Auguri le Mamme! - Suore Missionarie di s. Pietro Claver

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Auguri le Mamme! - Suore Missionarie di s. Pietro Claver
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento TAXE PERCUE
In caso di mancato recapito inviare al CPO di Trento per la restituzione al cliente
Auguri
le Mamme!
a tutte
Rivista missionaria per le famiglie fondata
dalla Beata Maria Teresa Ledóchowska nel 1895
SOMMARIO
In ascolto del Papa
E il popolo andava da Lui
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In cammino con la Chiesa
Festa delle Mamme!
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In breve
Vaticano, Pakistan
Cile, Colombia
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In diretta
La Diocesi di Awassa nel Sud dell’Etiopia
Anno della Fede e annuncio evangelico
“Bisogna aver cura che l’amore
per le missioni non si spenga mai
nei nostri cuori,
anzi, aumenti sempre più.
Una pianta che non viene innaffiata
di tanto in tanto, inaridisce.”
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Intenzione missionaria
Intenzione di maggio 2013
Papa Francesco
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Pagina della gratitudine
Testimonianza di carità
Grazie per i panelli solari
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Pagina della solidarietà
Restauro del Santuario della Madonna di Dearit
Costruzione di una scuola materna
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Zoom
A 150 anni dalla nascita della Beata M.T. Ledóchowska 74
Spazio giovani
Giornata Mondiale della Gioventù
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Notizie claveriane
“Ti ho chiamato per nome” (Is 43,1)
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Bacheca
Grazie alla Beata Maria Teresa Ledóchowska
Ricordiamo i nostri defunti
In copertina: Una Mamma della Nigeria
Foto: Maria Moryl, sspc
80
80
In ascolto del Papa
E IL POPOLO andava da Lui
bello questo: dapprima, Gesù solo sul
monte, in preghiera: pregava solo (cfr Gv
8,1). Poi, si recò di nuovo nel Tempio, e
tutto il popolo andava da Lui (cfr Gv 8,2):
Gesù in mezzo al popolo. E poi, alla fine, Lo
lasciarono solo con la donna (cfr Gv 8,9). La
solitudine di Gesù! Ma una solitudine feconda: quella della preghiera con il Padre e
quella, tanto bella, che è proprio il messaggio
di oggi della Chiesa: la solitudine della sua
misericordia con questa donna.
C’è anche una differenza tra il popolo. C’era
“tutto il popolo” che andava da Lui: egli sedette e si mise a insegnare loro. È il popolo
che voleva sentire le parole di Gesù, il popolo
di cuore aperto, bisognoso della Parola di
Dio. C’erano altri che non sentivano niente,
non potevano sentire; sono quelli che sono
andati con quella donna: “Senti, Maestro,
questa è una tale, è una che… Dobbiamo fare
quello che Mosè ci ha comandato di fare con
queste donne” (cfr Gv 8,4-5).
Anche noi, credo, siamo questo popolo, il
quale, da una parte, vuole ascoltare Gesù, ma,
dall’altra, desidera a volte bastonare gli altri,
condannare gli altri. E il messaggio di Gesù
è la misericordia. Per me, lo dico umilmente,
è questo il messaggio più forte del Signore:
la misericordia. Ma Gesù stesso l’ha detto: “Io
non sono venuto per i giusti; i giusti si giustificano da soli. (…) Io sono venuto per i
peccatori” (cfr Mc 2,17).
È
Pensate a quella chiacchiera dopo la vocazione di Matteo: “Ma questo va con i peccatori!” (cfr Mc 2,16). Gesù è venuto per noi,
quando noi riconosciamo che siamo peccatori.
Ma se noi siamo come quel fariseo, davanti
all’altare: “Ti ringrazio Signore, perché non
sono come tutti gli altri uomini, e nemmeno
come quello che è alla porta, come quel pubblicano” (cfr Lc 18,11-12), non conosciamo il
cuore del Signore, e non avremo mai la gioia
di sentire questa misericordia! Non è facile
affidarsi alla misericordia di Dio, perché è un
abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo!
“Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non
mi parlerebbe così!”. “Perché?, cosa hai
fatto?”. “Oh, ne ho fatte di grosse!”. “Meglio!
Vai da Gesù: a Lui piace, se gli racconti queste cose!”. Gesù si dimentica, ha una capacità
di dimenticarsi speciale. Si dimentica, ti
bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto: “Neanche io ti condanno; va, e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Soltanto quel consiglio ti
dà. Dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni… Torniamo al Signore. Il Signore mai si
stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci
stanchiamo di chiedergli perdono. Chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere
perdono, perché Gesù mai si stanca di perdonare. Chiediamo questa grazia.
Francesco, Papa
Omelia nella chiesa di Sant’Anna in Vaticano,
17 marzo 2013
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In cammino con la Chiesa
FEStA delle Mamme!
Il sole risplende sulle montagne del Signore,
la bellezza di una donna virtuosa
adorna la sua casa. (Sir 26,16)
enso alle nostre mamme. Penso a quelle
che ci hanno lasciato e già si trovano al
cospetto di Dio; penso a quelle che ancora ci accompagnano qui, sulla terra, forse
cariche di anni e di malanni, ma pronte, come
sempre, a rimproverare benevolmente il nostro
disordine e a richiamarci, un po’ imbronciate,
per le nostre mancanze, piccole o grandi, quasi
fossimo i loro bimbi di un tempo.
“Per le mamme - scriveva Guareschi - i figli restano sempre dei bambini e - se stesse soltanto
in loro - continuerebbero a farli dormire eternamente nella culla. E, vedendo un metro e
mezzo di gambe fuor dal lettuccio, non direbbero: Mio figlio è cresciuto. Direbbero: La culla
del mio bambino si è ristretta”.
Si parlava della donna, una volta, come
dell’“angelo del focolare”: che bella espressione, a ben pensarci! L’angelo è colui che custodisce e difende chi gli è affidato; vigila sul
cammino dei più deboli, li sorregge e li incoraggia, senza mortificarli; si preoccupa del
loro sostentamento e li afferra con la destra,
quando sono in pericolo. Immagini del genere
rischiano, forse, di far sorridere qualcuno, insofferente di fronte ai retaggi di un passato
ormai morto e sepolto: eppure il fascino e la
freschezza che da esse promanano arrivano
fino ai nostri giorni! Così dice il Signore: “Una
donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore (…). In lei con-
P
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Foto: J. Klatka
fida il cuore del marito (…). Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme
Dio è da lodare” (cfr Pr 31,10-31).
Noi, figli, siamo spesso disabituati a riconoscere il bene ricevuto e a dire semplicemente:
grazie! Vorrei farlo qui, ora, a nome di tutti,
ringraziando Dio per il dono della maternità,
riflesso “al femminile” dell’eterno amore di
Dio per l’uomo.
Vorrei ringraziare il Signore per le nostre
mamme, per il loro coraggio e per la loro fedeltà, per la loro dedizione assoluta alle proprie famiglie, in tempi spesso non facili.
Vorrei ringraziarle per la loro preghiera silenziosa e per le loro lacrime nascoste, per la loro
pazienza e per la loro fede incrollabile. Il loro
esempio cristiano è il dono più bello che abbiamo ricevuto, patrimonio di un passato che
non è nostalgia né vuoto tradizionalismo, ma
è passione per la vita e santa audacia nell’affrontare gli ostacoli e le prove quotidiane.
Vorrei ringraziarle perché hanno sopportato i
nostri capricci infantili, le nostre crisi adolescenziali, la giovanile presunzione di essere
noi i padroni del mondo. Sono restate là, al
loro posto: hanno saputo guardare oltre, sperando contro ogni speranza e trovando in Dio
la forza di andare avanti e di sostenere le fragilità nostre e dei nostri padri.
È vero, i tempi sono cambiati, l’evoluzione
della società ci ha fatto progredire, ha aperto
anche alla donna prospettive e possibilità
nuove. Ma bisogna riconoscere anche i danni
incalcolabili che la cultura oggi dominante ha
provocato. Stiamo aiutando le giovani generazioni a emanciparsi sempre di più, con il ri-
sultato di produrre spesso cuori insoddisfatti,
insofferenti a tutto, incapaci di progettare e
costruire insieme il presente e l’avvenire.
Non voglio essere catastrofista: il bene c’è ancora, e come! Preoccupa, però, la facilità con
la quale si offusca e si offende la vera dignità
personale, si calpestano i fiori più belli che
vivono nel giardino del cuore. Tutto si cura, a
tutto si educa tranne che al rispetto di sé,
alla scoperta del proprio “io” interiore e della
gioia che nasce dalla vera libertà, che è frutto
dello Spirito e dominio di se stessi; che esige
prudenza, capacità di sacrificio e apertura
sincera al mistero della Grazia.
Vorrei poter dire alle ragazze di oggi: il mondo
ha bisogno di voi, future mamme del Nuovo
Millennio! Ha bisogno ancora della vostra premura e della vostra abnegazione, della vostra
vocazione a ricondurre le famiglie, che
il buon Dio vi affiderà, e la famiglia
umana tutta all’Amore e alla verità.
Abbiamo e avremo sempre bisogno di
voi, della vostra dolcezza e della vostra riservatezza, della vostra bontà e
della vostra pazienza e comprensione.
Beate voi, se lo spirito del Vangelo
vivrà nelle vostre anime e fluirà un
giorno nelle vostre case, illuminandole, ancora una volta, delle vostre
virtù e della vostra santità!
E vorrei ringraziare Dio per il dono di
Sua Madre. È il Cuore che racchiude
tutti gli accenti e i toni più belli
della maternità. Madre di Gesù e
Madre nostra: di noi, accolti come
figli nel dolore infinito del Venerdì
Santo, come ultima eredità di amore
del Crocifisso. A Lei affido il cuore di
tutte le nostre mamme.
P. Mario Piatti, icms
Foto: Maria Elena Caridi, sspc
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In breve
VAtIcAnO
Nel motto fatto inserire da
Papa Francesco nel suo
stemma pontificio: Miserando
atque eligendo, si ritrova, in
sole tre parole, tutta la storia
della sua chiamata alla vita religiosa. Letteralmente tradotto significa:
con sentimento d’amore e di elezione, ed è
tratto da una frase contenuta in un’omelia del
Venerabile Beda, monaco benedettino inglese
vissuto tra il 672 e il 735, considerato il padre
degli storici anglosassoni per aver scritto la
Storia ecclesiastica del popolo inglese.
Scrive Beda il Venerabile, parlando della vocazione di San Matteo: «(Gesù) vide un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di
amore e di elezione, gli disse “Seguimi”». Fu
proprio durante la festa dedicata a san Matteo, nel 1953, che il giovane Jorge, futuro
Papa, all’età di 17 anni, dopo essersi confessato, si sentì toccare il cuore e si convinse di
essere stato chiamato alla vita religiosa.
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Quando fu eletto vescovo, volle ricordare
questo evento che segnò la sua consacrazione a Dio e alla Chiesa, decidendo di inserire quella frase come motto e programma di
vita. Motto che ora ha voluto fosse riproposto nel suo stemma pontificio, inscritto sotto
lo scudo azzurro con il sole, che rappresenta
la Compagnia di Gesù, la stella e il fiore di
nardo, simboli a loro volta della Madonna e
di San Giuseppe. ZENIT
PAkIStAn
L’adolescente cristiano Ryan Stanton, vittima
di false accuse di blasfemia, è stato salvato e
condotto all’estero con la sua famiglia. Era
stato accusato di aver inviato, ad alcuni coetanei musulmani, un sms blasfemo sul profeta
Maometto. Per questo, nell’ottobre 2012, la
sua casa, nel quartiere di Gulshan-i-Iqbal, nel
Sud del Pakistan, è stata saccheggiata e data
alle fiamme da musulmani radicali. Il ragazzo
e la sua famiglia sono scampati per miracolo
e hanno vissuto alcuni mesi nascosti. Ora
l’Ong “Rescue Christians” è riuscita a far trasferire Ryan e tutta la sua famiglia all’estero,
dove cominceranno una nuova vita. Il ragazzo
ha spiegato che alcuni suoi coetanei musulmani hanno usato il suo telefono cellulare, inviando l’sms blasfemo, per incastrarlo.
In un altro caso, Rafia Mansha, ragazza cristiana figli di braccianti agricoli del Punjab,
è stata rapita nel dicembre 2012 da due musulmani e poi costretta al matrimonio islamico con Muhammad Imran e alla
conversione. Nonostante l’opposizione della
controparte musulmana, la Corte ha dichiarato la nullità del matrimonio e restituito
Rafia alla sua famiglia.
In Pakistan, negli ultimi anni, si sono registrati circa 1.000 casi l’anno di ragazze cristiane e indù rapite da musulmani, costrette
al matrimonio e alla conversione. Agenzia Fides
lina Maturana Vivero. È stato riconosciuto,
inoltre, l’impegno sociale dell’imprenditrice di
Antofagasta, Rosa Esther Salazar, titolare di
una fabbrica di tute protettive per i minatori,
che ha offerto lavoro a 100 donne del carcere
di Antofagasta. Agenzia Fides
cOLOMbIA
Quattordicenne Malala Yousafzai
cILE
L’Organizzazione “Comunidad Mujer” ogni anno
seleziona un’istituzione o una persona a cui offrire un premio per l’azione svolta a favore delle
donne. Questo anno il premio ha riconosciuto
coloro che lavorano nei seguenti settori: sostegno delle donne detenute, protezione dei diritti
umani e lotta contro la violenza sulle donne.
Nel primo campo, il premio è stato assegnato
a Suor Nelly Leon, cappellano della Pastorale
delle prigioni del Centro Femminile di San
Joaquin. È stata premiata per avere istituito
la Fondazione “Donna Alzati”, per il sostegno
delle donne in carcere.
Nel settore della protezione dei diritti umani
e della lotta contro la violenza sulle donne è
stato assegnato un premio all’avvocato Pau-
Alla vigilia di un weekend violento, nel quale
31 persone sono state uccise, l’arcivescovo di
Medellín, mons. Ricardo Antonio Tobon Restrepo, aveva espresso la sua preoccupazione
per la violenza che affligge la città.
In una lettera indirizzata alla città, l’arcivescovo ha posto alcuni interrogativi sulla situazione locale, facendoli precedere da una
premessa: “Si parla della città di Medellín come
della città più colta della Colombia, come modello di città innovativa. Tutto questo deve essere vero, se viene così spesso ripetuto. Ci
rallegriamo per le cose buone di Medellín. Ma
sappiamo anche che la nostra regione è la più
violenta del Paese, gli anni passano e non riusciamo a convivere in modo pacifico, perché
ogni giorno si uccide nei nostri quartieri”.
Quindi l’arcivescovo si domanda: “Perché si
continua a parlare di microtraffico di droga,
quando si tratta di un business di oltre due
miliardi di pesos all’anno? Come è possibile
commissionare un omicidio a poco prezzo?
Perché, se c’è un miglioramento delle infrastrutture, la povertà non diminuisce?”
“Stiamo vivendo una recrudescenza della violenza, che genera terrore, miseria e morte.
Non dobbiamo rinviare il momento di un’azione comune, sorretta da un ampio disegno a
lungo termine, perché a questi mali possiamo
solo rispondere insieme”. Agenzia Fides
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In diretta
LA DIOcESI DI AWASSA
nel Sud dell’Etiopia
Foto: Giovanni Migliorati, mccj
on è facile descrivere l’attività che i Missionari Comboniani, in comunione con i
Sacerdoti diocesani, svolgono nella Diocesi di Awassa, una porzione della Chiesa cattolica in Etiopia. Io sono il suo Vescovo da
quattro anni, ma vi lavoro fin dal 1970. Questa
terra è diventata la mia seconda patria.
L’Etiopia è un nome che ricorre negli scritti
cristiani più antichi ed è spesso nominata
nella Bibbia stessa. Questo grande Paese del
Corno d’Africa si è sviluppato moltissimo e non
corrisponde più all’idea che si aveva di esso
nel passato. È un Paese dove si parlano più di
80 lingue, dove le diverse etnie vogliono aver
la loro autonomia politica e culturale e le potenze straniere investono per far uscire il
Paese dalla povertà e assicurargli uno sviluppo
industriale ed economico, ma è anche un
Paese dove la siccità e le guerre hanno fatto
N
66
milioni di vittime e l’analfabetismo raggiunge
il 55% della popolazione adulta.
Dal punto di vista religioso i cristiano-ortodossi costituiscono il 43% della popolazione, i
musulmani il 34%, i protestanti il 15%, i cattolici sono 1%, mentre il resto degli abitanti
segue i culti tradizionali. La Chiesa cattolica
è una piccola minoranza, ma è fortemente impegnata nel campo dell’educazione, della sanità, della promozione della donna e
dell’assistenza ai bambini. Ci sono ora 12 circoscrizioni ecclesiastiche, rette da Vescovi
etiopici e missionari.
La Diocesi di Awassa, nel Sud dell’Etiopia, che
voglio presentare, è una di queste circoscrizioni. Ha una superficie di 118.000 km2, confina con il Kenya e la sua popolazione è di circa
8 milioni abitanti. Io, comboniano, sono il suo
Vescovo e, come tale, mi trovo immerso nel-
l’attività sociale, educativa, sanitaria e di
evangelizzazione di questo vasto territorio.
Degli 8 milioni di abitanti, soltanto 205 mila
sono cattolici, divisi in 19 parrocchie con 513
succursali. La Diocesi è responsabile di 48
scuole (con solo 4 superiori), di 12 scuole materne, di 12 cliniche, di 13 centri per lo sviluppo della donna, e di 12 centri di
alimentazione per bambini denutriti. Gli studenti che attualmente frequentano le nostre
scuole sono 17.733. Ciascuno di essi contribuisce alla propria educazione versando, in
media, un dollaro all’anno. Nelle cliniche sono
curati 850 pazienti al giorno.
Il nostro impegno nel campo della promozione umana, soprattutto nelle scuole e nelle
cliniche, non è disgiunto dalla formazione
della persona umana nella sua totalità.
Istruire e guarire senza parlare di Cristo è un
servizio incompleto. Paolo VI nell’ Evangelii
Nuntiandi (n. 5) afferma: “La presentazione del
messaggio evangelico non è per la Chiesa un
contributo facoltativo: è un dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché
gli uomini possano credere ed essere salvati.
Sì, questo messaggio è necessario. È unico. È
insostituibile”. Non intendo parlare di proselitismo, ma di attenzione a tutta la persona. La
Chiesa cattolica ha sempre sostenuto e promosso l’educazione come un mezzo indispensabile per lo sviluppo e il bene comune. Il suo
coinvolgimento nel settore dell’educazione ha
portato un cambiamento rilevante nella vita
del popolo etiopico. All’interno di un programma governativo, la Chiesa ha insegnato i
valori della pace, dell’amore, della speranza,
dell’amicizia, della tolleranza e del rispetto di
tutti attraverso le scuole, dove innumerevoli
bambini e bambine si sono formati e che ora
sono a servizio dei loro fratelli e sorelle sia
nei loro territori di origine sia anche a livello
nazionale. Nelle nostre scuole c’è un largo numero di studenti, in maggioranza bambine,
che non verrebbero a scuola o l’abbandonerebbero, se le loro famiglie dovessero provvedere interamente alle spese scolastiche. Noi
cerchiamo, pertanto, di integrare e di provvedere alle necessità di questi studenti, perché
possano completare la loro educazione non
solamente scolastica, ma umana e morale.
I bambini malnutriti sono ancora molti. L’economia locale, basata sull’agricoltura, è di
pura sussistenza. Ogni volta che la pioggia
scarseggia o si prolunga la stagione secca, la
vita della maggioranza dei contadini diventa
precaria e i bambini sono le prime vittime.
Gli ammalati che vengono alle nostre cliniche
sono i poveri e i meno abbienti. Le nostre suore,
provenienti da diverse Congregazioni, si prodigano ogni giorno per loro. Sono soprattutto le
suore, inoltre, che si assumono la responsabilità di promuovere la considerazione della donna
nella famiglia e nella società. I centri di promozione della donna sono aumentati e nelle nostre stesse cliniche viene svolta una regolare
istruzione di base per le mamme e le ragazze
sull’igiene, sulla cura dei bimbi, sulla manutenzione della casa e sulla preparazione del cibo.
Una delle priorità nel nostro lavoro missionario è stata quella della formazione di responsabili locali: sacerdoti, suore, infermieri,
maestri, catechisti, anziani della Chiesa e giovani. Abbiamo investito energie e denaro per
la formazione degli operatori pastorali e sociali. I risultati del nostro impegno per far
crescere questa Chiesa sono evidenti e molto
soddisfacenti. C’è ancora molto da fare! Che
il Signore ci dia la gioia di vedere ancora
molti bambini sorridere e sperimentare la
gioia di essere amati da Dio!
P. Giovanni Migliorati, mccj
Awassa, Etiopia
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In diretta
AnnO DELLA FEDE e annuncio evangelico
Riportiamo l’intervista fatta dalla nostra redazione a Fra Guilherme, SIA (Congregazione missionaria di Sant’Ignazio di Antiochia), ordinato
sacerdote il 28 gennaio del 2012 nella città di
San Paolo del Brasile.
documento della Pontificia Commissione Biblica sull’Interpretazione della Bibbia nella
Chiesa ricordano che è assolutamente necessaria la fede per avere accesso ai testi biblici
e, quindi, alla Tradizione, che da essi deriva.
Essere sacerdote è continuare la missione sacerdotale come servo del progetto di costruzione del Regno di Dio nel mondo, un
progetto iniziato in Israele, riletto e attualizzato da Gesù Cristo e dai suoi seguaci.
Senza la fede, il sacerdote non ha ragion
d’essere, nemmeno come “professionista” di
alcunché. Con la fede, il sacerdote diventa
agente della volontà di Dio, nel quale crede
e di cui si è appassionato.
Quale sfida maggiore trova nel ravvivare la fede
nella persona di Cristo Gesù all’interno della sua
comunità?
Che cosa significa la fede nella sua vita sacerdotale?
Esercitare il ministero sacerdotale è partecipare all’unico, sommo, vero ed eterno Sacerdozio di Gesù Cristo. Ciò implica una
professione di fede nel processo della Rivelazione che è contenuta nella Sacra Scrittura e
nella Tradizione. Ambedue queste fonti richiedono e presuppongono la fede. L’Esortazione Apostolica Verbum Domini e il
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All’inizio della cosiddetta “era cristiana”, noi,
i seguaci di Gesù di Nazareth, abbiamo avuto
una forza tale da trasformare il modo d’essere
e di pensare del mondo intero. Eravamo pochi,
poveri, senza influenza politica; i nostri discorsi non erano filosoficamente elaborati,
non avevamo una buona retorica, il nostro
principale leader era morto appeso a una
croce: insomma, era inimmaginabile che
avremmo potuto risultare convincenti. In che
cosa è consistita la nostra forza? Per rispondere a questa domanda, leggiamo la testimonianza degli Atti degli Apostoli sulla prima
comunità cristiana (cfr At 2,44; 4,32): i cristiani delle origini si preoccupano gli uni degli
altri, si interessano delle necessità dei più de-
boli, condividono i loro beni, perché nessuno
nella comunità abbia a soffrire indigenza.
La grande sfida di oggi, come di ieri, è quella
di fare stupire il mondo con la nostra testimonianza. In tale modo gli uomini si uniranno
a noi, come un tempo si unirono al gruppo
degli Apostoli. Soltanto una testimonianza
vera è capace di cambiare i cuori e le menti.
In Brasile, Paese prevalentemente cattolico, sono
presenti diverse denominazioni cristiane. Quale
pericolo e quale stimolo una tale presenza rappresenta per i cattolici?
Il pericolo consiste nel disperderci in un tipo
di “supermercato” della fede, nel quale le persone non ricercano la centralità di Gesù Cristo, ma le periferie dei miracoli, dello
straordinario, di una liturgia di soli suoni e
colori, nella speranza di trovare il “meglio”
per sé. Ora, nessun rito può offrire il “meglio”
per l’uomo; solo Dio lo può dare. Lo stimolo
consiste nella revisione di vita a cui noi, cattolici, siamo sollecitati a fronte di cristiani, i
quali, per le nostre stesse povertà spirituali e
incoerenze evangeliche, hanno operato scelte
diverse per rispondere alla persistente ricerca
umana del sacro.
Quale testimonianza di fede è per Lei più determinante?
Contemplo sempre di più la forza della Croce
come esperienza alla quale non si può sfuggire, quando si segue Gesù Cristo. Mi rendo
conto che nelle pastorali più difficili, come
per esempio la pastorale carceraria, si opera
con uomini e donne la cui esistenza è marcata dalla sofferenza: malattie, solitudine,
povertà, famiglie sfasciate. Il dolore è, tuttavia, un’opportunità privilegiata per percepire la presenza di Gesù Cristo: una presenza
incarnata nella vita, che soffre e sperimenta
la nostra miseria, e la cui missione consiste
nel trasformare il mondo. La fede richiede
sofferenza, croce.
Fra Guilherme P. Anselmo Jr., SIA
San Paolo, Brasile
Foto: Jacinta Chan Wong, sspc
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Intenzione missionaria
da Il Messaggero del Cuore di Gesù
IntEnzIOnE MISSIOnARIA di maggio 2013
Perché i Seminari, specialmente delle Chiese di missione, formino pastori
secondo il Cuore di Cristo, interamente dedicati all’annuncio del Vangelo
I seminaristi sono la speranza della Chiesa.
Sono giovani generosi che hanno incontrato
Cristo e hanno deciso di lasciare tutto per seguirlo. Affascinati dalla sua persona, vogliono
stare con Lui per condividere la sua vita e la
sua missione. Guardano ai bisogni dell’umanità e della Chiesa e sentono il desiderio di
annunciare il Vangelo perché tutti possano incontrare il Signore. Per questo entrano in seminario e chiedono di diventare sacerdoti.
Il sacerdote, uomo della carità
Il sacerdote è l’uomo della carità. Tutti dobbiamo vivere il duplice comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Ma il
sacerdote deve saper collegare talmente bene
queste due dimensioni da mostrare l’amore di
Dio nell’amore del prossimo; in modo che
ognuno, sperimentando l’amore paterno di un
sacerdote, possa sentire che Dio lo pensa con
amore. Questo ideale il Concilio lo ha espresso
con il termine “carità pastorale” (LG 41; PO
14; PDV 23). L’amore del sacerdote per i fedeli deve esprimere l’amore di Gesù, Buon
Pastore, per le sue pecore: “Simone di Giovanni, mi ami? Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,
35). Per questo il sacerdote deve prendersi
cura dei poveri, dei malati, degli emarginati,
di tutti coloro che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, e di cui Gesù nel Vangelo
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dice: “Quello che avete fatto al più piccolo dei
miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 40).
Perciò i seminaristi devono imparare a crescere nella generosità e nella capacità di rinunciare a se stessi per aiutare gli altri,
pronti a farsi tutto a tutti, come Paolo, per
guadagnare a ogni costo qualcuno all’amore
di Cristo (cfr. 1Cor 9, 22).
Tutto questo non è semplice e non si impara
da soli. Ci vuole tempo ed esige l’aiuto di persone qualificate dal punto di vista culturale e
spirituale. Ecco la necessità che i giovani che
desiderano diventare sacerdoti abbiano buoni
formatori. Il responsabile principale della loro
formazione è il Vescovo. E al Vescovo i documenti della Chiesa chiedono di scegliere come
formatori i Sacerdoti migliori della Diocesi. La
comunità educante del Seminario Maggiore è
composta dal rettore, dal padre spirituale,
dagli animatori e dai professori. Tutti questi,
dice la Pastores Dabo Vobis, devono essere di
vita esemplare, possedere maturità umana e
spirituale, esperienza pastorale, preparazione
teologica, conoscenza delle scienze umane,
capacità di collaborazione e spirito di comunione ecclesiale (cfr n. 66). Bisogna pregare
che alla disponibilità dei giovani corrisponda
la competenza dei formatori, e ai bisogni
della Chiesa e del mondo venga incontro la
sovrabbondanza della grazia di Dio.
P. Domenico Marafioti, S.I.
“Io vorrei che noi tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare alla presenza del Signore, con la Croce del Signore;
di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è stato
versato sulla Croce; e di confessare la nostra unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.
Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa
grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo
Crocifisso”.
Papa Francesco
Foto: SIR
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Pagina della gratitudine
tEStIMOnIAnzA di carità
Cari Benefattori, poiché non abbiamo l’elettricità, ho preso carta e penna per scrivervi
questo mio ringraziamento per l’offerta ricevuta. Il vostro aiuto ci ha permesso di soccorrere i bambini più deboli, malati,
malnutriti, orfani, e gli adulti più poveri, handicappati o affetti da AIDS. Sia i bambini sia
gli adulti non sono tutti cattolici. È stata
grande la testimonianza evangelica che ci
avete permesso di dare! La stessa testimonianza di Gesù, che nutriva, guariva, incontrava la sofferenza e portava aiuto. Una parte
della somma ricevuta è stata consegnata all’ospedale per acquistare prodotti utili per i ma-
GRAzIE per i panelli solari
Carissimi Benefattori, abbiamo ricevuto la
Vostra risposta generosa al nostro progetto:
lati di Aids e curare alcuni neonati che altrimenti sarebbero morti.
Alcuni gruppi di bambini sono stati incoraggiati a fare un lavoro in comune, finalizzato
all’acquisto di quaderni e divise scolastiche o
del sapone. Abbiamo pure preso a coltivare un
piccolo giardino di tuberi, frutta (ananas) e
legumi, i cui prodotti andranno a vantaggio
dei bambini malnutriti e malati di Aids. Il vostro contributo ci ha tanto incoraggiato nella
nostra missione e ve ne siamo riconoscenti.
Che il Signore vi benedica.
Marie Elisabeth Wirnkar
Yokadouma, CAMERUN
Dare la luce al Centro di Formazione Parrocchiale, e vi ringraziamo di cuore!
Proprio in questo periodo un gruppo di
amici sono giunti dall’Italia per dare il proprio contributo alla costruzione del Centro
e, insieme alla gente del luogo, hanno installato i panelli solari. Questi sono stati
posti sul tetto della casa della missione; nel
corridoio, invece, è stata messa una centralina per il controllo dell’impianto e anche
contro possibili furti. I pannelli sono già in
funzione.
Non potete immaginare la gioia di tutti per
aver la possibilità, anche la sera, di potersi
riunire grazie all’illuminazione.
A nome di tutte le persone della missione di
Bissora voglio tornarvi a dire il nostro grazie per la vostra attenzione e generosità. Un
ricordo nella preghiera.
Sr. Alessandra Bonfanti, MdI
Bissora, GUINEA BISSAU
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Pagina della solidarietà
REStAURO DEL SAntUARIO
della Madonna di Dearit
Carissimi Benefattori: Pace e Bene!
Siamo una comunità di Padri Cistercensi. Da
anni abbiamo avuto l’onore di essere i custodi
del Santuario cosiddetto della Madonna di
Dearit oppure della Madonnina del Baobab. Il
luogo è stato da secoli meta di pellegrini di
ogni età, sia cristiani sia musulmani, indistintamente. Tra le sue tante particolarità, la
Madonna del Baobab è conosciuta come madre
di fertilità. Infatti, sono tantissime le donne
che attribuiscono al suo intervento la gioia di
essere madri.
Non si è mai costruito un santuario propriamente cristiano. Ci si è accontentati di un ca-
cOStRUzIOnE
di una scuola materna
Carissimi Benefattori, alcune sorelle della nostra Congregazione lavorano nelle parrocchie
di XuanLoc, Banmthout, e Xuan ha. La parrocchia di Xuan conta attualmente 1.149 cattolici praticanti e circa 3.398 non cristiani. Di
questi, 2.500 sono immigrati dal Nord Vietnam. Al loro arrivo, erano in una situazione
di estrema povertà e sofferenza. Ora molti di
loro lavorano nelle imprese locali. Il numero
dei bambini aumenta sempre di più, ma la
maggior parte di essi non può accedere a una
pannone, edificato con materiale di poco valore e in uno stile tutto suo. Giorni fa, una
burrasca di vento di potenza e forza mai registrati a memoria d’uomo ha scaraventato via
la metà del tetto e devastato l’altra metà, rendendola quasi irrecuperabile.
La festa annuale del Santuario ricorrerà il
prossimo maggio. Ci troviamo, è evidente, alle
strette. Chiedere aiuto in questi tempi di crisi
mondiale ci espone, lo sappiamo, all’accusa
d’incoscienza. Purtroppo, non abbiamo altra
alternativa. Sono sicuro che mi aiuterete. La
benedizione e la protezione della Vergine sia
di conforto a tutti voi,
P. T. Ghiorghis G. Yohnnes
Keren, ERITREA
normale istruzione scolastica per la lontananza delle scuole. Nel nostro villaggio manca
una scuola materna che si prenda cura dei
bambini durante le ore di lavoro dei genitori.
Per questo vorremmo creare un luogo di accoglienza e di educazione infantile, costruendo 2 sale e 1 refettorio. Il preventivo è
di € 13.306,00. Abbiamo già ricevuto un contributo di € 2.516,00. Accettiamo, con cuore
riconoscente, qualunque aiuto che la Vostra
carità voglia inviarci. Grazie!
Sr. Thérèse Nguyen Thi Hoan
Ba Ria,VIETNAM
Vi preghiamo di indirizzare le offerte a:
congregazione delle Suore Missionarie di S. Pietro claver - Via della collina 18 - 38121 tREntO
ccP n. 35483452
IbAn: It39 L076 0101 8000 0003 5483 452
Le eventuali offerte che risulteranno in eccedenza rispetto alle richieste che abbiamo presentato saranno destinate a
progetti analoghi a noi comunicati dai missionari sparsi in tutto il mondo.
73
Zoom
A 150 anni dalla nascita
della bEAtA MARIA tERESA
LEDóchOWSka
(1863 - 2013)
Gli ultimi anni di Maria Teresa Ledóchowska e la sua beatificazione
causa della prima guerra mondiale,
Maria Teresa poté ritornare a Roma soltanto nel novembre 1919. La precarietà
della sua salute fisica le impedì di intraprendere lunghi viaggi di propaganda missionaria
e di tenere conferenze e incontri, come era
solita fare in precedenza. Tuttavia, dalla sua
stanza, svolse un lavoro enorme per le missioni in Africa. Organizzò congressi nei quali
si fece sostituire dalle sodali, non potendo
più prendervi parte personalmente o non essendole più possibile parlare. Un commovente
episodio viene ricordato da Sr. Melania
d’Ernst: “Dietro insistenza delle consorelle, che
a Roma la circondavano di ogni amabilità, accettò di trascorrere alcune
settimane di tranquilla distensione a Napoli. Ma
anche qui, non poté limitarsi al solo riposo. Riuniti
i membri del Comitato,
fece venire Sr. Bielak, perché tenesse una conferenza
nella chiesa di San Ferdinando, trasformata, per
l’occasione, in sala di conferenze. Vi era riunito un
pubblico distinto con molti
ecclesiastici. Quando Maria
Teresa salì sul palco, l’inte-
A
74
resse raggiunse l’apice. Spiegò perché non potesse tenere la conferenza: aveva preso la risoluzione di farsi ‘mendicante del buon Dio’. Con
un cestino in mano passò fra le file per la questua, mentre Sr. Bielak spiegava i vari modi individuati dal Sodalizio per aiutare le missioni.
Tutti ascoltarono attentamente le parole di Sr.
Bielak e molte persone si abbonarono ai nostri
bollettini.” (Memorie)
Maria Teresa accettò sempre con prontezza gli
inviti dei vescovi ad avviare la sua Opera nei
loro Paesi. Programmava, preparava tutto; in
seguito, inviava le sue sodali a svolgere la
missione. Le sue ultime fondazioni furono a
Krosno, in Polonia, a Haarlem, in Olanda, e in-
Instancabile fino alla fine. Foto: Archivio MTL
fine anche in Spagna.
A Roma, nel frattempo, la comunità crebbe
alquanto e fu necessario trovare un luogo
per il noviziato. La Madre comperò, nella
periferia di Roma, due case con ampi giardini, che col tempo, furono una vera provvidenza. Nella seconda guerra mondiale la
frutta, i fichi soprattutto, e la verdura di
questi giardini salvarono la comunità di
Roma dalla morte per fame, come testimoniò e confermò Sr. M. Pasqualina.
Col passare degli anni la tipografia di Maria
Sorg non fu più in grado di soddisfare tutte le
richieste provenienti dall’Africa, per cui
spesso le sodali furono costrette a far stampare i libri in altre tipografie, sostenendo
enormi spese. Maria Teresa ebbe l’ispirazione
di fondare un’opera speciale per favorire la
stampa indigena. Questo progetto
trovò l’approvazione del Santo Padre,
di alcuni Cardinali e Vescovi, e di
molte persone di buona volontà. I libri
furono stampati in diverse lingue e
idiomi africani, favorendo enormemente l’evangelizzazione del Continente africano.
In questo periodo la Fondatrice portò
a termine un duro lavoro, che le costò
lacrime di sangue, come testimoniò Sr.
Melania: l’adattamento delle Costituzioni al nuovo Diritto canonico, approvato il 29 novembre 1920.
Consumata dal lavoro e dalle malattie,
Maria Teresa si addormentò serenamente nel Signore il 6 luglio 1922.
Dopo la sua morte, la fama della sua
santità si sparse rapidamente ovunque.
Molti chiesero delle grazie a Dio per
sua intercessione. Due guarigioni furono riconosciute come inspiegabili da
parte della medicina. Il Papa Paolo VI
la proclamò Beata il 19 ottobre 1975.
Il 20 novembre 2011, durante la cerimonia
della consacrazione del nuovo altare della
chiesa in Loosdorf, furono collocate in esso
alcune reliquie della Beata Maria Teresa. L’addio al suo luogo natio, intriso di nostalgia,
che consegnò, ragazzina, alle pagine del suo
diario: “Tra breve abbandonerò il mio villaggio
natio e, Dio solo sa, quando lo rivedrò. Infatti,
col cuore dolente, dovrò lasciarmi alle spalle il
luogo d’origine, così caro.” (MTL, Diario), si ricomponeva, dunque, dopo quasi 150 anni
dalla sua nascita, con il ritorno delle sue reliquie nella chiesa di Loosdorf. La Beata Madre
Maria Teresa Ledóchowska interceda dal cielo
per tutti noi, per la sua amata Africa e per la
Chiesa missionaria.
Sr. Maria Paola Wojak, sspc
75
Spazio giovani
GIORnAtA MOnDIALE della Gioventù
“Che cosa dobbiamo fare, Gesù?”
“Getta al largo le tue reti insieme a me. Se mi ami più di tutto, segui me.”
risto risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare la sua presenza salvifica a tutti i popoli, perché Dio, nel
suo amore sovrabbondante, vuole che tutti
siano salvi e nessuno sia perduto. Con il sacrificio di amore della Croce, Gesù ha aperto
la strada, affinché ogni uomo e ogni donna
possa conoscere Dio ed entrare in comunione
di amore con Lui. E ha costituito una comunità di discepoli per portare l’annuncio di
salvezza del Vangelo fino ai confini della
terra, per raggiungere gli uomini e le donne
di ogni luogo e di ogni tempo. Facciamo nostro questo desiderio di Dio!
C
Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto il
senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha
bisogno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere
dal suo amore, siate strumenti di questo
amore immenso, perché giunga a tutti, specialmente ai “lontani”. Alcuni sono lontani
geograficamente, altri invece sono lontani
perché la loro cultura non lascia spazio a Dio;
alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo
personalmente, altri, invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A
tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità
e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in
una vera amicizia, porterà frutto. I “popoli”
ai quali siamo inviati non sono soltanto gli
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altri Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici
e i luoghi del tempo libero. L’annuncio gioioso
del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della
nostra vita, senza alcun limite.
Vorrei sottolineare due campi in cui il vostro
impegno missionario deve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazioni
sociali, in particolare il mondo di internet.
Come ho già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati a introdurre nella
cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi
spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in
particolare il compito dell’evangelizzazione di
questo “continente digitale”» (Messaggio per
la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali, 24 maggio 2009). Sappiate dunque
usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene, in
particolare il rischio della dipendenza, di
confondere il mondo reale con quello virtuale,
di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con
le persone con i contatti in rete.
Il secondo ambito è quello della mobilità.
Oggi sono sempre più numerosi i giovani che
viaggiano, sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento. Ma penso anche a
tutti i movimenti migratori, con cui milioni
di persone, spesso giovani, si trasferiscono e
cambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anche questi fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per
la diffusione del Vangelo. Cari giovani, non
abbiate paura di testimoniare la vostra fede
anche in questi contesti: è un dono prezioso
per chi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo.
Benedetto XVI
Foto: sspc
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Notizie claveriane
“tI hO chIAMAtO per nome” (Is 43,1)
Foto: Barbara Tabian, sspc
ella domenica in Albis dello scorso
anno, circa 800 giovani hanno risposto all’invito dell’Arcivescovo di Salisburgo (Austria) e sono convenuti in Duomo
per celebrare l´Eucaristia, riempiendo tutte le
navate. Erano presenti anche molti seminaristi, sacerdoti e suore, le quali hanno successivamente ospitato i ragazzi nelle proprie
comunità per far conoscere loro la specificità
del carisma della loro Congregazione. Nella
nostra comunità, a Maria Sorg, è stato ospitato un gruppo di venti persone, provenienti
da St. Johann, in Tirolo. Tra esse vi erano
N
78
quattro accompagnatori e due bambine, rispettivamente di 7 e 8 anni.
Il motto della giornata è stato tratto dal libro
del profeta Isaia: Ti ho chiamato per nome (Is
43,1). Dopo il pranzo, all’ora stabilita, vi è
stata la presentazione dei singoli partecipanti: un canto invitava ciascuno, seguendo
l’ordine alfabetico, ad alzarsi e a dire il proprio nome. Non tutte le consorelle conoscevano il tedesco, ma non ci sono state
difficoltà: con sr. Maria Elena, che era arrivata
da poco dall’Italia, il dialogo ha potuto svolgersi in inglese. Terminata la presentazione, ci
siamo riunite in cappella, dove abbiamo pregato; dopo il canto del Padre Nostro, sono
stati illustrati e spiegati i diversi simboli e le
diverse raffigurazioni presenti nella cappella.
Il quadro della Beata Maria Teresa ha suscitato vivo interesse, così come vivo interesse
ha suscitato la spiritualità claveriana, che
ispira, in modo peculiare, il nostro apostolato missionario. A ciascuno è stato dato, in
ricordo di quest’esperienza, un cappellino
blu, che era stato benedetto dall’Arcivescovo
la mattina, a conclusione della Messa. Si è
svolto poi un gioco, per molti aspetti impegnativo e coinvolgente, di domande e risposte, a cui tutti hanno partecipato, inclusi i
due bambini, che hanno dato risposte di sorprendente profondità!
Il tempo è così volato via in allegria e in spiFoto: Barbara Tabian, sspc
rito evangelico. Una visita interessante e curiosa al museo africano e poi tutti in giardino,
a vedere la piccola cappella del XVII secolo e
a godere del panorama che si gode dalla collinetta che accoglie il cimitero dove riposano,
in attesa del giorno della risurrezione, le consorelle decedute a Maria Sorg. Tutta la giornata è trascorsa sotto lo sguardo della Vergine
Maria, perché la nostra comunità di Maria Sorg
sorge proprio sotto la Basilica denominata
Maria Plain, che, in italiano, si potrebbe tradurre: Maria soccorre.
Il programma previsto ha avuto termine, ma
non altrettanto hanno avuto termine le domande dei ragazzi sulla vita consacrata, a cui
abbiamo cercato di rispondere durante il viaggio di ritorno alla Cattedrale. Alle ore 16.00
ha avuto luogo, in Duomo, la celebrazione
conclusiva. Ciascuno dei partecipanti ha
scritto il proprio nome sulla tessera di un
puzzle, che è stato successivamente composto lungo tutta la navata centrale. Il significato simbolico di questo enorme puzzle è
stato chiarissimo per tutti: ciascuno di noi è
unico e insostituibile per Dio e per la Chiesa.
Nel mezzo del puzzle è stato lasciato, di proposito, un vuoto, per rappresentare sia coloro
che, per i motivi più diversi, non avevano potuto partecipare a quest’incontro, sia anche
coloro che sono lontani dalla Chiesa e da Dio,
e che pure sono anch’essi insostituibili: fra
questi ultimi vi è forse il nostro vicino di casa,
che attende di essere invitato a fare parte di
una realtà dalla quale si sente escluso!
Ci auguriamo che il seme gettato cada sul terreno buono, sia accolto e si dissolva in esso,
per poi germogliare e portare frutti di eternità!
Sr. Barbara Tabian, sspc
79
Bacheca
GRAzIE
alla Beata Maria Teresa
Ledóchowska
’operazione di mio marito ai reni è andata bene. Tutti, in famiglia, siamo sicuri
di avere ottenuto questa grazia per l’intercessione della Beata Maria Teresa. In ringraziamento, ho inviato un’offerta e chiedo
cortesemente che la mia testimonianza
venga pubblicata sull’Eco dell’Africa. Con
grande riconoscenza, B. Sch.
L
oglio adempiere la mia promessa di ringraziamento, mandando un’offerta. Le
mie preghiere, infatti, sono state esaudite
per l’intercessione di Maria Santissima e
della Beata Maria Teresa e molti dei miei
problemi familiari si sono risolti.
Vi chiediamo di continuare a pregare per
noi. B. Z.
V
Beata Maria Teresa, prega per noi
RIcORDIAMO i nostri defunti
Cesare Volpi - Milano (MI)
Francesco Gueriero - Campo di San Martino (PD)
Maria Stablum Misseroni - Male (TN)
Teresina Ferrarol - Mezzocorona (TN)
Marialuisa Ferrari - Denno (TN)
Eraldo Felician - Trieste (TS)
Renzo Lusetti - Riccione (RN)
Maria Mannozzi - Fermo (AP)
L’eterno riposo dona loro, o Signore,
risplenda a essi la luce perpetua,
riposino in pace. Amen
80
Anno CXVIII
n. 5 Maggio 2013
Direttore responsabile
Mons. Ernesto Menghini
Redazione
Sr. Silvia Simas, sspc - Sr. Maria Maciag, sspc
Collaboratori: P. Michele Simone, S.I.
Sr. Maria Paola Wojak, sspc - Sr. Jolanta Plominska, sspc
Sr. Maria Elena Caridi, sspc - Vincenza Zangara
Maria Teresa Rinaldi - Patrizia Raffi
UnIOnE DI MESSE
Ogni anno la nostra Congregazione fa celebrare 500 Messe per tutti gli iscritti. Esse
sono un “tesoro Spirituale” sia per le anime
sante del Purgatorio, sia per chi ancora pellegrina sulla terra.
Inviandoci i nomi dei vostri cari, riceverete
un’immaginetta ricordo come conferma dell’avvenuta iscrizione. L’offerta minima per
persona è di € 5,00.
Aiutando i vostri cari, favorite i missionari nell’opera di evangelizzazione del mondo.
A maggio celebriamo
3 Giornata mondiale della libertà di
stampa
5 Giornata di sensiblilizzazione per il
sostegno economico alla Chiesa Cattolica
8 Madonna di Pompei
12 47a Giornata delle comunicazioni sociali
15 Giornata internazionale della famiglia
21 Giornata internazionale della diversità
culturale per il dialogo e lo sviluppo
SUORE MISSIONARIE DI SAN PIETRO CLAVER
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REDAZIONE
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AMMINISTRAZIONE
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“Per guadagnare l’Africa per Cristo,
il mezzo più efficace è quello
di diffondere sempre di più il culto a Maria.
Questa è la grande preoccupazione
dei missionari.”
Maria Teresa Ledóchowska
Il culto di Maria, 1912
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