Newsletter - Comune di Valenza

Transcription

Newsletter - Comune di Valenza
Osservatorio di Distretto di Valenza Newsletter Numero Due - Settembre 2008 Comune di Valenza
Assessorato Urbanistica, Economia,
Lavoro, Commercio, Promozione Territoriale.
Università degli Studi del
Piemonte Orientale – sede Alessandria.
Dipartimento di Ricerca Sociale.
Comune di Valenza
Assessorato Urbanistica, Economia,
Lavoro, Commercio, Promozione Territoriale.
Università degli Studi del
Piemonte Orientale – sede Alessandria.
Dipartimento di Ricerca Sociale.
Newsletter dell’Osservatorio di Distretto di Valenza Numero Due Settembre 2008
Indice
1. I mutamenti nelle catene del valore dell’oreficeria negli USA e a livello globale
e le conseguenze di questi per il distretto orafo di Valenza.
1. Le principali tendenze globali nella filiera e nel mercato del gioiello in oro
2. I Mutamenti nelle dinamiche nelle catene del valore del gioiello in oro negli USA
3. Impatti sulle esportazioni italiane di gioielleria
4. Implicazioni strategiche per il distretto orafo Valenzano
2. L’industria alessandrina della gioielleria: il commercio internazionale
1. Focus sulla Provincia di Alessandria e benchmarking internazionale
2. Import ed export per la Provincia di Alessandria e benchmarking nazionale
2.1. Export
Export. Focus sui principali Paesi
2.2. Import
Focus su Svizzera e Belgio
Focus: la Svizzera
In sintesi
3. L’industria alessandrina della gioielleria: i principali indicatori
4.. Una ricerca sul campo: i risultati del questionario.
5. La presentazione alla stampa dell’Osservatorio on line.
Pag.1
Pag.1
Pag. 4
Pag. 6
Pag.8
pag. 10
pag. 11
pag. 16
pag. 16
pag. 21
pag. 22
pag. 26
pag. 28
pag. 30
pag. 32
pag. 34
pag. 40
A cura dell’Osservatorio di Distretto di Valenza.
Staff: Prof. Paolo Perulli (coordinatore scientifico), Prof. Giancarlo Corò, Prof. Gary Gereffi, dott,
Luca Garavaglia, dott. Rocco Paradiso, Sindaco Gianni Raselli, Assessore Massimo Mensi, dott.
Massimo Temporin, Nelda Caniggia.
La presentazione alla stampa dell’Osservatorio on line.
In aprile l’Osservatorio ha presentato in aprile la versione on line alla Stampa: sul sito
web del Comune di Valenza www.comune.valenza.al.it/oidvalenza sono consultabili
l’analisi dei principali indicatori, i risultati delle indagini sul campo, le prospettive di
lavoro. Di seguito inseriamo una breve rassegna stampa.
Da
del 4 aprile 2008.
Da
del 4 aprile 2008.
Da
del 4 e del 5 aprile 2008. A cura di Rocco Paradiso
Osservatorio di Distretto di Valenza
oidvalenza@comune.valenza.al.it
I mutamenti nelle catene del valore dell’oreficeria negli USA e
a livello globale e le conseguenze di questi per il distretto ora
fo di Valenza
Gary Gereffi e Joonkoo Lee Duke University, Department of Sociology
Durham, NC 27708-0088 6 ottobre 2008 Introduzione
Il mercato globale dell’oreficeria ha at­
traversato grandi cambiamenti nell’ultimo decen­
nio. Ci sono stati cali significativi nel volume delle
produzioni, mentre è cresciuto il valore dei pro­
dotti in oro e dei gioielli a causa degli aumenti del
prezzo dell’oro. Nonostante il recente recupero di
competitività da parte dei distretti orafi italiani,
nuovi fornitori dall’India, dalla Cina e da altre e­
conomie emergenti sono ora con evidenza i nuo­
vi leader mondiali della produzione. India e Cina
sono anche i principali fornitori del mercato sta­
tunitense, con l’Italia che nel 2007 è caduta in ter­
za posizione. Il declino delle esportazioni italiane
verso gli USA, tuttavia, è stato compensato dalle
aumentate esportazioni verso altri mercati, quali
quelli del medio oriente. Sul mercato statunitense
gli esportatori italiani devono affrontare non solo
l’accresciuta competizione esercitata dai paesi a
minor costo del lavoro, ma anche le nuove ten­
denze del settore della vendita al dettaglio di
gioielli negli USA: un aumento delle acquisizioni
e dell’integrazione verticale, una diversificazione
dei canali di vendita e la scomparsa del “mercato
mediano” per il gioiello. Queste tendenze hanno
effetti significativi sulla competitività dei prodotti
di oreficeria e gioielleria italiani nelle catene del
valore globali, ma hanno un differente impatto
sui tre principali distretti orafi italiani: Valenza,
Arezzo e Vicenza.
Sulla base delle teorie sulle Catene Glo­
bali del Valore (CGV), questo articolo analizza le
principali tendenze nelle filiere globali del gioiello
in oro e i nuovi scenari di mercato nel settore del­
la vendita al dettaglio negli Stati Uniti. Verrà
quindi analizzato l’impatto di questi fat­
tori sull’industria orafa italiana, e in particolare sul
distretto orafo di Valenza, e quali implicazioni
possono essere tratte da queste dinamiche relati­
vamente allo sviluppo del distretto.
1. Le principali tendenze globali nella filiera e
nel mercato del gioiello in oro
La produzione mondiale di oreficeria è
descesciuta in volume nel corso degli ultimi cin­
que anni, ma è cresciuta in termini di valore. La
domanda di oro da impiegare per la produzione
di gioielli è decresciuta del 24% (figura 1). La
domanda rilevata per il 2006 è stata inferiore del
31% a quella di dieci anni prima (GFMS 2008).
Queste tendenze sono state fortemente influenza­
te dal rallentamento dell’economia e dalla ascesa
dei prezzi dell’oro, in particolare negli ultimi due
anni. Il prezzo dell’oro è cresciuto del 168% in
Dollari USA e del 93% in Euro tra il luglio del
2003 e il luglio del 2008 (World Gold Council
2008). A causa dell’aumento dei prezzi dell’oro, la
produzione di gioielli in oro in termini di valore è
cresciuta fino a raggiungere nel 2005 i 79 miliardi
di dollari, un dato superiore del 39% a quello rile­
vato nel 2001 (GJEPC-KPMG 2006).
-1
st
Figure 2: quote di mercato nella pro
duzione di gioielli in oro, anni 2000 e 3,50
0
3,00
0
2,50
To 0
n 2,00
0
Ton
1,50
0
1,00
0
50
0
0
Figura1: domanda mondiale per prodotti
di gioielleria, 2000-2006
3,196
Ton
Resto
Del
mon
do
U.S
Ci.
Turna
chia
Ita
lia
In
dia
4,000
2,711
Ton
3,500
46
%
6
%
6
%
6
%
16
%
15
%
47
%
Resto del
mondo
5
5
%
%
9
%
10
%
U.S
Ci
.
Tur
na
chia
Ita
lia
In
dia
23
%
3,000
2,500
2,000
1,500
1,000
50
0
0
200
Note: "il dato per la Cina include Hong 0
Kong
Fonte: GFMS, Gold Survey 2006
(2007),
200
5
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: GFMS Gold Survey 2007
(2008)
,
Nel frattempo, è continuato uno spo­
stamento dei luoghi della produzione verso I pae­
si in via di sviluppo, quali l’India, la Cina e la Tur­
chia. I fornitori da queste economie in crescita
hanno aumentato in maniera significativa le loro
quote di presenza sia nella produzione che nelle
esportazioni globali, minacciando leadership ita­
liana nei mercati mondiali. La presenza italiana
nella produzione globale è scesa del 6% nel peri­
odo 2000-2005, mentre quella dell’India è aumen­
tata dal 20 al 23% (figura 2). Complessivamente,
nello stesso periodo, le quote di mercato occupa­
te complessivamente da India, Cina e Turchia so­
no passate dal 33% al 38%
stata significativamente erosa nel corso degli ul­
timi cinque anni.
Sono molteplici i fattori che possono
contribuire a spiegare la crescita dei nuovi paesi
esportatori di gioielli in oro: L’alto prezzo
dell’oro e la stagnazione della domanda nei paesi
sviluppati hanno generato sui mercati pressioni
nel senso della riduzione dei costi, che hanno fa­
vorito paesi dove il costo del lavoro è minore. Al­
lo stesso tempo, i nuovi paesi esportatori stanno
rispondendo anche a espansioni nella domanda di
gioielleria, in quanto le classi medie in molte na­
zioni sono diventate importanti consumatrici di
gioielli e di altri oggetti di lusso. I mercati del gio­
iello in varie nazioni in via di sviluppo sono cre­
sciuti più velocemente che nei paesi sviluppati
(figura 4). I mercati domestici di Messico, India e
Cina hanno registrato tassi di crescita annuale va­
riabili tra il 50% e il 200%, e ci si aspetta che que­
sti trend di crescita non rallentino nei prossimi
anni. In contrasto, i tassi di crescita del mercato
in Italia e negli altri paesi sviluppati restano asse­
stati tra il 5% e il 6%
Questi mutamenti di tendenza nella pro­
duzione di gioielli in oro sono confermati anche
dai dati sul commercio internazionale. Tra il 2000
e il 2007 le esportazioni di gioielli in oro
dall’India sono quadruplicate, e quelle cinesi (in­
cludendo Hong Kong) sono raddoppiate, mentre
l’export italiano ha avuto un periodo di stagna­
zione fino a una recente ripresa (figura 3). Il mag­
giore valore aggiunto dei prodotti esportati
dall’Italia rispetto ai prodotti dei paesi concorren­
ti pare aver moderato il calo delle esportazioni in
termini di valore, comparato ad un declino più e­
videnziato nei volumi esportati. Nonostante ciò, è
chiaro che la posizione italiana come grande e­
sportatore
di
oreficeria
è
Figura 3: esportazioni in oro nei mercati
mondiali, anni 2000-2007
7,00
0
Cina (+ Hong
Kon
In- g)
dia
Italia
Turchia
6,00
0
5,00
Milio-0
ni
di 4,00
USD0
Ci
na/HK
Italia
India
3,00
0
Turchia
2,00
0
1,00
0
200
0
200
1
200
2
200
3
200
4
Mercato dell’oro (HS2002-7113.19), incluso il platino (I dati per il 2007
in
IndiaUN
nonComtrade
sono disponibili )
Fonte:
database
-2
200
5
200
6
200
7
Figura 4: indice di crescita dei mercati del gio
iello, anni 2000-2007
40
0
2,50
0
35
0
Mexico
In-
India
30
0
dia
Cina
Sud Africa
Messico
Brazile
I-
25
0
Utaly
S
20
0
Sud
Africa
Brasile
Italia
10
0
5
0
In
dia
Cina (+ Hong
IKong)
2,00
0
In
dia
taly
Tur
chia
Thailan
dia
1,50
Milioni
0
di
USD
1,00
0
Cina
15
0
Figura 5: esportazioni di gioielli in
oro verso il mercato USA, anni, 2000
Cina/HK
Ita
lia
Thailandia
50
0
U
S
Tur
chia
0
200
0
200
1
200
2
200
3
200
4
200
5
2006
F
200
0
2007
F
200
1
200
2
200
3
200
4
200
5
200
6
200
7
HTS
: Gioielleria in oro e in altri metalli preziosi, eccettuato
7113.19the U.S.
J l’argento
Fonte:
International Trade Commission (USITC) Dataweb
Nota: include artengo e latri materiali
preziosi
Fonte: Euromonitor International (2008) Global Market Informa
tion Database
Nonostante il calo delle quote occupate
dalle esportazioni italiane nel mercato USA sia
principalmente attribuibile alla competizione con
paesi a minor costo del lavoro sui mercati globali,
anche altri fattori paiono avere rivestito un ruolo
in queste dinamiche. Il forte Euro e il dollaro de­
bole degli ultimi anni hanno danneggiato i pro­
duttori di gioielli in oro del Made In Italy nella
competizione con i concorrenti non europei. Gli
svantaggi commerciali sono stati ulteriormente
intensificati dal Sistema Generalizzato delle Pre­
ferenze (“Generalized System of Preference”, o
GSP), il sistema tariffario che favorisce le impor­
tazioni negli USA da parte delle nazioni in via di
sviluppo. Nel 2006 quasi il 100% dei prodotti di
oreficeria sono stati importati negli Stati Uniti da
India e Turchia in assenza di tariffe per effetto
delle disposizioni GSP. Il governo USA ha revo­
cato i privilegi disposti dal GSP per i prodotti di
oreficeria provenienti dall’India nel luglio 20007,
e i gioielli indiani ora sono soggetti a una tariffa
del 5,5%. In conseguenza di ciò, le percentuale di
esportazioni indiane è caduta de 62% rispetto al
periodo in cui il GSP era in vigore. Nel 2007 le
esportazioni indiane verso gli Stati Uniti hanno
mostrato, per la prima volta in dieci anni, una
tendenza alla riduzione, ad indicare come la revo­
ca del GSP abbia eroso il vantaggio di prezzo dei
prodotti di oreficeria sul mercato USA.
Questo, però, non garantisce che l’Italia
possa recuperare il terreno perso nel mercato sta­
tunitense. Altri concorrenti come la Turchia, la
Nonostante l’espansione dei mercati e­
mergenti, quello statunitense è ancora uno dei
mercati più vasti del mondo per i gioielli in oro,
raccogliendo il 18% delle vendite complessive
mondiali nel 2005, una percentuale superiore a
quella dell’India (17%) e del medio oriente (8%)
(GJEPC-KPMG 2006). L’importanza del merca­
to USA è espressa dai dati che mostrano come
esso rappresenti nel 2007 la destinazione del 46%
delle esportazioni dei gioielli in oro indiane e del
39% di quelle cinesi. Fino al 2002, quando nuovi
fornitori dall’India, dalla Cina e dalla Turchia ini­
ziarono a minacciarne la posizione, l’Italia era il
più grande esportatore di gioielli in oro verso gli
Stati Uniti. Le quote di export italiano verso il
mercato USA si sono però ridotte in maniera più
marcata di quelle verso gli altri mercati (figura 5).
Nel periodo 2000-2007, le esportazioni italiane
verso gli USA sono crollate del 46%, nonostante
le esportazioni complessive di gioielli in oro ita­
liane sui mercati mondiali abbiano registrato degli
incrementi, seppur limitati (si veda la figura 3). In
contrasto, nello stesso periodo (2000-2007) le e­
sportazioni indiane verso gli Stati Uniti sono più
che triplicate da 636 milioni di dollari a 2.2 mi­
liardi, e quelle cinesi (includendo i dati relativi ad
Hong Kong) sono quasi raddoppiate, da 734 mi­
lioni di dollari a 1.3 miliardi. Questi due paesi
hanno notevolmente accresciuto le distanze ri­
spetto alle esportazioni italiane, dopo averle sor­
passate nel 2004.
-3
Thailandia e il Messico beneficiano ancora del
GSP. Inoltre, la crescita delle esportazioni cinesi è
avvenuta in assenza di tali benefici. E, ancora più
significativamente, la difficile situazione che gli
esportatori italiani stanno affrontando appare di­
pendere anche da dinamiche emergenti nelle ca­
tene del valore del gioiello in oro negli USA, che
saranno esaminate nel prossimo capitolo.
Figura 6: la catena del valore del gioiello in
oro negli USA
Materie prime
Produzione
Distribuzione
Vendita
Gioiellerie
indipendenti
Design
del gioiello
Recupero
degli scarti
dell’estrazione
Fabbricazione di
Gioielli
Catene
di gioielleria
(per es: Zale, Kay)
Produttori/
Distributori
(per es: Richline)
Mercati finali
2. I Mutamenti nelle dinamiche nelle catene
del valore del gioiello in oro negli USA
L’analisi delle Catene Globali del Valore
(CGV) esamina come attività di produzione di­
sperse in luoghi appartenenti a diverse nazioni
siano funzionalmente integrate da alcune imprese
guida di quella specifica filiera. Identificando le
imprese guida e le modalità con cui queste gover­
nano le catene del valore, l’analisi delle CGV
produce una raffigurazione di come le recenti
tendenze nel mercato globale e i mutamenti delle
dinamiche di consumo influenzino le opportunità
o marchino dei confini all’azione dei produttori
locali, e come questi effetti varino da nei differen­
ti stati e nei differenti sistemi locali (Bair 2005;
Gereffi 2005). In questo paragrafo esamineremo
come i cambiamenti nella produzione e nel
commercio globale di gioielli in oro siano correla­
ti alla ristrutturazione delle catene del valore del
gioiello in oro negli USA, e come questi due fat­
tori influenzino le performance dei distretti orafi
italiani, in particolare con riferimento alla situa­
zione valenzana.
Nella figura 6 viene presentata una tipica
catena del valore del gioiello in oro, riferita al
mercato USA. La fabbricazione dei gioielli è
sempre più effettuata in paesi in via di sviluppo. I
gioielli in oro sono importati negli Stati Uniti at­
traverso vari canali: direttamente dai venditori,
tramite importatori o da produttori-distributori
(quali, per esempio, il Richline Group) che non
solo importano gioiellieri da oltremare ma pos­
seggono le loro proprie fabbriche sia nel territo­
rio statunitense che all’estero.
Estrazione
dell’oro
Department
Stores
(per es:JC Penny,Sears)
(per es: Italia)
Venditori di massa
Materie prime
(per es:Wal Mart,target)
Venditori
senza negozio
(per es: Blue Nile)
Fonte: diagramma a cura dell’autore
Ci sono cinque differenti categorie di
dettaglianti nel mercato del gioiello USA. Le gioiel­
lerie indipendenti detengono ancora la parte più rile­
vante delle vendite di gioielli in oro, anche se le
loro quote sono in diminuzione. Si tratta solita­
mente di negozi locali di piccole dimensioni, a ge­
stione familiare. Le catene di gioielleria sono rappre­
sentate da un numero limitato di grosse catene
nazionali specializzate nel gioiello, quali Zales,
Kay eFriedman’s, che hanno un marchio di rile­
vanza nazionale e una catena di punti vendita. Gli
altri tipi di catene operanti nel settore sono picco­
li marchi regionali, quali Ben Bridge e Fortunoff.
I Department stores, quali JC Penny e Sears, sono
ancora luoghi d’acquisto di gioielleria per molti
consumatori. Essi sono però minacciati dai vendi­
tori di massa, quali Wal-Mart e Target, che stanno
progressivamente diventando più attrattivi nei
confronti dei consumatori a basso budget. Infine,
come per altri settori di vendita al dettaglio, una
quota crescente di gioielleria viene venduta attra­
verso venditori privi di negozio, quali Blue Nile, il più
grande venditore online, o QVC e HSN,TV, sta­
zioni televisive dedicate allo shopping.
I trend emergenti nella catena del valore
del gioiello in oro negli USA negli anni recenti
possono essere riassunti come segue: (1) aumento
della concentrazione; (2) integrazione verticale dei
fornitori e dei venditori; (3) diversificazione dei
-4
canali di vendita e (4) polarizzazione della do­
manda.
Aumento delle concentrazioni: l’aumento del
prezzo dell’oro, l’indolenza della domanda, e la
stretta del credito negli anni recenti hanno inten­
sificato le pressioni verso le concentrazioni. Men­
tre tale dinamica appare rilevante in particolare
per le gioiellerie indipendenti locali, dotate di li­
mitate risorse finanziarie, la maggior parte dei
venditori negli USA –grandi o piccoli, locali o na­
zionali, ha avvertito questa pressione. Il numero
di gioiellerie specializzate negli USA è diminuito
del 6,4% (da 25.000 a 23.500) tra il 2000 e il 2007.
Alcune gioiellerie indipendenti semplicemente
hanno cessato le loro attività, mentre le catene di
gioiellerie sono state soggette a fusioni ed acqui­
sizioni miranti ad incrementarne il controllo sul
mercato e la situazione finanziaria. Bel-Oro e Au­
rafin, due tra i maggiori produttori/distributori di
gioielli in oro, hanno guidato queste consolida­
zioni e si sono recentemente fusi tra loro per dare
vita al Richline Group sotto Berkshire Hathaway,
nel 2007. Le difficoltà finanziarie affrontate dalle
gioiellerie di scala locale o regionale hanno inoltre
attratto i fondi di investimento privati nel settore
della vendita di gioielli.
Integrazione verticale dei fornitori e dei venditori:
la necessità di dare una veloce risposta ai veloci
mutamenti di mercato ha portato a
un’integrazione verticale tra i fornitori e i vendi­
tori. L’acquisizione da parte del produttore di
gioielli con diamanti indiano Gitanjali Gem della
catena di gioiellerie statunitense Samueles Jewe­
lers nel 2006 è un esempio di integrazione verti­
cale attuata dal lato del fornitore. Per motivazioni
simili, i venditori stanno incrementando le pro­
prie strutture in-house dedicate alla produzione.
Tiffany&Co., uno dei principali marchi di vendi­
tori di gioielleria, realizza ora i due terzi della
propria produzione in fabbriche di sua proprietà,
nel tentativo di garantirsi controllo sulle forniture.
Un altro percorso di concentrazione verticale è
quello relativo all’integrazione dei propri fornito­
ri, motivato dalla volontà di rafforzare la collabo­
razione tra la produzione e il marketing, come è
mostrato dall’acquisizione da parte di Bulgari, di
Crova, il suo abituale fornitore valenzano, nel
2005.
Diversificazione dei canali di vendita: oltre alla
concentrazione, I canali di vendita sono inoltre
stati diversificati. Questa tendenza è sostenuta da
una crescente presenza di catene di vendita non
specializzate esclusivamente nel gioiello, quali
Wal-Mart e Target, così come da quella di vendi­
tori privi di negozio, quali i canali televisivi dedi­
cati allo shopping e le gioiellerie online (figura 7).
In particolare, le vendite di gioielleria online sono
aumentate regolarmente negli ultimi cinque anni
sul mercato USA. Le percentuali di vendite di
prodotti di gioielleria effettuate online sul totale
sono salite dal 3,5% al 7,4% nel periodo 2002­
2007. Nuovi tipi di venditori, quali i grandi su­
permercati di massa e i venditori privi di negozio,
sono diventati grandi acquirenti di gioielleria in
grado di influenzare le dinamiche della produzio­
ne per tutti i tipi di gioielli, inclusi quelli realizzati
in oro, anche se i consumatori statunitensi ancora
preferiscono acquistare gioielli in oro dai vendito­
ri di tipo tradizionale, quali le gioiellerie specializ­
zate e i department stores. Nel 2006, le gioiellerie
specializzate e i department stores hanno contato
rispettivamente per il 49% e il 19% delle vendite
di gioielli in oro negli USA, e per il 48% e l’11%
delle vendite totali di gioielleria. In contrasto, il
23% della oreficeria è stato venduto da venditori
di massa, che hanno invece raccolto il 25% di tut­
te le vendite di gioielli, inclusi i diamanti, le perle
e gli orologi (Gassman 2007).
-5
Figura 7. preferenze dei consumatori USA relativamente ai canali di vendita della
goielleria, anno 2007
Department
store
23.1
%
Catene nazionali
di
gioielle
ria
Piccoli rivendi
tori
Indipendeni di gioielleria
20.1
%
19.6
%
Negozi di
massa 15.2
%
Catenee regionali
di
gioielle
ria
5.9
%
Shopping
club
3. Impatti sulle esportazioni italiane di gioiel
leria
I recenti dati sulle esportazioni italiane di
gioielli in oro e le divergenti performance dei tre
principali distratti orafi –Valenza, Arezzo e Vi­
cenza- mostrano come l’Italia abbia subito
l’impatto dei cambiamenti nelle catene del valore
del gioiello in oro negli USA e a livello globale.
Gli Stati Uniti non sono più il principale importa­
tore di gioielli in oro italiani. La percentuale di
mercato delle esportazioni italiane negli USA si è
ridotta dal 33% al 14% tra il 2000 e il 2007. Nel
2007 gli USA sono il secondo principale importa­
tore di gioielli italiani dopo l’Arabia Saudita (figu­
ra 8). In effetti, il recupero delle esportazioni ita­
liane di gioielli in oro che ha avuto luogo dal 2003
è stato guidato dal successo dei prodotti italiani
su altri mercati, quali il medio oriente, la Turchia
e l’Europa (Svizzera e Francia).
1.8
%
al
tro
14.4
%
0
%
5
%
10
%
15
%
20
%
scia superiore è stata assistita da una crescente
percezione del gioiello come un oggetto legato
alla moda. I consumatori statunitensi comprano
gioielli in oro non come investimento, ma come
strumenti di distinzione, e tendono quindi a favo­
rire oggetti di marca e di design unico piuttosto
che prodotti di massa (Gassman 2008).
25
%
"altro” include artigiani locali, punti vendita delle forze armate,
bacnhi
dei pegni:
non include
I venditori
privi di
Fonte: Jewelry
Consumer
Opinion
Council
(2007)
“la scomparsa del mercato mediano”: la cre­
scente attrattività dei nuovi canali di vendita è in
parte associata con la polarizzazione del consumo
di gioielleria negli USA. I recenti trend di consu­
mo di gioielleria negli USA mostrano una cre­
scente polarizzazione tra gli oggetti di lusso di al­
ta fascia e la gioielleria di basso livello, destinata ai
mercati di massa (GJEPC-KPMG 2006). Per e­
sempio, la gioielleria d’oro a 14 carati è tradizio­
nalmente la più popolare tra i consumatori statu­
nitensi. Eppure, I prodotti a 10 carati stanno gua­
dagnando popolarità tra i consumatori attenti al
prezzo che effettuano i loro acquisti nei centri
commerciali e nei negozi non specializzati in gio­
ielleria. Allo stesso tempo, l’oro a 18 carati, tradi­
zionalmente considerato come oggetto per il
mercato di lusso, è oggi più utilizzato che mai per
la gioielleria.
In una ricerca effettuata nel 2004 tra i
consumatori relativamente alle spese effettuate
annualmente per la gioielleria, la porzione più
ampia del campione (25%) ha risposto di spende­
re ogni anno oltre $500 in acquisti di gioielli,
mentre il secondo gruppo più numeroso era quel­
lo che spendeva meno di $100 l’anno. I consuma­
tori “medi”, quelli che si attestano tra i $100 e i
$500, sono meno comuni di queste due categorie
(Jewelry Consumer Opinion Council 2004).Il re­
cente rallentamento dell’economia ha ulterior­
mente favorito i prodotti di fascia alta, in quanto
ha colpito anche le vendite di gioiellerie di fascia
inferiore. La crescita del mercato di gioielli di fa­
Figura 8: Destinazione delle e
sportazione di oreficeria, anni
1,80
0
1,60
0
1,40
0
1,20
Milioni0
Di
USD 1,00
0
80
0
60
0
UA
E
US
A
Sviz
zera
Fran
cia
U
K
Tur
chia
Ci
na
40
0
20
0
0
200
200
Export
0
1
italiani
(miliardi 4.7
4.3
4.2
4.2
4.7
200
2
4.2
5.4
200
3
3.8
200
4
200
5
200
6
200
7
Fonte: UN Comtrade (dati per i gioielli in oro,
incluso platino.)
Questi mutamenti nella composizione dei
mercati d’esportazione per la oreficeria italiana
sono validi per tutti e tre i distretti. La percentua­
-6
le di esportazioni per tutti e tre i distretti è dimi­
nuita fortemente nel 2006-2007 (tabella 1). Le e­
sportazioni di Valenza verso gli USA sono crolla­
te del 17,2%, nonostante il distretto abbia riporta­
to un aumento del 30,2% nelle esportazioni totali
nel periodo 2006-2007. Le esportazioni verso gli
USA sono calato del 21,8% per Arezzo, dove
l’aumento totale delle esportazioni è stato del
5,7%. Il mercato statunitense resta quello più im­
portante per la gioielleria vicentina (18,5% del to­
tale delle esportazioni del distretto), ma le espor­
tazioni di questa verso gli USA sono scese del
26% nel 2007, mentre il distretto ha avuto un
aumento delle esportazioni limitato al 3%.
per prodotti di fascia alta hanno avuto un impatto
differente sulle performance di ciascun distretto
nei mercati statunitensi. Comparando le esporta­
zioni di ciascun distretto verso gli Stati Uniti nel
2002 e nel 2007 si evidenzia come Valenza, che
nel 2007 dirigeva solo il 10% delle sue esporta­
zioni verso il mercato USA, abbia aumentato il
totale delle sue esportazioni da 417 a 649 milioni
di Euro. Vicenza, il distretto con la più marcata
presenza nel mercato USA, è stato quella più du­
ramente colpito in quanto le sue esportazioni to­
tali sono scese da 2,1 miliardi di Euro a 1,4 mi­
liardi. Le esportazioni aretine sono anch’esse di­
minuite, ma meno fortemente, da 1,7 miliardi a
1,4 miliardi. La crescita di Valenza e le perdite
degli altri due distretti sono collegate alla compo­
sizione del valore delle relative esportazioni. Il di­
stretto di Valenza è caratterizzato da una produ­
zione artigiana che garantisce un alto valore ag­
giunto, ed è stata meno danneggiata dalla compe­
tizione sui prezzi esercitata dai paesi a basso co­
sto del lavoro come India e Cina rispetto ad A­
rezzo, in cui le produzioni meccanizzate e di mas­
sa sono dominanti, e a Vicenza, in cui è presente
un misto di produzioni artigiane e industriali (The
Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry
2004; Gaggio 2007).
Inoltre, il mercato mediano si ritrova
stretto tra gli aumenti di quote di mercato dei
prodotti di lusso d’alta fascia e di quelli di massa a
basso prezzo, e questa dinamica ha influenzato
più duramente Vicenza rispetto agli altri due di­
stretti, specializzati in produzioni dedicate ai due
estremi dello spettro dell’offerta: Arezzo
all’estremità inferiore e Valenza a quella superio­
re. A partire dal 2003, quando è iniziata la ripresa
delle esportazioni, Arezzo e Vicenza hanno au­
mentato le proprie esportazioni totali rispettiva­
mente del 12% e del 10%, mentre le esportazioni
vicentine sono crollate di un ulteriore 19%. Arez­
zo ha avuto particolare successo nei mercati del
medio oriente, quali gli Emirati Arabi e la Tur­
chia, segnando un incremento superiore al 40%
nelle sue esportazioni verso questi paesi nel peri­
odo 2006-2007 (tabella 1).
Tabella 1. esportazioni di oreficeria nei di
stretti industriali italiani, anno 2007
Valenza
Svizzera
Francia
Stati Uniti
Regno Unito
Spagna
Altri
Totale
Arezzo
Emirati Arabi
Stati Uniti
Turchia
Francia
Regno unito
Altri
Totale
Vicenza
Stati Uniti
Emirati Arabi
Hong Kong
Francia
Polonia
Altri
Totale
2007
E
xport
(EUR Mil
lion)
2007 quote
Variazioni
nell’ Export
dal 2006
170.4
76.6
65.1
64.9
40.9
231.8
649.7
26.2%
11.8%
10.0%
10.0%
6.3%
35.7%
100.0%
48.5%
24.8%
-17.2%
104.5%
73.9%
22.6%
30.2%
355.8
171.1
109.7
84.8
80.5
618.3
1420.2
25.1%
12.0%
7.7%
6.0%
5.7%
43.5%
100.0%
40.5%
-21.8%
46.7%
-0.6%
-12.3%
-0.2%
5.7%
265.9
190.4
91.1
76.8
73.7
736.7
1434.6
18.5%
13.3%
6.4%
5.4%
5.1%
51.4%
100.0%
-25.9%
15.9%
22.8%
10.2%
45.0%
8.1%
2.5%
Fonte: Elaborazioni Osservatorio su dati
Coeweb di ISTAT (2007)
Mentre tutti e tre i distretti orafi italiani
hanno recentemente sofferto sui mercati USA,
l’emergere di venditori per il mercato di massa, di
polarizzazioni nel consumo di gioielleria in ter­
mini di prezzo e le preferenze dei consumatori
-7
4. Implicazioni strategiche per il distretto o
rafo Valenzano
tati nel migliorare la qualità mantenendo prezzi
bassi.
Terzo, le politiche di branding e di marke­
ting nei mercati finali sono una delle chiavi con le
quali sostenere le proprie produzioni. Come mo­
strato dalle strategie preventive attuate da uno dei
principali marchi del distretto valenzano, Casa
Damiani, stabilire un accesso diretto ai principali
mercati esteri con il proprio marchio e con nego­
zi di proprietà può aumentare la visibilità e la re­
putazione delle linee di prodotti dell’impresa nei
confronti degli oggetti di lusso di alta fascia. Inol­
tre, tali strategie possono aiutare le imprese del
distretto a raccogliere in maniera più diretta dai
mercati, segnali quali cambiamenti nelle preferen­
ze dei consumatori e altre informazioni di merca­
to, permettendo di rispondere a tali mutazioni in
maniera più veloce.
Quarto, mentre i principali marchi valen­
zani quali Crova/Bulgari, Casa Damiani,e Pasqua­
le Bruni sono ben conosciuti a livello internazio­
nale per l’alta qualità delle loro lavorazioni e del
loro design, molti dei produttori orafi valenzani
sono piccoli ed “invisibili” internazionalmente, in
quanto i più prestigiosi marchi di gioielleria euro­
pei e statunitensi che comprano i propri prodotti
a Valenza non rivelano da dove questi provenga­
no. Quindi, Valenza potrebbe aumentare la pro­
pria reputazione per quanto riguarda le produzio­
ni orafe di alta qualità, favorendo il riconoscimen­
to del distretto come un centro del design inno­
vativo con la partecipazione collettiva alle princi­
pali fiere internazionali e con una migliore attività
di marketing incentrata sul distretto nel suo com­
plesso.
Quinto, l’aumentata integrazione negli
Stati Uniti e in altri mercati della gioielleria sta co­
stringendo i produttori del distretto a soddisfare
le specifiche richieste di grosse alleanze di acqui­
renti. Questi marchi dominanti tendono a preferi­
re un coordinamento stretto delle filiere, canali
diretti di fornitura, produzioni di grandi volumi e
contemporaneamente linee di prodotto diversifi­
cate dalla fascia più bassa a quella più alta. Queste
richieste danno dei vantaggi ai grandi produttori
su quelli piccoli quali quelli valenzani. Per le im­
prese più piccole, l’azione collettiva può essere
Le catene del valore dell’oreficeria negli
Stati Uniti e nel mondo hanno affrontato signifi­
cativi cambiamenti a partire dall’inizio del XXI
secolo. Questi includono la ricollocazione geogra­
fica della produzione, la crescita della domanda di
consumo nei paesi in via di sviluppo,
l’intensificazione dei legami di filiera tra la forni­
tura e la commercializzazione, la concentrazione
tra i venditori, la polarizzazione dei consumi. I­
noltre, le previsioni indicano che questi trend
continueranno nell’immediato futuro. Quali indi­
cazioni strategiche può trarre Valenza da questi
cambiamenti nelle catene del valore orafe negli
Stati Uniti e a livello globale?
In primo luogo, occorre porre una mag­
giore attenzione ai mercati di fascia alta dei paesi
non-occidentali. Il mercato statunitense e quello
europeo restano importanti per Valenza, data la
loro forza nella gioielleria di fascia alta, che tende
ad essere consumata nei mercati dei paesi più svi­
luppati. Nonostante ciò, il distretto è stato in gra­
do di afferrare le occasioni presentate dai nuovi
mercati di consumo, quali gli Emirati Arabi, la
Russia, il Brasile, il Messico, la Cina e Hong
Kong. Le previsioni indicano che queste nazioni
cresceranno a ritmi molto più sostenuti delle altre
nel prossimo futuro, (si veda la figura 4). Inoltre,
in quanto le classi medie prosperano e tendono
ad aumentare i propri consumi, la gioielleria di
alta fascia potrà diventare sempre più popolare in
queste economie emergenti.
In secondo luogo, il recente successo del
distretto valenzano relativamente alle performan­
ce di Arezzo e Vicenza non rappresenta una ga­
ranzia per il futuro. La prevalenza di Valenza
nell’oreficeria di fascia alta può rendere il distretto
meno vulnerabile alla competizione sui prezzi e­
sercitata da produttori in paesi in via di sviluppo
di India, Cina e Turchia rispetto agli analoghi di­
stretti italiani, ma queste nazioni stanno sforzan­
dosi duramente per migliorare la qualità delle loro
produzioni e posizionarle in mercati ad alto valo­
re aggiunto e, come è successo per altri settori
manifatturieri, esse tendono ad avere buoni risul­
-8
The Handbook of Economic Sociology, edited by N. J.
Smelser and R. Swedberg. Princeton, N.J.: Prince­
ton University Press; New York: Russell Sage
Foundation.
GFMS. 2007. Gold Survey 2006: GFMS Limited.
______. 2008. Gold Survey 2007: GFMS Limited.
GJEPC-KPMG. 2006. The Global Gems and Jewellery Industry Vision 2015: Transforming for Growth: The Gem and
Jewellery Export Promotion Council of India
(GJEPC).
Jewelry Consumer Opinion Council. 2004. "Industry Study:
Shopping Preferences." Disponibile all'indirizzo
http://jcoc.info/ec_product_details.php?id=50.
______. 2008. Monthly Buying Trend Report. Available at
http://jcoc.info/ec_view_category.php?id=2.
Osservatorio Internazionale Distretto di Valenza Po e del
settore orafo, Elaborazioni statistiche di dati di­
sponibili all'indirizzo http://www.coeweb.it.
The Indo-Italian Chamber of Commerce and Industry.
2004. The Gem & Jewellery Sectors of India & Italy: A
Clusters Perspective. Mumbai, India: The Indo-Italian
Chamber of Commerce & Industry.
World Gold Council. 2008. Gold Research and Statistics:
Monthly Gold Prices. Disponibile all'indirizzo
http://www.research.gold.org/prices/monthly/.
una soluzione grazie alla quale soddisfare queste
stringenti richieste dei grandi acquirenti. Essa può
abbassare i costi necessari a procurarsi le necessa­
rie infrastrutture, e può inoltre facilitare la defini­
zione di un portfolio di prodotti più diversificato.
Unendo le proprie linee di prodotto sotto un uni­
co marchio, quale il marchio di distretto “Di Va­
lenza” presentato nel 2007, potrebbe aiutare le
imprese più piccole a raccogliere ordini dai grandi
acquirenti. Però, se su tali progetti si raccoglie so­
lo la partecipazione delle imprese più piccole,
questo approccio difficilmente potrà avere suc­
cesso, in quanto sarà certamente difficile combi­
nare la qualità e la quantità delle produzioni che
sono richieste senza un qualche grado di
leadership esercitata dai marchi maggiori del di­
stretto.
Al fine di mantenere la sua posizione in
nicchie alte delle attuali catene del valore della o­
reficeria, Valenza troverà beneficio nell’attuazione
di strategie che supportino sia le sue imprese arti­
giane che i suoi marchi più grandi, in quanto cia­
scuno di questi contribuisce in maniera differente
ma importante al successo del distretto. Però, per
poter avere un peso contrattuale in questi grandi
mercati internazionali nei quali gli acquirenti si
sono concentrati in grandi gruppi, al fine di in­
crementare la presenza internazionale del distret­
to sarà probabilmente necessario un maggiore li­
vello di integrazione tra i produttori orafi valen­
zani.
Bibliografia
Bair, Jennifer. 2005. "Global Capitalism and Commodity
Chains: Looking Back, Going Forward." Competi­
tion & Change 9:153-180.
Euromonitor International. 2008. Global Market Information
Database.
Disponibile
all'indirizzo
http://www.euromonitor.com/.
Gaggio, Dario. 2007. In Gold We Trust: Social Capital and
Economic Change in the Italian Jewelry Towns. Prince­
ton: Princeton University Press.
Gassman, Ken. 2007. "Specialty Jewelers at the End of the
Rainbow." IDEX Online Research, June 27, 2007
______. 2008. "State of the Jewelry Industry - 2008 Jewelry
Demand." IDEX Online Research, January 28, 2008
Gereffi, Gary. 2005. "The Global Economy: Organization,
Governance, and Development." Pp. 160-182 in
-9
L’industria Alessandrina della gioielleria:
il commercio internazionale.
La ricerca che presentiamo aggiorna i dati pubblicati sui numeri precedenti della
Newsletter di distretto circa il commercio internazionale di gioielli e articoli di orefice­
ria. Per Valenza segnali positivi dalle esportazioni specialmente verso l’area Europea;
gli altri distretti italiani “arretrano” negli ultimi anni.
Il testo sarà arricchito di grafici di immediata in­
terpretazione che spesso risultano più eloquenti
di tante pagine fitte di spiegazioni.
La ricerca che presentiamo vuole aggiornare i dati analizzati nei numeri precedenti della
Newsletter, arricchire il database che stiamo creando sul commercio internazionale e fare
un’operazione di benchmarking con gli altri distretti
italiani orafi e con il distretto della moda e design
di Milano. Abbiamo introdotto questo elemento
di novità – il capoluogo lombardo - poichè una
delle proposte iniziali del progetto che
l’Amministrazione Comunale di Valenza e il Di­
partimento di Ricerca Sociale dell’Università del
Piemonte Orientale stanno portando avanti è
proprio l’integrazione tra distretto orafo e mondo
del design e della moda: Valenza guarda a Milano
e al suo distretto del design1, le cui imprese e
show-rooms, luoghi espositivi e riviste ne fanno cit­
tà-leader mondiale.
Figura 2. Luxury Design alla Triennale di Milano.
Figura 1. Un gioiello esposto alla Triennale di Milano.
1
Importanti rapporti tra imprese orafe valenzane e designer
“milanesi” sono attualmente in corso: imprese orafe e
designer hanno esposto gioielli affermati e nuovi prototipi
di gioiello alla Triennale di Milano nell’aprile 2007
all’interno della mostra ”Luxury Design”, curata dal
designer di fama internazionale Denis Santachiara . Sul sito
internet della Triennale, www.triennale.it, potrete trovare
una breve introduzione alla mostra “Luxury Design. Neocodici del lusso & design del gioiello”.
- 10
1. Focus sulla Provincia di Alessandria e
benchmarking nazionale.
1.000 dollari l’oncia sui mercati internazionali. Il feno­
meno non è imputabile a difficoltà produttive che limitano
l’offerta. Tra le spiegazioni addotte per spiegare questa
“corsa all’oro” si trova la crisi finanziaria che, in questa
fase, caratterizza i mercati internazionali alimentando
una richiesta di beni rifugio a scapito degli investimenti
tradizionali, quali azioni e obbligazioni. Il forte sposta­
mento di investimenti verso le commodities ha già contri­
buito ai rialzi dei prezzi delle materie prime nei mesi scor­
si. Tuttavia, la scelta dell’oro come bene rifugio potrebbe
essere motivata anche dalla diffusa incertezza che caratte­
rizza i mercati azionari3”. Tale spinta verso il rialzo
dell’oro dovrebbe trovare freno per via della
congiuntura non positiva causata in parte dalla
“caduta americana” che in prospettiva futura farà
scendere il tasso di crescita dei Paesi Sviluppati.
“La minore forza dell’economia mondiale ridurrà la spin­
ta sui prezzi delle materie prime con l’eccezione del petrolio
(su cui il rapporto non si pronuncia) e soprattutto sui me­
talli legati alla produzione industriale4”.
Il settore orafo nazionale, secondo
l’indagine del Club degli Orafi e dell’Ufficio Studi
di Intesa San Paolo2, sta attraversando un periodo
poco felice: nel 2007 il fatturato globale è diminu­
ito del 7,2% rispetto al 2006 (che ha fatto regi­
strare un calo del 6,4% rispetto al 2005). Il dato
relativo all’export è in controtendenza (+4%), da­
to comunque inferiore alla media nazionale com­
plessiva (+8%) e dovuto in primo luogo
all’aumento del prezzo delle materie prime. La ri­
cerca del Club degli Orafi e di Intesa San Paolo
non va oltre le medie nazionali. Noi, come potre­
te leggere nell’articolo, abbiamo voluto completa­
re la ricerca analizzando le peculiarità e
l’andamento del commercio internazionale dei
principali distretti orafi italiani negli ultimi dieci
anni.
Il settore orafo italiano
6514
6098
4034
2005
4509
2006
Fatturato
5659
4691
2007
Esportazioni
Grafico 1. Il settore orafo italiano. Dati in Ml di euro.
Fonte: Indagine Club dei Distretti e Ufficio Studi di Intesa San Paolo Grafico 2. Prezzo dell’oro e del petrolio. Elaborazioni Os­
servatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati EIA e Deutsche
Bundesbank.
Come accennato, lo scenario internazionale vede
un forte aumento, specie negli ultimi cinque anni,
del prezzo dell’oro e del petrolio. A fine marzo
2008 infatti “l’oro ha raggiunto la quotazione record di
3
Osservatorio Prezzi. A cura del Dipartimento per la rego­
lazione del mercato, Direzione Generale per la Concorren­
za e i Consumatori (Ministero dello Sviluppo Economico – IPI
Istituto
per
la
Promozione
Industriale
www.osservatorioprezzi.it).
4
Mario Deaglio, “2008. Ecco come sarà l’economia mondiale”.
www.quadrantefuturo.it
2
Le informazioni sono tratte dall’articolo di Marcella Gab­
biano, L’oro italiano luccica un po’ meno, LaRepubblica, Affari e
Finanza, 26 maggio 2008.
- 11
Stesso discorso vale per un’altra materia prima
fondamentale: il diamante. “Negli ultimi 15 anni,
per fare un esempio, le quotazioni del diamante hanno su­
perato sia l'oro che il tasso di inflazione. In termini reali,
quindi, ha assolto a pieno alla sua funzione di bene rifu­
gio. (…) Uno studio della Rapaport5 (…) mostra, che
un’ipotetica cifra di mille dollari spesa nell’acquisto di pie­
tre da 3 carati il primo gennaio 1996 avrebbe fruttato,
dieci anni dopo, 373 dollari6” .
Nel grafico sottostante si è inserito anche la me­
dia mobile su base quadriennale7.
È evidente, sovrapponendo i grafici 2 e 4, che
l’aumento delle materie prime abbia inciso note­
volmente sull’andamento del commercio interna­
zionale.
Provincia di Alessandria
Commercio Internazionale del settore orafo
€ 1.200
€ 1.000
L’andamento del commercio internazionale di
gioielli e articoli di oreficeria nell’ultimo anno
conferma il trend in atto nell’ultimo periodo: dopo
la contrazione avuta negli anni successivi al 2000,
il 2003 rappresenta il “punto di rottura” a partire
dal quale si ha una nuova espansione (i tassi di
crescita sono di circa il 30% tra il 2005 e il 2006 e
tra il 2006 e il 2007). Grazie anche al ritrovato
sviluppo, il settore orafo pesa nel 2007 ben il
22% sul commercio internazionale complessivo
della Provincia di Alessandria.
€ 800
€ 600
€ 400
€ 200
€0
1993
1997
1999
2001
2003
2005
2007
Commercio Internazionale
Grafico 4. Il commercio Internazionale del settore orafo. Provincia di Alessandria. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Il commercio internazionale della Provincia di Al. 2007
Aumenta quindi il costo delle materie prime prin­
cipali del settore, crescono i costi variabili della
produzione e il valore della merce importata a pa­
rità di quantità, ma quanto aumenta, se aumenta,
il valore della merce prodotta e esportata? I conti
con l’estero “tengono” o la bilancia commerciale
è ora, visto l’aumento delle materie prime, in ros­
so?
Negli ultimi dieci anni i conti con l’estero conti­
nuano a tenere, anzi raggiungono nel 2007 il mas­
simo storico in valori assoluti (+ 198,2 Ml di eu­
ro) facendo registrare un aumento di quasi il 50%
rispetto al valore del 2006. Come è ben noto,
perchè possa essere “solido” questo dato dovrà
essere confermato nelle prossime rilevazioni.
Tra il 2000 e il 2006 si nota un deterioramento
costante (si passa da circa 180 Ml di euro a 130
22%
78%
Settore Orafo
1995
Media mobile
Altri
Grafico 3. Il commercio Internazionale del settore orafo. Provincia di Alessandria. Peso % sul totale provinciale. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Rapaport Diamond Report, New York, bollettino di rife­
rimento internazionale per i prezzi di diamanti.
6 Vito Lops, L’economia della trasparenza, IlSole24ore 10 gen­
naio 2008.
5
7
La media mobile è l’indicatore statistico più utilizzato che
rende equilibrate le fluttuazioni incluse nei dati e che per­
mette una rappresentazione più chiara della tendenza
- 12
Mil di euro) segno tangibile di un “rallentamento”
della competitività globale del distretto orafo an­
che per la presenza di nuovi competitori mondiali
molto agguerriti come India8 e Cina. Il grafico
della media mobile dimostra quanto stiamo af­
fermando: i risultati del 2003 ad oggi non sono
ancora stati raggiunti.
L’indicatore evidenzia come la Provincia di Ales­
sandria vede decrescere dal 2003 il valore di rife­
rimento per poi crescere solo nell’ultima rileva­
zione. Una possibile spiegazione delle difficoltà
della bilancia dei pagamenti e del saldo normaliz­
zato potrebbe essere questa: le imprese valenzane
utilizzano largamente materiali di grande valore,
soprattutto pietre preziose, la cui incidenza
sull’interscambio complessivo è molto alta. Come
già affermato da Dario Gaggio10 e poi da Gary
Gereffi, membro dello staff dell’Osservatorio In­
ternazionale di Valenza, la peculiarità del distretto
valenzano è proprio quella di avere un tipo di
produzione di carattere per lo più artigianale e
soprattutto lavorare pezzi singoli di grande valore
(questa considerazione potrebbe essere avvalorata
dal fatto che il Belgio11 è il primo Paese per im­
portazioni dalla Provincia di Alessandria con 151
Ml di euro di gioielli e articoli di oreficeria e circa
il 33% sul totale).
Provincia di Alessandria.
La bilancia dei pagamenti con l'estero.
€ 250
€ 200
€ 150
€ 100
€ 50
€0
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Media mobile
Valore Ass.
Grafico 5. La bilancia dei pagamenti con l’estero. Provincia di Alessandria. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Provincia di Alessandria.
Il saldo normalizzato.
30
Un ulteriore metodo statistico che vogliamo pro­
porre per meglio comprendere il posizionamento
di Valenza è il saldo normalizzato9.
25
20
15
8
Per fare un esempio di quanto sia prorompente la poten­
zialità di questi Paesi, il business del taglio dei diamanti ha
ormai abbandonato il Belgio per localizzarsi in India. Nelle
regioni di Jaipur e Surat si contano decine di migliaia di ar­
tigiani che lavorano a prezzi di saldo per gli operatori occi­
dentali.
9
Il saldo normalizzato “è dato dal rapporto percentuale tra il
saldo corrente e la somma di esportazioni e importazioni. Il suo valore
varia tra -100, nel caso in cui il Paese (la Provincia) sia unicamente
importatore e +100 nel caso in cui sia unicamente esportatore; se la
bilancia è in pareggio il saldo normalizzato è pari a 0” (ISTAT,
2006). Di conseguenza valori prossimi a +100 indicano una
elevata specializzazione dell’area di riferimento poiché il
prodotto viene più esportato che importato; valori vicini a ­
100 indicano invece una forte dipendenza dall’estero poiché
il prodotto viene importato più di quanto venga esportato.
Saldo normalizzato =
10
5
0
1998
1999
2000
2001
2002
2003
Saldo normalizzato
2004
2005
2006
2007
Media mobile
Grafico 6. Il saldo normalizzato. Provincia di Alessandria. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Dario Gaggio, In Gold We Trust: Social Capital and Economic
Chamge in the Italian Jewelry Towns (Princeton University
Press, 2007).
11
Anversa detiene attualmente la leadership del commercio
mondiale di diamanti: qui passano 7 su 10 dei diamanti
comprati e venduti nel mondo.
10
Export – Import
--------------------- x 100
Export + Import
- 13
L’andamento del saldo è determinato quindi
dall’aumento del peso relativo delle importazioni
sulle esportazioni e ciò determina, a parità di
condizioni, una riduzione dei margini di profitto.
Benchmarking. La bilancia dei pagamenti 2007
€ 1.500
€ 1.000
Grazie a un’operazione di benchmarking na
zionale, notiamo che, seppur Arezzo e Vicenza
abbiano valori più alti in termini assoluti, Milano
e Alessandria stanno recuperando terreno. So­
prattutto la Provincia di Alessandria mostra un
trend davvero notevole negli ultimi anni al con­
trario proprio delle Province di Vicenza e Arezzo
che sembrano ripiegarsi su se stesse mostrando
valori molto simili a dieci anni fa, segno evidente
di una difficoltà a imporsi sui mercati internazio­
nali.
L’evoluzione negli ultimi dieci anni ci conferma
come la Provincia di Alessandria mostri i tassi di
crescita più elevati.
€ 500
€0
Alessandria Vicenza Arezzo Milano
Grafico 8. Benchmarking. La bilancia dei pagamenti 2007. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. La Provincia di Alessandria al 2007 è l’ultima del­
le quattro prese in considerazione per il saldo
commerciale (+200 Ml di euro ca in termini asso­
luti contro circa 1,4 Ml di euro di Vicenza). I dati
riportati fino ad ora circa il commercio interna­
zionale possono farci ipotizzare come vi sia
¾ una differente organizzazione del lavoro
(probabilmente più legata al “locale” quel­
la di Arezzo e Vicenza e più “internazio­
nale quella Valenzana”);
¾ una commercializzazione di prodotti pro­
fondamente diversi: l’evoluzione negli ul­
timi dieci anni del commercio interna­
zionale ci vuole dimostrare che in pro­
spettiva le “produzioni meccanizzate di
grande volume” di Arezzo e la “produ­
zione industriale e artigiana” di Vicenza
faticheranno più delle produzioni a più al­
to valore aggiunto di Alessandria e Milano
a imporsi nel mercato internazionale?
¾ un differente posizionamento, parafra­
sando Gereffi, nella catena del valore in­
ternazionale.
Benchmarking. Il commercio internazionale
€ 2.000
€ 1.500
€ 1.000
€ 500
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Alessandria
Vicenza
Arezzo
Milano
Grafico 7. Benchmarking.
Il commercio internazionale. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Scomponiamo i dati e calcoliamo il valore della
bilancia dei pagamenti relativa al 2007 per le quat­
tro Province.
Il saldo normalizzato ci permette di conoscere
quale sia il confronto tra le quattro Province con­
siderate senza tenere conto dei valori assoluti
dell’interscambio commerciale.
- 14
Come facile prevedere le Province che presenta­
no il saldo normalizzato maggiore sono quelle di
Arezzo e Vicenza per lo scarso peso delle import
sul complessivo del commercio internazionale;
Milano e soprattutto Alessandria hanno i valori
minori
Tra il 1998 e il 2007 l’unica Provincia che vede
aumentare il saldo normalizzato è quella di Ales­
sandria, seppur vi sia un calo evidente negli ultimi
cinque anni (da 28 a 18).
stiamo scrivendo si traduce in una buona tenuta
della Provincia sui mercati globali.
Var % 1998 - 2007
200
150
100
50
0
Benchmarking. Il saldo normalizzato
-50
Import
100
Export
Comm Int
Bil Pag
Alessandria Vicenza Arezzo Milano
80
1998
2003
2007
60
40
20
Grafico 10. Benchmarking.
Variazioni % 1998 – 2007.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
0
Alessandria
Vicenza
Arezzo
Abbiamo analizzato ora quali sono le variazioni
percentuali di Export ed Import per le Province
considerate nel corso dell’ultimo decennio. Pro­
poniamo una tabella relativa ai valori assoluti. Nel
prossimo paragrafo ci proponiamo di andare oltre
l’analisi dei dati del 2007, la “fotografia dell’oggi”
poiché dallo studio del passato sarà possibile
tracciare degli scenari futuri.
Milano
Grafico 9. Benchmarking. Il saldo normalizzato. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Come già accennato, dai dati sul commercio in­
ternazionale sembra che solo la Provincia di Ales­
sandria riesca a mantenere una certa vitalità a li­
vello internazionale raggiungendo il suo massimo
storico nel saldo della bilancia dei pagamenti con
l’estero per il settore orafo (200 Ml di euro nel
2007) e vedendo accrescere percentualmente tutti
gli altri indicatori considerati negli ultimi dieci an­
ni: import, export e conseguentemente commer­
cio internazionale. Il grafico numero 7 evidenzia
ciò che stiamo affermando: se da un lato il valore
delle import è maggiore per diversi motivi (il
prezzo delle materie prime in costante aumento,
una diversa divisione dell’organizzazione del la­
voro su scala globale), le export non arretrano.
Solo la Provincia di Alessandria riesce ad aumen­
tare più che proporzionalmente il valore delle e­
xport rispetto alle import e vede più che raddop­
piare il saldo della bilancia dei pagamenti negli ul­
timi dieci anni. A livello internazionale quanto
Export
%
Import
%
Alessandria
650
14
452
33
Vicenza
1.435
31
214
16
Arezzo
1.420
30
45
3
Milano
565
12
262
19
Tot. 4 Prov
4.070
87
973
72
Tot. Italia
4.690
100
1.358
100
Tabella 1. I dati sono relativi al 2007 e si riferiscono al
valore della merce commercializzata.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
- 15
2. Import ed export per la Provincia di Ales
sandria e benchmarking nazionale.
Export Provincia di Alessandria 1998-2007
€ 700
€ 600
€ 500
€ 400
€ 300
€ 200
€ 100
€0
2.1 Export.
Nel 2007 l’Italia ha esportato complessi­
vamente 4,7 Ml di euro di gioielli e articoli di ore­
ficeria in tutto il mondo, di cui il 93% imputabile
a sole sei Province: Vicenza, Arezzo, Alessandria,
Milano, Treviso e Roma.
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Export AL
Export nazionali. 2007
3%
3%
7%
Media mobile
Grafico 12. Export Provincia di Alessandria 1998 – 2007. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT
14%
12%
31%
30%
AL VI AR MI RM TR Altre
Grafico 11. Export nazionali 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
La Provincia di Alessandria accresce negli ultimi
dieci anni, e specialmente tra il 2003 e il 2007, il
peso delle proprie export a livello nazionale, pas­
sando dall’8% del 1998 al 9% del 2003 e a ben il
14% dell’ultima rilevazione.
I valori maggiori fatti registrare dalla Provincia in
oggetto sono proprio quelli relativi all’ultimo an­
no, mentre le altre Province fanno registrare il
“picco” nel 2000 – 2001, anni di grande “ottimi­
smo a livello globale” in cui la globalizzazione di
mercato sembrava irreversibile.
AL
VI
AR
MI
TOT
ITA
1998
326
1.439
1.456
507
3.727
4.158
1999
383
1.772
1.459
487
4.100
4.628
2000
490
1.901
2.108 569
5.069
5.695
2001
456
1.941
1.748
567
4.712
5.393
2002
391
1.860
1.614
506
4.371
5.028
2003
368
1.373
1.202
408
3.350
3.941
2004
399
1.412
1.131
434
3.377
3.973
2005
2006
2007
400
498
1.256
1.481
1.435
1.279
1.343
1.420
485
502
566
3.421
3.824
4.070
4.034
4.509
4.691
650
Tab. 2. Export nazionale. Dati in Ml di euro. Fonte ISTAT .
Soltanto Milano mostra ad oggi valori simili a
quegli anni. Vicenza e soprattutto Arezzo vedono
contrarre da quel massimo storico i valori da 1.9 e 2.1 Miliardi di merce esportata a 1.4 Md di euro
con riduzioni percentuali rispettivamente del 33 e
del 26%.
- 16
Continente con il 17%, seguita dalle Americhe.
Residuali i valori per Africa e Oceania.
Benchmarking. Export
€ 2.500
Prov. Al. - Export per continente
€ 2.000
500
450
400
350
300
250
200
150
100
50
0
€ 1.500
€ 1.000
€ 500
€0
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Alessandria
Vicenza
Arezzo
Milano
Grafico 13. Benchmarking.
Export. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Europa
0%
12%
Europa
Africa
70%
Americhe
Asia
Asia
Oceania e altri territori
Rispetto alla precedente rilevazione del 2006, le
variazioni maggiori risultano essere proprio con il
Vecchio Continente: + 155 Ml di euro in valore
assoluto il che equivale a + 52% in termini relati­
vi. Risultano in crescita anche Africa, Oceania e
soprattutto Asia, mentre si fa sentire la crisi che
ha colpito gli Stati Uniti d’America (è l’unico va­
lore negativo) così come l’effetto del “super eu­
ro” e del dollaro che “scende troppo12” .
Rispetto ai precedenti numeri della Newsletter,
facciamo una operazione ulteriore: scomponiamo
il valore complessivo dell’export e, successiva­
mente dell’import, per i Continenti di destinazio­
ne non solo per la Provincia di Alessandria, ma
Export Provincia di Alessandria 2007
1%
Americhe
Grafico 15. Export Provincia di AL 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Viste queste considerazioni di carattere generale,
comprendiamo meglio dove sono indirizzate le
esportazioni della Provincia di Alessandria e delle
altre Province aggiornando i dati già acquisiti e
commentati nei precedenti numeri della presenti
sul sito e scaricabili dal sito internet
www.comune.valenza.al.it/oidvalenza.
17%
Africa
Oceania et al
12
“Soprattutto, però, la quotazione della moneta americana si è inde­
bolita sotto la soglia psicologica di 1,5 dollari per un euro con un ri­
basso a velocità crescente: in cinque anni il «biglietto verde» ha perso
oltre il 30 per cento del suo valore rispetto alla moneta europea e metà
di questa perdita è concentrata negli ultimi mesi. Il dollaro scende nei
confronti non soltanto dell’euro ma, sia pure in maniera attenuata,
anche dello yen, della sterlina e delle altre monete più importanti. E se
un euro che sale troppo è un problema dei soli europei, un dollaro che
scende troppo diventa un problema per il mondo intero”. Mario Deaglio, “Addio pilastro verde”, LaStampa, 28/2/2008.
Grafico 14. Export provincia di AL 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
L’interscambio commerciale maggiore nel 2007
resta quello con l’Europa che assorbe il 70% del
totale, mentre si conferma l’Asia come secondo
- 17
anche per le altre Province per comprenderne
meglio le differenze sostanziali.
Composizione % export per aree interessate. Anno 2007
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Provincia di Alessandria
Export. Variazioni % 2006 - 2007
60
50
40
30
20
10
0
-10
-20
Africa
Americhe
Asia
33
35
24
20
2
3
39
38
32
9
42
MI
Europa
17
17
VI
AR
12
1
69
AL
EUROPA AFRICA AMERICA ASIA
Oceania et al
Grafico 17. Composizione % export
per aree interessate. Anno 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Grafico 16. Provincia di Alessandria. Export. Variazioni % 2006 - 2007 Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Le considerazioni che si potrebbero fare sono le
seguenti:
¾ la Provincia di Alessandria è quella che
esporta in termini relativi più nell’Unione
Europea con ben 70% del valore della
merce (contro mediamente il 40% delle
altre tre) ed è quella che meno esporta
nelle Americhe (solo il 12%);
¾ la Provincia di Milano è quella che espor­
ta più nell’America (32% di merce espor­
tata), mentre ha lo stesso livello di export
verso l’Asia della Provincia di Alessandria
(17%) contro valori più elevati di Vicenza
e Arezzo (33 e 35%), segno evidente di
un diverso tipo di produzione che con­
sente una maggiore apertura verso questi
mercati. Dato interessante è quello che
vede Milano esportare ben il 9% della
merce verso l’Africa. Vicenza, Arezzo e
Alessandria mostrano invece valori residuali (tra il 1% e il 2%).
Nel 2007 il principale Paese verso cui esporta la
Provincia di Alessandria è la Svizzera, confer­
mando il primato del 2006 con 128,4 ml di euro
di merce esportata (il 20% del totale), seguita da
Francia (9%) e Regno Unito (8%) che registra un
notevole balzo in avanti rispetto alle rilevazioni di
un anno fa. Seguono gli Stati Uniti (7%) che, co­
me già accennato, mostrano una notevole contra­
zione di export (-30 Ml di euro).
Da segnalare allo stesso modo l’incremento note­
vole della Germania (che raddoppia i valori del
2006), Spagna e Israele.
In contrazione rispetto al 2006 oltre agli Stati U­
niti anche gli Emirati Arabi e la Francia con va­
riazioni negative rispettivamente del 24% e
dell’8%.
- 18
Provincia di Alessandria - Export
1998
Ml €
2007
Ml €
USA
67,5
Svizzera
128,4
Svizzera
60
Francia
56,4
UK
30
UK
53,4
Germania
26,2
USA
48,3
Francia
16,5
Spagna
28,5
Giappone
14,7
Hong Kong
23,2
Spagna
13,9
Germania
17,1
Belgio
11,4
Israele
15,1
Em. Arabi
7,9
Em. Arabi
13,6
Hong Kong
5,4
Belgio
13,1
Kuwait
4,2
Giappone
9
Ar. Saudita
3,2
Fed Russa
8,6
Brasile
3,2
Ucraina
6,2
Provincia di Alessandria. Var % Export 2006- 2007
120
100
80
60
40
11,9
20
0
-20
-40
-60
Svi
100,9
68,2
21,1
16,7
0
-8,1
Fra
-38,6
UK USA Spa
0
-24,1
HK
Ger
Isr Em.Ar. Bel
Grafico 18. Provincia di Alessandria. Var. % Export 2006 – 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Tabella 3. Export 1998-2007
Provincia di Alessandria. Principali Paesi
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Grazie alla prossima tabella potremo fare un inte­
ressante operazione di benchmarking naziona
le e verificare quale siano i principali mercati di
sbocco per le aree considerate.
In prospettiva potrebbe essere davvero importan­
te il dato che riguarda la Federazione Russa e
l’Ucraina che si impongono alla nostra attenzione
poiché qui è diretto export per 8,6 e 6,2 Ml di eu­
ro. Riprendendo un articolo scritto da Giovanni
Ajassa13, “il 40% del maggiore costo del petrolio e gas,
ritorna all’Italia sotto forma di maggiore esportazione ver­
so quei paesi. (…) per ogni 100 euro pagati in più
dall’Italia, 190 euro sono tornati in Italia dalla Russia”.
Intercettare il reimpiego del surplus è proprio
uno dei punti su cui puntare per fare sì che i conti
con l’estero italiani tengano in futuro e, per torna­
re al gioiello, una delle chiavi su cui il distretto va­
lenzano potrà fare leva per lo sviluppo nei pros­
simi anni.
Prov Milano
USA
133
Germania 38,4
Israele
33
Francia
29,8
Algeria
29,2
Turchia
29
Spagna
24
Giappone 14,7
Grecia
13,1
HK
12,1
Prov Vicenza
USA
265,9
Em. Ar
190,4
HK
91
Francia
76,8
Polonia
73,7
UK
63,1
Giordania
61
Cina
53
Svizzera
52,9
Fed Rus
49,9
Prov Arezzo
Em Ar 355,8
USA
171,1
Turchia 109,7
Francia 84,8
UK
80,5
Spagna 69,7
HK
54,3
Panama 46,5
Ger
45,8
Tunisia 27,5
Tabella 4. Export 2007 Principali Province. Principali Paesi
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Giovanni Ajassa, Responsabile Servizio Studi BNL Gruppo BNP Paribas, Opec – Usa – Efta: i tre assi dell’export,
Affari e Finanza, LaRepubblica, 5 maggio 2008.
13
- 19
Gli Stati Uniti d’America sono per due aree su tre
il principale Paese per livelli di export. È partico­
larmente importante per la Provincia di Milano
poiché assorbono circa ¼ delle esportazioni
mondiali. La Provincia di Arezzo è stata capace di
entrare prepotentemente nel mercato arabo: gli
Emirati Arabi valgono da soli ¼ delle export,
proprio la rilevanza degli USA per Milano. È in­
teressante notare come, mentre la Svizzera risulta
essere prima per export della Provincia di Ales­
sandria, tale Paese abbia un ruolo marginale per le
altre tre Province. Non compare tra i primi dieci
posti di Arezzo e Milano, mentre è il nono per la
Provincia di Vicenza con 53 Ml di euro di merce
e il 3,7% sul totale. Grazie ai dati raccolti è possi­
bile verificare come complessivamente per le
quattro Province considerate, sono gli Stati Uniti
d’America ad avere un ruolo di primo piano nel
2007 con circa 620 Ml di euro, seguiti dagli Emi­
rati Arabi con circa 562 Ml di euro. Proprio gli
Emirati Arabi e, in genere il Medio Oriente, sono
una notevole opportunità che deve essere sfrutta­
ta. “A spingere i consumi e la voglia di shopping è ovvia­
mente il prezzo del petrolio che, se per noi è una spada di
Damocle, per chi vive a Dubai è una manna dal cielo14”.
La Francia, secondo Paese per la Provincia di A­
lessandria per livello di export, si conferma im­
portante per l’intero settore e si assesta alla terza
posizione generale con circa 250 Ml di euro, se­
guita dalla Gran Bretagna e la Turchia.
Il mercato britannico è poco sviluppato per la
Provincia di Milano (non compare nei primi dieci
posti), così come quello turco per la Provincia di
Vicenza e Alessandria.
Sono inoltre da notare ancora altre peculiarità dei
mercati delle singole Province:
¾ tra i primi dieci Paesi per Milano e Arezzo
compaiono due Nazioni del Nord Africa,
Continente fino ad ora poco considerato:
per la Provincia di Milano l’Algeria è ad­
dirittura il quinto Paese con 29 Ml di euro
di merce esportata e più del 5% del com­
plessivo, mentre la Tunisia assorbe 27,5
Ml di euro e il 2% sul totale per la Pro­
vincia di Arezzo;
¾ la Provincia di Vicenza è quella che più di
altre ha saputo esportare ad “Est”: la Po­
lonia è il quinto Paese per export con 74
Ml di euro, la federazione Russa è decima
con circa 50 Ml di euro. Ancora più a Est
troviamo la Cina con 53 Ml di euro e cir­
ca il 4%. Sarà l’unica volta in cui parlere­
mo di Cina per le quattro Province consi­
derate, segno che, ad oggi, il colosso cine­
se non è ancora così redditizio per il set­
tore orafo italiano o, ancor più grave, non
è ancora stato abbastanza “scoperto”.
Importante inoltre è il ruolo della Gior­
dania con 61 Ml di euro;
¾ l’altra particolarità per la Provincia di A­
rezzo è la presenza di Panama all’ottavo
posto, con 46,5 Ml di euro e il 3,3% in
termini relativi.
Export complessivo 2007.
Principali Province orafe italiane.
€ 800
618,3
€ 600
561,6
€ 400
247,8
206
178
Francia
UK
Turchia
€ 200
€0
USA
Em Ar
Grafico 19. Export complessivo 2007. Principali Province orafe italiane. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
14
Renata Fontanelli, Il lusso in Medio Oriente un mercato senza
crisi, Affari e Finanza, LaRepubblica, 12 maggio 2008
- 20
Export. Focus sui Principali Paesi.
dipendere dalla “caduta americana”, dall’altra parte
è altrettanto vero che si dovrà parlare di perdita
di appeal dei prodotti italiani visto l’andamento
complessivo delle esportazioni verso gli USA di
gioielli e articoli di oreficeria.
Nel comparto orafo il crollo dei livelli di export
“nostrani” verso gli USA è quasi verticale: si pas­
sa da circa 1,8 Miliardi di euro nel 2000 a quasi
1/3 nel 2007 (635 Ml di euro).
Ci è sembrato opportuno effettuare una
ulteriore operazione e verificare negli ultimi dieci
anni l’andamento complessivo delle esportazioni
per i principali Paesi.
Export primi cinque Paesi. Principali Province
2.000
1.500
Figure 4.
1.000
2000
Esportazioni di oro e gioielli nel mercato USA, 1996-2005
Cina/Hong Kong
1800
500
1600
India
1400
M ili o n i d i U S D
0
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Stati Uniti
Emirati Arabi Uniti
Francia
Regno Unito
Turchia
1200
1000
800
Italia
600
Grafico 20. Export Primi cinque Paesi. Principali Province
orafe italiane. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
400
Turchia
200
0
1996
Anche se gli Stati Uniti d’America sono ancora
nel 2007 il principale Paese verso cui le quattro
Province in oggetto esportano gioielli e articoli di
oreficeria, è evidente un calo vertiginoso a partire
dal 2000. Gli USA stanno attraversando un peri­
odo difficile tanto che il Sole24Ore del 14 maggio
titola: “Siamo a una svolta nella globalizzazione?” So­
no diversi gli economisti autorevoli, tra cui La­
wrence Summers (già segretario al Tesoro duran­
te l’amministrazione Clinton), che stanno critica­
mente riconsiderando quali siano stati i vantaggi
dell’integrazione e commerciale di nuovi Paesi
come la Cina15. Se da un lato è vero che la dimi­
nuzione delle esportazioni italiane può in parte
1997
1998
Fonte: UN Comtrade database
HS code: oro gioielli (7113.19), incluso il platino
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
14
Grafico 21. Esportazioni di oro e gioielli nel mercato USA.
1996 – 2005. Fonte: UNContrade Database.
Il grafico 16 che il Prof. Gereffi ha mostrato a
Valenza nello scorso giugno durante il suo inter­
vento in occasione della presentazione del pro­
getto “Dal Distretto alla catena del valore allun­
gata” mette in evidenza le difficoltà delle export
italiane a fronte di una crescita esponenziale di
Cina/Hong Kong e India (appunto).
Importanti inoltre per le esportazioni italiane del
settore orafo gli Emirati Arabi Uniti (di cui parle­
remo più approfonditamente), che in Italia nel
2007 da soli valgono il 14% del totale delle e­
xport.
Francia e Regno Unito hanno valori piuttosto e­
levati (grafico 15) anche se, dopo la contrazione
del commercio internazionale avvenuta a cavallo
del nuovo millennio, solamente negli ultimi anni
15
Giangiacomo Nardozzi, “Quale globalizzazione. L’economia
aperta e i suoi nuovi nemici”, IlSole24Ore, 14 maggio 2008. La
tesi di Nardozzi è che a fronte della concorrenza dei nuovi
Paesi emergenti, l’economia americana non ha accresciuto
la propria competitività. Non è avvenuta una riorganizza­
zione produttiva che ha portato alla specializzazione in
prodotti di qualità superiore per contrastare la concorrenza.
Tale ritardo “ha avuto conseguenze molto negative”.
- 21
mostrano un tasso di crescita positivo. Partico­
larmente positivo il dato che riguarda il Regno
Unito: tra il 2004 e il 2007 triplica quasi il valore
dell’export passando da circa 65 Ml di euro a 180
Ml di euro.
2.2 Import.
Complessivamente nel 20007 l’Italia ha
importato 1,4 Ml di euro di gioielli e articoli di
oreficeria da tutto il mondo, il 72% dalle quattro
Province prese in considerazione. Considerata
anche Roma, la percentuale sale a 84% poiché
importa merce per 170 Ml di euro circa.
Import nazionali 2007
16%
34%
12%
19%
3%
16%
AL VI AR MI RM Altre
Grafico 22. Import nazionali 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Tra le Province considerate è quella alessandrina
che detiene il primato per valore di merce impor­
tata con bel il 34% del totale, mentre è quella vi­
centina l’unica che si avvicina alla alessandrina
per tasso di crescita negli ultimi anni.
L’andamento delle importazioni per la Provincia
di Alessandria fa segnare un valore positivo negli
ultimi cinque anni (+150%) passando da 206 a
452 Ml di euro importati; anche Vicenza raddop­
pia passando dai 103 Ml di euro nel 1998 ai 214
nel 2007. Va da sé che l’incremento di import di
gioielli e articoli di oreficeria intacca il saldo della
bilancia commerciale, ma di questo già abbiamo
ampiamente discusso in precedenza.
- 22
Nel 2007 la Provincia Alessandrina ha importato
gioielli e articoli di oreficeria per lo più
dall’Europa (68%) e in misura minore dall’Asia
(25%) (gli altri continenti, America compresa,
hanno un peso residuale).
Abbiamo già fatto alcune considerazioni nel pre­
cedente numero della Newsletter16 intorno al
concetto di “globalizzazione arcipelago”, che
sembra davvero spiegare la composizione del
commercio internazionale del settore orafo per
Alessandria.
Import Provincia di Alessandria 1998 - 2007
500
400
300
200
100
0
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Import AL
Media mobile
Import Provincia di Alessandria 2007
Grafico 23. Import Provincia di Aessandria 1998 - 2007. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
25%
Anche in questo caso i valori più alti sono a ca­
vallo del nuovo millennio e, come per le esporta­
zioni, l’incremento è notevole negli ultimi anni
(tra il 2006 e il 2007 si registra un + 24%).
1%
3%
3%
Benchmarking. Import
68%
Europa Africa America Asia Oceania
€ 500
Grafico 25. Import Provincia di Alessandria 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. € 400
€ 300
Nel grafico 19 possiamo osservare l’evoluzione
negli ultimi 10 anni delle importazioni per la Pro­
vincia di Alessandria. È evidente il notevole in­
cremento dopo il 2003 specialmente per
l’Europa, e negli ultimi due anni per l’Asia. Una
crescita comunque meno che proporzionale ri­
spetto all’Europa tanto che il peso delle import
dell’Asia passa dal 28% sul totale delle import nel
2006, al 25% nel 2007, mentre il “vecchio Conti­
nente” dal 67% al 68%.
L’aggiornamento dei dati prosegue e ci porta a
verificare tra il 2006 e il 2007 quali siano state le
variazioni percentuali per Continente.
In questo caso il dato interessante da rilevare è
che innanzitutto nessuno dei cinque Continenti
€ 200
€ 100
€0
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Alessandria
Vicenza
Arezzo
Milano
Grafico 24. Benchmarking.
Import. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
È un dato di fatto che nel 2007, complici gli au­
menti delle materie prime principali, tutte e quat­
tro le Province mostrino i massimi valori.
16
- 23
Newsletter OIDValenza, num. 1, pag.2.
vede diminuire le importazioni tra il 2006 e il
2007.
Provincia di Alessandria. Import. Variazioni % 2006 - 2007
440,1
500
Prov. Al. Import per continente
400
300
400
200
300
100
200
0
Europa
100
0
Africa
America
Asia
16,1
Africa
America
Asia
78,6
Oceania
Grafico 27. Import Provincia di Alessandria. Import. Variazioni % 2006 – 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati Istat. 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Europa
42,3
30,9
Oceania
Composizione % import per aree di interesse.
Anno 2007
Grafico 26. Import Provincia di AL
serie storica.Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
100%
In secondo luogo che l’Africa e l’Oceania (i con­
tinenti con il valore assoluto minore) fanno regi­
strare i maggiori incrementi percentuali. Quadru­
plicando i valori, l’Africa sale al 3% del livello
complessivo delle importazioni, ma tale dato do­
vrà essere confermato nei prossimi aggiornamenti
perché non rimanga un exploit di un solo anno
dovuto a particolari condizioni congiunturali.
In termini assoluti sono di rilievo gli incrementi
di Europa e Asia (+ 73 Ml di euro e +15 Ml di
euro).
Rispetto alle altre Province, Alessandria è quella
che in termini relativi importa maggiormente
dall’Europa gioielli e articoli di oreficeria (68%),
contro valori intorno al 60% per Milano e Vicen­
za e solamente il 22% di Arezzo. I valori della
provincia toscana sono meno significativi degli
altri in quanto il livello di import è molto basso
(solo 45 Ml di euro). Allo stesso tempo la Provin­
cia Alessandrina è quella che meno di altre impor­
ta gioielli e articoli di oreficeria dall’Asia (25%)
contro il 35 % circa di Milano e Vicenza e il 50%
Arezzo, per cui vale la considerazione di poc’anzi.
80%
60%
40%
36
37
05
14
57
58
20%
0%
25
50
33
4
23
68
22
Milano
EUROPA
Vicenza
AFRICA
Arezzo
AMERICA
Alessandria
ASIA
Grafico 28. Composizione % import per aree di interesse. Anno 2007. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Sarà utile scendere ancora nel dettaglio e verifica­
re quali siano le Nazioni principali prima per la
Provincia di Alessandria e poi per le altre consi­
derate. Dalla tabella, è evidente che le principali
importazioni della Provincia di Alessandria av­
vengano principalmente da soli due Paesi, Belgio
e Svizzera, che assorbono il 57% complessivo.
Fermo restando l’importanza di Israele, che ac­
cresce il valore delle import di circa 10 Ml di eu­
- 24
ro, è un dato interessante l’incremento rispetto a
dieci anni fa di quattro su cinque Paesi asiatici che
occupano i primi posti tra i principali importatori.
La Turchia è una nazione decisamente importan­
te per Milano, Vicenza e Arezzo mentre non
compare tra i principali Paesi da cui importa la
Provincia di Alessandria.
Provincia di Alessandria - Import
1998
Ml €
2007
Ml €
Belgio
138,3
Belgio
151,1
Israele
22,9
Svizzera
146,1
UK
14,9
Israele
32,2
Svizzera
14,6
India
26,5
India
11,2
Sudafrica
14,8
Jap
9,7
HongKong
13,2
Thailandia
8,3
Thailandia
11,4
USA
5,5
JAP
7,4
Em. Arabi
4,6
Cina
9,1
USA
7,7
Prov Milano
Belgio
Prov Vicenza
Prov Arezzo
51,8
Polonia
57
Tunisia
9,9
6,7
Francia
38
Thailandia
25,3
Giordania
Turchia
28,5
Belgio
17,5
Turchia
4,1
India
23,1
Turchia
17
HK
3,9
Israele
17
HK
15,5
Cina
2,7
Germania
16,5
Svizzera
13,7
Thailandia
2,4
HK
15
Cina
11,4
Israele
1,9
Cina
13
Filippine
7,6
India
1,8
USA
13
USA
7,6
Indonesia
1,7
Svizzera
9,8
Emirati Arabi
5,9
USA
1,5
Tabella 6. Import 2007. Principali Province. Principali Paesi
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Tabella 5. Import 1998-2007 Provincia di Alessandria.
Principali Paesi. Dati ISTAT. Le presenze delle nazioni restano stabili nel corso
del tempo: rispetto al 1998, si registrano due dif­
ferenze: UK ed Emirati Arabi scompaiono dai
primi posti mentre si affacciano la Cina e gli U­
SA. Rispetto al 2006, la variazione più rilevante
riguarda la Svizzera che in un solo anno aumenta
del doppio i valori passando da 63 a 146 Ml di
euro. Importanti anche gli incrementi per i Paesi
dell’est: India, Hong Kong, Thailandia, Giappone
e Cina. Nel 2007 inoltre, il Sudafrica assorbe da
solo 15 Ml circa dell’import alessandrino di gioiel­
li e articoli di oreficeria.
Import complessivo 2007.
Principali Province orafe italiane.
250
221,7
200
169,9
150
100
58,0
50,6
45,7
Polonia
Turchia
Francia
50
0
In una nuova operazione di benchmarking, ve­
rifichiamo le differenze di import di gioielli e arti­
coli di oreficeria con le altre Province considerate.
La Nazione che ha valori assoluti maggiori tra le
altre tre Province è la Polonia che conferma una
“via privilegiata” per il commercio con Vicenza di
gioielleria e articoli di oreficeria visti anche gli alti
valori di export (74 Ml di euro) già descritti in
precedenza.
Segue il Belgio che, per Milano, è il principale Pa­
ese importatore con 52 Ml di euro, e la Francia,
terzo Paese per valore di merce importata per le
tre Province con 38 Ml di euro.
Belgio
Svizzera
Grafico 29. Import complessivo 2007. Principali Province orafe italiane. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Dai dati che abbiamo ottenuto è facile ottenere il
prossimo grafico per la Provincia di Alessandria:
- 25
la bilancia dei pagamenti dei principali17 Stati per
“gioielli e articoli di oreficeria”. È interessante
notare come il saldo maggiormente negativo si ha
per il Belgio (-140 Ml di euro). Con il segno meno
anche i valori di Israele, India e Svizzera.
La Provincia di Alessandria mostra invece il mag­
giore surplus commerciale con diversi Stati euro­
pei come UK, Francia, Spagna e Germania e con
gli USA.
Focus su Svizzera e Belgio.
Il dato più evidente del confronto tra la
Alessandria e le Province di Vicenza, Arezzo e
Milano è il ruolo di due nazioni in particolare,
Belgio e Svizzera.
Complessivamente la Provincia di Alessandria as­
sorbe circa i 2/3 del commercio “verso e da”
questi due Paesi sul totale degli scambi con i di­
stretti orafi italiani.
Bilancia dei pagamenti. Prov AL 2007
Questa è una “anomalia alessandrina” (leggasi va­
lenzana): in nessuna delle altre tre Province si
trova tale riscontro.
Belgio
Peso % del commercio con Belgio e Svizzera
India
Svizzera
Israele
36%
Hong Kong
Germania
Spagna
64%
USA
Francia
UK
-140 -120 -100 -80 -60 -40 -20
Alessandria
0
20
40
Altre Province
60
Grafico 31. Peso % del commercio con Belgio e Svizzera.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Grafico. 30. Bilancia dei pagamenti. Prov di AL 2007.
Principali Paesi. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Le Province considerate commercializzano in va­
lore assoluto 688 Ml di euro, 434 dei quali impu­
tabili solo ad Alessandria.
Dall’analisi dei grafici che riguardano import ed
export si nota come Alessandria ha in questo
momento una “via preferenziale” per il commer­
cio sia in entrata che in uscita con Svizzera (e non
può essere solamente frutto dei vantaggi del si­
stema fiscale elvetico) e Belgio, per quanto ri­
guarda le importazioni.
17
Abbiamo considerato i Paesi che hanno con la Provincia
di Alessandria un interscambio commerciale di almeno cir­
ca 20 Ml di euro.
- 26
Focus. Belgio e Svizzera
Focus: Export 2007
140
120
100
80
60
40
20
0
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Belgio
Svizzera
Alessandria
Milano
Vicenza
Arezzo
Grafico 32. Focus: Export 2007.
Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
Belgio
Svizzera
Milano
Vicenza
Svizzera
Grafico 34. Focus Belgio e Svizzera.. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Focus: Import 2007
Alessandria
import export import export
Belgio
Si può invece iniziare a pensare come sia proprio
attraverso questi Paesi che passino le reti lunghe
valenzane, per lo meno relativamente ad alcune
funzioni o filiere. Tali rapporti risultano un van­
taggio competitivo nei confronti delle altre Pro­
vince nazionali e un importante dato di posizio­
namento.
160
140
120
100
80
60
40
20
0
Altre
Alessandria
Arezzo
Grafico 33. Focus: Export 2007. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
- 27
Focus: la Svizzera.
mercato del lavoro flessibile con tassi di
disoccupazione bassi, per la presenza di
servizi finanziari di qualità.
Pur non appartenendo all’Unione Europea, ha
firmato negli ultimi anni numerosi accordi bilate­
rali (è del 2005 quello di Schengen che, stipulato
tra 28 Stati, tra gli obiettivi prevede l’abolizione
dei controlli sistematici delle persone alle frontie­
re interne dello spazio Schengen) che le hanno
permesso un maggiore livello di competitività,
consentendole di uscire dall’isolamento e di aprir­
si al cambiamento.
La Svizzera può contare su numerosi partner
commerciali consolidati nel tempo. L’Italia è il
secondo Paese fornitore dopo la Germania e il
terzo Paese cliente dopo Germania e USA.
L’interscambio commerciale con il nostro Paese è in cresci­
ta negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda le
esportazioni italiane che interessano beni come i medicinali
e altri prodotti farmaceutici, le calzature, gli autoveicoli che
nel 2006 hanno raggiunto un valore superiore a 12 mi­
liardi di euro. Le importazioni italiane, invece, interessano
principalmente preparati farmaceutici, metalli preziosi e
semilavorati; energia elettrice, orologi e prodotti chimici di
base per un valore che nel 2006 ha superato i 19 miliardi
di euro19.
Carta tematica 1: la Svizzera.
Fonte: www.quadrantefuturo.it
La Svizzera è prima per export e seconda
per import di gioielli e articoli di oreficeria per la
Provincia di Alessandria: approfondiamo la no­
stra conoscenza di questo Paese apparentemente
isolato tra i ghiacci, multiculturale ma molto “ric­
co” tanto da far parlare alcuni economisti di “mi­
racolo svizzero”.
La Svizzera è
¾ una delle più importanti basi della finan­
za mondiale: fin dalla fine del 1700 la
Svizzera è stata un “rifugio accogliente18” per
i denari internazionali;
¾ luogo di passaggio in cui transitano merci
provenienti da tutta Europa: Basilea rap­
presenta la “porta verso il Nord” e Lu­
gano la “porta del Sud”;
¾ sede di multinazionali di diversi settori:
alimentare, farmaceutico, banche; orolo­
geria;
¾ una delle nazioni con più elevata qualità
della vita, per la stabilità politica, per il
Fabrizio Rindi, Presidente della Camera di Com­
mercio Svizzera in Italia20, espone i punti di forza
del contesto:
- un sistema fiscale snello e incenti­
vante;
- normative chiare;
- rapporti semplici e diretti con
l’amministrazione pubblica;
- strutture locali molto efficienti;
19
Testo a cura di CRIBIS.it, CRIF Business Information,
Svizzera:
verso
la
liberizzazione
del
mercato,
www.cobrand.ilsole24ore.com
20 Sul sito della Camera di Commercio www.ccsi.it sono
presenti informazioni sulle opportunità di investimento in
Svizzera e una Guida Informativa Legale che consente di
conoscere maggiormente il contesto in cui si potrebbe an­
dare a operare.
18
Mario Deaglio, Svizzera, il difficile “Paradiso tra i ghiacci”,
www.quadrantefuturo.it
- 28
-
formazione professionale di alto
livello;
alta produttività;
alta qualità del lavoro;
vicinanza geografica e culturale
con l’Italia.
Export Svizzera
180
160
140
120
Ginevra è una delle sedi principali del mercato del
lusso a livello europeo e mondiale: in maggio ad
esempio Sotheby21 e Christie’s hanno organizzato
aste che hanno fruttato rispettivamente 60 e 50
milioni di franchi svizzeri.
100
80
60
40
20
0
In Svizzera il settore della gioielleria, che si occupa sia del­
la fabbricazione che del commercio di oggetti preziosi, com­
prende da un lato la vendita al dettaglio nei negozi, legata
o meno ad atelier artigianali e alla creazione di pezzi unici
nella tradizione dell’oreficeria, e dall’altro la produzione
industriale di preziosi, destinati specialmente all’orologeria
e all’argenteria.
La fabbricazione di carattere artistico - artigianale è diffu­
sa in tutta la Svizzera, mentre le ditte industriali sono
attive specialmente nelle regioni di tradizione orologiera,
tra Bienne e Ginevra. Fin dall’inizio, la produzione di
gioielli si è orientata prevalentemente verso il mercato in­
terno, alimentato in particolare dal turismo; a differenza
di quanto avviene nel settore orologiero, infatti, il valore
delle importazioni corrisponde approssimativamente a
quello delle esportazioni22.
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Alessandria
Milano
Vicenza
Arezzo
Roma
Grafico 35. Export Svizzera. Gioielli e articoli di oreficeria. Dati in Ml di euro. Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT. Alessandria è il principale fornitore italiano di
gioielli e articoli di oreficeria, primato che si è
consolidato negli ultimi anni (solamente Roma
nel 2005 ha esportato di più).
Proprio Alessandria e Roma sono riuscite a ero­
dere quote di mercato a Milano, che nel 1998 era
il principale fornitore di gioielli.
Proiettando i dati attuali nel futuro, possiamo af­
fermare come le prospettive di crescita delle e­
sportazioni alessandrine del settore orafo siano
buone: negli ultimi cinque anni esse sono rad­
doppiate e la Svizzera è diventata la nazione prin­
cipale per le esportazioni orafe alessandrine.
A Basilea si tiene ogni anno uno dei principali sa­
loni mondiali in cui si incontra l’industria della
orologeria e della gioielleria, pietre preziose e set­
tori affini, BaselWorld.
La superficie espositiva è di oltre 160.000 mq e
ogni primavera più di 100.000 visitatori prove­
nienti da tutto il mondo si recano a Basilea per
assistere alle presentazioni delle nuove tendenze e
per ammirare le ultime creazioni.
Export 2007
Gioielli e articoli di oreficeria in
Svizzera
Alessandria
170,4
Roma
91,6
Vicenza
52,9
Milano
51,5
Arezzo
26,9
21
Nelle aste di maggio 2008, secondo gli organizzatori, sarebbe
stato inoltre stabilito un nuovo record mondiale per quanto riguarda il
prezzo pagato per un carato. Un diamante blu di 3,73 carati è stato
infatti assegnato per 5,2 milioni di franchi, ossia 1'401615 franchi al
carato. www.swissinfo.ch
22 Tratto da www.ticinomanagement.ch
Tabella 7. Export 2007 di gioielli e articoli di oreficeria. Dati in Ml euro. Fonte: ISTAT.
- 29
In sintesi.
¾ Nel 2007 in linea generale valgono le con­
siderazioni già fatte nel numero Uno della
Newsletter in merito alla “globalizzazione
arcipelogo”: circa i 2/3 del commercio
globale per la Provincia alessandrina av­
viene in realtà all’interno dell’isola euro­
pea (è il valore % più elevato rispetto alle
altre Province); di conseguenza la Provin­
cia di Alessandria è quella che mostra i
valori più bassi per Asia e Americhe;
¾
Composizione % del commercio
internazionale per le Province.
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
1
23
2
3
33
36
22
20
2
4
24
6
47
MI
1
20
41
VI
8
2
¾
69
38
AR
AL
EUROPA AFRICA AMERICA ASIA OCEANIA
¾
Grafico 36. Composizione % del commercio
internazionale. Dati in Ml di euro.
Elaborazioni OIDValenza su dati ISTAT.
¾ vista la precedente considerazione, i
principali Paesi verso cui esporta la
Provincia di Alessandria sono princi­
palmente europei (tra i primi Svizzera,
Francia e Gran Bretagna), mentre per
le altre tre Province il principale Paese
è extraeuropeo (USA per Milano e
Vicenza ed Emirati Arabi per Arez­
zo);
¾ Alessandria e Milano sono le Provin­
ce più “vitali” per ciò che concerne il
commercio internazionale poiché ac­
crescono i valori nell’arco degli ultimi
¾
- 30
dieci anni, al contrario delle altre; in­
teressante ricordare come, mentre i
valori di export di Vicenza e Arezzo
nel 2007 siano di molto lontani dai
massimi storici del 2000 - 2001, Mila­
no li abbia ormai raggiunti, mentre
Alessandria ha un valore di circa +
50% rispetto al 2000;
nel focus sull’export, abbiamo verifica­
to come gli USA seppur restino il
principale mercato di sbocco per le
export italiane, abbiano visto contrar­
re considerevolmente i valori negli ul­
timi anni passando da circa 1,8 Mi­
liardi di euro nel 2000 a 635 Ml di eu­
ro nel 2007; al contrario gli Emirati
Arabi sono un mercato in notevole
espansione (la Provincia di Alessan­
dria sta avendo in questi ultimi anni
difficoltà a imporsi su questo merca­
to: si registra una riduzione di circa il
24% tra il 2006 e il 2007) ;
tra le Province considerate è Alessan­
dria ad avere il primato per valore del­
la merce importata con ben il 34% del
totale nazionale, mentre è quella vi­
centina quella che si avvicina alla ales­
sandrina per il tasso di crescita negli
ultimi anni;
i principali Paesi da cui le Province
principali orafe importano gioielli e
articoli di oreficeria sono europei:
Belgio e Svizzera, seguiti da Polonia
(il 95% delle importazioni polacche
dipendono da Vicenza), Turchia e
Francia;
la Svizzera è divenuto il principale
mercato di sbocco delle esportazioni
alessandrine di gioielli e articoli di o­
reficeria e le prospettive di sviluppo
del settore in questo mercato sembra­
no promettenti (Alessandria è il prin­
cipale fornitore italiano del settore e
ha visto raddoppiare le esportazioni
orafe negli ultimi cinque anni);
¾ Alessandria rispetto alle altre conside­
rate ha una via commerciale privile­
giata verso due Paesi in particolar
modo: Svizzera (per quanto concerne
che sia import che export) e Belgio
(specie per le import);
¾ l’aumento del prezzo di materie prime
come gas e petrolio se da un lato è
“una spada di Damocle” per i consuma­
tori italiani (e non soltanto), dall’altro
favorisce l’emergere di nuovi mercati
potenzialmente molto estesi: il Medio
Oriente e i Paesi dell’Est soprattutto.
Sarà cruciale nei prossimi anni che il
reimpiego del surplus possa essere in­
tercettato: il lusso in Medio Oriente,
visto lo stato attuale delle cose, è un
mercato senza crisi e molto dinamico,
a meno che non accadano catastrofi
politiche;
¾ lo scenario che la globalizzazione di
mercato ha aperto, come abbiamo vi­
sto, non favorisce produzioni in
grande quantità a prezzi bassi poiché
c’è chi riesce (si legga Cina in primis) a
vendere a prezzi stracciati avvalendosi
di costi di produzione vantaggiosi. La
sfida che il distretto valenzano e
l’intero comparto orafo nazionale de­
vono affrontare deve avere come focus
la creatività, la qualità del design, la
cura dei particolari, un management ca­
pace di avere una vision di medio lun­
go periodo e che sappia ideare strate­
gie distributive, comunicative e pro­
duttive adeguate e che sappia quali
siano i mercati più favorevoli da “at­
taccare”. Il lavoro dell’Osservatorio a
fianco delle imprese vuole dare un
contributo in questo senso.
Rocco Paradiso
Osservatorio di Distretto di Valenza
oidvalenza@comune.valenza.al.it
- 31
L’industria Alessandrina della gioielleria:
i principali indicatori.
Bene produzione e fatturato, specialmente rispetto agli altri distretti italiani e alla media
del settore, l’occupazione mostra un trend negativo nel confronto tra il 2006 e il 2005.
In quest’articolo vogliamo mettere in luce
quale sia la dinamica di alcuni degli indicatori
principali per il distretto orafo:
¾ produzione industriale;
¾ fatturato;
¾ occupazione
Settori
Alimentare, bevande e
tabacco
Chimica, gomma e
Plastica
Metalmeccanico
Gioielleria
Altre industrie
manifatturiere
Totale
I
II
III
IV
Med
0,7
2,0
1,0
-0,6
0,8
4,8
2,5
3,3
5,3
4,0
4,1
2,7
3,0
7,0
4,2
1,9
11,6
-2,1
2,2
3,4
-1,0
-0,1
-1,8
3,1
0,1
2,1
2,4
1,2
4,4
2,5
Settori
Alimentare, bevande e
Tabacco
Chimica, gomma e
Plastica
Metalmeccanico
Gioielleria
Altre industrie
manifatturiere
Totale
I
II
III
IV
Med.
-5,1
4,6
-3,2
21,9
4,5
8,0
3,3
-3,0
4,4
3,2
-0,8
3,1
-7,7
5,9
0,1
-0,7
4,0
-12,5
37,6
7,1
-0,5
6,6
-6,4
3,6
0,8
0,1
4,3
-5,8
10,1
2,2
Tab. 2. Produzione industriale congiunturale24
per settori. Diversi trimestri.
Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. Allo stesso modo, si hanno riscontri positivi se
verifichiamo la variazione del fatturato tendenzia­
le (4,7% rispetto al 2005) e di quello congiuntura­
le (+10,8%).
Tab. 1. Produzione industriale tendenziale23
per settori. Diversi trimestri.
Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. Il comparto orafo alessandrino, che conta circa
1.400 imprese attive, mostra un andamento com­
plessivamente soddisfacente se prendiamo come
indicatore la produzione industriale: in entrambi i
casi il valore è positivo e sopra la media degli altri
settori (specialmente la variazione della produ­
zione industriale congiunturale).
Settori
I
II
III
IV
Med.
Alimentare, bevande e tabacco
2,5
2,9
2,0
0,4
2,0
Chimica, gomma e plastica
10,7
7,8
8,1
7,9
8,6
Metalmeccanico
-4,1
8,9
1,2
9,1
3,8
Gioielleria
6,0
10,9
-2,4
4,5
4,7
Altre industrie manifatturiere
-1,5
1,9
0,5
4,5
1,4
Totale
0,5
5,9
2,2
6,4
3,8
Tab. 3. Fatturato tendenziale
per settori. Diversi trimestri.
Prov. di Alessandria Anno 2006
Fonte: Unioncamere Piemonte.
23
24
Per variazione tendenziale si intende la variazione sullo
stesso trimestre dell’anno precedente.
Per variazione congiunturale si intende la variazione sul
trimestre precedente.
- 32
Settori
I
II
III
IV
Med
Alimentare, bevande e
tabacco
Chimica, gomma e plastica
-1,3
0,2
-1,0
46,1
11,0
15,8
6,3
0,7
-4,2
4,7
Metalmeccanico
-27,3
28,3
-5,8
17,0
3,1
Gioielleria
-3,7
0,9
-11,4
57,3
10,8
Altre industrie
manifatturiere
Totale
-0,1
5,3
-6,1
0,4
-0,1
-7,5
11,9
-4,0
15,5
4,0
flette una problematica reale del distretto, poco
capace di attrarre nuovi lavoratori da un lato e
dall’altro probabilmente incapace di creare nuova
occupazione. Si tratterà inoltre di approfondire il
ruolo giocato dalla crescita di produttività del la­
voro nella contrazione dell’occupazione che si è
realizzata nel periodo considerato.
Settore orafo. Variazioni % 2005 - 2006
Tab. 4 Fatturato congiunturale
per settori. Diversi trimestri.
Prov. di Alessandria Anno 2006
Fonte: Unioncamere Piemonte.
70
60
50
L’unico dato in controtendenza per il comparto
orafo riguarda la dinamica occupazionale: sono
tutti negativi i segni delle variazioni per l’anno
2006.
Settori
I
40
II
30
III
20
I
II
III
IV
Med
10
Alimentare, bevande e
tabacco
Chimica, gomma e plastica
-1,8
0,1
5,3
-22,5
-4,7
0
-0,3
1,3
-0,1
0,0
0,2
-10
Metalmeccanico
-0,7
0,1
-0,6
0,5
-0,2
-20
Gioielleria
Altre industrie
Manifatturiere
Totale
-2,9
-1,2
-4,8
-1,6
-2,6
0,4
-1,8
-0,4
-0,8
-0,6
-0,8
-0,3
-0,3
-2,2
-0,9
Tab. 5 Dinamica occupazionale25
per settori. Variazione sul trimestre precedente. Prov. di Alessandria Anno 2006 Fonte: Unioncamere Piemonte. In un unico grafico ho sintetizzato le informazio­
ni relative al settore orafo per la Provincia di A­
lessandria. Se i valori di produzione e fatturato
sono “drogati” dall’aumento delle materie prime,
ma comunque al di sopra della media nazionale
del settore orafo26, la dinamica occupazionale ri­
IV
Med.
Produzione
industriale
tendenziale
Produzione
industriale
congiunturale
Fatturato
tendenziale
Fatturato
congiunturale
Occupazione
Grafico 1. Settore orafo. Provincia di Alessandria. Variazioni trimestrali % 2005 – 2006. Fonte: Unioncamere Piemonte. Rocco Paradiso
Osservatorio di Distretto di Valenza
oidvalenza@comune.valenza.al.it
Si veda l’articolo sul commercio internazionale e in parti­
colare: Focus sulla Provincia di Alessandria e benchmarking
nazionale.
26
- 33
Una ricerca sul campo: i risultati del questionario.
Continua il lavoro a fianco delle imprese: in quest’articolo i risultati di una ricerca effet­
tuata tra aprile e giugno 2008 e resa possibile grazie alle risposte degli attori locali. I se­
gnali sono incoraggianti anche se nell’ultimo anno c’è stato un rallentamento generale.
Nei precedenti articoli l’Osservatorio ha
analizzato principalmente i dati aggregati forniti
da Coeweb.it di ISTAT, sistema informativo
completamente dedicato alle statistiche del com­
mercio con l'estero, e da Unioncamere Piemonte.
Focalizzando la nostra attenzione sul commercio
internazionale, per il settore orafo italiano il trend
è contrastante: se per Valenza e Milano i dati so­
no incoraggianti, per i maggiori distretti esporta­
tori Vicenza e Arezzo è evidente un rallentamen­
to specie negli ultimi anni.
Tali considerazioni sono confermate dal Servizio
Studi e Ricerche di Intesa San Paolo “Monitor dei
Distretti27” che parla di segnali incoraggianti del
sistema moda, con particolare riferimento al di­
stretto valenzano. La tabella sull’andamento delle
esportazioni dei principali distretti italiani mostra
come quelle valenzane hanno nel periodo consi­
derato (tra il 2004 e marzo 2008) un andamento
molto positivo. Nella fattispecie tra il 2005 e il
2006 l’aumento sui valori nominali del periodo
precedente è +24,4% (il 3° aumento più alto tra
tutti i distretti principali), tra il 2006 e il 2007 +
30,2% (il 1°), e tra Aprile 2007 - Marzo 2008 +
22,4% (ancora una volta il 1°). Negli ultimi mesi il
segno resta positivo anche se si nota un lieve ral­
lentamento. Complessivamente negli ultimi quat­
tro anni Valenza risulta essere uno dei distretti
che a livello nazionale è stato maggiormente ca­
pace di esportare i propri prodotti all’estero. Se
dunque l’export è in crescita28 e Valenza acquisi­
sce maggiore rilevanza a livello internazionale, da
dove possono venire i problemi? “Il problema,
semmai, come sostiene Marco Fortis29, sta nella do­
manda interna che resta stagnante30”.
I dati citati dovrebbero essere confrontati però
con gli imprenditori locali affinchè la conoscenza
tacita31 di chi “fa impresa” possa essere valorizza­
ta e integrata con i risultati delle ricerche effettua­
te da noi e da altri centri di ricerca.
Quali sono quindi le percezioni “all’interno del
distretto?”. Abbiamo avuto modo nei mesi scorsi
di dialogare con diversi imprenditori che si sono
detti compiaciuti, ma sorpresi delle statistiche che
abbiamo mostrato loro. Lo staff dell’Osservatorio
ha così deciso di somministrare un questionario
con lo scopo di coinvolgere gli imprenditori nel
lavoro di ricerca-azione e avere un quadro della
situazione per cercare di progettare insieme alla
amministrazione comunale e all’Assessore Mensi
servizi “dedicati” e iniziative utili allo sviluppo
territoriale. Tali servizi dovranno essere poi ridi-
27
Intesa San Paolo, Servizio Studi e Ricerche, Monitor del
Distretti, Trimestrale – Luglio 2008.
28
Si veda anche Made in Italy / E’ tutto export quel che ri­
luce, articolo scritto il 21 aprile 2008 da Teresa Potenza, - 34
tratto da Il blog di Economy, Il business Magazine di Mon­
dadori. Si legge: (…) anche se la congiuntura non è favorevole per le
imprese orafe, per colpa dei prezzi delle materie prime e del supereuro,
gli imprenditori reagiscono con forza: e per fermare la concorrenza a
basso costo, che come in altri casi parte da Cina, India e Turchia, la
strategia più efficace è conquistare le nicchie di mercato a più alto valo­
re aggiunto (…).
29 Marco Fortis è vice Presidente della Fondazione Edison
e Docente di Economia Industriale e Commercio estero
presso l’Università Cattolica di Milano.
30 Si veda l’articolo L’Italia che resiste alla crisi internazionale, di
Emanuele Scarci, tratto da Il Sole 24Ore dell’11 agosto
2008.
31 Per il concetto di conoscenza tacita si vedano in partico­
lare di Michael Polanyi The tacit dimension (1966) e di Nonaka
e Takeuchi, The Knowledge Creating Company (1995).
• rendano possibili nuove combinazioni tra diversi
livelli e attori del governo e della società civile e
• aumentino il grado di libertà degli attori territo­
riali nel proporre futuri possibili32.
scussi con le stesse aziende per poter davvero in­
contrare l’interesse delle stesse ed essere efficaci.
Abbiamo scelto il questionario perché è uno
strumento di rilevazione dati che permette
l’ottenimento di informazioni di natura pretta­
mente quantitativa, analizzabili dal punto di vista
statistico.
La partecipazione e la cooperazione tra gli attori isti­
tuzionali, economici e sociali di diversi livelli è il principale
fattore di successo di un progetto di innovazione territoria­
le33 quale vuole essere quello che stiamo portando
avanti. Le informazioni che potremmo trarre dal
questionario saranno utili per accrescere la cono­
scenza del distretto e ridurre la “distanza” tra im­
presa e amministrazione per la costruzione di una
“visione condivisa” del distretto. L’Osservatorio
ha cercato di rendere il questionario di più sem­
plice interpretazione possibile e facilmente com­
pilabile dagli interessati.
Esso è diviso in tre parti e intende approfondire
1) l’impresa che si sta andando ad analizzare
distinguendo tra impresa di produzione e
impresa di servizi;
2) l’andamento della produzione e del fattu­
rato negli ultimi cinque anni;
3) il segmento di mercato che serve.
Figura. 1. Due membri dell’Osservatorio:
l’Assessore Massimo Mensi con il Prof. Gary Gereffi
Fonte: www.massimomensi.wordpress.com
Il questionario è stato somministrato via e-mail
e/o a mezzo postale a 30 imprese valenzane, scel­
te dall’Assessore Mensi e dal suo staff in accordo
con il comitato scientifico del progetto. Si è cer­
cato di considerare imprese ritenute più significa­
tive per provare a cogliere l’evoluzione imprendi­
toriale nel sistema locale indagato. Il numero di
imprese raggiunte dal questionario rispetto al to­
tale delle imprese distrettuale può risultare non
elevato, ma la scarsezza di risorse non ci ha per­
messo di andare oltre. Nei prossimi mesi la ricer­
ca potrà essere ampliata. Va da sé che ci dovrà
essere un interesse di fondo dei soggetti interessa­
ti ad indagare il distretto e la propria attività
nell’ottica di poter usufruire di politiche pubbli­
che maggiormente “dedicate”. Il nostro sforzo –
già in atto da diversi anni - vuole andare nella di­
rezione di permettere un passaggio da forme unila­
terali di governo a forme di cooperazione multilaterale
pubblico – pubblico e pubblico – privato che
Su 30 imprese, 17 (ben il 57% del totale) hanno
risposto positivamente alle sollecitazioni prove­
nienti dai membri dello staff dell’Osservatorio re­
stituendo il documento compilato, anche se in al­
cuni casi parzialmente. Questo è un primo dato di
cui tenere conto: la buona rispondenza degli im­
prenditori che in altre ricerche effettuate seguen­
do questa metodologia di indagine è stata decisa­
mente inferiore.
Due imprese su tre sono imprese di produzione e
di queste la metà svolge al proprio interno le fasi
di progettazione e design di prodotto; il restante
terzo è composto da imprese di servizi.
Paolo Perulli, Il Nuovo Piano Territoriale Regionale e la speri­
mentazione di nuove procedure per la formazione e l’approvazione
degli strumenti urbanistici – Il livello strategico nel piano territoriale,
dalla presentazione tratta dal sito internet ufficiale della Re­
gione Piemonte www.regione.piemonte.it/sit.
33 Ibidem.
32
- 35
cesso di produzione e del prodotto, dei materiali,
delle tecniche di disegno, di progettazione, delle
problematiche relative alla producibilità del gioiel­
lo; conosce le fonti sulle tendenze dello stile e
della moda, degli aspetti comunicativi, delle pro­
blematiche di marketing; conosce e utilizza i mo­
delli e le applicazioni informatiche CAD (Com­
puter Aided Design) CAM (Computer Aided Ma­
chining) e spesso l’uso delle lingue per poter dia­
logare con clienti stranieri.
Tipologia di impresa
Impresa di
servizi
Impresa di
produzione
Grafico 1. La tipologia delle imprese.
Elaborazioni OIDValenza su dati Questionario 2008
Solo 1/3 delle imprese intervistate svolge al pro­
prio interno una delle fasi più delicate dell’intero
ciclo produttivo: la progettazione del gioiello.
Perché? Capiamolo insieme.
Figura 3. “Traduzione” del disegno
artistico in disegno tecnico35.
La seconda sezione del questionario – come ac­
cennato - ha come obiettivo quello di conoscere
l’evoluzione delle imprese negli ultimi anni. La
prima informazione che traiamo dalle risposte ri­
guardanti il livello di fatturato annuo è che sola­
mente due delle imprese intervistate non sono
piccole imprese, bensì medie, secondo i criteri36
ufficiali.
Figura 2. Il tavolo di lavoro di un creativo valenzano.
Tratto da: Tecnologia CAD CAM: la trasformazione della fab­
brica orafa – I vantaggi del CAD CAM raccontati da un produttore
orafo, di Maria Grazia Malagoli – StilnovoSrl, San Salvatore
Monferrato.
36
La Gazzetta Ufficiale n. 238 del 12 ottobre 2005 pubbli­
ca il Decreto del Ministero Attività Produttive del 18 aprile
2005, che recepisce la raccomandazione della Commissione
Europea n. 361 del 6 maggio relativa ai nuovi parametri
dimensionali per la definizione delle Piccole e Medie Im­
prese: si possono definire “piccole” quelle imprese con
meno di 50 addetti e un fatturato annuo oppure un totale di
bilancio annuo non superiore ai 10 milioni di Euro.
35
Il progettista e il designer sono figure professio­
nali molto “complesse” e ricercate nel distretto
valenzano34 e spesso si accomunano in un'unica
persona. Il progettista / designer conosce il pro­
34 Dipartimento Economia e Sviluppo, Servizio Formazio­
ne Professionale, La valutazione dei fabbisogni formativi nella
Provincia di Alessandria, ricerca prodotta da CERVAP, di­
cembre 2006.
- 36
Per le imprese intervistate, gli ultimi cinque anni
sono stati anni tendenzialmente positivi: 3 su 4
hanno visto aumentare il fatturato per lo più di
un valore compreso tra l’1 e il 20% (solo una ha
fatto registrare un trend ancora superiore).
Nell’ultimo anno – e lo confermano le statistiche
ISTAT che riguardano il commercio internazio­
nale – c’è stato un calo: la metà delle imprese in­
tervistate mostra un segno negativo.
prodotto fornito è un semilavorato che viene a
sua volta assemblato in un prodotto più comples­
so da una azienda “industriale”: Business to Busi­
ness).
Passando ai mercati di riferimento abbiamo la
conferma di come il mercato distrettuale e in ge­
nerale quello italiano sia quello maggiormente
appetibile per le imprese più “piccole” che non
hanno ancora raggiunto una struttura e organiz­
zazione tale da consentire di mettere in atto una
strategia di internazionalizzazione. È interessante
notare che tra le regioni italiane citate ci siano la
Lombardia e la Campania.
Fatturato negli ultim i 5 anni.
25%
75%
In aumento
In diminuzione
Grafico 2. Andamento del fatturato negli ultimi 5 anni. Elaborazioni OIDValenza su dati Questionario 2008. Il segmento di mercato servito dalle imprese in­
tervistate è per lo più fascia medio – alta (va in
questa direzione il 75% delle risposte), mentre si
dividono il restante 25% le risposte “di fascia
medio – bassa” e di “fascia alta”. Sommando le
risposte quindi circa il 90% delle imprese ha una
clientela “di ottimo livello”, che deve essere ten­
denzialmente accontentata con prodotti di alta
gamma, livello qualitativo eccellente e “unici”.
I 3/4 delle imprese servono tendenzialmente
clienti finali (è il caso in cui il prodotto fornito è
un prodotto finito o un semilavorato avanzato
che viene venduto a una azienda commerciale che
si occupa della commercializzazione del prodotto
o viene direttamente venduto al cliente finale: Bu­
siness to consumer37) – mentre il restante 1/4 serve
per lo più clienti “industriali” (è il caso in cui il
Figura 4. Il Tarì. Fonte: www.gioiellandojewels.it
La prima ha in Milano il centro del “florido” di­
stretto della moda e il luogo di incontro di
designer e architetti di livello mondiale con cui è
auspicabile uno stretto legame per lo sviluppo di
sinergie virtuose. La seconda ha visto nascere e
svilupparsi il Tarì38 a Marcianise, situato nell’area
38
Il consorzio Tarì prende il nome di un'antica moneta au­
rea napoletana ed è composto da 370 imprese (Fonte:
www.iltari.it). La "città dell'oro", la prima del Centro-Sud, è sorta
nel 1996 per iniziativa di un gruppo di imprenditori che (già a parti­
re dal 1987) volevano delocalizzarsi dal centro storico di Napoli (dal
quartiere che si irradia intorno a piazza Orefici), per dotarsi di locali
più ampi, servizi adeguati e per migliorare i sistemi di sicurezza. L'e­
stensione del Tarì è di 130 mila metri quadrati e qui ha sede anche
- 37
industriale di Caserta a pochi chilometri da Napo­
li.
Dall’analisi dei Paesi più citati dagli imprenditori è
interessante rilevare come siano quelli europei i
principali destinatari delle export (in particolare
Belgio, Spagna, Inghilterra e Grecia), mentre è in­
teressante notare come manchi la Svizzera, data
da Coeweb di ISTAT come una tra le principali
nazioni per interscambio commerciale di gioielli e
articoli di oreficeria dalla Provincia di Alessan­
dria. I paesi extra – UE più citati sono in questo
caso USA, Emirati Arabi, Estremo Oriente (in
particolare Giappone, Hong Kong e Thailandia) e
l’area ex URSS. Sono stati nominati anche Paesi
fino ad ora poco considerati come il Bahrein, il
Canada, il Brasile e la Repubblica Ceca di cui sa­
rebbe utile approfondire la conoscenza nel pros­
simo numero della Newsletter di Distretto.
Rocco Paradiso
Osservatorio di Distretto di Valenza
oidvalenza@comune.valenza.al.it
un avanzato centro di ricerca e una scuola per orafi frequentata da
oltre 200 giovani (Fonte: www.aaster.it).
- 38