219 Teatro - Università Iuav di Venezia
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219 Teatro - Università Iuav di Venezia
Sogno.indb 1 219 Teatro 6-06-2011 17:46:55 www.saggiatore.it (sito & eStore) Twitter @ilSaggiatoreEd Facebook il Saggiatore editore © il Saggiatore S.p.A., Milano 2011 Titolo originale: A Midsummer Night’s Dream Sogno.indb 2 6-06-2011 17:46:55 William Shakespeare Sogno della prima notte d’estate Traduzione e cura di Luca Fontana Sogno.indb 3 6-06-2011 17:46:55 Sogno.indb 4 6-06-2011 17:46:55 An Sabino gewidmet But if the while I think on thee, dear friend, All losses are restor’d and sorrows end. William Shakespeare, Sonetto xxx Doch denk ich, teurer Freund, an dich dieweil, Sind Sorgen ferne und Verluste heil. (traduzione di Stefan George) Sogno.indb 5 6-06-2011 17:46:55 Sogno.indb 6 6-06-2011 17:46:55 Sommario Premessa. Una traduzione per il teatro Introduzione 9 13 Sogno della prima notte d’estate di William Shakespeare Dramatis Personae Atto I Atto II Atto III Atto IV Atto V Appendici La questione testuale Nota bibliografica Il Sogno in musica Il Sogno: the play Note Sogno.indb 7 39 41 54 70 95 106 125 133 137 145 147 6-06-2011 17:46:55 Sogno.indb 8 6-06-2011 17:46:55 Premessa Una traduzione per il teatro La traduzione non è il trasferimento di un «significato» distaccabile da una lingua all’altra. È un dialogo tra due lingue. Accade nello spazio tra due lingue e il più spesso anche tra due momenti storici. Gran parte del valore reale della traduzione come arte deriva da questa particolarissima situazione. Richard Pevear, Introduzione alla sua traduzione in inglese di Guerra e pace di Tolstoj (London, 2007) Una traduzione per il teatro? Va certo chiarito: una traduzione nata per e dalla pratica teatrale. Soprattutto per testi come quelli shakespeariani, che per la pratica teatrale sono nati e nella pratica teatrale si sono venuti sedimentando, alterando e costituendo.1 La traduzione teatrale dovrebbe essere una specializzazione a sé. Il traduttore in generale dovrebbe avere una conoscenza vissuta e vitale di una o più lingue, oltre alla propria di partenza. Idealmente, dovrebbe non avere più una lingua madre, ma molte lingue amiche e sorelle. Il traduttore teatrale dovrebbe avere un di più, sapere come quelle lingue suonino in teatro, ossia cosa avvenga tra emissione, da parte dell’attore, e ricezione, da parte del pubblico. Dovrebbe avere esperienza di lavoro sui testi teatrali. Non guastano anche esperienze di regista e d’attore. La perfezione la si raggiungerebbe se il traduttore fosse anche dramaturg.2 La traduzione dovrebbe essere discussa passo passo col regista, poiché il lavoro di traduzione è al tempo stesso la più minuta indagine drammaturgica possibile. Meglio se il regista è disposto a partire in compagnia del dramaturg-tra- Sogno.indb 9 6-06-2011 17:46:55 10 Sogno della prima notte d’estate duttore nel viaggio di scoperta o riscoperta del testo senza idee preconcette, senza Konzept-inszenierung già premasticata. Una verifica fondamentale della comunicatività del testo è il lavoro cogli attori. Ogni traduzione di un testo teatrale, tanto più se creato in epoche in cui la trasmissione culturale era per lo più orale – e questo era certo il caso di Shakespeare – dovrebbe essere una traduzione per la bocca dell’attore e l’orecchio dello spettatore. La verifica ultima non è mai sulla carta; è sedersi in platea e ascoltare cosa ti arriva dagli attori, notando minutamente al tempo stesso le difficoltà tecniche che l’attore incontra a veicolare quel testo fino all’ultima fila di spettatori. Le prove segnano quindi il momento dell’ultima verifica e correzione del testo tradotto. Il breve ritratto sin qui tracciato è quello di una figura ideale. Per quel che mi riguarda, sono perfettamente cosciente di aver soddisfatto solo in minima parte i criteri qui sopra esposti. Ma se ci son riuscito è grazie all’esperienza che mi son fatto – a partire dai remoti anni ottanta del secolo scorso – con registi e attori. Tanti e di cui, non certo per ingratitudine, ma per incipiente senilità, posso ricordare solo alcuni. In primo luogo, Marco Sciaccaluga, del Teatro Stabile di Genova, che mi ha iniziato al mestiere; Terry Hands, già direttore della Royal Shakespeare Company; Dominique Pitoiset, oggi direttore del Théâtre national de Bordeaux en Aquitaine; Luca Ronconi, con cui ho avuto alcuni motivi di disaccordo, radicali e – almeno per me, non so per lui – fecondi. Due attori da ricordare per quel che mi hanno insegnato in anni di collaborazione, Elisabetta Pozzi, per cui ho tradotto espressamente Amleto, pensando a cosa avrebbe potuto dare, e ha dato, nei panni del protagonista, e Michele De Marchi, attore musicista e talento comico innato. Nelle molte letture pubbliche di testi curati Sogno.indb 10 6-06-2011 17:46:55 Premessa 11 da me mi è stata e mi sarà utilissima una giovane e brava attrice, Paola De Crescenzo. La gran parte dei testi che uscirà in questa serie è il risultato della collaborazione col Teatro Due di Parma e con Walter Le Moli. Se esistono è perché, sin da molto prima della loro realizzazione sulla scena, iniziamo un lungo lavoro al testo. È idea comune che, per fare un esempio, ci si debba chiedere cosa Amleto possa dire a noi; mai che ci si ponga il problema opposto, e serio: cosa possiamo dire noi ad Amleto? Siamo in grado di parlargli ancora, ci vorrà ancora come interlocutori delle sue riflessioni ad alta voce, che chiamiamo impropriamente monologhi? Ci vorrà ancora guardare negli occhi? Siamo abbastanza attuali per lui, abbastanza contemporanei a lui? Esprimere gratitudine al Teatro e a Walter è un esercizio ozioso. Siamo ancora in corso d’opera. Un grazie affettuoso va infine ai miei allievi – di ormai undici anni – dei corsi di Fondamenti di pratica del teatro e di Strutture drammaturgiche del teatro – i titoli dei corsi sono di mano burocratica, non mia – e ai partecipanti ai laboratori di Regia di Walter Le Moli presso l’Istituto universitario di Architettura di Venezia (Iuav). Con loro uso spesso testi da me tradotti, o testi in corso di traduzione, come materiale didattico. Dalle loro reazioni o perplessità, dalle loro domande – e in alcuni casi dalle loro tesi – ho spesso tratto utili suggerimenti per revisioni, politure, messe a punto delle traduzioni. Nel contesto dell’attività didattica mi è stata di grande utilità la collaborazione del dottor Filippo Bruschi. La conversazione con lui, da amici, mi è indispensabile. Sogno.indb 11 6-06-2011 17:46:55 Sogno.indb 12 6-06-2011 17:46:55 Introduzione Scheda Il titolo Item principaliter annum totum in duo tempora, hyemis, videlicet, et aestatis dispartiebant, sex illos menses quibus longiores noctibus dies sunt aestati tribuendo, sex reliquos hyemi. Beda Venerabilis, De Temporum Ratione, caput xv: «De mensibus Anglorum» È forse necessario che mi appoggi all’alta autorità di un dottore della Chiesa, il Venerabile Beda (672/3-735) per convincere della verità di quanto sto per affermare. Beda, oltre che della monumentale Historia ecclesiastica gentis Anglorum, è autore anche di una preziosa operetta sul computo del tempo presso vari popoli. Delle genti inglesi, spiega che dividevano l’anno in due periodi di sei mesi ciascuno: quello in cui i giorni sono più lunghi delle notti lo chiamavano estate e l’altro, inverno. E, poiché usavano il calendario lunare, ogni tre anni aggiungevano un tredicesimo mese di lunghezza variabile. Parecchie altre culture usavano una simile divisione dell’anno. Midsum- Sogno.indb 13 6-06-2011 17:46:55 14 Sogno della prima notte d’estate mer, data la variabilità del calendario lunare, poteva oscillare di qualche giorno, nel computo nostro tra il 21 e il 24 giugno. Cadeva quindi sul solstizio d’estate, la notte più corta dell’anno, la notte in cui il corso del sole riprendeva a volgere verso Sud, e marcava una soglia tra i mesi freddi e sterili – la cui fine era celebrata con i lunghi «riti del maggio», cui si fa cenno nella prima scena del primo Atto ma più espressamente nella prima scena del quarto Atto: «Teseo – [Vedendo le due coppie di giovani addormentate a terra] – Si sono alzati presto, senza dubbio, / per i riti del maggio», e i mesi caldi e fecondi: riti della fecondità, appunto. Feste per il solstizio d’estate esistono tutt’ora e nelle più diverse culture europee. In era cristiana, il rito pagano è stato fatto coincidere con la festività di San Giovanni. Festa ancora vivissima in molte culture germaniche e slave; nella tradizione italiana, dove il «maraviglioso» cattolico ha divorato i più remoti ricordi di tradizioni pagane, è ormai assai sbiadita. Un tratto caratteristico di tutte queste feste notturne era ed è l’accensione di grandi falò, o, in alternativa più recente, fuochi d’artificio. E il fuoco, almeno nelle credenze passate, aveva il compito di scacciare, o tenere a bada, demoni, folletti, fantasmi; trolls e jotnar nel mondo scandinavo; Kobolde, Heinzelmännchen nei paesi di lingua tedesca; elves (da cui i nostri elfi), imps, goblins, hobgoblins, brownies etc. nella tradizione celto-germanica inglese. Fairy è nome generico che raccoglie queste e molte altre creature che popolano e animano il mondo naturale, soprattutto il mondo notturno. Altra definizione che spesso si usa è little people, popolo piccolo, o dei piccoli, e questa chiarisce che nella mitologia popolare delle isole britanniche tali creature sono concepite come minuscole. I riferimenti alla loro piccolezza nel testo del Sogno sono numerosi. La traduzione con Fata, carica com’è di connotazioni de- Sogno.indb 14 6-06-2011 17:46:55 Introduzione 15 rivate dalla letteratura infantil-bamboleggiante ottocentesca, porta, ahimè, fuori strada. Le minuscole creature non sono necessariamente femminili, non portano cappelli a cono con stelline, né hanno in mano bacchette magiche. Soprattutto, non sono affatto benigne. A chi voglia affrontare il Sogno di Shakespeare come lettore, o attore o regista o spettatore, l’esortazione primaria è: dimenticare Walt Disney. L’universo fatato di cui crepita il mondo naturale è chiaramente un resto delle mitologie popolari precristiane, degli antici culti dei morti e delle credenze che dallo sgomento della morte si generavano. Il perdurare delle feste di Midsummer in gran parte delle culture europee non latine – e in molte culture germaniche e baltiche sino a oggi – è un ricordo della cesura, non netta ma assai sfrangiata, tra conversione cristiana e religioni naturali antiche. È una festa di «soglia tra due mondi», tra cristianesimo e magia, tra notte e giorno, tra realtà percepita e quell’altra realtà, solo ricordata, che chiamiamo sogno. È una festa iniziatica in cui la gioventù dopo prove ed esperienze giunge rinnovata al possesso del corpo adulto. La datazione precisa della notte in cui si svolge l’azione è fondamentale alla comprensione della commedia, e al tracciato iniziatico implicito nell’azione stessa. Quel «mezza estate» delle traduzioni italiane costringe a pensare a sudaticcie notti di ferragosto, magari passate in discoteca a Rimini; non è detto che se già non l’ha fatto qualcuno, un qualche regista grullo non pensi di ambientarlo proprio lì. Che fare? Tanto remoto, o cancellato, è ormai nelle culture latine il ricordo delle antiche religioni naturali che anche i francesi, da François-Victor Hugo in poi, scartano di fronte all’ostacolo e ripiegano su una generica notte estiva: Songe d’une nuit d’été. La Sommernacht del titolo tedesco – Sommernachtstraum – rinvia invece a festività della notte della Sommersonnenwende, del solstizio Sogno.indb 15 6-06-2011 17:46:55 16 Sogno della prima notte d’estate d’estate, che si incontrano in varie tradizioni locali nei paesi di lingua tedesca. Impossibile trovare in italiano una parola che dia subito l’idea di una notte in cui due mondi, quello umano e quello magico si sfiorano e si scontrano. La notte di San Giovanni, anche se in alcune regioni d’Italia contiene ancora qualcosa dello svanito ricordo di antiche festività notturne, incrosta di connotazioni cristiane un testo che ne è quasi del tutto privo. La soluzione scelta è quella di intitolare la commedia Sogno della prima notte d’estate – perlomeno comunica un passaggio di soglia tra un periodo e l’altro. Sarà poi la messinscena, si spera, a predisporre lo spettatore ad accettare che in questa particolare notte qualcosa di surreale e di magico avvenga. La data Francis Meres (1565-1647), ecclesiastico e uomo di lettere, nel catalogo in cui elencava in successione i plays shakepeariani – una delle fonti fondamentali per la datazione – menziona il Sogno all’anno 1598. L’analisi stilistica rivela forti somiglianze con altry plays di Shakespeare del tardo periodo elisabettiano – spesso definiti «lirici» da alcuni critici – come Riccardo ii e in particolare Romeo e Giulietta, testi che in genere si collocano negli anni 1595-96. Non è certo un indizio, ma è inevitabile che la «lamentosissima commedia» di Piramo e Tisbe contenuta nel Sogno ci appaia come una parodia della storia dei tragici amanti veronesi. È pura speculazione, ma è interessante l’ipotesi, avanzata da alcuni, che la prima rappresentazione sia stata in una casa privata a celebrazione di un matrimonio aristocratico. I masques,1 o plays2 con aspetti di masque – songs, musiche stru- Sogno.indb 16 6-06-2011 17:46:55 Introduzione 17 mentali e danze –, come è appunto il caso del Sogno, erano i generi preferiti per le celebrazioni nuziali. Il testo3 Il Quarto del 1600 reca sul frontespizio: «A Midsommer nights Dreame as it hath been sundry times publicly acted by the Right Honourable the Lord Chamberlain his Servants. Written by William Shakespeare», «Così come è stato più volte rappresentato dai Servitori dell’onorevolissimo Lord Chamberlain».4 C’è un certo consenso critico che vorrebbe questo testo composto sulla base del manoscritto shakespeariano o su una trascrizione abbastanza fedele. Nel 1619 si ha una ristampa – il Secondo Quarto. Il testo del Folio del 1623 è stato composto sulla base di una copia del Secondo Quarto, e infatti ne ripete molte correzioni ed errori; appare però evidente che si è consultato anche un manoscritto derivato da un copione teatrale. Le didascalie d’azione che vi compaiono sono perlopiù tratte da quest’ultimo. La traduzione che qui si offre è condotta sul testo dell’edizione Arden – a cura di Harold E. Brooks, London 1979, ristampa del 2003 – confrontato con la recente edizione del Folio, promossa dalla Royal Shakespeare Company; William Shakespeare, Complete Works, a cura di Jonathan Bate e Eric Rasmussen, MacMillan, London 2007. Le fonti La trama principale non ha a quanto pare una fonte diretta; fatto insolito per Shakespeare. La vicenda di Piramo e Tisbe è tratta dalle Metamorfosi di Ovidio e inoltre ha forti somiglianze con la trama di Romeo e Giulietta, scritto probabilmente Sogno.indb 17 6-06-2011 17:46:55 18 Sogno della prima notte d’estate in data di poco precedente. Ne è anzi il rovesciamento in parodia. Infiniti gli echi delle eclettiche letture di Shakespeare. Vari riferimenti alla mitologia ovidiana; alle Vite parallele di Putarco nella traduzione di Sir Thomas North; alle commedie di John Lyly, in particolare Endymion, da cui deriva il tema del sogno e forse alcune delle parodie linguistiche del play within a play. La metamorfosi asinina di Bottom trae di certo ispirazione dall’Asino d’oro di Apuleio. La trama Atene; il Duca Teseo e Ippolita, Regina delle Amazzoni, parlano delle loro nozze imminenti quando irrompe Egeo insieme alla figlia Ermia. Con loro anche Lisandro e Demetrio. Ermia e Lisandro si amano, ma Egeo vuole che lei sposi Demetrio, il quale è amato, con passione estrema, un tempo corrisposta, ma ora non più, da Elena. Teseo dà a Ermia quattro giorni di tempo – sino alla luna nuova – per decidere. Se rifiuterà di sposare Demetrio la legge ateniese le concede solo due alternative o la morte o una clausura eterna come monaca della dea Diana. Ermia e Lisandro decidono di fuggire nel bosco. Ermia svela a Elena il piano di fuga. Elena, sperando di conquistarsi i favori di Demetrio, lo rivela anche a lui. Demetrio li insegue, inseguito da Elena. Un gruppo di artigiani amatori teatranti si riunisce per una prova teatrale. Vogliono mettere in scena la tragedia di Piramo e Tisbe come omaggio alle nozze del Duca. Seguono vivaci litigi per l’assegnazione delle parti. Decidono che la prossima prova avverrà nel bosco. Nel bosco, intanto, Oberon e Titania, Re e Regina delle Fate, litigano anche loro: Titania (secondo Oberon) si è appropriata; Oberon (secondo Titania) si vuole appropriare di: un Sogno.indb 18 6-06-2011 17:46:55 Introduzione 19 ragazzino indiano, orfano di una seguace di Titania. Oberon decide di vendicarsi. Manda il folletto Puck, suo servo, a cercare un fiore, il cui succo, se sgocciolato sugli occhi di un dormiente, al risveglio, farà innamorare costui o costei della prima creatura che vedrà, per quanto mostruosa. Puck va e torna col fiore. Ne spargerà il succo negli occhi di Titania addormentata. Ma nel frattempo Oberon ha visto Demetrio che respinge Elena. Ordina quindi a Puck di mettere qualche goccia della pozione anche negli occhi di Demetrio. Ma Puck si sbaglia e bagna invece gli occhi di Lisandro, il quale si sveglia, vede Elena, s’accende subito di folle amore per lei, che è impegnata a inseguire Demetrio, e parte a sua volta all’inseguimento di lei, abbandonando la povera Ermia ancora addormentata. E intanto, gli artigiani hanno iniziato le loro prove vicino al luogo in cui dorme Titania. Puck con maligna metamorfosi, trasforma la testa di Bottom, tessitore, primattore della compagnia, in una testa d’asino. I suoi compagni di scena, vedendolo così, fuggono inorriditi. Il trambusto sveglia Titania, e la prima creatura su cui posa l’occhio è Bottom asinocefalo: il colpo di fulmine è immediato. Le Fate trattano Bottom come sì confà al favorito della loro Regina. Ermia, in cerca di Lisandro, si convince che Demetrio l’abbia ucciso. Demetrio nega. Ermia, non convinta, continua la sua ricerca. Oberon si infuria con Puck per l’imperdonabile errore commesso. Gli ordina di portargli Elena. Oberon stesso spreme il succo del fiore negli occhi di Demetrio addormentato. Entrano Lisandro ed Elena. Lisandro implora da lei amore e le dice che Demetrio non l’ama. Demetrio si sveglia, vede Elena, e si ha un altro colpo di fulmine immediato. Entra Ermia e trasecola quando si vede respinta da Lisandro. Anche maggiore è lo sgomento di Elena: pensa che tutti e tre si siano messi d’accordo per farsi beffe di lei. Sogno.indb 19 6-06-2011 17:46:55 20 Sogno della prima notte d’estate Demetrio e Lisandro si sfidano a duello. Oberon chiede a Puck di imitare le voci dei due ingannandoli e costringendoli a inseguirsi a vuoto finché cadranno sfiancati nel sonno. Così avviene. Puck mette un antidoto negli occhi di Lisandro così che al risveglio si reinnamori di Ermia. Oberon libera Titania dall’incantesimo – lei ha ceduto: gli concede il ragazzino indiano. Puck restituisce a Bottom le sue sembianze. Partiti alla caccia, Teseo e Ippolita arrivano nel bosco; Egeo è con loro. Scoprono i quattro giovani amanti addormentati. Li svegliano e ascoltano il loro racconto. Teseo decreta, anche se Egeo ancora brontola, che le coppie si sposino secondo i propri desideri. Bottom ritrova i suoi amici. Assieme si preparano, fuori scena alla loro rappresentazione per onorare le nozze. Dopo cena, Piramo e Tisbe – «lamentosissima commedia» maccheronica – va in scena, con successo contrastato. Il palcoscenico si svuota degli umani, che vanno a dormire. Oberon e Titania – e le Fate – cantano e danzano auguri di felicità e di prosperità. Rimane solo Puck, che chiude chiedendo licenza al pubblico. Media5 linguistici Rispetto alla media – 70 per cento del testo in versi, 30 per cento in prosa – il Sogno per alta percentuale di versi – 80 per cento, contro 20 per cento prosa – occupa il secondo posto nel canone shakespeariano. Il primato va a The Comedy of Errors (La commedia degli equivoci). Come sempre, la proporzione è già un indizio di scelte stilistiche, e drammaturgiche, determinanti. Nel Sogno parlano in versi, blank verse – decasillabo, pentametro giambico –,6 tutti i personaggi nobili, sia gli uomini di potere – Egeo, Teseo, Ippolita – sia i quattro giova- Sogno.indb 20 6-06-2011 17:46:55 Introduzione 21 ni – Ermia, Lisandro, Elena e Demetrio. E l’uso del verso canonico del teatro elisabettiano ha funzioni diverse: per i primi tre personggi definisce un ambito espressivo «alto», in cui ben si collocano le numerose allusioni classiche di Teseo e Ippolita, spesso buttate là con l’indifferenza di due incorreggibili snob. Per i quattro giovani, pur perfettamente individuati per linguaggio, e addirittura per tic linguistici personali, il verso, rafforzato dall’uso frequente della rima, crea uno spazio ritmico particolare del discorso amoroso (o del discorso della gelosia e dell’odio, che ne è l’altra faccia), un flusso rapido in cui crepita un ricchissimo immaginario – metafore, antitesi, ossimori, etc. La rapidità è accresciuta anche dai dialoghi in sticomitie (scambio di battute di un solo verso) rimate. Un dialogo così veloce, che fa così grande assegnamento sulla rapidità mentale dello spettatore, stimandolo capace di cogliere al volo immagini e allusioni sottili, in un età più vicina a noi genererà il dialogo brillante della commedia americana nel cinema dagli anni trenta agli anni sessanta. Si pensi ai bisticci d’amore nei film di Ernst Lubitsch o Billy Wilder. Anche il mondo delle Fate parla in versi, e con maggiore varietà metrica. Puck e la Fata hanno spesso sequenze in versi brevi rimati – nel mondo fatato la rima è assai più frequente che per i personaggi nobili e gli amanti. Tre generi, che caratterizzano il mondo favoloso, e a un tempo popolaresco delle Fate, si esprimono in questi altri metri: la ballata popolare, la filastrocca, l’incantesimo. E se Oberon e Titania, nel dialogo, si attengono al verso nobile, il blank verse, Oberon lancia i suoi incantesimi in versi rimati brevi. E nel congedo finale di Re e Regina delle Fate, una vera e propria consacrazione della casa, un epitalamio per le due nuove coppie raggiustate in simmetria, entrambi parlano o forse cantano in senari rimatinel Folio, nel quinto Atto, la lunga battuta finale di Oberon Sogno.indb 21 6-06-2011 17:46:55 22 Sogno della prima notte d’estate reca l’intestazione The Song, ed è infatti legittimo supporre, sulla base del testo, che Oberon e Titania cantassero, e non solo in questo finale, che è una sorta di piccolo masque, dove probabilmente le Fate danzavano e riprendevano in coro il song di Oberon. La musica è infatti un altro dei linguaggi delle Fate che ne accresce l’aspetto magico e favoloso. Oltre al song, con coro del secondo Atto, scena seconda, la ninna nanna che le Fate cantano a Titania, è probabile che molte altre parti, soprattutto gli incantesimi, avessero sostegno musicale: si veda, nel quarto Atto, la didascalia Musica dolcissima, subito dopo che Bottom per intercessione di Oberon ha riavuto la sua testa umana; e come risulta chiaro dal testo, segue una danza di Oberon e Titania. In senso più lato, la musica è un altro dei linguaggi espressivi e, per un’epoca che attribuiva precisi valori semantici alla musica, un altro dei medium linguistici del testo. Immediatamente dopo la danza di Titania e Oberon si ha una grande caccia fuori scena, cui assistono Ippolita e Teseo. Il racconto che ce ne fanno è una sorta di ecfrasis7 musicale; le parole, e con precisa terminologia, come sempre avviene in Shakespeare, indicano effetti musicali e sonori che il pubblico, al medesimo tempo, udiva – è indicata una fanfara di corni, e le parole evocano l’effetto stereofonico che quasi certamente era realizzato da due gruppi di strumenti posti ai lati della scena che si rispondevano in antifona, a cori battenti. C’è un quarto popolo che abita il Sogno – ne daremo una descrizione sociologica più avanti – the rustics, gli artigiani della città. Nel dialogo gli artigiani si esprimono sempre in prosa. Ai primordi del teatro elisabettiano, verso e prosa distinguevano il rango del personaggio: verso per i personaggi nobili e Sogno.indb 22 6-06-2011 17:46:55 Introduzione 23 tragici, prosa per lo stile basso dei personaggi comici. Separazione che in parte continua anche nel teatro shakespeariano: clowns o personaggi con tratti comici parlano sempre in prosa. È un indizio interessante su come concepire Shylock, nel Mercante di Venezia: che sia lui che Lancillotto Gobbo parlino sempre in prosa dà una definizione, ahimè ben poco politically correct del personaggio, che è indubbiamente visto come personaggio comico. Per capire quale uso espressivo abbia la transizione da verso a prosa, bisogna però rendersi conto che per l’orecchio del pubblico del tempo – quel pubblico che diceva «I’m going to hear a play», vado a udire un play, non a vederlo – la norma erano i ritmi giambici del blank verse. Si rivedano le proporzioni tra verso e prosa riportate all’inizio di questo capitoletto. Il passaggio alla prosa di uno stesso personaggio, o l’entrata in scena di un personaggio che si esprime solo in prosa era quindi inteso che fosse subito notato come scarto rispetto a una norma. In senso lato, si può dire che nel primo Shakespeare, il mutamento di ritmo segnalasse due cose al pubblico: o l’entrata di un personaggio tipizzato come comico o popolare, il clown,8 o la transizione, all’interno di uno stesso ruolo, da un modo d’espressione improntato a decoro e nobiltà a qualcosa di più disordinato per denotare che il personaggio è ubriaco, o pazzo, o sconvolto. Evidenza dell’evoluzione e progresso dello stile shakespeariano è che questo sistema sempre più si affini e si complichi. Una breve sintesi – giocoforza affrettata – dell’uso di un medium o dell’altro in Amleto può aiutarci a chiarire il concetto. Amleto, in primo luogo, parla in versi a se stesso o, meglio detto, quando convenzionalmente finge di parlare a se stesso nei soliloqui, che sono in realtà discorso pubblico, e per niente monologo interiore, da tenersi occhi negli occhi col pubblico per assicurarsene la complicità; parla in versi nei dialoghi in cui è mosso da Sogno.indb 23 6-06-2011 17:46:55 24 Sogno della prima notte d’estate violenta passione come nell’incontro a tu per tu con la madre – Atto iii, scena quarta. Potremmo dire che parla in versi laddove ha bisogno del massimo possibile di ambiguità sintattica e metaforica, dove il pensiero è più denso, quando sta esprimendo sentimenti molto fortemente sentiti. Parla generalmente in prosa a tutti gli altri personaggi in scena, salvo una volta a Orazio – Atto iii, scena seconda – nel bellissimo elogio che rivolge a lui e all’amicizia, e una seconda volta nel congedo prima della morte, poi, per Amleto, il resto è silenzio. C’è un altro uso della prosa per Amleto; quando ha bisogno di maggiore linearità sintattica per enunciare sue profonde convinzioni. Un momento tipico, e momento chiave del testo, – che non per caso è diventato uno dei passi più citati da tutta la tradizione romantica – è la sua dichiarazione di assoluto antiumanesimo melanconico nella seconda scena del secondo Atto: «Che capolavoro è l’uomo…». Il Sogno, invece, mantiene una separazione tradizionale tra stile alto e stile basso. Gli artigiani parlano in prosa. Lo stile, però, non è per niente popolaresco. C’è da pare di tutti l’ambizione di situarsi su un registro medio-alto. Ben al di là della loro portata culturale. Da qui la propensione allo sfondone e alla castroneria, arte involontaria in cui primeggia Bottom, ma Quince, che ha il ruolo di regista, lo segue a ruota. Dove però l’invenzione ritmica e linguistica shakespeariana si sfrena e tocca forse un vertice comico assoluto è nel mirabile play within a play: Piramo e Tisbe che i Nostri reciteranno alla fine. L’ambizione è altissima: una grande tragedia in versi, da loro composta. Ne risulterà un capolavoro di geniale inettitudine, polimetro per ricchezza, o smisuratezza, d’invenzione. Involontarie parodie – da parte dei nostri filodrammatici, ma certo consapevoli e maligne da parte di Shakespeare – un poco di tutti gli stili dei playwrights rivali: bronzeo blank verse Sogno.indb 24 6-06-2011 17:46:55 Introduzione 25 eroico che sembra scritto da un Marlowe ubriaco più del solito; stile pastoral-castrone; tragedia classica da recita di educande… Ci vorrebbe un Polonio9 surreale per elencare tutti i generi che per smisurato amore del teatro vengono massacrati dai nostri rustici. I versi brevi nelle tirate finali dei tragici amanti derivati, si direbbe, più dalla commedia pastorale che dalla tragedia, forse riecheggiano ballate popolari a noi ormai ignote. A contrappunto della ritmica – spesso zoppicante – della «lamentosissima commedia» – i commenti sarcastici e sprezzanti del pubblico sulla scena – Ippolita, Teseo, giovani amanti – sono in prosa. I personaggi alti a questo punto, di fronte all’altissima pretesa dei personaggi bassi, scendono a un registro più realistico. Tra gli infiniti aspetti, un play shakespeariano è anche – e questo in massimo grado – una ricca e complessa partitura ritmica. Temi metaforici Nell’immaginario del Sogno il tema dominante – la tonica, potremmo dire in termini d’armonia – è la luna. L’azione si svolge nella prima notte estiva – l’intera commedia è un «notturno» – e per tre quarti in un bosco in cui filtra la luce argentea della luna, o bagna a chiazze le radure. Luna è la parola più ricorrente, compare 28 volte, più che in qualsiasi altro play di Shakespeare. Dà inizio al filo di immagini che intesse il testo da subito, dalla battuta di Teseo che apre la prima scena: un’altra luna è sineddoche del periodo che lo separa dalle nozze, e metafora di una nuova era, che con le nozze appunto si aprirà. Tema subito ripreso da Ippolita nella battuta successiva che lo sviluppa colorandolo d’erotismo: «… la luna / arco argenteo teso di fresco in cielo / contemplerà la nostra allegra notte». Sogno.indb 25 6-06-2011 17:46:56 26 Sogno della prima notte d’estate E così come il tema lunare ha aperto il play, lo chiude nell’evocazione con cui Puck dà inizio al masque finale delle Fate: «… ulula il lupo alla luna…»; gli spiriti escono in frotte, sfuggono il sole e «sognano il buio e la luna». E qui la luna è l’astro che presiede a quell’oltremondo che popola il buio. Ma la luna è anche misura di tempo e di moto, qui personificata in una delle sue incarnazioni mitologiche: «quando Febe il volto argenteo /all’acqueo specchio porge» (Atto i, scena prima). E gli spiriti della notte vagano attorno al globo in corsa taciturna «più svelti della luna errante» (Atto iv, scena prima). La luna, soprattuto, contiene in sé la polarità estrema dei processi vitali. Ermia – Atto i, scena prima – se non si piega alla volontà del padre è minacciata da Teseo di essere chiusa in un convento a scioglier salmi a «gelida e infeconda luna». Eppure la luna è anche l’astro che governa i flussi, tutti – Atto ii, scena prima: maree, corso dei fiumi, piogge e flussi organici. E se la discordia tra i sovrani delle Fate – e questa è allegoria della catastrofe nello stato che la discordia tra i sovrani umani può provocare – causa un rovesciamento dei cicli annuali che trasforma la natura in nemica dell’uomo, la luna è forza determinante di tale cambiamento: «pallida di rancore inzuppa l’aria, / ogni male reumatico vi sparge». Immagine centrale di una meravigliosa allegoria della natura in subbuglio, una pittura (e musica) verbale enunciata da Titania, ricca di personificazioni di forze naturali – «… i venti / Stufi di zufolar invano … ; il grano / marcisce giovin senza crescer barba; … / … il gelo canutissimo …» – e in questo mondo alla rovescia, un inverno d’invenzione degno dell’Arcimboldo: «di ghiaccio coronato Hiems il Re / s’infiora d’odorosi bocci estivi». Il Sogno tutto pullula e crepita di immagini naturali di tra- Sogno.indb 26 6-06-2011 17:46:56 Introduzione 27 sformazione e metamorfosi, dove anche l’amore muta di continuo con assoluta inevitabilità, oltre ogni umano controllo, perché come dice Lisandro (Atto i, scena prima): l’assedian guerra, morte e malattia, e svanisce in morendo come un suono, svelto come un’ombra, breve come un sogno, rapido come un lampo in notte scura, furia d’un attimo che svela cielo e terra, e prima che uno possa dire «Guarda!» le ganasce del buio lo divoran: «quel che più brilla in fretta si distrugge!». Linguaggio della metamorfosi, in cui sfiorata dalla brezza marina, una donna incinta, con dissolvenza cinematografica, può mutare scambiandosi attributi in un vascello carico di merce. Così Titania racconta la madre del ragazzo indiano causa della contesa con Oberon: La madre, devota del mio ordine, a notte, in India, nella speziata brezza, spesso mi pettegolava accanto, su gialle arene di Nettuno in riva, guardando i mercantili alla marea: e che ridere veder le vele pregne, a pancia gonfia del lascivo vento, e lei, con grazioso ondeggiar del passo, (già ricco il ventre del mio giovin paggio), come se le imitasse, s’assentava veleggiando sul suolo, poi tornava, ricca di mercanzie come una nave. Sogno.indb 27 6-06-2011 17:46:56 28 Sogno della prima notte d’estate In un mondo costruito da un simile linguaggio, da una simile magia di linguaggio, in cui l’essenza di ogni cosa si fa fluida e scambievole, incarnare per incantesimo gli attributi di un asino e darsi a un atto di bestialità gioiosamente goduta è possibile ed è spiegabile solo alla luce della ragione comica; e quel che vediamo è appunto trasfigurazione comica degli atti bestiali nelle Metamorfosi di Ovidio, libro amatissimo da Shakespeare. Come al delirio vivido di un sogno… La geografia fondamentale dell’universo comico shakespeariano ha una sua struttura elementare che si rintraccia in tutte le commedie. Ci sono due spazi, due paesi, o due mondi, contigui, con varianti significative, ciascuna delle quali meriterebbe un’indagine drammaturgica particolare, ma per il momento accontentiamoci di una generalizzazione. Da un lato, una città, una corte, un palazzo, un luogo costruito, cui si oppone uno spazio verde – questo può essere natura selvatica, una foresta – Arden in As You Like It (Come vi piace), o il bosco fuori le mura d’Atene nel Sogno – ma anche il giardino di un palazzo in cui abita una corte – Lov’s labour’s Lost (che io ho tradotto come Doglie d’amor sprecate) – il giardino di una villa – Belmonte in The Merchant of Venice, il giardino di Olivia in The Twelfth Night (La dodicesima notte). Due spazi contigui ma opposti, poiché se città, corte e palazzo sono il mondo della regola accettata o della costrizione sopportata, giardino e più ancora foresta sono luoghi in cui le norme si allentano, i ruoli sociali si assottigliano o svaniscono, le inibizioni sessuali si stemperano; un’umanità marginale vi si aggira, gerarchie e cesure sociali si sfrangiano, e mondo alto e mondo basso Sogno.indb 28 6-06-2011 17:46:56 Introduzione 29 vengono a contatto. Ricca e complessa è la casistica, e sottili e raffinate ne sono le varianti. E infatti mai il mondo verde di Shakespeare si rinchiude nello stereotipo di maniera della poesia pastorale, importata dall’Italia. Le sue foreste possono ospitare re spodestati, buffoni metafisici, o declassés come Falstaff; se pastori vi compaiono, come nella foresta di Arden, è solo per parodiare il genere pastorale. Sulle sue spiagge e isole abitano spiriti aerei o creature intermedie tra uomo e animale. Il suo mondo verde o marino è il luogo dell’alterità e delle identità fluide. Boschi e foreste possono essere inoltre luoghi di metamorfosi: nell’incontro con spiriti notturni anche la barriera tra uomo e animale può cancellarsi, e un uomo di cuore candido può scoprirsi a ragliare come un asino. I due estremi dello spazio verde shakespeariano li si può incontrare, da un lato nel giardino, natura domesticata, in cui si accampano le dame di Love’s Labour’s Lost, sottratte da quello spazio alla podestà degli uomini e al loro universo di regole, e libere, entro una certa misura, di esprimere il proprio desiderio erotico, di essere loro a scegliere. All’estremo opposto, la brughiera di Re Lear, natura indomita, incontrollata dall’uomo, come la tempesta che vi si scatena, luogo di ogni perdita finale: del potere, dell’identità individuale e sociale e, infine, della ragione. La natura di Shakespeare conserva sempre una traccia degli antichi poteri che il mondo pagano germanico vi percepiva. E più che mai nel Sogno, tanto più percepibile qui quanto più razionale e civilizzata, e costrittiva, è la società della Atene classica che vi si oppone. Mondi doppi, quindi, e mondi di doppi, di rifrazioni speculari di caratteri. Nel Sogno il gioco delle coppie è condotto col rigore e il divertimento di una composizione da camera mozartiana; e alla più cameristica delle opere di Mozart, gio- Sogno.indb 29 6-06-2011 17:46:56 30 Sogno della prima notte d’estate co delle coppie per eccellenza – Così fan tutte – il Sogno, certo conosciuto da Lorenzo da Ponte, spesso fa pensare. Abbiamo due coppie regali. Una umana, anche se tratta dal mondo degli eroi della mitologia antica: Teseo, mitico fondatore di Atene e uccisore del Minotauro; Ippolita, Regina delle Amazzoni, da Teseo sconfitta in duello, quindi più preda che sposa – «la corte te l’ho fatta con la spada / e il tuo amore l’ho vinto con ferite» (Atto i, scena prima). I due regnano sul giorno; così come creatura del giorno è Egeo, immagine del potere paterno. Simmetrici a loro, i due sovrani della notte, Oberon e Titania, anch’essi coppia in conflitto per il possesso del misterioso, e mai presente in scena, bambino – o ragazzo? – indiano. Oggetto di sentimenti parentali, o peggio? Meglio lasciare aperta l’ambiguità, in questa notte dove il sotto e il sopra e i punti cardinali si confondono. La coppia regale notturna è chiaramente il doppio psicologico oscuro dell’altra. Aspetto confermato da un dettaglio tecnico teatrale preciso: le due coppie non si incontrano mai in scena. Chiaro indizio che all’epoca due soli attori interpretavano le quattro parti, erano i «doppi», gli uni degli altri, in gergo tecnico. E così dovrebbe sempre essere. Altra simmetria speculare – ma con un forte elemento di dissimmetria e conflitto: due coppie di innamorati, Ermia e Lisandro, perfetta endiadi, per il momento; e Demetrio (e) Elena, amato e disamata, per il momento. Per sottrarsi alle imposizioni del mondo patriarcale Ermia e Lisandro, inseguiti da Elena e Demetrio, fuggono nel bosco, fuggono nel mondo Fatato della natura e della notte. Gli elementi compositivi sarebbero già dati – per continuare l’immagine musicale. Non rimarrebbe che combinare le possibili permutazioni di questo materiale tematico. Non fosse che altri due elementi si introducono nella vicenda. Il mondo delle Fate, ma in particolare Sogno.indb 30 6-06-2011 17:46:56 Introduzione 31 il suo emissario e ministro, Puck. E il mondo realistico10 degli artigiani. Le Fate, e la foresta che animano, sono l’universo magico in cui l’identità dei quattro ragazzi si strania e si confonde – è il mondo dello spaesamento assoluto. Con Puck, e per altro verso con l’arrivo degli artigiani, entra nell’azione la vera magia che scompone e ricompone l’identità: il teatro. Alla vista degli artigiani che arrivano per la loro prova, Puck – Atto iii, scena prima – segnala subito che la commedia, cui noi spettatori abbiamo assistito, da quel momento in poi avrà un suo doppio in scena, col quale dovrà interagire e misurasi: Puck – Che rustici rozzi schiamazzano qui, presso la culla della Regina?! Cosa? Teatro? Sarò spettatore; attore forse, se ce n’è motivo. Ruoli che assume subito, ma assieme a uno ben più ambizioso, quello di autore. D’ora in poi l’azione subirà le svolte impreviste e imprevedibili che il suo capriccio, i suoi errori, la sua giocosa cattiveria le imprimeranno. Scherzoso pasticcione, spremendo il succo del fiore magico in occhi sbagliati – salvo quelli di Titania – farà provar ai quattro innamorati tutte le varianti possibili di amore e disamore. Fa loro sperimentare nel vivo l’arbitrarietà assoluta della passione amorosa, soggetta al moto irregolare della luna incostante, all’immagine che per prima si deposita sulla retina, e «dà per gli occhi un dolcezza al core», ma anche un gran tormento. Passione ossimorica per eccellenza, come ben dice l’ignoto adattatore del Sogno in forma di masque, per le musiche di Henry Purcell, col titolo di The Fairy Queen (1692): If Love’s a sweet Passion, why does it toment? – Se amore è una dolce passione, perché poi tormenta? Sogno.indb 31 6-06-2011 17:46:56 32 Sogno della prima notte d’estate Ogni buona commedia è una tragedia evitata. E se questo risulta chiaro nel Sogno è perché un possibile esito tragico della vicenda viene agito in scena. «Ma cos’è Ecuba per lui, o lui per Ecuba / da farlo tanto piangere per lei?» si domanda, e domanda a noi, Amleto dopo aver visto l’attore che si commuove, e commuove, evocando un personaggio mitico di millenni prima. Pur se scritto prima di Amleto (1601), gli artigiani filodrammatici del Sogno e il play within a play che mettono in scena, ma più ancora la loro fiducia ingenua e assoluta nel potere del teatro, sembrano la risposta a un tempo comica e profonda a tale domanda. Innamorati entusiasti del teatro, ma, a un tempo, cittadini timorati e rispettosi delle regole sociali, fidano, da un lato, che il teatro possa produrre un sentimento di verità assoluta; temono però, dall’altro, che tale sia il potere dell’illusione, da causare grave disordine emotivo e morale – si ascolti la saggia proposta di Bottom nella prima scena del terzo Atto: Bottom – Ci sono cose in questa farsa di Piramo e Tisbe che proprio non andranno giù. Primo, Piramo deve sfoderar la spada per ammazzar se stesso, e questo le signore proprio non lo gradiscono. Cosa mi rispondete, eh? Snout – Santa Madonna, sai che paura! Starveling – Credo che dobbiam tagliare tutti gli ammazzamenti nel finale. Bottom – Ma neanche per idea. Ho io una soluzione che sistema tutto. Quince, scrivimi un prologo, e che questo prologo abbia l’aria di dire che noi con le nostre spade non facciamo male a nessuno, e che Piramo non si uccide davvero. E perché stiano proprio tranquille, diciamo che io, Piramo, non sono Pira- Sogno.indb 32 6-06-2011 17:46:56 Introduzione 33 mo, ma Bottom il tessitore. E questo gli toglie ogni paura. Una complessa strategia di straniamento – e Brecht era ancora di là da venire! – è necessaria affinché l’emozione non travolga il senso: Bottom – Colleghi, riflettete un po’: portare in scena (dio ce ne guardi!) un leone, in mezzo alle signore, è una cosa che fa davvero spavento; non c’è selvaggina rapace più terribile di un leone vivo. Quindi, pensiamoci due volte! Snout – E allora dobbiamo scrivere un altro prologo per dire che non è un leone. Bottom – No, no, chiamiamolo col suo nome, ma metà della faccia si deve vedere da un buco nel collo del leone; e lui stesso parlerà dal buco dicendo così, o con parole più acconciate: «Signore,» anzi «Belle signore, gradirei», anzi «vi supplico», anzi «vi impietro» – ma con la giusta acconciatura di parole –: «Non c’è da aver paura, no, non tremate: ne risponde la mia vita! Se pensate che io che vengo qui sono un leone, ne andrebbe appunto della mia vita. No, non sono un leone; sono un uomo, un uomo come tutti gli altri!». E a questo punto, dica il suo nome, dica chiaro e tondo che lui è Snug, il falegname. Proni allo sfondone, alla castroneria a più strati, per eccesso di ambizione culturale. Genio ignaro di quest’arte è Bottom medesimo, ma anche Quince segue a ruota. E la loro ambizione vola altissima nella stesura della «lamentosisissima commedia» – opera, probabilmente di Quince, in origine, ma poi, come Sogno.indb 33 6-06-2011 17:46:56 34 Sogno della prima notte d’estate gli stessi testi shakespeariani, arricchita, o stravolta, da tutte le accidentalità e vicissitudini della pratica teatrale. È una tragedia in versi, su soggetto mitologico classico, e, a loro insaputa, è una involontaria parodia di Romeo and Juliet, e addita, inoltre, un possibile esito tragico-parodico che avrebbe potuto toccare ai nostri amanti conculcati. L’impasto linguistico maccheronico, risultato dell’erosione e decomposizione che la memoria impone ai ricordi di scuola,11 la metrica paraplegica, aiutati da recitazione enfatica ma praticata col massimo e più sincero e amoroso trasporto, producono in scena il capolavoro assoluto dell’inettitudine teatrale. Risulta chiaro che da parte dell’Autore – in questo caso Shakespeare – non il minimo tocco di sarcasmo o superiorità è inteso. L’amore poco ricambiato per il teatro dei nostri artigiani è reso col massimo d’affetto e di rispetto. E così dovrebbe essere rappresentato, e così dovrebbe essere percepito dagli spettatori di oggi. In una buona messinscena di questo vertice dell’arte comica si riderà fino alle lacrime. Ma si riderà di tenerezza. E di affetto per lo straripante, vitale candore, la profonda bontà, di Bottom, il tessitore. Mi piacerebbe che un giorno si trovassero documenti che comprovano qualcosa che ho sempre avvertito. La compagnia amatoriale degli artigiani ateniesi è il ricordo affettuoso della compagnia amatoriale costituita da Shakespeare padre e dai suoi amici a Stratford. La domanda da porsi ogni volta che si metta in scena un testo di Shakespeare è: quale personaggio deve assicurarsi sin dall’inizio la simpatia, la complicità del pubblico? Vi infliggo un piccolo trauma senza assolvere per il momento al dovere di spiegare perché affermo quanto segue. In Otello è Iago, e in un play in cui vi sia un villain, un cattivo, è quasi sempre lui che dobbiamo accettare come nostro complice: al fondo, se Sogno.indb 34 6-06-2011 17:46:56 Introduzione 35 non proprio peggio, non siamo molto meglio di lui. Nel Sogno la nostra simpatia, la nostra complicità, devono essere catturate, da subito, dalla giocosa cattiveria di Puck e dal candore affettuoso di Bottom. Sono loro che con i mezzi della teatralità pura costruiscono e decostruiscono la «lamentosissima commedia» della vita e ci obbligano a ripensare all’esperienza vissuta come al delirio vivido di un sogno. Sogno.indb 35 6-06-2011 17:46:56 Sogno.indb 36 6-06-2011 17:46:56 Sogno della prima notte d’estate di William Shakespeare Sogno.indb 37 6-06-2011 17:46:56 Sogno.indb 38 6-06-2011 17:46:56 Dramatis Personae Teseo – Duca d’Atene Ippolita – Regina delle Amazzoni, promessa di Teseo Lisandro, Demetrio – Giovani cortigiani innamorati di Ermia Ermia – Innamorata di Lisandro Elena – Innamorata di Demetrio Egeo – Padre di Ermia Filostrato – Maestro dei Ducali Intrattenimenti Oberon – Re delle Fate Titania – Regina delle Fate Una Fata – Fata al servizio di Titania Puck o Robin Tranello – Buffone e agente di Oberon Fiordipisello, Ragnatela, Moscerino, Grandisenape – Fate al servizio di Titania Peter Quince – Carpentiere; Prologo nell’Intermezzo Nick Bottom – Tessitore; Piramo nell’Intermezzo Francis Flute – Organaro; Tisbe nell’Intermezzo Tom Snout – Stagnino; Muro nell’Intermezzo. Snug – Falegname; Leone nell’Intermezzo Robin Starveling – Sarto; Chiardiluna nell’Intermezzo Altre Fate al seguito di Oberon e Titania; Nobili al seguito di Teseo e Ippolita Sogno.indb 39 6-06-2011 17:46:56 Sogno.indb 40 6-06-2011 17:46:56 Atto I Scena prima Entrano Teseo, Ippolita [Filostrato]1 e Seguito. Teseo – Bella Ippolita, l’ora delle nozze s’avvicina svelta; quattro giorni festosi e poi altra luna: ma quanto è lenta la vecchia a tramontare! Frustra i miei desideri: come vedova o matrigna che rode il patrimonio d’un giovin erede. Ippolita – Quattro giorni che lesti si tuffano nella notte; quattro notti che rapide consumano in sogni il tempo; e poi la luna arco argenteo teso di fresco in cielo contemplerà la nostra allegra notte. Teseo – Vai, Filostrato, eccita a giocose feste i ragazzi d’Atene; sveglia l’agile spirito del brio: e Melanconia, mandala ai cortei funebri; non al nostro, la pallida compagna. [Esce Filostrato.] Sogno.indb 41 6-06-2011 17:46:56 42 Sogno della prima notte d’estate Ippolita, la corte te l’ho fatta con la spada, e il tuo amor l’ho vinto con ferite; ma io ti sposo su ben altro tono: con fasto, con giubilo e baldoria. Entrano Egeo e la figlia Ermia, e Lisandro e Demetrio. Egeo – Gioia a te, Teseo, Duca illustrissimo! Teseo – Grazie, ottimo Egeo. Novità? Egeo – Pieno d’angoscia vengo a te, e accuso la mia bambina, sì, mia figlia Ermia. Vieni avanti Demetrio. Mio Signore, quest’uomo ha il mio consenso di sposarla; qui, Lisandro! Mio grazioso Duca, questo ha stregato il cuore di mia figlia. Tu, tu, Lisandro, le mandavi poesie. Ti scambiavi con lei pegni amorosi le cantavi alla finestra al chiar di luna con voce artefatta un artefatto amore; subdolo, ti sei impresso in quella mente, con bracciali di capelli, e anelli e bubbole e ciaffi e bouquet e bonbon e ogni scemenza (messaggeri potenti su inesperta gioventù): le hai trafugato il cuore, tu, – a mia figlia – stornato l’obbedienza (che spetta a me) in caparbia villania. E, se costei, grazioso Duca, non consente, qui, davanti a Voi, a sposar Demetrio, rivendico l’antico privilegio d’ateniese: è mia, e ne dispongo come voglio: o apparterrà a questo gentiluomo, o alla morte, secondo nostra legge, Sogno.indb 42 6-06-2011 17:46:56 Atto i, scena prima 43 eseguita immantinente, in casi simili. Teseo – Cos’hai da dire, Ermia? Ti sia chiaro: per te il padre dev’esser come un dio: un dio che ha composto le tue bellezze, sì, uno per cui tu sei solo una forma in cera, da lui impressa, ed è in suo potere serbar quella figura o sfigurarla. Demetrio è un degno gentiluomo. Ermia – Anche Lisandro. Teseo – Di per sé lo è, ma senza il gradimento di tuo padre; quindi diciam che l’altro è ben più degno. Ermia – Se mio padre vedesse coi miei occhi! Teseo – E se vedessi tu col suo giudizio?! Ermia – Vostra Grazia mi voglia perdonare! Non so che potere mi renda audace, né se si addica alla mia modestia dire in pubblico i miei supplici pensieri, ma imploro Vostra Grazia: voglia dirmi il peggio che mi possa capitare se io rifiuto di sposar Demetrio. Teseo – O la morte, o la rinuncia, e per sempre, all’umana società, mia bella Ermia. Quindi, interroga i desideri, chiedi ai tuoi anni giovani, sonda il sangue: se rifiuti la scelta di tuo padre, sopporteresti un abito da suora nell’eterna gabbia d’un chiostro ombroso? Tu: sterile monaca per la vita, che scioglie salmi sommessi a gelida e infeconda luna? Beata quella che domina il sangue e sceglie un casto pellegrinaggio, ma ben più felice Sogno.indb 43 6-06-2011 17:46:56 44 Sogno della prima notte d’estate in terra è la rosa annusata e còlta dell’avvizzita su virginea spina, vissuta e morta beatamente sola. Ermia – Così voglio vivere, e morire, mio Signore; non cederò il sigillo di vergine a un potere, un indesiderato giogo, cui la mia anima non consente di dar sovranità. Teseo – Rifletti per un po’, e con la luna nuova – quella che mi unirà al mio amore in patto eterno di mutua compagnia – in quel giorno, preparati a morire per disobbedienza alla volontà d’un padre, o a sposarti con Demetrio, che lo vuole, o a votarti all’altare di Diana, in vita casta e solitaria, per sempre. Demetrio – Piegati Ermia; e tu, Lisandro, cedi una pretesa folle a un diritto certo, il mio. Lisandro – Demetrio, tu hai l’amore di suo padre: lasciami Ermia, e tu ti sposi lui! Egeo – Che insolenza, Lisandro! È vero, lui ha il mio amore, e quel che è mio il mio amore darà a lui. Lei è mia: tutti i diritti che ho su lei cedo a Demetrio. Lisandro – Io nasco bene quanto lui, mio Sire, ricco quanto lui: più grande è solo il mio amore; per rango e per fortuna siamo simili io e Demetrio, anzi, io son forse un po’ di più. Ma vanterie a parte, io sono amato dalla bella Ermia, e perché allora non dovrei far valere i miei diritti? Demetrio, e glielo dico in faccia, ha corteggiato la figlia di Nedár, la bella Elena, Sogno.indb 44 6-06-2011 17:46:56 Atto i, scena prima 45 le ha vinto l’anima, e lei, cara ragazza, delira per Demetrio, lo idolatra: quest’uomo volubile e depravato. Teseo – L’avevo sentito dire, lo ammetto, e volevo parlarne con Demetrio; ma, assorto come sono nei miei impegni, m’è uscito di mente. Vieni, Demetrio, e anche tu, Egeo, su, seguitemi: ho una lezione privata per voi due. Quanto a te, bella Ermia, sii pronta a forzar le tue voglie al volere del padre; sennò la legge ateniese t’affida – (e non è in mio potere mitigarla) – alla morte, o a un voto di casta solitudine. Vieni, mia Ippolita; che c’è, amore? Egeo, e tu, Demetrio, seguitemi: ho un compito per voi nelle mie nozze, e qualcosa da dirvi che vi riguarda assai. Egeo – Seguirti è un dovere e un piacere a un tempo. Escono tutti salvo Lisandro e Ermia. Lisandro – Be’ mio amore? Perché così pallida? T’è appassita la rosa sulle guance?! Ermia – Forse voglion pioggia: gliene darebbe a scrosci la tempesta dei miei occhi. Lisandro – Ahimè! Per quel che ho letto nelle storie o udito nei racconti, o fatti veri, è ben ripida la strada dell’amore: fai che per sangue i due siano diversi… Ermia – Brutto, se la passione ci lega a chi sta in basso. Lisandro – … o un fiacco innesto tra diverse età… Ermia – Che pena! Se si è vecchi e s’ama uno giovane. Lisandro – … o ci si affida alla scelta degli amici… Sogno.indb 45 6-06-2011 17:46:56 46 Sogno della prima notte d’estate Ermia – Un inferno! Se amore te lo sceglie un occhio altrui. Lisandro – O, se c’è consonanza nella scelta, l’assedian guerra, morte e malattia, e svanisce in morendo come un suono, svelto come un’ombra, breve come un sogno, rapido come un lampo in notte scura, furia d’un attimo che svela cielo e terra, e prima che uno possa dire «Guarda!» le ganasce del buio lo divoran: «Quel che più brilla in fretta si distrugge!». Ermia – Sempre agli amanti fedeli le stelle son contrarie: è un editto del destino. Impariamo a soffrirlo con pazienza, è consueto che così sia in amore, assieme a pensieri, sogni, sospiri voglie e lacrime: misero corteo del desiderio. Lisandro – Giusta idea, e allora ascolta, Ermia. Ho una zia vedova, che ha ereditato ricche rendite, ed è senza figli – da Atene la casa dista sette leghe – e mi considera unico figlio. Là, io ti sposerò, nobile Ermia, l’aspra legge ateniese là non può inseguirci, allora se tu m’ami, domani notte, scappa dalla casa di tuo padre, e nel bosco – una lega da qui! – (là dove una volta t’ho incontrato con Elena, a celebrare il maggio), io là t’aspetto. Ermia – Lisandro, mio caro, io giuro, per l’arco più potente di Cupido, per le sue frecce buone a punta d’oro, Sogno.indb 46 6-06-2011 17:46:56 Atto i, scena prima 47 per le pure colombe di Venere, per amor che intesse anime tenere, e per quel fuoco che Didone accolse quando quel falso Enea la vela sciolse, per i voti dall’uomo spesso infranti (la donna mai ne dice così tanti), m’hai detto un luogo, fidati di me, domani stesso io là sarò con te. Lisandro – Mi fido, amore. Ma ecco Elena. Entra Elena. Ermia – Elena la bella! E dove vai da sola? Elena – Mi dici «bella»? Ritira la parola. Demetrio t’ama, sei tu bella, e felice! Stelle polari hai agli occhi, e la tua lingua dice melodiose arie più gradite al pastore dell’allodola, quando il biancospino è in fiore e il grano è verde. Se il fascino è un contagio, contaminami, fai ch’io diventi un plagio di te: infettami della melodia della tua voce, del tuo sguardo. Fosse mia la terra e ogni cosa in mio poter ridotta – ma non Demetrio – io vorrei esser tutta in te tradotta. Insegnami il tuo aspetto, l’arte d’amore con cui domini i moti del suo cuore. Ermia – Gli tengo il muso e quello mi ama ancora. Elena – Da quel muso impári il mio viso, allora. Ermia – E m’ama se gli dico: «Maledetto!». Elena – Lo prego! Ma non smuovo il suo affetto. Ermia – E più io l’odio e più quello m’insegue. Elena – Più l’amo più è il suo odio che m’insegue! Sogno.indb 47 6-06-2011 17:46:56 48 Sogno della prima notte d’estate Ermia – Io non ho colpa della sua follia. Elena – Ce l’hai, sei bella! Oh, fosse colpa mia! Ermia – Consolati: non vedrà più il mio viso; fuggiamo questo luogo, abbiam deciso, Lisandro e io. Per me era un cielo Atene, prima d’innamorarmi del mio bene, ma quest’amore ha una virtù al suo interno che d’ogni paradiso fa un inferno. Lisandro – Elena, ogni segreto sarà sciolto domani notte, quando Febe il volto argenteo sull’acqueo vetro sporge e di liquide perle l’erba sparge (perfetta per gli amanti in fuga è l’ora) e noi d’Atene fuggirem le mura. Ermia – E là nel bosco, sdraiati su letti di pallide primule, ci siam detti spesso i dolci segreti del cuore. Là torneremo, mio Lisandro, amore, scacciando dai nostri occhi Atene.Via! Cerchiam nuovi amici e nuova compagnia. Amica mia, compiangimi, addio, la sorte non ti neghi il tuo Demetrio! E noi, è un voto, affamiamo gli occhi di pan d’amore, sino a domani notte, ai dodici rintocchi. Esce Ermia. Lisandro – Lo giuro, Ermia; Elena, addio; t’adora e ti ricambia il tuo Demetrio. Esce Lisandro. Elena – Perché c’è chi è felice e chi infelice?! Siam belle uguali: a Atene ognun lo dice! Ma che importa! Demetrio non lo crede, e quel che credon tutti lui non vede; Sogno.indb 48 6-06-2011 17:46:56 Atto i, scena seconda 49 sbava per gli occhi d’Ermia, ed è in errore, ed erro anch’io, che ammiro il suo valore. In cose vili, senza qualità, Amore può trasfonder dignità: non con gli occhi, Amor vede con la mente, perciò nei quadri è cieco e non veggente, alata mente d’ogni gusto scema, ali senz’occhi d’incoscienza emblema, perciò diciamo noi che Amore è infante, nelle scelte si sbaglia, e ne fa tante; è un ragazzaccio che nel gioco bara, bimbo spergiuro cui menzogna è cara; prima ch’Ermia lo guardasse, Demetrio giurava a grandine d’esser tutto mio; ma al calor d’Ermia la grandine si sciolse, sparve, niente più piovve, e via si tolse. Gli vado a dire ch’Ermia fugge lesta, domani notte, là nella foresta, lui la segue; spiata che, se mi è grato, pagherò io a prezzo assai salato. E così aggravo la mia sofferenza: triste sarà il ritorno e anche l’assenza. Esce. Scena seconda Entrano Quince, Snug, Bottom, Flute, Snout e Starveling. Quince – Ci siamo tutti? Tutta la compagnia? Bottom – Sarebbe meglio se ci chiami in blocco, uno per uno, secondo il copione. Sogno.indb 49 6-06-2011 17:46:56 50 Sogno della prima notte d’estate Quince – Questo è l’elenco degli uomini maschi ritenuti adatti in tutta Atene a recitare nel nostro Intermezzo di fronte al Duca e alla Duchessa, nel giorno notturno delle loro nozze. Bottom – Prima di tutto, caro Peter Quince, dicci di che parla il dramma; poi leggi i nomi degli attori; insomma, si giunga al nodo. Quince – E come no! Il dramma s’intitola: La lamentosissima commedia e crudelissima morte di Piramo e Tisbe. Bottom – Lavoro ben fatto e, vi assicuro, proprio uno spasso. Ora, caro Peter Quince, dai, chiama i tuoi attori come da locandina. E voi, cari colleghi, spargetevi in gruppo. Quince – Rispondete man mano che vi chiamo. Nick Bottom, tessitore. Bottom – Pronti! Dimmi che parte faccio io, e procedi. Quince – Tu, Nick Bottom, ti ho messo per Piramo. Bottom – E chi è ’sto Piramo?! Un amoroso, un tiranno? Quince – Un amoroso, che si ammazza con gran coraggio per amore. Bottom – Ci vogliono lacrime agli occhi per una vera intrepretazione della parte. Se la faccio io, il pubblico farebbe meglio a guardarsi gli occhi: commuovo i temporali! Sarà una condoglianza in perfetto stile. Quanto alle altre parti… il mio naturale talento sarebbe per i tiranni. Potrei recitare Ercúle come nessuno, o una parte da far accapponare i gatti e venir giù il teatro. O tonfanti sassi O tremanti fracassi Fracassate l’assi Di ferree porte rie; Di Fibbo il carro già Da lungi splenderà Sogno.indb 50 6-06-2011 17:46:57 Atto i, scena seconda 51 Farà e disfarà Le stolte sorti mie. Versi alati! Ora, nomina gli altri attori. Questo è stile sublime da tiranno, stile sublime da Ercúle! L’amoroso è più piangiolento. Quince – Francis Flute, organaro?! Flute – Son qui, Peter Quince. Quince – Flute, a te tocca Tisbe. Flute – E chi è Tisbe? Un cavaliere errante? Quince – È la dama che Piramo deve amare. Flute – Ah no! Ti prego, non farmi fare la donna: ho già la barba che mi spunta. Quince – Fa lo stesso: reciterai con la maschera; e puoi sempre parlare in falsetto. Bottom – Anch’io posso nascondermi la faccia; fammi fare anche Tisbe. E ti faccio un falsettino che è una bomba: «Tisne, Tisne!…», «Ah, Piramo, mio amato! Son la tua Tisne, la tua gentil donzella!». Quince – No, e poi no! Tu devi fare Piramo, e tu, Flute, Tisbe. Bottom – Va be’, procedi. Quince – Robin Starveling, sarto? Starveling – Qui, Peter Quince. Quince – Robin Starveling, tu farai la mamma di Tisbe. Tom Snout, stagnino? Snout – Presente. Quince – Tu, il padre di Piramo; quanto a me, farò il padre di Tisbe; Snug, falegname, tu farai la parte del Leone. E così mi pare che come distribuzione siamo a posto. Snug – Ce l’hai già scritta la parte del Leone? Per favore, dammela subito perché io son lento a imparare la parte. Quince – Ma insomma, improvvisi, si tratta solo di ruggire. Sogno.indb 51 6-06-2011 17:46:57 52 Sogno della prima notte d’estate Bottom – Oh, fammi fare anche il Leone. Tu non sai come ruggisco! Ruggirò così bene che scalderò il cuore di tutti quelli che mi ascoltano. Ma così bene ruggirò, che il Duca dirà: «Prego, fate che ruggisca ancora, che ruggisca ancora!». Quince – Ma se lo fai in modo troppo terrificante, spaventi la Duchessa e le signore, e quelle si mettono a gridare: quanto basta a farci impiccare tutti! Tutti – A farci impiccare tutti, poveri noi! Bottom – Sono d’accordo, amici: se voi fate uscire di cervello le signore spaventandole, gliene resterà pur sempre un po’ per mandarci alla forca. Ma io farò una voce flatulata, con ruggiti così dolci come quelli di una colomba poppante; ruggirò come un usignolo. Quince – Tu puoi fare solo la parte di Piramo: Piramo ha un bel viso; è un bell’uomo, di quelli che le ragazze guardano in un bel giorno d’estate; charmant, un vero gentiluomo; quindi, solo tu puoi fare Piramo. Bottom – Va be’ lo farò io. E che barba devo mettermi per la parte? Quince – Ma quel che vuoi. Bottom – Se l’interprétro io, sarà con una barba paglierino, o castano arancio, o vermiglia, o oro zecchino come una corona di Francia, quel giallo supremo… Quince – Di Francia c’è venuta solo la sifilide. Tu lo fai a faccia nuda, senza barba. Ma, colleghi, qui sono le vostre parti; e vi prego, vi supplico, vi imploro di impararle a memoria per domani sera; e di venire tutti assieme a me al bosco del palazzo, a un miglio fuori città, al chiar di luna. Faremo le prove là, perché se ci vedono assieme in città, ci pedinano, e il nostro marchingegno sarà scoperto. Io intanto faccio un elenco dell’attrezzeria, che ci serve per il dramma. Per favore, nessuno manchi. Sogno.indb 52 6-06-2011 17:46:57 Atto i, scena seconda 53 Bottom – Ci saremo, e là potremo fare le nostre prove in piena sconcezza e libertà. Ricordate: a memoria! Niente copione in mano. E, ora e per sempre, addio! Quince – Alla quercia del Duca. Là ci troveremo. Bottom – Ciò basti! E se qualcuno non c’è, gli caschino le braghe. Escono. Sogno.indb 53 6-06-2011 17:46:57 Atto II Scena prima Entrano una Fata, da una porta, e Puck, da un’altra. Puck – Sei tu, spirito, dove vaghi? Fata – Per valli per colli tra rami tra pruni per parchi per orti tra scrosci tra fumi tra fuochi io vago qual luna in sua ondivaga sfera. E servo la Regina delle Fate: spargo brina sui cerchi che lei traccia sull’erba a sera, e a guardia ci metto primule d’oro con rosse macule: rubini delle Fate gemme rare profumate. Poi le imperlo di rugiada: alle primule un orecchino aggrada. Addio spirito bifolco; su, via, lesto la Regina coi suoi Elfi arriva presto. Sogno.indb 54 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena prima 55 Puck – Il Re dà una gran festa qui stasera, che la Regina non lo veda, spera; Oberon non si tiene dalla rabbia. pare che lei come suo paggio abbia preso un ragazzo, rapito a un Re indiano – bel bambolo rubato al mondo umano; e Oberon geloso lo vuol lui, per farne un cavalier dei boschi bui. Ma lei l’ama, lo vuole e se lo tiene, lo corona di fiori, è il suo bene! Ora se i due s’incontrano in un prato, o bosco, o fonte chiara o ciel gemmato, la lite è certa, e gli elfi per paura s’ascondon delle ghiande in scorza dura. Fata – O mi sbaglio e ti confondo con un altro, o tu sei quel folletto lesto e scaltro, detto Robin il Furbo; sei l’infame che spaventa le povere paesane, screma il latte, fa muffa nel granaio e fa impazzire il burro alla massaia, e a volte mandi in acido la birra, sperdi il viandante che di notte erra, e poi ne ridi; se però ti chiaman Farfarello, ti dicon bello, ti dicon dolce Puck, tu subito li servi e zac… Son qua io – Tu sei tu, tu sei lui, tu sei quello. Puck – Giusto, son io, l’hai detto: il vagabondo allegro della notte. Diverto Oberon, sono il buffone, inganno un grasso brocco scoreggione, nitrendo come puledra in fregola; o nella tazza d’una pettegola Sogno.indb 55 6-06-2011 17:46:57 56 Sogno della prima notte d’estate compaio in forma di mela cotta e quando beve io le salto in bocca, e le verso la birra sui bargigli. La zia che conta storie da sbadigli mi scambia a volte per uno sgabello, mi sposto, e giù di culo sul più bello, «Ahi, le mie chiappe», grida, scatarrando, e il coro quasi scoppia, sghignazzando, in crescendo, si sbellica, e poi giura che mai ha goduto di più lieta ora. Ma fai loco, Fata, arriva Oberón! Fata – E anche la mia Signora! Oh, dannazion! Entrano Oberon, Re delle Fate, da una porta, col suo Corteo, e Titania, la Regina, da un’altra, col suo. Oberon – Brutto incontro al chiar di luna, Titania altera. Titania – Che c’è, geloso Oberon? Fate, pronte a partire! Ho rinunciato al suo letto e alla sua compagnia. Oberon – Resta, volubile testarda, non sono il tuo Signore? Titania – E io tua moglie, allora? Ma io so che in fuga dal paese delle Fate, in veste di Cori stavi ogni giorno seduto a zufolar versi d’amore all’amorosa Fillide. Perché dall’India estrema sei tornato, dimmi, se non per quella Amazzone robusta, tua amante stivalata e bellicosa che a Teseo va sposa, e tu arrivi per dar prospera gioia al loro letto? Oberon – Vergognati, Titania, come puoi svilire il mio affetto per Ippolita Sogno.indb 56 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena prima 57 quando tu sai che so ch’ami Teseo? Tu l’hai guidato nel brillio notturno, dopo lo stupro inflitto a Perigenia, tu l’hai fatto mancare alle promesse fatte alla bella Egle, a Arianna, a Antiope? Titania – La gelosia falsifica ogni cosa: non c’è volta che quando al tempo del solstizio estivo, sia colle o valle oppur foresta o prato ghiaiosa fonte o mormorante rio, o sui sabbiosi margini del mare, danziamo in tondo al sibilar del vento, tu non guasti ogni svago coi tuoi sbraiti. Stufi di zufolar invano, i venti per vendetta risucchiano dal mare mefitiche brume, che sparse in terra, rendono superbo ogni rigagnolo, e l’acqua ne trabocca in ogni dove. E il bue sciupa i suoi sforzi sotto il giogo. Sudor sprecato è arare, e il grano verde marcisce giovin senza crescer barba; vuoto è l’ovile e i campi son sommersi, i corvi ingrassan d’appestate greggi, il gioco della tria sta sotto il fango e vaghi labirinti in folto verde, non più percorsi, sono ormai indistinti. Precoce inverno, senza le sue gioie: notti ch’allietano canti e caróle! Quindi la luna, che governa i flussi, pallida di rancore inzuppa l’aria, ogni male reumatico vi sparge. E vediamo turbarsi ogni stagione; e il gelo canutissimo che attacca Sogno.indb 57 6-06-2011 17:46:57 58 Sogno della prima notte d’estate il grembo vivo di purpurea rosa; di ghiaccio coronato Hiems il Re s’infiora d’odorosi bocci estivi, pronto per una farsa; e primavera, estate, fecondo autunno e rabbioso inverno cambian livrea; e il mondo, stupefatto, non distingue più frutto né stagione. Progenie d’ogni male che noi stessi con liti e con dissensi generiamo; ne siam paterna e materna origine. Oberon – Fai ammenda, allora? Sta a te decidere. Non vorrà Titania irritare il suo Oberon? Chiedo solo per me quel ragazzino rapito, come paggio. Titania – Mettiti il cuore in pace: quel ragazzo neanche col tuo regno me lo compri. La madre, devota del mio ordine, a notte, in India, nella speziata brezza, spesso mi pettegolava accanto, su gialle arene di Nettuno in riva, guardando i mercantili alla marea: e che ridere veder le vele pregne, a pancia gonfia del lascivo vento, e lei, con grazioso ondeggiar del passo, (già ricco il ventre del mio giovin paggio), come se le imitasse, s’assentava veleggiando sul suolo, poi tornava, ricca di mercanzie come una nave. Ma lei, ch’era mortale, di quel bimbo è morta, e io lo cresco per amor di lei, e per amor di lei, io non lo lascio. Oberon – Quanto intendi restare qui nel bosco? Sogno.indb 58 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena prima 59 Titania – Forse fino alle nozze di Teseo. Se avrai pazienza di danzar la ronda e prender parte alle lunari feste, se no, ignorami, e io ti evito. Oberon – Dammi il ragazzo e tornerò con te. Titania – No, per tutto il tuo regno! Fate, andiamo! Se resto ancora so che litighiamo. Escono Titania e Seguito. Oberon – Va’ dove vuoi. Non uscirai dal bosco, e ti tormenterò per questa offesa. Caro Puck, vieni, ricordi quella volta: su un alto promontorio ero in ascolto d’una sirena che a un delfino in groppa cantava un’aria sì armoniosa e dolce che il rozzo mar s’incivilì a quel canto. Qualche stella si svelse di sua sfera, a udir la musica di marina ninfa? Puck – Mi ricordo. Oberon – Quella volta io vidi (tu non puoi), tra la fredda luna e la terra in volo Cupído armato: mirava a una vestale, bella e su un trono assisa all’Occidente, e scoccò netto l’amoroso dardo, da trapassarne centomila cuori. S’estinse ai casti raggi dell’acquórea luna quel dardo ardente, io lo vidi; e l’imperial pretessa ne fu indenne, in virginal meditazione senza voglie. E vidi dove cadde quella freccia: cadde su un fiorellino bianco latte, ma la piaga d’amore ora l’imporpora: «voglia d’amore» lo chiaman le ragazze. Sogno.indb 59 6-06-2011 17:46:57 60 Sogno della prima notte d’estate Cercami il fiore; la pianta t’è nota: il suo succo su palpebre dormienti farà invaghire uomo o donna, pazzi della creatura viva che vedrà per prima. Cercami quell’erba, e torna, prima che nuoti un miglio il Leviatano. Puck – In quaranta minuti cinghierò la terra. Oberon – Quel succo, appena ce l’ho, aspetto che Titania s’addormenti, glielo spremo negli occhi goccia a goccia: la prima cosa che al risveglio vede (leone, orso, lupo, oppure toro, scimmia impicciona o babbuino inquieto) lo bramerà con l’anima d’amore. E prima che le tolga quell’incanto (come con altra erba posso fare) a rendermi quel paggio io la costringo. Entra Demetrio, Elena lo segue. Ma chi arriva? Io son invisibile, resto a origliare quel che si dicono. Demetrio – No, non ti amo, quindi non seguirmi. Dove son Lisandro e la bella Ermia? L’uno l’uccido, l’altra uccide me. M’hai detto: «Si nascondono nel bosco». E qui sono, imboschito nel cervello ormai, e non trovo la mia Ermia. Senti, vattene! Non seguirmi più. Elena – M’attrai tu, duro cuor di calamita, ma non attrai ferro, il mio è d’acciaio. Se smetti la tua forza di magnete Sogno.indb 60 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena prima 61 io perderò ogni forza di seguirti. Demetrio – Ti seduco? Ti dico paroline? Oppur ti dico, e con ogni franchezza che non ti amo e mai potrò amarti? Elena – E anche per questo t’amo ancor di più. Sono il tuo cane cocker, mio Demetrio, e più mi picchi più io scodinzolo. E come un cane scacciami, battimi, trascurami, sperdimi, ma permetti (indegna come sono) ch’io ti segua. C’è peggior posto per me nel tuo amore – eppure elevatissimo per me – ch’esser trattati come il tuo cane? Demetrio – Non tentar troppo l’odio del mio spirito. Quando ti vedo tu mi dai la nausea. Elena – E io ho la nausea quando non ti vedo. Demetrio – Tu comprometti troppo il tuo pudore lasciando la città per consegnarti nelle mani di chi non t’ama affatto, confidando all’occasione della notte, in luogo deserto e che mal consiglia la tua verginità, ch’è il tuo tesoro. Elena – La tua virtù mi è di garanzia: se vedo la tua faccia non è notte, e quindi io penso che ora non è notte, e mondi di compagnia mi stan davanti, perché tu, ai miei occhi, sei tutto il mondo; e chi può dire allora ch’io son sola, quando l’intero mondo è qui e mi guarda? Demetrio – Fuggo da te e mi nascondo nel fitto, ti lascio in preda alle bestie feroci. Elena – Più feroce d’ogni bestia è il tuo cuore. Sogno.indb 61 6-06-2011 17:46:57 62 Sogno della prima notte d’estate Se tu vuoi, fuggi, cambierem la storia: Apollo fugge e Dafne lo rincorre, la colomba, il grifone, e cerva mite scatta a inseguir la tigre – corsa inutile: la viltà insegue e il coraggio scappa! Demetrio – Non sopporto i tuoi discorsi; me ne vado, e se tu mi segui, no, non credere, che in quel bosco non possa farti anche del male. Elena – Ahimè, al tempio, in città, in campagna, tu mi fai del male. Bada, Demetrio, svergogni il mio sesso; in amor per voi la lotta è dovere, e noi remissive: l’uomo seduce, noi subiam passive. [Esce Demetrio.] Ti seguo, e il mio inferno sarà beato: morir per mano di chi ho tanto amato. Oberon – Addio, ninfa – Prima che quello lasci la foresta, mendicherà l’amor tuo, tu fuggi lesta. Entra Puck. Ce l’hai il fiore? Benvenuto, il mio viandante! Puck – Eccolo qui. Oberon – Ah, ti prego dammelo! So di una riva dove il timo è in fiore, primule e viole in tenero tremore, e folto caprifoglio a baldacchino, belle rose muschiate e irto spino. A volte, a notte, là, dorme Titania dai fior cullata con danzante nenia, là i serpi sveston le smaltate pelli che son perfette vesti per le Fate; le spargerò sugli occhi il succo a strie, Sogno.indb 62 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena seconda 63 l’impregno d’obbrobriose fantasie. Portane un po’ con te, là tra le piante, c’è una bella, ch’è la sdegnata amante d’un giovane ateniese: ungi anche lui, e che al risveglio veda solo lei. Lo riconoscerai, perché è palese: l’abito che lui indossa è da ateniese. Ma stai attento: è importante che lui l’ami ben più assai di quanto lei lo brami. Ci rivedremo qui al cantar del gallo. Puck – Lo farò, mio signore, senza fallo! Escono. Scena seconda Entra Titania, Regina delle Fate, col suo Corteo. Titania – Suvvia, una ronda e una canzon di Fate; poi, per un terzo di minuto, tutti via: chi a uccider bruchi in boccioli di rosa; chi a cacciar nottole per le cuoiose ali, che per gli Elfi son mantelli; chi a scacciar lugubri gufi che bubolan stupiti ai nostri spiritelli. Su ninnatemi; e poi al lavoro; lasciatemi dormir. Song Prima Fata Serpi bifide e screziate Irti ricci via sparite Sogno.indb 63 6-06-2011 17:46:57 64 Sogno della prima notte d’estate Orbettini e salamandre La Regina non turbate Coro Filomela melodiosa Ninna ninna il suo riposo Ninna-o ninna-o ninna ninna ninna-o Né magia o maligno incanto Può colpire la Signora Calma notte e ninna-o Ninna ninna ninna-o Prima Fata E tu ragno tessitore E tu nero scarafaggio E tu verme e tu lumaca Non recatele oltraggio Coro Filomela melodiosa Titania dorme. Ninna ninna il suo riposo Ninna-o ninna-o ninna ninna ninna-o Seconda Fata Su andiam via! Dorme la bella Uno stia di sentinella [Escono le Fate.] Entra Oberon [e spreme il succo sulle palpebre di Titania]. Oberon – Al risveglio quel che vedi Ch’è il tuo vero amore credi; Ama e langui e a lui cedi. Lince o gatto, orso peloso, Pardo o porco setoloso, Sogno.indb 64 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena seconda 65 Quel che vedi il cuor ti tocchi, Al tuo primo aprir degli occhi: E sia laido e mostrüoso. Esce. Entrano Lisandro ed Ermia. Lisandro – Amore, sei stanca, quasi svieni? E a dire il vero non so più il cammino. Riposiamoci, Ermia, se ritieni: aspettiamo il conforto del mattino. Ermia – E sia, Lisandro: su, trovati un letto, io poso il capo qui, sarà perfetto. Lisandro – La bella riva che per noi è un cuscino, un cuore, un letto, due petti, e siamo uno. Ermia – No, buon Lisandro, no, se mi vuoi bene, più in là, così vicino non conviene. Lisandro – Oh, cogli il senso della mia innocenza: amor nelle parole va all’essenza! Voglio dir che il mio cuore al tuo è congiunto, e che di due uno, ecco l’assunto: due petti da un sol voto incatenati, due petti ch’un amor si son giurati. Dormo accanto a te, non mento, l’ho detto: accanto, sì, ma non insieme a letto. Ermia – Giochi con grazia, tu, con le parole. Accidenti al buon stile e alle maniere, se hai capito che le credo menzognere! Ma, caro, per cortesia e amore fatti più in là, così vuole il pudore, a distanza, dico, basta un nonnulla, tra scapolo virtuoso e una fanciulla. Sogno.indb 65 6-06-2011 17:46:57 66 Sogno della prima notte d’estate Ecco, va bene lì, e notte d’oro, finché sei vivo amami, tesoro. Lisandro – Amen, sia fatta la tua volontà: muoia la vita se muor fedeltà! Ecco il mio letto; il sonno ti dia pace. Ermia – Bell’augurio, e così sia, per chi accanto mi giace. Entra Puck. Puck – Per il bosco, mille tese, ma non vedo un ateniese sui cui occhi provo il fiore che ti stimola l’amore. Notte e quiete. – Ma chi è qui? Ateniese? – È lui, sì! Lui è quello che disprezza quella povera ragazza; questa è lei, che qui riposa sulla terra rugiadosa. Che carina!… Sta distante da quel bruto e anti-amante. Villan, io ti spargo gli occhi: quest’incanto il cuor ti tocchi, e al risveglio mai più il sonno gli occhi tuoi trovar non ponno. Sveglia, su, di fretta son ché m’attende Oberón. Esce. Entrano Demetrio poi Elena, correndo. Elena – Fermo, Demetrio, uccidimi, se vuoi! Demetrio – Va’ via, tu m’ossessioni, no, non puoi! Sogno.indb 66 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena seconda 67 Elena – Mi lasci qui al buio? Io mi struggo! Demetrio – Resta, a tuo rischio, io, da solo, fuggo. Esce. Elena – Ho l’affanno per questa folle caccia! Prego, ma il mio pregar la grazia scaccia. Felice Ermia, ovunque ora riposi, per gli occhi suoi beati e maliosi. E brillano! Non per salato pianto, non come i miei, che spesso piangon tanto. Son brutta come un orso, eh, sì, è dura, mi fuggono le bestie per paura: fugge Demetrio, e allor quale stupore? Vede il mostro che son, fugge in orrore! Occhi siderei ha lei! Specchio imbroglione se osi far coi miei un paragone! Ma chi c’è qui? Lisandro? A terra? È in vita? È morto? Non c’è sangue né ferita. Lisandro, vivi? Svegliati, diletto! Lisandro – [svegliandosi] – Per amor tuo nel fuoco ora mi getto! Sei trasparente! Un magico lucore qua dentro al petto tuo mi mostra il cuore! Dov’è Demetrio? Che parola ostile! Per mia spada morrà quel nome vile. Elena – Lisandro, no, non dirlo, perché mai? Lui ama la tua Ermia. Già lo sai. Ma Ermia ama te. Quindi, contento. Lisandro – Contento io di Ermia? No, mi pento dei minuti di tedio con lei; mi pento, e assai. Non lei! Io amo te: s’addosso piomba un corvo, non l’ami più d’una colomba?! È la ragion che al desiderio insegna: ragion mi dice che tu sei più degna. Sogno.indb 67 6-06-2011 17:46:57 68 Sogno della prima notte d’estate Ogni cosa matura in sua stagione: ero acerbo, immaturo di ragione; dell’esperienza ormai varco la soglia, ed è ragion che guida la mia voglia agli occhi tuoi: io leggerò in quel lume storie d’amore scritte in splendido volume. Elena – Ch’io sia nata per essere schernita? Cosa c’è in me che il tuo disprezzo invita? Dico, ragazzo, non ti basta, no, ch’un dolce sguardo mai ebbi né avrò da Demetrio? Anche quello mi disprezza! Tu deridi in sovrappiù la mia pochezza?! Tu m’offendi, sì, e arrivi al segno: mi corteggi, lo vedo, è per disdegno. Addio, caro! Ti dico sul mio onore: t’ho creduto di cortesia signore. Che una donna da uno rifiutata debba esser da un altro anche insultata?! Esce. Lisandro – Non ha visto Ermia. Dormi? E dorme duro! Ma a me mai più verrai vicino, giuro! Se di dolci t’ingozzi e squisitezze ti stomacano poi, paion schifezze, chi lascia un’eresia in cui è caduto l’odia di più, perché ci ha creduto. Quindi, dolciume mio e mia eresia, t’odieran tutti e più di tutti io! Ora ogni forza in me, ogni potere, sia d’Elena: sarò suo cavaliere! Esce. Ermia – [svegliandosi] – Lisandro aiuto, aiutami tu almeno! Strappami il serpe viscido dal seno! Sogno.indb 68 6-06-2011 17:46:57 Atto ii, scena seconda 69 Aiuto! Ma era un sogno?! Oh che orrore! Vedi? Ancor son scossa dal tremore: il cuor mi divorava quel serpente, tu guardi il crudel pasto, sorridente! Lisandro?! Mi senti?! Ehi!?! No!? Son sola!!? Andato!? Ehi?! Né suono, né parola! Dove sei? Parlami e di me abbi cura, parlami amore, o svengo di paura! Andato! Capisco e più non dubito: o morte o te vado a cercar subito. Esce. [Titania resta in scena addormentata.] Sogno.indb 69 6-06-2011 17:46:57 Atto III Scena prima [Titania sempre in scena addormentata.] Entrano Quince, Bottom, Snug, Flute, Snout e Starveling. Bottom – Siam tutti qui convenuti? Quince – E spaccando il minuto; e il posto è una meraviglia per le nostre prove. Quel pratino là sarà la nostra scena, il cespuglio di biancospino, qui, sarà la quinta; facciamo una filata, con l’azione, come la faremo di fronte al Duca. Bottom – Peter Quince! Quince – Che dice il nostro ottimo Bottom? Bottom – Ci sono cose in questa farsa di Piramo e Tisbe che proprio non andranno giù. Primo, Piramo deve sfoderar la spada per ammazzar se stesso, e questo le signore proprio non lo gradiscono. Cosa mi rispondete, eh? Snout – Santa Madonna, sai che paura! Starveling – Credo che dobbiam tagliare tutti gli ammazzamenti nel finale. Bottom – Ma neanche per idea. Ho io una soluzione che sistema tutto. Quince, scrivimi un prologo, e che questo pro- Sogno.indb 70 6-06-2011 17:46:57 Atto iii, scena prima 71 logo abbia l’aria di dire che noi con le nostre spade non facciamo male a nessuno, e che Piramo non si uccide davvero. E perché stiano proprio tranquille, diciamo che io, Piramo, non sono Piramo, ma Bottom il tessitore. E questo gli toglie ogni paura. Quince – E va bene, ci sarà il prologo, e sarà a ballata, in versi di undici e sette sillabe. Bottom – No, abbondiamo, abbondiamo, facciamo dodici e otto. Snout – Ma il leone non farà paura alle signore? Starveling – Mi sa proprio che sì! Bottom – Colleghi, riflettete un po’: portare in scena (dio ce ne guardi!) un leone, in mezzo alle signore, è una cosa che fa davvero spavento; non c’è selvaggina rapace più terribile di un leone vivo. Quindi, pensiamoci due volte! Snout – E allora dobbiamo scrivere un altro prologo per dire che non è un leone. Bottom – No, no, chiamiamolo col suo nome, ma metà della faccia si deve vedere da un buco nel collo del leone; e lui stesso parlerà dal buco dicendo così, o con parole più acconciate: «Signore», anzi «Belle signore, gradirei», anzi «vi supplico», anzi «vi impietro» – ma con la giusta acconciatura di parole –: «Non c’è da aver paura, no, non tremate: ne risponde la mia vita! Se pensate che io che vengo qui sono un leone, ne andrebbe appunto della mia vita. No, non sono un leone; sono un uomo, un uomo come tutti gli altri!». E a questo punto, dica il suo nome, dica chiaro e tondo che lui è Snug, il falegname. Quince – E va be’, sarà così; ma ci sono altre due cose difficili: ossia, portare il chiaro di luna in una sala, al chiuso; perché, come sapete, Piramo e Tisbe si incontrano al chiar di luna. Sogno.indb 71 6-06-2011 17:46:57 72 Sogno della prima notte d’estate Snout – Ma c’è la luna la notte della recita? Bottom – Un calendario, un calendario! Guardate nell’alamanacco: trovare chiaro di luna, chiaro di luna! Quince – Sì, brilla la luna quella notte. Bottom – Bene, e noi lasciamo aperta un’anta della finestra nella sala dove recitiamo e la luna splende dalla finestra. Quince – Ma sì, oppure uno entra con un fagotto di spini e dice: «Io qui sfiguro sotto mentita sfoglia il personaggio di Chiardiluna». Ma c’è anche un’altra cosa: dobbiamo avere un muro là in quel salone; perché, Piramo e Tisbe, dice la storia, si parlavano attraverso una fessura nel muro. Snout – Eh, non è che si può portar dentro un muro. Che ne dici, Bottom? Bottom – Eh, uno o l’altro di noi deve interpepetrare Muro; si mette addosso un po’ di gesso, o di intonaco rustico, o qualche pietra squadrata, e significa muro; poi, tiene le dita così. E attraverso quel pertugio Piramo e Tisbe si sussurrano. Quince – Se si può fare, allora siamo a posto. Su, tutti qui, ora sedetevi, e proviamo le nostre parti. Piramo, cominci tu: e dopo che hai detto la tua battuta, esci infilandoti nel cespuglio; e questo vale per tutti; ma entrate al momento giusto, attenti all’imbeccata! Entra Puck [da dietro]. Puck – Che rustici rozzi schiamazzano qui, presso la culla della Regina?! Cosa? Teatro? Sarò spettatore; attore forse, se ce n’è motivo. Quince – A te, Piramo, di’ la battuta; e tu, Tisbe, vieni avanti. Bottom – [come Piramo] – Tisbe, fior da’ flagranti aromi… Sogno.indb 72 6-06-2011 17:46:57 Atto iii, scena prima 73 Quince – Fra-fra-fra-grante! Bottom – … fragranti aromi… parmi il tuo alito, o Tisbe mia, mia cara Ma, odi!!? Una voce? E parmi chiamarmi? Tu resta! Io vado e torno, Tisbe rara. Esce. Puck – Più strambo Piramo mai si vide in scena! Esce. Flute – Tocca a me? Quince – Ma sì, perdio, tocca a te!! Ma lo devi capire tu che lui esce soltanto a vedere un rumore che ha sentito e poi torna indietro. Flute – [come Tisbe] – Piramo radioso di lilial candor Qual rubea rosa su trionfante spino, O tu dal giovenal-vanil color, Fedel com’un caval al suo cammino; T’incontrerò alla tomba di Ninnino… Quince – «Nino, Nino, la tomba di Nino», caro! Ma quello non dovevi dirlo adesso: è la tua risposta a Piramo. Caro, tu mi reciti tutto insieme: parte tua, parte degli altri, didascalie, tutto. Ora, Piramo entra! E gli dai la battuta tu, col tuo «caval al suo cammino». Flute – Ahhh!? – … fedel com’un caval al suo cammino… Entrano Puck, e Bottom con una testa d’Asino. Bottom – [come Piramo] – Fossi io bello Tisbe, sare’ tutto tuo… Quince – Ohhh! Mostruoso! Ohhh! Strano! Siamo stregati. Preghiamo, colleghi! Fuggiamo, colleghi! Aiuto! Escono Quince, Snug, Flute, Snout e Starveling. Puck – Vi seguo, io vi meno in girotondo, tra spini, pruni, rovi o corvi rochi Sogno.indb 73 6-06-2011 17:46:57 74 Sogno della prima notte d’estate a volte cavallo, o cane errabondo, o porco, orso acefalo, fatui fuochi; nitrisco, abbaio, grugnisco, bramisco e crepito d’ogni bestia o forza io son lo strepito. Esce. Bottom – Be’?! Perché son scappati?! È una mascalzonata che mi fanno: mi voglion far paura!? Entra Snout. Snout – Oh, Bottom, sei traformato! Che cosa vedo sulla tua testa? Bottom – Che cosa vedi? Vedi quella tua testaccia d’asino, ecco cosa vedi! [Esce Snout.] Entra Quince. Quince – Che dio ti benedica, Bottom, che dio ti benedica! Ti han trasfigurato! Esce. Bottom – Ah, capisco, quei mascalzoni: vogliono farmi fare la figura dell’asino, vogliono spaventarmi. Se ci riescono. Ma io non mi muovo di qui; facciano quel che credono. Cammino su e giù, e canto, così sentono che non ho paura. – [canta] – Il merlo di piuma sì nera Dal becco sì giallo e arancion Il tordo di nota sì pura Lo scricciol di lieta canzon… [Il canto sveglia Titania.] Sogno.indb 74 6-06-2011 17:46:57 Atto iii, scena prima 75 Titania – Che angelo mi sveglia dal mio fiorito letto? Bottom – [canta] – L’allodola, il lieto fringuello, Il cucco che chiama i cornuti «Cucù», dov’avete il cervello Mariti traditi e fottuti? Cucù… cucù… Già, qui da noi, quando canta un cuculo, i cornuti si sentono chiamati in causa. Ma chi altro si prenderebbe la briga di rispondere a un uccello così stupido, anche se canta cucù a squarciagola? Titania – Prego, gentil mortale, canta ancora. Del tuo canto il mio orecchio è innamorato e il mio occhio del tuo aspetto è prigioniero; la tua bellezza m’avvince, io ti bramo, ed è forza ti dica: io t’amo! Bottom – Signora, non ne vedo proprio la ragione. E del resto, a dire la verità, al giorno d’oggi ragione e amore non si fanno buona compagnia. È sempre un peccato che onesti vicini non facciano nulla per fare amicizia. Vede, se è il caso, so anche essere arguto. Titania – Sei spiritoso, sì, e tanto bello! Bottom – Né l’uno né l’altro; ma spero di avere abbastanza spirito da tirarmi fuori da questo bosco, e questo mi basta. Titania – Da questo bosco tu non uscirai, anche se lo desideri, no, mai! Io son spirito d’alto onore degno, eterna estate abita il mio regno; e io ti amo: dunque, amore, resta, le mie Fate ti serviranno in festa, pescheran dagli abissi gemme e ori, ti ninneranno su un cuscin di fiori, io affinerò la tua natura grezza Sogno.indb 75 6-06-2011 17:46:57 76 Sogno della prima notte d’estate e sarai spirito d’aerea brezza. Fiordipisello! Ragnatela! Moscerino! Grandisenape! Entrano quattro Fate. Fiordipisello – Pronti! Ragnatela – Anch’io! Moscerino – Anch’io! Grandisenape – Anch’io! Tutte – Dove ci mandi? Titania – Siate cortesi con questo gentiluomo; danzategli a sciame innanzi agli occhi, nutritelo di lamponi e d’albicocche, d’uva purpurea, fichi, more e tarocchi, e l’umil ape di miele l’imbocchi, rubatele la cera dai ginocchi, per farne torce, che accende lucciola coi verdi occhi, fategli lume a letto – all’amor mio! – e si rimbocchi; diaspreo ventaglio di farfalla a lievi tocchi scacci raggi di luna dai suoi occhi dormienti. E avanti a lui ognuno s’inginocchi. Fiordipisello – Salve, mortale! Ragnatela – Salve! Moscerino – Salve! Grandisenape – Salve! Bottom – Improlo la compassione delle Signorie Vostre, con tutto il cuore. Di grazia, come si chiama la Signoria Vostra? Ragnatela – Ragnatela. Bottom – Vorrei fare con voi più ampia conoscenza, caro Signor Ragna Tela: se mi taglio un dito, avrò occasione di disturbarLa: dicono che rimargina prima. E il suo nome, gentilissimo Signore? Sogno.indb 76 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 77 Fiordipisello – Fiordipisello. Bottom – La prego, presenti i miei omaggi alla Signora Buccia di Pisello, Sua madre, e al Signor Baccellone, Suo padre; caro il mio giovin signor Fior di Pisello, anche con Lei desidero fare più ampia conoscenza. E il Suo nome, Signore, prego? Grandisenape – Grandisenape. Bottom – Carissimo Signor Grandi Senape, la capisco, so bene cos’ha dovuto sopportare: aver così tanti parenti della sua nobile casata divorati da quel colossal codardo del signor Manzo Arrosto! Mi creda, la sua famiglia mi ha sempre fatto lagrimare gli occhi. Anche con Lei, più ampia conoscenza, caro Signor Grandi Senape. Titania – Conducetelo al mio boudoir, intanto… Occhi acquosi ha la luna, piangerà, e se piange, anche i fiori spargon pianto, lamentan la stuprata castità. Legategli la lingua: silenzio, mia amata beltà! Escono. Scena seconda Entra Oberon, Re delle Fate. Oberon – Chissà se Titania s’è svegliata? E cosa le avrà colpito gli occhi, per cosa si struggerà perdutamente? Entra Puck. Ecco il mio messaggero. Come va, spirito pazzo? Nel bosco incantato che legge stanotte è in vigore? Sogno.indb 77 6-06-2011 17:46:58 78 Sogno della prima notte d’estate Puck – La padrona per un mostro è tutta amore. Presso all’alcova sua, santa e discreta, nell’ora che di sonno è densa e quieta una troupe scalcagnata d’artigiani – gente rozza – che a bottega si guadagna il pane, viene lì per provare un Intermezzo che di Teseo celebra le nozze; il più bifolco della lor marmaglia, che fa Piramo in quella lor brodaglia, esce di scena ed entra in un cespuglio, e a mio favor la trama io qui ingarbuglio: gli cresce testa d’asino orecchiuta. Ma alla sua Tisbe manca la battuta, entra in scena il mio guitto e «Ohimè, che orror!» oche alla vista d’astuto cacciator, cornacchie rauche, prive d’un riparo, levate a sciame in cielo da uno sparo, che si sperdon per l’aria in folle volo, così fuggono i suoi compagni al suolo; batto i piedi, l’un contro l’altro sbatte, grida «Assassinio!», «Aiuto!» tra le fratte. Fiacco il senno, perché paura è forte, cose inerti sembran far loro torto: spine e rovi li strappano a brandelli, vesti, maniche, tutto, anche i cappelli. E via li guido pazzi di terrore. Trasmutato, sta lì il Piramo amatore. Titania si desta, i sensi riprende, e subito d’un asino s’accende. Oberon – Anche meglio di come progettato. E all’Ateniese gli occhi gli hai umettato col succo dell’amore, come ho detto? Sogno.indb 78 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 79 Puck – L’ho colto nel sonno – tutto perfetto! – e la ragazza gli dormiva a lato: per forza ha visto lei, se s’è svegliato. Entrano Demetrio ed Ermia. Oberon – Fermo, eccolo, l’ateniese è lui! Puck – Lei è proprio lei, ma lui non è il suo lui! Demetrio – Perché respingi me, se sai che t’amo? Grame parole di’ a nemico gramo. Ermia – Parole? Passerò a gesti inconsulti, che altro meriti tu se non insulti?! M’hai ucciso Lisandro, e lui dormiva, nel sangue hai intinto un piede? Su arriva al fondo dell’abisso: uccidi me! Più fedele era lui del sole al giorno, poteva lui sparir senza ritorno, lasciandomi a dormire? Non ci credo, neanche se la luna buca la salda Terra, fino agli antipodi, e spavalda, in barba al sole, splende piena all’orizzonte. Sei l’assassino, te lo leggo in fronte! Faccia d’assassino, trista e lugubre! Demetrio – Assassino, io? Eccomi qua! Trafitto in cuor da tanta crudeltà; e tu, assassina, splendi pura e chiara, come Venere in sua brillante sfera. Ermia – Che c’entra con Lisandro? Su, dov’è? Buon Demetrio, suvvia, ridallo a me! Demetrio – Piuttosto do ai cani la sua carcassa! Ermia – Tu, cane! Tu mastino! Oltrepassa ogni mia pazienza! Tu l’hai ucciso? Sogno.indb 79 6-06-2011 17:46:58 80 Sogno della prima notte d’estate Dagli altri umani che tu sia diviso! Ma di’ la verità, dilla ch’è meglio! Tu lo guardavi in faccia s’era sveglio? Dormiva, no? E l’hai ucciso? Sai, l’audace!? Una vipera, un serpe ne è capace! Sì, una vipera, e non c’è vipera forse che con lingua più biforcuta morse. Demetrio – Ti scaldi a vuoto, è una tua idea stolta: del sangue di Lisandro io non ho colpa. A quanto so, non è affatto morto. Ermia – Oh, dimmi che sta bene e che ho torto. Demetrio – Se lo dimostro, cosa mi dai tu? Ermia – Un privilegio: non vedermi più. Presenza odiosa, da te io sparirò, per sempre, sia che lui viva o no. Esce. Demetrio – Guai a chi la segue, s’è d’umor funesto! È meglio trattenersi, e qui io resto. Il peso del dolore sempre aumenta, s’a ripagare i debiti poi stenta il sonno in bancarotta. Un acconto me lo prendo; speriam che paghi pronto. Si sdraia [e s’addormenta]. [Oberon e Puck vengono avanti.] Oberon – Ma che hai fatto? Hai sbagliato tutto! In occhi d’amor vero il succo hai strutto! Da ciò segue, com’è ormai invalso, ch’amor vero si muta, non il falso. Puck – Per un che tiene la parola data, mille spergiuran, è voler del fato. Sogno.indb 80 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 81 Oberon – Va’ per il bosco, più svelto del vento e Elena d’Atene cerca attento, geme di mal d’amore e il viso ha esangue, gemere costa caro a un giovin sangue. Portala qui con una tua illusione, io gli occhi incanto a lui con la pozione. Puck – Vado, guarda, volo, ardo. Mai tartaro scoccò più svelto dardo. Esce. Oberon – [spremendo il succo sulle palpebre di Demetrio] – Offri tu purpureo fiore che Cupido ferì al cuore il tuo magico liquore a pupilla nel torpore: lei gli appaia tutta amore circonfusa di splendore come Venere in suo albore; la vedrai e sarà tremore, ma lei cura ogni dolore. Entra Puck. Puck – Capitan d’eserciti fatati son qui tutt’e due, li ho trovati: lei, e lui, stregato per mio errore, ch’ora implora una cauzion d’amore. La farsa ha inizio. Guardiam appartati. I mortali son buffoni nati! Oberon – Ma fanno un gran baccano, sveglian Demetrio, piano… Puck – Ora due corteggian una, che già in sé è una bella scena. Sogno.indb 81 6-06-2011 17:46:58 82 Sogno della prima notte d’estate È per me il piacer più vario, quando il mondo va al contrario. [Si fanno da parte.] Entrano Lisandro ed Elena. Lisandro – Perché pensi che per scherno io ti corteggio? Lo scherno non di lacrime si pasce. Guarda! Giuro, e piango, io non dileggio: «Vero è quel giuro che dal pianto nasce». E tutto questo a te pare disprezzo? Vassallo a verità ogni mio atto, e non l’apprezzi?! Elena – E furbo anche? Con uno, uccide l’altro giuramento: tu giuri a Ermia, ora. Vuoi lasciarla? È un diabolico-pio combattimento! Parola contro parola; a pesarla su una calibratissima basculla: favole oziose che non pesan nulla. Lisandro – Non ero in me quando ho giurato a lei! Ermia – Mi par che neanche ora tu lo sei! Lisandro – Demetrio l’ama, e non ama te. Demetrio – [si sveglia] – Oh, Elena, dea, ninfa, commista di divini tocchi, a cosa mai ti paragono gli occhi? Cristallo? No, fangoso! E quella bocca? Bacianti ciliegie? A cui voglia abbocca? E del Tauro le pure algide nevi? Ala di corvo, se solo una man levi! O principessa di fulgida bianchezza, ti do un bacio, sigillo d’ogni ebbrezza! Elena – Cos’è? Tutti d’accordo? Fa spavento! M’usate tutti per divertimento? Sogno.indb 82 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 83 Foste civili, usi a cortesia, non mi fareste questa villania. Lo so, m’odiate! Non potreste odiarmi senza unirvi in complotto per burlarmi? Foste uomini, e a mostrarlo ognun s’affanna, non trattereste così una gentildonna: voti e lodi, stralodi, pezzo a pezzo, quando, in cuor vostro, io vi fo’ ribrezzo. Siete rivali: infatti, amate Ermia; rivaleggiando però per beffar Elena. Oh, magnifica impresa, oh, viril vanto: dagli occhi di una donna spremer pianto, deridendola! Se voi aveste un poco di nobiltà, perché insulto così bieco a una vergine, e poi, così per gioco?! Lisandro – Sei crudele, Demetrio, perché mai? Ami Ermia, e che lo so tu sai. Libero nel voler, con tutto il cuore, cedo a te la quota mia d’amore d’Ermia, e d’Elena cedi a me la parte tua; l’amo, per sempre, fino a morte. Elena – A sprecar fiato i due ci vanno forte. Demetrio – Lisandro, tienti la tua Ermia, io t’invito; se ci fu amore, è un amor finito. Per lei il mio cuor fu un ospite a soggiorno, ora è d’Elena, a casa fa ritorno, per restare. Lisandro – Elena! Mi stupisci?! Demetrio – La fedeltà disprezzi, e non capisci; magari un giorno, poi, la paghi cara. Guarda, viene il tuo amore, la tua cara. Sogno.indb 83 6-06-2011 17:46:58 84 Sogno della prima notte d’estate Entra Ermia. Ermia – Cupa notte, priva l’occhio di funzione e all’orecchio dà più acuta percezione; se della vista indebolisce il senso all’udito dà pero doppio compenso. A trovarti, Lisandro, non fu l’occhio, a cogliere il tuo suono – e lo ringrazio – fu l’orecchio. Perché, crudele, abbandonar chi t’ama? Lisandro – Perché restare quando Amor ti chiama? Ermia – Quale amore può strapparti dal mio fianco? Lisandro – L’amor mio, richiamo a cui non manco: la bella Elena, che più indora la notte di fulgore di mille occhi e globi di chiarore. Perché mi cerchi? Non capisci ancora? È sol per odio ch’io ti lascio ora. Ermia – Non parli come pensi; è un’illusione?! Elena – Guarda, anche lei è della coalizione! Ora capisco, è tutta una finzione, un gioco perfido di derisione. Ingiuriosa Ermia, e ingratissima! Sei d’accordo, complotti con quei due, per tormentarmi con dispetto e scherno?! Pensa ai segreti che ci siam scambiate, ai voti di sorelle, alle ore in cui sgridavamo il tempo piede-rapido che ci separava. – Si scorda tutto, eh? Le amiche a scuola, l’infanzia innocente? Noi, Ermia, come dèi artefici, abbiam creato ad ago insieme un fiore, stesso punto, un unico cuscino per sedere, trillato insieme all’unisono nel canto, Sogno.indb 84 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 85 come con mani, fianchi, voci e menti d’un corpo solo. Siam cresciute insieme, due ciliegie gemelle, separate in apparenza, ma congiunte in una, due bei frutti che un sol gambo genera; due corpi, in apparenza, e un solo cuore; due partizioni d’uno scudo araldico, ma coronate da un sol cimiero. E ora stracci il nostro amore antico, per complottar con uomini a mio scherno? Non è da amiche, no, non è da donne; oltre a me, è il nostro sesso che ti sgrida, anche se solo io sento l’offesa. Ermia – Parole aspre, che mi stupiscono: non ti schernisco, tu schernisci me. Elena – Non hai indotto tu Lisandro, a mio spregio, a seguirmi, a lodarmi gli occhi e il viso; e quell’altro amante tuo, Demetrio, che or’ora mi scansava via col piede, a chiamarmi: dea, ninfa divina e rara, preziosa, celestiale? Perché mai parla così a chi odia? E Lisandro nega l’amor per te, di cui è ricco, per cercar da me – dimmi un po’! – affetto?! E in questo tu non c’entri – nooo! – non li hai istigati?! Ch’io non sia in buona grazia come te, sovraccarica d’amore, fortunata, ma soffra invece del mio amor sprezzato, muove a pietà, di norma, non a scherno. Ermia – Io proprio non capisco che vuoi dire! Elena – Ah no!? Continua, fingi, fai la seria; e se volto le spalle, via, boccacce, Sogno.indb 85 6-06-2011 17:46:58 86 Sogno della prima notte d’estate strizzate d’occhio; è un bello scherzo, no?! Un bel gioco; se riesce bene passerà alla storia. Aveste voi pietà, grazia e maniere, non fareste di me il bersaglio vostro. Statevi bene; in parte è colpa mia, che morte o assenza, presto o poi, risana. Lisandro – Aspetta, lascia che mi giustifichi; amore, vita, anima mia, mia Elena! Elena – Parole eccelse! Ermia – [a Lisandro] – Caro, basta prenderla in giro! Demetrio – Lei ti prega, io invece ti costringo. Lisandro – Che lei preghi e tu costringa fa lo stesso. Le tue minacce o flebili preghiere hanno egual forza; Elena, io t’amo; lo giuro, pronto a dar vita e tutto, per provar che mente chi dice che non t’amo. Demetrio – Dico che io t’amo di più. Lisandro – Se lo dici, appartiamoci e provalo. Demetrio – Subito, andiamo! Ermia – Lisandro, dove vuoi arrivare? Lisandro – Togliti di mezzo, pelle scura da etiope! Demetrio – Macché, è tutta una finta! – [a Lisandro] – Dai, su, seguimi!? Vedrai che non mi segue. Sei un animo mite, va’! Lisandro – Lasciami gatta unghiuta, via, mignatta, o ti scuoto via come un serpente. Ermia – Così violento?! Perché così cambiato, dolce amore?! Lisandro – Il tuo amore?! Va’, via, negra, tartara, va’ via! Via, schifosa medicina, stomachevole pozione! Ermia – Ma sta scherzando, no?! Elena – Sì, certo, e anche tu scherzi. Sogno.indb 86 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 87 Lisandro – Demetrio, io tengo fede alla parola. Demetrio – Tienila, ma mettila per scritto: vedo che basta lei a tenere te, e non mi fido. Lisandro – Che devo far? La picchio oppur l’ammazzo, anche se l’odio, non riesco a farle male. Ermia – Che danno mi puoi fare più dell’odio? Mi odi? Perché? Cos’è cambiato, amore? Non sono Ermia? Non sei tu Lisandro? Non sono bella ora come prima? Stanotte m’amavi, stanotte mi lasci. Davvero, m’hai lasciato? – Gli dèi non vogliano! – Tu m’hai lasciato, è vero?! Lisandro – Sì, morissi ora! E non desidero vederti più. Quindi, basta speranze, inchieste, dubbi; sii certa, è la verità, non è per scherzo che io odio te, e amo Elena. Ermia – Povera me! – Tu traffichina, tu cancro dell’amore in boccio, ladra d’amore, sei venuta al buio e gli hai rubato il cuore all’amor mio. Elena – Ma guardala! Non hai virgineo pudore o vergogna, neanche timidezza? Le strappi a forza, tu, parole spazienzite alla mia lingua! Che schifo, che guitta sei, che burattino! Ermia – «Burattino»?! Ah, capisco! Il gioco è chiaro: vogliam far paragoni tra la mia e la tua statura, vantar la tua altezza, la tua figura snella e alta, bella figura che l’ha conquistato, e quindi, tu sei cresciuta assai nella sua stima, Sogno.indb 87 6-06-2011 17:46:58 88 Sogno della prima notte d’estate mentre io resto così, nanesca e bassa? Quanto bassa? Dimmi, tu, pertica pittata, quanto bassa? Di’, non abbastanza da non poter strapparti a unghiate gli occhi. Elena – Signori, prego, schernitemi pure, ma che lei non mi picchi. Io non sono carogna, né di strega ho talento, e per vigliaccheria son proprio donna; ma che non mi picchi. Forse, pensate, che più bassa com’è lo vinco io l’incontro. Ermia – E dai! «Più bassa»! Ma sentitela! Elena – Buona Ermia, non esser così aspra con me. T’ho sempre amato, Ermia, cara, mai spifferato le tue confidenze, mai fatto torto, salvo che per amore di Demetrio: gli ho detto che nel bosco eri fuggita. Lui t’ha seguito; per amore, io ho seguito lui; lui m’ha cacciato, poi ha minacciato: schiaffi, calci, anche d’uccidermi! Ora, se mi lasciate andar tranquilla, torno ad Atene io e la mia pazzia, e non vi seguo più, se posso andare. Vedete? Io son così: docile e scema! Ermia – Ma prego, vai, chi ti trattiene? Elena – Un cuore scemo ch’io mi lascio dietro. Ermia – A chi? A Lisandro?! Elena – No, certo, a Demetrio! Lisandro – Non temere, Elena, non ti farà del male. Demetrio – Nossignore, no, tu però prendi le sue parti. Elena – Oh, se s’arrabbia è viperina e furba; era così anche a scuola, una volpetta, Sogno.indb 88 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 89 e benché piccolina è assai feroce. Ermia – «Piccolina», e dai! «Bassa» e «piccolina»! Perché le permettete d’insultarmi? Lasciatemela tra le mani! Lisandro – Ma va via, nana, microbo, seme d’ortica, caccola, ghiandina! Demetrio – Ci metti troppo zelo a difender chi sprezza i tuoi servigi. Lasciala stare; non parlare d’Elena, non prender le sue parti; se intendi mostrare un minimo d’amore a lei, sta’ attento, me la pagherai. Lisandro – Ora quella non mi tiene più; ora, se osi, seguimi, vedremo chi di noi due su Elena ha un diritto. Demetrio – Seguirti? No, vengo con te, a braccetto. Escono Lisandro e Demetrio. Ermia – Di’, madame, quest’imbroglio è opera tua. No, no, resta. Elena – No, non mi fido, io, di stare in tua nefasta compagnia: hai mani svelte, pronte a attaccar briga, ho gambe lunghe, più veloci in fuga. Esce. Ermia – Non so che dire; il senno mi si svaga. Esce. Oberon e Puck si fanno avanti. Oberon – Ecco, sei negligente, sbagli sempre, oppur le carognate le fai apposta. Sogno.indb 89 6-06-2011 17:46:58 90 Sogno della prima notte d’estate Puck – Credi, Re delle Ombre, fu uno sbaglio. Hai detto: «L’uomo ti sarà palese, perché indossa vestiti d’ateniese», non c’è sgridata quindi che mi tocchi: d’un ateniese io ho unto gli occhi, e son contento del girar d’eventi, trovo le lor baruffe divertenti. Oberon – Gli amanti ora si battono in duello, annera la notte, Robin Tranello, ammanta le stelle sino all’orizzonte, di spessa nebbia fosca d’Acheronte, sperdi gli aspri rivali, ma sii scaltro: così che l’un mai più ritrovi l’altro. Di Lisandro fingi a volte la voce, pungola Demetrio con scherno atroce. E a volte sbraita tu come Demetrio: separa l’un dall’altro, ma sul serio, sinché il sonno simulator di morte – pipistrellose ali e plumbee gambe – li invade e li tien forte. Negli occhi di Lisandro spremi l’erba, il cui succo virtù potente serba: dissipa dalla vista il turpe errore, e rende alle pupille lor chiarore. E al risveglio, questa derisione parrà un sogno, una sterile visione; e ad Atene, tornino gli amanti, sino a morte, in amor, siano costanti. E mentre io ti impegno in questo piano, reclamo alla Regina il bimbo indiano; gli occhi le sciolgo da vision mendace del brutto mostro, e tutto sarà pace. Puck – Signor fatato, ma facciam di furia, Sogno.indb 90 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 91 già i draghi della notte fendon l’aria e splende in ciel l’annunciator d’Aurora, e a quell’annuncio tornano a dimora, gli spettri erranti in truppa ai cimiteri, spirti dannati, sepolti nei crocicchi e abissi neri; s’accoccolan nel verminoso letto, celando al giorno il vergognoso aspetto: son loro che s’esilian dalla luce, aman d’eterna notte il viso truce. Oberon – Ma noi siam spiriti d’altro genere, spesso mi godo la mattiniera Venere; vado per selve come un guardaboschi, sinché da Oriente, tra rossori foschi, dilagan su Nettuno raggi biondi che indoran le salmastre verdi onde. Ma ora vai, e fa’ subito ritorno, chiudiam la storia prima che sia giorno. Esce. Puck – Qua e là, qua e là, Io li porto qua e là, Temon me campi e città Robin svia di qua e di là. Ma eccone uno. Entra Lisandro. Lisandro – Fiero Demetrio, parla, dove sei? Puck – [imitando Demetrio] – Qui, carogna, a spada tratta; dove sei? Lisandro – Ti raggiungo subito. Puck – Seguimi allora su terren più piano. [Esce Lisandro, come seguendo la voce.] Sogno.indb 91 6-06-2011 17:46:58 92 Sogno della prima notte d’estate Entra Demetrio. Lisandro, parla ancora! Demetrio – Vigliacco, dove sei, dov’è nascosto? Dove? In un cespuglio? Di’, in che posto? Puck – Codardo, fai il gradasso con le stelle! A chi dichiari guerra, alle mortelle? Su, mollaccione, su, vieni bambino, niente spada, con te meglio il frustino: sfidarti è un disonore. Demetrio – Ah, sei lì! Puck – Segui la voce! La viril sfida si faccia via di qui. Escono. [Entra Lisandro.] Lisandro – Mi corre avanti e mi incita stizzito, ma quando arrivo là è già sparito. Quella carogna ha il piede più veloce: son svelto, ma più svelta è la sua voce, e cado su un sentiero buio e torto; mi riposo un po’ qui. [Si sdraia.] Fosse già sorto il gentil giorno! Al suo primo grigiore, trovo Demetrio e vendico il mio onore. [S’addormenta.] Entrano Puck e Demetrio. Puck – Ohi, ohi! Codardo, fatti avanti, vieni! Sogno.indb 92 6-06-2011 17:46:58 Atto iii, scena seconda 93 Corrono qua e là per la scena. Demetrio – Affrontami, se osi! Lo so bene che corri avanti a me, cambi di posto, per non guardarmi in faccia, ferma tosto! Dove sei ora? Puck – Vieni, son qui, dai! Demetrio – Mi prendi in giro, ma la pagherai, fai che ti veda in faccia in pieno giorno. Che stanchezza! Tu levati di torno! Su questo letto freddo mi distendo, – [Si sdraia.] e al levar del mattino io t’attendo. [S’addormenta.] Entra Elena. Elena – Che noia questa notte, e quant’è lunga! Accorcia l’Ore! Splendi gioia d’Oriente! E che ben presto io ad Atene giunga: qui trovan la mia persona repellente. Sonno che chiudi l’occhio del dolore, rapiscimi da me per poche ore. [Si sdraia] s’addormenta. Puck – Manca uno. Solo tre? Due sessi per due cos’è? Quattro. Eccola, triste la ragazza! Cupido, perfido ragazzo: Povere donne, le fai tutte pazze! Entra Ermia. Sogno.indb 93 6-06-2011 17:46:58 94 Sogno della prima notte d’estate Ermia – Mai fui così stanca, mai così affranta, grondo di guazza, punta da ogni spino mi trascino, ormai, la gamba schianta, ma svelto è il desiderio nel cammino. Mi sdraio e attendo il mattutino appello. – [Si sdraia.] Lisandro guardi il ciel, se c’è un duello. [S’addormenta.] Puck – Dormi al suolo Senza duolo; Pochi tocchi Sui tuoi occhi, Dolce amante e guarirai. [Spreme il succo sulle palpebre di Lisandro.] Quando li apri, Vedi e scopri Che tu adori Gli occhi mori; La già amata riamerai. C’è un proverbio di campagna: Ogni cosa ha una compagna Al risveglio capirai: Ogni Lui ha una sua Lei, E col conto in pari sei; L’uom ritrova la giumenta, tutto è ben se ben finisce. Esce. Sogno.indb 94 6-06-2011 17:46:58 Atto IV Scena prima Lisandro, Demetrio, Elena, Ermia, sempre addormentati. Entrano Titania, Regina delle Fate, e Bottom; Fiordipisello, Ragnatela, Moscerino, Grandisenape e altre Fate; Oberon, il Re, sul retro [invisibile]. Titania – Siedi sul letto, qui, tra fiori in festa: ch’io ti carezzi il viso sì perfetto, e rose intrecci in tua setosa testa, e baci i tuoi orecchioni o mio diletto. Bottom – Dov’è Fiordipisello? Fiordipisello – Pronto! Bottom – Grattami la testa, Fiordipiso. Dov’è Monsieur* Ragna Tela? Ragnatela – Pronto! Bottom – Monsieur Ragna Tela, Mon bon Monsieur, si prenda l’arnese in mano e mi uccida quel bombo a cosce rosse * Sogno.indb 95 La parola Monsieur dovrà essere pronunciata all’italiana dall’attore. 6-06-2011 17:46:58 96 Sogno della prima notte d’estate là in cima a quel cardo; e, Mon bon Monsieur, mi porti anche un favo di miele. E non S’agiti troppo nella bisogna, che magari mi schizza miele da annegarci, cara Signoria. E dov’è Monsieur Grandi Senape? Grandisenape – Pronto! Bottom – Ma no, ma no, bando alle cerimonie, qua la mano, e si rimetta il cappello in testa, caro il mio Monsieur. Grandisenape – Il Signore comanda? Bottom – Niente caro Signor Monsieur, solo che Lei aiuti il Caballero Tela di Ragno a grattarmi. Dovrei andare dal barbiere, Signor Monsieur Caballero, perché mi sento la faccia pelosissima, e io son di posteriore così tenerello che se un solo pelo mi solletica, bisogna che mi gratti. Titania – Gradisci un po’ di musica, amore? Bottom – Oh, quanto a orecchio son proprio messo bene io in musica. Ma sì, un bel concerto di putipù e scacciapensieri. Titania – E che cibo ti è gradito, dolce amore? Bottom – A esser sinceri, uno staio di biada; ma mi masticherei anche della buona avena secca. Però, sento che ho anche un gran desiderio di una balla di fieno: buon fieno, dolce fieno, incompagnabile fieno! Titania – La Fata intraprendente ruberà per te noci fresche allo scoiattolo. Bottom – Meglio una manciata – o due – di piselli secchi. Ma prego, nessun dei tuoi osi turbarmi, sento che il sonno sta per invasarmi. Titania – Tu dormi, e io t’avvolgo tra le braccia. Fate, via, sparite da qui intorno! Così la rosa al dolce caprifoglio s’intreccia, così l’edera femmina inanella dell’olmo le scorzose dita. Sogno.indb 96 6-06-2011 17:46:58 Atto iv, scena prima 97 Oh, quanto ti amo! Oh, quanto ti voglio! [Dormono.] Entra Puck. Oberon – Salve, Robin! Vedi anche tu questa graziosa vista? È infatuata ormai, e mi fa pena. Poco fa l’ho incontrata in mezzo al bosco: cercava doni per questo scemo orrore. L’ho sgridata, e mi sono assai arrabbiato: gli adornava quelle pelose tempie d’una corona di fragranti fiori; e la rugiada, quella che si gonfia, sui boccioli in tonde perle d’Oriente, ornava gli occhi di quei fiorellini, quasi di vergogna lacrimassero. L’ho presa in giro a mio piacere, e lei, più ammansita, ha chiesto il mio perdono, e io le ho detto mi ridesse il bimbo indiano, che subito m’ha dato. Una sua Fata l’ha condotto alla mia fatata reggia. E ora che ho il ragazzo, sanerò l’orrenda aberrazione dei suoi occhi. E ora, gentil Puck, togli a quel rozzo ateniese la trasmutata testa, e che al risveglio lui e tutti gli altri tornino ad Atene, e che ripensino agli strani incidenti di stanotte come al delirio vivido di un sogno. Ma libero per prima la Regina. [Le spreme il succo sulle palpebre.] Sii quel che al solito sei. Sogno.indb 97 6-06-2011 17:46:58 98 Sogno della prima notte d’estate Vedi quel che al solito vedi! Diana fecondi di Cupido il fiore Dandogli tal forza e tal vigore. Ora, Titania, svegliati, t’aiuto. Titania – [svegliandosi] – Mio Oberon! Oh, che visioni ho avuto! Mi credevo amorosa d’un somaro. Oberon – Eccolo il tuo amore! Titania – Ma come può accader caso ’sì raro? Ora quel viso mi fa orrore agli occhi! Oberon – Silenzio, un po’, Robin, via quella testa. Titania, una musica che non desta ma che più affonda i sensi di quei cinque! Titania – Musica, del sonno l’incantesimo! Musica dolcissima. Puck – [Togliendo la testa d’asino a Bottom] – Al risveglio vedrai un fesso, te medesimo. Oberon – Musica, suona! [La musica erompe in una danza.] Regina, la mano! Danzi anche il suolo e il lor sonno culliamo. [Oberon e Titania danzano.] E ora siamo amici nuovamente. Domani notte, noi, solennemente, da Teseo danzerem gioiosamente, in buon augurio di prosperità. Si giurino gli amanti fedeltà. Per loro, e per Teseo, felicità! Puck – Ascolta, o Re, è l’aurora; s’alza l’allodola canora. Oberon – Regina, in corsa taciturna, Sogno.indb 98 6-06-2011 17:46:58 Atto iv, scena prima 99 seguiam l’ombra notturna, per il globo orbitante, più svelti della luna errante. Titania – Dimmi, mentre siamo in volo: m’hai trovata al suolo, dormiente, cogli umani? Come avvengono fatti così strani? Escono. I quattro amanti e Bottom continuano a dormire. Fanfara di corni [all’interno], entrano Teseo, Ippolita, Egeo e Seguito. Teseo – Vada uno di voi: mi trovi il guardacaccia. Or ch’ogni devozione abbiam compiuta, visto che siamo in anticipo sul giorno, dei miei cani il mio amore udrà il concerto, nella valle, in antifona; sian sciolti! Tu va’ svelto, cerca il guardacaccia – [Esce uno del Seguito.] noi, da in cima al monte, mia Regina, ascolterem in musical fusione abbai di cani ed eco in congiunzione. Ippolita – Ero con Ercole e Cadmo un giorno, a caccia d’orsi in un bosco cretese, con cani spartani; be’, mai ho udito più splendido abbaiar; per tutti i boschi, cieli, fonti, e ogni region vicina, si rispondevano con mutuo grido: mai ho udito più musical dissonanza o dolce tuono. Teseo – Per pedigrée i miei cani son spartani, mascelluti e fulvi; orecchie pendule che spazzan la rugiada mattutina, Sogno.indb 99 6-06-2011 17:46:58 100 Sogno della prima notte d’estate ginocchi torti e gorge come tori di Tessalia; lenti all’inseguimento, ma concordi, un concerto di campane; più díscrona armonia, inimitabil da gioiosi corni, mai fu udita, a Creta, o Sparta, per non dir Tessalia. Se li senti, capisci. Ma zitti! Chi son queste ninfe? Egeo – Signor, quest’è mia figlia; sta dormendo?! Quest’è Lisandro, e questo qui è Demetrio, questa è Elena, la figlia di Nedár. Mi chiedo cosa facciano qui insieme!? Teseo – Si sono alzati presto, senza dubbio, per i riti del maggio, e ben sapendo delle nostre nozze, son qui per celebrarle. Ma dimmi, Egeo, non è questo il giorno in cui Ermia dirà che cos’ha scelto? Egeo – Sì, mio signore. Teseo – Va’, ordina ai cacciatori di svegliarli con i corni. Grida all’interno; fanfara di corni. Gli amanti si svegliano con un sussulto. Buongiorno, amici. San Valentino è andato: è oggi che s’accoppia uccel di bosco? Lisandro – Perdono, signore. [Gli amanti si inginocchiano.] Teseo – Prego, alzatevi. So che voi due siete rivali e nemici: come mai una simile concordia? Se odio e gelosia dormono insieme, e sembran non temere dissapore? Lisandro – Signore, sì, rispondo, ma in stupore; un po’ dormo, un po’ veglio, ma io giuro che non so dir come son giunto qui. Ma se ci penso – vorrei dire il vero – Sogno.indb 100 6-06-2011 17:46:58 Atto iv, scena prima 101 ecco andò così, ossia mi pare: son venuto con Ermia; il nostro intento era andarcene da Atene, per veder se lontano dal rischio delle sue leggi… Egeo – Basta, basta! Il mio signore ne avrà abbastanza! Io invece l’invoco la legge, e contro te! Questi volevan fuggire, Demetrio, volevan… ci avrebbero truffato te e me: te d’una moglie, me del mio consenso, del mio consenso che ti fosse moglie. Demetrio – Signore, la bella Elena mi disse della fuga, del loro intento di venir nel bosco; e io, per rabbia, li ho seguiti qui; la bella Elena, di me incapricciata, m’ha seguito. Ma, Signore, non so per qual potere – e che potere! – l’amore per Ermia, s’è sciolto come neve, e ora m’appare come la memoria di un giocattolo che un tempo ho idolatrato, da bambino. Ogni mia fede, ora, la virtù del cuore, l’oggetto e il piacere dei miei occhi è solo Elena. A lei, ero promesso sin da prima che io incontrassi Ermia; ma come uno che è malato odia un cibo, e sano torna ai gusti di natura, ora l’amo, lo voglio, lo pretendo, e d’esserle fedele sempre intendo. Teseo – Begli amanti, è un incontro fortunato; l’esito, poi, lo sapremo in seguito. Egeo, io prevarico il tuo volere: al tempio – e ci saremo anche noi – le due coppie s’uniscano per sempre. Sogno.indb 101 6-06-2011 17:46:58 102 Sogno della prima notte d’estate E dato che il mattino è un po’ consunto, rinunciamo alla caccia programmata. Tre a tre, ad Atene, noi due in testa: celebreremo con solenne festa. Vieni, Ippolita. Escono Teseo, Ippolita, Egeo e Seguito. Demetrio – Tutto m’appar minuscolo e indistinto: monti lontani in nuvole mutanti. Ermia – Mi par di veder con occhi strabici: tutto sembra doppio. Elena – Anche a me; e Demetrio è come un gioiello trovato: è mio, e non è poi mio. Demetrio – Siamo sicuri d’esser svegli? A me pare ancora di dormire, stiam sognando. C’era proprio il Duca, e ci ha anche detto di seguirlo? Ermia – Sì, e anche mio padre. Elena – E Ippolita. Lisandro – E lui ci ha detto di seguirlo al tempio. Demetrio – Ma allora, se siam svegli, seguiamolo, contandoci per strada i nostri sogni. Escono. Bottom – [svegliandosi] – Quando tocca a me, datemi la battuta, e io entro in scena. Mi pare fosse così: Fossi bello io Tisbe, sare’ tutto tuo… – [sbadiglia] – Aaaahhhh… Peter Quince? Flute, l’organaro? Snout, lo stagnino? Starveling? Ah, perdio! Son spariti tutti, e mi han lasciato qui addormentato?! E io ho avuto una stranissima visione. Ho fatto un sogno. La mente umana non sa dir che sogno era. È un asino chi tenta di spiegar com’era il sogno. Mi sembrava di essere – ma chi potrebbe raccontarlo? – mi Sogno.indb 102 6-06-2011 17:46:59 Atto iv, scena seconda 103 sembrava che ero – e mi sembrava che avevo – ma è solo un pagliaccio chi pretende di dire cosa mi sembrava di avere. Occhio uman mai udì, né orecchio uman mai vide, né mano umana mai poté gustare, né lingua mai subodorare, né cuore mai raccontare il mio sogno così com’era. Chiederò a Peter Quince di scrivere una ballata su questo sogno: si chiamerà «Il sogno di Bottom». E sarà una ballata senza fondo. Già perché mi chiamo Bottom, che vuol dire «subbio», perché son tessitore; e anche «fondo», e volendo anche «culo». Quindi: «Ballata senza culo»! E la canterò davanti al Duca, alla fine dello spettacolo. E magari, per renderla più commovente, la canterò quando muore lei. Esce. Scena seconda Entrano Quince, Flute, Snout e Starveling. Quince – Avete mandato qualcuno a cercare Bottom a casa? È tornato? Starveling – Nessuno ne sa niente. Non c’è dubbio che l’han streghito e rapato. Flute – Se non torna, lo spettacolo va in vacca: neanche cominciamo, no!? Quince – Eh, no, non è possibile. Non c’è altro uomo in tutta Atene capace di impersonare Piramo come lui. Flute – Eh, sì, lui è la più bella mente tra tutti gli artigiani d’Atene! Quince – Eh, sì, poi ha la presenza! E per dolcezza di voce è quasi mefitico. Sogno.indb 103 6-06-2011 17:46:59 104 Sogno della prima notte d’estate Flute – Mefitico? Vorrai dire «mellifluo». «Mefitico» non c’entra proprio. Entra Snug, falegname. Snug – Colleghi, sta arrivando il Duca dal tempio, e con lui ci sono due o tre signori e signore sposati in più. Se fosse andato in scena lo spettacolo, saremmo tutti uomini che si son fatti da loro. Flute – Oh, caro il mio bravo Bottom! E così ha perso la sua paga di una giornata per una vita: sei penny al giorno. Perché almeno lui sei penny li guadagnava. E volete che il Duca non gli desse sei penny per recitare Piramo? Mi faccio impiccare, se non glieli dava. E li meritava anche: sei penny al giorno per la parte di Piramo, o niente. Entra Bottom. Bottom – Dove sono i ragazzi? Dove siete miei tesori? Quince – Bottom! Oh vantoso giorno! Oh, ora faustinissima! Bottom – Colleghi, sto per narrar miracoli; ma non chiedetemi cosa; perché se ve lo dico, non sono un buon ateniese. Vi dirò tutto, così come è successo. Quince – Ti ascoltiamo, caro Bottom. Bottom – Su me, neanche una parola. Tutto quel che vi dirò è che il Duca ha finito di cenare. Raccogliete i vostri costumi, nastri robusti per attaccar le barbe, e stringhe di lusso per le vostre scarpe; e troviamoci subito a palazzo; ciascuno di voi ripassi la parte: tra il lusco e il bruscolo, il nostro spettacolo ha avuto la preferenza. In ogni caso, Tisbe indossi biancheria pulita; e quello che fa la parte del leone Sogno.indb 104 6-06-2011 17:46:59 Atto iv, scena seconda 105 non si tagli le unghie, perché si devono vedere belle lunghe, come artigli di leone. E, carissimi attori, non mangiate cipolla, e neanche aglio: dobbiamo avere un fiato dolce, e son sicuro che diranno: «Che dolce commedia!». Ma basta parole. Su, andiamo, in fretta. Sogno.indb 105 6-06-2011 17:46:59 Atto V Scena prima Entrano, Teseo, Ippolita, Gentiluomini e Seguito, tra questi Filostrato. Ippolita – Strano quel che raccontano gli amanti, mio Teseo. Teseo – Più strano che vero. Mai ho creduto a vecchie astruse favole, e dicerie di Fate. Pazzi e innamorati han cervelli brulicanti, plasmanti fantasie e concepiscono più che fresca ragion non percepisca. L’innamorato, il folle e il poeta, son d’immaginazion tutti composti: uno vede più diavoli, di quanti n’abbia il vasto inferno: quest’è, il pazzo. L’amante, anche lui delira, vede belle Elene in un muso zingaro: l’occhio del poeta, per furór poetico rotante, da cielo a terra spazia, da terra a cielo; e quando l’immaginazione partorisce forme di cose ignote, la penna del poeta le plasma in solido, e dà all’aereo nulla Sogno.indb 106 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 107 una località sua propria e un nome, trucchi d’un’immaginazione forte, che se fantastica felicità a proprio uso crea colui che gliela reca; oppur di notte, quando si ha paura, prendiam per orso un ciuffo di verzura! Ippolita – Di questa notte, raccontano, però, la stessa storia, e nella mente son trasfigurati tutti e quattro; non son solo immagini fantastiche, c’è una coerenza in quel che dicon tutti, per quanto cose strane e prodigiose. Entrano gli amanti: Lisandro, Demetrio, Ermia e Elena. Teseo – Ecco gli amanti, in gioia e in allegria. Gioia, teneri amici, gioia, e giorni di fresco amore sian del cuore compagnia! Lisandro – E più ancor Vostra, del Vostro regal incedere, a tavola e a letto! Teseo – Vediamo un po’: quali intermezzi e danze, per consumar quest’evo di tre ore, tra il dopocena e l’ora di dormire? Dov’è il nostro regista d’allegria? Che spettacoli in programma? Una commedia per placar l’ansia d’un’ora di tortura? Chiamate Filostrato! Filostrato – [si fa avanti] – Eccomi, potente Teseo. Teseo – Di’, cosa ci accorcia il tempo stasera? Un masque, con musica? Come ingannare il tempo pigro se non con qualche svago? Filostrato – Ecco qui un programma degli spettacoli: scelga Vostraltezza quale veder per primo. Sogno.indb 107 6-06-2011 17:46:59 108 Sogno della prima notte d’estate Teseo – [legge] – «La battaglia dei Centauri», cantata da un eunuco ateniese al suon dell’arpa? Per carità! Già raccontata io al mio amore, a gloria d’Ercole, mio parente. – [legge] – «L’orgia delle Baccanti ebbre, che in furia sbranano il tracio cantor»? È un vecchio copione, già messo in scena, quando tornai conquistator di Tebe. – [legge] – «Le triplici trine Muse piangono la morte del sapere, che in povertà defunse poco fa»? È una satira, pungente e critica, ma non adatta a celebrare nozze. – [legge] – «Il giovane Piramo e l’amata Tisbe», breve e tediosissima scena, e tragicissimo spasso? Spassoso e tragico? Tedioso e breve? È ghiaccio bollente, neve fuori stagione, che accordo trovar mai in tanta discordia? Flostrato – Il testo son dieci parole appena, dramma più breve io non vidi mai; ma da tagliare, almen dieci parole; e quindi, ecco, tedioso; in tutto il dramma, non c’è parola giusta o attore buono. E tragico, Signore, lo è di certo: Piramo, nel finale, si suicida: visto da me alle prove, io confesso, m’ha inondato gli occhi: sì, dal ridere; mai sparsi più lacrimosi sghignazzi. Teseo – E chi lo recita? Filostrato – Mani callose, son lavoratori, che mai han faticato di cervello, ora, sfiancando una memoria brada, hanno imparato il dramma per le nozze. Sogno.indb 108 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 109 Teseo – E noi l’ascolteremo. Filostrato – No, Signore, non è per voi; io l’ho già visto tutto, e non val niente, è ben poca cosa; ma se gradite le buone intenzioni, condite d’ambizione e strenuo sforzo, vi darà diletto. Teseo – E noi ascolteremo il dramma. poiché non c’è niente che infatti offenda, se offerto con candore e dedizione. Falli entrare. Signore, prendete posto. [Esce Filostrato.] Ippolita – La sventura strombazzata da guitti non mi va; peggio, se con dedizione. Teseo – Ma, cara non vedrai niente di simile. Ippolita – Ma, dice lui che son degli incapaci. Teseo – Esser grati per poco è gentilezza: apprezzeremo il lor sprezzo del pericolo. E se non basta l’entusiasmo, noi, magnanimi, lodiam lo sforzo, non il risultato. Dovunque son andato, gran sapienti m’hanno accolto con discorsi preparati; li ho visti impallidire, poi tremare, incespicare a metà d’una frase, voci ben educate che si strozzano, e, in conclusione, ammutoliscono, senza darmi alcun benvenuto. Credi, io colgo il benvenuto in quel silenzio, e deferenza in timoroso sforzo, e ci leggo quel che loquace lingua, presuntuosa eloquenza mai non dice. Quindi, amore, un ingenuo balbettio, Sogno.indb 109 6-06-2011 17:46:59 110 Sogno della prima notte d’estate con meno dice più, a mio giudizio. [Entra Filostrato.] Filostrato – Se piace a Vostra Grazia, s’inizia con il Prologo. Teseo – Che entri. Squilli di trombe. Entra Quince nel ruolo di Prologo. Prologo – Se vi rechiam offesa è per buon core e cor ch’è buon intende ben le offese. Dell’arte, vi mostriam l’umíle ardore ch’in alto mira, e ha ben basse pretese. Eccoci, dunque qui a disdoro vostro lungi da noi, sia anche, ogni diletto vi tedierem, con tutto il nostro estro senza fallo fallaci, nel rispetto. Qui son gli attori, e dal lor costume è chiaro chi ciascun d’esser presume. Teseo – ll brav’uomo ha idee e punteggiatura un po’ sconnesse Lisandro – È come un puledro brado: corre imbizzarrito senza pause. Un’utile morale, signore: più importante il come che il che nell’arte del dire. Ippolita – Ha suonato il suo prologo come un bambino un flauto dolce: suono senza forma. Teseo – La sua tirata era una catena ingarbugliata; gli anelli c’erano, ma tutti al posto sbagliato. A chi tocca ora? Entrano, preceduti da un Trombettiere, Bottom nel ruolo di Piramo, Flute nel ruolo di Tisbe, Snout nel ruolo di Muro, Starveling nel ruolo di Chiardiluna, e Snug nel ruolo di Leone. Sogno.indb 110 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 111 Prologo – Nobilissimi, non vi stupisca il dramma, stupite, sì, ma in fondo capirete. Questi è Piramo, come vuol la tramma; la bella dama è Tisbe, e la vedete. Quest’uom di pietra e malta rappresenta Muro, che li separa, il vile muro: la coppia, poverina, s’accontenta di bisbigliar del muro in la fessura. L’uom con lanterna, cane e irto arbusto è Chiardiluna, e infatti è a tutti noto ch’ai duo al chiar di luna parve giusto, presso all’urna di Nin, scambiarsi il voto. La cruda bestia (la parte di Leone ch’a lui tocca), che Tisbe fiduciosa spaventò, di notte, anzi atterrì, terrorizzò, e lei fuggì, perdendosi il mantello, che il leon fello macchiò con fiera bocca. E Piramo ch’è alto, giovin, snello, trovò il mantel di lei assassinato, e con un brando – oh, obbrobrioso brando! – breccia s’aprì nel petto insanguinato. Tisbe, tra gelsi ascosa, lui bramando, colse il brando e ne morse con l’amato. Il resto: Mur, Leon, e Luna e amanti, diran di lor i fatti più importanti. Escono Prologo, Piramo, Tisbe e Chiardiluna. Teseo – Voi che dite? Il leone parlerà? Demetrio – E perché no, signore? Perché non un leone? Lo fanno molti asini! Muro – L’Intermezzo vuol – destin oscuro! – ch’io – Snout di nome – rappresenti un muro; un muro che, pensate, – oh gran ventura! – Sogno.indb 111 6-06-2011 17:46:59 112 Sogno della prima notte d’estate in sé contiene un buco, una fessura, per la qual Tisbe e Pirám – ma cheto, cheto! – bisbigliavano spesso in gran segreto. Mattoni, calce e intonaco di gesso mostran ch’io son il Muro: sì, quel desso. E la fessura è qui, dove gli amanti bisbigliano tra lor tutti tremanti. Teseo – Mai sentito calce e paglia più eloquenti! Demetrio – Parete più genial mai non intesi, signore. Entra Piramo. Teseo – Ma Piramo s’avvicina al muro. Silenzio! Piramo – O notte atra, o, notte, o notte nera! O notte, ohimé, ohimé, ohimé, ohimé! Notte che non ci sei se giorno impera! La promessa scordò la mia Tisbé! E tu, Mur! Vago Mur! Muro gentil, che il confin segni del paterno ostello, Tu Muro, così dolce nell’april, su mostra il buco all’occhio mio rubello! [Muro lo indica col dito.] Grazie, muro cortese, grato a Giove! Ma che vegg’io? È Tisbe che non veggio?! Gioia non veggio, e te il dolor non move?! O rie pietre! Di me si fan dileggio?! Teseo – Il muro, ch’è d’animo sensibile, dovrebbe risentirsi. Piramo – Nossignore, proprio no; non tocca a lui! «O rie pietre! Di me si fan dileggio?!» dà la battuta a Tisbe: adesso tocca a lei, e io la spio attraverso il muro. E come vedrete, l’arrivo di lei casca a piombo: eccola! Sogno.indb 112 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 113 Entra Tisbe. Tisbe – O Muro, da me hai udito alti lai, poiché tu me da Piramo partisci! E con cerasee labbra io baciai, la pietra e calce che in te commisci. Piramo – Veggio una voce; andiam, alla fessura; spiam, ch’io oda di mia Tisbe il viso. Tisbe? Tisbe – Mio amor, sei tu, per congettura? Piramo – Sì, congettura mia! Il tuo amor fiso, più fedel di Leamandro, il nuotatore. Tisbe – Più d’Elena, costante nell’amore! Piramo – Più di Muggine e Proci, sempre tuo! Tisbe – Come Muggine e Proci, sempre tua! Piramo – Deh, baciami dal buco del mur fero! Tisbe – Baciai, ma non le labbra, un buco nero. Piramo – Deh, vieni meco di Ninnin all’urna. Tisbe – Verrovvi, e sia la morte a me diuturna. [Escono Piramo e Tisbe (da parti opposte).] Muro – Muro l’ho fatto, come vuole l’arte; Finito il ruolo, anche Muro parte. [Esce.] Teseo – Ma sì, abbattiamo i muri tra vicini. Demetrio – Muri ansiosi d’origliare e ficcanaso. Ippolita – Mai vista cosa così stupida! Teseo – Anche il miglior teatro è solo ombre; e il peggiore non è poi tanto pessimo se l’immaginazione lo corregge. Ippolita – La tua immaginazione, non la loro. Teseo – Potessimo immaginarli così come loro immaginan se Sogno.indb 113 6-06-2011 17:46:59 114 Sogno della prima notte d’estate stessi, ci parrebbero eccellenti. Ma ecco che due nobili bestie entrano in scena: un uomo e un leone. Entrano Leone e Chiardiluna. Leone – Nobili dame, il cor vi si spaura se fiero topolin dintorno fugge, ora però sverrete addirittura, se qui rude leon di rabbia rugge. Ma ch’io son Snug il muso mi professa, non nacqui da leon, e neppur -nessa; fossi leon vero in furia inferocita, io qui per primo rischierei la vita. Teseo – Bestia tenera e di buona disposizione. Demetrio – Signore, io meno bestial bestia mai non vidi. Lisandro – Questo leone per coraggio è un po’ una volpe. Teseo – Vero, e per buon senso un’oca. Demetrio – Non proprio, signore, il suo coraggio non contiene buon senso: la volpe divora l’oca. Teseo – Mai più è il buon senso che divora il coraggio: l’oca non divora la volpe. Ma va bene così, fidiamo almeno nel suo buon senso, e ascoltiamo la luna. Luna – È una lanterna ma è bicorne luna… Demetrio – Perché non se l’è messe in testa le corna? Teseo – Non è luna crescente, è il disco intero, le corna non si vedono. Luna – È una lanterna ma è bicorne luna; e io l’Uom nella Luna rappresento. Teseo – Questo è l’errore più grosso di tutto lo spettacolo; l’uomo avrebbero dovuto metterlo dentro la lanterna. Sennò, come fa a esser l’Uomo nella Luna? Demetrio – Teme gli sgoccioli la candela se c’entra. Sogno.indb 114 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 115 Ippolita – Son già stanca di questa luna. Speriam che cali. Teseo – Dalla scarsa luce d’intelletto che emana si direbbe già declinante; ma, per cortesia, è ragionevole dargli il tempo che gli tocca. Lisandro – Procedi, Luna. Luna – Tutto quel che ho da dire è che la lanterna è la luna; io, l’Uomo nella Luna; questo cespuglio spinoso è il mio cespuglio spinoso; e questo cane è il mio cane. Demetrio – Tutte cose che, se sono nella luna, dovrebbero essere nella lanterna. Ma, silenzio: arriva Tisbe. Entra Tisbe. Tisbe – Di Ninnin l’urna! Ov’è l’amore mio? Leone – Aaarrrffff… Leone ruggisce, Tisbe fugge [lasciando cadere il mantello]. Demetrio – Ben ruggito, Leone! Teseo – Ben fuggita, Tisbe! Ippolita – Ben brillata, Luna! Davvero, la luna brilla con grazia. [Leone strapazza il mantello, ed esce.] Teseo – Bella presa, gattone, ecco il tuo topo! Demetrio – E poi arriva Piramo… Lisandro – E Leone sparisce. Entra Piramo. Piramo – Vaga luna che di solar argento il mondo inondi. Grazie. Splendi ognor, sicché ai tuoi raggi io porti il guardo intento ov’è Tisbetta mia, quel fedel cor. T’arresta! Oh, duol! Sogno.indb 115 6-06-2011 17:46:59 116 Sogno della prima notte d’estate Che veggio al suol? Qual ria reliquia è qui? Occhio, e tu vedi? Core, e tu credi? Micetta mia perì? Qui giace il manto, Di sangue spanto? O Furie, su accorrete, La Parca ingorda Tagli la corda, La vita in me spegnete. Teseo – Tal arte scenica, e la morte d’un caro amico, potrebbero quasi rattristarci. Ippolita – Che maledizione avere un cuore. A me fa compassione. Piramo – Perché, o Natura, anche il leon creasti, se fu un leon che deflorò il mio amore? E in sua beltà ti bei – no – ti beasti: beltà che visse, amò, gaia in dolore. O pianto accanisci! O spada ferisci, La tetta di Piramo; La tetta che a manca Già pulsa stanca: D’un cor che vuol morte sii il balsamo [Si ferisce.] E muoio, no, ho torto: Io sono già morto, Lassù, nel ciel degli amori. Lingua smorza tua face; Luna dispar fugace; [Esce Chiardiluna.] Sogno.indb 116 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 117 Ora, muori, sì, muori, sì, muori! [Muore.] Demetrio – È un asso nel morir da asino. Lisandro – Da morto val zero. Teseo – Con l’aiuto d’un medico forse si riprende, e torna allo stato di asino. Ippolita – Com’è che Chiardiluna se n’andato, prima che arrivi Tisbe e trovi l’amor suo? Teseo – Lo troverà alla luce delle stelle. Entra Tisbe. Eccola: il suo lamento chiude il dramma. Ippolita – Direi che un tal Piramo non vale un lamento lungo! Speriamo faccia in fretta. Demetrio – Chi è meglio dei due? Piramo, o Tisbe, ossia lui come uomo – Dio abbia pietà di noi! – o lui come donna? – Dieu nous’en garde! – Forse c’è un pelo di differenza?! Lisandro – Col vago guardo già lo scorse. Demetrio – Ed eccola, si butta nel lamento, come volevasi dimostrare… Tisbe – Dormi, amor mio? No, morto! Oh, mio dio! O Piramo, sorgi, o diletto! Deh, parla! Non parli? Sei muto?! Sei morto?! Un sepolcro ingemuto Di te sarà triste ricetto?! O labbro lilial, Ciliegia nasal. O guance d’un verde ramarro Non più? Non più siete? O amanti piangete: Sogno.indb 117 6-06-2011 17:46:59 118 Sogno della prima notte d’estate Avea occhi più verdi d’un porro! O Parche, voi tre Venite! A me! A me! Le mani di pallido latte Di sangue lordate, Quel filo tagliate, Con forbici fredde ma esatte. Lingua, t’ammuta, Brando, ti snuta, Vieni, o lama! T’affonda in cor mio! Amici, su, core! Così, Tisbe muore! Addio, addio, addio! Teseo – Rimangono solo Chiardiluna e Leone a seppellire i morti. Demetrio – E anche Muro. Bottom – [risorgendo all’improvviso] – No, vi garantisco, il muro che divideva i loro padri è stato abbattuto. – [Flute risorge] – Gradite di più vedere l’epilogo, o udire una danza, una bergamasca, ballata da due attori della nostra compagnia? Teseo – Niente epilogo, vi prego. Il vostro dramma non ha bisogno di scuse. Anzi, non scusatevi mai: quando tutti gli attori sono morti, non c’è più nessuno a cui dare colpe. Certo, se quello che l’ha scritta avesse anche interpretato Piramo e si fosse impiccato con le giarrettiere di Tisbe, sarebbe stata un’ottima tragedia – che, anzi, lo è, e splendidamente interpretata. Ma su, la vostra bergamasca, lasciamo in pace l’epilogo. [Entrano Quince, Snug, Snout e Starveling ; due di loro danzano una bergamasca. Poi, tutti gli artigiani escono, inclusi Flute e Bottom.] Sogno.indb 118 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 119 La bronzea lingua della notte batte dodici. Amanti, a letto; è quasi l’ora delle Fate. Dormendo, temo, perderemo il giorno; vegliando, questa notte l’abbiam persa. Con la farsaccia guitta abbiam scordato i grevi passi della notte. Amici, a letto! Quindici notti avrem di feste e danza, per celebrar le nozze in esultanza. Escono. Entra Puck. Puck – Rugge il leon famelico, Ulula il lupo alla luna; Russa pesante il villico, Stanco di greve fortuna. Le braci son quasi spente, Stridula, ridi civetta, Ricorda a chi è sofferente, Che il sudario l’aspetta. Siamo a quell’ora di notte, In cui le tombe sbadiglian, Spiriti escon in frotte, Diafani van e bisbiglian. Le Fate trainan il cocchio Per Écate tripla e una, Del sole sfuggono l’occhio, Sognano il buio e la luna. Gioite, su! Neanche un topo ora Può turbar la magica dimora. Con la mia scopa io sono di scorta, Spazzo la polvere dietro la porta. Sogno.indb 119 6-06-2011 17:46:59 120 Sogno della prima notte d’estate Entrano Oberon e Titania, Re e Regina delle Fate, con tutto il loro Seguito. Oberon – Per la casa scintillate presso al fuoco ormai assopito, Elfi, spiriti balzate come uccelli da un roveto. Su cantiamo la canzone, con danzante e lieto suono Titania – La si impari e sia squisita e ogni nota sia abbellita, e tenendoci per mano sulla casa pace invochiamo [Oberon conduce, le Fate cantano e danzano.] Oberon – Per la casa, liete Fate, Sino all’alba v’aggirate. Date al talamo e agli sposi Incantesimi gioiosi: Che il lignaggio qui creato Cresca sempre fortunato; E ogni coppia che qui sta S’ami e viva in fedeltà; Né una macchia di Natura La lor prole renda impura: Voglia o labbro leporino Mai non tocchi a un lor bambino, Nessun segno vile o grezzo Che lor meriti il disprezzo. Di rugiada ora aspergete Il palazzo, o Fate liete, Sogno.indb 120 6-06-2011 17:46:59 Atto v, scena prima 121 Perché regni in ogni stanza Dolce pace ed abbondanza. E il padron sia benedetto, Viva a lungo e ben protetto. Svelte, via, andate intorno; Ci troviam sul far del giorno. Escono [tutti meno Puck]. Puck – [al pubblico] – Se noi ombre abbiam offeso – Che sappiam far meglio è inteso – Sol pensate che fu un sonno: Fur visioni senza inganno, E se fragile è il disegno, Solo ciò può dare un sogno. Ora al pubblico noi attori, Chiediam scusa e niente onori. Poiché Puck è un tipo onesto, Visto un esito nefasto: Che so, fischi di serpente; Vi dirà che, immantinente, Chiediam scusa a tutti voi, Se no ditemi bugiardo, Faccio svelto e non m’attardo: Su, gli applausi, belli e forti! Io mi scuso dei miei torti. Finis Sogno.indb 121 6-06-2011 17:46:59 Sogno.indb 122 6-06-2011 17:46:59 Appendici Sogno.indb 123 6-06-2011 17:46:59 Sogno.indb 124 6-06-2011 17:46:59 La questione testuale Copioni teatrali, questo era il primo stato dei testi che oggi chiamiamo William Shakespeare. E in quanto copioni, testi allo stato fluido che si venivano componendo per aggiunte, tagli, errori, improvvisazioni d’attore fissate sulla carta – perché durante lo spettacolo avevano funzionato – assenza o abbassamento di voce di un attore, lite e successiva fuga dello stesso; insomma le mille accidentalità di cui è fatto il teatro, arte del possibile per eccellenza. Quel che interessa a noi è capire come arrivassero a coagularsi in testi stampati. E inoltre i testi, una volta pubblicati, sono da considerarsi «opera di», secondo quel concetto di autorialità forte – il Poeta con maiuscola – che ereditiamo dal liceo? Scrive Jonathan Bate, nella prefazione all’edizione del Folio da lui curata: «Shakespeare inizialmente scrisse i suoi plays come un copione per l’esecuzione pubblica, non come opere letterarie rifinite per la pubblicazione. Per poter capire lo status dei suoi testi e i problemi editoriali che presentano, dobbiamo cominciare ad abbandonare il modello moderno dell’autorialità letteraria, col suo movimento dalla figura solitaria dello scrittore con davanti un pezzo di carta (o una macchina da scrivere o lo schermo di un computer) alla consegna di un manoscritto, o Sogno.indb 125 6-06-2011 17:46:59 126 Sogno della prima notte d’estate dattiloscritto, o file di computer all’editore, cui segue l’editing e la correzione delle bozze. Il segno tradizionale dell’autorizzazione di uno scrittore o scrittrice alla pubblicazione del proprio testo finale è la riconsegna delle bozze corrette all’editore, il quale le affida a uno stampatore per la produzione in serie, la rilegatura, etc. e poi alla distribuzione per la vendita sul mercato librario. È probabile che Shakespeare abbia corretto di persona soltanto le bozze di due delle sue circa quaranta opere: i poemi narrativi Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia. In tutti gli altri casi, è sempre necessario un processo congetturale per stabilire un testo di una certa autorevolezza». E poco più avanti fa un interessante paragone. «I plays non sono come romanzi, poesie o biografie. Non sono “di proprietà” di un singolo autore. La migliore analogia moderna per lo status di un copione teatrale elisabettiano è la sceneggiatura cinematografica. Gli sceneggiatori tradizionalmente occupano una posizione assai bassa nella catena alimentare hollywoodiana. Il più delle volte, si assume una squadra di scrittori. A volte una squadra viene licenziata e un’altra assunta per rimaneggiare una sceneggiatura. I produttori chiederanno poi cambiamenti sulla base della loro percezione di ciò che avrà successo commerciale. I registi chiederanno cambiamenti sulla base della propria visione artistica, le star chiederanno cambiamenti che diano rilievo ai loro ruoli. Gli scrittori finiranno poi molto in coda ai titoli di testa. Solo dopo che l’industria è maturata, l’idea di pubblicare sceneggiature ha cominciato a esser presa in considerazione: la pubblicazione rimane però l’eccezione, non la regola, riservata ai classici, o a film di straordinario successo, o a film insolitamente “artistici”.»1 L’uso di pubblicare in edizione economica e in formato quasi tascabile – volumi in quarto, dalla piegatura del foglio Sogno.indb 126 6-06-2011 17:46:59 La questione testuale 127 in quattro, da cui si ottengono otto pagine – i plays di maggior successo era già ben affermato. Va considerato che in assenza d’ogni legislazione moderna su copyright e diritto d’autore, il testo era considerato proprietà della compagnia. La pubblicazione in quarto spesso avveniva senza l’autorizzazione della compagnia, edizione pirata quindi, spesso sciatta, con battute mal attribuite, o inserti di brani ricostruiti a memoria da attori o suggeritori fedifraghi, errori di paginazione, o crasi tra scene tra loro distanti ma simili per argomento o situazione. In questi casi le compagnie si affrettavano a pubblicare una loro edizione per così dire autorizzata, specificando sul frontespizio che si trattava di un’edizione corrected o augmented o as it was performed by – così come è stata eseguita da – e seguiva il nome della compagnia. Niente però impediva a stampatori poco scrupolosi di fare altrettanto. Dal xviii secolo a oggi, la critica si è sforzata di distinguere tra Quartos buoni – good – ossia più o meno autorizzati dalla compagnia e stampati sulla base del promptbook, e Quartos cattivi – bad – vale a dire piratati e quindi soggetti a lacune, ricostruzioni avventurose, interpolazioni, errata attribuzione di battute o di scene. I risultati non sono sempre concordi, e proprio in questi ultimi vent’anni certezze che parevano ormai raggiunte in epoca vittoriana sono state messe in seria questione. Crescente è il consenso critico sull’ipotesi che i bad Quartos non siano soltanto edizioni pirata, ma documentino anche una fase primitiva di testi che organicamente venivano crescendo – i bad Quartos sono spesso assai più brevi – e organizzandosi tramite correzioni o addizioni nel corso della pratica teatrale. Testi aperti quindi e in perenne flusso e mutazione. I Quartos non si rivolgevano certo all’erudito o al bibliofilo, ma ai theatregoers, al pubblico variegato del teatro e in particolare agli appassionati; avevano una funzione assai simile a Sogno.indb 127 6-06-2011 17:46:59 128 Sogno della prima notte d’estate quello del libretto stampato per l’opera veneziana del primo Seicento e poi per tutta l’opera italiana fino a fine Ottocento: veniva venduto per pochi soldi agli appassionati che volevano leggersi i drammi per musica prima di vederli in scena, o dopo averli visti, per conservarne il ricordo. Erano quindi un sussidio a quell’ascolto attento cui abbiamo accennato. Ci sarà stato chi dava una scorsa per impadronirsi della trama, e chi andava a cercare nel libro frasi, immagini, detti che l’avevano impressionato durante la rappresentazione. Quanti tra quel pubblico potevano permettersi l’ulteriore curiosità di portarsi a casa il testo di un play? Siamo nella prima metropoli dell’età moderna, con circa 200 000 abitanti, nel primo decennio del xvii secolo. I teatri che agiscono ogni pomeriggio sono circa una decina; contengono un numero variabile di spettatori: da circa 600, il Blackfriars, a circa 2800 – ma spesso ve ne si infilano più di 3000 –, il Globe. È un pubblico assai composito per classe sociale e istruzione. Così descrivibile secondo un poeta del tempo, Sir John Davies: «Un migliaio di borghesi, gentiluomini e puttane / Facchini e servitù». La ricerca storica è giunta alla conclusione che di quel pubblico circa un 30 per cento degli uomini e un 10 per cento delle donne sapessero leggere – è una proporzione assai alta rispetto ad altri paesi dell’Europa continentale. Enorme se paragonata all’Italia arrivata al 1950 con circa il 70 per cento di analfabeti. Ma come si saprà il nesso tra Riforma protestante – con la sua primaria esigenza che la Bibbia sia sottratta al monopolio dell’autorità ecclesiastica e affidata alla lettura, e alla coscienza, individuale – e alfabetizzazione è molto forte. Bene, sappiamo per certo che tra quel pubblico i plays di maggior successo vendevano circa un migliaio di copie per edizione. Per noi, in assenza di una contabilità del botteghino del Globe, sono anche una misura della popolarità di Shake- Sogno.indb 128 6-06-2011 17:46:59 La questione testuale 129 speare; dal 1594 fino al 1598, testi a cui ha lavorato in tutto o in parte appaiono in quarto col solo nome della compagnia che li rappresenta. Dal 1598 il suo nome comincia ad apparire a partire da Love’s Labour’s Lost, Riccardo ii e Riccardo iii. Sono anche un quasi certo indizio sui plays shakespeariani di maggior successo presso il pubblico. Alla morte di Shakespeare, nel 1616, esistevano sei stampe in quarto della prima parte dell’Enrico iv, del Riccardo iii, e tre dell’Amleto, del Pericle, di Romeo e Giulietta e del Tito Andronico. Ciascuna naturalmente con varianti che potevano andare dal microscopico al macroscopico. Shakespeare vivo, diciotto dei suoi copioni per la scena furono stampati in quarto. E questo sarebbe stato il suo lascito, che avrebbe anche potuto rimanere silenzioso fino a una tardiva riscoperta novecentesca, come è avvenuto per altri playwrights del suo tempo. Ma l’anno stesso della morte di Shakespeare, il 1616, Ben Jonson, il più colto dei playwrights, perché ricco di una formazione universitaria e il più inserito nell’establishment del tempo, come autore di molti masques per la corte, aveva pubblicato – per la primissima volta – la raccolta dei suoi plays in un unico volume da lui stesso curato. Benché nobilitati dalla presenza nello stesso volume di poemetti e libretti per masques – ritenuto genere più nobile, perché spettacolo di corte –, plays pubblicati con la cura che si dedicava ai generi alti parvero un eccesso di superbia ai letterati di qualità che difatti lo ripagarono col loro sarcasmo. Ma la fama, o meglio la fama dell’eccellenza di Shakespeare doveva persistere anche dopo la sua morte, se nel 1619 lo stampatore Thomas Pavier mette in cantiere quella che doveva essere una raccolta di plays shakespeariani e pubblica dieci testi. L’impresa si ferma perché tre attori della compagnia di Shakespeare, i King’s Men, Richard Burbage – quello che fu for- Sogno.indb 129 6-06-2011 17:47:00 130 Sogno della prima notte d’estate se il primo grande interprete dei ruoli tragici shakespeariani –, John Heminges e Henry Condell ottengono un’ordinanza giudiziaria che impedisce il seguito della pubblicazione. Probabile avessero già in mente di curare loro stessi una pubblicazione per così dire autorizzata e canonica. E infatti, nel 1623, morto nel frattempo Richard Burbage, dopo un’attenta cura che aveva comportato la trascrizione in bella, per così dire, di parecchi promptbooks in possesso della compagnia, la raccolta di Quartos sparsi ai quattro venti, e il confronto tra questi e copioni di compagnia, i due devoti attori diedero alle stampe un possente tomo in folio su doppia colonna – detto per antonomasia Folio – che conteneva ben trentasei testi – ne era escluso Pericles – ossia diciotto in più di quelli già apparsi in quarto. Sul frontespizio: Mr William Shakespeares Comedies, Histories, & Tragedies Published according to the True Originall Copies. Da notare subito l’organizzazione dei plays per generi, i due della tradizione classica, tragedia e commedia, e un terzo, Histories, quel genere tutto inglese, e centrale al teatro elisabettiano, in cui Shakespeare eccelle, sia per numero che per qualità di Histories. Al pubblico moderno potranno apparire storie remote, quanto King Lear o Macbeth, ma in realtà l’intera sequenza shakespeariana disegna i presupposti dell’avvento al trono della monarchia Tudor; per il pubblico d’allora era storia politica di immediata urgenza. In una frase acida rivolta a Polonio, Amleto lo esorta a trattare bene gli attori: «Perché loro sono summa e cronaca del tempo». È un autoelogio che ricade sul suo teatro. Pubblicato secondo le vere copie originali richiede un’interpretazione: con ogni probabilità si intende che l’edizione è stata condotta sui copioni in possesso della compagnia, o trascrizioni di questi. In alcuni casi è documentabile che laddove il copione di compagnia era poco chiaro si è fatto ricorso ai Quartos. Tra le novità di presentazione edi- Sogno.indb 130 6-06-2011 17:47:00 La questione testuale 131 toriale, la divisione in cinque atti2 – già adottata da Ben Jonson per i suoi Opera Omnia, a imitazione dotta delle edizioni umanistiche delle tragedie di Seneca – la conservazione delle brevi didascalie d’azione tratte dai copioni di scena. Tra i testi maggiori che compaiono soltanto tra i diciotto del Folio, The Tempest, As You Like It (Come vi piace), The Twelfth Night (La notte dell’Epifania), Julius Caesar, Macbeth e Antony and Cleopatra. Tra gli apparati che aprono il grosso volume, alla dedica dei due curatori al patrono della compagnia dei King’s Men, William Conte di Pembroke, Lord Chamberlain del re, e al fratello Philip Conte di Montgomery, segue una dedica ai lettori, anzi, alla «più gran varietà di lettori. Dai più capaci a coloro che sanno a malapena compitare … [Shakespeare] è vostro, di voi che lo leggete. E qui, speriamo, a seconda delle vostre diverse capacità, troverete abbastanza da ritenere e a un tempo intrattenervi; il suo ingegno infatti non può più rimanere nascosto né andar perso. Leggetelo, dunque, e più e più volte, e se non vi piace di certo siete in manifesto pericolo di non capirlo». Segno affettuoso di perfetta coscienza che nel ricordo grato dei suoi attori – e in chiusura agli apparati vengono elencati i nomi di ventisei dei principall actors in all these plays – in quella quasi industria dello spettacolo fortemente competitiva che era il teatro inglese del tempo – Shakespeare meritava un posto d’eccellenza. Sogno.indb 131 6-06-2011 17:47:00 Sogno.indb 132 6-06-2011 17:47:00 Nota bibliografica Testi di riferimento in lingua originale Per chi voglia cominciare a orientarsi nel continente Shakespeare, fornisco qui di seguito una bibliografia minima. Le due edizioni di riferimento, con divergenze di metodo e di scelte editoriali, sono: – la Arden Shakespeare che sin dalla fine del xix secolo pubblica in singoli volumi, oggi anche in paperback, tutti i testi shakespeariani con ricchi apparati critici. Ciò che rende di particolare valore le edizioni Arden è la decisione, presa molti anni fa, di pubblicare nuove edizioni critiche dei testi con una scadenza circa trentennale; curati dai migliori studiosi, sono quindi sempre aggiornati alla filologia, alla critica più recente, e oggi a quella nuova e fondamentale branca degli studi sul teatro elisabettiano che sono i performance studies. Non sono quindi testi soltanto per filologi e critici accademici, ma per uomini di teatro che agiscono entro una tradizione colta. Sogno.indb 133 6-06-2011 17:47:00 134 Sogno della prima notte d’estate – The Oxford Shakespeare, The Complete Works, pubblicato dalla Oxford University Press: l’intero corpus shakespeariano, in edizione critica, con note e apparati contenuti in un monumentale volume separato. Dell’opus completo esiste sia un’edizione mammuth che un’edizione compact. La prima edizione, a cura di Stanley Wells e Gary Taylor, è apparsa nel 1988. Una nuova edizione, riveduta e aggiornata alla luce degli studi più recenti, è uscita nel 2005, a cura di Stanley Wells, Gary Taylor, John Jowett, William Montgomery. Acquisizione recente al canone delle edizioni critiche indispensabili è l’edizione integrale, nel 2007, dell’in folio del 1623, a cura di Jonathan Bate e Eric Rasmussen, pubblicato dalla MacMillan in associazione con la Royal Shakespeare Company, e già comunemente chiamato The Rsc Shakespeare. Questo fondamentale libro che probabilmente ci mostra – è la tesi sostenuta da Bate nella sua introduzione – i testi shakespeariani come realmente andarono in scena, o che cosa di essi andò in scena, è la prova decisiva che gli studi shakespeariani si sono finalmente e del tutto spostati dalla muffa delle accademie alla vita dei teatri. La Royal Shakespeare Company è infatti al momento impegnata a mettere in scena, nel corso di qualche anno, tutti i testi nella versione che il Folio ci propone. Shakespeare in italiano L’edizione di riferimento di un «tutto Shakespeare con testo a fronte» è quella dei Meridiani Mondadori, in dieci volumi, per la cura esemplare di Giorgio Melchiori, insigne studioso e traduttore. Purtroppo, le traduzioni sono di autori diversi Sogno.indb 134 6-06-2011 17:47:00 Nota bibliografica 135 e quindi con risultati assai diversi. Una curiosa frase redazionale nel testo di presentazione dell’opera ci dà quest’informazione: «Traduzioni eseguite da scrittori come Montale, Luzi, Quasimodo, Wilcock o da insigni specialisti». Di chi fidarsi di più degli scrittori o degli insigni specialisti? Le più affidabili traduzioni ad alto grado di leggibilità le troviamo nei molti testi tradotti e curati da Agostino Lombardo e Nadia Fusini, in gran parte disponibili in libreria nell’Universale economica Feltrinelli. Tra le traduzioni italiane di A Midsummer Night’s Dream da segnalare nella serie ET Classici, con testo a fronte, dell’Einaudi, la traduzione in versi, col titolo Sogno di una notte d’estate, di Patrizia Cavalli. Shakespeare in rete Se si chiede a Google di dirci qualcosa su Shakespeare, ci risponde con 46 milioni di siti. Affidarsi con serendipica indolenza alla ricerca casuale può essere un sottile piacere e spesso un utile passatempo. Qui si offrono alcuni siti indicativi per un inizio di ricerca motivata. Per iniziare a orientarsi nel labirinto, il motore di ricerca di più facile consultazione su Shakespeare è: http://shakespeare.palomar.edu A un livello assai più specialistico, il sito della British Library – richiede un login: http://www.bl.uk Sogno.indb 135 6-06-2011 17:47:00 136 Sogno della prima notte d’estate Da consultarsi i siti, qui di seguito, delle due compagnie nazionali inglesi: Royal Shakespeare Company: http://www.rsc.org.uk/ National Theatre: http://www.nationaltheatre.org.uk/ Per chi possiede iPhone o iPad, un consiglio utile è scaricare da Apple Store l’applicazione Shakespeare Pro, con tutti i testi di Shakespeare a portata di dito. È un ottimo sistema di ricerca. È un buon passatempo da treno, e assai istruttivo, cercare occorrenze e concordanze: straordinaria scuola di critica stilistica e di lettura ravvicinata del testo. In tempi non remoti servivano quintali di schede perforate e computer grandi come grattacieli. Sogno.indb 136 6-06-2011 17:47:00 Il Sogno in musica Sull’importanza della musica quale elemento determinante della drammaturgia stessa nel Sogno si è detto nell’introduzione. Per una ricerca sui songs usati nella rappresentazioni dei King’s Men o di altre compagnie: Shakespeare’s Songbook, a cura di Ross W. Duffin, W.W. Norton & Company, New York-London 2004, offre ricostruzioni congetturali dei songs delle Fate e di Bottom. Il libro è un’opera indispensabile per ogni studioso e appassionato di Shakespeare. Presenta i songs di ogni singolo play; il solo testo verbale, laddove sia andata perduta la musica; o lo spartito in notazione moderna dei songs giunti intatti. Di ciascun song analizza gli aspetti linguistici, musicali e drammaturgici. Testo già musicalissimo nella sostanza verbale, e già con parecchi elementi di masque, soprattutto nella parte finale, era quasi necessario che nel corso di tre secoli affascinasse i musicisti. Ne segnalo i maggiori. Henry Purcell Un primo capolavoro generato dal Sogno è la semiopera di Henry Purcell The Fairy Queen (1692) (La regina delle Fate) Sogno.indb 137 6-06-2011 17:47:00 138 Sogno della prima notte d’estate su libretto di autore incerto, le due ipotesi sono: o l’attore Thomas Betterton, o il playwright Elkanah Settle. La semiopera era quel genere ibrido che fondeva insieme play popolar-colto, ossia quel che chiamiamo teatro elisabettiano, e masque1 cortese, e che ebbe enorme successo nel teatro della Restaurazione, dopo quarant’anni di carestia teatrale imposta dalla rivoluzione puritana. Il libretto, molto sfoltito, conservava solo i tratti generali del play aggiungendoci tutte le parti a masque, di soggetto magico o comico, per la musica di Purcell. La grandezza del risultato è testimoniato da parecchie esecuzioni contemporanee di alto livello. Per la sola musica, in cd, la versione ormai storica diretta da John Eliot Gardiner con gli English Baroque Soloists, Archiv. Pubblicata nel 1982, è stata riedita nel 2007. Pregevole anche l’esecuzione più recente – 2002 – diretta da Harry Christophers col suo gruppo The Sixteen, per la propria casa discografica coro. The Fairy Queen teatrale ha due versioni in dvd, entrambe, anche se assai diverse, di altissimo valore. La prima è una celebre messinscena dell’English National Opera con regia di Nicholas Pountney e un ottimo cast; da segnalare nel ruolo di Titania una grande interpretazione di Yvonne Kenny. Orchestra dell’English National Opera diretta da Nicholas Kok. Pountney, eliminando il testo parlato, concentra lo spettacolo sulla sequenza di masques, e crea un teatro totale di danza, canto e pantomima. Grande teatro, ad alto tenore erotico, fortemente transgender, e di enorme comicità. La ripresa trasferita in dvd di qualità ottima – Arthaus – è del 1995. Sogno.indb 138 6-06-2011 17:47:00 Il Sogno in musica 139 Più recente, e con risultato eccelso, è lo spettacolo creato da Jonathan Kent, regista, e William Christie, direttore d’orchestra, per il Festival di Glyndebourne del 2009. Kent conserva il testo parlato, anzi, aggiunge il più possibile del testo di Shakespeare, senza eliminare le interpolazioni parlate del libretto per Purcell e trova un meraviglioso equilibrio tra azione parlata e azione musicale dei masques. Un vero ensemble perfetto di attori-cantanti e cantanti-attori, e danzatori tutti, animati dalla direzione teatralissima di William Christie, creano uno spettacolo magico e perfetto. Come dice Kent, in un’intervista contenuta negli extras del dvd: «The Fairy Queen di Shakespeare-Purcell col suo perfetto equilibrio di sublime lirismo e gioiosa volgarità è la quintessenza del teatro inglese». Ottima la qualità del dvd – Opus Arte – ma meravigliosa l’alta definizione in blu-ray. Mendelssohn È soprattutto grazie a Mendelssohn e alle musiche di scena da lui create che il Sogno di Shakespeare assume un ruolo chiave nella sensibilità romantica europea. Il rapporto tra Mendelssohn e il Sogno è molto precoce: è una storia di innamoramento infantile; amore favorito da una traduzione. Felix e la sorella Fanny amavano leggere ad alta voce drammi e commedie di Shakespeare recitando tutte le parti. Fortuna vuole che molto precocemente a Felix capiti in mano la traduzione di August Wilhelm Schlegel, col consueto aiuto di Ludwig Tieck. Felix è tra i primissimi a leggerla perché Schlegel è un suo parente; il fratello Friedrich Schlegel ha sposato una sua zia. La traduzione di Schlegel e Tieck, germanizza e romanticizza totalmente Shakespeare, e così appare a noi oggi: una Sogno.indb 139 6-06-2011 17:47:00 140 Sogno della prima notte d’estate straordinario documento della sensibilità romantica tedesca. È però un capolavoro di invenzione ritmica. I traduttori si sforzano di acclimatare il più possibile la metrica inglese in quella tedesca, e gli effetti di quella partitura ritmica su un ragazzino di precoce e altissimo talento musicale lo seguiranno per la sua breve vita. Mendelssohn nasce nel 1809, nel 1826 concepisce un’ouverture sinfonica – non esisteva ancora il concetto di Tondichtung, poema sinfonico, parola e idea create da Liszt. E infatti, l’ouverture, pensata come opera a se stante, non è affatto un poema sinfonico – non crea un analogo musicale di un’azione drammatica o narrativa – ma la straordinaria invenzione sonora di quel che nella musica romantica si definisce «carattere», ossia tratti puramente musicali, che definiscono un’essenza sonora di un mondo, di un’esperienza, di uno stato d’animo, e non rinviano affatto a significati extramusicali. I tre mondi del Sogno shakespeariano sono perfettamente percepibili da subito nell’ouverture, quattro magici accordi di flauti sono un’apertura di sipario e il disvelamento della foresta che vi sta dietro: il pulviscolo sonoro – ma che percepiamo quasi per sinestesia come pulviscolo luminoso –, rapidissimi tremoli degli archi in zona acutissima, è il mondo delle Fate; e poi la danza pesante, rustica, a piedi pestati per terra degli artigiani, e la musica solenne del mondo del potere, e l’empito appassionato della musica degli amanti, e la straziante tenerissima chiusa, quasi il risveglio dal sogno fosse pieno di dolore e si chiudessero gli occhi «per voler sognare ancora» – come dice Calibano nella Tempesta. Se è mai possibile dare in musica la più profonda lettura critica di un testo, l’unico grande esempio è questo altissimo capolavoro. Che altro attendere da un ragazzino di sedici anni? Nel 1843, dopo il successo di altre musiche di scena – An- Sogno.indb 140 6-06-2011 17:47:00 Il Sogno in musica 141 tigone ed Edipo a Colono di Sofocle – il re di Prussia Federico Guglielmo iv commissiona a Mendelssohn le musiche di scena per il Sogno. Ne esce un esempio perfetto di come un grande testo musicale possa interagire con un testo drammatico senza che l’uno prevarichi sull’altro ma arricchendosi a vicenda. La partitura, costituita di 13 numeri, si apre con l’ouverture, da eseguirsi a sipario chiuso. Segue l’intero primo Atto senza musica. Uno Scherzo con un magico gioco dei fiati in tempo danzante rapidissimo conduce in dissolvenza al secondo Atto. Da qui in poi il rapporto fra parola e musica si articolerà secondo due forme: Zwischenspiele, ossia intermezzi puramente strumentali che fan da raccordo tra l’una e l’altra scena, in genere espandendo il senso drammatico della scena che si è appena chiusa, e melodrames, ossia parlato sulla musica, ma non ritmico, non entro la battuta musicale: la musica in genere si arresta su un accordo tenuto e la battuta si appoggia su quell’accordo; il direttore riceve il tempo dall’attore e non viceversa. Mendelssohn non si lascia scappare l’occasione di musicare il song delle Fate che cantano la ninna nanna a Titania e aggiunge inoltre un secondo song prima del finale.2 Ne fa un magico pezzo concertato per due voci soliste, soprano e mezzosoprano, e coro femminile. E un concertato per il medesimo organico sarà anche il finale. Nulla più del Sogno di Mendelssohn sembra confermare l’assioma di Wilde che la grande arte nasce dalla grande arte e non dalla realtà. Per chi voglia farsi un’idea – e mi rivolgo in particolare a lettori che, come capita spesso in Italia, sono poco o nulla alfabetizzati in musica – consiglio quanto segue. Ci sono varie edizioni in cd del Sogno di Mendelssohn con le parti a melodrame recitate da attori. Spesso gli attori sono mediocri, e quindi sconsiglio. Raccomando invece l’esecuzione Sogno.indb 141 6-06-2011 17:47:00 142 Sogno della prima notte d’estate dell’intera partitura con le parti recitate sostenute tutte da una sola attrice, ma grandissima: Dame Judy Dench. Si trova in un cd Deutsche Grammophon, l’orchestra è la Boston Symphony, il coro quello del Festival di Tanglewood, diretti da Seiji Ozawa, ottima solista, Kathleen Battle. Per chi ha qualche conoscenza musicale, anche scarsa, e vuole seguire l’intarsio tra parole e musica, consiglio l’acquisto della partitura in edizione Dover – la più economica; orientandosi coi numeri dei pezzi, riportati in alto, e il testo scritto in partitura, testo che troverà in tedesco e in inglese, perché lo stesso Mendelssohn curò l’edizione inglese, introducendo alcune varianti ritmiche per adattarlo all’originale, porà farsi un’idea del magico equilibrio tra i due media teatrali. Soluzione ancora più economica è scaricare la partitura da uno dei siti più benemeriti, per musicisti e appassionati, di tutta la rete. Intendo la imslp – Petrucci Music Library, curata da Wikipedia. L’indirizzo è il seguente: http://imslp.org/wiki/ C’è tutto o quasi, musica alta, intendo; ossia quel che non è più coperto da diritti. L’indirizzo del Sogno: http://imslp.org/index.php?title=Special:Search&search= Midsummer+Night%27s+Dream Max Reinhardt È forse giusto considerare anche il grande regista viennese (1873-1943) nel contesto del Sogno con musiche. Tra il 1927 e Sogno.indb 142 6-06-2011 17:47:00 Il Sogno in musica 143 il 1934, Reinhardt mise in scena il Sogno di Shakespeare-Mendelssohn ben tredici volte. Lo spettacolo diventò una cifra della sua teatro e della sua vita. Nel 1933 in fuga dalla Germania, perché aveva ben fiutato l’aria, e la sua e quella di Mendelssohn era ormai diventata entartete Kunst, arte degenerata. In valigia, l’ebreo Reinhardt aveva le proprie note di regia e la partitura dell’ebreo Mendelssohn. Quello stesso anno, in un’Italia fascista, assai antisemita ma ancora inconsapevole di esserlo, Reinhardt mise in scena il Sogno – con grandiosa magia, a giudizio di chi lo vide – nel Giardino di Boboli, per il Maggio musicale fiorentino. Lo riprese a Hollywood nel 1934, in versione ancora più grandiosa, allo Hollywood Bowl. Fece togliere la celebre conchiglia acustica e al suo posto fece trapiantare un’intera foresta. Da quella versione nacque il film del 1935. Reinhardt, che aveva poca familiarità coll’industria hollywoodiana, richiese l’aiuto, come coregista, di William Dieterle. Gli attori, il meglio che gli offrisse il cinema americano allora, andavano da Olivia de Havilland, che aveva familiarità con Shakespeare e che era stata Ermia all’Hollywood Bowl, a Mickey Rooney, Puck nel film ma anche all’Hollywood Bowl, al grande James Cagney nel ruolo di Bottom. Importante la parte musicale, cui Reinhardt dà grande rilievo. Fa rielaborare per il cinema la partitura e la fa arricchire di altre musiche di Mendelssohn. Il compositore che collabora con lui è un giovane viennese di genio, Erich Wolfgang Korngold, anche lui come Reinhardt in cerca di salvezza. La troverà, e troverà una carriera come compositore di colonne sonore, il migliore che Hollywood abbia avuto. Il film, sontuoso e forse un po’ all’eccesso, distribuito dalla Warner Bros, si trova, con qualche difficoltà in dvd, non in Europa, ma su Amazon.com americana. Un’avvertenza: è di regione 1. Sogno.indb 143 6-06-2011 17:47:00 144 Sogno della prima notte d’estate Benjamin Britten Una vera e propria opera – durchkomponiert, ossia composta da un capo all’altro, senza parlati – la crea Benjamin Britten nel 1960. Il libretto, composto a quattro mani col suo compagno e interprete d’elezione, il tenore Peter Pears, è il play di Shakespeare fortemente scorciato, è una perfetta drammaturgia per opera che di Shakespeare conserva spirito e linguaggio. L’opera è tra le maggiori di Britten e dell’intero Novecento musicale e, assieme a Macbeth e Falstaff di Verdi, forse tra i pochi grandi esempi di grande trasposizione dei plays shakespeariani. La fortuna è di averne un’edizione in dvd – Virgin Classics – di altissima qualità. È una produzione del Gran Teatre de Liceu di Barcellona del 2005. Lo spettacolo in origine è però nato per il Festival di Aix-en-Provence del 1995: la regia è di Robert Carsen, tra i più inventivi e intelligenti nel teatro musicale, e qui realizza forse uno dei capolavori della regia per teatro in musica. Perfetto il cast. L’orchestra, dignitosa, è quella del Liceu. La direzione è di Harry Bicket. Sogno.indb 144 6-06-2011 17:47:00 Il Sogno: the play Non rimane quasi nessun documento visivo1 dello storico – parola per una volta spesa bene – A Midsummer Night’s Dream, con la regia – ultima per la Royal Shakespeare Company – di Peter Brook (1970). Nulla salvo la memoria dei pochi sopravvissuti che l’han visto.2 Fu uno spettacolo che rinnovò totalmente l’idea stessa di come mettere in scena Shakespeare. Ma, ahimè!, senza le forme di documentazione elettronica che abbiamo oggi, e che ci permettono di riprendere uno spettacolo dal vivo, sul palcoscenico, nel mezzo dell’azione, il teatro, è rimasto per lunghi secoli un’arte scritta sull’acqua. Espresso il dovuto rammarico, mi sento però di consigliare due produzioni. Una, assai datata, forse, ma che attori!, nella serie Bbc Shakespeare, ossia tutti i plays prodotti per la televisione tra il 1978 e il 1985, che – per chi dispone di soldi – val la pena di possedere tutta. E anche qui il giudizio generale: devo ripetermi, tutto datato, a volte scenografie e costumi ridicoli per il nostro gusto, ma che attori! La versione del Sogno è per la regia di Jonathan Miller, lo ambienta nell’epoca di Shakespeare. Sogno.indb 145 6-06-2011 17:47:00 146 Sogno della prima notte d’estate Non adotta i doppi per i ruoli di Ippolita e Teseo, Titania e Oberon. Questo però permette di avere nel ruolo di Titania una Helen Mirren giovane, bellissima, sensualissima e bravissima. L’altra è forse la più celebre, tra le messinscena recenti. Da una sua regia per la Royal Shakespeare Company del 1995, nel 1999, Adrian Noble ha pensato nuove tecniche per filmare il teatro tenendo conto in particolare dell’esigenze del dvd. Il risultato è eccelso, sia dal punto di vista visivo, sia per l’invenzione registica, sia per lo straordinario lavoro d’insieme degli attori. Dvd Miramax. Sogno.indb 146 6-06-2011 17:47:00 Note Premessa 1 Sulla particolarissima natura dei testi shakespeariani si veda l’appendice «La questione testuale». 2 Dramaturg: che in italiano si usi la parola tedesca – senza però la maiuscola che un sostantivo vorrebbe – è indicativo della scarsa familiarità che si ha con questa figura professionale ritenuta ormai indispensabile nei teatri europei e americani. La definizione minima che se ne può dare è: esperto di testi teatrali e di tutti i tipi di lavoro testuale che il teatro comporta: traduzione, riduzione, rielaborazione, trasposizione da un altro medium – ad esempio romanzo, racconto o, spesso oggi, sceneggiatura cinematografica. E inoltre, scelta dei testi, proposte, viaggi esplorativi per conoscere altre tradizioni teatrali etc. Se si vuole trovare un capostipite al mestiere, non se ne potrebbe incontrare di più illustri: Goethe, negli anni in cui fu Intendant al Teatro di Corte di Weimar. Un altro illustre esempio, fuori dalla tradizione tedesca, Vladimir NemirovičDančenko, che per anni lavorò in tandem con Konstantin Stanislavskij. Introduzione 1 Genere teatrale misto, di gran successo nel primo periodo giacobita, ispirato all’intermedio italiano e al ballet de cour francese, che combinava Sogno.indb 147 6-06-2011 17:47:00 148 Sogno della prima notte d’estate insieme musica strumentale, danza, canto e parlato. Nei masques presentati a corte, su ispirazione del ballet de cour francese, il re e i cortigiani prendevano parte all’azione in qualità di danzatori, cantori e attori. Il potere faceva di sé teatro. 2 La lingua italiana è povera e imprecisa di termini tecnici teatrali di genere. Non a caso ne è ricchissima per l’opera, ma non per il teatro parlato. Oltre alla povertà lessicale – commedia lo si usa per definire un testo teatrale di qualsiasi genere o la sua messinscena; dramma è troppo generico, a meno che non si parli in greco antico – l’aspetto più grave, e che forse spiega l’atroce noia di molto teatro parlato nelle produzioni italiane, è che manchi il concetto di gioco nell’agire teatrale. Abbiamo recitare, ossia ri-citare, vale a dire: ripetere qualcosa che si è imparato a memoria. Ma in inglese abbiamo play, giocare, e un testo teatrale è un play, gioco, e l’attore è un player, un giocatore. E così è in francese, in tedesco e in russo. In francese, per fare un solo esempio, on joue, si recita, ossia, si gioca; lo stile di recitazione di un attore è son jeu, il suo gioco – un testo teatrale di qualsiasi genere è però une pièce. Ulteriore complicazione: è difficile assegnare ai testi shakespeariani una definizione di genere secondo il teatro classico, commedia o tragedia. Il Sogno è senza dubbio una commedia, ma molti altri, incluso il cupissimo – in apparenza – Amleto, stanno realmente stretti in queste definizioni. Per queste ragioni ho deciso di usare qui e altrove la parola play. Anche per ricordare che ci vuol un bel perverso ingegno per trasformare i giochi di Shakespeare in atroci e lunghissime noie. 3 Per la complessa questione testuale – e per capire meglio la natura del lavoro teatrale shakespeariano una volta liberato dalle mitologie che come le deiezioni di piccione si depositano sui monumenti – si veda l’appendice «La questione testuale». 4 Formula cortigiana con cui si indica la compagnia The Lord Chamber- lain’s Men. Le compagnie si intitolavano al potente che offriva loro il proprio patronato. Per gli Uomini del Lord Chamberlain Shakespeare lavorò a lungo sia come attore che come autore di testi. Dopo l’accesso al trono di Sogno.indb 148 6-06-2011 17:47:00 Note 149 Giacomo i, fu il re medesimo a divenirne patrono e la compagnia si chiamò The King’s Men. 5 Nell’Italia dei nostri giorni c’è un rivelatore infallibile per capire se abbiamo davanti un cretino, o cretina: pronuncia midia, credendo sia parola inglese e lo riferisce soltanto ai mezzi di comunicazione di massa, tv e, nel caso leggesse, giornali. Attinge al capolavoro quando dice un midia. Naturalmente la parola è latina, ed è un neutro plurale che dà medium al singolare. Per convenzione in italiano trasponiamo il neutro latino al maschile. E per lunga consuetudine pronunciamo il latino all’italiana. Così come gli inglesi, all’inglese, e i francesi alla francese – mediòm, media. Inoltre, medium ha numerosi significati, determinati dal contesto, ma qui ce ne interessa uno: mezzo, procedimento linguistico, stilistico, che veicola significato. 6 Dieci sillabe con accento forte, o – descritto con metrica quantitativa, poiché la lingua inglese conserva la percezione della durata delle vocali, pentametro giambico; modulo ritmico fondamentale di tutto il teatro – elisabettiano e giacobita, che in Christopher Marlowe squilla e incede implacabile quanto una fanfara, e nello Shakespeare maturo è invece la duttile stilizzazione dell’intonazione affettiva naturale della lingua. 7 Ecfrasis o ecfrasi è un termine greco che indica un procedimento retori- co: la descrizione, o per meglio dire, la creazione di un equivalente verbale di un’opera d’arte visiva. 8 Si noti che il primo significato della parola clown – che origina dalla parola latina colonus – è quella di contadino, poi uomo rustico, con intenzione offensiva, circa come bifolco o burino in italiano. Da qui ha origine il ruolo teatrale del clown, ruolo comico di stile basso. 9 Si veda, nella seconda scena del secondo Atto di Amleto, Polonio quan- do descrive ad Amleto le qualità della compagnia di attori appena arrivata a Elsinore: «Polonio – Gli attori migliori del mondo, sia per la tragedia, sia per la commedia, per il genere storico, per il pastorale, il comico-pastorale, il pastoral-storico, il tragi-storico, il tragi-comico-pastoral-storico, il dramma unitario, o l’antiaristotelico-multigenere. Seneca non sarà mai per Sogno.indb 149 6-06-2011 17:47:00 150 Sogno della prima notte d’estate loro troppo peso, né Plauto troppo leggero. Sia per fedeltà al testo, che per l’improvvisazione, sono unici». Elenco che spesso viene interpretato come un segno di balordaggine senile da parte di Polonio. Si tratta invece di una puntuale tassonomia dei generi teatrali secondo i criteri retorici del tempo. Caratterizza non rimbambimento ma pedanteria. 10 Realistico fino alla precisione sociologica nella caratterizzazione dei personaggi. Bottom e i suoi compagni sono la borghesia dei mestieri nella vita cittadina dell’Inghilterra elisabettiana. Hanno una solida bottega artigiana; sono simili a Master John Shakespeare, padre di William, di cui sappiamo che era guantaio, mercante di carne, consigliere comunale e pilastro della vita cittadina. Sappiamo anche che prestava denaro. E – cosa che potrebbe dare pavori notturni a chi ancora conserva un’idea idealistico-liceale dei poeti – che anche William prestava denaro a interesse tutt’altro che di favore. Ciascuno degli artigiani – «meccanici» nel senso che non esercitano le professioni liberali – ha un cognome che, per sineddoche, ne caratterizza il mestiere: bottom è quel che si dice il subbio in un telaio, ossia la grossa bobina su cui è arrotolato l’ordito. Flute è il giusto nome per un organaro: indica una delle due principali famiglie delle canne d’organi, i flauti, le altre essendo le ance. E così via. Ma a parte la scarsa cultura tecnica e musicale dei pubblici italiani, i nomi allegorici evocano sempre una letteratura basso-infantile nella nostra lingua che sta tra Topolino e il Corriere dei Piccoli. Si rischia di cascare sul Commissario Basettoni. Ho preferito quindi lasciare i cognomi inglesi a questi vigorosi rappresentanti della borghesia elisabettiana, facendo in modo che nella prima scena, quando Quince assegna le parti della «lamentosissima commedia», sia lui ad annunciarne il mestiere. Quanto a Bottom, lo sa lui per primo che il suo cognome oltre a riferirsi all’arte della tessitura ha anche un significato scurrile. E nella scena del risveglio dal sogno, sarà lui stesso a rivelarcelo: culo. 11 Ed è così che deve suonare in traduzione. L’effetto dev’essere quello di versi alati massacrati da memoria fallosa e cultura lacunosa assai. Sogno.indb 150 6-06-2011 17:47:00 Note 151 Sogno della prima notte d’estate 1 È da segnalare al lettore e ancor più all’attore e al regista che è conven- zione grafica adottata nelle edizioni critiche shakespeariane distinguere le molte didascalie decise dal curatore, e tutte intese a chiarire l’azione scenica, con parentesi quadre, dalle rade didascalie che compaiono nelle fonti, in massima parte nel Folio. La questione testuale 1 The Rsc Shakespeare, Complete Works, pp. 50-52. 2 La divisione in atti, già per alcuni testi di Shakespeare scritti per il Blackfriars, che era un teatro coperto, e sempre più per rappresentazioni in teatro al chiuso, avrà inoltre una necessità pratica per sostituire le candele o rimboccare i lumi a olio. Il Sogno in musica 1 Per la definizione del genere masque, si veda n. 1, p. 147. 2 Do qui la versione ritmica dei due songs per chi voglia eseguire il Sogno con le musiche di Mendelssohn Primo song: Prima Fata – Basta serpi sibilar / Irti ricci via di qui / Verme o biscia non strisciar / La Regina vuol dormir /Via di qui Vuol dormir Via di qui Coro – Melodioso usignol / Con noi canta ninna-a-a-oh / Ninna-a-aoh-a-a-oh ninna nanna ninna-oh / Qui magie forza non han / Né il suo sonno turberan; / No – no no no no no no – buonanotte e ninna-a-oh. Prima Fata – E tu ragno tessitor / Fai la tela via di qua / Scarafaggi e Sogno.indb 151 6-06-2011 17:47:00 152 Sogno della prima notte d’estate ogni altro orror / Non turbate il suo dormir / Via di qui mir Vuol dor- Via di qui. Coro – Melodioso usignol, etc… [Titania dorme.] Seconda Fata – Sì, va ben, direi di sì, / Ma uno resti a guardia qui. Secondo song: Oberon – Morto è il fuoco, scintillate / Elfi, fate in chiarità, / E su agili volate / come uccelli in libertà. / Su cantiamo la canzon, /con danzante e lieto suon. Titania – Su cantiamola col cuor / A ogni nota il suo color, / E tenendoci per man / Gioia e pace noi invochiam. Coro – Andiam via! / Niuno stia! / Sorge l’alba, compagnia. Il Sogno: the play 1 Su YouTube, con un po’ di pazienza, digitando Peter Brook Dream se ne trovano due frammenti. 2 Io – e scusate la vanità – tra questi. Ne trascrivo infatti il ricordo nel mio libro Shakespeare come vi piace, il Saggiatore, Milano 2009, pp. 33-34. Sogno.indb 152 6-06-2011 17:47:00 Ultimi volumi pubblicati Noam Chomsky, Sulla nostra pelle Peter Firstbrook, Scomparsi sull’Everest Giuliano Capecelatro, Tutti i miei peccati sono mortali Salvatore Veca, La società giusta Seymour Chatman, Storia e discorso Daphne du Maurier, Rendez-vous Peter Singer, Liberazione animale Jonathan Lethem, La fortezza della solitudine Claude Lévi-Strauss, Il pensiero selvaggio Amir D. Aczel, Il mistero dell’alef Howard Zinn, Storia del popolo americano Lindsey Davis, Le miniere dell’imperatore Yoko Ogawa, La formula del professore Dominique Manotti, Il bicchiere della staffa Thomas E. Lawrence, Rivolta nel deserto Norberto Bobbio, Elogio della mitezza Paco Ignacio Taibo ii, L’ultima avventura di Hector Belascoarán Wilhelm Reich, La funzione dell’orgasmo Arturo Perez-Réverte, La regina del Sud Ugo Volli, Il nuovo libro della comunicazione Friedrich August von Hayek, Legge, legislazione e libertà Niccolò Capponi, Lepanto 1571 Alma Mahaler, Gustav Mahler. Ricordi e lettere Paul Verlaine, I poeti maledetti Marc D. Hauser, Menti morali Paul J. Steinhardt, Neil Turok, Universo senza fine J.M.G Le Clézio, Stella errante J.M.G Le Clézio, Le due vite di Laila Alessandro Marzo Magno (a cura di), La guerra dei dieci anni Milton Hatoum, Due fratelli Sogno.indb 153 6-06-2011 17:47:01 Noam Chomsky, Conoscenza e libertà Karl Löwith, Significato e fine della storia David Peace, Il maledetto United Isaac Asimov, Visioni di robot David Harvey, La crisi della modernità Jean Ziegler, La privatizzazione del mondo Daniel Chavarría, Quell’anno a Madrid Giuliano Capecelatro, Un sole nel labirinto Jan-Uwe Rogge, Quando dire no Claude Lévi-Strauss, Le origini delle buone maniere a tavola Claudia Furiati, La Storia mi assolverà Peter Tompkins, Dalle carte segrete del Duce Max Gordon, Dal vivo al Vanguard Arturo Pérez-Reverte, Purezza di sangue Arturo Pérez-Reverte, La carta sferica Walter Gropius, Architettura integrata Niklas Luhmann, Potere e complessità sociale Joyce Carol Oates, La ballata di John Reddy Heart Claudia Piñeiro, Le vedove del giovedì Michael Jürges, La piccola pace nella Grande guerra Marco Nozza, Il pistarolo Pino Arlacchi, L’inganno e la paura Noam Chomsky, Stati falliti Jim Mason, Peter Singer, Come mangiamo Jonathan Lethem, Non mi ami ancora Yoko Ogawa, La casa della luce Loretta Napoleoni, Ronald J. Bee, I numeri del terrore Furio Colombo, La paga Vandana Shiva, India spezzata Stefano Tomassini, Storia avventurosa della Rivoluzione romana Lindsey Davis, La Venere di rame Lucio Magri, Il sarto di Ulm Sogno.indb 154 6-06-2011 17:47:01 John Brockman (a cura di), Non è vero ma ci credo Amir D. Aczel, Pendulum Fred Pearce, Un pianeta senz’acqua Tom Holland, Fuoco persiano Anita Garibaldi, Nate dal mare Bianca Pitzorno (a cura di), Le bambine dell’Avana non hanno paura di niente Serge Michel, Michel Beuret, Cinafrica Palle Yourgrau, Un mondo senza tempo Alessandro Marzo Magno, Il leone di Lissa Richard Overy, Russia in guerra Carlos Fuentes, La regione più trasparente Carlos Fuentes, Aura Carlos Fuentes, Il trono dell’aquila Annemarie Schwarzenbach, Dalla parte dell’ombra Daphne Du Maurier, Il capro espiatorio David Peace, Tokyo anno zero Jonathan Lethem, Chronic City Monica Ali, In the Kitchen Sogno.indb 155 6-06-2011 17:47:01 Apri il lettore di QR-Code sul tuo cellulare, inquadra il codice con la fotocamera e guarda i contenuti inediti. Il software compatibile con il tuo telefono si autoinstalla gratuitamente collegandoti al sito: http://get.quarkode.mobi Anno Ristampa 0 1 2 3 4 2011 2012 2013 2014 Finito di stampare nel giugno 2011 presso Mondadori Printing S.p.A., Cles (MI) Sogno.indb 156 6-06-2011 17:47:01