Il Libro della V elementare
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Il Libro della V elementare
l liBRO DELLA V~ ClASSE , ElE~ENTARE . . • .. L'IMPERO DEGLI ITALIANI • [IMPERO DEGLI . ]TALIANI · • . LA LIBRERIA DELLO STATO · ROMA PROPRIETÀ LETTERA R IA RISERVATA I DIIUTTI DI TRAI)UZIONE E DI RII'IHJOIJZ,ONI!. (A,NCHP, m $lllofPLI CI QRA,SI EO ANCIlIl A MEZZO 1)/ RAO/ODlFFIJ$IONI'.J $ONO RIsERVATI PER , 'lTTTl I COMPRIIS I I REOSI ])I pA,al , SVEZIA, NORVEGIA, E OI. ANOA ** TESTO D I LUIGI FI LIPPO DE MAGISTRIS Titola re di geografia nella R. Università di Milano. SanJepolcri.ta, GIAN CESARE PICO R . Direlfo re didattico nelle Sc uol e di Milano. - - -- ANNO MCMXL - X VIII - STAIULIMENTI GRAPICI A. MONOAOORI - VERONA INDICE CAP. l - VISIONI DEL PASSATO 7 ROM A E L'hALIA LE PRIMI': TAPI'f( COI.ONII\I. I ';~_I.I : hIlLL'" "" I NOSTRI l'I01<IF.Rl CAP. Il _ L'ERITRE.t\. '9 L\ FORMAZIO:<t STORICA LA " STRlTITURA CJ>OGRAI'ICA '4 LE RISORSE ECO:<OMICIIII CAP. III - LA SOMÀLIA LA FORMAZIONE ~TORIC A '1.7 LA 30 STRUTTU RA GF,QGRAFICA LE RISOI<SE F.cONOM1CIlE 3'1. CAp. IV LA LtaIA LA FORMAZIONE STORICA 35 LA STRlTITURA GEOGRAFIC... 39 Lv. 4'1 RISORSE f".cONOMICIl,. CAI>_ V LE ALTRE TERRE ITALIANE LE ISOLE ITALIANE DEI.L'EGF.O 45 LA CoNCESSIONI': 01 TlI\I,,-T"N 48 L'[~OLA DI SÀ.5ENO 48 CAP. VI - IL FASCISMO E L'IMPERO L'ITALIA DOPO V. GUERRA DEL 19'4.-18 • IL POSTO Al, SOLE . L'IMPERO ' NEL PENSTE!tO DEI. DUCE • C,w. VII 49 53 53 LA v'tCCHIA ETIÙPIA LA FORMAZIONE STORICA E IL GQVF.IU'<O 5S LA 57 STRUTTURA GEOGRAFICA LE CONDIZIONI ECOSOlollCtlE E C IVlI. I 60 CAP. VIII - LA L1BERAZIO;.JE DELL' ETIÙPIA LE ORlellNI DEL COSFLll"TO: 6, 50 6, , NO! TlRE.REMO DIR ITTO I IL DISCORSO DEI.. D UCE E LF. OI'ERAZIO:-iL MII . ITARI LA VrrroRIA F. L'ARTEFIçE CAP. IX _ LA PROC.LAMAZION~ DELL' IMPERO DoPO LA LlIIF.RAZIONE LF. I.Rr;GI E OLI ORDINAMENTI LA COLONIZZAZIONE 60 ", '5 c...P. X - L'IMPERO MUSSOLINIANO DEGLI ITALIANI LA LlBERAZIO/l,"E DELI.'ALIIANIA CI.! ITALIANI PUORI D'ITALIA LA CO"ls.EGNA DI DOMA'" 8, "95 • • I~A,. VIA DELL' l~lPERO A RO~{A con le lavole marmùree sul muro della Basi li ca di ,M assènzio. ( Fol. Brun"~T) CAPITOLO I VISIONI DEL PASSATO ROMA E L ' ITALIA lungo la via dell'Impero, sul muro esterno della Basìlica di Massènzio, cinque grandi tavol.c .d i bianco e nero, appostevi per .00:diA ne del ncordano a tutti II cammmo percorso un tempo dalla cIviltà RoMA, mar~o Ot.;CE, romana cd oggi ripreso dalla civiltà italiana per virtù del Fascismo. L'umile villaggio di pastori sorto sulle rive. del Té"cre , proprio al cen tro del Mediterràneo, nella primavera dell'anno 753 avanti Cristo, divenne una grande Città, dominò la Penisola, scese al mare, dilagò Sll tre Continenti e si impose a tutto il mondo conosciuto . Le prime quattro tavole indicano le successive tappe del glorioso cammino. Roma - che significa for<.a - tenne il primato del mondo intero per molti secoli. Il periodo più felice fu certamente quel dell' Impero, durato oltre quattro secoli .. Ebbe il suo cùlmine con TRA IANO che imperò alla fine dci prim.o e al principio del secondo secolo dopo Cristo e fu detto Padre delln Patna. In quel tempo le insegne romane dominavano la Britànnia, la Gàllia, buona parte della Germània, i territori che' oggi costituiscono l'Ungheria, la Iugoslàvia e tutto il resto della Penisola baJcànica; poi l'Asia minore fino al Càucaso, la Mesopotàmia, la Palestina, la Cirenàica, la Tripolitània, la Numìdia, la Mauritània e 1'Ibèria. Era un grande blocco di vari popoli che Roma, dopo averli domati, aveva r CARTE STORICH E IraUc nalla prima e dalla 5«onda dell., la"ol" mann<>reo: ... Ila V ia dell' Im pero a Rùma . IMP,A, I4 D.C. ,.. S P ... G N IMP.96-111 Q.C. CA RT E STOR ICH E (raue dall~ (cna e dalla quana delle tav olo:: marinò,."... •uJ1a Via d cll'(mperoa Roma. IO VISIONI DEL PASSATO saputo cementarr tra loro ed associare alla propria fonuna col vigore della autorità e la saggezza delle leggi. Nei territori invece in cui i Romani non penetrarono, la vita continuò pri· mitiva, rozza, per secoli e secoli. Quando poi il forte governo romano, perdute le antiche virtù, rallentò di forza e di ordine, i popoli barbari che vivevano ai confini dell ' Impero lo invasero e assoggettarono l' ltalia. Nella decadenza e nellc convulsioni seguite aUa caduta di Roma, il popolo italiano conobbe lunghi periodi di schiavitù ; ma siccome le antiche virtù non erano spente, con il tempo qua e là ri.affiorarono, per opera specialmente dei savi e degli studiosi. Si diffuse poi una nuova forza, la religione di Cristo, che distruggendo gli "d~i falsi e bugiardi" aiutò a innestare una nuova civiltà sui resti dci g lorioso passato. Dal 1300 a l 1500 si ebbe in tutta Italia un periodo di sicura ri nascita. L' INGEG NERE LU IGI NEGRELLI , nato a Città attive ed industri fecero rifiorire Primiero (Trentino) nel I ì99, morlO a Vicnna nel 18sS. A lui l i d e\'c il proge tto chc fu pregli ~tu?i, le arti, i commerci, le navi5Ccho pel ltaccialo de finili vo d el Canale di Sile1.. gazlom. . (ln, isimu di p,jndwJer) Questo splendido periodo si chi amò per l'appunto RinaSCimento. Ancora al· tri secoli di· lotte oscure tra Italiani e stranieri padroni d ' I talia, poi si iniziò la riscossa definitiva, e attraverso il periodo tormentato ma glorioso del Risorgimento, dal 1848 al 1866, gli usurpatori stranieri furono cacciati dalla Penisola e l' halia, li berata Roma nel 1870, divenne nazione unita e indipendente con Roma capitale. LE · PRIME TAPPE COLONIALI DELL' ITALIA Appena raggiunta l'indipendcnza, si affacciarono ai Governi dci nuovo Regno infiniti e pesanti problemi. Bisognava unire in fraternità popolazioni vissute per tami secoli separate, sotto Governi spesso stranieri, con leggi e ordinamenti diversi. Mancavano mezzi di comunicazione (strade, ferrovie, poste, telegrafi ), occorreva dare impulso all'agricoltura e all'industria, organizzare scuole e ospedali, potenziare la d ifesa rlcl Paese con esercito e flotta. Assorbiti in questo grande lavoro, i governanti di a llora sentirono la gravità Dai primi anni di g iove.ntù la semplice. parola di tuono nella mi a anima. ~ Roma Il ave.va un rimbombo LE PRIME TAPPE COLO NIALI DELL'ITALIA 11 PORTO SAID, E~IRATA MEDITERRANEA DEL CANALE DI SÙEZ ( Fili . Ltllllt ri t &mdrf./Ck) di due questìoni: la mancanza e l' insufficienza di materie prime (carbone, ferro , petrolio, cotone, lana, gra no ccc. ) e la sproporzione tra la popolazione in continuo aumento c l' in adeguata capacità produttiva del territorio na~ zionale che doveva sfamarla. Da ciò sorse e crebbe il problema dell'emigrazione, prima verso Paesi d 'Eu~ TOpa e del Mediterraneo, poi specialmen te nelle Amèriche. Forti nuclei di Italiani si erano formati nella Tunisia e nell'Egitto. Questi territori, così vi ~ cini all'Italia, appartenevano allora alla Turchia la quale li trascurava. li Regno Unito di Gran Bretagna trovò alcuni pretesti per insediarsi in Egitto. La Frància, che già possedeva dal 1830 l' Algeria, nel 188 1 occupò la Tunisia: e pensare che questa regione alcuni a nni prima era stata offerta all'Italia, e l'Italia la rifiutò non astante vi si fosse trasferito u n cos i gran numero di Siciliani, oltre a parecchi Sa rdi. Tali fatti turbarono molto gl'Italiani e vi furono proteste di patrioti fra cui GARIBALDI. Essi sentivano anche l'importanza che ha il dominio del mare Me~ diterràneo, il Mare Nostruln dci Romani, ma i partiti e i Governi, vivendo alla giornata, non guardavano all'avvenire e non preparavano le profonde qualità operose ed -espansive della nostra razza. Alcuni Italiani, pi~ inlelligenli e audaci, avevano intuito il problema della espansione e avevano posato gli occhi su altre terre africane, su lle cosle del Mar R osso; ma alle loro segnaiazioni i Governi erano rimasti sordi. Intanto era avven~to un fatto di ecceziona le importama pe~ Paesi del Eleviamo il nostro perlSiero a Roma che è una delle poçhe d ttà dello sprnto che ci siano al mondo. Noi pensiamo di fare Roma Ciuà del nostro spirito, il cuore pulsante, lo spirilo alacre dell' Itali a imperiale che noi sogniamo. VIS IONI DEL PASSATO 12 Mcditerr:\nco C per gli Stati ma· rinari del mondo: il compimento del Canale di Sùez. Esso era stato studiato da un Comitato presieduto dal (;',11)050 idraulico italian o PIETRO PALEÒ- di Bergamo, morto proprio nel 1869, cd era stato eseguito su l piano tecnico preparato dieci anm prima da un altro Italiano: CAPA LUIGI NECRELU, dell a provincia di Trento. Vi avevano lavorato oltre diecimila operai italiani, e i lavori del tratto \liù difficile erano stati diretti da nostro ingegnere EDOARDO GIOIA, Gli onori li ebbe invece il capo dell'impresa, il diplomatico francese FERDINANDO DE L ESSEPS: e francese era anche in maggioranza il denaro impiegato. Ma poi, a lavoro finito, ent rarono nell'affare anche gl' I nglcsi, i quali da alGIUSEPPE $AI'ETO ( 1809-'Il9.s) , nalO a çàn·are lora realizzarono ogni anno enor(Sa,'ona), ;"'dilo viaggiatore. Dal 1837 , per (Iuasi mi guadagni perché ogni nave che ITelll'anni. "ptorò l'Abis.,inia; nel 186g, per coniO di R Af"A El.E R U " ATTINO, acquillò la bain di As,sab. transita è tenuta a pagare un rorte ( FaI. 8 iJog"i . r;;"IH.V1.) pedaggio in ragione dei viaggiatori e delle merci che trasporta, A un dato momento, però, anc he l'I talia sentì la necessità di cercare, oltre il Mar Rosso, terre e punti di approdo c di rirornimento per la navigazione a vapore che in quel tempo com inciava a sostituirsi sempre più a quella a vela. Vi pen<;ò RAFFA~ U: RUIIA1"I"INO ( I) di Gènova, proprietario di lIna Società di navigazione, che con il piroscafo" Africa" iniziava ilei mano del 1870 la linea per le Indie da Gènova a Bomhay (pronuncia: bombé). Il vapore, giunto nel Mar Rosso, pose l'àncora nella baia d i Assab che già dal novembre 1869 il ligure GIUSEPPE SA PETO aveva acquistata per eOnlO dci R UIlATTINO. Il 12 marzo "170, salutata da 2 1 colpi di cannone del piroscafo " Africa", il SAPETO e il ca pitano della nave vi reccro innalzare la bandiera tricolore, mni pill ammainata. Tmmaginate la gioia, la co mmozione di quegli int rcpidi Italiani? Si narra che il SAPETO , riprendcndo il viaggio per le l nclie, nOli seppe rrenare le lacrime nell'ammi rare la bandiera della Patria c he sventolnva maestosa su quel lembo di terra lontana. . . I n seguito, la Società Rubattino - stimolata dalla ~hdrepatria e sovvenzionata da VI1TÒRIO EMANUELE I l - allargò i suoi possessi acquistando varie isoletlc prospicienti e allri lem bi di costa per una lunghezza di 66 chilometri su di una larghezza media da 3 a 4 chilometJ"i. ( I ) ~,dove re ricordare que$IO coraggioso Italiano. Il Rtl llATrLSO è il med~"Sim" che di ede a CARLO l'r~AcANF. il vapore. Càgliari • per la Spedizione di Sapri , e ch~ pre$lò a GMUUAI.Oi . ncl 1860, k navi • Piemonte ' c • Lombardo t per la leggendaria SJl("dizione dei Mill e. LE PRIME TAPPE COLO NIA LI DELL' ITALIA li Mediterràneo, con l'apertura dci Canale d i Sùez, si npopolò rapidamente di navi dirette alle Ind ie e all'Estremo Oriente. Cominciò a svilupparsi un traffico sempre più vistoso fra g'li Stati europci e i Paesi dell' Àsia meridionale ed orientale e dell'Oceània. In Itali a l' iniziativa ,della So- _ cietà Rubattino e i viaggi di esplorazione del SA PETO e di a lt ri con nazionali, destarono vivo interesse negli uomini d'azione, i quali intuivano l'importanza che avrebbe assunto il Conti nente africano. A Roma, nel 1871, si trasferiva la Socuià Geografica lIalialla fondata nel 1867 a Firenze da uomini in signi (fra cui il milanese CÈSARE CORRENTI ) che sentivano come l'Italia dovesse riprendere le tradizioni marinare di Roma e delle Repubbliche medioevali. Con nobile slancio furono fa- GUGLlELl>.·IO i\IASSÀ IA ( rSog-t889), il glorioso cap. voriti gli studi coloniali e si con- puccino mi ssionario, poi cardinale, ch e \'isse e operò cessero premi ed aiuti a spedi- p"r sette lùstr i nelle terTe etiopiche, tra pericoli e perzioni di esplorazione in Africa . ~~..:uzioni. Kacque a Pi ovà d'Asti. mori a San Giòrgio a Cr~'man o (Nàpoli ). ( F,,1. Miu. (al/o/idlt) In tanto a ?,,[ilano studiosi e commercianti, per iniz iativa di IV1ANFREno CA~IPÈRIO, eroe delle Cinque Giornate, costituivano la Socieia di EspioraziollI' Commerciali. Si formava così nella Nazione, senza diretti aiuti dci Go· vcrno, un vero movimento colonialista al quale contribuirono anche Missionari con la loro opera di penetrazionc religiosa. Ciò indusse finalmente il Governo ad acquistare nel 1882 tutto il territorio di Assab, il quale prese il nome di Colònia lIaliana del ierritorio di A.ssab. L' Italia, a soli dodici anni dalla sua unificazione, si incamminava, sia pur timidamente, a diventare potenza coloniale. A questo punto è doveroso ricordare che ancor prima del SAPETO molti coraggiosi I taliani, mal soffrendo i Governi stranieri, erano partiti quasi in volontario esi lio per esplorare il Continente africano. Il Missionario cappuccino GUGLtEI.MO MASSÀ1A, di Piovà (provincia di Asti ), amico di CAVOUR, nel 1852 si era introdotto con altri religiosi nell' Abissinia e vi rimase per trentacinque anni facendo grande opera di bene, di studio, di italianità, affrontando disagi e prigionia. Un altro audace, il friulano conte PIETRO PAOLO SAVORGNÀN DI BRAZZ,\ , SI stabilì, per incarico delta Repubblica francese, nel Gabòn, fr a il I874 e il IgOO: colonizzò quel ricchissimo paese, che ru detto Congo francese, e Noi abbi amo lame di terre perche siamo prolifici e intendiam o restare prolifici. "VI\ l VISIONI DE L PASSATO fo ndò anche u na città che, in omaggio a lui, prese il nome d i Brazzaville. I vantaggi, si capisce, furono della Frà ncia, non d ell'Italia, che non aveva voluto assecondare i p rogetti d el SAVO RGNÀN DI B RAZZA . I NOST RI PION I ERI I n d iversi tempi, successiva· mente, parecchi Italiani coraggiosi, animati dal desiderio di studiare l'Africa e di porta rvi la nostra civiltà, compirono viaggi e imprese. Essi affro nta rono grandi disagi, ~ricoli ed anche la morte. I nom i di questi eroi noi non d obbiamo d imenticarli. G IOYANN I MI AN I, G IUSE PP E MAR IA G IULl E1T I ( tRf7- I BB I ) nac· que ncll'Ol tTepò Pavese q uando appart eneva al Pi",m on te:. I suoi resti furono rirwe:nu ti nel 19~9. da Rovigo, d ifensore di Venèzia nel ,s,t.g, non potendo restare in patria va ad insegnare in Egitto, poi imprende un viaggio per la scoperta delle sorgenti del Nilo Bianco. Nel 1872 raggiunge il territorio dei Niam Niam, tra il Nilo e il Congo; ma ivi, stremato di fon!:e, muore. Un 'viaggialOrc e naturalista germanico lo ha proclamato « degno della gloria ,di M A RCO P O LO ». G IOVANN I C HIARINI, ingegnere, da Chieti, segue con altri la Spedizione del marc hese Ù RÀZ IO ANTI NO RI, nello Scioa. Vielle imprigionato con ANTÒNIO CECClII c dopo poco, nel 1879, muore per le subite sevizie. CA RLO PIÀGOIA, da Lucca, va in Egitto a lavorare e do po un po' d i tem po con u n prete a bissino che doveva ri tornare in patria, percorre, d a l 1863 a l 1865, luoghi che nessun europeo aveva visto. Died a nni dopo sca la i mont i dell 'Etiòpia e attraversa il Lago T a na. Muore ncl 1881 a Chartùrn. RÒMO LO G ESS I, da Ravenna, si fa solda to egiziano. Va in Egitto nel 1873 ad esplorare il Nilo Bianco. Più lardi conduce a fi ne l'esplorazione del Lago AlberlO. Ma comba tte anche i mercanti di schi avi allora numerosissimi. Do- Noi eravamo g randi nel 1300 qu i ndo gli alt ri popoli era no mal VI VI o non e rano a ncora nat i nella Storia . Seguono i seco li piu supe rbi: il RINASCIMENTO. L'halia di ce a nco ra una volta la parola della civiltà a fUUe le rane, a tu ui j popoli. I NOSTRI PIONIERI '5 vunque compariva GESSI, i ncgrieri scompadvano e gli schiavi acq.uistavano la libertà, Era il primo europeo che compiva una opera come questa, Si ammala con alcuni schiavi raccolti in una barca che faceva ritorno lungo il Nilo, Desiderava di morire in Italia, ma il male lo abbatté a Sùez nel 1881, GlUSE.PPE GlULIETTI, da Castéggio (prov. di Pavia), dopo essere stato nel 1866 volontario con GARIBALDI, vuole con altri esplorare l'}-Iaràr e la Dancàlia. 11 primo tentativo nun riesce, Al ntorno dal secondo viaggio è ucciso insieme con dieci marinai al comando dci ten, BIGLIERI ( ISSI). PELLEGRINO MATTEUCCI, nato a Bologna ma di famiglia ravennate, è il « Livingstone italiano », Medico, visita con GE.SSI il Sudà n ANTONro CECCHr ( l8.t9·'896), marchigiano, ha e con BIANC HI l'Abissìnia. Poi, \' i!l'UlO v"m'anni nell" terre che oggi cO!itituiscono l'A. O. I. sognando ]' halia imperiale. con ALFONSO MARIA MASSARI, traversa l'Africa d all'Egitto alla Nigèria. Muore di febbri malariche nel 1881, prima d'imbarcarsi per l' Eurapa. QRÀZIO ANTINORI, naturalista e patrizio pcrugino, uno dci difensori della Repubblica romana del 1849, con ah l'i .studiosi comincia le sue esplorazioni nel IS59, nelle isole Dàlac. Poi da Massàua si interna nello Scioa. Ritorna e riprende instancabile altr.e spedizioni che furono assai fruttuose per gli studi geografici e naluralistici. Muore nel 1882 a Let Marcfià, stazione di proprietà della Società Geografica Italiana nello Scioa, GUSTAVO BIANcm, da Argenta, parte con Mattcucci nel 1878 e visita Asma- ra, Àrlua, Saltjara, il Lago Tana c il paese dei Galla. Riesce a liberare il Cecchi dalla prigionia ( 1883). Recatosi fra i Danachili, è trucidato insieme con i slloi compagni nel 18B4. GIAN PIETRO dei conti PORRO , nato a Como, presidente della Società di Esplorazioni Geografiche e Commerciali, reduce dal Ciac.o argentino orgamzza Commettiamo alle nuove genetuioni che sorgono la fiamma di questa passione: fare dell'Italia una delle Nazioni senza le quali. c impossibile concepire la Storia futura dell ' umanità. VIS ION I DEL PASSATO una spedizione all' H a ràr. Sulla st rada di Zèil a è trucidato in Artù nel IB86, insieme con il dotto ZANN INI, il p rof. LI CATA c il conte CO CASTELLl DI MONTìGI.IO . EUGÈ l'\ IO dei princi pi R US POLll romano, esplo ratore della Somàlia occidenta le e della terra dci Gal la-Sidam a , è ucciso nel 1892 da un elefa nt e, IL CAI>. UGO FERRANDI , novarcse (J851-l9~ 8) . esploratore dd Giuba, diferuorc:: di Lu gh nd 18g6 eonlro gli Abi lSini: onde la pieeola eitlà è Itata ribau.. z. u ta Lug h Femo.ndi. ANTONIO CF.CCHI , da Pésaro, comandante di marina mercantile, uno dei maggiori coloni a list i nastri. Maestro di esplorazione e di resistenza. Partecipa alla graude esplorazione della regione dei laghi equatoriali d'Etiòpia promossa da lla Società Geografica Ital iana, e dopo le peripezie di essa, la pri. giollia nel Caffa e la liberazione, ne è il d iligente na rratore con il libro " Da Zèi la alle frontiere del Caffa' ·. Console ad Aden e Zanzibàr, è trucida to alle porte di Mogadiscio nel 1896. Vl1"rORIO BÒTTEG<? , da Parma, capitano d'artigl ieria, è da consid erarsi uno dci più famosi esploratori del mondo. Più d i un viaggio egli com pie nella re· gione del Giuba e in Etiòpia pcr iden· tificarc quei corsi d 'acqua fra cui l'O· m o, il Dàu a Parma c il Ganale DÒria . Muore combattendo contro ind igeni a izzati dal Negus duran te il viaggio di ritorno ( 1897). LUIGI BRI CHE'ITI ROBE CC HI, ingegne. re, da Pavia, è l'esplora tore della So· màlia settc·ntrionale ed orientale, Visita e descrive il centro mercantile di Ha· rà r. Muore in Patria nel 1926, ORÀZIO ANTI NO RI ( !811-d~82 ), marche· se perugi no, viue v.. mitri: anni in Africa. Poc:o fa ho visitato le Con cusio ni. Addito all 'ammira.tione della Na.tione, pongo all'ordin e del giomo que.i colo ni, quei pio nie ri che. a ppartengono a l patri.tia to italiano e che sono evidentement e di ssimili da que lli che. ballano slupida m ent e negli atri dei g ra ndi alberghi all a moda. _ _ c I NOSTRI PIONIERI Uco FERRANDI, da Novara, sbarca in Somàlia nel 189 1, riconosce il medio Uebi Scebeli e, primo europeo, raggiunge Bardera sul Giuba. Vi ritorna successivamente e li bera molti schiavi. Con BÒTTEGO giunge poi a Lugh ave respinge un sanguinoso attacco di indigeni, nel Natale del 1896. Fu uno dci maggiori sostenitori della mil anese SocieM tii Esploraòoni Geografiche t Commerciali. Muore nel 1928. ENR ICO B ÀU DI DI VESME, patrizio di Torino, esplora l'Ogadèn, che egli chia ma il " Paradiso dei Somali " e la Somàlia centrale. Muore a Torino nell'an no 1931. Altri ed a ltri nomi di audad e di sa~g i si potrebbero elenca- V rITÙRI O BÙrn:cO, pa rmense (1R60-18g7). nOia per .le sue aplorazioni in Oand.lia e lungo ; coni del Giuba e nell'Orno. Cadde vi ttima di un aggualo abiss ioo nel lo Uòltcga. re. Ultimo della gloriosa schiera fu il fas<""Ìsta Sansepo\crista LUIGI R AZZA, Min istro dei Lavori pubblici, morto nel cido del Cà iro per misterioso incidente aviatorio, men tre si accingeva a riconoscere le vie del nuovo Impero d' Italia. Ritorniamo ora un passo indietro. Casa SAVÒIA e CAVOUR, ancora nel periodo d i form azione del R egno d' Italia, avevano sempre considerato con ansiosa attenzione il problema dell'espansio ne coloniale. GUSTAVO BIANCHI ( 1a.~5- r Ul4 ), pioni e:re fenarC1;t"" del coloniali$mo in Africa . Al Ministro CAVOUR, nell 'anno 1857 e anche nel 1859, da un capo potente, per il tramite di Monsignor MASSAIA, era pervenuta l'offerta di un territorio situato nel centro dell' Etiòpia. li R e e il Ministro, sebbene in quel Non,s i arriva a lla potenza senza di sci plina, w nza la collaborazione inte lligent e, razionale , quotidi a na di IUti e le e n ugie in modo che vera m e nle la Naz ione appa ia qui e fuo ri , in Ita li a e di H, d ai mari e dai monli , com e un ue rci lo solo, inqu adrato, u ldo, sereno e s ilenzioso C" he marcia marzi a lme nle, quotidianamente , romaname nl e, e non s i fenn a fin c hi non ha raggiunto la m e ta. 18 VISION I DEL PASSATO L't\LT IPI AiXO DELL' ASMARA prima della ronduione della cZpitale della Colonia Eritrea, dC{'retata da F,;aIJl NA.1H>O M ARTIN! ( 1'41-1928) nel 18g7. tempo fossero tutti presi dalla preparazione della seconda Guerra d'Indipendenza, avrebbero certamente condotto "Ita lia in Africa. Ma la morte repentina del CAVOUR (6 giugno 1861) procrastinò l'evento. L'i mpresa, ben piu. grandiosa, doveva essere preparata e cohdoua a piena vitloria da un altro grande Statista - BENITO Musso LINI - durante il regno d 'un altro grande Re - Vll'TÒRIO EMANUELE II I. MASSÀUA. Veduta parZiale dall'aeroplano. ( Fol . LUCE) CAPITOLO II L'E R J T R E A LA FORMAZIONE "STORICA APPIAMO già come l'Italia sia venuta in possesso della Colonia di Assab sul:Mar Rosso. Sul territorio verso nord aveva dei diritti la Turchia, e per es~.a il Re o Kedivè d 'Egitto, il quale nel 1885 lo dichiarò di dominio pubblico. Il 5 febbraio 1885 il colonnello TANCREDI SALETTA sbarcò a Massàua sostituendo la bandiera italiana a quella egiziana; nel dicembre il generale CARLO GENÈ occupava Saari a 25 km. da Massàua. L'occupazione riuscì sgradita al Negus dell' Etiòpia, GIOVANNI IV, e al suo Ras ALULA, i qua li mandarono armati con tro di noi. A Dògali, il 26 gennaio 1887, cinquecento nostri soldati, comandati dal colonnello TOMMASO DE CRISTÒFORIS, da Casale Monferrato, si trovavano di fronte a 5000 armati abissini. Dopo una lotta disperata, la morte gloriosa sul posto conchiuse la infausta giornata, ma il nemico spossato e sconcertato non osò profittare della vittoria e si ritirò. L ' Italia fece subito una spedizione per vendicare i Caduti. Il Ncgus GIOVANNI IV aveva una figlia , TAITÙ, sposa ad un ras intelligente ed ambizioso, MENEL1K. Questi non andava molto d ' accordo col Negus, perciò l' Italia pensò di faP.le!o amico. Con lui, anzi, si accordò per occupare S 20 L'ERITREA ,' Asmara cd altre terre del vicino altopiano, intanto che il Ncgus stava combattendo COnt r o i Dervisci, popolo proveniente d al Sudàn egiziano. GIOVANNI IV morì in combattimento ( 188g). MENF.LlK riuscì a rarsi nominare N egu.r Neghestj, che vuoi dirc Re dei Re o Imperatore. Nello stesso anno l' Ita lia e l' Etiòpia firmarono il Trattato di UccJalli, così denominato da un villaggio presso Màgd ala. Nel T ra ltato era contemplata a nche la occupazione di C hèren e dell'Asmara (2 maggio 1889). FRANCESCO CRISPI il ," gen" naia ISgo, con decreto reale, d ava il nome di Colonia Eritrea a tuni i terriIOri occupa ti daIrltalia fra il Mar Rosso e il Sudàn . MENELÌK , !;>Cr istigazione d i una di quelle Potenze europee che dtrovercmo contro di nOI al tempo della Guerra d'Etiòpia, cavillò sullo stesso T rattato. Mentre in esso era detto che l'Abissinia doveva servirsi dell ' Italia nei rapporti con le Potenze, MENE:ÙK non volle più riconoscere tale patto che ammetteva il protettorato dell ' Ita lia sull'Abissìnia, e dopo un po' di tempo incomincia rono le ostilità. l nostri sconfiggono ripetutamen le i Dervisci ad Agordàt (27 giugno ISgO e 21 dicembre , 893), poi a Càssala (16 luglio 1894). Nuove truppe mandate nell'Eritrea, al comando del generale ORESTE BARATIERI , battono Ras MANGASCIÀ a Coali/· (il 12 gennaio 1895) e a Senale (il 15). Il 2 1 marzo viene occup'ata AdigTàl e successivamente Adua (5 aprile), MaeaUt, Amba Alagi e tutto il Tigrai. MENELìK intuisce la minaccia. Unitosi con Ras MANGASCIÀ si mette alla testa di 120 mila a rmali, supera la nostra resistenza ad Amba Alagi, dove si trovava il maggiore PI ETRO TOSELLI , assedia il rorte di Macallè. presid iato da l maggiore GIUSEPPE GALLIANO, e s cende nella conca di Adua. Il generale BARATIERI decide di dare batta ~lia al nemico, e con 18 mila uomini, il l° marzo, nella zona di Abba Ganma, presso Adua, affronta un IL t'ORTE DI MACA LLt, dove il maggiore: Gllill;PPI; G"'U.IA-"O, ~edag li a d'Oro, l1:5isleue valorosamente all'esercito di M.ESEÙJC ( 18j)6). LA FORMAZIONE STORICA IL MAGG. PIETRO l'OSELLI , nalO nel 1865 a Peveragno (Cùneo), eOmandanle dell .. fome di eopcnura contro l'invasione degli Scioani, resi$le e cadt: .ull'Amba Alagi il 7 dicembre 18g5. Medaglia d'Oro. 21 IL MAGGIORE GI USEPPE CALLIANO, na_ to nel 18...6 a Vicoforte di Mondovi (C.'ùneo.\ , resi.le valorosamente nel forle di Macllllè, ead.. odia battaglia di Adua (" mamo IBlp) . Medaglia d'Oro. eserci to quasi dieci volte superiore e forte di quarantadue cannoni Noi eravamo uno contro otto. Il valore e l'eroismo dei nostri a nulla valsero. Avemmo 6000 morti; da parte abissina quasi 12 mila. Parecchi Italiani vennero fatti prigionieri e orrendamente mutil ati. Vi trovarono m'orte gloriosa i general i V ITTÒRlO EMANUELE DABòRMIDA e GIUSEPPE AR IMONDl, e altri 266 ufficiali. FRANCESC9 CRISPJ dovette abbandonare il Governo. AI posto dci genera le BARATIERJ venne mandato subito il generale ANTÒNIO BALDISSERA, ma purtroppo con l' incarico di metter semplicemente ordine, non di combattere, non di vendicare i gloriosi Caduti. Conclusa il 26 ottobre f8g6 la pace, fu riconosciuto MENEL1K sovrano ddl' Impero etiopico. Qui ha fine la cronaca sommaria della prima espansione coloniale dell' Italia in Africa dal litora le dci Mar Rosso. Si deve aggiungere anche una rinuncia: nel Natalr;. del 1897 viene ceduta al Regno Unito di Gran Bretagna, alleato, o meglio protettore dell'Egitto, il punto importante di Càssala che sarebbe Vogliamo che tutti gl'Italiani si considerino co me un eserci to mobilitato per le opere di pace e, se OCCOtTC, per le opc:u di guerra. Noi siamo i te. timoni di qllesta fede e di questa certezza. Noi yogliamo che l' Ita lia . ia g rande, sia sicura, sia lem ul a. "1'\. 22 · L'ERITREA stato per noi prezioso possesso e che avevamo tolto ai Dervisci in combattimento il 4 luglio 1894Da parte dell'Italia cominciò una fervida e silenziosa valorizzazione della (C Colònia Primi~ènia », la quale in alcuni punti rimase senza confini precisi. Nel 1888, vi SI aggiunse, come protettorato, )'AusS'l.. Attualmente il Governo dell' Entrea, formato da lla vecchia Colonia Eritrea e dai territori ex-negUssiti dò Tigrai, ddla Dancàlia e dell'Aussa, costituisce una unità regionale organica, ricca di grandi possibilità. LA ST RU1TURA GEOGRAF ICA L' Eritrea attuale si stende fra circa 36° 20' e 43° I O' ad O. di Greenwich (pronuncia Grlnie) e circa IO" 15' e 18 IO' di latitudine Nord. O ccupa Ili- parte settentrionale dell'altopiano etiopico che s'inoltra fra la pianura del Sudàn egiziano ad ovest e la cimosa costiera del Mar Rosso ad e.~ t. Dietro la costiera è la zona vulca nica delle A I ~i Dàncale. . A nord e a nord~ovest confina col Sudàn egìzio~ brltàn'nico; a sud~ovest e a . sud 'con l'Impero italiano d ' Etiòpia (Amara e Harà r) e con la Cdsta fran~ cese dei Somali. Sulla costa del Mar Rosso sta la rada, ben difesa, di Massàua il cui porto 8 A ,RABIA DITA --...- . N ""'. IL GOVER,NO DELL' ERITRe... 23 LA STRUTTURA GEOGRAFICA .. naturale è fra i plU importanti ed attrezzati di quel mare. Risal~ ta il lembo settentrionale dell'al topiano etiopico la .cui altitudine media è di 2200 m. La ferrovia . Massàua-Asmara sale fino a m. 2412 prima di scendere al~ l' Asmara (2340 m .) . La pianura litoranca, sabbiosa c arida, ha una larghezza che varia dai 30 ai 70 chilometri. Nella Dancàlia v' è la serie co~ stiera dei monti vuJcanici che si elevano fino a 2000 metri. A ridosso v' è un ' arida depressione (m. 120 sotto il livello del mare) con depositi di sali di potassio e di gesso, appunto detta Pian del Sale. In Assab si raccolgono 60 mm. all'anno di piogge, a Massàua 180, all'Asmara 500, a Sena~è oltre 700. Nel bassopiano orientale le scarse piogge sono invernali. Solo sulFRANCESCO CRISPI ( 1819-1901 ). l'altopiano tigrino sono primaverili ed estivc. L'idrografia, in conseguenza della scarsità delle piogge, è alquanto ridotta. Ad oriente scendono ripidi torrenti, ma le acque si fanno scarsc nel basso percorso e non sempre raggiungono il mare. Altre acque scendono dall'altopiano verso ovest e tendono a raggiungere il Nilo. Il fiume Barca, inyece, riceve vari piccoli affiuenti e si versa nel Mar Rosso attraverso il Sudàn. Il fiume Marèb o Gase, che in parte segnava il vecchio confine con l'Etiòpia, tende invece verso il Nilo, ma SI sperdc presso Càssala. Sul nuovo confine, il Tacaa,e-Setìt si versa nell' Àtbara, affluente di destra del Nilo. La superficie dell'Eritrea si calcolava intorno ai 120 mila kmq. comprese le isole, quasi, cioè, quanto l'Italia settentrionale. Ma la parte utilizzabile per le coltivazioni era forse inferiore alla metà dell'estensione. Oggi copre oltre 231 mila kmq., press'a poco come l'isola di Gran Bretagna. In questo vasto terntorio vivono 1 500 000 abitanti. Escludendo le parti meno ospitali, si può affermare che l'Eritrea abbia una densità fra lO e 15 abitanti per kmq. La nostra provincia di Nùoro, la meno abitata d' Italia, · ne ha il doppio. I centri abitati più importanti dopo Massàua (15000 ab. ), sono: l'Asmara, la capitale, sede del Governatore (85 000 abitanti, dei quali 50000 nazionali), Adi Caièh (5000 ab. ), Adi .ugrl (5000 ab. ), Barcntù (3000 ali) , Chèren (4000 ab. ), Agordàt (6000 ab. ), Àdua (7000 ab.), Assab (8000 ab.) . Solo obbedendo, solo 2vendo l'orgoglio umile ma sacro d i obbedin, poi il diritto dì comanda.re. ~i conquista I\N•. L'ERITREA AMBA ALAC I. Su quelto monte, alto 3410 metri, il maggiore TosJ!.Lt.t e i suoi valOT'()S i furono sopraffatti dalle orde del Negu$ MF.NJ!.IJK nel [1195 dopo epica resi!lt:n7,<l., La I;>Opolazione si può dire un mosaico di genti di varie razze e di vari dialetti, ma la lingua scritta è l'amàrica. La religione predominante (52 per cento) è la islamita. Vi sono cristiani copti e alcune migliaia di cattolici. Il lavoro degl'indigeni è rivolto specialmente all 'allevamento del bestiame, all 'agricoltura, all a pesca, alla caccia, all'utilizzazione dei prodotti naturali e a prestazioni d'opera in imprese condotte da europci e arabi. Molti giovani si arruolano volentieri nelle formazioni militari nost re e prendono il nome di àscari (soldati). Sono fedeli e valorosi. Fanno onore all' Italia e alla sua band iera; lo dimostra rono in parecchie azioni svoltesi nell'Eri trea, nel territorio della Libia e nella conquista dcl l'ELiòpia. LE RISORSE ECONOMICHE Entro i vecchi confini l'Eritrea non aveva possibilità di maggiori sviluppi, essendole mancate le vie di comunicazione con il Tigrai, men tre i confini con la Dancàlia erano tali che non concedevano respiro ad Assab. La popolazione conduceva \..lna vita misera dedicata quasi soltanto all'alle- , P er aprire le vie del futuro non si può rimanere se mpre inchiodati al panato. 'Ì\~ LE R ISORSE ECONo~nCHE vamcnto del bestiame. Il commercio non poteva contare che sul transito nel Sudàn: con l'Etiòpia era quasi nullo, per l'ostilità del Negus. Oggi vi si contano circa I 950 000 pecore e capre, I milione di bovini, 80 000 camèllidi, 80 mila asini, 8 mi la muli, 1500 cavalli ed 800 suini. La pesca ha dato sempre un buon. reddito con la cattura di tonni, squali, spugne, tartarughe, e con la pesca di perle e conchiglie da madreperla . La terra, sebbene coltivata in modo primitivo, p rodu ce in buona quantità dura e sorgo (per il 45 per cento), orzo, frumento e granoturco. Il frumento dà più di IDa mila quintali all'anno. Discreto è il raccolto dei legumi, lino, semi oleosi, agrumi, banane, papàie, dàlteri. Molto diffusa la palma dum che dà prodotti industriali: se ne utilizza il legno del tronco, dalle foglie si estrae la fibra per cesti, stuoie e cordami, con il frutto si fabbricano bottoni d'avorio vegetale, il làttice fermen tato è un'ottima bevanda . L'allevamento delle api dà buona quantità di cera da esportare. Si coltivano in misura sempre piil larga il tabacco, il caffè, il cotone (12 mila 9u!ntali ), quesl'ultimo nella piana del Tessenei e nei terreni che si possono Irngare. Il sottosuolo non è ancora stato sufficientemente sondato. R ecentemente sono state messe in efficienza miniere d'oro che dànno cirea kg. 500 di metallo fino all'auno. Si trovano anche minerali di ferro, rame, potàssio, mica e buone piet re \'arie da costruzione. LA I!AL~t,\ DU,\·f (/lyphtWlt Ih.l",ittl ). lIn gcn"re diffuso ndl'Àfrica orientale, si distingue dalle altre palme perché il tronco si ramilica, (Fai, Afi~isltr" ddl'Àfrica l/aliana) P rima di l utto il lavoro, in &ccon do luogo la d iscip li na, poi il disinteresse, poi la probità dell a vita, poi la lealta, la ~chi ettezza, il coraggio. L' ERITREA LA BAIA DI ASSAB, dcstinata a ! icuro avvenire con l'apertura della camionabile per DeMiè . Importante è la produzione del sale (Massàua e Assab: circa 300000 quirttali) che si esporta specialmente nelle Indie c nel Giappone. Fra le industrie, allo stato nascente, sono da ricordare: i mulini, le distillerie, le fabbriche di bottoni (di avorio vegetale) e le botteghe dell'artigianato indigeno per la lavorazione delle pelli, delle stuoie, dei metalli. All'incremento del commercio contribuisce sempre piu la sistemazione della rete stradale. Abbiamo la linea ferroviaria Massàua-Asmara-Cherèn-Blscia (km. 334) a scartamento ridotto, la telefèrica Massàua-Decamerè e la camionabile Assab-Dessiè, che si svolge quasi tutta sul territorio dell'Eritrea attuale. Comode strade automobilistiche collegano i principali centri. Assab sta avviandosi a diventare un centro importante dopo l'apertura (luglio 1939) della strada camionabile per Dessiè, portentosa opera de~na degli antichi Romani, portata a compimento in pochi mesi. Si p~rla di Impiantarvi un servizio per filovie. L'importanza commerc~ale di Assab si è affermata. Nel suo porto il movimento delle merci in partenza ha superato quello di Massàua. lo non vivo per il passato: pt;r me il passato non è che una pedana dalla quale si prende lo slancio verso il più superbo avvenire. CAPITOLO III LA SOMA LI A LA FORMAZIONE STORICA T .... cosi detta Terra dei Somali si stende nel!' estremo lembo orientale dell'Àfrica orientale e precisamente dallo Stretto di Bah cl Màndeb a Ras Chiambone oltre le foci del Giuba nell'Oceano Indiano. La grande regione è formata dall'unica quasi-penisola africana, e fino all'agosto 1940 era divisa come possedimento tra la Frància, la Gran Bretagna e l'Italia . La zona costiera, cosparsa di poveri villaggi e di piccoli por ti, era ritenuta una terra inospi tale per il clima secco e caldissimo, tormen'ato da vènti impetuosi detti monsoni, per la mancanza di vegetazione, e soprattutto per la popolazione mantenulaSl selvaggia e sanguinaria. Era conosciuta dai Romani per il commercio dci profumi . Le prime OCcupazioni furono quelle degli Inglesi e degli Italiani nel 1885. L t .... COSTA FRANCESE DEI SOM.... L1 è estranea alla Somàlia geografica. È l'unico possesso francese in Àfrica orientale. H a una superficie di kmq. 21000 (un po' meno dell'Emilia) e una popolazione di 50000 abitanti. Gibuti, scalo per le comunicazioni con l'Àsia e con 1'Europa, è diIl Popolo italiano e il Popolo immOrlale cbe trova sempre una le Jue speran ze, per la sua pusionc, per la sua grande.z:J.a. 28 LA SOMÀLIA ventata importante '·con la linea ferroviaria (terminata nel 1917) che conduce sul. l'altopiano etiopico e a Addis Abeba. Si tratta di uno sviluppo di 730 chilometri di cui go in territorio fr ancese, Di tale linea è proprietaria una Società fran cese. LA SOMÀ LlA EX - SRITÀN - conquistata dalle nostre truppe nell'agosto ' 940, si stende immediatamente a m ezzog io rn o d ell a Costa francese dei Soma li cd ha un a superficie di 176000 chilometn quadrati. . Il territorio è stepposo. Vi si fa l'allevamen to del besti ame; si esportano pelli , gomme, rèsine e prodotti della pesca marina. Le località piu importanti sono .(}ila e Birbt ra , da cui partono strade carovaniere per l' H a ràr e )' O gadèn, Ma nca no ferrovie. NJCA, OR IGINI i)Jo:LLA SOMÀLlA Poche settiman e dopo l'occupazione di Mas· sàua (1885) il comandante iTALI ANA . IL FARO. FRANCESCO CRI SPI . , aha tOTl~ a. rorma. d i raxio 1;11orio, sorge sul Capo Guardaru i, apparente CSlremità or i"ntale del continente arricano, È noto che l'estn::tno or;en t.ale d'Africa corrisponde a Ras H afun (,~ l o 118' long, E, Grf:cnw.) . ( FOI, Mini.luo dell'.·lIrica Il,,lian(1) della R. N. " Barbariga" ebbe l'ordine di es plor~re le roci dci Giuba, di ritrova- re vie per la penetrazione nell'interno c d! avviare accordi commerciali col Sulta no del luogo. Successivamente ( , 889) l' Ita lia accordava il suo protettora to a l Sultano di Obbia, a l Sultano dci Migiurtini c ai Sultani di altre terre. Nel 18g1 il nostro Console a ,Za nzibà r, V INCENZO FILONARI)I , occupava sull a cqsta il villaggio di AtaUh (che subito dopo prese il nome di I tala) e nel 1892 otteneva in affitto per 25 anni altre località del Benadir. Costituitasi a Milano la Socidà l tiJlia1li1 del Benadir. q uesta vi ini ziò important i opere di colonizzazione. Il capitano A NTÒNIO CEceHl, Console d' Italia a Zanzibàr, pensando di con,giungere l' Eritrea con questi possessi somati , organizzò un piano d i pen etrazione pacifica e si recò peio accordi dal Sul tano di G heledi. Ma fu aggredito Com~ a mate vos l-ra Mad re, dovete con la stessa pureua di u;ntimen10 ama re la Madre comune: la Patria. • LA FORMAZIONE STORICA 29 nella boscagli à (20 novembre r896) a 20 chilometri d a 1o.'logad ìscio, e ucciso insieme con ufficiali e marinai it aliani della R . N. "Volturno". Un altro esploratore, il FERRANDJ , doveva intanto affrontare a Lug-h continui attacchi di razzia tori abissini (dal novembre J896 al febbraio (897 ) . Questi fatti stimol&ono sempre più l'attenzione degli studiosi italiani che incitarono i vari Governi ad affrontare piu organicamentc il problema dell ' Italia in Àfrica. In seguito ad accordi col Sultano di Zanzibàr e la Gran Bretagna, avemmo Chisimàio cd altre terre vicine. Da qui cominciò la sistemazione amministrativa della Colonia italiana del Benadir. Subito l' Italia provvide alla soppressione della schiavitù, che era diffusis- ' sima fra i Somali. Ciò destò grande malumore e irrita sp ecialmente un San tone islamitu, detto il MULLÀH, il quale trovò adesioni cd iniziò combattimenti contro la Gran Bretagna e contro l' Italia. La lotta, a lunghi in tervalli , continuò per parecchi anni, dal rgoo al r92o. Le nostre truppe furono impegna te, in alcuni faHi d ' armi, anche contro gli Abissini i quali, incit<J.li dal Negus 1vfE NE LÌK , scendevano in Somàlia da padroni. Intanto, noi estendevamo anche i nostri domìni nella Somà lia ad oriente fino al medio Giuba. L'opera di colonizzazione e di bonifica si intensificò. La denominazione di Benadir fu assorbita da quella più generica di SOTlàlia italiana . Con la Convenzione del ISluglio '924 la zona dell ' Oltregiuba ci veniva, più che ceduta, restìtuita dalla Gran Bretagna, come parzialissimo com penso co· loniale per gli incomparabili aumentj di territori e di popolazioni conseguiti dalla Gran Bretagn a stessa dopo la Grande Guerra d el 1914-1 8. Una energica azione condotta dal Governo fascista dal 1925 al 1927, p er mezzo del governatore CESARE MARIA DE V~:CCHI CONTE DI VAL CISMON, Quadrumviro dell a Marcia su Roma, ampliò e consolidò i nostri possessi permettendoci di procedere con maggior rapidità allo sviluppo delle comunicazioni e delle opere di bonifica. IL VILLAGG IO FONDATO DAL DUCA DEGLI AIlR UZZr LA SOMÀLIA IL GOVERNO DELI.A SOMÀLIA LA STRUTTURA GEOGRAFICA I confini orientali e meridionali 'sono segnati dall'Oceano Indiano. A nord, dopo il breve tratto di confine con la Somàlia ex-britànnica, si stendeva l'Etiòpia negussita su di un confine imprecisato. Oggi il confine del Governo della Somà1i.a con l'Impero di Etiòpia è portato a contatto con l'Haràr e con il Governo dei Galla-Sidama. Ad ovest si trova la Colonia britànnica del Chènia. Il territorio ha l'aspetto di una immensa pianura in leggero pendìo, limitata a nord-est dall'altopiano migiurtino ed a nord-ovest dalle alteterre etiopiche, con piatta e sabbiosa costa sull'Oceano Indiano. IL Giuba e lo Uebi Scebeli sono i soli due fiumi benèfici, provvidenziali, di questa colonia. Nascono tutti e due dai monti dei Sidama. Il Ciuba ha un percorso di 800 chilometri (due volte il Tèvere) e riceve gli alluenti: Dàua Parma, Canale Dòria, Uebi Cu tro, e si versa nell'oceano presso Giumbo. È navigabile dalla foce a Bardera. Lo Uebi Scebeli forma un grande arco e poi scorre per lungo tratto vicino LA STR l"n' URA GEOGRAFICA 31 e parallelo all'oceano. Le sue acqut:. quando sono abbondanti, dilagano in una vasta zona. Nel periodo delle piene è navigabile nel basso tronco. li clima è caratten zzato dai '11I0nsOlll' , venti stagionali che spirano per circa 4 mesi (da giugno a settembre) da sud-ovest a nord-est e per circa 4 mesi (da dicembre a marzo) in direzione contra ria. Sono caldi i pnmi, tiepidi i secondi. Le pio~ge molto irregolari prevalgono durante la « roUura del monsone» (in apnle e in ottobre), cioè nei periodi durante. i quali cessa il monsone di nord-est o di sud-ovest e dopo circa un mese di relativa ca lma comincia il monsone di sud-ovest o di nord-est. Da.ll a costa all 'altopiano la temperatura varia dai 30 ai 45 gradi all'ombra. La popolazione è m prevalenza di Somali, alti, fi eri, di bella presenza. Vi sono nuclei di negri banlù, gli schiavi d' un tempo non lontano. Sulla costa abbondano Arabi e Indiani. Complessivamente nei nuovi confini vivono I milione e 150 mila abitanti, distribuiti su circa 700 mila kmq . La. densità, di circa 2 abitanti per chilometro quadrato,. è sensibilmente minore di quella dell'Eritrea. Solo il 20 % della popolazione è stabile. Si parlano vari dialetti somali ; ma la lingua scritta è l'araba, per tutti. La reli~i o ne è la islamita, di un rito speciale. La ca":lItale, Mogadiscio, ha circa 55 mila abitanti (di cui 8 mila nazionali ), Le locahtà p'iù importanti sono: Merca, Brava, Chisimàio, Margherita, Bardera, Villabrua i, 'Obbia, Dante, Rocca Littòrio, Vittòrio d'Africa, ecc., nella vecchia Somàlia italiana, cui si aggiu ngono ora: Lamascillindi, Ghtrlogubi, Hinna , Gorrahei, Sassabaneh, Dagahbùr ecc. L'iniziativa degl' Italiani trasformò gradualmente il territorio e la vita intorno al villaggio « Duca degli Abruzzi », a Genale e nel Basso Giuba. Ma ogni LA NUOVA MOGADISCIO, la capitale del GoVCtl\Q cieli" Somàlia sull'Oceano Indiano. 32 LA SOMÀLl A VEGET.'\ZIONE SUL Le RrVE D EL G IUBA maggIOre sforzo era ostacolato dalla impossibilità di regolare le acque dello Ucbi Scebcli e del Giuba, le cui sorgenti cadevano in territorio negussita. Inoltre, le frequenti razzie disturbavano le tranqui lle popolazioni a noi soggette lungo i confini che il Ncgus non aveva voluto mai far definire sul lerreno e dove non era cap ace di farsi obbedire. LE RISORSE ECONOMICHE È un paese tropicale ed equatoriale fuori della zona delle grandi piogge, quindi per la maggior parte stepposo. La popolazione ind igena deve dedicarsi prevalentemente all a pastorizia. Ultimamente si avevano l 850 000 bovini (quasi due capi per abitante), I 8!w 000 ovini e caprini, 780000 camèllidi-, pochi equ ini. L'agricoltura intensiva è possibile, nel bassopiano, ovunque i due maggiori fiumi consentono la derivazione di canali per l'irrigazione. Le boscaglie settentrionali offrono gomma e incenso. Vengono fatte ottime coltivazioni di cotone, canna da zucchero, banani, sèsamo, aràchidi, ricino, tabacco, ecc. Non mancano agru mi e ortaggi. Nei nuovi territori esistono buoni pascoli, folte boscaglie e piantagioni di caffè. In questi ultimi tempi hanno portato un à lito di vita nuova le concessioni. Sono estensioni di terreno in affitto a connazionali. Le maggiori sono della i':: l'a rau·o che Iraccia il solco, ma e la spada che lo difende. CAMMELLO CORRIDO R E dci presidii eritrd presso il confine (!t-l Sudan anglo_egiziano. L. \ STR ETT.\ D I SU R U, o rrida gola tra pareti a picco, sull a strada d a MaS:>òlua a $,·nal(o. LE R ISORSE ECONOMiC H E SA1 S (Soci(:tà agricola italo-soma la) fondata da . LUIGI 33 DI SAVÒIA, Duca de· gli Abrua.i, ch(: nel 19 19 riusci ad attira r(: capita li italiani e a disciplina r(: a l lavoro gl'indigeni. l n PQ<ìhi anni bonificò e fece fruttare un esteso territorio presso lo Uebi Scebeli. Egli fece costruire strade, canali, case e villaggi. ln uno di essi, che divenne una vera cittadin a e dal Suo a u g~sto nome fu cma· mata Villabruzà (o villa~gio « Duca degli Abruzzi »), mori nel 1933 e là volle esser sepolto, da V(:TO Pioniere e Maestro di colonizzazione. Durante il governatora to d i CÈSARE MARIA DE VECCHI, conte di Val Cismòn, pr(:sero sviluppo l' A;;irnda agricola di Cenale e il centro d i Viuòrio d'Africa. Ai prodorti più importanti d'un tempo (banane, arachidi, ricino, g ranoturco, sèsamo, cotone, zucc hao, incenso, pelli, bestiame, cera, miele, squali e madreperla) si aggiungono i prodotti dell'altopiano e il sale (2500 000 tonnellate a nnue) delle saline d i Capo H arùn . 11 suolo non ha fi nora rilevato giacimenti di minerali. A V ill abruzzi esistono: uno zuccherificio, un o leificio, una d istilleria di alcole. A Mogadiscio vi sono fa bbriche di sapone, d i acque gassate, d i ghiaccio e un a im portante centrale termoelettrica. A Brava si conciano pelli, a Chisim àio vi 50110 a nche o ffi cine meçcaniche e fa legnamerie. Le piccole industrie domestiche riguarda no la prepa razione dci burro, l'es· siccazlone, delle pelli, la fabbricazione delle stuoie. I CAMPI D I GENALE. accur;II... ~cn te ripa rtiti , livellati e sarchi:.t;, si siendono come una grand" scacchiera nella pianura dello Uebi Sccbd i. nel retrotcrra di Merca. ( Fot . Mi',ùfuo dtlf'ÀJ,ittl lflli;""") La Stona È di cotoro che . ann o prenderla e piegad a a lla propna ten ace v otontà. '\~\. LA SOMÀLlA L'A. R. IL PRINCIPE LUIGI AMEDEO DI SAVOIA-AOSTA DUCA DEGLI ABRUZZI ' ( 1873-1933), fondalore e ' presiden\!: della Soeietà agrieob. italo-somala , ru anche l' an:lilo csplontoTe delle sorgenli dello Uebi. CESARE MARIA DE VECCHI, CONTE DI VAL C ISMON, Quadrùmviro della Marcia su Roma, souo il cui govematorato il possesso nominale de lla Somàlia italiana divenne elTeuivo, oggi govem.a tore dd Pos.~imento ddle isole italiane dell' Egro. Il più importante scalo è quello di Mogadiscio. ove si sta allestendo un adeguato attrezzamento portuale. Le comunicazioni terrestri comprendono la linea ferroviaria MogadiscioVillabruzzi (km. t 13). Le poche strade rotabili che conducevano dai porti all'interno, sono state migliorate con criteri moderni secondo la consuetudine della colonizzazione italiana e già permettono di percorrere il territorio con autoveicoli su d'una rete di oltre 3 mila km. Per 'opera nostra è oggi possibile andare con automezzi da Mogadìscio a Massàua. La Somàlia, che storicamente è la seconda colonia italiana , trae notevoli vantaggi dalla sua elevazione a Governo e dall'ingrandimento a nord sino a comprendere tutto l'Ogadèn, detto il tt Paradiso dei Somali », e tutto il territorio nel corso utilitario dello Uebi Sceheli e del Giuba. Gli obieuivi storici d ell' Italia han no due nomi: Àsia ed Africa. Sud e Oriente sono i pUfll i cardinali che devono I UKi tare l'interesse le la volonta degl' Italiani. Questi n".tri obiettivi ha nno la loro giustificazione nelia geografia e nella storia. ' ~\ PANORAMA. PARZIALE DI TRlpOLI (Fol. Aula CAPITOLO LA ~ Dragoni) IV L] B l A LA FORMAZIONE STORICA T A Somàlia e l'Eritrea non erano terre che potessero, nella prima fase della L nostra occupazione, dar lavoro alla .popolazione sovrabbondante della Metròpoli. Dovevamo assistere con grande rammarico alla emigraZIOne di ~igiiaia e migliaia di famiglie dirette soprattutto in Amèrica; gente povera, SI, ma co· raggiosa e geniale, perduta per la Patria. Ora a poche m~gli a dalla Sicilia c'era un territorio mezzo abbandonato e poco popolato: la Tripolitània e la CiTeTlàica. Tale territorio, poco pericoloso in mano alla vecchia Turchia, poteva divenire pericolosissimo nelle ~ani di una Potenza eurol?ea. Un tempo l Greci a levante e più tardi i Romani a ponente, lo avevano colonizzato e vi avevano costruito belle città. In seguito Genovesi, Pisani, Si· ciliani avevano commerciato in quell c città e vi avevano esercitato un certo dominio. Da1.principio dell'Ottocento alcuni Italiani volevano ritornarvi, ma i tempi non erano maturi. Intanto la Frància, già padrona dell'Algeria, si era presa nel 1881 la Tunisia proprio quando i nostri coloni l'avevano valorizzata con il loro lavoro. I n Egitto dal 1882 spadroneggiava la Gran Bretagna. Se non avessimo occupato la Libia ci saTemmo un giorno trovati rinchiusi nel Mediterraneo come in una trappola. Bisognava decidersi, e il Governo che allora LA LÌBlA ,. LE QUATTRO PROVINCIE METROPOLITANE DELLA LlBIA E IL SAHARA LIBICO (Il confine meddionale è stato denunziato dal Governo fascista. ) faceva capo a GIQVANNI GIOLITTI, rompendo gl'indugi, preparò il ritorno di Roma sulla quarta sponda per tagliare in parte l'assedio straniero. Il padrone nominale della Tripolitània e della Cirenàica, cioè il Sultano di Turchia, che allora risiedeva a Costantinopoli, si oppose. Il 29 settembre 1911 l'Italia - rimasto senza risultato un suo ultimatum dichiarò guerra alla Turchia. Subito la nostra Marina con due squadre, al comando degli ammiragli AUBRY e FARAVELLI, bombardò la costa lìbica e fece occupare dai nostri arditi marinai Trìpoli, Bengasi, Derna, Tobrùk. Lo sbarco a Trìpoli fu effettuato dal capitano di vascello UMBERTO CAGNI con i suoi «Garibaldini del mare )). Dopo qualche giorno sbarcava l'esercito comandato dal generale CARLO Un popolo senza spazio non può vivere, un popold" portatore. di civiltà come. il popolo italiano ha dei diritti sulla faccia della Terra. LA FORMAZIONE STORICA 37 CANEVA, friu lano, respingendo le truppe turche che però, inquadrando reparti irregolari arabi, ci costrinsero ai sanguinosi combattimenti di Bu-Meliana, Henni, Sciara-Sciàt. A capo deU'esercito nemico si trovava un valente ufficiale turco, ENVERBEY, che riceveva armi ed aiuti dai paesi vicini, mentre la Gran Bretagna e la Frància o fingevano di non vedere o favorivano il contrabbando di guerra ai nostri danni. L'Italia desiderava finir presto la guerra. Occorreva quindi colpire la Turchia in casa pror,ria. 11 4 maggio 1912 il generale GIOVANNI AMÈGLIO, valoroso reduce dell Eritrea, con buon nerbo sbarcava sulla spiaggia di Calitea, AVANZI DELLE TERME ROM(NE A LEPTIS MAGNA (Fot . SOprQ'-rtJt""t"~a ddla rripoJ'-lmIia) a sud di Rodi, accerchiava le truppe turche c si impossessava di tutta l'isola. Pochi giorni dopo occupava in nome d'Italia .anche l'arcipelago del Dodecaneso, dove castelli e porti ricordavano l'antico dominio glorioso della Repubblica di Venèzia. Il Oodecaneso non comprendeva Rodi. Nella notte dal 18 al 19 luglio il capitano di vascello ENRICO MILLO, da Chiàvari (r.rovincia di Gènova), al comando di cinque torpediniere, si avanzavà sllenziosamente, con incredibile audacia, nel fortificatissimo stretto turco dei Dardanelli. Dopo un buon percorso le navi si impigliarono nelle funi d'acciaio poste dai Turchi sott'acqua. Scoperte dai riflettori nemici, fu rono fatte segno ad un violentissimo bombardatl).ento. 11 MILLO, con grande sangue frerldo, navigando a lumi spenti, riusciva a far· liberare le navi incagliate e a ricondurle sane e salve alla base. ~ per gli altri il Med iu:rraneo è una strada, per noi Italiani è la vita: 38 LA LiBIA In tutta la Guerra del [914-18, né la Marina britannica né la francese seppero compiere un'impresa di simile ardimento. La nostra superiorità nelle armi si fece sentire anche in Libia. La Turc.hia si indusse a cedere e a tratta.e la pace che fu firmata a Ouchy (pronuncia: Uscì) presso Losanna (Svìzzera) il 18 ottobre 1912. È necessario "ricordare che GIOVANNI GIOLITI'I sin dal 5 novembre 1911 aveva proclamato, con Decreto reale, annessi all'Italia tutti i territori sui quali si esercitava di diritto o di fatto la sovranità turca, fra la Tunisia, l'Egitto e il Sudàn. La Lìbia si presentava come una colonia povera per l'abbandono in cui era UENG,\S I: IL QUARTIERE ARABO (FoL DiMmi) stata .lasci~ta ed anc.h.c 'per il clima non dap~ertutto f~vor:evole ad u.na intensa colomzzazlQnc rc:;ddttJzla. Ma la sua conqUIsta contnbulVa ad assIcurare a l"Italia una certa libertà nel Mediterràneo, il Mare Nostrom. Nel 1916, mentre eravamo impegnati nella Guerra, si ridestò nella popolazione, aiutata da nostri nemici, un certo movimento avverso. Si era costituito un forte Comitato delle riforme il quale aveva organizzato una complessa resistenza c si proponeva di dettare legge agI'Italiani. Giunto MusSOLINI al potere, intui il pericolo e con energia e giustizia provvide a riconquistare quasi tutto il territorio . . Ne~ 192~ si definirOl~o i confin~ con ~'Eg.itto in t;Iodo da comprendere l'oasi di Gtarabub. In seguito tutto Il terntono, con ti Fezzàri e Cufra, fu effettivamente occupato e sottomesso. Seguì la pacificazione della Cirenàica per opera del generale RODono GRAZIANI. Con la nostra conquista si iniziò una completa opera di civilizzazione. Si istituirono scuole di ogni grado e scuole professionali appositamente per gli Arabi. Si provvide alla difesa della salute pubblica rinnovando quar- LA FORMAZIONE STORICA 39 LA PITTORESCA,. SALITA DJ BUGHtlLAN sulla sirada Trlpoli-Cariàn. tieri vecchi e insalubri. Si sviluppò la viabilità compiendo la superba strada litoranea . fino a l confine egiziano, furono ampliati i porti di Trìpoli, di Bengasi e di Dema. Cure particolari si ebbero e si hanno per i resti degli antichi edifici costruiti dai Romani. Se ne trovarono c se ne trovano ovunque si facciano scavi nei luoghi in cui abitarono Greci e Romani._Vengono razionalmente ricostruiti .e messi in piena luce per a ttestare che, eredi di Roma, siamo proprio in casa nostra. I nostri soldati hanno posto gli accampamenti dove [i posero un giorno [e quadrate legioni romane. I nostri CO IOOl costruiscono le loro fattorie presso opere idrauliche romane, protette dagli archi costruiti in onore degli Imperatori ,di Roma. Mentre con l'audacia e la tenacia fascis ta riguadagniamo il terreno perdu to, facciamo della Lìbia uno splendido esempio di modernità non solo per i popoli dell' Àfrica mediterranea . LA STRUTTURA GEOGRAFICA L'abbiamo chiamata noi questa terra col nome romano di Libia che diede il nome al Mar Libico, il mare che bagnava tutta la casta africana, dalla Tunisia all'Egitto. Per gli antichi, Libia fu tutta l'Africa nota, ad occidente dci Nilo. La nostra comprendeva due territori , la T ripolitània e la Cir.màica, che meglio si designano oggi col nome di Libia occid.mtale e Libia orientale. A ovcst confina con la Tunisia e il retroterra dell' Algeri a, a sud con altri possedimenti francesi, molto estesi, detti Africa occidentale francese (A. O. F.) c Africa equatorialefrancese (A. E. F.). A est la frontiera che la separa dall'Egitto LA LiBIA e dal Sudàn egìzio-britànnico segue per un buon tratto in linea retta il 25° meridiano c, dopo un salto a ovest, il 24° meridiano. Il territorio non ha estensione s u~riore a quella che, prima della nostra conquista', dipendeva di diritto o di fatto dalla Turchia. Ll costa ha uno sviluppo di 2200 chilometri dalla Tunisia al1' Egitto. Soltanto fra Misurata e Bengasi è bassa, sabbiosa, orlata ora da lagune, ora da cordoni di dune mobili. Nella Cirenàica le coste sono alte e rocciose. I centn principali della Libia sono tutti sul mare. Il suolo, specialmente nella Tripolitània o Libia occidentale, si distingue in una zona litoranea pianeggiante bassa e stepposa, ricca di oasi, detta Ge/aro.. Si eleva a mano a mano che si procede verso sud fino ai piedi di un vasto altopiano con fronte dirupato e roccioso chiamato Gebèl, cioè cc monta~na ». Esso, verso oriente, si avvicina a lquanto al mare dando origine ad una spiaggia relativamente alta . . Più a sud, oltre questo tavolato roccioso e alquanto desertico, si stende il Fezzàn, vastissima- zona di sabbie in cui si trovano alcune oasi importanti, come quella di Murzùk. Ad est del Gebèl si stende la Sirte, pianura stepposa che verso sud continua nel deserto sìrtico. Sulla costa della Cirenàica o Libia orientale s'innalza l'altopiano del Barca (metri 880) verdeggiante, prodUitivo, che declina ad est verso la Marmàrica ed a sud verso il deserto lìbico, che è uno dei deserti componenti il vario e grande deserto del Sàhara. La mancanza di catene montuose dà una relativa scarsità di acque correnti. Solo qualche torrente (detto uadi; al plurale uidian ) ha una vena costante d'acqua . L'altopiano comprende alquanti bacini chiusi, come se ne trovano sul Cars~ in cui le acque sostano alquanto prima di p3.$are nel sottosuol0. È nel sottosuolo delle quattro provincie che è stata trovata a profondità fra loo e 300 metri una forte quantità di acqua che viene portata alla superficie e incanalata mediante aeromotori ed elettropompe. Quest'opera provvidenziale' e magnifica, iniziata da pochi anni, fu opera del ~rande Ammatore, Maresciallo deIl Aria ITALO BALBO, Quadrùmviro della Marcia su Roma, governatore generale della Libia: caduto in combattimento contro gli Inglesi, in un'ora suprema del destino per quella terra africana alla quale aveva dato tanta parte della sua passione eroica e ~encrosa. Per virtù di questa ncchezza del sottosuolo si sono irrigati ettari ed ettari di terreno àrido c stepposo, trasformandoli in breve tempo in campi verdi c ubertosi. TRATTO DELL-\ L1TORANEA LIBICA Il clima caldo della pianeggiante LA STRUTTURA GEOGRAFICA 41 Tripolitània verso la costa 110n è, per: temperatura, molto dissimile da quello della Sicilia (a Trìpoli minimo 15 grad i e massimo 45) · A mano a mano che si va nell'interno il clima offre generalmente temperature più alte e minor umidità. Nella zona desèrtica la temperatura si eleva ancora. Non si ha il beneficio delle piogge e di tanto in tanto sotto un cielo costantemente sereno turbinano venti impetuosi. Durante la notte la temperatura si abbassa fino quasi a zero gradi e un velo di rugiada irrora le sabbie e ravviva le erbe nelle oasi. Sul litorale soffia in certi periodi, e per alcuni giorni, il ghibli, vento arso e bruciante che trasporta sabbia fine e fastid iosissima. Il territorio della Libia si calcola di circa kmq. I 755000 sul quale vivono ci rca 910 mila abitanti, in maggioranza Arabi e Berberi di reli- L'ARCO TRIONFA LE sulla grande strada 1itOranea il metà tragitto fra la Tuni. ia e l'Egitto. gione islamita. ( FIJI. LUCE) Gli Italiani, circa 130 mila, sono in prodigioso aumento per la potente campagna di colonizzazione condotta dal Governo fascista e attuata in questi ultimi anni dal governatore generale Maresciallo BALBO. Sono ormai circa 30 mi la rurali che trasformano agevolmente quelle terre e le restituiscono a splendore con sempre crescente immigrazione di forti e numerose famiglie con tadine. l centri principali delle provincie metropolitane sono: Trìpoli, sede del Governatorato unico (ab. 110000, dei quali 45 mila nazionali ), Misurata . (46 000), Homs, Zuara, Gadàmes, Bengasi (66000), Demo. (23000), Barce, CireM, Apomnia, Tobrùk, Giarabù.b ccc. Nel Sahara libico: Gal, Mur~ùk, Cufra (oasi) ecc, E governata da un Governatore generale che risiede a Trìpoli. Dal novembre 1938-XVI il territorio settentrionale della Libia, diviso in 4 provincie, non è piu una colonia, ma fa parte integrale .del Regno d' halia. La parte interna costituisce il Comando Militare. del Sahara libico. Le quattro provincie: T rìpQli, Bengasi, Misurata e Deroa, hanno a capo ciascuna un Prefetto. Durante il viaggio trionfale compiuto dal DUCE fra il 12 ed il 2 1 marzo 1937 è stata inaugurata la grande strada li toranea Iìbica, che va dal confine e Il secolo sco rso 5tal0 il kcolo de lla n05t ra indipend en za. Il Kcolo att u ale d eve essere il secolo della n ost ra potenza. 42 '----- - - - - --- - LA LÌBIA egiziano a quello tumsm o con uno sviluppo di 1932 km. Con essa, per la prima volta dal tempo dci Fenici , dCI Greci, dei Romam e degl i A ra bi, si è ottcÌlUta di salda re 1'Àfrica minore (Marocco, Algeria, Tunisia) all' Egitto, attraverso la Li bia. Il deserto, il più temuto ostacolo che la natura abbia opposto 'll cammino dell'uomo, è stato domato dal Fascismo. L E RISO R SE ECONOMICH E • Sia nella Libia occidentale come in quella orientale l'agricoltura e l'allevamento del bestiame rappresentano la principale risorsa economica. La zona agricola coltivata e coltivabile è solamente nella fa scia costiera, costituita in T ripolitania dal. la Gefara e dai margini del Gebèl, ITALO BALBO ( niUO nel t8g6) governaton: ge. e in Circnàica dalla pianura bennerale della Libia e Quadrùmvil-o deUa Man:: ia gasina e dall'altopiano del Barca. ' u Roma, Cadu to eroicamente ncl ciclo di T obrult (giugno t!).lO-XVIII). L~ attività degl'indigeni fin o a poco tempo fa si limitava a pochi campi detti giardini, ma ora esSI seguono i sistemi introdotti dalla colonizzazione dei nostri rurali, Le colture che in passato si limitavano alla palma del dàtlero, all'or;;o, all'oliuo ed a pochi alberi da frullo, ora vanno estendendosi ai cercali e ad a ltre specia· lizzazioni per l'aumento progressivo delle superfici irrigue, Notevole e in costante aumento sono i prodotti dei cercali (orzo e grano di ottima qualità), dell'olivo, della vite, degli agrumi, dei mandorli, di altre frutta, di ortaggi, eçc. Sul Gebèl occidentale va c;liffondendosi la coltivazione di tabacchi on'enlali assai ricercati . Discreto posto ha il ricino pér l'estrazione dell 'olio (largamente usato come lubrificante) e promet~enti sono gli esperimenti per piantagioni di gelso. Fra le piante utili si coltiva la henna necessaria alla concia delle pelli, l'alfa per la fabbricazione di cellulosa e di stuoie, lo spado per cordami c . fibre tessili , Il patrimonio zootecnico è dato da: 890000 ovini , 730 (Xl() caprini, 70 000 bovini, 92 000 dromedari, 39000 asini, 13 000 cavalli e 3000 suini, Il trasferimento di tante famiglie rurali metropolitane in queste terre è un avvenimento unico nella storia coloniale, Per esse furono fabbricate case coloniche moderne, complete, costitu enti villaggi che comprendono la Chiesa, la scuola, l'ambulatorio, l'u fficio postale e botteghe varie. . Ecco il nome dei nuovi centri di colon izza zione finora funzionanti nella Lìbia occidentale: Ivo Oliveti, Michele Bianchi, Tùllio Giordani, Breviglitri, Liuo- ,iano, Francesco Cri.spi, Màrio Gioda, Pietro Micca , Enrico Corradini, Don Enrico Tazzoli. Nella Libia orientale: Giovanni Berta, Beda LittiJrio; Umberto 1\1/addale1lll, LE RISORSE ECONOMICH E -- 43 N UOVE COSTRUZ ION I : soli do ponte lui fiun\(" Ca.\: linde caselle preSSO Cònd",r. Francesco Baracca, Gabriele d'Anmìnào, Guglielmo OberdaTl, Cesare Battisti, Giuseppe Garibaldi, Guglitl11UJ Marconi, Goffredo Mameli, Fà.bio Filzi, Luigi Razza, Nazàrio Sàuro, Luigi di Savòia. In altri terreni, ugua lmen te conqu istati a lla steppa, sono sorti nuovi vil ~ laggi pure moderni nel loro crilerio organizzativo ma destinati agli indigeni, dando la prererenza alle ramiglie d i solda ti che servirono redelmente nel nostro eserci to. NELL'OAS I DI ZLITEN: rc:ttifiIo fra palme dattilifere e" fichi d' Indi a. 44 LA LIBIA Nella Libia occidentale abbiamo: Fiorentl e Deliziosa. Nella Libia orientale: Alba, Fiorita, Vittoriosa, Verde, Risorta, .Nuova. L'impulso dato all'agricoltura ha accresciuto le attività industriali, ora rappresentate da 90 opifici che riguardano specialmente le industrie alimentari (mulini, oleifici, pastifici, birrifici, ecc.), le chimiche (distillerie, sapanifici, concerie, ecc.), le tessili, ed altre ancora. Vi ,sono poi fabbriche di laterizi e manifatture di tabacchi. Non mancano le industrie domestiche. Notevole è l'artigianato per la fabbricazione di tappeti e stuoie, il ricamo, la lavorazione delle pelli e dei metalli, ~nche preziosi . . Gli artigiani sono preparati dall'apposita Scuola professionale di Trìpoli cd organizzati da un provvido Sindacato. Unica ricchezza mineraria è quella del salt! che proviene da stagni litoranei trasformati in saline moderne. Due terzi del prodotto sono esportati. Sulla spiaggi::i è redditizia la pesca del tonno, delle sardine e delle spugne. Lo sviluppo delle linuJmoviarie è di 436 chilometri. La rete stradale raggiunge Km. 3600 In gran parte bitumati per a~evolare il transito degli automezzi. Ma molte, ben vigilate e in continuo miglioramento sono le strade carovaniere che si sviluppano nell'interno. Fra Trìpoli e Tagiura si snoda l'autòdromo della Mellaha, ave ogni anno si svolge la Corsa dei milioni. Molte lince aeree integrano, con quelle marittime, le comunicazioni con la Madrepatria e gli altri centri del Mediterràneo. Ha particolare importanza, per tutti i Paesi dell'Africa mediterranea, la Fiera di Tripoli che si tiene ogni anno in primavera: vera rassegna di lavori e di prodotti che attira espositori e visitatori non del solo Bacino mediterraneo. La produzione e il commercio della Lìbia, considerevolmente accresciuti in questi anni, tendono all'autarchia in armonia con la politica metropolitana . . Il destino dell'Italia è .tato e sarà !lempre sul mare . ... Dal mare come già ci venne la vita, potrii. aD<:he venirci la fortuna e la prospecrita. "'\. l RODI; il pono commcn:ialo:. CAPITOLO V LE ALTRE T ERRE ITALIANE LE ISOLE ITALIANE DELL' EGEO TA bandiera tricolore dal 1912 sven tola su Rodi e sulle « dodici» isole del L Dodecaneso : Palmo, Uro, Lisso, Scàrpanlo, Calino, Coo, Nlsiro, Stampàlia, TIlo o Pìscopi, Calchi e Caso oltre che sulla p iccola distaccata isola di Casulrosso. Complessivamente sono 2682 kmq. di superficie con circa 14.0 mila abitanti, Italiam , Greci e Turchi. Importanti per la loro ~ iz ione storica, economica, militare, queste isole sono vedette avanzate dell Ita lia sul Levante a difesa dell a Libia. • Hanno clima mite, d 'inverno e d'est ate. Rodi è: luogo di soggiorno turistico d'inverno. La campagna produce oltre ai cereali, uva, olive, agrumi e frutta pregiate. II Governo itali ano vi ha portato bonifica e intensità razionale di colture. ~trade, alberghi, centri arch~logici, stabilimenti termali, artigianato, fan· no di questo Possedimento un esemplare gioiello della capacità colonizzatrice e restauratrice dell' Italia fascista. Rodi è la più importante di queste nostre isole eg~. H a forma allungata e una superficie di oltre 1400 chilometri quadrati. Alti monti dall'interno scendono al mare, il più a lto è il monte Attàiro (m. 1215). Vista ' dall'alto sembra una nave rivolta verso ,'Asia Minore. La città di R odi, capitale (a b. 28 mila), è sede del Governatore italiano LE ALTRE TERRE ITALIANE dell'Egeo, e si distingue in città murata e in città italiana. La prima è letteralmente chiusa nelle belle mura costruite dall'Ordine dei Cavalieri di Rodi . Comprende il porto, il quartiere islamita e quello israelita. La Rodi itahana si estende a nord, presso le mura, lungo il Foro italico ed oltre, con edifici grandiosi, quali il Palazzo del Governo, la Cattedrale, la CaSa Littòria, il Palazzo di Giustizia, il Teatro Nuovo. La città è oggi dominata dalla mole del Castello sistemato sotto la guida del governatore CtSARE MARIA DE VECCHI conte di Val Cismòn. Presso Rodi si trovano le Terme di Calitea fra le più rinomate del Levante mediterraneo. I principali prodotti agricoli sono: l'olio d'oliva, il grano, l'orzo, l'uva da vino e da tavola, gli agrumi, il tabacco, fichi , mandorle e vari ortaggi. Il clima favorisce lo sviluppo della floricoltura e specialmente di oleandri, gelsomini, rose. Abbondano le piante ornamentali sempre verdi. Notevole quantità di miele e di cera dà nno le api. L'allevamento zootecnico più importante è quello delle capre e delle pecore cui seguono bovini, asini, e cavalli. Le poche industrie recenti sono in relazione con l'agricoltura: oleificio, saponific io, manifattura tabacchi, preparazione di profumi. L'artigianato dà artistiche ceramiche e pregiati tappeti. Le comunicazioni con la Madrepatria e gli Stati vicini sono assicurate da varie linee di navigazione e da un servizio aereo trisettimanale RomaAtene-Rodi in coincidenza con le li nee europee ed asiatiche. L'l ALTRE ISOLE ITALIANE DELL'EGEO. - All'isola di Rodi fanno corona, specialmente ad ovest e a nord, le altre isole italiane del Mar Egeo, conqui. state pur esse nel 19 12. Il clima vi è mite in tutte le stagioni, per cui esse sono meta di soggiorno, specialmente estivo, da parte di Egiziani, Greci, Levantini. L' attrattiva è data anche dalle buone sorgenti termali che si trovano specialmente a Coo, la maggior isola dopo Rodi. Segue per importanza Scàrpanto, ricordata nei poemi di Omero e di Virgilio. . I n tutte queste nostre isole si trovano tracce della Signoria veneziana in porti, edifiCI e fortifi cazioni. Si incontrano anche Castelli già appartenenti alla Compagnia dei Cavalieri di Rodi e di Malta, i quali si dedicavano alla assistenza dei crociati e dei naviganti. Nell'isola di Patmo l'apostolo S. Giovanni scrisse, in prigione, l'Apocalisse. A Ltro GIULIO CESARE r imase 38 giorni prigioniero dei corsari. Gli abitanti di queste isole in maggioranza di origine greca,. si dedicano alra I?csca e ai trasporti marittimi, alla pastorizia, a lJ' a~co ltura. Questa, dato Ii terreno secco e per lo più montuoso, si rivolge speCialmente alla coltivazione dell'olivo, della vite, del tabacco. Tuttavia, per l'impulso dato dal Governo fascista, i prodotti agricoli hanno raddoppiato il quantitativo in pochi anni. · Le mdustrie hanno carattere domestico come quella dei tappeti, dei cestini, Se li mroiluse di soffocare la vita del popolo italia no in quel mare: che fu di Roma, . i sappia che il popolo italiano bah:erehbe comI: un sol uomo in piedi, ptonlO al combattimento' con una decisione che avrebbe rari preccdenli. ~. LE ISOL E ITALIANE DELL'ECEO T ERME D I CALITE..\ , p resso Rodi . RODI : Vedu ta di Lind o con l'acropoli. 47 LE ALTRE TERRE ITALIANE RODI : il PaIau.o dd Governo. della ceramica, del ricamo; però, abbiamo anche oleifici, saponifici, mam ~ fatture di tabacchi e preparazione di profumi. Si lavora assiduamente perché si vuole intensificare l'autarchia e favorire la Madrepatria. LA CONCESSIONE DI TIEN-TSIN Da quasi quarant'anni l' Italia possiede in Asia, sulla via dal mare a Pe~ cHino, questo minuscolo possedimento, sotto form a di concessione perpetua. Lo ottenne dal Governo cinese il 7 giugno 190'2 , contemporaneamente ad altre Potenze europee, per aver modo di proteggere i propri sudditi. Si tratta di circa mezzo chilometro quadrato (mq. 447647). a confine con altre concessioni europee sul fiume Peio Ora è una vera cittadina all'eu~ ropca, con viali . alberati, percorsi da lranvai e illuminati a luce elettrica. La popolazione residente è formata da circa 8 mila abitanti, in prevalen~ za cinesi. Questo posto avanzato dell' Italia nell 'Estremo Oriente serve anche come punto di appoggio a nostri viaggiatori e commercianti. L' ISOLA DI SÀSENO In seguito al Protocollo di Tirana, firmato dall' Italia il 3 agosto 1920, la Marina da guerra italiana ha conservato il possesso dell'Isola di Sàseno, nella Baia di Valona, ed ha poi occupato la punta di Capo Linguetta. Un complesso di 50 kmq. con 600 abitanti . I \ 100CCO DEL CORSO SOTT ER R!\N EO DELLO UE Df CESTRO PRESSO MAG!\LO, llell'Etiopia meridionale. Lo Uebi Gatro c, col Gllnate Doria c col Daua Parma, uno dci tre fi umi che confluendo prcs.w Dolo (Somalia) fonnano il G iuba. Il nome gli fu dato da Viuorio BoUego, che lo tocco nel ISgl, in ooore dci Diretlorc de l Museo di Storia naturale di G~lloya , ,., .. NELI~" SO~'lALTA ITALIANA BONI FICATA: canale deriva tore principale che conduce le acque dello Uebi Stelleli a trav erso del Villaggio Duca degli Abruzzi. poderi VEDUTA PANORAMICA della Via dell' Impero; a sinistra, il Campidoglio e il Vittoriano. CAPITOLO VI IL FASCISMO E L'IMPERO L'ITALIA DOPO LA GUERRA DEL 1914-18 di primo piano ebbe l'Italia nella vittoria che determinò la fi ne della Guerra del 1914- 18. Fu proprio sul Piave, nella Battaglia dci Solstìzio P ( 15-2 3 giugno 1918) ed a Vittòrio Vèneto (31 ottobre - 3 novembre 1918) OSTO che l' Austria-Ungheria ebbe il colpo decisivo. Sebbene le sue truppe avessero resisti to tenacemente fin o all'ultimo, a Vittòrio Vèneto la sua potenza crollò per sempre. Soltanto per la nostra vittoria, che metteva fuori glOCO l'AustriaUngheria, i nostri alleati, Frància e Gran Bretagna, poterono vincere la Germània; o meglio, poterono obbligarla a cedere senza però una vera sconfitta delle sue armi. A Versàglia ( Versailles), presso Parigi, si riunirono i rappresentanti degli Stati vincitori per dettare le' condizioni di pace ai vinti. lIt Furono patti duri, come ben sapete. Il grande Impero àustro-ungàrico scomparve, e la Germània, trasformata in repubblica, fu mutila ta e privata di tutte le sue colonie. L ' Italia fasciSl a che asce nde le cime. della sua nuova storia, può dire. la parola dell a sua antica e. moderna saggezza agli allri popoli e aprire il pe riodo della Civiltà fascista. 5° IL FASCISMO E L ' IMPERO AFRJCA LE COLONIE GERMAN ICHE in Arrica come risu ltav;mo all'inizio della Guerra 191'\0-1918. A]<'RJCA FRANCESE \ . COLONIE E PROTElTORATI FRANCESI in Africa, dopo il boll ino d i Vcrsà.glia. Fu ser.;lto cosi anche il nome 'Impero". Si era sfasciato l'Impero zarista in Rùssia; si era spezzettato quello dcll'Austria; non si doveva pii! discorrere dell' Impero germànico. Solo dovevano sussistere gl'" Imperi" della Gran Bretagna c della Frància. Era stato stipulato nel Patto di Londra del '25 aprile 1915 che l'Italia, a vittoria raggiunta, avrebbe avuto , con la Venèzia Tridentina e l a Giùlia, anche la Dalmàzia. Era anche stato pattuito che l' Italia avrebbe avuto una zona di influenza' in Anatolia. pi più, se gli alleati avessero aumentato i loro possedimenti colonia li , a ll' Italia si sarebbero dovuti assegnare adeguati compensi. E in realtà Inghilterra e Francia estesero in modo imponente i loro possessi attribuendosi in dominio diretto o indiretto ragguardevoli territori turchi in Sìria, · Palestina, Transgiordània e Mesopotàmia, oltre ai ricchi possedimenti della Germània in Àsia, in Àfri ca, in Oceània. Ihtanto a Versàglia, su progetto del presidente degli Stati VOlti d'America, TOMMASo WOODROW WU.SON, era stata creata una Società delle Nal.ioni cui avrebbero dovuto partecipare tutti gli Stati del Mondo con lo scopo di impedire nuove guerre. Tale Società venne difatti costituita ed ebbe L'ITALIA D~PO l.A GUERRA DEL 1914- 18 s.ede a Ginevra, nella SVÌzzCl'a fran cese. Ma gli Stati Uniti d' Amèrica, sconfessando il loro Presidente WILSON , non ne vollero f~tr parte. La Germània, la Rùssia, la Turchia e altri Stati non furono ammessi: perciò, della Società delle Nazioni la Gran Bretagna c la Frància divennero in sostanza le arbitrarie dirigenti. Era naturale che le prime deliberazioni fossero que ll e di affida r e alla G r an Bretagna, a ll a Frància, a l Giappone e al Bèlgio il mandato o incarico temporaneo di amministrare le colonie della Germània e alquanti « territori esterni» della TUl'chia. Si noti che le colonie germaniche ed i territori turchi erano stati consegnati in blocco dalla Germània e dalla Turchia alla Gran Bretagna, alla Frància, al Giappone, all' Italia e agli Stati Uniti d'Amèrica , n e lla loro qua lità di Potenze a l'Ieate e vincitrici della guerra. Ritiratisi gli Stati Uniti d'Amèrica, i mandati fu rono assegnati, come s'è visto, a tutte le grandi Potenze, tranne ]' ItaHa, Un mandato fu assegnato al Bèlgio, su parte dell'Africa: il territorio di Ruanda ed Urundi. Si ag giunga che la Gran Bretagna fece ,assegnare dci mandati anche all' Unione dell'Afri ca dci Sud (dominio britànqico) , alla Confederazione 51 vi • l LE COLONTE ITALIA NE in Arrica, come ri~u ltir.vano prima degli accoroi con l'Egiuo c il Sudàn egizi o.l;>rilànnic?" La p~n leggialura indica zone dai confini non ddimlL, AFRICA COLONIE, J>ROT E1TORATI E CONDOM1NI .BRITANNICI ' in Africa, dopo il bo llino d i Versàgha, 52 IL FASCISMO E L ' IMPERO australiana (dominio britànflico) e perfino alla Nuova Zelanda (piccolo domInio britànnico). Contro i patii , contro gli accordi, contro il diritto a ntico e quello nuoyo creatole dai sacrifici immensi di uomini e di ben i e dalla folgorante sua vitto.ria che - sola - .aprì il camm ino alla vittoria alleata, "Italia non ebbe alcun mandato e tutto le fu negato e contesta to, aggiungendovisi l'irrisione c il d isprezzo. Ingiustizia politica e crimine morale che non doveva mo più dimenticare. Intanto nell ufficio di mand atari gli Alleati trovavano modo di fare magnificamente i loro interessi, assicurandosi materie a basso prez1o, esportandovi . i loro prodotti, impiegandovi funzionari, organizzanrlovi basi militari . I mandat~ furono cosi assegnati: ALLA GRAN B"RETAGNA E SUOI DOMINI: In Asia - Iràk (Mesopotàmia), Palestina e Transgiordània. In Africa - Africa orientale germànica (Tanganica), parte del Togo, parte del Càmerun, Àfrica germà.nica di sud-ovest. In Oceània - Nuova Guinea. e dipendenze, isola Nàuru, isole occidentali del Gruppo di Sàmoa. ALLA F RÀNCIA: In Asia - Siria, poi divisa in sottosta ti, di cui uno, il Sangiaccato di Alessandretta, ceduto nel 1939 alla Turchia contro il parere della S. d. N. In Africa - parte del Togo, parte del Càmerun. AL PORTOGALLO, un tratto dell' Africa orientale gcrmànica sulla destra delle foci del fi ume Rovuma. AL BÈLGIo, il Ruanda e l'Urundi, parti dell' Africa orientale germànica. AL GIAPPONE, le isole Caroline e Marianne nell'O ceània. In totale, kmq. 3540000 di territori, cioè più di dieci .volte la superfici e dell'Italia, con 22 milioni di abitanti. La Gran Bretagna, naturalmente, ebbe la parte del leone: più del 70 per cento di superficie di lali territQri e il 60 per cento della popoladont. L'Italia del 19 19-21, di fronte a così grave ingiustizia, non seppe reagire; c ripose le sue speranze nel futuro vendicatore. Intanto, subito dopo la Marcia su Roma (28 ottobre 1922), l'Italia dava al mondo le più chiare prove di possedere la forza e l'abilità di d ominare pO?D1i difficili e di saper colonizzare terre grame, riconquistando tutta la Libia, sottomettendo i territori estremi della Somàlia, riportando a civile splendore i suoi possessi. Nelle sue colonie, ecco opere stradali, portuali , agrarie, idrauliche; ecco In Europa, l'ho già detto e lo ripeto, c'è chi sale e chi di5cende. lo pento che tra coloro che salgono ci sono gl'l1.aliani, L; siamo noi. E tanto piu . alitemo quanto pii! saremo uniti, quanto piil , aremo concordi, quanto più rispette remo le leggi, quelle che tono e quelle che fa ranno, quanto pii! ci considereremo soldati della Nuione. 53 • IL POSTO AL SOLE» scuole e provvidenze sanitarie; ecco il ritorno di tribù indigene attratte dalla buona politica governatoriale inspirata dal DUCE. La Grande Proletaria, invocata dal poeta romagnolo G IOVANNI PÀSCOLI nel discor~o del 26 novembre 1911, non si è soltanto mossa: ha camminato e ca mmma. Il IL POSTO AL SOLE)) Quanto più appare duratura e magnifica la rinascita dell'Italia, tanto più ogni osservatore. comprende l'infamia delle spoliazioni e dei tradimenti che le sono stati inflitti. Piccoli Stati di poca popolazione possiedono colonie estesissime che non possono nè difendere nè colonizzare per la scarsità di sudditi metropolitani. Si limitano a sfruttarle, spremendone i maggiori profitti con il minore sforzo, attraverso la schiavitù delle popolazKmi indigene. Ecco alcuni dati di fatto alla fine del 1935 (epoca delle sanzioni): STATI I StJ PER~ICIE IN XMQ.. MelTÒpoli Hèlgio Paesi Ba.,; (Olanda) Portogallo . Gran Bretagna c Trl and a d el Nord F rlncia Ttalia 30 443 34 lZlZ5 9[ 764 lZ~9 873 55 0 g86 3 10000 POPOLAZIONE POSIcSSi e colòn;.., Metròpoli POSSC1Ii e colò n;e 44°000 °30 000 090 000 fI 500 ()()(J 7 950 000 6 8 5 0 000 [9 ()()(J 000 63840 000 [O 070 000 33500 000 IO 885 000 46 ~oo 000 41 1/00 000 4 1600000 460 000 000 60 700 000 1/ 1/'lO 000 li! ~ ~ li! 470 000 I L'Italia invece si trovava in questa condizione: non possedendo sufficienti materie prime (carbone, ferro, rame, stagno, petrolio, cotone, lana, carni, grassi, legname, ecc.), aveva una popolazione sovrabbondante e in continuo aumento, mentre la ritrovata dignità le impediva di gettare questo fiore di popolo sul mercato umiliante dell'emigrazIone. Giusta quindi e ammoni· trice si levava la parola del DUCE: L' Italia deve avere il SUD posw al sole. , L' IMPERO NEL PENSIERO DEL DUCE Di questo diritto dell'Italia ad avere il suo posto al sole, BENITO MUSSOLlNI aveva fatto uno dei capisaldi più fermi del suo pensiero fin dai primi momenti della sua azione rivoluzionaria. Dopo avere trascinato alla Guerra le grandi masse dei lavoratori italiani, Egli, ancora nel 1919, qùando il 23 marzo riuni i suoi "fedeli" in Pia«a San Sepolcro a Milano, pensava clie il popolo italiano, ritornato forte e discipli. nato" popolo di inventori, di naviga tori, di poeti, di santi, di eroi" aveva dinanzi a sé grandi destini di espansione. Le virtù romane ridestate in una popolaziope sovrabbondante dovevano ine· vitabilmente affermarsi in un'opera che avrebbe valicato i confini della Patria. IL FASCISMO E L'IMPERO 54 In quella storica adunata per la fondazione dei «( Fasci di combattimento» disse: Il L'imperiali"mo è il fondamento di ogni popolo che tende ad espandersi economicamente e spiritualmente ». Subito dòpo il DUCE si recò a Fiume, che non era ancora italiana. È memorabile il discorso che vi tenne il 22 maggio '919. Dichiarava: «La marcia di chi ha spinto il Paese alla guerra e l'ha portato alla vittoria non si ferma a Vittòrio Vèl/elo e non. si arresta al Brènnero e al Carnaro. La marcia riprende e va oltre perché non tutte le mete sono state raggiunte. . «L'llalia deve apparire --:- e apparirà - come un blocco granitico di volontà con un voltn e un'anima sola, protesa nello ifarzo di mutaTe il suo destino, se il destino, che le Potenze sa/alle credono di consolidare e perpetuare in una pace ingiusta e in un equi:librio antistorico, volesse manltnerla nei suoi angusti confini, St~a possibilità di uscire dal cerchio che soffoca la sua vita e impedisce il suo libero, pacifico sviluppo. « L'Italia ha una massa demografica imponente, ha una vitalità se~a limiti, ha una grande Storia, ho. la sua parte dircitrice nel mcndo, e ,nessuno potrà '!barrare al Popolo italiano, in continuo divenire, il suo immancabile cammino verso la gra'ndez;::,a e verso l'impero che il popolo italiano saprà costruire con le sue mani ". E ancora: i bisogn~ elementari della sua esistenza e posto nel mondo per comPiere la sua missione di civiltà. « L'Italia, più che neSSIITI altro popolo, ha questo diritto, poiché essa, che COli l'Impero romano e il Rinascimento ha creato la civiltà modtT1Ul, ha ancora da dire, per la terza volta, ' la sila parola di lllce, che rappresenterà un'idea di valore universale ... « Tutto un popolo... si sente insoddisfatto e chiede spazio per Salito al governo, il DUCE ha lavorato, come nessuno saprà mai, per l'avveramento di tanto programma. Il Fascismo disciplina e sorregge il popolo, regola con la Carla del Lavoro i rapporti fra capitale e lavoro, bonifica terre, fonda città, favorisce l'agricoltura, riforma l'Esercito e lo valorizza, istituisce l'aviazione, la stimola a conquistare tutti i primati, ammoderna tutte le Forze armate, ordina corporativamente industrie e commerci, imposta la battaglia autarchica che deve svincolarci dalle economie straniere, difende i caratteri di una razza forte, dà un tono imperiale alla vita concorde di un popolo d'eroi, fa parlare dell'Italia o con ammirazione o con invidia tutto il mondo. Ora tutto questo non è che la preparazione necessaria per il grande balzo verso l'Impero. E infatti anche i simboli parlano quando nel centro di Ro-_ ma, fra i vetusti avanzi della potenza antica, si apre nel 1931 una nuova e grande via; il DUCE la chiama Via dell'impero e vuole che la percorrano per i primi i gloriosi Mutilati di guerra e i .Combattenti. Tutti gl'Italiani intuiscono che cosa ciò voglia significare. E del resto MusSOLINI lo precisa: (È il cammino fatale: una Gente, poi un Popolo, ima N'azioru, un Impero! È la storia. StoriafaUa e da farsi. La meta è qllella: L'Impero. Niente può accadermi prima che il mio compi.to sia finito, • Da questa indomita volontà, da questo ordinato programma è infatti sorto l'Impero degli Italiani. Per volere di Capi, per volontà di popolo, per sacrificio delle generazioni che furono e di quelle che saranno; l'Italia imperiale, l'balia dei nostri sogni, lòarà la realtà del nostro domani. LA GIUST IZIA NELL' ETIÒPfA negussita : la rustigazione. CAPITOLO VII LA VECCHIA ETIOPIA LA FORMAZIONE STORICA E IL GOVERNO prefe~ Etiòpia di ongme greca (che significa faccia bruciala ) da ad Abissìnia, nome usato dagli antichi Arabi per indicare una loro Itribo.rirsinome che si recò a colonizzare quella terra africana e altre limìtrofc. L è' Con la gente dell' Etiòpia l'Italia ebbe nel secolo scorso rapporti che an~ darono dalle esplorazioni scientifiche alla occupazione e alla guerra con ME~ NELhi., come abbiamo visto. Ma ancora in tempi lontanissimi qualche rapporto con J'Etiòpia lo abbiamo avuto. Nientemeno che cinque secoli fa, novant'anni prima che Cristòforo Colombo scoprisse l'Amèrica, un Negus d' Etiòpia mandò ( 1402) come ambasciatore presso la Repubblica di Venèzia il fiorentino ANTÒ NIO BÀRTOU, il quale ~iportava con sé i( strane cose », cioè prodotti caratteristici di quei luoghi. Il Papa fondò a Roma ( 1539) un convento etiòpico che esiste ancora e che diventò il centro degli studi europei sull' Etiòpia . . Ma questi contatti presto decaddero e l'Etiòl?ia rimase un paese primitivo e barbaro di varie vicende, dove cattolicI e · islamici si scontrarono 1 LA VECCHIA ETIÒPIA LA NUOVA GOND.4.R e si succedettero attraverso sistemazioni, avvenimenti, guerre e guerriglie che l' Europa solo vagamente conobbe. .. Lontani dal mare e dalle vie di comunicazione, gli abitanti dell'Etiòpia vissero una vita primitiva, più di quella di altri paesi dcll'Àfrica che poterono familiarizzarsi con gli Europei. Ogni tribù , ogni gente d'Etiòpia, aveva il suo Ca po o Ras. Questi Capi dipendevano da un Capo a tutti superiore, detto Negus, Neghesti, o R e dei Re, o Imperatore, che si considerava discendente, nientemeno, da SALOMONE. TI Negus accentrava in sé i tre poteri : legislativo, esecutivo c giudiziario con una forma di governo feudale dove la prepotenza e la ferocia erano le leggi dominanti. Lo schiavismo arricchiva i negrieri e teneva i sudditi in stato bestiale. II periodo di maggior potenza l'Etiòpia l'ebbe sollo il dominio del Negus MENELÌK Il {1896-19 13} ambizioso e mtraprendente. Gli successe il nipote LIGG ] ASÙ, spodest<l:to con perfidia da l cugino TAFARI MACONNEN che assunse il titolo di AILÈ SELLASSIÈ I. Costui riusd a fare ammettere l'Etiòpia nella Società delle Nazioni giocando sulla rivalità fra la Gran Bretagna e la Frància. Ma nessuna opera moderna e civilizzatrice fu svolta in quell' Impero primitivo che, per essere ammesso a Ginevra, aveva promesso di abolire la schiavitù. Occorreva l' intervento della nuova Italia, mandatana ideale della giustizia romana e della civiltà latina. Bisogna che: la Storia di domani sia come quella di ieri. I Romani non erano soltanto dei combattenti , m<& dei costruttori formidabili che potevano sfida re, come hanno .fidato, il tempo. 57 LA STRUTI'URA GEOGRAFICA \JOMlilJA IIIIITÀNfltCA M À L L'AITUALE ETIOPIA LA STRUITURA GEOGRAFICA L'Etiòpia negussita, che non corrisponde più all'lmpero (italiano) d'Etiòpia, occupava la parte centrale dell'Africa orientale. Alcune parti marginali sono state aggregate ai Gove"!i dell'Eritrea e della Somàlia. Senza sbocchi sul mare, stava chiusa fra i possedimenti di tre Potenze europee (ltalia, Frància, Gran Bretagna) e il condomìnio sul Sudàn egìziobntànnico. L'estensione precisa del territorio non si conosceVi. Non erano mai stati eseguiti rilievi topografici e non si possedevano carte geografiche esatte. Si calcolava una superficie di kmq. I 120000: circa quattro volte la superficie del Regno d'ltalia (senza la Sardegna). Veno la re",a debbono volgersi le speranze e le energie dei. popoli per attino gere a questa sorgente prima di prosperità, a quella riserva sempre rinnovel· lanoesi, tutta l'energia rigeneratrice, che dovrà dare al mondo la sua serenità e la sua ricchezza. 58 LA VECCHIA ETIÒPIA La parte centrale e costituita dall'altopiano in cui spiccano monti dirupati, a tronco di cono, con sommità coperte da brevi pianari, ricchi di acque e di vegetazione; le così dette ambe. Fra le cime più alte: Ras Dasciò.n (m. 4620), Cuna (m. 4231) , AbunaJosi (m. 4198), Amba Farit (m: 3975) ecc. Per contrapposto, una depressione assoluta, la Dancàlia, a l'la m. sotto il livello del mare, arida e torrida, occu pata nel fondo da laghi salatissimi, si estende fra l'orlo delraltopiano c il Mar Rosso. O sservando la carta geografica risalta una netta c stretta spaccatura tfa le alte terre d'Etiòpia e quelle di Somà lia, spaccatura che dalla Dancàlia, verso sud-ovest, raggiunge le regioni dei laghi. È la Fossa orunlale afn'cana, fi ancheggiata da pendici alte e ripide. Tutta !'Etiòpia è molto elevata. • Nella marcia da Adigràt a Addis Abeba le nostre vittoriose truppe hanno toccato quote da 3000 a 3400 metri con forti dislivelli interposti. Questa altitudine costituisce la prima ricchezza dell'Etiopia, p~cse feracissimo in T erra d' Africa. . Oltre al clima dei paesi equatoriali ha anche quello delle zone temperate. Le temperature medie mensili o~eiIla no a Gondar, H aràr, Addis Abeba con medie ~enerali di 130 e 23° centigradi, con minitne mensili di 6° e massime mensili di 30° centigradi. . Da giugno a settembre si ha la stagione delle grandi piogge che recano gran beneficio alle coltivazion i, ma che impedivano le com\lnicazioni quando non v'erano strade asfaltale c ponti in muratura. L ' Etiòpia è solcata da una fitta rete di corsi d'acqua. Molti convogliano solamente le acque delle piogge e dopo inaridiscono; a ltri sono perenni. Il bacino più importante è quello . del ,Nilo A~lurro (chiamato Abbai) che esce dal lago Tana (kmq. 3100) e riceve successivamente i fiumi Atbara, Angarèb, Taca«è-Selìt, ed altri. Doro un percorso di 1300 chilometri il Nilo Azzurro si versa nel grande Nilo, i fiume più lu ngo del mondo. Per Gambela passa il Baro, navigabile, il quale si un isce poi con altri corsi d'acqua che a limentano il Nilo . • •• Della popolazione non si avevano dati precisi. Si calcolava che fosse da 7 a circa IO milioni, in maggioranza del tipo etiòpico che pare si debba al~ l'antichissimo incrocio della razza caucàsica con la negra. Gli abitanti sono per lo più intelligenti, buoni, ma indolenti. Ahri provengono da infiltrazioni dell 'Àfrica .oriemale. Parlano vari dialetti. La lingua ufficiale è l'amarico che ha una pronuncia poco armoniosa ed una scrittura speciale, non a caratteri latini. Un terzo della popolazione circa appartiene alla religione islamita. Prevalgono i cristiano-copti che obbediscono all' Abuna di Addis Abeba. A nord vi sono circa 5°000 ebrei del ti (( fa lascià». Ad occiden te vivono parecchi nuclei pagani. La popolazione, anche dove prevalgono i centri abitati, è In buona parte semi nomade a seconda delle stagioni . • Le principali regioni dell'Etiòpia ncgussita erano : II Tigrai, a N., confinante con l'ex-Colonia Eritrea: Àdua ne era il capoluogo . Altre importanti città: Axùm, antica sede del regno acsumita, c Macalle. LA STRUTTURA GEOGRAFICA 59 L'Amara, a N. O., che ha per principale centro Gondar, la città dei Castelli portoghesi, da antico tempo quasi diroccati, da noi ricostruiti. Il Gòggiam, vasta e ricchIssima regione, racchiusa dal corso del Nilo Azzurro (Abbai), con capoluogo Debra Marcos. L? Uollo,. ad oriente del Gòggiam, ,:on Dessiè, importante nodo di carovamere. Lo Scioa, nel cuore dell'Etiòpia, con la capitale del cessato Impero Qegussita: Addis Abeba, cioè (( Fiore novello )', fondata da MENELIK II. COME SI V!AGGIAVA IIcll'Etiòpia lIegussita. Lo Uòllega, regione ricca di giacimenti metalliferi, presso la frontiera del Sudàn eglzio-britànnico. Il C'alfa, da considerarsi, con !' I-!aràr, fra le più fertili regioni dcll'Etiòpia. Le regiQni dei Sidama e dei Galla rispettivamente a S. O. ed a S. L' Haràr, famosa per feracità di suolo; confinante con la Somàlia ex-bri tànnica, capoluogo Haràr, caratteristica amica città-mercato murata. La Duncàlia, regione vulcanica quasi desertica, tormentata da terribili siccità. Dopo ADDIS ABEBA erano dichiarate città più importanti Haràr, Dire Dàua, . Àdua, Samara o Debra Tàbor, Condar. Ma erano per lo più grossi villaggi di A Versaglia fu costruito un sistema. Era il sistema delle pistole punIate contro la Gennania e l'Italia. Ora questo sistema è irreparabilmente crolla to. 60 LA VECCHIA ETIÒPIA «( tucù! ») miseri, privi di servizi igienici e di negozi, malamente collegati fra di loro. capanne Solamente a Dire D àua ed a Haràr vi erano in prevalenza case in mu· fatura . VEDUTA PARZIALE DEl.LA NUOVA ADDIS ABEBA LE CONDIZIONI ECONOMICHE E CIVILI Questa vecchia terra d'Etiòpia, colma di "ricchezze, non ebbe mai governanti capaci di utilizzarle. Fu preferita la miseria alla collaborazione nostra più volte offerta e stabilita anche da accordi scri tti. Il terreno in essa coltivabile si può suddividere in tre zone climatiche: 1. . CQllà, basse terre (in genere fino a 1800 m.), con clima caldo-umido e due prodotti all'anno di dura, lier, cotone, tabacco ecc. Il. - Voina-degà (da circa 1800 m. a 2400) con clima temperato. È la zona più abitata e più coltivata. Produce orzo, frumento, granoturco, frutta, ortaggi e soprattutto caffè . Vi si alternano anche boscaglie e savane (praterie con alberi sparsi). III. - Degà (sopra i 2400 m. ) a clima freddo, ricca di pascoli. Vi si coltivano banani, papàie, fichi , agrumi ed altre frutta. La coltura del tè e del carcadè va diffondendosi. La musa em ele fornisce una fibra tessile pcr vestiti e cordami. Una grande ricchezza è data dalla libera vegetazione e dalle forcste. Che il secolo XX veda Roma centro della civilta latina, dominatrice del Medi· terra neo, faro di luce per tutte le genti! ~\\. LE CONDIZ IO NI ECONOMICH E E CIVILI LE CASCATE DEL NlLO AZZURRO, a T il itat. LA NUOVA DIRE DAuA l' I I I ! l 6. LA VECCHIA ETIÒPIA Abbondano: palme dum. bambù, sicòmori, baobàb, tamarindi, eufòrbie, acacie gommifere, l'albero della cànfora, ccc. La utilizzazione dei legni pregiati non fu tentata che dai Missionari della Consolata, che impiantarono anche una segheria nella regione di Sàio. La seconda occupazione degli Abissini era data dalla pastorizia (bovini e ovini). La carne veniva consumata in loeo, e anche venduta. Le pelli erano conciate rozzamente ed esportate. Si è esportato sempre anche quanto produce l'allevamento delle api (cera c miele), sebbene condotto con sistemi primitivi. Lungo i fiumi, vivono molte scimUN PIONIERE di fede e di civiltà salva tre bambini negri abbandonati e che sarebbero stati mie e nelle boscaglie leoni, leopardi, pasto delle belve. . iene, sciacalli. E poi, a branchi, antilopi, gazzelle, zebre, bufali, elefanti, giraffe. La caccia grossa è un altro provento degli abitanti. Fra i molteplici uccelli vi sono struzzi, aquile, avvoltoi, pap'pagalli. Si parlava molto di grandi ricchezze minerali. Carbon fossIle, lignite, mi~ nerall di rame e ferro furono trovati qua e là, ma nulla si. sapeva, allora, di preciso, perché i governanti poco facevano esplorare, e tacevano se qualcuno indicava le risorse minerarie. I dadi di sale ·di 70 grammi, fino a poco fa, erano usati come moneta, e come moneta valevano anche le cartucce dei fucili. La moneta ufficiale era il tallcro di MARIA TERESA, del valore di circa 13 lire italiane. Il commercio fu sempre tenuto non da indigeni, ma da forestieri, in prevalenza greci, arab!, indiani, egiziani, inglesi, francesi, belgi, 'svedesi ecc. L'importazione e l'esportazione dei prodotti un tempo si ' equiv-alevano come valore. Mancavano strade, serviZI postali e telegrafici. La sola linea ferroviaria Gibuti·Addis Abeba, costruita da FrancesI, era insufficiente allo sviluppo del paese. Niente scuole, niente ospedali per il popolo. I Missionari soltanto gettavano qualche luce di civiltà, ma contrastI e persecuzioni erano il loro premio. Le tenebre più fosche, soltanto venate di sangue, avvolgevano il Paese fino all'arrivo delle Legioni fasciste. Tutta quanta l'irta Etiòpia deve inesorabilmente diventare un altipiano della . cultura latina. G. D'ANNUNZIO T~IMONIANZE DEL LAVORO ITALIANO: Sulla u rada da Adi&r.\t a MacaIlè . CAPITOLO VIII LA LIBE"RA?JONE DELL' ETIOPIA LE ORIGINI DEL CONFLITIO : (NOI TIREREMO DIRITTO » non si era mai disinteressata della vita dell' Etiòpia, con la quale L aveva contatti estesi e, per di più, confini non precisati. Più volte aveva avviato trattative per fissare questi confini. Aveva convenuto a nche di colTALlA struire strade. Aveva persino offerto all' Etiòpia un o sbocco al mare. Non si conchiuse nulla, proprio per il malvolere e l'a perfidia del Governo etiòpico. Un patto di pace cosumu e di amicizia perpetua si riuscì a concluderlo nel 1928. In e:;so erano contemplati importa nti lavori stradali per favorire lo scambio dei prodotti. L'Etiòpia non consentì l'inizio dei lavori. Anzi, proprio da allora cominciarono aggressioni ai nOitci posti di ~onfine·. razzie, offese a nostri rappresentanti consolari. Fra i 91 episodi di (locumentata provocazione (dal 2 agosto 1928 al settembre 1935) ricordiamo i più' significativi. 11 29 marzo 1929. oltre 500 armati etiopici circondano a Rendacomo il fortino per conquistarlo senza che si fosse in stato di guerra. Sono respinti e mentre si dànno alla: fuga uccidono due donne, mutilano un bambino e razziano 200 capi di bestiame. LA LIBERAZIONE DELL' ETIÒPIA Il 4 novembre del 1934, soldati etiopici attaccano il Consolato italiano di GÒndar. Lamentiamo un àscari ucciso, due feriti e ferita pure la moglie di .. uno di questi. Il 5 dicembre 1934, alla frontiera della Somàlia, ai pozzi di Uàl-Uàl, localizzati lungo la nostra zona di frontiera, altro grave incidente. Il presidio italiano, comandato dal capitano ROBERTO ClMMARUTA, viene attaccato da 1200 armati etiopici. Essi hanno anche un cannone e mitragliatrici. L'attacco è sanguinosamente resl'into. Il '7 gennaio 1935, un aV1atore etiopico oltraggia a Addis Abeba, capitale negussita, la nostra bandiera recata da una automobile. Tutto guesto rivelava sempre più chiaramente quali erano le intenzioni dell'EtiòpIa verso l'Italia, mentre sapevamo e sentivamo la presenza operante di emissari europei presso il Negus nei periodi più acuti dei nostri rapporti in Africa orientale. L' Italia non poteva passare sopra tante offese: dovette prepararsi. Il Negus nell'agosto del 1935 ordinava la chiamata alle armi di tutti i suoi sudditi. Dopo pochi giorni liberava dalle prigioni 50 mila delinquenti a condizione che si arruolassero. Mezzo milione di armati si avvicinava alle nostre frontiere, specialmente settentrionali. Le due colonie orientali d'Italia erano minacciate. Il DUCE capì che per difenderle per sempre v!era un solo modo: liberare l'Etiòpia dai cattivi capi che aizzavano contro di noi plebe e sottocapi. E venne piena rapida totalitaria la guerra di rivendicazione. L'Italia infonnò di quanto accadeva gli Stati d'Europa più interessati e la Società delle Nazioni. Ci accorgemmo allora che non avevamo contro di noi ' ·la sola Etiòpia, ma gli Stati che meno, fra tutti, avrebbero dovuto appoggiarla, cioè la Frància e soprattutto la Gran Bretagna. Non si voleva che l'Italia accrescesse la sua potenza nell'Africa orientale. Così avvenne che il contrasto o conflitto italo-etiòpico fosse sottoposto all'esame della Società delle Nazioni, cioè del consesso politico nel quale la maggioranza assoluta dei membri era inspirata dalla Gran Bretagna. Di quella Società faceva parte ancora l' Etiopia, sebbene da tre anni non pagasse la quota d'associazione e non avesse mantenuto la promessa di sopprimere la schiavitù. Enorme: l'Italia fascista, offesa e aggredita, era messa sullo stesso piano di uno Stato barbaro e schiavista! .. , 11 barone ALOlSI espose a Ginevra le ragioni dell ' Italia. I rappresentanti di 52 Nazioni dichiararono colpevole la nostra Patria; minacciarono le sanzioni economiche, e, all'occorrenza, anche le sanzioni militari. Le sanòoni economiche significavano questo: nessuno doveva vendere merci all'Italia c nessuno doveva comprarne, Era l'affamamento del popolo italiano. Si vo~eva obbligarlo a piegare i ginocchi ed umiliarsi al Negus etiopico. Le sanàoni mililari, cioè la guerra con le armi, sarebbero seguite se le sanzioni economiche .non avessero piegata l'Italia, Il DUCE, confortato dall'adesione di tutto il Popolo, aveva scelto la sua strada e disse: Noi tireremo diritto. Si era nell'estate dei 1935. Il metallo del Fasd$mo è il ferro. Chi ha il ferro ha del pane, ma quando il ferro è ben tempraoo trova, probabilmente, anche l'oro. LE ORIGINI DEL CONFLlITO Pare già un secolo! Affretta mmo la n"Ostra preparazione militare in terra, in mare e nell'aria. Cominciarono le partenze dei volontari, di militari re$'olari e di materiale bdhco. Ed ecco la Gran Bretagna rafforzare le guarnigioni di Gibilterra, di Malta, di Aden. Successivamente eccola mandart.: nel Mediterrà neo la sua grande flotta che avrebbe dovuto intimorirei e farci interrompere l'impresa . L' Italia , maestra di giustizia e civiltà, era colpevolc di chiedere, ad uno Stato semibarbaro, solenni riparazioni ad offese recate al suo prestigio. Non si voleva che, rese imposs ibili le relazioni fra Stati confinanti, ci si dovesse far giustizia direna mentc. La Società delle Nazioni, che poteva e doveva radiare l' Etiòpia dagli Stati associati, preferì vedt.:r l'Italia allontanarsi dal consesso ginevrino. LA MAESTA DEl. RE E IL C~""PO DEL GOVERNO, DUCE DEL FASCISMO, A COLLOQUIO Si negò a noi il diritto di legittima difesa. Non si riconobbe l'incapacità dell'Etiòpia a governare i suoi sudd iti ed a porre in valore i beni del vasto' territorio. Si volle dimen ticare il diritto di esproprio nei riguardi di chi fa cattivo uso dci valori posseduti, dovere di cui SL erano sempre avvalse la Gran Bretagna e la Frància in tutto il Mondo. Alla popolazione italiana si negò il diritto al lavoro e alla vita. Il D UCE allora chia mò a raccolta il popolo italiano. Fu la sera del 2 ottobre ' 935. Sera ta rnemoranda! Tutto il Popolo d' Italia , sui sagra ti e sulle piazze, ascoltò. Ricordate? L 'assed io economico organiuato dai vecchi Imperi ai danni d i un a antica allea· ta generosa e p roletaria, rima rrà memo rabile n ella Storia. 66 LA IL DI~CORSO LIBERAZIONE DELVETIÒPIA DEL DUCE E LE OPERAZIONI MILITARI « Camicie Nere della Rivolu{.ione/ Uomini e donne di tutta Italia! Italian i sparsi nel mondo, oltre i monti e oltre i mari: ascoltale. « Un'ora solenne sta per scoccare nella sUJria della Patna. Venti milioni di uomini occupano in questo momento le piaue di tutta Italia. {( Mai si vide, mila storia del genere umano, spettacolo più gigantesco. VtT/.ti milioni di uomini: un cuore solo, una volontà sola, una decisione sola. «La loro ITUlnifestazione dtlJt dimostrare e dimostra al mondo che Italia e Fascismo costituiscOM una identità perftua. assoluta, inalterabile. « POSSOTW credere il conlrario soLtanto cervelli nuvolli nelle nebbù delle più slo/u illusioni o intorpiditi nella Più crassa igrwranza su uomini e cose d' Italia, di questa l Ui /io 1935. anno XIII dell'Era fascista. « Da molti mesi lo. ruota del destino, sotto l'impulso della nostra calma determinazione, si muove uerso la meta; in queste ore il suo ritmo epiù veloce e inarrestabile ormai! ~( }fon e soltanto un esercito che tende verso i suoi obiettivi, ma e un PoPolo intero di 44 milioni di anime, cOlllro il quale si tenta di consumare la più 'Iera delle ingiusti:t;ie: quella di toglierei un po' di posro al sole. « Quando nel ~9 15 ['Italia si gettò allo sbaraglio e confuse le sue sorti con qUllie degli alleati. quante esaltaàoni del nostro coraggio e quanu proffltsse. Ma dopo la viuoria comune. alla quale l' Italia aoeva dalo il cO'!-tributo supremo di 670 mila morti. 400 mila mutilati e un milione di feriti, attorno al tavolo tklla pace esosa non intearono all' Italia che scarse bricioLe Jel ricco bollino coloniale. l Abbiamo pazientato 13 a nni durante i quali si è ancora più stretto il cerchio degli egoismi che soffocano la nostra vitalità. « Con l'Etiòpia abbiamo paàentato 40 anni! 01'0. basta! « Alla Lega delle Nazioni, invece di riconoscere i nostri diritti, si parla di sanzioni. « Sino a prova contraria, mi rifiuto di credere che ['autentico. e generoso popolo di Frà,uia possa aden're a sanzioni contro l' Ilalio.. I seimila morti di Bligny, caduti in eroico assalto che strappò un rico/lbscimenro di ammiraàone dello stesso coma"tHionle rlemico, trasalirebbero sotto lo. urra che li ricopre ... « lo mi rifiuto del pari di c"dcre che ['arltmluo popoLo di Gran Breldgna, che non ebbe mai dissidi COli l' Italia, sia disposto al rischio di gttfare l' l!.ùropa sulla ~ia della catastrrife, per difindac Illi paese africano, universalmente ,bollato come un paese senza ombra di, ciuiltil. « Alle sanzioni economiche opporremo la nostra disciplina. lo. nostra sobrietà , il nostro spirito di sacrificio. «Alle sanzioni militari risponderemo con misure militari. « Ad atti di guerra risponderemo con aui di guerra. « Nessuno pensi di piegaro senza avere prima duramente combattuto. E lo spirito che doma e piega la materia .. . E lo spirito che dà ai popoli la vito toria e la gloria. IL D ISCORSO DEL DUCE « Un popolo geloso del suo onore, non può usare diverso! linguag~io né avert atteggiamento « l/alia proletaria e fascista, l talia di Vittòrio Vineto e dellq .Rivoluzione, in piedi! Fa che il grido della tua decisione riempia il cielo e sia di c01iforlo ai soldati che aUendono in Africa, di sprone agli amici e di mònito ai nemici in ogni parte del mondo: grido di giustizia, grido di "iUorlo!) Il popolo comprende le giuste ragioni dell' Italia e.aderisce con entusiasmo alla posizione presa dal Governo fascista contro la Società delle Nazioni e contro tutti gli avversari dell'Italia fascista. I soldati di ogni arma e i volonta ri della M. V. S. N. partono cantando e, con essi e prima di essi, scelti operai per predisporre le opere stradali, gli alloggiamenti, i magazzini, gli aeroporti. Il DUCE predispone in tempo perché tutto sia provveduto e in quantità sovrabbondante, tanto per i blsogni dei soldati quanto per l'armamento. Per la prima volta viene data la preminenza ai mezzi meccanici (carri armati, aeroplani ecc.). Tutto viene studiato in modo da evitar sorprese e raggiunger presto la meta. Si dovevano vendicare i morli di Dògali e di Adua. Si doveva mostrare a quei signori di Ginevra che cosa fosse l'Italia fascista. BO MBE CARIG.o\TE SU U:\' AE RO PlANO "ell'aeroportQ dell'A.!.rnan.. ( Ff1I. LUCE) •. . Il dttadino e wmpre degno ,,!ua ndo, in qualunq ue poSto, compie scrupolosa· mente il pro prio dovr re. 68 LA LIBERAZIONE DELL'ETIÒPIA Nel gennaio 1935 era stato nominato Commissario generale per l'A. O. il generale E.duo DE BONO, Quadrùrnviro della Marcia su Roma, ex·ministro per le Colonie. Nel febbraio era partito per la Somàlia il generale RODOLFO GRAZIANI, già governatore della Cirenàica. Il 3 ottobre 1935 comincia l'avanzata su 'tutti i fronti. Dopo brillanti combattimc:nti ecco liberati Adigràt, Àdua (5 ottobre), Axùm ( J5 ottobre). Altre terre vengono conquistate in Somàlia. Clero, notabili, uomini e armati si presentano agl'Italiani e si sottomettono. . . Il 7 novembre è conquistata MacalU. Là dove sorgeva il forte in cui il maggiore GALLIAi,O fu assediato ( r8g6) si accàmpano le truppe. Poco dopo sale sul colle un vecchio indigeno mutilato che SI appoggia a una gruccia: suda e fatica, ma non si stanca, vuoi arrivare lassù. Quando giunge, i soldati rimangono sorpresi di quella bianca apparizione. II vecchio vuoi vedere il capitano. E quando si presenta scioglie lo sciamma: sul petto luccica una medaglia. Fa il saluto con la sinistra, poi nel suo italiano dice: - lo essere stato soldato del maggiore GALLIA NO. lo oggi morire contento. Viva l' Italia! II capitano fa mettere in quadrato sull'attenti tutti i soldati e fa l'appello: - Maggiore Giuseppe Calliano! . - Prestnu! II vecchio àscari piangeva. Era stato mutilato cosi barbaramente, secondo la inumana consuetudine degli Abissini (piede sinistro e mano destra), quando l'avevano fatto prigioniero quarant'anni prima. •• I combattimenti continuano, la marcia gloriosa {l:rogredisce. Il generale con un proclama concede in nome del RE libertà a tutti gli schiavi. Ma l'Italia non deve vincere solo i ras abissini e le loro truppe. Deve vincere le sanàoni economiche che la Società delle N azioni impone con decorrenza dal 18 novembre 1935. Solo quattro Stati hanno votato contro: l'Austria, l'Ungheria, l'Albania, il Paraguai. Con essi sono da ricordare altri Stati che non facevano parte della Società: il Giappone, gli Stati Uniti del Brasile, il Marocco, l' Islanda c, sopra tutti, la Germània e gli Stati Uniti d'Amèrica. Il Governo oppone le controsanzioni. Non acquista merci dagli Stati sanzionisti. Limita if consumo della carne, del legname e di altri generi che vengono anche dall'estero. ln ogni ripostiglio d'Italia si scovano rottami di ferro e di altri metalli per lo -Stato. E chi può, offre àrgento e oro. Medaglie, ciòndoli, spille, anelli di valore. Il 18 dicembre ogni sposa d'Italia, e prima fra tutte la REGINA ÈLENA, offre l'anello nuziale, la « fede )), testimone di un'unione indissolubile. La REGINA la depone in un elmetto, dinanzi al saccllo del Milite Ignoto, in Roma capitale, dinanzi alle statue di Roma Madre e del Padre della Patria. Quale mai Nazione del Mondo ha dato uno spettacolo più commovente, patriottico, unanime di questo? ] nostri soldati raddoppiano di entusiasmo per essere degni delle loro nobili donne. Le vittorie suggellano c premiailO l'epopea militare e civile della Nazione. DE BoNO LA VITTORIA E L'ARTEFICE 69 TRUPPE in marcia veno D.::bra Tàbor duranle la libernione . ( Fot. LUCE) LA VITIORIA E L'A RTEFICE Alla fine dell' anno, compiuto il suo mandato con fedeltà ed onore, il generale EMILIo DE BONO è promosso Ma wciallo d' Italia. Al suo posto è nominato il Capo di Stato maggiore generale: il Marua."allo d'I talia PIETRO BADOGLIO, marchese del Sabotino. Anche le forze mi li tari aumentano. Numerosi sono i volontari. Fra i primi vediamo prìncipi di Casa Savoia (il DUCA DI BÈRGAMO e il DUCA DI PISTÒlA), la PRINCIPESSA DI PIEMONTE come infermiera d,Ua Croce Rassa, due figli del DUCE (BRUNO e VI1.ÒRIO MUSSOLlNI), l'unico suo nipote fraterno (VITO MUSSOLINI) e il genero (il ministro GALEAZZO CIANO). Senatori, deputati, accademici, sansepolcristi, gerarchi reclamano un posto di combattimento e di onore. I mutilati della Guerra nostra costituiscono una legione. Un'altra legione la formano gl'Italiani all'estero accorsi ad arruolarsi. Ancora legionari volontari: i giovani delle Università italiane. Si ricostituiscono i battaglioni studenteschi. Riecheggiano i nomi fatidici di Curtatone e Montanara. La Società delle Nazioni, ad una certa ora, triste per lei, minaccia di toglierei anche la benzina e il petrolio e tenta persuadere l' Amèrica a non darci quei prodotti che sono indispensabili al lavoro di tutti i giorni, di tutto un popolo. Ma in Àmerica vivono 9 milioni d' Italiani e ben 4 di essi vivono ne~li Stati Uniii. Il giudaico tentativo ginevrino fallisce. Si nparla di sanzioni militari. La Gran Brefagna sfipula patti segreti con la Frància, con la Grècia, con la Turchia, con la Iugoslàvia per assicurarsi un rifugio nei porti militari di questi Stati. Ma l' Italia tira diritto. 7° LA LI BE RAZIONE DEL L' ETIÒPJA Il caldo soffocante, la fatic:\, la scarsità talvolta dci viveri e dell'acqua non scuotono l'ardore guerresco di quei generosi, fra cui vanno annoverate le fedeli truppe di colore: i mcharisti libici, gli àscari eritrei, i soma li « dubat ». Sul fronle somalo, nella Ballagliq del Canale Dùria ( I I gennaio 1936), viene sconfitto Ras D EST.~; successivamente (20 gennaio) è occupa ta NtgheUi. Su l fronte crinca avviene nel gennaio la Prima ba l/aglia dçl T e17!bien per la strenua eroica difesa del Passo Uarieù, poi nel febbr aio la battaglia dcll' ElIderla con la conq uista del la munitissima Amba Aradàm dove viene sco nfitto R as M ULUG III ETÀ. Alla fine di febbra io Amba Alagi è presa . Ai primi d i marzo ecco la Seconda hattaglia del Ttm bii n con la piena rotta ~ _ - . _. . .___.. __ _ r_ .,.-- ~ ..... _ _ __, M :::....._ : : - , _ .". ' r - RI COGNIZION E in terri tocio nemioo. ( Fot . LUCE) di R as CASSA C Ras SEIÙ M. E subito la Battaglia dello Scirè dove Ras blMIRÙ è sconfitto. Le nostre trup pe entrano in piena Etiòpia e rastrellano uomIni e armi . Squadriglie di aeroplani bombardano va rie località rortifi cate e si recano nel cielo di Addis Abeba, qu asi a preannunziare il dominio della 'capitale. La squadriglia« Disperat.u}, comandara da GAU:AZZO CIANO, è il timore dei nemici, l'ammirazione degli Italiani. ETTORE MÙTI, ALESSANDRO PAVOLlNl "gli sono compagni. l figli del Duce non sono min ori di ard imento. Il eg us, il 31 mar.lO, con le migliori sue truppe, armate e preparate alla europea, affronta i nostri al LAgo Ascianghi. E sconfino in pieno e fugge con pochi redeli. Qtto giorni dopo gl' Ital iani 'C ntrano a Dessiè. " Inta nto ACHILLE STARACE, a llora Segre;tario del Pa rtito Naziona le Fascista, con una colonna d i truppe cel eri, dopo grand i peripezie in un terreno acciden tato senza strade, entra in Gondar, sottomette i territori attorno al Lago Tana e poi raggiunge Debra Tàbor. La ea pitale non era più lonta na. I , ~\ " '.\. LA MAF.5TA D I V IT r OIUO EM,\NUEU:: III RE D' r r ,\L1A E D'ALJJ,\l\'IA E IMPERATORE D' ETIO PI A • LA LIBERAZIONE DELL'ETIÒPIA LA PRINC IPESSA DI PI EMONTE (la prima a sinistra) a bordo della R . Nave ospedale ,Cesarea ,. In · Somàlia, dopo la Battaglia di SassabanèJz, veniva occupa to DagaJzbùr. Quindi la ma rcia continua verso Haràr per incontrare le non lontane truppe provenienti dall ' Eritrea. Le terre delle due colonie si congiungono. Il sogno di ANTòNlo CECCHI si avvera. Il Negus intanto torna di nascosto alla capitale e di là, dopo aver spedito a Gibuti oro e cose preziose in quantità, fugge di nottetempo vilmente. Ma prima, il barbaro dava l'ordine di saccheggiare e incendiare la città. Ed i protettori dell'ex-A.rLÈ SELASSIt non a rrossiscono! Le truppe del Maresciallo BADÒOLlO, che avevano iniziato la marCIa su Addis Abeba su miUe autocarri, affrontando luoghi asperrimi, mai visti, giungono alla meta. 11 Maresciallo telegrafa a l DUCE: Oggi 5 maggio alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abeba. L'Etiòpia è liberata. La civiltà si sostituisce aUa barbarie. L'Etiòpia è - e sarà in eterno - italiana. Mussolini ha vinto 52 Sta ti coalizzati contro di Lui in una alleanza ignobile e dissennata che ha per coronamento il ridicolo. Ecco il D UCE che chiama il popolo ad un'altra, solenne adunata e dal balcone dello sto,·ico Palazzo Venèzia dà l'annuncio all'Ita lia e al mondo che la pace, la pace romana, la pace giusta, è ristabilita. Aprilemi il cu ore e vi leggerele IIna sola parola: Volonlà. LA V IITORlA E L'ARTEFICE DUCA DJ B~RCA~10 GALEAZZO CIANO BR UNO MUSSOLINI DUCA OI PISTOIA ACHILLE STAR.o\CE VITTOR IO MUSSOLINI 73 DUCA D'ANCONA E'ITORE MUTI VITO MUSSOLINI 74 LA LIBERAZIONE DELL'ETIÒPIA DALMÀZIO BIRAGO, maresciallo pilota, fu il p ri mo decorato di Medaglia d'oro. Duranle un'azione con un tr imo tore, .<;code a mitragl iare il nemico. M.1. il ncmko spara c colpiM:C l'apparecchio in piÌl parti. BI_ RAOO SICMO ~ colpito da un:l palla csplo.siva (dCI Ui dum_dum) c ha una gamb!\ squarciata. I (()I1lpagni di volo gli pTe\tano le prime CUTe; ma egli , . traziato da dolori lancinanti ,.i preoccupa di dare i"!ruzion; per chi lo S(l8lituiscc p resso i motori. Giungono al campo. 1111..... 00 e subito curalO , Ina qu"[ proidlile ,(proibito dalle norme civili) i: mortale. E III1V.1I0, inneggiando all'Italia e al Duc!!. si prepa ra a morire ( la novembre 1935). Era nllto ad Alo:uàndria nell' anno 1908. rVOOLIVETI , lene n te colonodio dcII' i\çronautica , vede infiammarsi improvv i. a:;ncnl c il pro prio apparecchio nei cidi dd fronte scUcntrional e . Dala ordin e all'equipagg io di gettar_' , i ordinatamente dana carlinga con il parncadute , contin u a a rL TENENTE T ITO ~UN NIT I, calabrese; il 116 d icembre 1935 parti dal campo di Gorrahei co l &ergente ZANNONI per u na ricognizione su Da gahbur, L'apparecch io, colpito, l: costretto ad atterrare proprio sulle lince nemiche . r..!JNNITI l: ferito, ma , i met_ te sulla difesa. c on la mitra_ g li atrice cont':O gli annati che corrono a circondare l'apparecchio. MINNITI c Z"-'1NOS I sono lop,."ffani c muoiono trafitti ( D~ahbùr , 116 di_ cembre (935). l loro rali mortali IClno ' d i!peni. Ma prima, quei negri barbari la_ gl iano la testa di M,NNITI per po.tarla al loro capo. MDRE REGlNALOO C111. LIANr. t-:aCQ\le a Torino nel 1887. Era un Domenicano 001to ed intrepido. Cappellano degli Arditi durante la Guerra 1915-19 16, si era $egnalalo a n_ che come combattente. Volle partecipare n1l'impraa etiòpica . Egli , pronipote del cardinale mmionario M AUÀ IA , 5Cnliva di essere chiamato laggio. A!.sc. gnato al Primo Gruppo d i Camieie Nere ddl' Eritrea, nell '~pro comballimcnlO al P335Q Uarico ~iJle i suoi commi_ litoni morenti agitando alto un piccolo Crocc fì.uo perché i nemici rispettino il suo com· pilo. l'rima viene ferito da u na fuc ilata, poi una mano ba r bara gli dà un fcroce oolpo di .cim;laTra. Muore la $e m dd III gennai o 1936. m a novrare fi nch é l'ultimo dei comp4!.gn i non l: salvo. Ma e tardi per Lui. Avvolto dalle fiamme cad e con l'apparecchio. All a sua memoria l: decretata la Medagli a d 'O ro e dedi cato uno d c i centri di coloni~~a ziollc libica, voluli dal Duce . Quali gli a rtefici di questa epopea? Unico, fra tutti, il DUCE. L' impresa venne pensata, studiata, voluta, preparata, vinta da Lui . . La sloria dirà quanto l' Italia Gli deve. Quando si potranno rendere noti' tutti i documenti diplomatici e militari precedenti e conseguenti alta nostra campagna d'Etiòpla , la parte che vi ebbe il DUCE apparirà, sapiente opera del Genio, anche a coloro che non hanno crcduto all a riuscita prima e durante la campagna, LA V IITQRlA E L'ART EFICE Quindi parliamo dei collaboratori del DUCE, EMÌLIO DE BONO. N asce nel 1866 a Cassano d' Adda, in provincia di M ilano. A d iciotto anni è sottotenente dei bersaglieri. Nel 1887 accorre in Eritrea. Nella Guerra del 19 14- 18 si d istingue alla presa di Gorizia, poi alla difesa dci Grappa, ed è promosso maggiore generale. Nel '920 si ritira dal servizio attivo e si dedica al movimento fascista, che stava infiammando t' Italia. Diventa uno dei fedeli del DUCE e nei giorIli della Marcia su Roma fa parte del Quadrumvirato, con l TALO BALBO, MICHE LE B IANCHI e CtSARE MARIA DE VECCHI, In segui to vicnc nominaIa comandante generale dell a M. V. S, N" governatore della Tripolitània, ministro delle Colonie. Nominato Commissario in A, O . organizza con pronto intuito tutti i servizi per la grande spedizione militare. Chiama -i n Colollia So mi la operai e in poco tempo avvia il vecchio porto di Massàua a divenire il più potente e imponente porto del M al' R osso. Le prime vittorie, fra cui la presa di Àdlla (S ottobre 1935). si devono a questo Capo, fedele, ard imentoso e silenzioso. 75 ENZO FUSCO, di MOlileforte Irpino (Avellino), un Balilla ardito, riu!lCl nd imbarcaT1i a Nàpoli di na5cO'lIO, insieme con i soldati. Scoperto quando la nave e ra in alto mare, egli ,taJltO pregò e fe<;e che il Due!. Sii permi5C: di rimanere fr.t i combllUenti. ESli combattè conu: gli altri, intrepido, lancia ndo bomb.: a filino COnlro il nemico. Ritornò .a[vo cd ebbe la grande ~disfazione di ricevere la i\1t:dllglia d'lIrgcnlo e un abbraccio dIII D ucI':, Ora freq uen\a l'Accademia della Gioven\ù italiana dci Littorio, PIETRO BAOÒGLlO, Ultimo di dicci figli, nasce il G razzano Monferrato, oggi Grazzano Badòglio, in provincia di Asti, nel 1871. Studia all' Accademia militare di Torino. Nel 18g6 è in Eritrea tenente. Nel 191 1 si distingue nella guerra' libica. Passa quindi ali' Istituto geografico miiitare. Nell a nostra Guerra del 19 15-18 si fa onore soprattutto con la ben studiata conquista del monte Sabotino cd è promosso generale, D al novembre 1917 è, con il Maresciallo DIAZ, forgia t0'F della resistenza e dell a vittoria d i Vittòrio Vèneto. Fa parte della Commissione italiana che a Villa Giusti, presso Pàdb~aj tratta l'armistizio COI) gli Austriaci (4 novembre 1918), Viene promosso Maresciallo d'l falia c creato J\t[archese dtl Sabotino. Primo commissario straord inario per la Venèzia Giù- . C fOR.."-.'ALISTI ITALIANI su lla linea delle operazioni lia, gli sono affidate poi misduranle la ballaglia del Ganale Oòria. (Fot. Sonrfri) L LA LIBERAZIONE DELL'ETIÒPI A sioni speciali in Romania, Stati Uniti d 'A mèrica e Stati Uniti del Brasi le. Nel 1925 torna in Italia ed è nominato Governatore della Libia . Egli ha la carica suprema dcll' eserc ito dopo il RE : Capo di Stato maggiore generale delle Forze armate di terra, del mare c dell'aria. Dopo la liberazione d ' Etiòpia è nominato primo Viccrè d'Etiòpia e duca di Addis Abeba. Fine strale\Sa, mente colta, animo ardito, instancabile. R ODOU-O GRAZIANI. Nasce nel 1882 a Filetti no (oggi Filettino Gra.t.inni ) in quel di Frosinone. 1 genitori vogliono farne un avvocato. Egli ottiene di fare il militare. Presta servizio in Eritrea parecchi a nni . Nel 1913 passa in Libia, ma è tosto chiamalo per partecipare alla Guerra nostra. V iene promosso capitano e maggiore per merito di guerra . Ritorna in Libia nel 1921 e 1111IL MARI'.SC!J\LLO F..\1I LIO DE BONO con un zia una IOlta senza quartiere contro gruppo di ufliciali al Comando Jupc.r iore d i Goall!. (FI)/. LUCE) i ribelli fomentati dal Senussismo, setta politico-religiosa antieuropea. Pacifica la Cirenàica, e merita di essere chiamato l'iifricl1l1o, come i Romani fecero con Sci pia ne. Ed Africano ritorna nel 1935 sbarcando in Somàlia e organizzando, con rapidità e precisione veramente mirabili, la conquista delle terre etiopiche. La vittoria gli arride sempre. È promosso Mamciallo d' llnlin e nominato Vietrè. Con l'energia e la prontezza che lo d istinguono, posate le armi, organizza e fa progredire la civilizzazione del grande Impero. t orgoglioso di consegnare il posto, nel dicembre 1937, al terzo V icerè, cioè al DUCA D' AOSTA, p rimogenito di Colui che fu l' Invi tto Comandante della Terza Armata durante la Guerra nostra. •• Questi capi ebbero dei collnboralori di valore. Nom inarli lulti 11M è P OSSIbile, ma è doveroso ricordare i primi generali che comandarono le prime colonne vittoriose: ÈTTORE BÀsTlco, VI ETRO MARAVIGNA, P1RZIO-BIRÒU , RUGGt:RO SANTINI, GIUSEPPE SOMMA, ACHILLE. STARACE, MÀRIO ArMONE-CAT, Capo dell'Aviazione, MELCHIORRE GABBA, Capo di Stato maggiore, FIDÈNZIO DAI.L'ORA, Intenden te generale, ed altri ed alt ri ancora che ebbero in ogni momento un solo pensiero: servire- la P atria . • LA VITTORIA E L'ARTEFICE - - -- - - - - 77 l MAR ESC IALLO PIETRO BADòGUO, Mar. chese del Sabotino, Duca di Addis Abeba, primo Vicerè di Etiòpia. .'\1\II::I)EO DI SAVOIA , Duca d'Aosln , Vieeri: d"Etiòpia. MARESCIALLO RODOU'O GRAZIANI, Marchese di Neghd li , KO)rldo Vi ~rt di Eliòpia . ArrU.IO TERUZZI, ministro dell 'l\fri ca italiana. A F R I CA ORIENTALE o <> D IOCJ ò'OO 300 01lIO Km . . A R A B A • c .' - z '~ • E N I A LE GRANDI DIRETTRICI DI MARCIA DELLa. VITTORIOSA ARMATA D' ITALIA dal 5 ottobre '93S-xlII al 5 maggio 1936.,ClV, LA VITTORIA E L'ARTEFICE -ELENCO DELLE MEDAGLIE D'ORO D'AFRICA 1935: XIII·XIV Aui Francesco Bingo Dalmàzio Ciarpaglini Agostino Crippa tttore Dci Monte Aldo Dc Martino Renato Lw.ardi Al do Martelli franco Minniti T ito Santoro En rico Santucci Luigi Va!Chi Luigi Zannoni SlIvio 1936: XIV·XV Abate SCrgio Agostini Alberto Alonzi Aurèlio Andolfa10 Èzio Bagnolini Attilio Baldi And rea Barany Hindard Camillo Battista Francesco Beccaria Incisa Aleramo ' Beretta nU$lo Bombonati Giòrgio Bomignorc Antònio 8 wi gnani ,,'ranci>ICo Calderini Mario . c.ame\'alini Franco Quale Dc Bwtis Marcello Castellacci Pietro Cesari Fortunato C hiavellati, Luigi Cimm:uusli Vittòrio Ciprari Renato Coiipit:lro Giuxppc D'Altri Witl iam Daniele Antònio Degli F..posti Umberto Della Noce Adotro Dc Luca Alrredo De Rcge Thesàuro Amedeo Devito Francr~co Gaetano Di Bened!,,!uo Francrseo Di Fàzio Ugo Di Gregòrio PAnfilo Drammi, De Drammis Ant6nio Fàzio Amerigo forlani Gino Franzoni Antònio Frcda Filippo Gabelli Luigi Gala.u,i Ròmolo Galli Màrio Ghisleni MArio G ianelli Àngelo G iulian i don Reginaldo Griffa Michele Laghi Sèrgio Lapucci Giamba.t tilla Leonardi Emanuele Liri AJberto Locatelli Antònio (3 M, O" di cui una della Guern 19 15- 19 18 ) Lordi Renato Lupo Pietro Maec<:lini Emilio Magliocco VincenlO Maglioni Armando Malenza G iùlio Mantovan; Irid io Marini Filippo Marini G iovanni Mc:nicucd Lodovko Mercanti Arturo Michelazzi Luigi Muricchio Enrico Oliveti Ivo Ottaviani Flàvio PAglia Guido Pagnouini Dant.c PAoli Ak:ssandro Pc<:or.ori Ouone Pietrocola Salvatore Pisani Ga.\tone Positano FrancelCO Pr.uso Adolfo Protti Arrigo Reano Efrnn Righetti Lorenzo Ruggiero Dialma Tadin; Màrio Tarantini Raffaele Trinchese Geremia Valcarenghi Luigi Zuretti Gianfranco 1937: XV-XVI Andreoz:zi Giovanni Biffi Frana:sco Cucca J'.(;\rio D'AI..ssandri Giovanni Era Vittorino ,Flsulo Màrio GiOVlUlfleUi Gaelano Gnmi Domenico , Massina GiusepPe Pacei Marcello SM!Ji Salvatore 7.an.ardi Bonfiglio ZUcehetl; Giòrgio Vi ricordo che le forze militari rapp~5entano l'elemento !IOstanxiale della gera r. chia fra le Naxioni. Non .i t trovato ancora niente che possa sostituite quella che è l'e.pressione pii.! chiara, pii.! t a ngibile, pii.! determina nte della fona complessiva di un intero popolo: e cioè il volume, il prestigio, la potenza delle sue anni, in terra, in mare, nel cielo. 79 LJ\ FOLLA IN PIAZZA VENÈZIA mentre il Dr;cE proclama la Fonda7.ione dell'lmpcr., (notle del 9 maggiu 1936-xrv). (Fot. CAPITOLO LUCE~ IX LA PROCLAMAZIONE DELL' IMpERO DOPO LA LIBERAZIONE TA Società delle Nazioni - la mori tura Società per la pace - continua imL pertèrrita, fino al mese di luglio, la guerra economica contro l'Italia, come nulla fosse avvenuto; però parecchi Stati ragionevoli, per conto loro, si riaccòstano l'uno dopo l'altro all' Italia. È il pentimento della vergogna, Il Gran Consiglio d el Fascismo la sera del 9 maggio I936-XIV in una riunione straordinaria approva lo schema di un decreto-legge che proclama la sovranità piena ed intera dell'Italia sul territorio dell'Impero di Etiòpia c attribuis~e il titolo di Imperatore al Re VITI'ÒRIO EMANUEL'È III ed al suoi successori. Al termine della riunione il Gran Consiglio esprime la gratitudine della Patria al Duce fondatore dell'Impero. Immedia~amente 'si riunisce il Consiglio dei ministri per l'approvazione del decreto-legge. ' In tu tte le piazze d'Italia si era intanto raccolta tutta la popolazione inquadrata e commista con folte schiere di rappresentanze militari. • IL DUCE FONDATORE DELL' J.\IPERO Apritemi il cuore e VI leggerete una sola parola: Volontà. 82 LA PROCLAMAZIONE DELL'IMPERO Nel silenzio mistico della notte risuona alta la voce vibrante del Duce: « Ufficiali, sottufficiali, gregari di tutte le Forze dello Stato in Africa e in Italia. Camicie Nere della Rivoluzione, Italiani e ']tatiane in Patria e nel mondo, ascoltate! « Con le decisioni che fra pochi i.Jtanli conoscerete, e che furono acclamau dal Gran Consiglio del Fascismo, un grande roento ri comPie: viem suggellato il destino dell' Etiòpia oggi 9 maggio A. XIV dell'Erafasds/a. Tutti j nodijurono tagliati dalla nostra spada lucente, e lo. Vittoria africana resta nella sloria della Patria, integra e pura, come i Ltgio1UJri caduti t superstiti la sognavano e lo volevano. « L'Italia ha finalmenu il suo Impero. Impero fascista perchi porta i segni indistruttibili della tIOlontà e deUa poten{,Q del Littòrio romano, perché questa i la meta verso la quale durante 14 anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplino.ll delle giovani, gagliartk generazioni italiane. Impero di pace, perché l'Italia tnlOU la pace per sé e per tuui e si decide all~ guerra soltanto quando vi è forr:.ata da imperiose, incoercibili necessità di vita. Impero di civiltà e di umanità per tutte le popolazioni dell' Etiòpia. È nella tradiàone di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino. « &co la legge, o Italiani, che chiude un periodo tklla nostra Storia e ne apre un altro, come un immenso varco aperto su tutte le possibilità del futuro: ' « Prirrw: I territori e le genti che appartenevano aU'Imperò di Etiòpia sono posti sotto la sovranità piena ed intera .del Regno d'Italia. • . , « Secondo." Il titolo di Imperatore d'Etiòpia viene assunto per sé e per i suoi successori dal Re d'Italia. . « Ufficiali, soltujJiciali, gregari a'i tutle le Forze armate dello SllJW in Africa e in Italia. Camicie Nere, Italiani e IllJliane! « Il Popolo illJliano ha creato col suo sangue l'Impero. Lo feconderà col suo lavoro, e lo difenderà contro chiunque con le sue armi. In q/USllJ ctrteu;a suprema levate in alto, Legionari. le insegne. il ferro e i cuori e salutate dopo '5 SiColi la riapparizione dell' Impero sui colli fallJli di Roma. « Ne sarete voi degni? (La folla prorompe in un formidabile « Si! H). {( Q!testo grido i come un giurQmt1Ito sacro che vj ' impegM innanzi a Dio e inMnzi agli uomini per la uita e per la morte. « Camicie Nere, Legionari, saluto al Re! ». Notte storica, indimenticabile. La folla lacrima e grida, canta e si ·abbraccia. Aleggiano sul popolo trionfante gli spiriti tutdari della Patria: VrrTORlO EMANUELE II , CAVOUR, MAZZINI, GARIBALDI, CRISPI; gli spiriti dei nostri martiri e poeti del Risorgimento; dei nostri intrepidi esploratori trucidati; degli Eroi delle guerre d'Arrica; degli Eroi della nostra Guerra; di tutti gli artefici della Vittoria. Tutta la notte risuona di Inni. Quando l'alba riappare sul mondo, un'-altra Italia r: in faccia alle genti. L'Impero r: riapparso sui colli fatali di Roma. E ognuno sente che mai più ne discenderà. Ma non comincia subito la smobiJitazione. V'era da prendere ancora possesso del territorio ad ovest di Addis Abeba ed anche a sud dove si eran rifugiati alquanti sbandati abissini. V'era da rastrellare il materiale di guerra, abbandonato qua e là, da catturare qualche nucleo ribelle, ig~aro della nostra forza. P:l.ce romana: govemare i popoli ... perdonare :.i vinti e debe;Uare j superbi. "\\. LE LEGGI E GLI ORDINAMENTI 83 Avviene in questo periodo il doloroso episodio di Udlnnli. Un nostro aeroplano (su cui si trovavano autorità militari e anche un frate , padre BaRELLo, atterra presso un gruppo di Abissini a noi amici. Ma durante la notte, un'orda di predoni sorprende n.e! sonno e trucida tutti i nostri che erano nell'accampamento, fuor del villaggio, meno padre BORELLO, rimasto in paese (*) . U na sera viene attaccata anche la ferrovia al casello Ducàm e si conta qualche morto fra cui il colonnello volontario ARTURO MERCANTI. Furono gli ultimi disgraziati tentativi de! malcontento fomentato dalle illusioni di Ginevra. Subito dopo, la nostra grande legge dci lavoro riprende il suo imperio. I nostri valorosi soldati, colonizzatori di razza, senza' abbandonare il moschetto, imbracciano la vanga e il piccone e si mettono a lavorare, ad aprire e rassodar strade, coltivare la lerra, costruire abitazioni. Cosi Roma conquista. LE LEGGI E GLI ORDINAMENTI Con la rapidità che caratterizza il Regime fascista, comincia subito l'ordinamento amministrativo predisposto con apposite leggi. Ecco in riassunto le principali, con le ultime modificazioni. I territori dell'Etiòpia, dell'Eritrea e della Somàlia costituiscono l'Àfrica Orientale llaliana (A. O. I.). L'Africa Orientale Italiana è posta alle dipendenze di un Governatore generale, che ha sede in Addis Abeba. Il Governatore generale dipende direttamente ed esclusivamente dal Mi-' nistero per l'Africa italiana. Egli rappresenta il RE IM PERATORE nell'A. O. I. 'ed è il capo supremo dell'amministrazione di essa. Dal Governatore generale dipendono: un Vice-governatore generale per le questioni politico-amministrative, ed un Capo di Stato maggiore per le questioni militari. .. Fiancheggiano l'attività dci Governo centrale dell'A. O. L due organi co~ sultivi : il Consiglio del GOvtr1W, presieduto dal Governatore o dal Vice-governatore e composto dei più alti fun zionari dell'A. O. L, e la Consulta genaale della quale fanno parte sei cittadini metropolitani scelti fra i sudditi della A.O . 1. L'A. O. I. si divide in 6 governi. Ciascun governo è dotato di personalità giuridica e di autonomia amministrativa, ed è retto ·da un governatore che ha alle sue dipendenze un segretario generale ed un comal)dante delle truppe: Ogni governo si divide in commissariati e questi in residenze ed in victresidenze .. I sei governi dell'A. O. L sono: Governo deU'Eritrea, con capoluogo L'Asmara. Comprende le popolazioni dell'ex-Colonia Eritrea più le tigrine e dàn cale fino ai limiti meridionali dell'Aussa. Governo della Somàlia, con capoluogo Moga4ucio. Comprende le popo(. ) Fra quel manipolo si trovava anche AIIo"TON,O I.ocATEI.l.l, di Bèrgllmo, Medaglia d'oro della N05tra Guerra, .aviatore dei più ardi li ( re~ il \'010 .'U Vienna con D ·ANf<UN7.K>, primo fra tutti attra· versò le Ande ed ind icò l"itinerario alto_Atlantico fra l'Europa e l'Arm:rica del Nord) ; fu anche scrit_ tore e pittore. Anima vuamente ! uperiorc , esempiu di eroismo sconfi nato e di profond a purez:l.lldi vita. Tre medaglie d'oro ne santificano la memoria fra i Maniri della Patria. LA PROCLAMAZIONE DELL'IMPERO lazioni della vecchia Colonia dell a Somàlia italiana, quelle dell'Ogadèn e marginali dell'altopiano. Governo dell'Amara, con capoluogo Gondar. Comprende le popolazioni amariche dell'altopiano, dalla regione del lago Tana allo Scioa. Governo dello Scioa (dali' Il novembre 1938-XV 1), con capoluogo Addis Abeba, capitale dell'Impero e dell'A. O. L Comprende parte del vecchio Scioa. Governo dei Galla e Sidama, con capoluogo Gimma. Comprende i gruppi etnici dei Galla e dei Sidama posti ad occidente e a sud dell'altopiano. Governo di H aràr. con capoluogo Haràr. Comprende le popolazioni omonime, e quelle degli Arussi e dei Gale. Primo governatore di Addis Abeba è stato lo squadrista della Marcia su Roma GIUSEPPE BOTTAI, volonlario in A. O. L Giuscpp<= Bottai è ora ministro per la Educazione nazionale. Dei sei governi che formano l' A. O. 1., i quattro dello Scioa, dell' Amara, di Haràr e dei Galla e Sidama formano l'Impero (italiano) di Etiòpia. Il Governatore generale, in q uanto regge l'Impero, è a nche Vicerè. L'Amministrazione della giustizia è affidata: alla Magistratura ordinaria ed a qudla militare; ai funzionari politico-amministrativi; ai .cadl ed ai capi locali: Per la religione vi · è completa libertà di culto, Agli i!lla!1lili è stata concessa piena facoltà in tutto il territorio dell'A, O, I. di ripristina re i loro luoghi di culto, le loro antiche istituzioni pie, le scuole religiose . . Le istituzioni cris liane h anno per Capo l'Abuna di Addis Abeba. Va fo rmandosi nel clero una tendenza ravorevole ad acI cordi con la Chiesa r cattolica, ... . ,. ".. () I SEI GOVEIù~J NE I QUALI t SUDDIV ISA L'A. O. I. Scioa, Amara, Galla-Sidama. Haràr fonnano l' Impero d'Eliòpia, •• . Per la sanità pubblica, tanto trascurata, si sono presi provvedimenti per ottenere il rispetto 'dell'igiene delle persane e dell'abitato. Ogni co.nqui51a dell' urna nita sull!! terra, sul m llre, nel cielo uige talora il sacriticio supremo. '\\\. I LA COLONIZZAZ IO NE La popolazione è entusiasta d ei nostri med ici militari (hachjm) che si prodigano per tutti e fanno fuggire gli spiriti maligni (zar), così dicono, dal corpo. Si istituiscono scuole d'ogni specie e grado nei maggiori centri . Grande sviluppo viene dato a lle organizzazioni giovanili approfittando dclh. predilezione dci giovanctti per gli esercizi gi nnastici, sportivi e militari: v'è tanto bisogno di dare abilità ro?uttive c d i allontanare la popolazione dal- r OZ IO. Tulta un'organizzazione nuova è in atto per i servizi postali e telegrafici, pcr i trasporti, • per la sa nità pubblica. 1\ Governo ha trasformato già questa prim itiva terra in una regione pronpuiva c civile. GIUSEPPE B01TAI Nativo di Roma ( I!l9S), ArdilO di guerra. Squadrina della R ivolu1.ione. nella !o.'! arda 5u Roma comanda la Colonnn auruz1.o_marchigiana di 8000 CC. NN. Q uale 5Ouoscgretario alle Corpora:t.ioni e poi ministro, coll~bono. con il t) l)CE alla • Carla dd La\·oro . ed aHa organinvione corpora li va . l'rofcuore unin:",ita. rio, gO"l:rnalore di Rum:.. nel l ~35, è or" l1lini5tTO (Xr la Ed ucazione naziol'lllk. Con la • Carta della Scuola . voluta dal DUC f.. riordina tUIIO I·in~g n.amcmo ripor~and,,!o a piu dirclto comallO con la "ila na:l.ionale. LA COLONIZZAZIONE SALUTO ROMANO di pittol i indigeni. li Governo italiano ha prcstabilito un piano di organizzazione c di valorizzazionc di lutta ,.A . O. L ed ha stanziato la ragguardevole somma d i oltre 12 miliardi. È assicurato l'i mpiego di una notevole quantità di lavoratori italiani e consenti ta Non esiste t' impo5sihile per gli Italiani, quando s iano ben comandali e sospinti da un grande ide ale. "1\\. 86 LA PROCL AMAZ IONE DELL' IMPER:O l'esecuzione di vaste opere d alle quali deriverà lo sviluppo econonnco dell'A. O. I. , organo fondamentale dell'Impero d' Italia. La spesa più ragguardevole è quella rap presentata dalle strade perché si può dire che non esistessero. Quelle ideate da noi sono strade la rghe, comode, per ogni sort a di veicoli. Oram ai sono quasi tutte u ltimate. V'è in attuazione un grande ampliamento del porto di Assab perché p'0ssa accogliere il tra nsito delle merci e dei viaggiatori che faceva no capo a GIbuti. Si è già costruita la grande camionabi le Assah-Dessiè che fina lmente risolve il problema d ell a ci rcolazione in Etiòpia a vantaggio di Assab e di M assàua. 11 servizio dci trasporti (merci e viaggia tori) viene esercitato da un 'Azienda per conto dello Stato, come saranno dello Stato t uu i gli altri servizi pubblici. La colonizzazione moderna comincia da questi, perché solo con l'ausilio dei servizi pubblici prendono sviluppo il lavoro degli uomini, l' agricoltura, l' indust ria, il commercio. Le risorse a ttuali e po tenzi.ali d ell ' Imperq, disse il DUCE, sono eccezionali . Nella grande varietà di climi, e di altitudini sono possibili infi niti generi di colture e d i allevamenti. Tecnici nostri hanno già sperimentato le coltivazioni più redditizie d a farsi, sia per il eonsumo locale sia per l'esportazione. T utto è possibile trarre dal suolo agrario e forestale dell'A. Q . l. Il c(ljJè, forse originario del Cafla, coltivato razionalmente · e più estensiva~ente, dà un notevole reddito (media annua circa go mila q uintali). Le migliori qualità sono quelle di H aràr, Caffa, A.russi, Gimma, Lechemti, Sidama. La prod uzione dci colone è curata in modo particolare: l'Italia oggi deve importarlo dall'estero. In Etiòpia cresce bene la varietà egiziana (la più ITALIA pregiata) e anche l' americana. Popolazione indig~na Da certa flora etiopica possia mo li 3116 'l70 La popoloòolle scolastica avere prodotti chimici aromatici e dell'AJrica medica m e n tos i, e precisam ente al 30 aprile 193 6 cànlora, gomm a, incenso, gomma aràbica, càssia, tamarindo, chiodi di garòfano, pepe neTO ecc. ecc. GR AN L' industria dei profu mi è avFRANCIA BRETAGNA vantaggiata dal gelsomino, d all 'o~~~; P~:;;;~n" cticia, dall' eucalipto e soprattutto 391°311\10 57 1.'i5H5 dallo àbetto, il piil costoso fissatore di profum i, che viene offerto da u n animaletto non ignoto in A. O. 1. Le grandi boscaglie, che abbondano nella zona occidentale, so· no vere min iere d i legn i pregia ti. Il bestiame è abbondan tissimo: prevalgono gli ollini e caprini (25 milioni di capi) e i bOllini ,ç,ebù ( l O S colari indie ..... Scolari iM. Scolari ind. J~ mila S7 mila H miill mi lioni di capi), ma l'allevarnen.10 sinora è stato fatto in modo I I. NOSTRO "RI~ATO NELI. /\ ':OI.ON I7.7.AZLONY. V.lta p~rc~nt.w~ do,li lcol•• ; da no; educo.; ~ istruiti tra i primitivo. Vi sono, inoltre, più d i pOp.oli • n.oi oottOOle>. i, .Ia • di"''''''' .... t """""" una 'tOlta la 5 milioni d i cammelli c q uasi 2 pe.,,~tU;tt ckn. "" .. ione <li civ,l" di ROIna. LA COLONIZZAZIONE o • .'-.<> _ "Ift dl6.I'COPtID tiPQno ,UJ6I",,16. """r.nno t~,sf'orm.~ III Ur/I(M a: al O IO z ,< . Q :> . CHENIA LE STRADE DELL' A. Q. I. La çoloniz.zniom: italiana segue l' iruegnamcnto di Roma ed apre ottime Jtnde modC'r'Ile dove non esistevano che pe:uime ml,llauitn:. milioni di equinI. I nostri veterinari vanno insegnando come si sceglie il mangime, come si proteggono gli animali dalle malattie, come si incrociano le razze selezionate, come si possono ottenere carni migliori, lane pregiate. Il clima in qualche zona è favorevole all'allevamento della ptcora di lana pregiata e anche dei suini. La produzione mineraria è promettente. Si trovano miniere di 'oro nello Uòllega tra i fiumi Didessa e Dabus. Altra miniera d'oro travasi nel territorio dçi . Beni Sciangùl. Con la produzione eritrea si può precisare una produzione, pér ora, di 200 chiloç:rammi all'anno. Il platino si trova a Jubdo fra le sabbie del torrente Birbir. Si calcolano, per . ora, da 900 a 1000 chilogrammi annui di metallo puro. Minerali di Piombo e argento si t"rovano nell'altopiano centrale; di frrro nello Uòllega c a Jubdo oltre che ',nel retroterra di Zula; di rame nell'Amara e nel Caffa; di mrrcurio nell' Haràr e nello ' Scioa; di solfo in Dancàlia. Il carbon fossile è segnalato nello Scioa e a nord dci lago . Tana; la lignite nell'Amara; la potassa nel Tigrai; la ·mica fra Gìggiga e Haràr; il petrolio in Dancàliaj pietre e marmi in Somàlia c altrove. 88 LA PROCLAMAZ IONE DELL'IMPERO • ~rbonB • C4t1!WSf. fossili D rt/rrf) @ /'JomfJo . l'!.1lino G GIRI/D • ~ .6. Safe furour{)uri V Ram, Salipol#s.sici + lolFo • ."'" J ,, ROf;CI1Littorio o PRINCIPALI RICCHEZZE MINERALI DELL' AFRICA ORIENTAI.E Si sono trovate anche rocce pcr cementi e per calce, utili per ogni costrui ione. In tutti i campi è fervore d i opere. Poten ti for ze potranno essere disciplinate utili zzando le cascate naturali . L a elettrifica zione delle ferrovie è solo questione di tempo . Le industrie dovranno moltiplicarsi per l' autosuffic ienza dell' A. O. 1. e l' autarchia . dell' Impero. Su tutto e fra tutti è la pa rola d 'ord ine del D UCE : Nell'Africa v'; favero t gloria per lutti. Non e soltanto con l 'oro che l'i vincono le guerre. OhM a ll'oro è più im portante la vo lontà e an cor più impertante il .... oraggio. U n blocco fonnid a bile d i 150 mi lioni di uom ini in rapido accrescimento che va dal 8 à lri co aU'(Xea no I ndiano , n on si lasce ra sopra ffare. Ogni attacco sara inu· t ile; ogni attacco sa rà rf'~pi nt o con la ntaui m a decisione . "1\\ • lo. X'" ..... ~IA_N . '.. , .. rio .. I. 1o - , _ ....,......_ .",,_," .'_, . .. _ _ , _,.1. ...... o", ..."" ... ,........ , 11••••• ' 1" " •. Il 'i .... ,,~ . ,., • ·h..... ......11..... , . . .......... ' " • ..... _1 ... '~.4·,"" .. "'""'. Jf_.-. ......... '..... .._ po, I XIV . V ITIORIO EM ANUELE MUSSOLINI L'IMPERO ATIUALE D'ITALlA. Carla stori<:a traua dalla quinta la ... ola marmorea sulla Via dell'Impero a Roma. Comprende l'Albania. CAPITOLO X L'IMPERO MUSSOLINIANO DEGLI ITALIANI LA LIBERAZIONE DELL'ALBANIA la guerra mondiale, nel J9'7. l' Italia occupò quasi tutta l'Albania e vi sarebbe rimasta a continuare la sua opera di civilizzazione se il D Governo d'allora, nel 1920, non avesse ritirato le truppe, mantenendo solURANTE tanto l'occupazione dell'isola di Sàseuo e di Capo Linguetta. Non fu facile poi metter ordine in quel paese dove si succedettero vari Governi. Ultimamente ne era a capo Re Zoo, il quale pareva buon governante. L'Italia lo aiutò largamente per la sua opera verso il popolo. Ma, dopo un primo tempo, non si mostrò capace d' intraprendere lavOTl pubblici e degno di migliorare le condizioni misere del paese. Sperperava. L'Italia non mancò di riehiamarlo al suo dovere, ma senza risultato. Allora intervenne energicamente nell'interesse di quella popolazione. Il 7 aprile 1939 un corpo di spedizione, al comanoo del generale ALFREDO CU ZZONI, sbarcò in J?iù punti dell'Albania e in pochi giorni occupò tutto il territorio. Certi , Stati d'Europa protestarono per questo interessamento del- go L'IMPERO MUSSOLlNIANO DEGLI ITALIANI TrRANA, capitale dell'Albani/!. l'Ital ia, la qua le sapeva di compiere un'opera di bene e nello stesso tempo salvaguardava i suoi interessi di Potenza adriatica. . V'era a nzi il fondato sospetto che, se non interveniva l'Italia, si sarebbe fatto avanti il Regno Unito di Gran Bretagna. l legami che uniscono l'Italia e "Albania risalgono ai tempi antichi. Ventiduc secoli or sono Valana e Durazzo vollero la protezione di Roma e da allora sempre si visse un po' in comunione. A CARLO EMANUELE di Savòia nel 1592 venne offerta la .Corona d'Albania. Molti Albanesi via via si trasferirono in Italia, spccialme.nte nella Calàbria, fino a costituire interi villaggi. Quasi un quarto della popolazione albanese vive da temp'o nella nostra terra. L' Italia, con la hberazione e l'occupazione deU' Albania, ha compiuto un gesto naturale c doveroso. Il Governo albanese, convocati, ad occupazione avvenuta, i rappresen tanti del Popolo, deliberò, fra il piu vivo entusiasmo, di offrire la corona al nostro" RE IMPERATORE . I939~XVlI D' ALl1ANIA, IMPERATORE D ETIÒPIA. Egli accettò, e dal 16 awile prese il titolo di RE . E n'ITALlA . Il Re è rappresentato in Albania da un Luogotenente Generale che risiede a Tiralla, la capitale (ab. 35 mila). Il Governo del popolo albanese è sul piano di quello fascista. Le leggi vengono deliberate, su proposta dei Ministri, dal Consiglio superiore dei Fasci e delle Corporaòoni formala dai membri del Consiglio tal Partito Faicista albanese, e dai componenti del COllsiglio delle Corpera,tioni. II Partito Fascista alballese è strettamente collegato con quello italiano. L'esercito albanese è 'pure fuso con il nostro. LA L IBERAZ IO J'Io"E DELL' A LBAN IA 9' CARAITF.R ISTICO VECCHIO PONTE ALBANESE presso Man. Il territorio ha una estensione di '27540 kmq. ; quasi uguale a quello della Lombardia, con un milione e centomila abitanti. La maggioranza degli Albanesi (detti anche schipetari) professa la religione islamita. Molti Albanesi risiedòno nella Iùgoslàvia e nella Grècia. . ' Essi si dedicano per lo più alla pastorizia e all'agricoltura, ancora alquanto primitiva. Coltivano specialmente il granturco, il grano e poco riso. L'ulivo ha sempre alimentato una discreta esportazione di olio. La vite darebbe buoni redditi, ma al vino sono contrari gli islamiti in ossequio al Corano, quindi prevale l' uva da tavola. Ott ima è la produzione di noci, e così quella degli agrumi e del tabacco. Un impulso verrà ora dato dall'It~ lia alle coltivazioni più utili e più proficue, compresi gli ortaggi e i frutti. L'opera è già iniziata, come SI sono iniziati importanti lavori di bonifica. L' Italia ha rivolto le sue cu re anche all'utilizzazione delle risorse minerarie. li sottosuolo può dare minerali di ferro, cromo, rame. Abbondanti giacimenti di petrolio assicurano già all'Italia 200 mila tonnellate annue. Parallçlamentc l' Italia ha rivolto le cure alla costruzione di sirade, di aCQuedotti, di scuole, di ospedali. E tutta una rinasCita di attività e di· civiltà che l' Italia fasc ista va svolgendo in questa terra sorella, da troppo tempo trascurata . •• • Osservando la quinta tavola che sta esposta sulla Via dell' I mpero a Roma, risalta l'estensione del territorio su cui sventola il nostro tricolore. Riflettendo, riconosciamo però che la vera grandezza, la vera potenza dell 'halia non provengono solo dall'estensione del terri torio. Sentiamo che v: è una forza spirituale che unisce ed eleva tutti gl' Italiani, forza che .è L'IMPERO MUSSOLINIANO DEGLI ITALIANI ITAUANI ALL' ESTERO non inclusi gli Italiani ddla Mc:tropoli c: dc:I suo Oltremarf: c: Impero. fatta di laboriosità, di cultura, di arte, di disciplina, di saggezza, di . vera civiltà. Tali virtù ha ridestate in noi il Fascismo, movimento mistico~militare che BENITO MUSSOLINI forgiò il 23 marzo 19'9. Facendo leva sulle antiche virtù della nostra razza, mai sopite, ha dato alla giovane Italia, attraverso nuovissimi ordinamenti, i valori spirituali che costituiscono la forza e la dignità di un popolo. L'Italia fascista è questo popolo che vuoi vivere e progredire, è questa terra, questo cielo, questo mare, è quesro Genio che crea e marcia impavido, illuminato da. Dio. GLI ITALIANI FUORI D'ITALIA , Ma non tutta l'Italia è Italia, non tutti gl'Italiani vivono nei confini della Patria. Ad ovest la Còrsica (terra italiana venduta da Gènova alla Frància nel 1768) ospita circa 300 000 abitanti di sangue italiano. Altri 520 000 vivono a Nizza e nel Nizzardo; 22 000 nel piccolo Principato di Monaco; 240 000 nella SavÒia. A nord il Canton Ticino, parte del Canton dei Grigioni e parte del Canton Vallese (che fanno parte della Confederazione Elvètica) comprendono circa 160000 Italiani. Sull'altra sponda dell' Adriàtico 100000 Italiani circa abitano una serie di piccole gloriose città dove il sangue di Roma e di Venèzia è imperituro. Sono Traù, Sebenico, Ragusa, Spàlato ... E Malta, la nostra Malta, con 200000 abitanti, è in mano degl'Inglesi, 9S GLI ITALIANI FUORI D'ITALIA i quali gradualmente hanno soppresso l'uso della lingua italiana anche nelle preghiere, sperando invano di spegnere l'orgoglio e la fede di quelle irriducibili genti nostre. Complessivamente sono circa un milione e settecentocinquantamila gl'Italiani che nelle statistiche internazionali non figu rano come tali , ma che noi dobbiamo aggiungere ai nostri 45 milioni di abitanti del Regno per costituire tutto il blocco etnico italiano nel mondo. Se noi reclamassimo tutte le terre scoperte ed esplorate da Italiani, la metà del mondo apparterrebbe all'Italia. Basta ricordare MARCO POLO, i fratelli ZENO, CRISTOFORO COLOMBO, i fratelli CABOTO, AMERIGO VESPOC.I, il DA VERAZZANO e tanti, tanti altri . Non c'è angolo di globo terrestre dove le opere più durature e più geniali non siano state eseguite da operai italiani, tenaCI e sobri maestri in ogni mestiere. Nell'Argentina, negli Stati Uniti del Brasile, negli Stati Uniti dell' Amèrica del Nord, i nostri intraprendenti fratelli hanno creato intere cittàj dissodato provincie grandi come la Frànciaj sono stati gli umili e magnifici costruttOrI degli imperi altrui, · Accanto al lavoro del braccio anche quello del cervello. L' I MPERO DEGLI ITALIANI I COMPONENTI S"l'enr"lc Kmq . Governo dello Scioa dell'Amara. • dei GaUa_Sid ama dell'Haràr 65 500 197 500 3112 200 206 850 lmp,ro d'Eliòpia 792050 G overno dell' Eritrea. dell a Somalia 231 280 702000 • • • A. O. l. ( Afrita Oriel/tale llalù""') Sahara libico bole italiane dell' Egeo . Slseno_Capo Linguetta . Tien _T l in Ollr(mart d'llalia Regno d'Italia (. tutto il ,8 ottobre 193B- XV I ) Quallro provincie libiche Reg no d 'Albania I 725 330 , 200 600 , 68, '0o" Pttpohulollo a'llllGluta IIb ltanti Dl'll,t U CapoluOO'1Ii p<!rKIIlQ. "IETRl)POLI IIbllllll'.1 CA PITAl,.I 185 0 000 ,8 ,~ ~ " "8 Addis A/ub" Conda, Girnma Harà, - ADD'~ AIEBA ,~~ 1600 000 9450000 , 500 000 I 150000 ,7 L 'A3mt1ra M06atfutio 7 ADDIS ABI'.8.A 12 100 000 - SO ~ 1.40 000 600 "" HM Rodi "'''M Tim_Tnrr 8~ ,6000 2933 66 3 12298600 4 ROMA 3'0 190 55394° 117536 45000000 660000 t 100 000 "O , ROMA ROMA -- ,8 TIRANA ~ IJofpl'.110 l)' lrALlA Italia ni all'atero . Ge nti ital iane in lerre O geograficamen te o el nicamente D storicamente italia ne, ma nOn polit;camertle tali IMPERO DEGLI ITALIANI 3 82 5 33 1 59 11 58 600 - -" ROMA ' 0000 000 - 1 750000 - ROMA 3625331 _._-- - - - 71006600 - ROMA ROMA L'IMPERO MUSSOLINIANO DEGLI ITALIANI Opere di nostri artisti e scien~iati di ogni tempo si incontrano in ogni parte del mondo. In tutti i Musei vi sono capolavori di pittori italiani. Chi non può possedere gli originali , se ne procura le copie. I musei dell'Àfrica britànnica meridionale sono pieni di copie di capolavori italiani. Se il mondo è diventato cosi piccolo che si arriva a conoscere quello che . accade agli antipodi prima di quan,to succede nella casa vicina, per cui non è più possibile diffondere menzogne perché in tutte le lingue istantaneamente vengono distrutte, il merito è di GUGLIELMO MARCONI, il- Mago della telegrafia senza fili, passato ,da questa vita all'immortalità nel corso dell' A. XV. Dovunque è opera di genio, la conquista è di un Italiano. Gl' I taliani ali' estero sono circa IO milioni. Il Governo fascista li segue, li assiste, e fav orisce ogni iniziativa. Mentre rinforza il prestigio dell'Italia nel mondo, dà a quei nostri fratelli lontani la sensazione orgogliosa di essj!re le vigili avanguardie del lavoro e della grandezza d'Italia. . Di questa vigilanza è centro e anima la Direzione degli Italiani all'estero, 'alle dipendenze del Ministero per 'g li Affari esteri. n. Dove c'è un buon numero di Italiani ivi non manca una Casa d'Italia COI:! lÌ Fascio, le Scuole, il Dopolavoro ~ ~iornali stampati in lingua, italiana. Nel periodo estivo ogni anno i 6gh degli Italiani all'estero vengoho a trascorrere un mese nelle 'nostre Colonie marine e montane, Questo soggiorno contribuisce grand emente a rafforzare in loro l'amore per la Ttrra dei Padri, Tutto questo è forza italiana, viva ed operante: è Italia fuori d'Italia, ma su cui si può sempre far conto perché è e' resterà parte integrante' dell'Impero degli Italiani, Da poco tempo, per ordine del DUCE il problema degli Italiani all'estero ha avuto una impostazione nuova, Non più migrazione di genti in cerca di CARTA DEL BACINO DEL MEDITERRANEO (Si nOli che nelle ZOne d'altoman: , non visibili da terra, si poteva JVPlgere UT\3 insidiosa navigazione prima d clla diffuJionc dell'arnIa aerea: oggi nc..suna insidia ~ eonsemita cOntro l'Italia ,) • r. LA CONSEGNA DI DOMANI 95 lavoro per un Paese straniero, ma espansione organizzata nell'interno di un Impero nostro, con le nostre forze, per i nostn fini , nell'unità della nostra Terra e del nostro dominio. In seguito a ciò sono molte le famiglie italiane che hanno espresso il desiderio di rimpatriare. Una Commissione provvede gradualmente al loro ritorno e alla 101:0 sistemazione nelle provincie bonificate o nella Libia o nell'Impero. È l'inizio di un "nuovo movimento. Nel quadro della stori{l d'Italia, questo movimento avrà il suo posto come -parte dell'opera grandiosa che il DUCE avrà compiuta per dare unità alle risorse e alle energie del popolo italiano: spazio crescente agl'Italiani per vivere, e mezzi di vita e di espansione mediante un lavoro che permetterà finalmente agl'Italiani di servire solo l'Italia. LA CONSEGNA DI DOMANI L'Impero, d1:lnque, è riapparso sui colli fatali di Roma. Intere popolazioni sce,ndono a fecondarne le terre. Operai, agricoltori e soldati sono pronti a difenderlo col sangue. Il più vasto sogno degl'Italiani di ogni tempo s'è av· verato e noi dobbiamo eSSer orgogliosi pensando che questa conquista è tutta merito nostro. Nessuno ci ha aiutato. Le più sorde e sordide ostilità straniere hanno cercato di sbarrarci la 'strada verso l'Impero. Però, tranne che per la Lìbia e il Possedimento nell'Egeo, le nostre nuove terre sono lontane dalla Madrepatria: 'lontane e isolate da migliaia di chilometri di distesa marina, di quello stesse mare che per 8400 chilometri di coste forma i confini aperti e minacciati della nostra Peniso.Ia. Questa situazione crea agl'Italiani doveri gravi e continui, soprattutto quello che il DUCE ha definito dicendo che noi dobbiamo formarci una mentalità insulare. Questo mare, che ci separa e nello stesso tempo ci unisce, bisogna amarlo, conoscerlo, viverci, Bisogna saperne la storia millenaria, vedernc i problemi attuali, studiare il valore dei suoi passaggi, dei suoi stretti, delle sue isole, dei suoi canali. Se guardiamo e meditiamo la carta geografica che è nella pagina di fronte, noi vediamo che tutte le altre Nazioni che vivono sul Mediterràneo o intorno al Mediterràneo posseggono sbocchi liberi fuori del Mediterràneo, possono Cioè respirare senza chiederne il .permesso ad altre Potenze. La Germània, la Frància, la Spagna sono affacciate sull'Atlàntico; la Russia è sul Bàltico; l'Egitto sul Mar Rosso. . . Soltanto l'Italia, che dal bacino mediterràneo portò la luce della Civiltà a tutti i popoli rivieraschi e all'intera Europa, è prigioniera del « suo» Mare. Non solo, ma deve tollerare che le massime chiavi di questo mare - Gibilterra, Porlo Said, Malta, Cipro - siano nelle mani di Potenze estranee al mare stesso. A questo ha voluto accennare il DUCE dic~iarando: « Se per gli altri il Me~ diterràneo è una strada, per noi è la vita ». Questa affermazione semplice e chiara .è fondamentale alla Storia, alla politica e alla vita d'Italia. Essa ci traccia la consegna per il domani, ce ne addita i problemi che maturano, ci impone doveri alti e gravi ai quali nessun Italiano può e deve sottrarsi. Non basta conqui~tare un Impero. Bisogna di· fenderlo con le armi e meritarlo con le virtù, in attesa di ampliarlo secondo le nuove necessità e i nuovi diritti che la Storia ci assegna e ci riserva . L'IMPERO MUSSOLINIANO DEGLI ITALIANI MUSSOLINI ha detto: (( Quando io penso al destino. d'Italia, quando io penso al destino di Roma, quando io penso a tutte le' nostre vicende storiche, io sono ricondotto a vedere, in tutto questo 'Svolgersi di eventi, la mano infallibile della Provvidenza e il segno della Divinità». Ripetiamo queste parole del Fondatore dell'Impero; esse ci rendono più lieve e p.i ù alto qualunque sacrificio l'avvenire attenda da poi per la maggior grandezza d'Italia. LA MEDAGLIA UFFICIALE della Campagna i~ Africa Orientale è ~tata eseguita , u disegno del pmf. ROMAGNou. Nel TIClo, i?tOrD.o alla figura del Sovrano, è la diciturn: o Vittorio Emanuele III Re d'Italia, Imperatore cii E!iopia . - Nel verso, insieme con un'imo magine allegorica dell'Àfrica Orientale e con il }o'aScio littorio, è il motto di Mussolini: • Molti nemici , molto onore '. ," • ,, .. . '-LIRE CINQUE L'Imposta sull'entr.ta non è dovuta dall'acquirente