Nel cuore di Lugano le più nobili ricette del Medioevo
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Nel cuore di Lugano le più nobili ricette del Medioevo
La Vetrina del Gusto BIBLIOTECA GASTRONOMICA Nel cuore di Lugano le più nobili ricette del Medioevo S e oggi possiamo scoprire cosa desinarono Gian Galeazzo Sforza ed Isabella d’Aragona alle loro nozze lo dobbiamo ad una “piccola” biblioteca che si cela all’interno di un ampio e moderno appartamento nel cuore ripido di Lugano, poco lontano dalla Cattedrale di San Lorenzo che si affaccia su un’ampia terrazza dominando la città e il bacino lacustre. Le più nobili ricette del Medioevo e dei secoli a seguire sono gelosamente conservate in quel forziere di meraviglie che richiama bibliofili da tutto il mondo. Sebbene infatti sia di non grandi dimensioni la collezione della Fondation Bing (Bibliothèque Internationale de Gastronomie) è la più ricca e specializzata nel settore di tutto il globe terracqueo contenendo la bellezza di circa 4000 testi, manoscritti e a stampa, compresi tra il XIII e il XIX secolo, nelle lingue italiana, latina, francese, tedesca, inglese, spagnola, portoghese. Sono inoltre presenti importanti documenti di cultura olandese, svedese, russa e giapponese. N ata nel 1992 dall’incontro di un gruppo di studiosi e appassionati di cultura gastronomica, per iniziativa e impulso di del collezionista di libri antichi Orazio Bagnasco, la Fondazione - senza scopi di lucro - ha come obiettivo quello di garantire la conservazione e la consultazione da parte degli studiosi di un patrimonio bibliografico che si è andato formando nel corso degli anni. «Nella Bing la gastronomia è intesa in una accezione ampliata e articolata, comprendendo testi di dietetica, igiene, agricoltura, viticoltura, galateo, storia dell’alimentazione, e ancora ricettari, libri di rappresentazione di feste, banchetti, riti e poesie in tema di alimentazione» afferma la responsabile dottoressa Marta Lenzi, di origini piemontesi, mentre ci guida alla scoperta di una delle gemme della biblioteca: un Tacuinum Sanitatis del secolo XV splendidamente miniato ed esemplare ancora praticamente sconosciuto agli studiosi. «Di rara importanza - rimarca ancora la curatrice - per i suoi disegni destinati alla divulgazione popolare degli usi anche terapeutici degli 60 n. 7/2008 FONDAZIONE BING - sopra: i limoni della bellissima tavola XXX - Volkamer, Johan Cristoph, Hesperides norimbergenses, volume del 1713. - nella pagina accanto: una immagine agreste con la vendemmia e la pigiatura delle uve in una delle celeberrime tavole del rarissimo Tacuinum Sanitatis che esiste in soli quattro esemplari al mondo ed è splendidamente miniato. alimenti». Basta osservare la vivace icona della vendemmia ove ogni figura ricopre un ruolo specifico - oggi scontato ma non certo allora - nel processo di produzione del vino. Il Tacuinum Sanitatis appartiene ad un genere di letteratura essenzialmente pratica. E’ un’enciclopedia medica illustrata che ebbe vastissima diffusione nel Medioevo e nel primo Rinascimento, prima in forma manoscritta e poi a stampa, derivando dalla letteratura degli erbari, costituendo, però, una categoria a sé. L’erbario riguarda, infatti, soltanto i “semplici”, gli elementi cioè che si trovano così come sono in natura, e non manipolati da parte dell’uomo. All’origine del testo scritto sta la medicina araba. (segue) La Vetrina del Gusto BIBLIOTECA GASTRONOMICA NEL CUORE DI LUGANO LE PIÙ NOBILI RICETTE... SEGUE DA PAGINA 60 I l Tacuinum Sanitatis si basa, infatti, sulla traduzione latina di un’opera araba composta da un medico cristiano di Baghdad, Ibn Butlan, vissuto nell’XI secolo. Gran viaggiatore (soggiornò ad Aleppo, Il Cairo e Costantinopoli), egli si fece monaco e morì ad Antiochia verso il 1068. Il termine arabo taqwim, che significa disposizione e tabella, sta già ad indicare che si tratta di una sintesi che pone entro uno schema tabellare le norme igieniche desunte da più ampi trattati, corredati dall’iconografia per renderle più facilmente comprensibili. L’opera è una presentazione sinottica delle cosiddette “cose non naturali”: per ogni alimento sono menzionati la natura, cioè le qualità primarie, il grado, la scelta, l’utilità, la nocività, il possibile modo di correggerla, gli umori prodotti e gli effetti sul corpo. Tanto rari sono i manoscritti miniati che le sintesi del testo di Butlan tradotte in italiano si contano solo in quattro esemplari a Parigi, Londra, New York ed ella Bing di Lugano appunto, il quale contiene 391 miniature e proviene dalle regioni subalpine dell’Italia. Fatta questa premessa è facile capire perchè la dottoressa Lenzi prima di mostrare al giornalista qualche pagina del Tacuinum (aperto su un leggio in una stanza climatizzata) indossa un paio di guanti bianchi e ne sfoglia le preziose pagine, vestigia di una cultura gastronomica che è specchio di usi e costumi di un’antica società, con circospezione quasi sacra. M a molti altri ancora sono i libri e manoscritti eccellenti della Bing. Di grande interesse è anche il Libreto de tutte le cosse che se magnano del secolo XV, interessante esemplare di presentazione da parte dell’autore Giovanni Michele Savonarola al dedicatario Borso D’Este, così come il coevo Taiare de cortello manoscritto di M. Chalesino, il solo manuale in lingua italiana di “trinciante” anteriore alle opere a stampa; e ancora alcuni eccezionali ricettari medievali, quali Anonimo Meridionale, manoscritto del secolo XIV-XV, e Registrum coquine di Johann de Bockenheim, cuoco di papa Martino V, manoscritto del sec. XV; e numerose edizioni del Platina, fra cui l’incunabolo della sua prima edizione datata (1475), recante una interessante e coeva nota manoscritta che cita, per la prima e unica volta, il patronimico Rubro del celebre cuoco Maestro Martino. Non mancano ovviamente scritti sulla coltivazione, anche del riso, e sulla produzione enologica, basti pensare al De Vinis di Arnoldus de Villanova sui vini 62 n. 7/2008 FONDAZIONE BING - sopra: una delle immagini di un Herbarius latinus del 1485 con disegno della pianta di aglio (alleum) e descrizione delle sue caratteristiche e dei suoi benefici alimentari. - nella pagina accanto: la tavola II di Platina (i.e. Sacchi, Bartolomeo) De honesta voluptate et valetudine del 1475. aromatizzati e parla «de succo citonorium depurato cum vino et aqua rosata». Per rendere i volumi più facilmente consultabili nel 1994 è stato pubblicato il Catalogo del Fondo Italiano e Latino delle Opere di Gastronomia Sec. XIV-XIX, strumento assai innovativo nel campo delle bibliografie specializzate, fatto di tre volumi per complessive 2862 pagine: i primi due con 2073 schede delle opere a stampa e 77 dei manoscritti della sezione italiana e latina della Collezione Bing; il terzo con gli indici e 15 grafici. Un tesoro di cultura gastronomica (ed anche enologica) iniziato con l’acquisto di una Physiologie du goût di Brillat-Savarin da parte di Orazio Bagnasco che nel 1997 si dilettò anche nella stesura de Il banchetto, un romanzo noir medievale incentrato proprio sull’esemplare, unico, del XV secolo recante l’Ordine de le imbandisone, sul già citato pranzo di nozze di Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza organizzato a Tortona dal conte Bergonzio Botta il 5 febbraio 1489, dove si mangiò anche un formaggio delle valli tortonesi a forma di torta nunziale: il formaggio di Montébore scelto da un cerimoniere d’eccezione, Leonardo da Vinci. Fabio Carisio