fede profonda) - e l’azione,
che si traduce nella realizzazione del bene comune e dell’interesse della collettività, costituiscono la manifestazione genuina dell’essere cristiani.
Si ribaltano le prospettive: da
intervistatore ad intervistato.
Chi è Magdi Cristiano Allam?
E’ una persona di buona volontà che ha sempre perseguito la verità e ha sempre lottato
per la libertà nella convinzione
che, così come dice il Vangelo,
“La verità vi farà liberi”.
Certo che verità e libertà siano
due realtà, due lati della stessa medaglia che non possono essere disgiunti.
La professione era umilissima: ferroviere e saggista. Ma
le parole del convertito francese Leon Bloy (1846 –
1920) divennero dense di
tempestosa profezia: “Verrà
un giorno in cui gli uomini
saranno così stanchi degli
uomini, che basterà loro
parlar di Dio per vederli
piangere”. Magdi Cristiano
Allam ha raccolto la sfida.
Convincendosi e convincendo.
“Sapienti sat” (“questo basta a chi capisce”) solevano
dire gli antichi romani. Grazie Gesù!
Magdi Cristiano Allam, mentre autografa i suoi
libri alla libreria Giunti al Punto di Asiago
Magdi Cristiano Allam è vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. Nelle vesti di editorialista e di inviato speciale si occupa di immigrazione e integrazione, identità nazionale e
democrazia, islam e terrorismo. Laureato in Sociologia all’Università La Sapienza di Roma, si è specializzato nello studio delle
comunità musulmane e dei mass media arabi. Studioso appassionato e appassionante, è ripetutamente vittima di minacce di morte che lo costringono ad una vita rigidamente sotto scorta. Memorabile la notte del 22 marzo 2008: durante la Veglia Pasquale
riceve per le mani del Santo Padre i tre sacramenti dell’iniziazione
cristiana – Battesimo, Eucaristia e Confermazione - portando
così a compimento la sua personale storia di conversione dall’Islam
al Cristianesimo. L’ultimo libro Grazie Gesù, presentato nell’ambito degli incontri organizzati dalla libreria Giunti al
Punto in collaborazione con il comune di Gallio, racconta la
storia di tale percorso. Immensa la sua produzione letteraria e
giornalistica. Cura il forum “Noi e gli altri” sul sito del Corriere.
E’ opinionista e commentatore nelle trasmissioni televisive di
Mediaset. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. L’ultima novità è il suo sito www.magdiallam.it attraverso il quale promuove un movimento per la riforma etica della
cultura politica e delle istituzioni pubbliche in Italia.
8
Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
21
“Chi ha paura muore ogni giorno”
CULTURA
Quindici, come gli anni di attività politica, deputato e senatore per quattro legislature, sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000. Giuseppe Ayala ha fatto parte
per tutta la sua durata del
Pool antimafia di Palermo,
rappresentando l’accusa nel
Presentato a Gallio davanti ad un folto pubblico il primo libro del giudice Giuseppe Ayala
maxiprocesso che ha visto
475 imputati, più di 2000 reati contestati, 270 persone, i
vertici di Cosa Nostra, alla
sbarra. Ancora quindici anni,
questa volta dopo gli attentati di Capaci e via
D’Amelio, per dare alle stampe il libro, “Chi ha paura
muore ogni giorno. I miei anni
con Falcone e Borsellino”,
presentato al Cineghel davanti ad un folto pubblico. Una
verità che, non senza sofferenza, l’autore è andato a
ripescare nel cassetto dei ricordi che partono agli inizi
degli anni ’80, anni nei quali
Successo per il 17° Meeting dell’Amicizia
si poteva pronunciare la parola mafia solo dopo aver
chiuso l’uscio di casa, che
hanno anche visto nascere
l’amicizia e la collaborazione con Falcone e Borsellino.
Il primo, il più grande esperto di mafia al mondo, fu da
questa eliminato con 500 kg
di tritolo, evidente l’intento di
affermare il proprio potere
sul territorio. Una fine simile
Ospiti il magistrato Giuseppe Ayala ed il palentologo Giampaolo Dalmeri
Una serata rotariana, in occasione del 17° Meeting dell’Amicizia, all’Hotel Gaarten
di Gallio; a promuoverla in
stretta collaborazione i
Rotary Club di Bassano del
Grappa e di Asiago Altopiano
Sette Comuni. E’ stata l’occasione per la prima visita
ufficiale sull’Altopiano del
nuovo Governatore del Distretto Rotary n° 60, Alberto
Cristanelli; l’incontro conviviale è stato preludio al successivo appuntamento culturale con ben due prestigiosi
ospiti d’eccezione.
Da un lato il magistrato ed
ex senatore Giuseppe Ayala,
che nel pomeriggio aveva
presentato al Cineghel il suo
Giuseppe Ayala mentre
riceve un libro dono
libro “Chi ha paura muore
ogni giorno”, ha brevemente
riassunto ai presenti il senso
di questo libro “nato dalla
voglia di raccontare come
vivevamo in quegli anni,
senza polemiche ma solo
con ragionamenti e fatti. Il
libro non è più quel diario
che voleva essere in partenza ma un libro dai toni
contrastanti da consegnare soprattutto ai giovani
per farli riflettere”; molti
non hanno mancato l’occasione per acquistare il volume e farselo autografare e
dedicare dal prestigioso ospite.
Relatore ufficiale della serata
il prof. Giampaolo Dalmeri,
paleontologo trentino che ha
svolto la sua relazione dal titolo “Arte e ritualità nella
lontana preistoria di Riparo Dalmeri”; un interessantissimo ed avvincente racconto di quasi vent’anni di
scavi in un sito altopianese,
una grotta a circa 1200 metri
di quota che è risultata essere un insediamento dell’età
della pietra, risalente al
paleolitico superiore, un sito
“specializzato” per la caccia
allo stambecco, usato stagionalmente, che con le verifiche al carbonio 14 è risultato
risalire a 13000 – 13400 anni
fa. Il prof. Dalmeri ha proposto e commentato con dovizia di particolari una lunga
ed intrigante serie di
dispositive sui ritrovamenti sia
di ossa animali (ma anche
squame o denti di pesci, ad
esempio) e di reperti anche
umani (per esempio ben sette denti da latte di altrettanti
bambini dell’epoca) che di
pietre dipinte con ocra gialla
e rossa, raccolte, catalogate
e studiate in questi 18 anni di
lavori non ancora conclusi.
La serata ha evidentemente
soddisfatto gli appetiti, e non
solo quelli enogastronomici,
dei molti presenti, tornati a
casa con nozioni e con stimoli
culturali nuovi ed interessanti.
Cesare Pivotto
anche per il secondo, che aveva
sempre la battuta
pronta, un’ironia
fortunatamente
innata. Ma non
paura. “Chi ha paura muore ogni
giorno, chi non ha
paura muore una
volta sola”. Anche
per Ayala l’ombra
dei preparativi di
un attentato. Ma
come ricordava il
Generale Dalla
Chiesa “La mafia
uccide quando sei
ritenuto pericoloso
ed isolato”.
E per Ayala è probabilmente
mancato il primo requisito.
Così, dopo due anni di aula
bunker, al suo ritorno in ufficio il pubblico ministero ha
trovato la scrivania coperta di
fascicoli di furti di corrente
elettrica dell’ENEL. Nell’aprile 1992 la vittoria alle elezioni e una nuova vita a
Roma. Giovanni Rattini
Alla galleria Busellato serate tra arte e scienza
Nei sabato sera di agosto la
galleria d’arte Busellato propone un viaggio tra arte e
scienza. La prima serata, tenuta da Angelo Adamo, è stata dedicata all’astronomia e
alla divulgazione scientifica
anche attraverso i fumetti e
le illustrazioni. Adamo è
astronomo, musicista jazz e
illustratore per conferenze e
riviste scientifiche nonché
fumettista con soggetti sempre riferiti alla scienza e ha
presentato al pubblico il suo
lavoro nella divulgazione
scientifica esponendo all’interno della galleria articoli e
disegni che ha realizzato per
le riviste scientifiche per cui
collabora. Poi per intrattenere il pubblico si è esibito in
alcuni pezzi jazz per completare una serata di sicuro interesse.
“Per questi appuntamenti la
galleria si trasformerà in una
piccola fabbrica di esperien-
ze - spiega Antonio Busellato
– I prossimi appuntamenti
saranno con due giovani artisti di respiro internazionale,
Marika Vicari e Jernej Forbici, con un’incontro, in programma il 9 agosto, intitolato
“Dalla natura” e poi il 16 agosto con una serata con Francesca Mascotto e il suo
reportage su quattro grandi
regioni di India alla ricerca di
volti e antichi oggetti rituali”.
Gerardo Rigoni
Pittori riuniti in Comune di Roana
La pittura estemporanea ha messo radici a
Roana. Ripetendo una rassegna che ha riscosso grande successo l’anno scorso un
gruppo di artisti vicentini hanno fissato due
appuntamenti di pittura estemporanea nel
roanese con il patrocinio del Comune e
dei pro loco locali.. Il primo in programma al 16 agosto a Tresché Conca è solo
un assaggio con una ventina di artisti che
realizzeranno i loro quadri al momento
davanti al pubblico, pitture che spaziano dai ritratti, ai paesaggi, al contemporaneo. Il secondo appuntamento invece è fissato al 31 agosto a Monte Zovetto a Cesuna e raccoglierà
una quarantina di artisti dal Triveneto per una
rassegna tra le più grandi della zona.
Per chi fosse interessato a partecipare potrà
contattare l’organizzatore Niccolò Piras al
338.8380371 per dare la propria adesione.
G.R.
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l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
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Presentato il libro di Danillo Finco
CULTURA
E’ stata un vero successo la
presentazione del libro
«Gallio, toponomastica e
microstoria» del prof. Danillo
Finco, ex docente dell’Istituto
Superiore di Asiago che, da
sempre attento e sensibile alle
tematiche di ordine storico
della sua terra natìa, spesso si
è dedicato ad una solerte, attenta e minuziosa ricostruzione di fatti e periodi storici riguardanti in particolare proprio
il suo paese natale. Questa
sua terza fatica editoriale, visto che, oltre ad aver pubblicato e redatto svariati saggi ed
articoli sempre di carattere storico, in passato è stato già autore de “Il Colle Ferragh”
(pubblicazione del 1996 in occasione del 50° anniversario
della posa della prima pietra
del Sacello) e di “Le origini
e lo sviluppo dell’identità
cristiana nella comunità di
Gallio” (pubblicato nel 2002).
Venerdì 1° agosto era gremita “in ogni ordine di posti”
la Sala Consiliare del Munici-
Gallio, toponomastica e microstoria
Il volume realizzato grazie al Comune - Bonato “Un monumento per la gente di Gallio”
pio galliese che ha
ospitato l’atteso
vernissage per
questo volume di
oltre 400 pagine di
grande formato,
interamente
“sponsorizzato”
dal Comune di
Gallio, che, dopo
un’introduzione di
carattere storico
ed una sequenza di
tavole a colori, propone ben 16 sezioni in cui viene suddiviso il territorio
del Comune per
analizzarne
toponimi e relativi
significati in un’originale analisi non
solo linguistica ed
etimologica ma
che si amplia fino a diventare
una sorta di “riassunto storico”; prima dei ringraziamenti
finali il libro dà spazio anche
ad un piccolo vocabolario, una
raccolta dei vocaboli cimbri
ancora in uso nella comunicazione orale in paese. Un’opera di “peso” (e non solo dal
punto di vista della bilancia)
frutto di due anni di lungo,
certosino, attento e puntuale la-
Le omelie di Padre
Fantacci raccolte in un libro
E’ stata pubblicata dalla Tipografia Moderna di
Asiago la raccolta delle
Omelie di p. Alfredo
Fantacci dei Padri Scolopi
di Firenze, deceduto la notte di Natale del 2006. In
questo modo si è ritenuto di
rendere omaggio alla sua
memoria, poiché fin dagli
anni ’70 trascorreva ad
Asiago presso i Padri
Cavanis soggiorni estivi e
invernali con gruppi di ragazzi e si era affezionato,
per non dire innamorato del
nostro Altopiano e della sua
gente. Infatti aveva stretto
una forte amicizia con molte
persone, con molte famiglie,
con gli Alpini, con i quali
condivideva i valori di sana
amicizia e di solidarietà che
contraddistinguono la Famiglia alpina.
Per molti anni fino al 2006,
pur con una gamba amputata e in carrozzella, era
presente la
terza domenica di agosto al
Parco della Rimembranza,
concelebrava la S. Messa
e ci teneva a
fare l’Omelia in onore dei
Caduti e Dispersi in Russia.
Le Omelie venivano poi riprodotte in numerose copie e distribuite alla fine
della Cerimonia, per cui
è
stato
possibile
recuperarle grazie alla disponibilità di molte persone che le avevano trattenute e ai suoi nipoti di
Firenze e alla sorella, che
saranno presenti il 24
agosto di quest’anno alla
Cerimonia. I libri saranno distribuiti dopo la S.
Messa con un’offerta libera, che sarà devoluta
alle Missioni degli
Scolopi nel mondo.
Edoardo Sartori
voro di ricerca
solo archivistica e
documentale ma
anche di raccolta
di un insieme di
testimonianze
vere, autentiche,
colte dai diretti
protagonisti, dagli
anziani del posto,
dai suoi compaesani, grazie alle
quali l’autore ha
ricomposto fatti,
situazioni, luoghi,
episodi, la storia,
insomma, del suo
paese natìo, al
quale è legato da
profonde radici.
Dopo una canzone l’introduzione
in lingua cimbra
fatta
da
Pierangelo Tamiozzo e la sua
chitarra, è toccato al
vicesindaco ed assessore alla
cultura del Comune di Gallio,
Gianni Rossi, fare gli onori di
casa porgendo il saluto ai pre-
Incontri con l’autore
Due
appuntamenti
sull’Altopiano per Alessandro
Gualtieri, il presidente del
Centro Studi Informatico sulla Grande Guerra e web
master
del
sito
www.lagrandeguerra.net
presenterà il suo ultimo libro
venerdì 15 agosto alle ore
17.00 presso la Sala
Consiliare di Asiago, mentre
il 16 sarà a Cesuna al Centro
Sociale Cinema Palladio, ore
21.00.
La guerra in
mostra a Rotzo
Si conclude domenica 10
agosto l’esposizione di
reperti bellici allestita
presso le scuole elementari di Rotzo. Gli oggetti
tolti dai campi di battaglia sono i protagonisti di
questa mostra, residuati
bellici, oggetti personali
della truppa e documenti
originali pubblicati all’epoca del conflitto rappresentano il frutto della
ricerca di Giancarlo Rovini, Andrea Slaviero e
Roberto Stevanin.
Orari: al mattino 9.30 –
12.00, pomeriggio 17.00
– 19.00
Conferenze su “Gemme e fossili”
Si tiene ad Agosto ad Asiago un serie di conferenze su “GEMME E FOSSILI” tenute dal
Prof. Paolo Rodeghiero Docente dell’Università di Padova. Il programma: Lunedì 11 “Le
gemme di colore”; Martedì 19 “Le pietre dure”; Venerdì 22 “La fossilizzazione”; Martedì
26 “I dinosauri”.
Gli incontri si terranno presso Aula di musica Scuole Elementari di Asiago, in Via Leiten
con orario dalle 21,00 alle 22,30. Si richiede puntualità (tel: 0424/463140). Il Costo di
partecipazione x 2 lezioni è di euro 15,00.
senti “Siamo orgogliosi di
aver contribuito alla nascita di quest’opera principalmente perché si tratta di un
libro d’amore dell’autore
verso la propria storia e le
proprie radici – ha detto –
quello di Danillo per il proprio è un amore che commuove e fa riflettere … E’
stato un lavoro puntiglioso.
Ore ed ore dedicate al
recupero di dati, situazioni,
momenti di vita da affidare
alla carta stampata per sollecitare conoscenze, nella
fondata speranza che potrà
incidere le nostre coscienze”. “Un grazie riconoscente a Danillo Finco – ha concluso – e che il suo sforzo e
la sua testimonianza possano colpire, intenerire, ravvivare quel sentimento che
lega la gente di Gallio al suo
paese affinché possano far
crescere il rispetto e l’amore per la nostra terra, suscitando in noi il giusto sentimento di qualcosa di così
importante qual è l’eredità
dei nostri padri”. E’ stata poi
la volta del prof. Sergio
Bonato, storico e letterato, presidente dell’Istituto di Cultura
Cimbra di Roana, esperto di
cultura e tradizioni locali ed
autore di svariate pubblicazioni in materia; nel suo appassionato intervento Bonato,
dopo aver definito l’opera un
“monumento a Gallio ed alla
sua gente” ha proposto, fra l’altro, alcune considerazioni derivate dallo sfogliare le pagine
del libro e legate alla terra
altopianese ed alla sua attualità “un altopiano – ha detto –
che non è stato dono della
Provvidenza ma che è stato
plasmato palmo a palmo da
generazioni di uomini che
hanno pian piano bonificato
il territorio e costruito i propri insediamenti … una montagna spesso in passato con-
siderata spazio di servizio
per la gente di città ed invece gli altri devono venire
sull’Altopiano rendendosi
conto di andare in casa d’altri per un turismo non più
solo di convenienza ma anche esperienza di convivenza e di incontro”; nel suo
“percorrere” il libro Bonato ha
poi sottolineato il ruolo della lingua cimbra “che stava scomparendo dell’indifferenza e
nel disprezzo” e che invece è
simbolo di questa terra; “Con
questo libro di cultura, esempio per i giovani di amore
per la propria terra – ha concluso – Danillo non ha voluto fare un’opera definitiva
ma creare una base per future ricerche e per un’evoluzione di quella storia speso
in passato vista solo come
quella di papi e re e che invece è e deve essere quella dei
popoli”. Da ultimo l’intervento
dell’autore, il prof. Danillo Finco,
che, dopo i ringraziamenti a coloro che lo hanno aiutato in questo viaggio sul territorio galliese
(un applauso ha accolto in particolare la citazione per Mario Valente “roccia”, recentemente
scomparso), ha illustrato la
metodologia seguita e le motivazioni del titolo ma soprattutto del
libro: intervenire prima che tutto
vada perduto, impedire che i
toponimi vadano sostituiti, avviare il recupero di ciò che resta e
ravvivare l’interesse e l’amore
per la propria terra, le proprie tradizioni, la propria cultura. Tutti gli
interventi sono stati vissuti con
intensità dai presenti e sottolineati con calorosi applausi. Il saluto
finale è giunto ancora da
Pierangelo Tamiozzo che ha proposto l’<l’inno dei cimbri>; per il
prof. Finco calorose felicitazioni
sono giunte copiose, tanto che ha
piacevolmente “dovuto”
autografare con dedica un gran
numero di volumi.
Cesare Pivotto
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Sabato 9 agosto 2008
RUBBIO
Pagina a cura di
Silvana Bortoli
Scrivere: buttar giù di getto parole per esprimere l’emozione, i
sentimenti, l’ispirazione che arriva improvvisa dalle piccole
cose che fanno parte della vita,
quella quotidiana, semplice,
normale. Per Maria Maddalena
Tasca, classe 1920, scrivere è da
sempre non solo una grande
passione, ma anche un bisogno
che quando si fa sentire non
può essere rimandato, uno sfogo che non può attendere, non
importa cosa stia facendo e cosa
abbia a disposizione per trasformare i suoi pensieri in parole e
dare vita a suoi componimenti.
“Quando ero piccola – racconta –non c’erano penne e pennarelli, mi capitava di scrivere
con il carbone, anche sui sassi!
Vedevo un fiore, un disegno,
pensavo a qualcosa, ed ecco
che mi veniva l’ispirazione.”
Non è stata una vita facile quella di Maria, che grazie a una memoria perfetta, racconta episodi della sua lunga esistenza
densi di particolari, nomi, fatti,
recitando a memoria molti dei
suoi scritti, siano poesie, brevi
racconti, lettere, moltissimi dei
quali non ha conservato, se non
impressi nel suo cuore. Il suo
cruccio è quello di non aver potuto andare avanti con gli studi, fermandosi alla terza elementare. Nata a Valrovina, abita a
Rubbio dal 1939, dopo il matrimonio. “Ho sempre amato scrivere - dice – fin da piccolissima. Purtroppo ho frequentato
la prima e seconda elementare a
salti, la mia famiglia era povera
e spesso prima di andare a scuola andavo a carità, ma me ne vergognavo e non lo dicevo alla
maestra, che quando venne a
saperlo mi aiutò, consegnandomi i compiti da fare a casa, e ri-
l’Altopiano
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23
“Quando mi sento ispirata a scrivere,
devo lasciar stare tutto il resto, e mettere
nero su bianco ciò che sento dentro”
Maria Tasca racconta la sua grande passione: scrivere, dove e quando capita. Innumerevoli
le poesie, i pensieri i racconti, le canzoni, che ha composto nella sua lunga vita
Maria Tasca
portarle quando potevo. Quando mio padre trovò lavoro per
un anno in Trentino e ci trasferimmo con tutta la famiglia, fu lì
che frequentai la terza elementare. Purtroppo la maestra non
aveva simpatia per me e mio fratello e gli altri bambini che arrivavano come noi dal Veneto, e
ci dava sempre la stessa pagina
da studiare. Ma una compagna
Quel volto
Il volte del Re è raggiante e ben curato
con aromi e unguenti profumati,
mentre il Tuo, o Gesù,
è macchiato di sangue
per quegli oltraggi.
Il diadema del Re è ornato d’oro,
pietre preziose e brillanti,
mentre il Tuo, o Gesù,
è fatto di spine pungenti
che trafiggono la gracile fronte.
Le mani del re sono morbide
e accarezzano i tesori
e le belle cose,
mentre le Tue, o Gesù,
sono grondanti di sangue
che scorre già per le tue braccia scarnite.
I piedi del Re calzano le pianelle dorate
e camminano nei tappeti di velluto
ornati di fili d’oro,
mentre i Tuoi, caro Gesù,
camminarono scalzi sopra i dirupi
verso il Calvario
con la pesante croce.
Il cuore del Re esulta
per il piacere del suo regno,
mentre il Tuo, o Gesù, gioisce
per la conversione dei peccatori,
merito del Tuo perdono e del Tuo amore.
La tua mamma, caro Gesù,
ci sorride e ci ama.
(Maria Tasca)
di classe con cui avevo fatto
amicizia mi passava i compiti di
nascosto e a casa la mamma ce
li faceva eseguire, facendoci tenere tutto da parte in una cartellina. Il giorno degli esami l’insegnante ci lasciò fuori dall’aula,
considerando che non fossimo
in grado di sostenerli perché
non preparati, ma arrivò il direttore e chiese spiegazioni. La
mamma ci aveva raccomandato
di portare la nostra cartellina con
tutti i compiti ben eseguiti, e
quando il direttore li vide chiese chi fosse stato a insegnarci,
saputo che era stata mia madre
ci fece tanti complimenti.” Tornata a Valrovina con la famiglia,
Maria non poté continuare la
scuola, la mamma lavorava e lei
doveva aiutare accudendo i fratelli e la sorella minore, andare a
procurare l’acqua lungo un percorso impervio e pericoloso,
raccogliere la legna per accendere il fuoco e cucinare. “Una
vita dura, tanto che, ripensandoci oggi – dice – sembra impossibile anche a me che fosse
proprio così, ma ricordo anche
bene come, nonostante la povertà, fossimo sempre contenti”. Nel 1935, Maria arrivò a
Rubbio per lavorare all’allora
Albergo Alpino (il Rubens di
oggi) e fu così che conobbe colui che diventò suo marito,
Domenico Brunello, classe 1912,
reduce dalla guerra in Africa.
Dopo sposata Maria continuò
a scrivere, in ogni momento ne
sentisse la necessità. “Mi svegliavo anche di notte, e mi alzavo a scrivere, qualsiasi ora fosse. Tenevo un quaderno pronto sulla credenza, e quando mi
veniva in mente qualcosa lasciavo stare tutto il resto e iniziavo a
scrivere. Ricordo che una volta
per farlo bruciai il pranzo che stavo preparando, arrivò mio marito
e dovette arrangiarsi preparandosi un panino, perché io sentivo
l’esigenza di finire. Quando terminavo le mie poesie o i miei racconti gli chiedevo “ti piace?”, lui
scuoteva la testa e diceva “ho
una moglie matta”, ma
A un bel fiore dei
in realtà era molto orgoglioso di questa mia
nostri monti
passione, tanto che
Margherita margherita
quando mi ruppi un
tu sei il fiore della vita,
braccio e non riuscivo
col tuo verde stelo fogliato
a scrivere fu lui a farlo
sei la regina del prato.
per me, mentre gli detUn lembo di sole è la corolla,
tavo le parole dell’ispii petali bianchi, scivolano fra le
razione del momento”.
dita degli amanti. M’ama?
Maria ricorda come scriNon m’ama? Sarò sua oppure o no?
vesse anche lettere per
Se dici di sì ti stringono a sé,
conto delle amiche ai
se dici di no ti lasciano cadere,
loro fidanzati, che quanma tu margherita sei sempre
do lo scoprirono si aril fiore della vita. (Maria Tasca)
rabbiarono parecchio,
tanto che andò a finire
che una coppia si lasciò.
Maria Tasca è dotata di
un sensibilità straordinaria, che si manifesta non solo fantasia, di ispirazioni improvviin ciò che scrive, ma anche nel- se, di parole da mettere insieme e
l’indovinare tante cose, nel pre- dedicare a qualcuno o qualcosa.
vedere fatti che poi si avverano. “Ora, purtroppo – dice Maria con
I suoi testi hanno dei protagoni- tristezza e sofferenza – i dispiasti preferiti: Maria Bambina ceri coprono tutto, nella scatoletta
(patrona di Rubbio), Gesù croce- della fantasia entrano solo pensieri
fisso, il suo paese, la fede, l’amo- brutti, e io non riesco più a scrivere
re, la vita, i pensieri per i suoi ni- nemmeno una parola”. Maria conpoti e pronipoti. Scrive non solo fida come tutta la sua voglia di scriracconti e poesie, ma anche can- vere, che sembrava inesauribile, sia
zoni, o brani misti, da recitare e scomparsa all’improvviso, poco
cantare, e poi le propone soprat- più di un anno e mezzo fa, quando
tutto in occasione di feste e in- sua nipote Monica è rimasta gracontri per anziani. Nel 2000 la Co- vemente ferita in un incidente stramunità Montana ha raccolto al- dale in località Campomezzavia: pacune sue opere in un libricino, ralizzata dalla vita in giù e costretta
alcune copie sono state spedite su una sedia a rotelle, in quest’ultianche in America e Australia; nu- mo periodo è passata da un ospemerosi sono gli attestati, le tar- dale all’altro. Da allora anche la voghe e i riconoscimenti che ha ri- glia di scrivere di Maria è come pacevuto partecipando anche a ralizzata. Ma dopo averla sentita racconcorsi poetici. Ma tanto mate- contare la sua dura vita e la gioia
riale è andato perso, perché non con cui l’ha vissuta, non possiamo
c’era nemmeno il posto per con- non augurarle che possa ritrovare
servarlo, se non direttamente presto il gusto di scrivere che l’ha
nella sua testa. In quella testa accompagnata sempre, e con esso
speciale, che per tanto tempo ha la serenità che in questo moospitato una scatoletta colma di mento le sembra così lontana.
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
24
Le pagine più belle di Mario Rigoni Stern
Pagina a cura di
Giovanni Dalle Fusine
Prosegue l’omaggio allo scrittore altopianese scomparso recentemente. Si tratta di frammenti che hanno reso il “Sergente” famoso nel mondo. Situazioni viste attraverso l’occhio del
soldato, del cacciatore, del pacifista e del naturalista. Piccole icone di letteratura di cui è
piacevole la rivisitazione, ripensando a chi le ha scritte, al suo modo di essere.
Dal libro Sentieri sotto la neve, edizione
Einaudi
Nevi
[…] Brüskalan, mi diceva l’Amia Marietta, la
zia del nonno; ed era questa la prima neve dell’inverno, quella vera. Nevicava, nevicava, anche a ottobre e a novembre, ma la neve
autunnale è una neve fiacca , flaccida, che interrompe il pascolo delle vacche sui prati falciati in settembre e il lavoro del bosco quando
il terreno non è ancora gelato. Ricordo il fastidio che dava, il Giorno dei Morti, quando le
ghirlande di latta e le felci vere di bosco sgocciolavano sulle tombe ripulite; e quando nel
bosco non ancora del tutto spoglio si andava al
taglio del faggio d’uso civico: come malvolentieri si lavorava con le mani che gelavano, e
come la neve si attaccava agli scarponi. È così
che ho imparato che la neve fradicia raggela più di quella
farinosa.
Ma quando brüskalanava era diverso. Il terreno dopo l’estate
di San Martino era ben gelato e risuonava sotto le nostre
scarpe chiodate con le brocche e giazzini. Lo si sentiva nell’aria l’odore della prima neve: un odore pulito, leggero; più
buono e grato di quello della nebbia. Di quella nebbia sana,
intendo, che veniva una o due volte l’anno al tempo del passo
delle allodole. Alzando lo sguardo verso nord vedevi un tenue grigiore che dalle cime raggiungeva i boschi e si abbassava verso il paese. E la punta del campanile e le campane
erano già dentro il grigiore lattiginoso e poi anche la chiesa, i
tetti delle case più alte. Sulle strade polverose, sulle cataste
di legna, sui cortili e sopra le nostre teste arruffate cadevano
le prime stille. Aprivamo la bocca verso il cielo per sentirle
sciogliersi sulla lingua.
In breve la neve copriva la polvere delle strade, l’erba secca
sui pascoli, la segatura di faggio nei cortili, le tombe nel cimitero. Le voci, i rumori del paese, i richiami dei passeri e degli
scriccioli si facevano lievi, e a questo punto la brüskalan
diventava vera snea: neve abbondante leggera giù dal molino del cielo. E noi si andava trepidanti in soffitta a prendere
gli sci e le lame, i nostri slittini monoposto: oggetto e nome
che ho trovato identici in Scandinavia e che non hanno nulla
a che fare con l’italiano lama.
Si sciava e si slittava sulla la strada che scendeva verso la
piazza, sfidando la guardia comunale e le sgridate delle madri e delle nonne, che andavano a messa scivolando sulla
neve indurita destinata a diventare ghiaccio vivo, che nemmeno lo spazzaneve tirato da dodici cavalli sarebbe riuscito a
intaccare. Questo più di settant’anni fa. Forse avevo cinque
anni quando uno zio, che era stato alpino dal 1913 al 1920, mi
legò agli scarponi due tavole arcuate che chiamavano skj e
io mi buttai giù per la pista, che era poi la neve ammucchiata
davanti a casa dallo spazzaneve e dalla spalatura dei cortili:
un bel mucchio che superava i recinti e i pilastri del cancello
e che a noi bambini sembrava altissimo. Con i badili e le
palette del focolare lo lisciavamo verso la discesa della strada; per salirci sopra avevamo scavato dei gradini: - Pistaaa!
Poi l’inverno diventava più lungo; le scorte di legna si assottigliavano perché il focolare mangiava, mangiava; come pure
mangiava la stufa nella stua. La sedia del nonno era vicina
alla stufa, era lì che amava fumare la pipa e io, quando rientravo bagnato e infreddolito, mi mettevo tra la sedia e la stufa per appoggiare la schiena al caldo della parete. L’Amia
mi brontolava perche diceva che mi cucinavo il sangue. […]
Brano tratto da Le stagioni di Giacomo, edizioni Einaudi
Capitolo 22
L’estate si trascinava. Dopo il taglio del fieno arrivarono i
primi villeggianti; per lo più ammalati di polmoni che venivano quassù per cercare nei boschi un po’ di salite. Malgrado il
divieto di accattonaggio che sempre restava in vista all’entrata del paese, erano pur sempre tanti i poveri che bussavano la carità sulle porte delle case. Quando arrivavano i soldati per il campo o per le manovre molti ragazzi con i recipienti di fortuna andavano a chiedere quello che restava del
rancio; o per mezza pagnotta si prestavano per piccoli servizi
come imbucare una lettera, andare a comperare le sigarette,
portare la biancheria dalle lavandaie. I grandi campeggi
dell’ONB erano stati sospesi o trasferiti in altri luoghi, ma
restavano qui i raduni provinciali. C’era sempre un mondo
ufficiale che gestiva colonie, saggi ginnici, manovre militari,
cerimonie e un altro fatto di emigranti, disoccupati, anche di
affamati; e molti si ritenevano fortunati se riuscivano a combinare due pasti per la famiglia. Nelle botteghe i conti sui
libretti si allungavano sempre di più.
Ogni tanto un lavoro precario aiutava per le spese indispensabili, come un paio di scarpe o di pantaloni, due matasse di
lana per fare una maglia, cavare un dente dal medico; cose
che la normalità non permetteva.
E venne anche il tempo dei lamponi. Per due o tre settimane,
se un temporale violento o una grandinata non rovinava tutto,
le donne e le ragazze partivano quando si alzava il sole e
raccoglievano lamponi per la distilleria locale che preparava
gli sciroppi, o che li rivendeva alla Zuegg di Bolzano.
Con ceste e mastelle di legno camminavano fino a dove la
guerra aveva aperto larghe radure. Anche Irene partiva con
sua madre, le altre donne e le altre ragazze della contrada.
Salendo la mulattiera verso la Wassagruba o il Peeraloch si
raccontavano le loro cose e i piccoli segreti; anche raccogliendo i lamponi si facevano le confidenze. A volte cantavano la canzone del minatore che tornava dalla miniera o quella
della casa dell’amato che è tutta di sassi e tele di ragni ma
che all’amata sembra un palazzo con le tendine ricamate. Le
loro voci si spandevano serene per quei luoghi dove non molti
anni prima si sentivano i fragori delle battaglie e i rantoli dei
feriti. Certe mattine una femmina di gallo di monte che si
attardava a mangiare i lamponi si alzava in volo all’improvviso: un sussulto, un po’ di batticuore per lo spavento, ma poi
tutte le donne davano un sospiro e ridevano insieme. Quando
nel cesto avevano un paio di chili di frutti andavano a vuotarli
nelle mastelle di legno, all’ombra degli abeti o dentro una
fresca galleria. Per mangiare si riunivano vicino a una sorgente e confrontavano quanto avevano raccolto. La vecchia
Nina accendeva la pipa, le ragazze si sdraiavano una mezz’ora per dormire e le madri sottovoce parlavano dei loro
uomini o dei pettegolezzi della contrada. Qualche volta, durante questa sosta meridiana, si univano alle donne dei lamponi i recuperanti che si trovavano a scavare nei dintorni e le
avevano sentito cantare; allora il discorso si faceva più vivace e allegro, anche per le allusioni chiare ma pudiche dei
fratelli Pûne.
Nel pomeriggio riprendevano la strada portando i mastelli
ricolmi di lamponi appesi alla stanghetta ad arco che poggiava sulle spalle. Dove c’era la lapide che ricorda un capitano
austriaco, trovavano il cavallo con il carretto dove caricare il
raccolto della giornata; in gruppo andavano alla distilleria in
via Monte Ortigara per la pesatura e il pagamento. Anche
Mario le aspettava e qualche volta chiedeva a Irene il dono
di qualche frutto. I lamponi venivano pagati dagli ottanta centesimi a una lira e venti al chilogrammo; una ragazza svelta
ne poteva raccogliere anche dieci chili e le donne da marito
potevano così comperare qualcosa per la dote: canapa e lino
da filare durante l’inverno.
Brano tratto da I sentieri sotto la neve, edizioni Einaudi
Un pastore di nome Carlo
Quando a settembre salivo lassù a cacciare le pernici bian-
che mi ricreavo osservandolo da lontano. In
quella stagione non cercava l’ombra, il sole
stentava a sciogliere la brina e al posterno il
terreno restava gelato. Seduto sopra un sasso
dove aveva ripiegato il mantello di lana grezza, guardava il paesaggio che da più di sessant’anni aveva intorno da giugno a settembre: dall’ultima neve a sciogliersi per liberare i pascoli alla prima a scendere per coprirli; dall’esplodere dei colori primaverili al loro
attenuarsi dopo i primi temporali estivi, al bruno rossiccio del settembre. Poi, dopo il 21,
giorno di San Matteo apostolo, la montagna
diventava selvaggia e inospitale, e lui e le
pecore, allora, malinconicamente, avrebbero dovuto lasciarla per scendere tra le nebbie e la caverna ad aspettare un’altra primavera.
Carlo stava là seduto con la pipa spenta tra le mani a guardare immobile e per lungo tratto il Gruppo di Brenta che nitidamente si mostrava in ogni piega, in ogni parete e in ogni parete dentro il cielo limpidissimo e senza nubi. Non sapeva i
nomi di quelle montagne, né delle altre sempre bianche e
così lontane. O meglio, li sapeva si, ma erano nomi che aveva dato lui con la sua fantasia e che nessun altro conosceva.
Come dava un nome a quelle pecore che avevano segni o
qualità particolari. Nomi segreti che non diceva a nessuno e
che pronunciava a voce alta quando nessuno poteva sentirlo
e il vento portava lontano il suono della sua voce e perdeva le
parole per le rocce, i valloni, il cielo. (Ma io lo sorpresi una
volta che mi ero ingrovigliato tra i mughi: chiamava per nome
una pecora e questa correva da lui. Le prendeva la testa tra
le mani e parlava sottovoce, poi la mandava via e ne chiamava un’altra). Una pelle di montone gli copriva le ginocchia,
ora che gli anni trascorsi e il primo freddo d’autunno gliele
facevano dolorare. Ogni tanto con un gesto della mano spediva la sua cagna preferita a controllare il gregge che pascolava più in basso, e quando aveva scrutato bene bene in ogni
particolare il Gruppo di Brenta, l’Adamello e la Presanella, le
montagne lontane ai confini con la Svizzera e l’Austria, allora si girava a ricevere il sole dall’altra parte del corpo e così
poteva meditare sulla Cima XII e sull’Ortigara. Sapeva ogni
trincea, ogni postazione di mitragliatrice, ogni ricovero scavato dentro la roccia. Dov’erano state le batterie, le cucine,
le mascalcie dove ferravano i muli, i posti di medicazione e
gli ospedaletti da campo; i cimiteri, anche quelli piccoli, dove
avevano sepolto i compagni dopo le battaglie. Nel 1917 era
un giovane alpino, mi aveva detto mio zio che era stato il
furiere della sua compagnia. Carlo mi considerava suo amico, ma di queste cose non mi ha mai parlato. Forse perché
sapeva che anch’io ero stato in guerra in paesi lontani e mi
vedeva andare solitario per queste montagne. Ogni volta
che salivo gli portavo i giornali e riviste perché voleva
essere informato di quello che succedeva nel mondo.
Leggeva di sera, mi diceva, alla luce del fuoco dentro il
suo piccolo rifugio di due metri per due. Dopo averli letti,
stendeva i giornali sopra il tavolaccio, sotto le fronde di
pino mugo per essere protetto dall’umidità. Le pelli di
pecora gli facevano da coperte. Un autunno gli portai il
mio primo libro dove raccontavo della guerra in Russia e
mi ricordo di averglielo visto ancora dopo tanti anni tutto
consunto e affumicato. Quando, dopo aver camminato per
rocce e ghiaioni in cerca di pernici bianche, lo andavo a
trovare seguendo il belare delle agnelle, mi sedevo accanto a lui per fumare le sigarette di trinciato forte. Mi
diceva: - Ti ho sentito sparare. Hai raccolto qualcosa? –
quindi gli chiedevo il permesso di abbrustolire la mia polenta sulle sue braci. Non voleva accettare una fetta di
polenta o una fetta di salame o un sorso di tè, ma volentieri accettava un racimolo di uva americana. Se mi fermavo a riposare con lui, allora mi raccontava le storie
della Croce del Diavolo, o della Busa del Morto, della
Valle dei Compari… Quando alla fine di ottobre ritornavo
lassù non trovavo più nessuno. Carlo era lontano per la
pianura, lungo i fiumi e le barene con il suo gregge. Guardando verso sud vedevo un mare di nebbia e lo immaginavo seduto su un argine, avvolto nel pesante mantello, la
pelle di montone sulle ginocchia, la cagna accanto.
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Sabato 9 agosto 2008
Grafica Altopiano
Ho amato molto viaggiare.
Ogni viaggio porta con sé
impensabili scoperte, anche
visitando più volte lo stesso
paese (sono stato sei volte in
Australia). Ma il viaggio su
brevi tratte è collegato anche
alla mia attività, all’impegno
dapprima come studente presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, dove
mi sono laureato in Pedagogia-Filosofia e poi al lavoro di
insegnante, che mi ha portato
a ricoprire dal 1941 al 1967
numerosi incarichi in diversi
istituti della provincia di
Vicenza.
Anni nei quali la sveglia la
mattina suonava molto presto
e il più abituale mezzo di trasporto per arrivare a scuola
era il treno. Quando lavoravo
a Schio, dove ho insegnato dal
1942 al 1947 ed abitavo a
Tresché Conca, prendevo al
volo il Trenino che mi avrebbe
portato a Piovene Rocchette,
dove cambiavo vettura per arrivare nella città scledense.
Quando non trovavo la coincidenza, inforcavo una bicicletta che gentilmente mi prestava la figlia di un dipendente del
Lanificio Rossi. Nonostante la
fretta, a Santorso poteva capitare di imbattermi in un posto di blocco tedesco, dove mi
venivano chiesti i documenti.
Fortunatamente portavo sempre con me una sorta di
lasciapassare, scritto sia in italiano sia in tedesco e firmato
dal sindaco di Schio, che mi
permetteva di riprendere a pedalare il più in fretta possibile.
Come si può immaginare, arrivavo comunque a scuola trafelato. Ma ancor più quando
mi capitava di perdere il
Trenino che partiva all’alba da
Tresché Conca, cosicché ero
costretto ad incamminarmi
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
TRESCHE’ CONCA: LUIGI CALDERARO
lungo le scorciatoie
e raggiungere a piedi Cogollo del
Cengio. Se facevo
in tempo a ridurre il
distacco dal convoglio, evitavo ulteriori
corse. Altrimenti dovevo proseguire a
piedi fino a Piovene
Rocchette dove, per
male che mi andasse, mi aspettava pur
sempre la “solita” bicicletta. Arrivavo
spesso a scuola
esausto. Le alunne
sicuramente si accorgevano del disordine del mio abbigliamento del quale ero
cosciente anch’io,
senza che però ci
dessi troppo peso.
Un mattino, entrato
in classe e visti gli
sguardi meravigliati
delle ragazze, quasi
per scusarmi chiesi
loro di non giudicarmi male se ero così
trasandato, ma di
capire che ero solo,
che nessuno si curaMilano, febbraio 1941 - Luigi Calderaro (a sinistra) in
va di me, né mi
compagnia di un collega.
avrebbe voluto con
sé. Furono magiche
parole perché tutte le alunne to ritardatario, dovevo ricon- venivano trasportati a spalla;
scattarono verso di me a brac- segnare la bicicletta. In ogni qualche volta era capitato che
cia aperte, scandendo un “Io caso a Piovene Rocchette fi- un incaricato del trasporto sciprofessore”, che non capii mai nalmente potevo prendere il volasse sul ripido sentiero e
quanto potesse essere Trenino che mi avrebbe ripor- perdesse la vita.
imputabile a scherzo o a sin- tato a casa.
Ad un ingegnere della ferroIl convoglio saliva lento pas- via avevo consigliato di piancerità.
Solo una, per la quale nutrivo sando nei pressi dell’antica tare un po’ di pini nei pressi
una particolare affettuosa at- chiesa di Sant’Agnese di della stazione di Tresché Contenzione, non solo non si alzò Cogollo del Cengio dove, pri- ca. Pensavo che un po’ di vein piedi ma, seduta, chinò lo ma che sorgesse quella di getazione in più avrebbe miTresché Conca, si celebrava- gliorato l’ossigenazione delsguardo verso il banco.
Al ritorno, se il mattino ero sta- no i funerali e dove i defunti l’aria.
Il mio consiglio venne
raccolto e ancora oggi
è visibile ciò che resta
di quelle piante.
Curioso osservatore
della natura, avevo notato che, nel periodo
estivo, nelle zone della
Conca Bassa schiere
di giovani si arrampicavano sui ciliegi. Ideai allora la “Festa dele
Marinèle”, nata ufficialmente il 29 luglio
1937, manifestazione
che ebbe un grande
successo, anche se
purtroppo oggi non esiste più. Ma questa è
un’altra storia.
Durante l’inverno capitava spesso di fare il
viaggio con sciatori
che
salivano
sull’Altopiano. In vettura ci si conosceva un
po’ tutti. E poi c’era la
sosta a Campiello, occasione per viaggiatori e addetti alla ferrovia per bere qualcosa
al punto di ristoro davanti alla stazione. Ma
quando la sera arrivavo a Tresché Conca e
la neve era alta, poteva capitarmi di non riuscire a ritrovare la strada di
casa e vagare in cerca di un
punto di riferimento che mi
orientasse in quel bianco
mare. Accadde anche al mio
amico Saverio, che viaggiava in compagnia dell’inseparabile fisarmonica, di perdere l’orientamento una volta
sceso dal Trenino a Tresché
Conca. A quel punto pensò
bene di mettersi a suonare in
modo che sua moglie, che già
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lo stava cercando, riuscisse
a localizzarlo.
Sul Trenino ho conosciuto
una ragazza di Verona che
saliva a sciare sull’Altopiano.
Anche con lei è nata una simpatia, ci siamo visti un po’ di
volte, è venuta a trovarmi,
naturalmente in treno, quando abitavo a Vicenza. Poi
come è capitato con altre
ragazze, le “morose” di quei
tempi,
quando
la
frequentazione poteva portare al matrimonio, non ci si
vedeva più. Tornavo allora a
godere solo della mia libertà,
quella che per tutta la vita è
stata la mia unica e fedele
compagna.
C’è una strana coincidenza
tra tutte le ragazze che mi
hanno fatto battere il cuore:
sei di queste si chiamano
Lidia.
Una mi ha aspettato tutta la
vita e ancora oggi attende le
mie visite a Lusiana, quando
dagli amici mi faccio accompagnare a casa sua.
Da adolescenti, con gli amici, quando il Trenino transitava nella galleria, lanciavamo ghiaia lungo i binari. Se il
capotreno Zorzi si accorgeva della nostra presenza,
usciva sul predellino del vagone e gridava al nostro indirizzo un inequivocabile
“Fioi de can, se ve ciapo ve
rompo l’osso del colo”
Il libro di Giovanni Rattini
verrà presentato: Sabato
9 a Treschè Conca alle
17.45 presso il Palatenda,
e alle ore 21.00 a Foza in
Sala Consiliare; Sabato
16 a Roana alle ore 17.30
in Sala Santa Giustina;
Domenica 17 ore 21.00
al Teatro Palladio di
Cesuna.
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l’Altopiano
Le serate
con Roberto
Costa e le
A Bertigo il cabaret dei Rispaar sue splendide
foto
Sabato 9 agosto 2008
In “Dieci anni di
Rispaar” questa volta
non presentiamo,
come di consueto,
uno o più componenti
del gruppo, ma accenniamo allo spettacolo
in programma lunedì
11 agosto, che proporrà proprio una
carrellata di numeri che
sono stati portati in
scena nei dieci anni di
vita dell’associazione
no profit che organizza spettacoli a scopo
benefico. “Per certi
versi è un debutto –
spiega Silvano Vellar,
presidente dei Rispaar
– perché per la prima volta un
nostro spettacolo è stato inserito nel calendario di eventi del
Comune di Asiago, in una programmazione turistica. Un
modo per festeggiare i dieci anni
di attività, e lo facciamo
riproponendo una selezione di
scenette, canzoni e un balletto
del nostro repertorio, legandoli
tra loro con un’ambientazione
nuova in un’osteria, prendendo spunto da uno dei nostri
spettacoli “I locale dei locali”. I
Rispaar, nati da un gruppo di
genitori che si prestava a organizzare recite di fine anno all’asilo dei propri figli, dieci anni
fa si sono costituiti in un’associazione senza scopo di lucro,
e oggi sono oltre quaranta persone, che si impegnano nei
modi più svariati per organizzare e portare in scena gli spettacoli, occupandosi completamente oltre che della stesura di
copioni, anche delle scenografie
e dei costumi, di luci, registrazione video ed effetti speciali.
Nel tempo hanno acquisito
un’esperienza e una bravura
tale da far rimanere a bocca
aperta il pubblico ad ogni nuovo spettacolo, la cui cadenza
di solito è ogni due anni, registrando puntualmente il tutto
esaurito. Gli spettacoli sono
sempre stati fatti “su misura” per il territorio altopianese,
rappresentando in modo
spassoso i suoi abitanti, con
riferimenti ironici alla gente,
agli avvenimenti più discussi
e ai luoghi caratteristici. “Lo
spettacolo che si terrà la sera
dell’11 agosto a Bertigo, all’aperto nei pressi della nostra
sede – spiega ancora Silvano
Vellar – è una selezione di
numeri che potranno essere
ben recepiti dai turisti. Pochi
gli effetti speciali predisposti,
ma siamo convinti che la
scenografia naturale del luogo in cui proporremo lo show
darà un tocco bello e suggestivo. Abbiamo lavorato parecchio per allestire un palco e sistemare i suoi dintorni, speriamo che il tempo ci sia favorevole. Di fronte al palco saranno collocate delle panche per
un totale di circa 200- 250 posti a sedere. Lo spettacolo sarà
gratuito per gli spettatori, e il
compenso che ci verrà dato dal
comune sarà destinato a “far
cassa” in caso di necessità di
interventi, siano per portare
avanti la nostra attività, che per
dare una mano in caso di emergenze”.
Silvana Bortoli
Festa della ceramica al Museo dei Cuchi
Cuocere la ceramica può diventare “arte di strada”, manifestazione didattica, soprattutto se si impiega un forno di
carta come si usava una volta, costruito con materiali
semplici e senza il concorso
di particolari artifici. È questo l’obiettivo dell’Associazione Amici del Museo dei Cuchi,
che mercoledì 13 agosto allestirà la singolare dimostrazione nel piazzale antistante la
sede. Sin dal mattino l’artigiano ceramista Silvano Latini
comincerà ad allestire la struttura, dentro la quale verranno
poi messi a cuocere i manufatti artistici. Il forno si presenta esternamente come una
tipica tenda indiana, ove il
cono è composto da legna
appoggiata a lunghi pali disposti in circolo, questo telaio
esterno verrà quindi fasciato
con più strati di fogli di giornale spalmati di argilla liquida
(barbottina). A maggior numero di strati corrisponde una
miglior resa del forno. A questo punto basta accendere il
fuoco, qualche ora e la combustione interna arriverà ad
altissime temperature, fiamme
e fumo usciranno dai fori di
ossigenazione precedentemente praticati, regalando a chi
assiste all’evento una suggestiva emozione. Arsa tutta la
legna del forno rimarrà ben
poco, mettendo così a nudo
fischietti, vasi ed altri oggetti
finalmente cotti. Il programma
prevede alle ore 10.00 la preparazione del forno, Ore 15.00
l’accensione. 15.30 dimostrazione pratica della realizzazione di cuchi e decorazione oggetti ceramici, 19.30 apertura
del forno, 20.00 conclusione
della manifestazione. G.D.F.
Grande spettacolo del “Team Diablo P&K”
Il 15 agosto a Cesuna nel piazzale dell’ex stazione
Campioni del ballo in esibizione a Cesuna la sera di
ferragosto. Paolo Santin e
Chiara Nardotto, professionisti della scuola “Team
Diablo P&K”, si esibiranno con la loro scuola di
ballo venerdì 15 agosto
alle 21 nel nuovo
palazzetto del piazzale del
mercato di Cesuna.
Un palmares di tutto rispetto quello di Santin e
Nardotto: semifinalisti al
campionato del Mondo di
Madrid nel 2007 nelle danze latino-americane e cam-
pioni italiani 2006 nella
combinata dieci danze
(danze standard e latine
ndr), oltre che vincitori di
numerose competizioni nazionali. Il “Team Diablo
P&K” è composto da un
nutrito numero di atleti,
tra cui una ventina di coppie di competitori che si
distinguono a livello regionale e nazionale nelle discipline di competenza, oltre alle coppie di atleti
esterni provenienti da tutta Italia.
La scuola ha un ventaglio
di attività diversificate:
danze latino-americane,
caraibiche, ballo da sala e
t a n g o a rg e n t i n o , d a n z e
standard, danza moderna e
attività propedeutica per i
ragazzi (baby dance).
Delle numerose date di
s p e t t a c o l o p re v i s t e i n
pianura, grazie all’invito
d e l l a p ro
loco
di
Cesuna, questa sarà l’unica occasione per vedere la
sola coppia di professionisti agonisti della provincia
di Vicenza.
L.F.B.
Le serate volevano essere un
tributo dedicato da Roberto
Costa ai nostri due concittadini mancati da poco, Mario
Rigoni Stern e Patrizio Rigoni:
il primo, personaggio arcinoto
anche oltre i nostri confini; il
secondo molto conosciuto ed
amato qua in Altopiano e suoi
personali amici. A loro, Roberto aveva dato l’incarico di
curare la parte letteraria dei
volumi
fotografici:
“L’Altopiano delle meraviglie” (M. R. Stern) e
“Altopiano cuore della natura” (Patrizio Rigoni). La prima pubblicazione citata, ha riscosso un grande successo
anche grazie alla serie di mostre fotografiche che l’hanno
accompagnata, in Veneto e
fuori; la seconda, supportata
dal “Consorzio turistico” e
sponsorizzata dalla ditta
“Rigoni di Asiago”, è stata
in realtà un’operazione di
marketing del tutto particolare, messa in atto appunto dalla nostra più importante realtà produttiva, che offriva il
volume in cambio dell’acquisto di dieci confezioni dei loro
prodotti. (Purtroppo, esaurita la scorta legata alla promozione, il volume non è reperibile sul mercato. Essendo stato però presente in sala l’ Editore, lo stesso è stato sollecitato dal pubblico, a trovare una
formula per metterla in vendita quanto prima). Leit-motiv
delle serate, i temi cari a tutti
loro: il variare delle stagioni
sull’Altopiano, con il
mutare dei colori delle foglie, lo sfiorire di
alcuni fiori e lo sbocciare di altri, la muta
della pelliccia degli
animali, il virare dei
cieli e l’accorciarsi
delle giornate, i primi presagi della
neve. Non a caso,
una delle ultime opere di Stern, è appunto “Stagioni”, ma Lui
intendeva quelle ...
della vita, più che
quelle metereologiche. Al prologo è seguita la lettura di alcuni brani tratti dai due volumi fotografici citati, nella sequenza: inverno, primavera,
estate, autunno. Roberto Costa ha tenuto a precisare in
merito, che sceglierne tre di
Mario (inverno – estate – autunno) e uno di Patrizio (primavera), non è stato dovuto
alla maggior fama dell’uno in
confronto all’altro, ma perchè
Mario ed egli stesso avevano
la stessa visione della natura,
seppur espressa con linguaggi diversi.
“Inverno” (M.R. Stern)
“E’ profondo il silenzio della
neve; quando cade anche la
notte diventa più silenziosa e
dolcissimo il sonno. Stanno
immobili dentro il bosco cervi e caprioli, volpi e lepri”.
“Primavera” (P. Rigoni)
“Ma ci sarà l’erba verde, là,
sotto a tutta quella neve?
Spunteranno ancora i nicoloi,
gli innumerevoli crochi bianchi e lilla? Torneranno un
giorno le rondini e i codirossi
alle nostre case e le allodole
a levarsi alte sui prati incontro al sole? L’attesa è lunga.
Ad un tratto però l’altopiano
va a distendersi nell’oro immenso del tarassaco e allora
sì che possiamo riabbracciare
la primavera”.
“Estate” (M.R.Stern)
“La luce del sole che sta
uscendo riesce a illuminare
anche il fondovalle; nei boschi prendono forma i tron-
www.giornalealtopiano.it
26
chi, i rami, gli arbusti, i fiori. Le foglie fremono al brivido del sole ed è una sintonia
di canti: al tordo si unisce il
pettirosso al merlo la
capinera e poi il luì, la cincia,
il ciuffolotto, la ghiandaia,
il cuculo”.
“Autunno”(M.R.Stern)
“Così una dolce malinconia
ti prende, la melancolia dell’autunno e sotto un larice,
all’asciutto, cerchi anche tu
un luogo dove accucciarti a
meditare sulle stagioni della
tua vita, e sull’esistenza che
corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai
avuto e per i doni che la
natura ti elargisce. Una
mattina di dicembre vedrai
il cielo uniformemente grigio, le montagne dentro le
nuvole, i boschi più scuri e,
da una catasta di legna,
schizzar via lo scricciolo.
Il suo campanellino d’argento ti dirà prossima la
prima neve”. Difficile descrivere qui l’impatto sul
pubblico delle diapositive
proiettate, certo che ad
ogni fermo immagine, per
passare alla stagione successiva, si sentivano
palpabili in sala commozione e meraviglia. Alla fine
degli incontri, molte le domande rivolte al fotografo:
i tempi di posa, le poste, i
luoghi. Tutte sollecitazioni
alle quali, con la modestia
che lo contraddistingue,
Roberto Costa ha
risposto conquistando ancora una
volta il pubblico.
E’ stato bello condividere ciò che
un occhio esperto
e sensibile, ha saputo proporci: in
fondo, sono doni
che abbiamo davanti tutti i giorni...
Beppa Rigoni Scit
8
l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
www.giornalealtopiano.it
27
Pubblicati i calendari di Serie A1 e A2
INLINE
Inizia piano piano a prendere forma la nuova stagione
dell’hockey inline, che mai
come questa volta potrebbe
essere lunga (da settembre
2008 a luglio 2009) ed importante per l’intero movimento.
In attesa di conoscere le
eventuali operazioni di mer-
cato degli Asiago Vipers Tegola Canadese e, soprattutto, di sapere se sarà ancora
Cristian Rela a guidare i campioni d’Europa e d’Italia in
carica, ci si deve accontentare, per ora, di analizzare il
calendario della nuova Serie
A1, pubblicato sul proprio sito
internet nei giorni scorsi dal-
la Lega Nazionale Hockey.
Una massima serie che conferma il suo assetto (molto
apprezzato) a girone unico
composto da 12 formazioni,
ma che fa registrare qualche new entry: Empoli, rivelazione degli ultimi anni,
ha deciso di dare forfait e
ripartire dalla B; al suo posto è stato ripescato il Milano 17 Rams, retrocesso
nell’ultimo campionato. Gli
Asiago Black Vipers, la seconda formazione del club
altopianese, hanno rinunciato nonostante la promozione sul campo. Al loro posto
ripescato il Montebelluna,
giunto proprio alle spalle dei
“men in black” in A2. Insomma, qualche nome nuovo per dare la caccia ai
Vipers, da cinque anni in
cima all’Italia delle otto ruote. La regular season inizierà il 15 novembre 2008 e terminerà il 25 aprile 2009. Le
prime otto classificate daranno vita ai playoff (fino al 13
Lettera aperta a Massimo Bernardi
“Troppa presunzione, caro Mister”
Essere convinti di essere bravi e
competenti è positivo, ma quando queste convinzioni oltrepassano i limiti, si diventa presuntuosi: è quanto è accaduto a Massimo Bernardi nell’intervista pubblicata sul numero del 14 luglio
scorso. L’ex allenatore afferma
inizialmente di aver trovato nel
Calcio Canove una realtà diversa da quella professionale a cui
era abituato. Bisogna comunque
sempre calarsi nella situazione
reale delle cose e prendere una
1° categoria per qual che è, puro
dilettantismo, dove il calcio non
è visto come un lavoro, ma è altresì
un hobby
richiede ugualFoto:
Marcoche
Guariglia
mente tanto impegno e sacrifici
da parte di tutti. Nella nostra società le cose sono sempre state
fatte in modo passionale, serio e
competente, non si spiegherebbe altrimenti come avrebbe fatto il Canove a rimanere per più
di dieci anni prima dell’avvento
di mister Bernardi in 1° categoria, mentre tante società, anche
blasonate, della pianura non hanno avuto questa continuità.
Al mancato raggiungimento della zona play off, si è scusato parlando di sfortuna, infortuni e giocatori rimasti a casa: per quanto
riguarda questi ultimi, dovrebbe
saperlo pure lui il perché! E’
sempre facile imputare colpe alla
sfortuna e gli infortuni purtroppo
durante l’anno capitano a tutte
le squadre. Non si è messo parte in causa, invece un
condottiero resta in sella nel bene
e nel male, modesto nelle vittorie e partecipe nelle sconfitte. In
questo caso non si è sempre dimostrato partecipe al gruppo.
Dopo due anni ha deciso di tornare ad allenare una squadra più
consona alle sue abitudini
professionistiche, decisione sua.
Troviamo scorretto, nonostante egli conosca la nostra dilettantistica realtà di montagna,
che sia riuscito a sottrarci i giocatori più bravi. Con questo atteggiamento ha comunque dimostrato che metà della nostra squadra è da categoria
superiore. Siamo comunque
certi che da questi due anni
qualcosa di positivo abbia assimilato anche lui nonostante
il suo traumatico impatto.
Roberto Sartori e
Fabio Rebeschini
I calendari
Serie A1.
Andata. 1a giornata (15/16 novembre) Asiago-Civitavecchia; 2a giornata (22/23 novembre) Milano 17 Rams-Asiago; 3a giornata (29/30 novembre) Asiago-Forlì; 4a giornata (6/7 dicembre) Ferrara-Asiago; 5a giornata (13/14 dicembre) Asiago-Polet Trieste;
6a giornata (20/21 dicembre) Torino-Asiago; 7a giornata (3/4 gennaio) Edera TriesteAsiago; 8a giornata (10/11 gennaio) Asiago-Montebelluna; 9a giornata (17/18 gennaio)
Vicenza-Asiago; 10a giornata (24/25 gennaio) Asiago-Arezzo; 11a giornata (31 gennaio/
1 febbraio) Milano 24-Asiago.
Ritorno. 1a giornata (7/8 febbraio) Civitavecchia-Asiago; 2a giornata (14/15 febbraio)
Asiago-Milano 17 Rams; 3a giornata (21/22 febbraio) Forlì-Asiago; 4a giornata (28 febbraio/1 marzo) Asiago-Ferrara; 5a giornata (7/8 marzo) Polet Trieste-Asiago; 6a giornata (14/15 marzo) Asiago-Torino; 7a giornata (21/22 marzo) Asiago-Edera Trieste; 8a
giornata (28/29 marzo) Montebelluna-Asiago; 9a giornata (4/5 aprile) Asiago-Vicenza;
10a giornata (18/19 aprile) Arezzo-Asiago; 11a giornata (25 aprile) Asiago-Milano 24.
Serie A2.
Andata. 1a giornata (13/14 dicembre) Latina-Asiago; 2a giornata (20/21 dicembre)
Asiago-Catania; 3a giornata (3/4 gennaio) Padova-Asiago; 4a giornata (10/11 gennaio)
Forte dei Marmi-Asiago; 5a giornata (17/18 gennaio) Asiago-Modena; 6a giornata (24/
25 gennaio) Cittadella-Asiago; 7a giornata (31 gennaio/1 febbraio) Asiago-Massa; 8a
giornata (7/8 febbraio) Monleale-Asiago; 9a giornata (14/15 febbraio) Asiago-Mestre.
Ritorno. 1a giornata (21/22 febbraio) Asiago-Latina; 2a giornata (28 febbraio/1 marzo)
Catania-Asiago; 3a giornata (7/8 marzo) Asiago-Padova; 4a giornata (14/15 marzo)
Asiago-Forte dei Marmi; 5a giornata (21/22 marzo) Modena-Asiago; 6a giornata (28/29
marzo) Asiago-Cittadella; 7a giornata (4/5 aprile) Massa-Asiago; 8a giornata (18/19
aprile) Asiago-Monleale; 9a giornata (25/26 aprile) Mestre-Asiago.
giugno 2009 in caso di gara
5 della finale). Due le retrocessioni dirette; confermati i
playout con le formazioni di
A2.
Debutto casalingo per la
squadra del presidente Fabio Forte contro i Pirati
Civitavecchia; prima trasferta a Milano, sponda
Rams. Calendario tutto
sommato tranquillo fino alla
7a giornata, la prima dopo
la pausa natalizia, con la
“classica” in programma a
Trieste contro l’Edera, eter-
na avversaria. Poi la matricola Montebelluna e
quindi gran trittico finale
che prevede il derby con
Vicenza, Arezzo e Milano
24. Prologo al campionato
sarà la Coppa Italia; mentre la finale di Supercoppa
tra Asiago Vipers ed Edera Trieste potrebbe essere
posticipata al 6 gennaio a
causa del fitto calendario.
A fine novembre, inoltre,
l’Europa, con la difesa della “Champions” conquistata lo scorso dicembre a
Valladolid. Dalla A1 alla
A2. Squadra nuova, un vero
e proprio “farm team”, in
cui i giovani, sostenuti da
qualche “senatore”, siano gli
autentici protagonisti. Serie
A2 nuova, per la prima volta
a girone unico (10 compagini). Un campionato impegnativo, sia sotto l’aspetto tecnico che economico con trasferte importanti, a cominciare da quella d’esordio (13 dicembre) a Roma contro il
Latina.
Stefano Angonese
Beach Volley al laghetto
L’estate 2008 al laghetto
“Lonaba” di Roana si arricchisce di una specialità
che è sinonimo di divertimento e sport. Il beach
volley. Sabato 9 agosto,
infatti, Roana è pronta ad
incoronare Re e Regina
della spiaggia al termine
del primo torneo, a coppie,
organizzato dalla Roana
Servizi. Al momento di andare in stampa già una decina le coppie iscritte alla
manifestazione.
Si inizia sabato, a partire
dalle ore 10, con le prime
partite della fase di qualifi-
cazione (squadre suddivise
in due gironi), che, complice il fitto calendario, si disputeranno sulla distanza di
due set da 13’ ciascuno (3’
di riscaldamento). A seguire le sfide ad eliminazione
diretta: quarti di finale, semifinali e finali.
8
Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
28
La società ufficializza il suo ingaggio
HOCKEY
Daniel Pegoraro, primo nome nuovo
Parte anche la campagna abbonamenti - Mercoledì 13 agosto esordio all’Odegar col Fiemme
La società ha dunque
ufficializzato l’ingaggio, che
avevamo largamente anticipato, del primo nome nuovo dell’Asiago 2008/09; si
tratta del 24enne centro
italo-canadese Daniel
Pegoraro, alla sua prima
esperienza in Europa dove
arriva con i numeri da buon
playmaker.
Di chiare origini italiane (la
sua famiglia proviene da
Paese, in provincia di
Treviso) Pegoraro (179cm
per 84kg) è nato a Toronto
il 13 Gennaio 1984 .
“Sono molto contento di
aver trovato un accordo con
l’Asiago - il suo commento
dopo la firma del contratto - e
non vedo l’ora di giocare in
Italia. Era da tanto tempo
che avevo il desiderio di
provare un esperienza come
questa. Sarà molto bello giocare nel paese che ha dato i
natali alla mia famiglia e
spero di rivedere tutti i parenti che ho in Italia. Sono
sicuro che quella di Asiago
Campagna abbonamenti 2008/09
Grafica Altopiano
Parte la campagna abbonamenti della in vista della stagione
2008/09; saranno disponibili due tipologie di abbonamento,
entrambe valide per tutti i 21 incontri della stagione regolare
del Campionato di Serie “A”, gli incontri amichevoli di pre
stagione e quelli eventuali della Coppa Italia che l’Hockey
Club Asiago disputerà allo Stadio Odegar:
- Abbonamento posto numerato: intero • 160,00 – ridotto • 140,00 (assicura il posto a sedere fisso e numerato
in uno dei due settori riservati).
- Abbonamento posto non numerato: intero • 110,00 –
ridotto • 90,00 (assicura l’accesso allo stadio; il suo possessore potrà occupare qualsiasi posto a sedere ad eccezione di quelli contrassegnati dall’adesivo “Riservato ospite” o
“Riservato Abbonato”).
Previste altresì le seguenti opzioni (non cumulabili)
- “Presenta un amico” Con questa offerta l’Hockey Club
Asiago garantisce uno sconto del 50% sull’acquisto della tessera a chi “presenta” un nuovo abbonato. L’offerta è limitata ad una sola presentazione per ogni tessera e viene presa
in considerazione solo se il nuovo abbonato rientra nella
tipologia “Posto numerato” e “Posto non numerato”.
- “Opzione Famiglia” (valida per un nucleo formato da un
minimo di tre persone conviventi maggiorenni): verrà applicata la tariffa ridotta del 30%.
- “Opzione Over 100 Km”: l’abbonamento (ridotto) riservato a chi, tra andata e ritorno, supera una distanza di 100
Km per assistere agli incontri dell’Hockey Club Asiago.
- “Tariffa ridotta”: verrà applicata alle donne, a tutti gli ex
atleti dell’ Hockey Club Asiago e agli abbonati della stagione
2007/08.
- “Under 11” : entrata gratuita in posti non numerati.
- “Under 18” : tariffa speciale di soli Euro 50.00 che garantisce l’accesso nei settori non numerati.
sarà una bella esperienza e non vedo l’ora di cominciare a giocare!”
Dopo la formazione nelle leghe giovanili dell’Ontario,
Pegoraro ha giocato per 4
stagioni con la maglia dell’Università di Cornell
(NCAA), disputando 128
gare (19 reti e 40 assist) e
contribuendo alle fortune
della Cornell University che
dal 2002-03 al 2005-06 ha
vinto due campionati (sempre battendo Harvard) ed
è giunta una volta seconda
(stavolta battuta da Harvard).
Nelle ultime due stagioni è
passato ai Bossier-Shreveport
Mudbugs (formazione della
CHL che è fortemente cresciuta negli ultimissimi anni)
dove ha giocato da playmaker
in linea con Tyrel Lucas e con
il nuovo acquisto del Fassa
Joseph Ori; in due stagioni, inclusi i playoff, ha disputato 139
incontri con un bottino di 32 reti
e 96 assists. Nel 2007/08
Pegoraro è stato selezionato
per l’All Stars Game della
CHL ed ha anche segnato una
rete, la quinta, per la propria
squadra. Ad Asiago Indosserà la maglia numero 13; il suo
arrivo (cosi come per il resto
della squadra) negli ultimi giorni di Agosto per l’inizio della
pre-season.
Amarcord
Due tuffi nel passato ci arrivano
dal web. Su internet abbiano recentemente letto (e riportiamo)
la notizia che riguarda una vecchia conoscenza asiaghese,
Dale Derkatch; l’oggi 43enne
ex attaccante asiaghese protagonista con la maglia n° 16
EuroTv Telepadova della prima,
storica finale scudetto 1985/86
Giovanili
Lunedì 28 luglio è iniziato
all’Odegar una sorta di camp
di preparazione per i giocatori delle giovanili giallorosse;
sotto la guida di John Tucker,
di Guido Tessari e di un altro
ex, Vitalijs Galuzo, per tre
settimane i discatori
giallorossi in “erba” seguiranno un programma che prevede due allenamenti al giorno per i giocatori di movimento ed uno per i portieri.
Amichevoli
Pre-season decisamente più
qualificante , quella 2008, per
l’Asiago che ha programmato alcuni incontri amichevoli
anche di notevole spessore.
L’esordio ufficiale stagionale avverrà il 13 agosto quando alle ore 21, sul ghiaccio
dell’Odegar, l’Asiago “degli
asiaghesi” scenderà in pista
affrontando la formazione
trentina del Fiemme; un primo approccio con il clima
gara ma nelle intenzioni della dirigenza giallorossa, probabilmente, soprattutto uno
<spot> pubblicitario d’agosto,
nel pieno della kermesse turistica.
Si salta poi a settembre,
quando la squadra sarà com-
persa alla bella col Merano, ha
firmato nelle scorse settimane un
contratto come capo allenatore
dei Regina Pats (WHL), la squadra in cui militava nel 1983 quando fu draftato dagli Edmonton
Oilers e prima della sua lunga
militanza (14 anni) da protagonista in Europa fra Italia (Bolzano
edAsiago), Finlandia, Germania
e Svizzera, dove chiuse la sua
carriera da giocatore. Intanto il
25 luglio scorso la British
Columbia Hockey Hall of Fame
ha inserito cinque nuovi nomi nel
Penticton Lakeside Resort; fra
questi, oltre a Steve Yzerman,
Don Hay, Allan Matthews e
Larry
Lund,
anche
l’indimenticato, grande Cliff
Ronning, che ad Asiago ha lasciato un segno indelebile, e non
solo per le 74 reti messe a segno
con la maglia stellata nel campionato 1989/90.
pletata da giocatori vecchi e
nuovi provenienti da
Oltreoceano; nell’ambito del
girone A del già annunciato
“Euroregione Ice Hockey
Challenge 2008”, dall’11 al
13 settembre l’Asiago di
Camazzola incrocerà i bastoni con Pontebba e Maribor,
alla caccia della qualificazione per la finale del 14 settembre a Claut. Domenica 21
settembre si completa la preparazione con ultima amichevole di lusso programmata
ancora all’Odegar, un impor-
Mercato
L’ultima novità di mercato
è l’approdo a Cortina dell’attaccante canadese Joe
Cullen, proveniente dalla
formazione tedesca dello
Riessensee.
tantissimo test-match che
vedrà l’Asiago opposto nientemeno che al Bolzano Campione d’Italia.
Come noto l’inizio della stagione agonistica 2008/09 è
stato fissato per sabato 27
settembre.
CARTE
ASIAGO Al bar “Fina” di Asiago si è svolta la gara di settino all’aperto
che ha visto in lizza 32 coppie. Ha vinto il duo Fortunato RigoniGilberto Rigoni che ha relegato al secondo posto l’accoppiata Albino
Segafredo- Fabio Maino. Terza posizione per Pino Rossi e Marco Finco
di Asiago; quarta piazza per Giovanni Rigoni e Sergio Rela. Nella foto, le
prime due coppie classificate alla “Fina” di Asiago.
LUSIANA SETTINO AL TACABANDA
Giorgio Zannoni di Lusiana ha vinto il “master del barbiere” di settino al
“Tacabanda” (gara che si svolge con il metodo ideato dal barbiere di
Lusiana Sergio Pesavento che permette anche ai chi viene battuto nelle
eleminitarorie rientrare in gara con coloro che non hanno mai subito
sconfitte in questo torneo singolo). In una finale che ha visto settinisti
famosi lasciare i primi posti del podio ad altri giocatori affermati, Giorgio Zannoni, già vincitore di un “master” (gara ad invito tra i protagonisti
della specialità dell’Altopiano) ha bruciato nel rush finale Carlo Schivo
di Gallio. In terza fila si è piazzato Mariano Mosele di Asiago che ha
relegato in quarta posizione Fortunato Rigoni pure di Asiago. E.Z.
I primi classificati al “Tacabanda” col barbiere Sergio
Pesavento inventore della formula e Renzo Rossi gestore
del rifugio “Verde Fonte-Tacabanda”
8
Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
29
Al Rally Città di Schio
“Buona la prima” per Maurizio Rossetto
RALLY
Il mondo del rally è ancora
molto ricco di interesse e di
appassionati anche in terra
vicentina ed ecco come si
spiega il successo di partecipazione e di pubblico che
continuano ad ottenere le
manifestazioni agonistiche
che ormai fanno parte della
tradizione motoristica. Fra
queste sicuramente di spicco il “Rally Città di Schio”
che quest’anno, giunto alla
sua 22^ edizione (e valevole
per il Challenge IV^ zona),
si è consolidato come una
classica del rallismo
triveneto, vista anche la folta partecipazione che ha visto l’iscrizione di oltre 100
equipaggi.
Il programma era articolato
in 3 prove speciali: “S.
Caterina di Schio” (p.s. 1-47) di Km 11.91, “S. Rocco”
(p.s. 2-5, la più lunga con i
suoi Km 14,02) e
“Pedescala” (p.s. 3-6) di
Km 8,10. Sempre impegnativo e selettivo il tortuoso
percorso che alla fine vedrà
arrivare solo 64 equipaggi,
mietendo come di consueto
numerose “vittime” e decretando l’abbandono (per uscite di strada o noie meccaniche) di ben 36 vetture.
Al via anche tre piloti
altopianesi, tutti classificati:
Francesco Pozza (navigato
da Michele Slaviero) su
Renault Clio RS Light della
Il primo obiettivo era arrivare al traguardo e ci è riuscito
Hawk Racing Club di Gruppo N3, finito 21° assoluto e
l’inossidabile Remigio Baù
(copilota Silvano Cerato) su
Mitsubishi Lancer Evo IX
della Rally Team di gruppo
N4 , classificatosi 23° posto
assoluto.
Discorso a parte per
l’esordiente (almeno nei panni di pilota) Maurizio Rossetto. Dopo aver più volte vestito i panni del navigatore ed
aver partecipato negli primi
anni Duemila a cinque rally
su sterrato (3 volte il Rally
Altopiano 7 Comuni, il Rally
di San Marino ed il Rally
Continental), il giovane avvocato asiaghese è ritornato
alle corse cimentandosi questa volta su asfalto e dalla
parte del guidatore (al suo
fianco il navigatore
maladense
Michael
Guglielmi); dopo un avvio di
studio e presa di confidenza
con la Clio Williams 2000 n°
55 (classe FN3) della scuderia Hawk Racing Club,
l’equipaggio ha cominciato a
“carburare” e nella seconda
parte della gara non sono
mancate le soddisfazioni e
qualche bel riscontro
cronometrico, come il 33°
tempo al secondo passaggio
sulla S. Rocco (Su questa
lunga ed impegnativa speciale l’equipaggio n°55 cominciava a rodare e metteva dietro di oltre 6" anche la Uno
Turbo del duo Rossi-Graziani,
vincitori finali della classe
FN3) ed il 29° tempo in p.s.
6 sulla Pedescala, percorsa
dopo un acquazzone con
gomme da asciutto.
Purtroppo a metà dell’ultimo
passaggio sulla S. Caterina
la Clio Williams n° 55 subiva
una foratura alla ruota anteriore destra che costava la
perdita di oltre due minuti sul
precedente passaggio;
l’equipaggio RossettoGuglielmi riusciva comunque
a concludere la gara piazzandosi ad un più che onorevole 46° posto assoluto ma
soprattutto con un 2° posto
di classe FN3, dietro ai già
citati Rossi-Graziani (36° assoluto).
“L’obiettivo per questo
esordio era quello di portare a termine la gara e di
divertirsi – ci dice Maurizio
Rossetto – e lo abbiamo
raggiunto. La soddisfazione è stata ancora maggiore visti i riscontri del
cronometro”.
E questo dovrebbe aver dato
fiducia al driver asiaghese
che sembrerebbe intenzionato a ripetere presto l’esperienza, magari proponendosi
al via del prossimo appuntamento rallistico della zona, il
Rally Città di Bassano, in programma per il week end del
27 settembre prossimo.
Cesare Pivotto
Obiettivo raggiunto per la coppia Pozza - Slaviero
Terzo rally corso per la coppia Francesco Pozza di Canove
e Michele Slaviero di Asiago, terza gara portata a termine raggiungendo gli obiettivi prefissati. Chi partecipa a un
rally sa bene quanti siano i fattori, alcuni difficilmente
prevedibili, che in gara possono determinare o meno buoni risultati, primo su tutti quello di portare regolarmente a
termine la prova. E i due giovanissimi amici, Cesko (pilota) e Mitch (navigatore), oltre ad aver completato anche
nel recente “Città di Schio” tutte le prove, sono riusciti a
centrare il primo posto nella categoria Under 23, il terzo
di classe N3 e il 21° assoluto. “Siamo molto soddisfatti –
commentano – è stata una bella gara: siamo partiti subito bene, l’auto non ha avuto problemi, e tutto è andato per il meglio. Crediamo che più di così al momento non sia possibile fare”. Il terzo posto in N3 li
rende particolarmente orgogliosi, visto che si tratta di
una classe piuttosto combattuta, che comprende numerosi equipaggi dalla lunga esperienza. “Con il tempo stiamo notando un buon miglioramento – commenta Cesko – soprattutto nella guida, per questo vorrei
ringraziare Mario e Spino per i preziosi insegnamenti e
consigli che mi hanno dato. Un grazie anche agli sponsor,
e a tutti coloro che ci hanno sostenuti, in particolare
mamma Giuly il cui apporto è molto importante”. Non
passerà molto tempo e la coppia sarà di nuovo impegnata in preparativi, prove, messe a punto, visto che
Cesko e Mitch intendono partecipare anche al “Città
di Bassano”, in programma il 26 e 27 settembre. E
anche stavolta non nascondono di puntare in alto, convinti di averne le possibilità.
S.B.
8
Sabato 9 agosto 2008
“Non è il caso di
scrivere contro chi la
differenziata la fa!”
Scrivo due righe in riferimento ad un articolo che ho letto sull’ultimo numero del giornale. Il breve articolo era nelle prime pagine e riguardava la raccolta differenziata che non viene fatta
correttamente: alcune foto a dimostrarlo. Concordo con molte
delle affermazioni, soprattutto sul fatto che spesso la gente abbandona i rifiuti fuori dal cassonetto del differenziato anche se,
devo dire che in questi ultimi tempi è particolarmente difficile
trovare cassonetti vuoti o liberi; segno forse di un aumento della
raccolta differenziata, ma perchè allora non aumentare anche,
non so come definirli, i “giri” di raccolta? Comunque scrivevo
principalmente rifacendomi alla prima fotografia, un ammasso
di cartoni abbandonati “addirittura” di fianco ad un normale
cassonetto dei rifiuti. Nessuna polemica, solo volevo far notare
a chi ha scattato la foto e poi a chi l’ha pubblicata e scritto
l’articolo che in realtà quell’ammassamento non era creato a
caso, nè abbandonato, ma trattandosi di un’attività commerciale una volta alla settimana passano appunto a raccogliere
separatamente carta e cartoni una sera, vetri e plastica un’altra. Tutto qui, solo non mi sembrava il caso di scrivere qualcosa
senza averne l’idea, su chi poi in realtà la differenziazione la fa!
Probabilmente la foto è stata scattata proprio il giorno prima
della raccolta quando abbiamo portato fuori tutto, vi scrivevo
infatti solo per una piccola precisazione
Grazie per l’attenzione
Enrica Rigoni
La risposta
Gentile lettrice, la sua lettera
ci consente di precisare
come, nello scattare certe foto
e successivamente pubblicandole con il relativo commento,
sia stata posta attenzione a
quelle che sono le regole di
raccolta dei rifiuti, siano quelli
ingombranti o differenziati.
L’immagine a cui lei si riferisce è stata scattata alle ore
11.56 del 30 giugno, un lunedì.
Ci risulta che ad Asiago la raccolta di cartoni delle attività
commerciali venga svolta il
mercoledì mattina, con l’obbligo di conferirli nei luoghi più
opportuni la sera precedente.
Quindi quanto da noi riportato
non è stato fatto senza avere
idea di cosa si stesse scrivendo. Con questo non vogliamo
mettere in dubbio quanto lei
afferma sul fatto di fare personalmente la raccolta differenziata in modo corretto: il
cassonetto della foto si trova
in una zona vicina a numerose
attività commerciali, perché
quei cartoni dovrebbero essere proprio i “suoi? Non pensa
che qualcun altro possa averli
lasciati, senza tenere conto
delle regole? Ci preme infine
sottolineare che i vari servizi
fatti negli ultimi tempi sul tema
della raccolta dei rifiuti hanno
esclusivamente lo scopo di
contribuire al miglioramento
del problema, sia da parte degli utenti che dei responsabili
e gestori della raccolta. Riteniamo che il compito di un gior-
nale sia anche quello di fare in
modo che certi comportamenti
sbagliati non possano, continuando nel tempo, venire recepiti come “normali” solo
perché nessuno ci fa più caso.
Ed è con piacere che abbiamo rilevato come, negli ultimi
giorni di luglio, il sindaco del
Comune di Roana abbia provveduto ad emettere un’ordinanza, applicata sulle campane della differenziata dislocate sul territorio comunale (alcune delle quali si trovano in
aree video sorvegliate) ribadendo i giusti comportamenti
e obblighi degli utenti e specificando le sanzioni in cui si può
incorrere se non rispettati. Un
passo verso un miglioramento
che ci auguriamo possa evitarci ancora spettacoli spiacevoli come quelli visti negli ultimi tempi e riportati nei nostri
servizi.
Silvana Bortoli
l’Altopiano
La settimana scorsa ho accompagnato due amici di
Vicenza in due escursioni sulla zona Nord-Est del nostro
meraviglioso
Altopiano. Per la prima
escursione ho scelto di
arrivare al “labirinto di
pietra” ossia i Castelloni
di S. Marco percorrendo il sentiero n°845 partendo da Malga Fossetta. La giornata, in senso
meteorologico, non era
delle migliori infatti la
Valsugana era immersa
nella “nebbia” ma tant’è
la sorprendente meraviglia degli amici per un
sentiero così bello ed interessante che loro non
conoscevano.
Nella seconda escursione ho
scelto di arrivare all’ Hanepoz
(secondo altare e/o incudine
del diavolo) con partenza da
malga Campocapra oltre la
Barricata in Marcesina seguendo la carrareccia sulla
sinistra che ti porta al sentiero dei Cippi (di confine) n°
869 per poi ridiscendere seguendo il sentiero N° 842 che
ti porta, attraverso un bellissimo bosco misto, dai 1840
msl dell’ Hanepoz ai 1250 del
Riparo Dal meri. Era una
giornata quasi perfetta per
ammirare la Valsugana, i
Lagorai, le Pale di S. Martino,
ecc., infine la nostra fatica è
stata premiata al Riparo
Dalmeri (uno dei più importanti siti archeologici d’Europa che vide la presenza, già
13.000 mila anni fa, dei primi
abitanti dell’ Altopiano) dove
era presente il prof.
Giampaolo Dalmeri lo
scopritore del sito nel 1990.
Anche questa escursione era
nuova per i mie amici e non
si capacitavano del perché
non sapevano di questo
Altopiano, pieno di panorami
fantastici, pieno di natura, pie-
www.giornalealtopiano.it
TURISMO IN CRISI
no di storia recente (guerra
1915/18), di storia lontana e
di una geologia morfologica
delle rocce ineguagliabile.
Cosa c’entra quanto sopra
con “il turismo in crisi”?
C’entra perché se la gente
di città e provincia di Vicenza
non conosce le bellezze della propria terra è evidente
che manca l’informazione o
quantomeno l’informazione
mirata ad un certo tipo di turismo in montagna.
Purtroppo, anche in
Altopiano, si è scelto un modello di vacanza simile a quello di Jesolo o della riviera
adriatica: migliaia e migliaia
di appartamenti, tutti
uniformati, senza nessuna
cultura del territorio, addossati ai centri dei paesi quasi
a soffocarli.
Negli anni ‘70/’80 si sono offerte piste da sci in tutti i versanti dai 1000 metri in su, relegando lo sci di fondo ad
un’appendice del turismo invernale pur avendo a disposizione gratuitamente le migliori piste d’Europa.
Ma il fondo non faceva e non
fa business, così come
l’escursionismo primaverile,
Dedicato a Elena, Sonia, Patrizio, Bano
(gli ultimi solo per ordine cronologico)
Muro
Impietriti e attoniti davanti a quel muro
leggiamo i nomi di chi non ha più un futuro.
Si affollano nella mente i pensieri,
quando l’avrò visto l’ultima volta?
Un giorno, un anno fa, ieri?
Mi ha sorriso con fare diverso e deciso,
sembrava quasi un saluto dell’ultimo minuto
Quel cercare, aggrapparci ai ricordi con affanno
spesso ci trae in inganno.
Si consumano i commenti il destino, la malattia,
ma nessuna spiegazione paga,
rimaniamo così: intristiti e sgomenti.
Ora ho l’ardire di pensare che di voi,
oltre al caro ricordo di tutta una comunità,
questo pensiero e monito rimarrà:
Anche se la vita può essere complicata,
apprezziamo ogni singola giornata
perché finchè non siamo costretti
a contare il tempo che abbiamo davanti
il giorno dopo può sembrare sempre migliore…
Lolita Rossi
estivo ed autunnale.
Ora ci troviamo quasi senza
neve sotto i 1400 metri con
relativa chiusura degli skilift
eppure, si parla ancora di investimenti di milioni di euro
per ampliare e portare più in
alto gli impianti. Ma lo sanno
che in Svizzera hanno chiuso tutti gli impianti sotto i
1800 metri?
Perché non cominciamo ad
imparare il modello di vacanze dell’Alto Adige dove i
masi e le case dei vecchi
paesi sono da sempre aperti
al turista desideroso di assaporare la montagna nella sua
originarietà e verità, a fianco delle stalle con le vacche
e le galline, per bere il latte
appena munto e le uova fresche, assaggiando lo speck
prodotto in casa e lo strudel
appena sfornato. E’ così che
oggi in Alto Adige ci sono
1300 agriturismi a 1.5002.000 metri di altitudine, masi
che vivono tutto l’anno, dove
si mangia il formaggio di
malga e si sfalcia il fieno con
il contadino, con i villeggianti
dalla primavera all’autunno,
e poi d’inverno.
Da noi, dove gli agriturismi,
30
dove sono le malghe sempre
aperte anche d’inverno
sparse nello stupendo territorio
ancora
incontaminato sia al nord
che al sud del nostro
Altopiano? Potrebbero
essere punti di ristoro e
non solo, sia per gli
escursionisti estivi che i
fondisti in inverno. Fin
tanto che non capiamo
che turismo in montagna
è cultura della montagna,
cultura dell’ambiente,
cultura dell’ospitalità,
cultura del territorio non
ne usciremo.
Purtroppo, scrive il giornalista
trentino
Pierangelo Giovanetti, la
crisi mortale del turismo di
montagna non sono il maltempo o i costi economici,
ma la perdita d’identità di ciò
che la montagna è e si vuole
offrire al visitatore
I nostri sindaci di Asiago, Gallio
e Roana coraggiosamente tentano di fermare la costruzione
di seconde case, ma penso che
oramai le vacche siano già tutte scappate dalla stalla, ma
abbiamo trent’anni di ritardo.
E piangeremo sui turisti scappati perché la montagna che
sappiamo offrire è: solo strade, case, auto, rumore, illuminazione a tutto spiano che impedisce perfino di vedere di
notte le stelle.
Dobbiamo tutti capire che l’attuale modello di turismo con
la montagna, quella vera,non
ha ormai più nulla a che fare.
Credo che solo uniti in un progetto che coinvolga tutto
l’Altopiano e tutti gli
Altopianesi, come ai bei tempi
della Spettabile Reggenza dei
“sette fratelli cari”, si possa
trovare
una soluzione positiva alla crisi del “nostro” Turismo, altrimenti sarà dura per i nostri
giovani.
Amerigo Baù
Fatevi gli Auguri
con il Giornale
Tanti Auguri di
Buon 24°
Compleanno a
Michela Valente
da Federico,
Giuseppe, Alessandro, Giorgia, Elisa,
Carlo, mamma. E
un bacio da Mario,
Bepi e Petra
Michela in una foto di... qualche tempo fa!
8
l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
a cura di Giovanni Dalle Fusine
Da sabato 9 a venerdì 22 agosto
Il Sole a metà di agosto sorge alle 5.15 e tramonta alle 19.20
Sabato 9 agosto. SS. Fermo e Romano. È il 222° giorno dell’anno,
mancano 144 giorni alla fine del 2008
Domenica 10. S. Lorenzo martire
Lunedì 11. S. Chiara
Martedì 12 . SS Ercolano e Ilaria.
Mercoledì 13. SS. Antonino e Ippolito
Giovedì 14. SS. Massimiliano e Alfredo.
Venerdì 15. Assunzione B.V.M.
Sabato 16. SS Stefano d’Ungheria e Rocco. Luna piena ore 22.18
Domenica 17. S. Giacinto
Lunedì 18. SS. Elena imp. e Laura
Martedì 19. SS. Giovanni E. e Sara
Mercoledì 20. SS. Bernardo e Samuele.
Giovedì 21. SS. Pio X Papa e Fabrizio
Venerdì 22. B.M.V. Regina
San Rocco in Asiago: La chiesa di San Rocco, che si trova lungo il
Corso IV Novembre, risale al XVI
secolo. Distrutta durante la Grande Guerra, venne poi ricostruita.
È in stile romanico lunga 28 metri
e larga 11, è costruita in muratura
di pietrame e cotto, con pavimento in magnesite. Gli affreschi del
soffitto e delle pareti sono di
Adolfo Mattielli. L’altare maggiore ha il retrocoro circolare: ai lati ci
sono due altari minori. Il campanile, costruito sul lato nord, è in
pietra da taglio lavorata con cella
campanaria e tre campane. È stata
restaurata nel 2001 da Andrea
Paganin
Un santo per volta: San Lorenzo “dei desideri”. La notte del 10 agosto, ogni anno, gli occhi di molte persone si rivolgono speranzosi al
cielo, per cogliere al volo una stella cadente.
Se scientificamente la caduta delle stelle è da imputarsi al passaggio,
all’interno dell’orbita visiva terrestre, degli asteroidi della costellazione Perseo (detti appunto Perseidi), culturalmente la pioggia di stelle è
stata elaborata in modo più poetico. Questa notte è infatti, da tempi
immemori, dedicata al martirio di San Lorenzo, dal III secolo sepolto
nell’omonima basilica a Roma, e le stelle cadenti sono le lacrime versate dal santo durante il suo supplizio, che vagano eternamente nei cieli,
e scendono sulla terra solo il giorno in cui Lorenzo morì, creando
un’atmosfera magica e carica di speranza. In questa notte, infatti, si
crede si possano avverare i desideri di tutti coloro che si soffermino a
ricordare il dolore del martire cristiano, e ad ogni stella cadente si
pronuncia la filastrocca “Stella, mia bella stella, desidero che…”, e si
aspetta l’evento desiderato durante l’anno. E’ comunque importante
sapere che la pioggia di meteore non è limitata alle notti intorno al San
Lorenzo, ma comincia alla fine di luglio e termina oltre il 20 agosto,
anche se solo durante il picco massimo del 12-13 agosto si possono
scorgere fino a un centinaio di meteore all’ora: negli altri giorni il
numero è decisamente minore, ma comunque superiore alle 5-10 meteore l’ora che si vedono nelle notti “normali”.
Il 15 agosto: il termine Ferragosto (dal latino Feriae Augusti = riposo
di Agosto) indica una festa popolare, dalle radici antichissime, che si
svolgeva a metà del mese per festeggiare la fine dei principali lavori
agricoli. Nell’occasione, i lavoratori porgevano auguri ai padroni, ottenendo in cambio una mancia; tale festa era tipicamente romana,
tanto che in età rinascimentale fu resa obbligatoria dai decreti pontifici. La ricorrenza discende direttamente dai “Consualia”, il periodo di
festa e riposo che nell’antica Roma repubblicana si dedicava al dio
Conso, protettore dell’agricoltura. Agli inizi dell’età imperiale (18 a.C.)
tali ferie vennero ribattezzate come “Augustali”, in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto, da cui deriva l’attuale denominazione del
mese di agosto. Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si
organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro (cavalli, asini e muli)
venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Tali antiche
tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate nella forma e nella partecipazione, durante il celeberrimo “Palio dell’Assunta” che si svolge a
Siena il 16 agosto. Coincide con la festa cattolica della dormizione e
assunzione di Maria (madre di Gesù).Tradizione tipicamente italiana,
assente negli altri paesi europei, il Ferragosto è visto come giorno
dedicato alla balneazione, nelle zone vicine a mari e laghi.
Due proverbi due
Bildo bizen bear du pist, ku’ mar mit beme du gehst (trad: Vuoi che
sappia chi tu sia, dimmi con chi vai). Dear ba da liarnetich, un hölfetar
net, ist net gutter ksel. (trad: Chi ti suggerisce e non ti aiuta, non è
buon amico).
Dalle ore 8.45 di sabato 9
alle ore 8.45 di sabato 16 agosto
CANOVE: Farmacia del dr. Leonardo Bosio, Via Roma, 33
ENEGO: Farmacia della dr.ssa Giovanna Gabrieli, Piazza
del Popolo, 16
Dalle ore 8.45 di sabato 16
alle ore 8.45 di sabato 23 agosto
ASIAGO: Farmacia chimica Bortoli sas del dr. Vittorino
Ballici Molini, Piazza II° Risorgimento, 23
In periodo stagionale per i distributori di carburante il
turno di chiusura è facoltativo. Riportiamo di seguito i
nominativi dei distributori in turno di apertura
Domenica 10 agosto
CONCO: OMV, Via Cappellari 12
MEZZASELVA: IP, Via XXI Maggio 149
Venerdì 15 agosto
ASIAGO: Q8, località Mosele, Via Verdi 91
FOZA: TOTAL, Via Lazzaretti, 24
Domenica 17 agosto
ASIAGO: ESSO, Via Verdi, 62
ENEGO: SHELL, Via Roma
Il Giornale pubblica le Vostre lettere!
Inviatele a: Giornale dell’Altopiano
e-mail: redazione.altopiano@tiscali.it
Per favorire il lavoro della redazione sarebbe
preferibile riceverle via posta elettronica. E’ comunque possibile inviarle all’indirizzo: Piazzetta delle
Poste n.3 36012 Asiago
Si ricorda che, per poter essere pubblicate, le lettere
devono riportare sempre firma e indirizzo e numero di telefono del mittente. La redazione si
riserva anche eventualmente di ridurre, modificare o
non accettare eventuali testi di cattivo gusto.
ARIETE
Ci sono responsabilità da non trascurare, vi sarà difficile confrontarvi serenamente con chi dovrebbe dividerle con voi. Vivrete una fase i cambiamenti, priva di incertezze. Nell’amore fidatevi
del vostro intuito e accettate ciò che il destino vi offre: non sarà
poca cosa. Valutate un incontro recente, alla luce di possibili
sviluppi futuri. Nell’attesa di novità siate pronti ad adeguarvi ad
ogni circostanza.
TORO
Lasciatevi convincere e spronare dalla voglia di cambiamento
che adesso non potete più sopprimere e che, fortissima, dapprima vi procurerà una gioiosa eccitazione, poi inquietudine e …
infine una enorme auto gratificazione, se deciderete di
assecondarla. E’ un’epoca di grandi incertezze da affrontare serenamente, scegliendo fra le varie possibilità quella giusta.
GEMELLI
Fidatevi del vostro istinto, avete certo già capito che qualcosa
sta cambiando in meglio. Si tratta però di individuare ciò che più
vi conviene modificare. Di certo state pagando il prezzo di qualcosa che vi pesa e non rende, ed è finalmente giunto il momento
di trovare un equilibrio tra costi e benefici. Negli affetti smettete
di sacrificarvi.
CANCRO
Se vi sentite inadeguati ad assumere nuove responsabilità, escludete a priori una scelta impegnativa. Specie in amore, se siete
incerti, agite con diplomazia e rinviate ogni decisione, prendendovi il tempo di esplorare meglio la qualità del rapporto. Anche in
ambito lavorativo, prima di accettare una nuova proposta, vagliatela con cura.
LEONE
Per ottenere ciò che inseguite da tempo non avete che da muovervi in armonia con il cielo, dove avete molti pianeti favorevoli.
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31
l’Altopiano
Sabato 9 agosto 2008
L’Altopiano srl - Società unipersonale
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E-mail: redazione.altopiano@tiscali.it
Direttore responsabile: Stefania Longhini
Segretaria di redazione: Silvana Bortoli
In redazione:
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Stefano Angonese, Stefania Simi, Giovanni Rattini,
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Hanno collaborato:
Virginia Gianello, Aurora Carli, don Marco Pozza,
Cristiano Carli,
Responsabile grafico e impaginazione: Fabrizio Favaro
Impaginazione: Davide Degiampietro - Grafica Altopiano
Foto: Foto Verona - Archivio Giornale
Stampa: Centro Stampa delle Venezie
Via Austria, 19/b - 35217 Padova
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In amore è tempo di fare una dichiarazione in piena regola, a cui
aggiungere, magari, una proposta di matrimonio. Nel lavoro e negli
acquisti immobiliari agite con prontezza, sulla base di informazioni
attendibili.
VERGINE
Soddisferete il vostro bisogno di armonia e di giustizia lavorando a
ristabilire l’ordine dove regna il disordine. Fate particolare attenzione ai sentimenti: rischiate di farvi ingannare da un’apparenza
che potrebbe risultare fallace. Anche nel lavoro è il caso di verificare minuziosamente una proposta allettante: potrebbe non avere
basi abbastanza concrete.
BILANCIA
Saturno e Marte nel vostro segno indicano che un cambiamento di
rotta è possibile, a patto che siate più che sicuri di voler cambiare
qualcosa, e agiate con determinazione, sia nella vita di relazione,
che nei rapporti di lavoro. Se avete dei dubbi, però, è meglio non
prendere iniziative, restate tranquilli in attesa di un segno.
SCORPIONE
Siete in gran forma e ne siete consapevoli. Approfittatene per tirar
fuori il meglio di voi con coloro che sanno apprezzare le vostre
qualità. L’amore vi sorride, e se saprete muovervi con disinvoltura
e sicurezza, ma senza ostentazione, riuscirete a raggiungere i vostri
obiettivi anche sul lavoro. Un ostacolo non grave sarà superato
con facilità.
SAGITTARIO
Vi siete certo accorti che qualcosa sta cambiando, ma la sensazione
vi lascia confusi. Avete ragione: Sole e Venere nel vostro segno, in
aspetto positivo con Urano, sono un’ottima premessa. Prima di
agire, però, prendete in esame ogni particolare perché rischiate di
buttarvi alla cieca in un rapporto affascinante solo in apparenza.
CAPRICORNO
Se siete stati capaci di seguire correttamente i consigli di Saturno e
Marte vi sentite certo più leggeri e in grado di muovervi liberamente. Assecondate dunque i vostri gusti e le vostre tendenze, sia
affettivi che culturali. Amore, sesso, amicizie, nuovi rapporti di lavoro, sono tutti campi dove potrebbero annunciarsi novità, occorre però fare scelte ben precise.
ACQUARIO
Siete insoddisfatti e alla ricerca di un nuovo equilibrio: guardatevi
pure intorno, ricordandovi di tenere nel giusto conto alcune preziose informazioni. L’occasione di cambiare è dietro l’angolo, ma
oltre al coraggio, che non vi manca, serve anche energia e la capacità di interpretare correttamente i segni del destino.
PESCI
Il sostegno di Plutone e Giove vi fa sentire particolarmente a vostro
agio, consentendovi di fare qualche eccezione alle regole. Se volete modificare la vostra situazione amorosa, ed aprirvi a nuovi
inesplorati sentieri, è il momento giusto per osare, troverete ciò che
finora vi è mancato. Anche nel lavoro potete aprirvi cautamente a
nuove conoscenze.
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Sabato 9 agosto 2008
l’Altopiano
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