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LA GUIDA DEL SOLE 24 ORE AL PROJECT MANAGEMENT Lo standard internazionale di PM per gestire l’innovazione nei prodotti e nei servizi, le commesse, i progetti di miglioramento Stefano Tonchia e Fabio Nonino NUOVA EDIZIONE AGGIORNATA LA GUIDA DEL SOLE 24 ORE AL PROJECT MANAGEMENT Lo standard internazionale di PM per gestire l’innovazione nei prodotti e nei servizi, le commesse, i progetti di miglioramento Stefano Tonchia e Fabio Nonino ISBN: 978-88-6345-502-1 © 2007, 2013 Il Sole 24 ORE S.p.A. Sede legale e amministrazione: via Monte Rosa 91, 20149 Milano Redazione: via G. Patecchio 2, 20141 Milano Servizio clienti: tel. 02.3022.5680, 06.3022,5680, fax 02.3022.5400, 06.3022.5400 e-mail: servizioclienti.libri@ilsole24ore.com Fotocomposizione: S.E.I. Italia Srl - Rovello Porro (CO) Stampa: Rotolito Lombarda – Via Sondrio, N° 3 – 20096 Seggiano di Pioltello (Mi) Prima edizione: novembre 2007 Nuova edizione: giugno 2013 Tutti i diritti sono riservati Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15 per cento di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE al compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da EDISER Srl, Società di servizi dell’Associazione Italiana Editori, attraverso il marchio CLEAREdi, Centro licenze e Autorizzazioni Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana n. 108 - 20122 Milano. Informazioni: www.clearedi.org. Sommario 3 Introduzione Parte prima Il contesto del Project Management 13 13 18 20 23 1. 1.1 1.2 1.3 1.4 Principi del Project Management Le variabili gestionali del Project Management Le fasi dei progetti L’approccio sistemico del Company-Wide Project Management 1.5 Definire le attività di progetto: la Work Breakdown Structure (WBS) Box: articolazione della Work Breakdown Structure (WBS) 28 33 33 36 Principi e variabili del Project Management 2. Applicazioni del Project Management 2.1 Azienda e progetti 2.2 Progettazione/sviluppo-prodotto Caso: i progetti di sviluppo prodotti in Electrolux 2.3 Progettazione dei servizi Box: progettare i servizi 2.4 Gestione delle commesse (di ingegneria) Caso: la gestione delle commesse di engineering in Brovedani 2.5 Progettazione del miglioramento in azienda 2.6 Ricerca pubblica e privata, e cooperazione internazionale 41 46 53 58 Parte seconda L’organizzazione dei progetti 63 3. Strutture organizzative per il Project Management VI SOMMARIO 3.1 Struttura organizzativa funzionale e divisionale 3.2 L’organizzazione per la gestione dei progetti 3.3 Strutture organizzative per la gestione multi-progetto 3.4 Il Project Management Office (PMO) Box: la struttura temporanea di progetto per la gestione delle commesse engineer-to-order 63 65 72 74 77 77 81 83 4. 87 87 91 96 5. Il ruolo del project manager 4.1 Le caratteristiche del project manager 4.2 Le responsabilità del project manager 4.3 La professione di project manager Box: codice etico per la professione del project manager La gestione delle risorse umane e della comunicazione 5.1 Le responsabilità di progetto e la gestione dei conflitti 5.2 Team working di progetto 5.3 La comunicazione di progetto Box: strumenti web 2.0 per il PM 5.4 Il project reporting 5.5 Importanza dei meeting di progetto 103 105 Parte terza La gestione dei progetti 111 6. 111 113 117 120 125 7. 125 129 135 137 143 146 149 La gestione strategica e integrata dei progetti 6.1 Il portafoglio-progetti 6.2 L’approccio Multi-Project Management: gestione integrata dei progetti e condivisione delle risorse 6.3 Il “project scope” e il ciclo di vita del progetto 6.4 Pianificare le attività di progetto La gestione della qualità 7.1 Il concetto di qualità 7.2 Lo sviluppo-prodotto (New Product Development - NPD) Box: equilibrio fra integrità e modularità di prodotto 7.3 Fasi della progettazione prodotto 7.4 Tecniche innovative di progettazione/sviluppo-prodotto Box: progettare nel rispetto dell’ambiente: il green design 7.5 Lean design 7.6 Metodologie di progettazione/sviluppo-prodotto software 7.7 La normativa sulla qualità e la progettazione VII SOMMARIO 153 8. 153 156 159 161 164 168 170 172 174 177 9. 177 185 191 195 200 La gestione del tempo 8.1 La rappresentazione del tempo: il diagramma di Gantt 8.2 La rappresentazione del tempo: il diagramma reticolare 8.3 Attività e documentazione di progetto 8.4 Scheduling e criticità delle attività: le tecniche reticolari 8.5 Critical Path Method (CPM) Box: l’algoritmo del CPM 8.6 Program Evaluation and Review Technique (PERT) 8.7 Graphical Evaluation and Review Technique (GERT) 8.8 Riduzione dei tempi e margini di sicurezza Box: valutare l’utilizzo del crashing 8.9 Controllo-avanzamenti del progetto La gestione dei costi 9.1 Il Cost Estimating: stima dei costi e calcolo del costo globale di progetto Box: approccio alla stima dei costi bottom-up o top-down? 9.2 Time-Driven Activity-Based Costing: l’allocazione dei costi basata sulle transazioni 9.3 Il Cost Budgeting: Project Budget Breakdown Structure (PBBS), “baseline”, “cost accounts” 9.4 Il Cost Control: l’Earned Value Method (EVM) Box: la previsione dei costi al completamento del progetto 9.5 Il Cost Control: l’analisi degli scostamenti dal budget 203 10. La gestione dei progetti come investimenti 203 10.1 Il Capital Budgeting: analisi e valutazione di un progetto come investimento 10.2 Tecniche di valutazione degli investimenti 206 Box: calcolare il valore aggiunto di progetto 214 10.3 Il Project Financing Box: la valutazione economico-finanziaria per la gestione del portafoglio-prodotti 221 11. La gestione dei rischi 221 11.1 Il Project Risk Management 226 11.2 Identificazione dei rischi Box: tecniche di raccolta delle informazioni per l’identificazione dei rischi 11.3 Analisi qualitativa dei rischi 228 230 11.4 Analisi quantitativa dei rischi VIII 234 241 SOMMARIO 11.5 Pianificazione della risposta ai rischi Caso: la gestione dei rischi di commessa in Finmeccanica 11.6 Controllo dei rischi Box: approccio grafico per la gestione del portafoglio progetti in funzione del rischio 245 12. La gestione degli stakeholder 245 12.1 Il Project Stakeholder Management 248 12.2 Identificazione degli stakeholder 252 12.3 Pianificazione della gestione degli stakeholder 254 12.4 Gestione e controllo dell’impegno degli stakeholder Parte quarta Le fasi dei progetti 259 13. La fase di start-up 259 13.1 Acquisizione della commessa e definizione del contratto Caso: analisi dell’offerta e gestione del contratto in Danieli 265 13.2 Sviluppo del Project Charter 268 13.3 Sviluppo della descrizione dell’ambito del progetto 273 14. La pianificazione delle attività di Project Management 273 14.1 La gestione integrata di progetto Caso: life cycle management & project control in Alenia 279 14.2 Sviluppo del piano di Project Management 281 14.3 Definizione e schedulazione delle attività tramite la WBS 283 14.4 Pianificazione e assegnazione delle risorse umane 285 14.5 Le attività di pianificazione della qualità, dei tempi e dei costi 289 14.6 Pianificazione della gestione dei rischi 290 14.7 Pianificazione della gestione degli stakeholder e della comunicazione 292 14.8 I Project Management Information Systems 295 15. Gli approvvigionamenti 295 15.1 Strategie di approvvigionamento 297 15.2 La gestione degli approvvigionamenti Caso: la gestione delle forniture in Fincantieri 303 15.3 Pianificare gli acquisti 304 15.4 Selezionare i fornitori 306 15.5 Amministrazione e chiusura dei contratti di fornitura SOMMARIO IX 311 16. L’esecuzione 311 16.1 Dirigere e gestire l’esecuzione del progetto 16.2 Gestire le informazioni 314 16.3 Gestire il gruppo di progetto e i conflitti 316 16.4 Effettuare l’assicurazione qualità 319 Caso: la gestione della qualità in Permasteelisa: il project quality plan 325 17. Il monitoraggio e il controllo 325 17.1 Monitoraggio e controllo del progetto 17.2 Monitoraggio e controllo avanzamento delle attività 328 17.3 Controllo della qualità, dei tempi e dei costi 332 17.4 Controllo dei rischi 334 17.5 La misurazione delle prestazioni e il sistema di reporting 335 Box: la misurazione e il miglioramento del servizio 343 18. La chiusura del progetto 343 18.1 Procedura di chiusura del contratto e di chiusura amministrativa 18.2 Attività di chiusura del progetto 345 18.3 La documentazione di chiusura del progetto 346 Parte quinta Il Project Management in azienda 351 19. Maturity Models di Project Management 351 19.1 Maturità organizzativa e PM Maturity Models 19.2 Capability Maturity Model Integration (CMMI) 354 19.3 Organizational Project Management Maturity Model 362 (OPM3) 19.4 Portfolio, Programme, Project Management Maturity Model 371 (P3M3) 19.5 Project Management Maturity Model (PMMM) 377 379 20. Innovazione e Project Management 379 20.1 Cos’è l’innovazione 20.2 Open Innovation 384 20.3 Il Project Management come strumento per l’innovazione 386 20.4 Collaborative Project Management 388 20.5 Progetti estremi e Agile Project Management: la “nuova” 392 gestione per progetti Box: la metodologia SCRUM X SOMMARIO Parte sesta I riferimenti internazionali di Project Management 403 21. Gli Standard internazionali e le Certificazioni professionali di Project Management 403 405 406 407 21.1 21.2 21.3 21.4 Project Management Institute (PMI) International Project Management Association (IPMA) Prince2 La norma ISO 21500:2012 Appendici 413 A.1 Tecniche di progettazione/sviluppo-prodotto 435 A.2 Pianificazione dei materiali e della capacità nelle commesse ETO 443 A.3 I Project Management Information Systems 451 Bibliografia 473 Glossario 493 Indice Analitico 501 Ringraziamenti Introduzione Questa seconda edizione de La Guida de Il Sole 24ORE al Project Management continua un percorso iniziato più di dieci anni fa col testo di Stefano Tonchia Il Project Management (Il Sole 24ORE, Milano, 2001) in cui si proponeva l’approccio del Company-Wide Project Management (CWPM) e proseguito con la precedente edizione (2007), che approfondiva alcune aree di conoscenza del Project Management, come la gestione dei rischi e quella degli approvvigionamenti, e affrontava le problematiche manageriali connesse alle fasi del ciclo di vita di un progetto, riportando anche, all’interno dei capitoli, casi d’eccellenza. L’approccio metodologico struttural-sistemico del CPWM, attraverso l’utilizzo delle breakdown structures collegate alle quattro variabili gestionali di tempo, costo, qualità e risorse, appare ancora il più valido ed efficace nel presentare le tecniche di Project Management e di grande valenza pragmatica. L’altro testo a cui ci siamo principalmente riferiti, soprattutto per la strutturazione dei capitoli appartenenti alle sezioni centrali e l’aggiornamento terminologico, è la Guida al Project Management Body of Knowledge – PMBOK® (5a edizione, Project Management Institute Inc., Pennsylvania, 2013), con l’obiettivo di riassumere i principali processi standard di Project Management e di far uso di una terminologia e metodologia ormai uniformatesi a livello internazionale. All’interno di questa nuova edizione è presente un nuovo capitolo in cui è approfondita la decima area di conoscenza introdotta con l’ultima – la quinta – edizione del PMBOK: la gestione degli stakeholder di progetto. I “portatori di interesse” rivestono, infatti, un ruolo vitale per il successo (o insuccesso) dei progetti, in quanto possono risultare ulteriore “fonte di rischio” di progetto, nell’accezione anglosassone del termine: il loro coinvolgimento può essere foriero di eventi imprevisti sia negativi (issue) che positivi (opportunità). Questa nuova edizione del nostro testo è stata altresì ampliata introducendo tre nuovi capitoli che approfondiscono alcune tematiche di grande interesse per 4 INTRODUZIONE le imprese e gli operatori. I primi due capitoli sono inseriti in una nuova sezione denominata Il Project Management in azienda. In particolare, nel capitolo 19, si è ritenuto utile fornire indicazioni sul tema della valutazione dello stato di maturità nel Project Management di un’organizzazione, e sui principali modelli (i cosiddetti Project Management Maturity Models) che possono essere utilizzati per determinare il proprio livello di maturità e identificare le traiettorie di apprendimento organizzativo verso il miglioramento e l’eccellenza nel Project Management. Nel capitolo 20 si è voluto approfondire il legame indissolubile con l’innovazione: il Project Management può infatti essere considerato come lo strumento metodologico per pianificare, implementare e concretizzare l’innovazione (nei prodotti, nei servizi, nei processi organizzativi, nelle modalità di porsi sul mercato ecc.). Lo stesso Project Management si evolve ed ecco allora che, nel medesimo capitolo, sono presentate le parti più “innovative” del corpus disciplinaremetodologico del Project Management, per la gestione di progetti “agili” o “estremi” e nell’ambito di un’innovazione, quale quella alimentata dall’intelligenza distribuita e collettiva, sempre più aperta (“open”) a contributi provenienti dalla rete di relazioni esterne alle organizzazioni. Nell’ultima sezione del libro (I riferimenti internazionali) – capitolo 21 – sono state aggiornate le disposizioni concernenti le certificazioni professionali di Project Management delle principali associazioni internazionali, e soprattutto viene presentata la nuova norma ISO 21500, rilasciata proprio a settembre 2012: se è vero che i contenuti principali del PMBOK del PMI erano già de facto “reference” mondiale largamente prevalente, il rilascio di una norma ISO sul Project Management suggella, dopo decenni, un percorso di consolidamento di pratiche ed ufficializza uno standard, attraverso una specifica norma ISO, sempre più importante e a cui sempre più le aziende dovranno riferirsi. Non a caso l’inserimento della parola “Standard” nel sottotitolo riassume: l’ormai definita convergenza delle pratiche ad opera della “community” di professionisti e operatori nell’ambito delle organizzazioni in cui operano in tutto il mondo, uno standard uniformato a livello internazionale, che fa sì che il Project Management, se non altro in quanto sviluppatosi qualche decennio prima rispetto alla globalizzazione più recentemente intesa, sia probabilmente la disciplina del Management maggiormente standardizzata (nel senso positivo del termine) world-wide; l’esistenza di una norma ISO a cui ci si può (o deve – per gare ecc.) riferire. Il “corpus metodologico” (Body) così riconosciuto e internazionalmente valido prevede 10 aree di conoscenza (fra cui le variabili gestionali di tempi, costi, qualità e risorse) e 6 macro-fasi (dette “gruppi di processi”). Il presente testo considera le suddette dieci aree della conoscenza del Project Management e le sei macro-fasi, le sviluppa e tratta con analisi critica, soprattut- INTRODUZIONE 5 to le rende fruibili e operative, sia per un primo lettore sia per un project manager senior che volesse approfondirle. Le 10 aree di conoscenza per una corretta gestione dei progetti sono: 1. La gestione dell’integrazione di progetto (Project Integration Management) comprende le attività necessarie ad assicurare che i numerosi elementi di un progetto siano efficacemente ed efficientemente coordinati e, appunto, integrati. 2. La gestione degli obiettivi e dell’ambito di progetto (Project Scope Management) tratta l’impostazione degli obiettivi del progetto ed il loro collegamento col piano di progetto, definendo i processi necessari ad assicurare che il progetto includa tutto il lavoro richiesto, e soltanto il lavoro richiesto, ai fini del suo completamento con successo. 3. La gestione delle risorse umane di progetto (Project Human Resource Management) è orientata all’assegnazione dei ruoli e delle responsabilità e all’inserimento ottimale degli individui ai fini del completamento del progetto. Comprende anche i processi di organizzazione e gestione del gruppo di progetto. 4. La gestione della qualità di progetto (Project Quality Management) comprende tutte le attività atte a definire le politiche di qualità, gli obiettivi e le responsabilità della gestione della qualità, affinché il progetto soddisfi le esigenze per le quali è stato intrapreso. 5. La gestione dei tempi di progetto (Project Time Management) include i processi necessari ad assicurare il completamento del progetto nei tempi previsti. 6. La gestione dei costi di progetto (Project Cost Management) include i processi coinvolti nella pianificazione, nella stima, nella allocazione e nel controllo dei costi affinché il progetto venga completato nel rispetto del budget approvato. 7. La gestione dei rischi di progetto (Project Risk Management) riguarda la conduzione dei processi legati alla pianificazione, identificazione, analisi e all’approntamento delle risposte ai rischi e al loro monitoraggio e controllo nel corso del progetto. 8. La gestione della comunicazione di progetto (Project Communications Management) deve garantire tempestivamente e appropriatamente la generazione, la raccolta, la distribuzione, l’archiviazione, il recupero e la disposizione finale delle informazioni del progetto. 9. La gestione degli stakeholder di progetto (Project Stakeholder Management) comprende tutte le attività orientate a garantire la soddisfazione ed il corretto livello di impegno dei “portatori di interesse” del progetto nei processi decisionali ed esecutivi. 10. La gestione degli approvvigionamenti di progetto (Project Procurement Management) organizza i processi di acquisizione di prodotti o servizi da entità esterne al gruppo di progetto. 6 INTRODUZIONE Aree di conoscenza del Project Management Le sei macro-fasi, che corrispondono a precisi momenti di gestione del ciclo di vita di un progetto, sono: Start-up (Initiating): definisce e autorizza il progetto o una fase del progetto. Pianificazione (Planning): definisce e perfeziona gli obiettivi e pianifica lo svolgimento delle azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi e dell’ambito stabiliti per il progetto. Approvvigionamento (Procurement): comprende i processi di acquisizione di prodotti, servizi o risultati da entità esterne al gruppo di progetto allo scopo di eseguire il lavoro. Esecuzione (Executing): integra persone e altre risorse per l’attuazione del piano di progetto. Monitoraggio e controllo (Monitoring and Controlling): misura e monitora regolarmente l’avanzamento per identificare scostamenti dal piano di Project Management o accettare i cambiamenti formali richiesti dal cliente (change), in modo da consentire eventuali azioni correttive o una ri-pianificazione per il raggiungimento degli obiettivi di progetto. Chiusura (Closing): formalizza l’accettazione del prodotto, del servizio o del risultato e consente la chiusura corretta del progetto o di una fase del progetto. INTRODUZIONE 7 L’inclusione degli approvvigionamenti fra le fasi del ciclo di vita del progetto (che divengono dunque sei contro le cinque previste nel PMBOK) nasce da diverse considerazioni. Se è vero che la gestione degli approvvigionamenti è un’area di conoscenza, è altrettanto vero che essa rappresenta una fase estesa “a monte” dell’organizzazione e, proprio in un’ottica di azienda estesa, potrebbe essere considerata come una execution “esterna”, integrata nella fase di esecuzione del piano complessivo di progetto. Gli acquisti sono sempre stati tradizionalmente una tra le voci di costo più rilevanti nel budget di un progetto/ commessa; inoltre, causa la crescente adozione di strategie di esternalizzazione di attività da parte delle imprese, le risorse dedicate alla gestione degli approvvigionamenti sono anch’esse cresciute, giustificando di fatto un’aggregazione tra execution interna ed esterna (quest’ultima realizzata, appunto, attraverso gli approvvigionamenti). In tabella è rappresentata la mappatura delle aree di conoscenza e delle macro-fasi (“gruppi di processi”) del Project Management, con il numero dei vari processi di Project Management coinvolti nelle diverse aree e macro-fasi. Mappatura delle aree di conoscenza e delle macro-fasi (“gruppi di processi”) del Project Management Come si può osservare dalla tabella, la maggior parte dei processi sono dedicati alle macro-fasi di pianificazione e monitoraggio/controllo – pianificazione e 8 INTRODUZIONE controllo (delle variabili) infatti rappresentano l’essenza del management. Possiamo forse auspicare, quale contributo ad una futura nuova edizione del PMBOK, una proposta più lean (“snella”) dello stesso, in linea con le attuali tendenze manageriali “alla semplificazione”, che non replichi in ogni area di conoscenza le varie fasi, bensì – dopo aver presentato le aree da un punto di vista tematico (e non anche “processuale”) – tratti le fasi (e i relativi processi) solamente all’interno dei capitoli sulle fasi. In linea con l’approccio CPWM e con le aree della conoscenza e le macrofasi dello standard, il libro si articola in sei sezioni. La prima sezione introduce il lettore all’universo del Project Management. Il primo capitolo si focalizza sui principi fondanti, mentre nel successivo sono descritti i cinque ambiti di applicazione della gestione per progetti. La seconda sezione si occupa dell’organizzazione dei progetti e vengono definite le strutture organizzative a supporto della gestione dei progetti (capitolo 3), approfondendo sia il ruolo del project manager (capitolo 4) che la gestione delle risorse umane e della comunicazione (capitolo 5). La terza sezione illustra la gestione strategica e integrata dei progetti (capitolo 6) tramite le variabili prestazionali di qualità (capitolo 7), tempo (capitolo 8) e costo (capitolo 9). Sono poi affrontati i temi del progetto come investimento (capitolo 10), dei rischi connessi (capitolo 11) e la gestione degli stakeholder (capitolo12). La quarta sezione fornisce gli strumenti per la gestione delle fasi del ciclo di vita di un progetto e sviluppata in un’ottica strettamente manageriale approfondendo in sequenza: la fase di start-up (capitolo 13), la pianificazione delle attività di Project Management (capitolo 14), gli approvvigionamenti (capitolo 15), l’esecuzione (capitolo 16), il monitoraggio e il controllo (capitolo 17), e la chiusura del progetto (capitolo 18). La quinta sezione si focalizza sul ruolo del Project Management in azienda, approfondendo il tema della valutazione della maturità organizzativa nel PM (capitolo 19) e dell’indissolubile legame fra capacità innovative di un’impresa e l’adozione di metodologie di Project Management (capitolo 20). La sesta sezione contiene i riferimenti internazionali di Project Management e fornisce un contributo sul tema sempre più richiesto delle certificazioni professionali di Project Management, presentando l’importanza e chiarendo il ruolo della norma ISO 21500 come standard internazionale per la gestione dei progetti ed il suo legame con il PMBOK (capitolo 21). Il libro è corredato da alcuni casi di eccellenza e box contenenti approfondimenti di tematiche specifiche per il Project Management e strumenti utili al project manager. Inoltre, a conclusione dei capitoli, vi è una checklist finalizzata a verificare che tutte le metodologie e pratiche descritte nel testo siano state tenute in considerazione. INTRODUZIONE L’articolazione del libro 9 1. Principi e variabili del Project Management Le regole non sono necessariamente sacre, lo sono i principi. FRANKLIN D. ROOSEVELT Il Project Management è una disciplina manageriale ormai da lungo tempo affermatasi a livello internazionale all’interno di imprese operanti in ambienti competitivi a forte dinamicità e in mercati che richiedono una continua innovazione di prodotto e processo, in tempi rapidi e con elevati standard qualitativi. Questa dottrina si fonda su alcuni principi e tecniche provenienti da una lunga storia di gestione di grandi progetti (di successo e di insuccesso). Il successo di un progetto si esplica nel conseguimento di obiettivi prestazionali di costo, tempo e qualità non gestibili attraverso strumenti operativi routinari. Tali obiettivi possono essere raggiunti solo attraverso una gestione efficace ed efficiente dell’intero ciclo di vita del progetto. Per fare ciò è necessario adottare un approccio di gestione che integri coerentemente tutti gli elementi che concorrono al risultato finale e adotti le tecniche di Project Management più adatte al contesto competitivo: il Company-Wide Project Management. 1.1 Principi del Project Management Il Project Management (PM) possiede profonde radici storiche. Già tremila anni fa i popoli più civilizzati si trovavano a gestire i progetti di grandi opere architettoniche. Basti pensare alle sette meraviglie dell’antica area mediterranea, dalle piramidi egizie al colosso di Rodi, e all’imponente muraglia cinese edificata nel lontano Oriente. Ad ogni modo il Project Management così come oggi lo conosciamo nacque nel ventesimo secolo negli Stati Uniti. Nei primi anni del 1900 Henry Gantt sviluppò un diagramma a barre o diagramma delle milestone (letteralmente “pietre miliari”) che in suo onore verrà 14 IL CONTESTO DEL PROJECT MANAGEMENT denominato diagramma di Gantt. Tale strumento, ideato per i progetti di costruzione navale, incrementò notevolmente l’efficienza nella costruzione di navi da trasporto durante la prima guerra mondiale. A partire dagli anni Cinquanta e per tutti gli anni Sessanta vennero ideate, sviluppate e formalizzate le prime tecniche a supporto della gestione di ampi progetti complessi in ambito industriale, ma soprattutto all’interno dei progetti militari e aerospaziali. Ad esempio il produttore chimico Du Pont ideò il Critical Path Method (CPM) per pianificare le fermate per la manutenzione del proprio impianto produttivo e la Rand Corporation sviluppò il PERT (Program Evaluation & Review Technique) per pianificare la progettazione dei missili. In questi stessi anni furono sviluppati la Work Breakdown Structure (WBS) e l’approccio dell’Earned Value (EV). Negli anni Settanta si ebbe lo sviluppo della professione del project manager. A dimostrazione di questo fatto nel 1967 nacque l’International Project Management Association (IPMA) e nel 1969 fu fondato il Project Management Institute (PMI) per la certificazione e lo sviluppo della professione tramite codici etici, standard e accreditamenti. Alla fine degli anni Ottanta il PMI produsse la prima edizione del Project Management Body of Knowledge PMBOK®, un testo che ha raggiunto la quinta edizione e in cui sono contenuti strumenti e tecniche per il Project Management tramite un approccio integrato e strutturato. È infatti in questo periodo storico che si sviluppa anche l’Organizational Breakdown Structure (OBS) e si parla di bilanciamento fra prestazioni operative di costo, tempo e qualità. Gli anni Novanta rappresentano il periodo storico della gestione manageriale ispirato dalla cosiddetta Qualità Totale o Total Quality Management (TQM). Il significato annesso al termine “totale” non deve trarre in inganno: non sta a significare esplicitamente una qualità superiore, bensì la considerazione della qualità come un fatto sistemico, esteso a tutti gli elementi dell’azienda, ovvero a tutte le sue funzioni e i suoi enti (Alta Direzione compresa, tant’è che il suo commitment o “sponsorizzazione” ne diventa il motore primario). La rivoluzione – se così si può chiamare – fu quella di ampliare l’analisi e la gestione della qualità, partendo dalla produzione e dai controlli di valle, andando a ritroso fino a interessare i processi produttivi iniziali, gli acquisti, la progettazione del prodotto, l’ingegnerizzazione della produzione, lo stesso marketing (concetto di upward quality – la qualità fatta a monte). Con una terminologia analoga per semantica a quella di Total Quality Management, si parla anche di un approccio “esteso a tutta l’azienda”, ovvero “company-wide” (secondo il termine coniato da Ishikawa, uno dei padri della gestione della qualità). Il sistema di gestione della qualità, oggetto della certificazione ISO 9000, si spiega in questo contesto: viene valutata la capacità di fare qualità, e non i risultati in sé. Questo consente di intervenire sulle cause, consente quindi di gestire e prendere decisioni. PRINCIPI E VARIABILI DEL PROJECT MANAGEMENT 15 Ma se andiamo a vedere qual è un altro concetto base del TQM, oltre a quello della considerazione di tutti gli “elementi” aziendali, troviamo il principio della riduzione delle fonti di variabilità : se a monte si sono fatte bene le cose, non vi è motivo che a valle non si produca qualità, a meno che qualcosa – da monitorare, contenere, eliminare – non abbia perturbato la situazione prevista. In altri termini, il TQM diffonde in tutta l’azienda la filosofia che la qualità – se a suo tempo ben progettata – richiede di fatto solo di rispettare delle procedure (termine proprio delle ISO 9000 e vera loro conseguenza e valenza, al di là di appesantimenti burocratici), quelle procedure che consentono di realizzare un prodotto o erogare un servizio rispettando le specifiche di progetto. Conseguono due fatti: luogo dove nascono i progetti al resto dell’azienda, mentre finora la diffusione e integrazione di metodi e tecniche nell’azienda ha avuto un flusso prevalente da valle verso monte (come sopra descritto). Mutuando quindi il termine relativo alla qualità, possiamo asserire che vi è necessità di una maggiore integrazione degli elementi aziendali a fini progettuali, ovvero di un Company-Wide Project Management, di una gestione dei progetti e della progettualità che non sia confinata dentro i luoghi tradizionali (uffici progettazione ecc.) ma si avvalga del contributo di tutti, per percorrere il senso inverso: portare l’innovazione, il miglioramento in tutta l’azienda. Ma cosa si intende col termine “progetto”? Un progetto può essere definito come un insieme di attività, complesse e interrelate, aventi come fine un obiettivo ben definito, raggiungibile attraverso sforzi sinergici e coordinati, entro un tempo predeterminato e con un preciso ammontare di risorse umane e finanziare a disposizione. Un progetto è caratterizzato dalla “globale unicità” dei suoi elementi. Tali elementi sono: ŀ ! ŀ 4) l’organizzazione specifica di progetto. Specie nei Paesi anglosassoni, è diffuso anche il termine “programma” (program), inteso come “iniziativa a lungo termine, di norma implicante più di un progetto”. È importante distinguere questa accezione con quella di Program- 16 IL CONTESTO DEL PROJECT MANAGEMENT ma (“Program”), ovvero un gruppo di progetti collegati e gestiti in maniera coordinata al fine di ottenere benefici e un controllo non conseguibili amministrandoli singolarmente. Ciò che contraddistingue un progetto da tutte le altre attività aziendali è che in un progetto – che può essere più o meno innovativo – vi è sempre un inizio e una fine: in altri termini è temporaneo, prima o poi si conclude (o per il conseguimento dell’obiettivo, o per la scadenza del tempo prestabilito, o per l’esaurirsi delle risorse finanziarie, o per lo scioglimento dell’organizzazione/persone coinvolte). Sulla base di questa accezione, possono essere considerati progetti non solo la progettazione di un Airbus, la costruzione del tunnel sotto la Manica, il re-layout di una fabbrica, l’introduzione di un nuovo sistema informativo, la revisione della rete di vendita, la ristrutturazione di un edificio, ma anche le ricerche scientifiche, le missioni spaziali, una campagna pubblicitaria, la produzione di un programma televisivo o di un film, la scrittura di un libro, la progettazione di un un trasloco, una vacanza. Inoltre, è insita nel concetto di progetto la sua proiezione verso il futuro parola “progetto” viene utilizzata come sinonimo della volontà o del desiderio di realizzare qualcosa, fino ad assumere in certi casi contorni di poca concretezza rispetto al quotidiano (come nella celebre “La vita è quella cosa che succede mentre state facendo progetti!”). Figura 1.1 Caratteristiche e prestazioni di un progetto PRINCIPI E VARIABILI DEL PROJECT MANAGEMENT 17 La definizione di progetto implicitamente richiama quelle che saranno le prestazioni delle attività che lo concretizzano (figura 1.1): l’obiettivo esplicita il livello qualitativo del progetto, la durata del progetto è una prestazione di tempo, il budget assegnato al progetto è una prestazione di costo. In altri termini, anche nelle attività progettuali possiamo riscontrare la triade costo/tempo/qualità che contraddistingue le prestazioni operative di un’azienda, ma – come vedremo nel paragrafo successivo – queste assumono un significato ben preciso rispetto al costo/tempo/qualità delle altre attività produttivo-commerciali tipi che dell’Operations Management. Ma perché è necessaria una corretta gestione dei progetti? Lavorare per progetti, ovvero perseguire un chiaro obiettivo rispettando i vincoli di tempo, costo e qualità, è complesso e richiede un’attuazione di principi organizzativi, gestionali e l’utilizzo di tecniche particolari. A dimostrazione delle complessità nella gestione dei progetti, è possibile rinvenire in letteratura per brevità solo alcuni: la revisione del sistema informativo in quattro anni con un costo di 500 milioni di dollari. I requisiti furono definiti male sin dall’inizio e cambiarono a seguito degli imprevedibili eventi dell’11 settembre. Il Senatore Patrick Leahy ha dichiarato che questo progetto è stato “come un disastro ferroviario visto al rallentatore”: è costato 170 milioni di dollari ai contribuenti e una cifra sconosciuta alla sicurezza pubblica. !"#spetto a una previsione di vendita di 250 unità, ne furono vendute 12 e co struite 16. Il costo previsto per la progettazione fu di 170 milioni di sterline, $%& costruire il primo modello contro i 6 previsti. '()*% di dollari australiani e una durata prevista di costruzione di sei anni. Di anni ce ne vollero sedici e con un costo a consuntivo di 102 milioni (la progettazione finale non offre uno spazio di scena sufficiente per un’orchestra a pieno organico). +% dollari, ma entrò in servizio nel 2002 con un costo a consuntivo di 13 miliardi. ,- .$/$.$$0 a budget di 2,25 miliardi di dollari, che divenne a consuntivo di 4 miliardi. 1.$$2'*3,4Ĉdivisione paperless del sistema di regolamento dopo più di 10 anni di sforzi. Il project manager stimò che al momento dell’abbandono il progetto era 6'ę/889 18 IL CONTESTO DEL PROJECT MANAGEMENT iniziale era di circa 6 milioni (un aumento dei costi del 13.200% senza alcuna soluzione praticabile in vista!). 1.2 Le variabili gestionali del Project Management La gestione aziendale può essere distinta in una gestione “caratteristica” (con attività caratteristiche del settore/comparto) e in una gestione “extra-caratteristica” (con attività – tipicamente di natura finanziaria – che invece non dipendono dal settore/comparto in cui l’azienda è presente). La gestione caratteristica riguarda le funzioni aziendali della Produzione (anche di servizi, se l’azienda opera nel campo dei servizi), Acquisti, Commerciale, Marketing, Distribuzione/Erogazione, Progettazione, Ingegneria dei processi produttivi (Tecnologia/Macchine o simili), Ricerca & Sviluppo. Non considerando per semplicità le funzioni/enti di supporto (Amministrazione e Controllo, Personale – Risorse Umane, Sistemi Informativi ecc.), le suddette funzioni aziendali della gestione caratteristica appartengono di fatto a due diversi “processi” (figura 1.2): evasione degli ordini (o logistico) caratterizzato da produzione su previsione, da una più o meno marcata ripetitività e da un riferimento a ŀ innovazione, caratterizzato dal cambiamento e dall’assenza di standard di riferimento. Per la ripetitività di operazioni, la gestione richiesta nel primo processo è anche nota come Operations Management: si tratta della gestione del flusso (logistico) di materiali e di informazioni che, a partire dall’interfaccia aziendale di monte coi fornitori (la funzione Acquisti), attraversa i reparti di Produzione, fino all’interfaccia di valle coi clienti (rappresentata dalle funzioni Marketing, Commerciale e Distribuzione). Tutte le attività di questo processo fanno riferimento, più o meno formalizzato, alle specifiche definite a suo tempo come risultato del processo di in novazione/cambiamento. La gestione di quest’ultimo viene chiamata Innovation Management , con riferimento al risultato delle attività che la contraddistingue, ovvero Project Management, con riferimento al mezzo con cui tali attività vengono svolte, appunto i progetti. Quindi, nella gestione aziendale, l’Innovation/ Project Management deve consentire di produrre nuove specifiche per le attività di routine, ovvero determinare “una tantum” nuove e migliori specifiche per i prodotti/servizi (funzione Progettazione) e i processi produttivi dei prodotti/ servizi stessi (funzione Ingegneria dei processi produttivi), eventualmente sulla base dei risultati ottenuti dalla funzione a monte di Ricerca & Sviluppo. PRINCIPI E VARIABILI DEL PROJECT MANAGEMENT 19 Figura 1.2 Funzioni aziendali (della gestione caratteristica) e processi (di evasione degli ordini e di innovazione) Il PMI evidenzia come le operations abbiano numerose caratteristiche in comune con i projects (entrambi sono realizzati da persone, soggiacciono a risorse disponibili limitate, vengono pianificati, eseguiti e controllati), tuttavia un progetto può essere definito in termini delle sue caratteristiche distintive: è uno sforzo temporaneo sostenuto per creare un prodotto o servizio unico. Temporaneo significa che ogni progetto ha un determinato inizio e una fine definita. Unico significa che il prodotto o il servizio è differente in qualche maniera da tutti gli altri prodotti e servizi simili. La differenza sostanziale fra i due processi si esplica analizzando la diversa accezione della triade delle prestazioni operative (costo/tempo/qualità), che riguarda entrambi (tabella 1.1). Per l’Operations Management, la qualità è innanzitutto qualità di conformità. Spetta all’Innovation/Project Management “fare qualità”, qualità di livello, qualità di obiettivo. Non è un caso, se la valenza fondamentale delle norme di certificazione della qualità è formalizzare delle procedure per la (buona) qualità – negli acquisti, in produzione ma anche durante l’erogazione dei servizi, nei rapporti commerciali ecc. – qualità dovrebbe essere rispettare quelle specifiche di qualità. Riguardo al tempo, l’Operations Management prevede dei tempi standard di riferimento per tutte le operazioni, e complessivamente dei tempi di consegna certi, da assicurare al cliente. Nel Project Management, invece, si parla più pro- 20 IL CONTESTO DEL PROJECT MANAGEMENT priamente di durata delle attività: non vi sono riferimenti specifici, in quanto per definizione tali attività sono nuove, incerte, solo previste. Tabella 1.1 Differenze tra Operations Management e Innovation/Project Management in relazione alle prestazioni operative OPERATIONS MANAGEMENT INNOVATION / PROJECT MANAGEMENT QUALITÀ conformità di livello (obiettivo) TEMPO tempi standard / tempi di consegna durate / time-to-market COSTO costi standard budget di spesa Per quanto riguarda le performance di costo, le differenze sono sostanziali: nelle attività operative la performance è soprattutto determinata dal rispetto dei costi standard, mentre per le attività innovative ciò non è possibile, in quanto non esistono ancora degli standard e perciò si considera l’entità del budget di costi necessario. La triade di performance operative qualità/tempo/costo rappresenta un “unicum” in cui un singolo elemento può inficiare in maniera più o meno rilevante gli altri. È evidente, infatti, come il “fattore tempo”, ovvero la limitazione temporale connaturata nel concetto stesso di progetto, possa impattare in maniera diretta tanto nella qualità dell’output che sui costi. È altresì vero che un certo livello qualitativo dell’output richieda il “suo tempo” per essere raggiunto e con costi proporzionali e come, viceversa, alcune scelte di costo impattino sui livelli qualitativi del risultato e sui tempi di esecuzione. Conseguentemente una scorretta fase di pianificazione operativa, o eventi esogeni alla mera programmazione e connessi alle incertezze e ai rischi di progetto, potrebbero creare uno sbilanciamento fra le tre prestazioni operative. È compito del “project manager” (il gestore del progetto) riallineare e bilanciare tali variabili all’interno del ciclo di vita del progetto. 1.3 Le fasi dei progetti Un progetto parte da obiettivi che devono essere chiari, completi, approvati e condivisi e prevede alla fine il rilascio (“delivery”) di un risultato che può essere, ad esempio, un’innovazione di prodotto o processo, i risultati di una ricerca, un servizio o la consegna di una nave o un impianto. PRINCIPI E VARIABILI DEL PROJECT MANAGEMENT 21 I progetti seguono un proprio ciclo di vita (Project Life Cycle - figura 1.3), rappresentato da un insieme di fasi che collegano l’inizio del progetto con la sua fine. La definizione degli obiettivi e la pianificazione del ciclo di vita del progetto sono fondamentali sia per valutarne opportunità e criticità che, in generale, per la buona riuscita dello stesso, perché consentono una chiara allocazione delle risorse e una definizione dettagliata delle prestazioni intermedie. Come verrà chiarito nel prosieguo del libro, le fasi di un progetto non sono sequenziali, ma si sovrappongono secondo un approccio “concorrente” in cui vi è una concomitanza di attività. Tale concomitanza si estende all’interno del portafoglio-progetti di un’impresa fino a pervenire alla cosiddetta gestione multiprogetto. Il Multi-Project Management (MPM) è la gestione integrata e coordinata di un portafoglio progetti, l’insieme dei progetti e dei programmi di un’organizzazione. La transizione da una fase all’altra nell’ambito del ciclo di vita del progetto forma di trasferimento tecnico o passaggio di consegne. Il piano di progetto è infatti strutturato in attività (tramite la Work Breakdown Structure che sarà approfondita successivamente) in cui sono definiti alcuni rilasci intermedi denominati “deliverable”. All’interno di ogni fase di progetto è solitamente previsto il rilascio di più deliverable. Sono tipicamente documenti di natura tecnica e finanziaria, prototipi o report di stato di avanzamento. I deliverable ottenuti da una fase vengono in genere analizzati per verificarne la completezza e l’accuratezza, per essere poi approvati prima che si proceda con la fase successiva del lavoro, che è consentita proprio grazie a questi deliverable. Nonostante le numerose attività presenti all’interno di un progetto, è possibile distinguere sei macro-fasi (figura 1.3), che corrispondono a precisi momenti di gestione del ciclo di vita di un progetto, sono: " Start-up (Initiating): definisce e autorizza il progetto o una fase del progetto. " Pianificazione (Planning): definisce e perfeziona gli obiettivi e pianifica lo svolgimento delle azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi e dell’ambito stabiliti per il progetto. " Approvvigionamento (Procurement): comprende i processi di acquisizione di prodotti, servizi o risultati da entità esterne al gruppo di progetto allo scopo di eseguire il lavoro. " Esecuzione (Executing): integra persone e altre risorse per l’attuazione del piano di progetto. " Monitoraggio e controllo (Monitoring and Controlling): misura e monitora regolarmente l’avanzamento per identificare scostamenti dal piano di Project Management o accettare i cambiamenti formali richiesti dal cliente (change), in modo da consentire eventuali azioni correttive o una ri-pianificazione per il raggiungimento degli obiettivi di progetto. 22 IL CONTESTO DEL PROJECT MANAGEMENT Chiusura (Closing): formalizza l’accettazione del prodotto, del servizio o del risultato e consente la chiusura corretta del progetto o di una fase del progetto. L’inclusione degli approvvigionamenti fra le fasi del ciclo di vita del progetto (che divengono dunque sei contro le cinque previste nel PMBOK) nasce da diverse considerazioni. Se è vero che la gestione degli approvvigionamenti è un’area di conoscenza, è altrettanto vero che essa rappresenta una fase estesa “a monte” dell’organizzazione e, proprio in un’ottica di azienda estesa, potrebbe essere considerata come una execution “esterna”, integrata nella fase di esecuzione del piano complessivo di progetto. Gli acquisti sono sempre stati tradizionalmente una ę causa la crescente adozione di strategie di esternalizzazione di attività da parte delle imprese, le risorse dedicate alla gestione degli approvvigionamenti sono anch’esse cresciute, giustificando di fatto un’aggregazione tra execution interna ed esterna (quest’ultima realizzata, appunto, attraverso gli approvvigionamenti). Le sei vere fasi di un progetto Come rappresentato in figura 1.3, è possibile associare a ogni macrofase del ciclo di vita di un progetto il livello di impegno (effort) richiesto/profuso e rappresentare l’impegno cumulato. Se inizialmente lo sforzo richiesto all’organizzazione è contenuto, passando attraverso la fase di pianificazione esso cresce rapidamente fino a culminare nelle fasi di approvvigionamento ed esecuzione del progetto e a declinare nella chiusura. 2. Applicazioni del Project Management Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non abbiamo tutti lo stesso orizzonte. KONRAD ADENAUER L’approccio Company-Wide Project Management (CWPM) fa sì che per progetti non si intendano solo quelli canonici (definizione delle specifiche di prodotto e di processo produttivo), confinati nelle funzioni classiche di ufficio tecnico, progettazione e ingegnerizzazione, tecnologia e impianti (o simili), bensì tutte quelle iniziative – con connotati progettuali – che determinano i cambiamenti in azienda, piccoli o grandi che siano. Il numero degli ambiti in cui è possibile applicare la metodologia del Project Management si estende dunque oltre la pura progettazione/sviluppo-prodotto e gestione delle commesse fino a comprendere la progettazione dei servizi e la pianificazione e gestione del miglioramento delle prestazioni aziendali. Ulteriori contesti applicativi sono la ricerca pubblica e la cooperazione internazionale, in cui l’esiguità delle risorse a disposizione richiede di operare con sempre maggiore progettualità. 2.1 Azienda e progetti L’esportazione dei principi e strumenti del Project Management, rivisti in un’ottica sistemica attraverso un approccio CWPM, sono portati alla fruibilità di tutti e possono diventare occasione di integrazione e metodo di coordinamento. È possibile identificare cinque ambiti applicativi che richiedono di operare “per progetti” e nei quali è opportuno intensificare l’azione e applicare metodologie e tecniche di Project Management: 34 IL CONTESTO DEL PROJECT MANAGEMENT 1) la progettazione/sviluppo-prodotto; 2) la progettazione del servizio; 3) la gestione delle commesse di costruzione/produzione/servizi di tipo Engineering-To-Order; 4) la pianificazione e gestione del miglioramento delle prestazioni aziendali; 5) la ricerca pubblica e la cooperazione internazionale. I cinque ambiti in cui è opportuna l’applicazione dei principi del Project Management possono essere inquadrati in un framework (figura 2.1) costruito su due dimensioni: 1) l’esistenza o meno di un cliente, interno o esterno all’organizzazione, che definisca a priori le specifiche dell’output del progetto, e 2) la prospettiva in cui si opera, interna o di mercato. La prospettiva interna si riferisce alla promozione di un’iniziativa che ha un obiettivo utile all’interno dell’ambito in cui viene operata, ad esempio all’interno dell’organizzazione stessa. La prospettiva di mercato si riferisce a un’iniziativa che ha un obiettivo che verrà speso per potenziare le capacità di penetrazione del mercato dell’organizzazione e di pervenire a un vantaggio competitivo superiore ai propri concorrenti. Dal significato che si vuole dare all’approccio CWPM emerge un forte connotato di progettualità che si vuole infondere nell’azienda competitiva di oggi: l’azienda vista come fucìna di progetti, integrati e coordinati, non solo come una “macchina” efficiente ed efficace, col rischio però di essere vulnerabile. La qualità non basta: occorre migliorare continuamente il prodotto e il servizio, occorre insomma innovare, e considerare tale attività come un’arma competitiva, una strategia deliberata, pianificata. Questo riguarda sia la progettazione e sviluppo di nuovi prodotti (o servizi) che la connessa definizione e aggiornamento dei processi produttivi (o erogativi del servizio). Figura 2.1 Ambiti applicativi del Project Management PROSPETTIVA RICHIESTE DEL CLIENTE NON SPECIFICATE A PRIORI Cliente target NOTE A PRIORI Cliente committente INTERNA MERCATO APPLICAZIONI DEL PROJECT MANAGEMENT 41 2.3 Progettazione dei servizi La progettazione del servizio richiede un’applicazione dei principi del Project Management in almeno tre ambiti: " &Ŀ integrazione dei loro prodotti (fabbricati o semplicemente distribuiti); " & " & ŀ+ Tutti e tre i suddetti ambiti stanno acquistando crescente importanza e interesse. Il primo per il fatto che il servizio rappresenta una leva per la differenziazione quando il prodotto è poco caratterizzato e facilmente imitabile – in altre parole oggi di fatto si deve puntare a vendere non più un prodotto ma un package prodotto + servizi; non solo, si è sviluppata tutta una serie di servizi alle imprese industriali e commerciali (“terziario implicito”) a supporto delle loro attività di marketing, amministrazione, formazione, finanza ecc. Il secondo ambito, invece, trova spazio come conseguenza dell’espansione, anche occupazionale, offerta dal terziario vero e proprio (“terziario esplicito”) a scapito degli altri due settori primario e secondario; ciò a seguito delle modifiche socio-demografiche, del maggior reddito e tempo libero a disposizione, della crescente domanda di servizi professionali, delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, compresi i settori della new economy. Infine, è indubbio che anche le organizzazioni non profit e in particolare le amministrazioni pubbliche necessitino di una maggiore imprenditorialità e managerialità, al fine di offrire servizi sempre adeguati, a target di utenti precisi e con vincoli di budget sempre più stringenti. Nel campo prettamente del servizio esplicito, si possono distinguere diverse tipologie di aziende, da quelle più vicine a una “fabbrica” (service factory – Chase e Erikson, 1988) ai servizi offerti da studi professionali gestiti con criteri “aziendali”. È possibile distinguere i services a seconda del grado di interazione/ personalizzazione col cliente, e dell’intensità di lavoro umano rispetto ai capitali tecnici investiti (figura 2.4). Pur nella loro varietà, le diverse tipologie di servizi presentano principi e caratteristiche comuni e determinano una similarità nelle attività progettuali che le riguardano. Innanzitutto il servizio può essere definito come un “insieme di benefici tangibili e intangibili, espliciti e impliciti” (Normann, 1992). Il service management richiede espressamente il riconoscimento e l’applicazione di abilità psicologiche e comportamentali; ad esempio valgono “regole della percezione” quali: " %> " Ŀ &sitivo dei pregi; 42 IL CONTESTO DEL PROJECT MANAGEMENT < Ĉ >ę che nel caso dei prodotti (“ad ogni pesce il suo amo”). Tra le caratteristiche principali che distinguono i servizi dai prodotti vi sono: < @J @ > # < @ > < > @> > del servizio). Figura 2.4 Tipologia di servizi e di imprese di servizio GRADO DI INTERAZIONE CON CLIENTE E PERSONALIZZAZIONE DEL SERVIZIO INTENSITÀ DI CAPITALE UMANO RISPETTO AL CAPITALE TECNICO BASSO ALTO SERVICE FACTORY BASSA !!"#!$%% !$%'%*+!36%!% !$%'%%7!%$% SERVICE SHOP !9*% %'%<%=!77<%76! *%!$%'%9%%!<' MASS SERVICE ALTA 3<9!9%%+>'%<! 7>*! !$%'%+<7% PROFESSIONAL SERVICE =!9%7% $$7% 7==!7%*%% 76%!% ?<!@76=!<<!"FHJKQ Da queste caratteristiche derivano particolari problemi per la progettazione e la gestione del servizio (vedi box), sia sul versante dell’impresa che del cliente/ utente, che richiedono adeguate metodologie e strumenti come ad esempio il SERVQUAL e la gap analysis (approfondita nel box “La misurazione e il miglioramento del servizio” nel Cap. 17). PROGETTARE I SERVIZI !7!%%76!!7>*%%9!%!$%'%%76%!9<><!<3!'%<!!3! %<!7>9%7%%7%X!!<%%>*$!<!9!**%=!76!9!*7*%!<!Y >!<!Q!*%=!@ FQ %!$%'%<<<!!!%==3''%<%"![>%<9%<<\%+%*!>%*%''! %*=3''%<7=!9%'%<*!*=<!9%9%77%=!<9=<9! ##!] ^Q <!%!$%'%\%_9%#Ã7%*!9!!=%<!%7%9%9>'%<!!9!Ã<%!><*% %79%!''`9%%76%=!%*%%=%!3%!*$%+%*%XY9=!<**! %76%!!9!%7*%!<%y] APPLICAZIONI DEL PROJECT MANAGEMENT 43 {Q %!$%'%<9%#Ã7%*%9<99%''!![>%<9%\%_9>7<!3>%!!7< =%!9%7*] |Q <!%!$%'%%*!<*!7<7<%*7*%!<!`#<#Ã7!}y%$!!><>* #<9=!<*!] ~Q %!$%'%!!<<+*!=%9%9%%+>'%<!"*!3%**<!7!%$%7%<<' *7*%!<!] KQ *7=><%7'%<!9!**!7!%%76!9!*!$%'%\7=*!!<!Q <76!!%*7*%!<!Y>!<!$%<9!%+*!=%"76!$*!<%>*! ><$<33%!*%=!@ FQ >=!<9%=<'*!9%Ã9>7%<!*#<%!Y!3!9!*!$%'% %!*79!%9%`<%_9%#Ã7%*%%7<#<%!*$*>'%<!\ %7=!<!!y] ^Q $%<9%#Ã7*X<!*%79!Y9!7%$!!%*!$%'%%7!$>`*#7*%'''%<! !<9!9!!!>%<3*%%7*%y] {Q %*7*%!<!\%3%<%!}9!**!3!"$%*>!7%'%<!*7!" ![>%<9%9$!++!%<$!%!#'%!9!<!3%!!7=+%!!9%%!$%'% 9%<>$%#<%%Q %Ã<%9!**3!'%<!9!%7<!<>%9!*!$%'%\%+%*!9%%<3>!!7%<[>! 9%=!<%<%"9%7>%9>!*$*7<!!9%=!<%<%"!><*!9%9%!7%@ FQ 3*% !% <3%+%*% `$$! *! >>! 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Nel primo caso il finanziatore, di solito una banca, valuta l’impresa che richiede il finanziamento e, su tale base, lo eroga, garantendosi con garanzie reali o fideiussioni: si parla di “full recourse” (rivalsa totale). Nel secondo caso, il finanziatore finanzia una singola idea o progetto di investimento; la sua attenzione è focalizzata esclusivamente sulle caratteristiche dell’affare che viene prospettato e sulla sua capacità di rimborsare il finanziamento. In caso di insuccesso del progetto, a seconda di quanto pattuito, i finanziatori potranno rivalersi unicamente sui beni del progetto, salvo una possibile limitata rivalsa sui promotori dello stesso. Tipicamente vi è, infatti, una ripartizione dei rischi tra i soggetti coinvolti nell’operazione. Vi sono due possibilità: ' > ŀ che si attribuiscono i rischi imprenditoriali cercando di suddividerseli fra più soggetti; 'ŀfronti dell’impresa è limitata nell’ammontare e nel tempo. Pertanto, si può definire il Project Financing come un’organizzazione costituita da una pluralità di soggetti allo scopo di finanziare la realizzazione e la gestione di un bene economico, in grado di remunerare, attraverso il proprio ł+ caratteristica peculiare del Project Financing consiste nel fatto che i finanziatori accettano, a garanzia dei prestiti concessi, i flussi di cassa prodotti dalla gestione dell’opera, resi il più possibile stabili dai soggetti partecipanti all’operazione attraverso accordi contrattuali volti alla ripartizione dei rischi connessi all’iniziativa. Questa definizione consente di evidenziare un aspetto caratteristico delle operazioni di Project Financing, e cioè l’individuazione dei rischi, sia tecnici che finanziari, connessi al progetto e la loro copertura. Infatti, poiché di solito le operazioni di Project Financing presentano un’elevata leva finanziaria, ma i beni delle società che promuovono il progetto sono nella gran parte dei casi insufficienti a garantire i finanziatori, i rischi connessi al progetto e alle previsioni economiche che lo riguardano vengono ripartiti tra tutti i soggetti coinvolti nell’operazione, attraverso un sistema armonizzato di contratti. Proprio la LA GESTIONE DEI PROGETTI COME INVESTIMENTI 215 gestione del rischio finanziario associato a ogni operazione rappresenta, forse, l’aspetto più tipico e caratteristico del Project Financing. Quindi il Project Financing si configura come un’operazione di finanziamento “fuori bilancio” di una specifica iniziativa economica, che viene valutata per le sue capacità di generare reddito e i cui flussi di cassa sono considerati come la fonte primaria del capitale investito. Tale logica di finanziamento è focalizzata sul fatto che le aspettative dei finanziatori si concentrano sulle prospettive reddituali del progetto e non tanto (o solo) sull’affidabilità economico-patrimoniale delle imprese che propongono l’investimento. Conseguentemente gli obiettivi generali del Project Financing sono il sostegno finanziario e la realizzazione del progetto in condizioni di elevata autonomia rispetto ai soggetti economici che ne sono i promotori. È proprio grazie alla sua logica di finanziamento del progetto “fuori bilancio” che il Project Financing consente di realizzare livelli di leva finanziaria difficilmente praticabili nella norma. In teoria ove i flussi di cassa garantissero la restituzione del finanziamento, il patrimonio netto potrebbe essere solo figurativo: in questo caso il rischio dell’impresa è costituito dalle garanzie fornite dall’investitore al finanziatore. In sintesi il Project Financing è una particolare struttura finanziaria studiata per il finanziamento di progetti con elevati fabbisogni finanziari iniziali e capaci di produrre flussi di cassa particolarmente stabili nel tempo e prevedibili con un sufficiente margine di precisione; il rischio è limitato al solo capitale versato nella società e i soggetti finanziatori valutano quasi esclusivamente la redditività del progetto e non la consistenza patrimoniale dell’impresa. Gli intermediari finanziari coinvolti nel Project Financing sono: 6 6 ;? funds”) e fondi pensione Hedge Funds Traders istituzionali; -C" Gli intermediari finanziari possono offrire servizi di consulenza (“advisory”) o servizi di finanziamenti (“lending”). Nel primo caso definiscono il profilo di rischio del progetto, la sua redditività, la sua bancabilità, i tempi di attuazione in modo che sia proponibile a differenti soggetti finanziatori. In generale devono essere prodotti tre documenti: 6<ŀ information memorandum, che promuove il progetto presso la comunità dei finanziatori evidenziandone i principali aspetti economici, giuridici e finanziari; term sheet, che riassume i termini e le condizioni del finanziamento e aggiorna continuamente i flussi di cassa del progetto. 216 LA GESTIONE DEI PROGETTI Nel caso del servizio di “lending”, divengono loro stessi finanziatori del progetto concedendo un capitale di credito o un capitale di rischio e tipicamente effettuano una valutazione della redditività e bancabilità del progetto, dei rischi di progetto e della ł'^^+ Un progetto è finanziabile se i ricavi sono stimabili con sicurezza e, in ogni caso, è garantita la remunerazione del capitale di rischio e se i costi sono certi. La redditività viene tipicamente valutata utilizzando le tecniche precedentemente descritte del VAN e del TIR. La bancabilità per un progetto è rappresentata dall’insieme di requisiti (interesse commerciale, certezza di un flusso di reddito ecc.), che permettono di generare entrate tramite la vendita delle strutture o tramite l’uso dei servizi da parte di terzi. Gli indicatori numerici più utilizzati per valutare la bancabilità di un progetto, i cosiddetti “cover ratios”, sono: Debt Service Cover Ratio (DSCR): indice di servizio del debito, pari al rapporto tra il flusso di cassa e la rata di rimborso del prestito. È un indice istantaneo in quanto verifica la capacità del progetto di rimborsare la rata di debito e rappresenta dunque un ottimo indicatore di solvibilità. Se maggiore di 1, garantisce che il progetto genera flussi netti in grado di ripagare i finanziatori. Project Cover Ratio (PCR): indice del servizio del debito calcolato sulla durata della concessione. È un indice dinamico in quanto tiene conto dell’andamento dei flussi di cassa operativi disponibili per il servizio del debito per tutta la durata della concessione. Anche questo indicatore deve avere un valore maggiore a 1. Loan Life Cover Rati o (LLCR): indice del servizio del debito calcolato sulla durata residua del debito. È un indice dinamico in quanto tiene conto dell’andamento dei flussi di cassa operativi disponibili per il servizio del debito per tutta la durata residua del debito. Se maggiore di 1, è un surplus di cassa disponibile per gli sponsor del progetto per liquidare l’iniziativa rimborsando il debito con le entrate nette generate durante il periodo residuo di ammortamento del finanziamento. L’analisi e valutazione dei rischi è eseguita considerando qualsiasi evento che possa causare uno scostamento nei flussi di cassa effettivamente generati dall’iniziativa: ad esempio nella fase di realizzazione del progetto vi possono essere costi extra, un ritardo nel suo completamento o vi possono essere ritardi nei pagamenti da parte dei committenti ecc. L’analisi del rischio (Risk Analysis) per quanto riguarda il Project Financing segue una serie di passi (descritti in dettaglio nel capitolo 11) limitatamente all’identificazione dei rischi (Risk Identification) e all’analisi qualitativa e dei rischi (Qualitative Risk Analysis) per definire la cosiddetta matrice probabilità/impatto dei rischi sulla redditività del progetto. Talvolta viene realizzata anche un’analisi quantitativa dei rischi (Quantitative Risk Analysis). Infine l’analisi di sensibilità o sensitività (Sensi- LA GESTIONE DEI PROGETTI COME INVESTIMENTI 217 tivity Analysis) è effettuata per verificare la robustezza del progetto a eventi negałĿ+W variabili possono essere endogene al progetto (qualità, costi e tempi) ed endogene come variazioni nei tassi di interesse e di cambio o l’inflazione. L’analisi di sensitività utilizza metodi di simulazione che consentono di ipotizzare gli impatti sul progetto di possibili eventi che potrebbero alterare le ipotesi formulate. Nel caso in cui il progetto da finanziare riguardi l’innovazione tecnologica, il Project Financing, più che favorire l’apporto di risorse sotto forma di capitale di debito a medio e lungo termine, è finalizzato ad ampliare la capacità di raccolta di capitale di rischio attraverso l’emissione di quote o di azioni della società di progetto. Quindi la tecnica del Project Financing, oltre a rispondere all’esigenza di finanziare autonomamente i progetti di investimento, può essere fatta rientrare anche tra le più ampie politiche di Risk Management. Come detto più volte, in progetto finanziabile deve prevedere un flusso di cassa positivo sufficiente alla copertura dei costi di gestione e al rimborso del prestito. Nel caso di costruzione di opere pubbliche o più in generale di progetti di erogazione di prodotti o servizi alla Pubblica Amministrazione, anche se il progetto non fosse finanziabile, è possibile ricorrere a strumenti alternativi come il Partenariato Pubblico Privato (Public Private Partnership - PPP). Ovviamente il Project Financing non esaurisce la gamma delle alternative possibili per il finanziamento dei progetti di ricerca e innovazione, essendo possibile anche l’impiego di altre formule, come le joint venture, i consorzi tra imprese e centri pubblici di ricerca, il venture capital. La rilevanza strategica dei progetti di sviluppo-prodotto richiede alle imprese una maggiore attenzione nella loro valutazione economico-finanziaria. LA VALUTAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA PER LA GESTIONE DEL PORTAFOGLIO-PRODOTTI Fra i progetti aziendali, per rilevanza strategica e impatto di medio-lungo periodo, quelli di sviluppo-prodotto richiedono particolare attenzione d’analisi anche da un punto di vista economico-finanziario. Famoso è il caso Hewlett-Packard che utilizza una “Return Map” (House e Price, 1991) per calcolare il “pay-back time” e la redditività di un prodotto, considerando l’intero suo ciclo di vita; l’investimento effettuato viene recuperato dopo un certo tempo di presenza del prodotto sul mercato (intersezione tra le curve cumulate dei costi d’investimento e dei profitti), mentre le vendite all’inizio crescono rapidamente per poi stabilizzarsi nella fase di maturità (individuabile dalla minor pendenza della curva delle vendite). Fra i progetti aziendali, per rilevanza strategica e impatto di medio-lungo periodo, quelli di sviluppo-prodotto richiedono particolare attenzione d’analisi anche da un punto di vista economico-finanziario. Famoso è il caso Hewlett-Packard che utilizza 218 LA GESTIONE DEI PROGETTI una “Return Map” (House e Price, 1991) per calcolare il “pay-back time” e la redditività di un prodotto, considerando l’intero suo ciclo di vita; l’investimento effettuato viene recuperato dopo un certo tempo di presenza del prodotto sul mercato (intersezione tra le curve cumulate dei costi d’investimento e dei profitti), mentre le vendite all’inizio crescono rapidamente per poi stabilizzarsi nella fase di maturità (individuabile dalla minor pendenza della curva delle vendite). Nel caso della considerazione dell’intero ciclo di vita dei prodotti, si può parlare di “longterm costing” e delle tecniche di “life cycle costing” e “target costing”. In particolare, la prima considera i costi distinti non solo per natura e variabilità in riferimento ai volumi, ma anche per variabilità in riferimento al ciclo di vita; la seconda – di cui è famoso il caso Toyota – è invece una contabilità analitica per obiettivi e differenziali di costo. Noi proponiamo qui un metodo, sperimentato sul campo, per la valutazione economico-finanziaria dei progetti di sviluppo-prodotto ai fini della gestione del portafoglio prodotti. Tale metodo si basa sul calcolo di VE(k), valore economico apportato dal prodotto k-esimo. Questo valore dovrebbe consentire di valutare, da un punto di vista economico, l’opportunità di entrata (o uscita) di un prodotto dal portafoglio prodotti di un’azienda, decisione che va presa anche a seguito di valutazioni legate alle strategie di marketing (e cioè alle politiche sulle “4P”: prodotti, prezzi, “places” nel senso di aree geografiche e modalità di vendita, promotion) e ai vincoli di capacità produttiva degli impianti. Il valore economico VE considera i flussi di cassa, quindi sia i ricavi che i costi, legati al prodotto nel corso del suo ciclo di vita, suddivisi nelle due parti fondamentali della progettazione (“time-to-market”) e della vendita (lancio sul mercato, espansione, maturità, declino, ritiro dal mercato). I costi possono essere suddivisi in fissi e variabili per entrambi i periodi, questi ultimi indicati in tabella rispettivamente come “start-up” e “a regime”). Costi del ciclo di vita di un prodotto 6 G:<>B: G:<>B: 8DHI> ;>HH> 8DHI> ;>HH> BViZg^Va^ BViZg^Va^ BVcdYdeZgV Y^gZiiV BVcdYdeZgV Y^gZiiV KVg^VW^a^ ^cYjhig^Va^ Z Z KVg^VW^a^ ^cYjhig^Va^ XdbbZgX^Va^ XdbbZgX^Va^ 8dhid [^cVco^Vg^d adii^ Z Z 8dhid [^cVco^Vg^d adii^ hXdgiZ hXdgiZ EjWWa^X^i EjWWa^X^i|eZg^dY^XV | eZg^dY^XV Egd\ZiiVo^dcZ Egd\ZiiVo^dcZ Egdidi^eVo^dcZ Egdidi^eVo^dcZ IZhi^c\ IZhi^c\ 8ViVad\]^ 8ViVad\]^ 8dhid [^cVco^Vg^d hXdgiZ 8dhid [^cVco^Vg^d hXdgiZ ^c^o^Va^ ^c^o^Va^ :kZci^ egdbdo^dcVa^ :kZci^ egdbdo^dcVa^ HI6GI""JE HI6GI JE K6G>67>A> K6G>67>A> ;>HH> ;>HH> 8DHI> LA GESTIONE DEI PROGETTI COME INVESTIMENTI 219 Il valore economico VE(k) del prodotto-k può così essere calcolato: N N t 1 t 1 VE (k ) ¤ Rt ¤ Ct C0 C rest. Cusc. N N t 1 t 1 ¤ ( p t × q t ) ¤ ( CVU × qt %CF) C0 Crest. – Cusc. dove t sono i periodi (ad esempio, anni), N è il numero di periodi in cui sta sul mercato il prodotto, Rt e Ct rispettivamente i ricavi e costi periodici, C0 il costo/ budget del progetto (dipende anche – come visto nel capitolo 7 – da strategie di co-design, “commonality” fra progetti contemporanei e “carry-over” tra progetti successivi), Crest. il costo di restyling o aggiunta di accessori, Cusc. il costo dell’uscita pianificata (ritiro della merce, dismissione di certe attrezzature ecc.). I ricavi possono essere espressi come prodotto dei prezzi pt e delle quantità vendute qt, con i prezzi che possono dipendere a loro volta dai costi totali (ad esempio per politiche di prezzo “mark-up”, cioè a ricarico sui costi) e dalle quantità domandate (per la legge della domanda e dell’offerta) sia del prodotto stesso che dei suoi concorrenti. I costi di periodo possono essere espressi come somma dei costi variabili totali (prodotto dei costi variabili unitari per le quantità) e di una quota percentuale dei costi fissi; questi ultimi dovrebbero essere attributi secondo driver di complessità (legati – ad esempio – alla gestione degli ordini e alle transazioni logisticoproduttive), come visto citando l’Activity-Based Costing. Tutti i valori riportati nel VE andrebbero poi attualizzati, determinando una sorta di VAN, non proprio netto in quanto non sono stati sottratti quei costi (amministrativi e generali) che però sono indipendenti dai vari prodotti. Vanno allora privilegiati quei prodotti che danno i più elevati VE. La gestione dei progetti (Project Management) è una disciplina sempre più importante e sempre meno destinata ai soli tecnici, essendo ormai l’innovazione organizzativa e gestionale la chiave di volta per il successo delle imprese. Questa è la nuova edizione, ampliata di oltre 100 pagine, della Guida pratica al Project Management. Testo di riferimento in Italia sulla disciplina, autorevole, ricco, aggiornato, presenta la metodologia in maniera completa e dettagliata, allineandosi con lo standard internazionale PMI - ISO 21500:2012, con un taglio concreto e operativo. Uno strumento di lavoro con evidenze e box di approfondimento sulla gestione dei progetti tecnici, ma anche di innovazione organizzativa e gestionale: la progettazione sviluppo-prodotto, la progettazione dei servizi, la gestione delle commesse di costruzione e di engineering, il miglioramento aziendale, l’internazionalizzazione e il miglioramento delle prestazioni, la ri-organizzazione nella pubblica amministrazione, la gestione dei progetti di ricerca e di cooperazione. La trattazione, caratterizzata da uno stile semplice ma rigoroso, è articolata in modo da consentire l’adozione per intero della metodologia o l’accesso diretto a specifici argomenti. Presenti casi di eccellenza quali Alenia, Brovedani, Danieli, Electrolux, Fincantieri, Finmeccanica, Permasteelisa. Indispensabile per manager d’azienda, dirigenti pubblici, responsabili di progetti, gestori tecnici, operatori dell’innovazione, professionisti e consulenti, studenti di master. Stefano Tonchia, ingegnere gestionale, è Professore Ordinario di Project Management all’Università di Udine. Riconosciuto tra i maggiori esperti italiani di PM, come tale ricopre importanti incarichi e svolge attività di consulenza e formazione per organizzazioni internazionali e aziende leader. Ha pubblicato 3 libri in inglese, fra cui Industrial Project Management (Springer, 2008), e 6 libri per Il Sole 24 ORE (di cui il primo, sul Project Management, nel 2001). Fabio Nonino, ingegnere gestionale, è Ricercatore di Ingegneria economico-gestionale e docente di Gestione dei Progetti alla Sapienza Università di Roma. Ha maturato un’elevata professionalità nel PM in numerosi progetti europei ed esperienza di docenza e consulenza sia in ambito accademico che presso imprese ed enti di formazione di primaria importanza. È autore di oltre 60 pubblicazioni prevalentemente internazionali.