Campo de` fiori 70:1

Transcription

Campo de` fiori 70:1
Antonello
Venditti.
Come
un’alta
marea
Patrizia
Pellegrino.
“Due
scapoli e
una donna”
Premio
stampa
“Campo de’
fiori” al
Palarte
Una
“Fabrica” di
ricordi.
Angelo
Giovagnoli
2
Campo de’ fiori
SOMMARIO
Editoriale:
L’innocenza..............................................3
L’intervista:
Antonello Venditti..................................4-5
Patrizia Pellegrino..................................6-7
Cinema News:
+ o - il sesso confuso ..............................9
Vedere con meno di un decimo..........11
Roma che se n’è andata:
Piazza di Castel Sant’Angelo...............12-13
Fecebook e la responsabilità civile....14
Cucina: da dove iniziare?....................15
Suonare Suonare:
Peppe Barra.......................................16-17
Premio Arco d’Oro...............................18
Una “Fabrica” di ricordi:
Angelo Giovagnoli..............................20-21
Ecologia e ambiente:
La marea di petrolio della Louisiana.........22
Come eravamo:
Ah! Ho capito, è quello che chiamino.......23
Le guide di Campo de’ fiori:
Valentano...............................................24
Sempre cara mi fu questa televisione....................................................25
La committenza del forte Sangallo di
Civita Castellana.................................26
L’uomo, la logica, l’essere..................27
Happies Gang ................................28-29
Il santo più amato da papa
Ratzinger.............................................30
Il Fumetto:
Homunculus...........................................31
L’angolo del poeta...............................32
Numero unico......................................32
La pittura Optical di Massimo
Mancini................................................33
Le storie di Max:
Loretta Goggi.........................................34
Le (dis)avventure del Sig. G:
Il Re è nudo...........................................35
Il mondo del Jazz:
Charles Mingus.......................................36
L’angolo Bon Ton
Il matrimonio..........................................37
Per ricordare Don Marciano
Ercolini............................................38-39
A che serve ‘sta macchinetta.............40
Civitonici illustri:
Don Antonio Cardinali.............................41
Il giornalino eco-bimbi..................42-43
Ass. Artistica IVNA:
Alessio Caon...........................................44
Circoscrizione della cattedra ambulante di Civita Castellana....................45
Oroscopo..............................................46
La rubrica dei perchè..........................47
Agenda ...........................................48-49
Messaggi.........................................50-51
I nostri amici ......................................52
Roma com’era.....................................53
Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59
Annunci Gratuiti ............................60-61
Selezione Offerte Immobiliari.......62-63
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Campo de’ fiori OGNI MESE E’: INTERVISTE IN ESCLUSIVA A PRO-
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TERRA, EVENTI E MANIFESTAZIONI DI ATTUALITA’, UN TUFFO NEL
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Campo de’ fiori
3
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di Sandro Anselmi
a
\
eri i miei compagni di classe mi
hanno fatto salire in piedi su un
banco, e poi hanno incominciato a
spingermi di qua e di là. Ridevano
ed io pensavo fosse un gioco, ridevo anch’io e intanto cercavo di non
perdere l’equilibrio, ma le spinte
diventavano più violente.
Poi ho sentito il dolore degli schiaffi
in faccia e dei pugni sulla pancia,
alle braccia, al petto …
Non ho resistito più e sono caduto
battendo la faccia sul pavimento,
mentre loro continuavano a ridere.
Avevo tanta paura, sentivo dolore, e
mi sono messo a piangere, ma i
miei compagni ridevano ancora più
forte.
Perché? Perché? Fino a ieri mi sentivo uno di loro!
Avrei tanto voluto raccontare tutto a
mio padre, ma come se non so parlare?
Solo i suoi occhi stanchi mi dicono
che sa e che sta male, ma il suo sorriso non mancherà mai di rassicurarmi e la sua mano forte mi proteggerà sempre.
on sono loro i nostri figli migliori?
Dolci, teneri, pieni d’amore. Non conoscono l’odio, la violenza, il pregiudizio, e sono gli angeli di chi
incontrano nella loro vita.
Sono indifesi, innocenti!!!
Che possano incontrare solo persone che sappiano arricchirsi dei loro sorrisi e della loro “diversità”.
Campo de’ fiori
4
In concerto a Vasanello, paese a cui è particolarmente legato,
IVA
richiama migliaia di fans da tutta la Tuscia
SCLUS
E
Antonello Venditti, come un’alta marea
“Ai giovani cantanti di oggi consiglio di saper dire tanti no!”
“Sono stato un rivoluzionario ed ho fatto del bene nel mondo della musica”
Vasanello. Non potevamo certo mancare
proprio noi, che con il grande cantautore
romano Antonello Venditti, abbiamo in
comune una cosa molto importante:
Campo de’ fiori, il nome della nostra testata giornalistica ed una delle sue più belle
canzoni! Invitato nella cittadina viterbese
in occasione dei festeggiamenti patronali
di San Lanno Martire, lo abbiamo intervistato con grande piacere (in via del tutto
eccezionale). La piacevole chiacchierata si
è trasformata, per me, in una vera lezione
di vita da parte di un uomo che di cose da
insegnare ne ha veramente tante. Ma, si
sa, il tempo è tiranno e proprio quando
vorremmo che non passasse mai, vola.
Ospitato in una location d’eccezione, il
castello Orsini di Vasanello, ci ha accolti
con grande simpatia e cordialità, e, messo
da parte l’imbarazzo iniziale di trovarmi di
fronte ad un personaggio tanto amato da
tutte le generazioni, inizio a porgli qualche
domanda.
E’ la prima volta che viene da queste
parti?
In realtà no, perché sono stato diverse volte a Viterbo, in occasione dei
festeggiamenti di Santa Rosa e poi
due anni fa ho tenuto un concerto
nel vicino paese di Canepina, in occasione delle feste patronali di Santa
Corona. Devo constatare con grande
piacere che questa zona del Lazio si
impegna molto per la buona riuscita
delle tradizionali feste religiose, in
seno alle quali vengono organizzati
sempre dei bei concerti, con grandi
artisti della musica italiana. Un invito,
invece, per i romani, che dovrebbero
spingersi di più a scoprire e conoscere questi splendidi paesi della Tuscia.
Ma è vero che con Vasanello,
però, ha un legame piuttosto
speciale?
Assolutamente sì, sono molto legato
a questo paese. Da piccolo venivo di
tanto in tanto con i miei genitori a
casa di Felicita, la nostra governante,
originaria di Vasanello. Felicita, per
me, non è stata semplicemente la
mia governante prima, e la badante
dei miei genitori, poi, ma è stata una
persona di famiglia e, anche se i miei
genitori non ci sono più, per me lo è
ancora. Vasanello è stato un punto di
riferimento per tutti noi! Stasera
dedicherò una canzone a mia madre,
a mio padre e ad Adelmo, il marito di
Felicita, che è scomparso da poco.
Quanto la sua famiglia ha influito
nella sua vita?
La mia famiglia ha influito nel bene e nel
male. Mia madre, professoressa di greco e
latino al liceo classico, una donna piuttosto
pessimista, non vedeva molto di buon
occhio la professione di cantante. Al contrario, mio padre, Prefetto, uomo laicissimo e sempre sorridente alla vita, mi ha
lasciato completamente carta bianca.
Questi due opposti aspetti dei loro caratteri, la sfiducia nel futuro di mia madre e la
gioia di vivere di mio padre, sono confluiti
in me.
Sbaglio o molte delle sue canzoni
hanno una nota biografica?
Io direi proprio tutte. Le mie canzoni sono
collegate le une alle altre ed ogni volta che
inizio a scrivere un nuovo pezzo mi guardo
intorno, perché penso che non si possa e
non si debba voltarsi indietro. Il passato è
passato, altrimenti si rischia di essere fuori
tempo e fuori tema. Le canzoni servono ad
analizzare i tempi che si stanno vivendo (di
volta in volta), i sogni, i sentimenti, che
non sono mai quelli del passato. C’è sempre un grado di crescita. Bisogna vivere
tutto in modo contemporaneo. Le cose
cambiano ed io amo trovare sempre qualcosa di nuovo, immaginare il futuro,
sognare! Credo sia proprio questo mio
essere al passo con i tempi a farmi apprezzare dai genitori e dai figli
Da cantautore, con una lunga e
straordinaria carriera alle spalle,
cosa pensa dei giovani che stanno
intraprendendo questa strada?
Penso che è giusto che ognuno sviluppi il
proprio talento, ma questo avviene nel
tempo. Oggi, invece, il rischio è di consumare tutto subito. E’ facile arrivare al successo, ma è ancor più facile perderlo.
Tutto, purtroppo, è regolato dal mercato
discografico che riduce ogni cosa a puro
guadagno. Non esiste più la cultura musicale di una volta e, soprattutto, non ci si
preoccupa più della crescita musicale dei
giovani cantanti, non ci si occupa più di
fare musica seriamente!
Tra i tanti giovani che vediamo uscire
dai numerosi talent show televisivi,
ce n’è qualcuno che l’ha colpita particolarmente, sul quale punterebbe?
A dire il vero apprezzo molto Pier Davide
Carone (ndr: il cantautore messo in luce
dal programma televisivo Amici di Maria
De Filippi). Ha davvero talento, mi piacciono la sua musica e i testi delle sue canzoni, un po’ ironiche e di protesta, ma anche
dolci e sensibili.
Quale consiglio si sente di dare a
questi giovani musicisti di oggi e di
Antonello Venditti e Felicita Creta
Campo de’ fiori
domani?
La strada che hanno deciso di intraprendere, lo dico ovviamente per esperienza
personale, è dura, bisogna saper dire molti
no perché ciò che sembra più comodo
oggi, diventa scomodo domani.
Voglio dire loro, poi, di pensare che questa
sia una passione, non un mestiere.
Tante sono state le soddisfazioni che
il mondo della musica le ha regalato.
E’ felice di questa sua scelta?
In realtà io ero pronto per fare l’avvocato
o il magistrato. Mi sono laureato e specializzato, ma poi ho deciso di seguire la mia
passione e l’ho fatto assiduamente e
rischiando, ma oggi ne sono felicissimo.
Anche perché molti miei colleghi devono a
me i “privilegi” che hanno oggi. Non
sanno, infatti, che durante la mia carriera
ho lottato contro le multinazionali per
riscrivere daccapo i nostri contratti discografici, che ci penalizzavano moltissimo.
Questo è stato possibile anche grazie alle
mie conoscenze giuridiche. Sono stato un
rivoluzionario ed ho fatto del bene nel
mondo della musica. Oggi non mi sento
più in grado di affrontare grandi battaglie,
5
anche perché i territori di scontro sono
radicalmente cambiati, tutti vogliono
crearsi un proprio impero sul quale esercitare il monopolio esclusivo e poter comandare.
Ma affrontiamo un altro argomento,
più leggerlo, se vogliamo, ma che le
sta ugualmente molto a cuore: la
Roma. Se dovesse vincere lo scudetto, ha già in mente un’altra mega
festa?
Nella vittoria ci spero ancora, ma stavolta
vorrei festeggiare l’eventuale scudetto per
conto mio. Di feste al Circo Massimo non
ne organizzerò più, anche perché sono
sempre state le mie feste per la Roma, alle
quali, poi, hanno preso parte anche i tifosi romanisti, ma non ho più questa voglia
di rappresentarli.
Un’ultima domanda. Cosa ci regalerà
in futuro?
Sto preparando un nuovo album per il
2011. Ho una squadra formidabile, composta da tanti musicisti diversi, di tutte le
età e provenienti un po’ da tutta Italia e
non solo, dato che le due giovani coriste
sono di colore. Insieme ci divertiamo e
soprattutto
discutiamo sulla vita, traendo
spunto per i
brani che comporranno
il
nuovo disco.
E poi, la sera, il
grande concerto in piazza,
“Infiorata 2010 della Classe 1971”
5 Giugno - L’infiorata di Vasanello si distingue per l’idea di fare
del classico tappeto floreale un percorso simbolico vero e proprio, secondo il progetto proposto dal Prof. Giancarlo Tabacchi.
Il tema scelto per quest’anno è quello della Sacra Sindone nell’anno della sua pubblica ostensione. Per tutto il percorso,
lungo circa 170 metri, si
susseguiranno tanti diversi
disegni, tutti con un significato ben preciso, l’uno collegato all’altro. Si partirà
dalla Morte fino ad arrivare
alla Resurrezione di Gesù
Cristo. Un intrigante spettacolo per la vista e per l’olfatto, al fianco di Gesù.
Antonello Venditti ed Ermelinda Benedetti
affollata da migliaia di fans provenienti da
ogni dove e con l’antico castello a fare da
sfondo. “Si accendono le luci qui sul
palco”, tanto per citare la frase di una delle
sue canzoni più popolari, che da circa trent’anni ha accompagnato e accompagna le
notti “prima degli esami” di tanti ragazzi.
Anche questa sera tutti l’hanno intonata,
insieme a Ci vorrebbe un amico, Sara, In
questo mondo di ladri, Come l’alta marea,
Dalla pelle al cuore, Stella che cammini,
dedicata ai suoi cari scomparsi, Roma
capoccia…e tante altre.
Un ringraziamento particolare va fatto a
Danilo Mancini e alla mamma Felicita
Creta, che grazie alla loro amicizia fraterna
con Venditti, ci hanno dato la possibilità di
realizzare questa bellissima intervista.
Grazie anche al Comitato Festeggiamenti
Classe 1970 di Vasanello, che ha già passato il testimone alla classe 1971, per la
disponibilità.
Ad
esso vanno anche i
nostri migliori complimenti per l’organizzazione
della
festa, curata veramente nei minimi
particolari.
Ermelinda Benedetti
Vasanello
Tanti appuntamenti imperdibili
Acchiappasogni: 11-12-13 Giugno
Un tuffo nel passato per le vie del centro di Vasanello, grazie al gruppo degli
acchiappasogni che si cimenteranno in
antichi mestieri del passato, ormai
desueti e spesso sconosciuti. Grazie ai
loro abiti ed ai loro strumenti daranno
un assaggio di come in passato si lavorava quotidianamente. Un appuntamento da non perdere!
Campo de’ fiori
6
Al Teatro Manzoni di Roma con “Due scapoli e una donna”
Patrizia Pellegrino
“Nella mia vita non potrei fare a meno del teatro... perchè, senza, non
sarei un personaggio dello spettacolo completo...”
un po’ diversa dal solinascosto alcune mie foto al concorso”Miss
to…
teenager” , un premio attitudinale sulla
“Sophie, il mio personagbravura e sulla bellezza. Mi sono diplomagio, è una donna manager
ta in danza classica al San Carlo di Napoli
fidanzata con un colonneled ho partecipato alle selezioni di
lo dei Marines, piena di
Favignana, dove ho vinto il premio showbuoni principi e superamegirl. A 18 anni ho avuto successo con
ricanizzata dalla testa ai
Corrado a Gran Canal e da allora in poi
piedi, che detesta tutto ciò
c’e’ stata la mia ascesa…”
Onore e Guapparia (1981), Italian
che è controtendenza con
Boys (1982), Vacanze d’Estate (1985),
la civiltà americana che
Ferragosto Ok (film tv 1986), A cena
cerca di difendere a tutti i
col vampiro (1988) Tutti i sogni del
costi. Quando poi si trova
mondo (miniserie 2003), Come le fora contatto con due uomini
miche (2007), Ti stramo (2008) sono
che dirigono un giornale
alcuni dei film interpretati, mentre il
contro l’America, e che
debutto teatrale risale al 1989 con A che
ne racconta i vizi, si sente
servono gli uomini (1989) con Ombretta
totalmente offesa e inizia
Colli e Massimo Ghini. Poi tanto teatro con
un rapporto di odio con
Gino Bramieri (1992) ed il ruolo di conquesti due, dapprima perduttrice nel 1993 con Sereno Variabile
chè si innamora di Norman
(1993-94).
non essendo ricambiata,
e poi perché l’alA volte sono i genitori
tro, Andy,
la
Volevo
ad ostacolare i giovani
detesta, anche
diventare un che si avvicinano allo
se con quest’ultiinvece nel
mo nascerà una
avvocato, ma spettacolo,
tuo caso…
forte sintonia ed
un sentimento mia mamma mi “Io sono stata fortunata
ho avuto un papà
più profondo.”
ha stravolto la perché
avvocato molto razionale,
Perché
hai
anche se inizialmente era
vita
scelto proprio
un po’ contrario, ed una
questo testo di Neil
mamma che invece mi spingeva verso
Simon ?
questo mondo. Litigavano tra di loro ed io
“L’ho scelto perché mi piafacevo un po’ quello che mi pareva, ma
ceva, l’ho trovato gradevole, allegro,
alla fine credo di essere comunque riuscidivertente e coi tempi molto stretti come
ta a realizzare questo.
piace a me; Ha ritmo e divertimento, la
gente che viene a teatro si deve divertire.”
“
“
Ormai al Teatro Manzoni di Roma siamo
di casa, e, come noi, lo è anche Patrizia
Pellegrino che torna volentieri in ogni
stagione.
Insomma Patrizia, questa ormai è
casa tua…!
“Si, e credo sia bello avere come punto di
riferimento un teatro e soprattutto Il
Teatro; nella mia carriera non potrei farne
a meno, non potrei vivere artisticamente
senza avere uno sbocco come questo,
insomma non sarei completa come personaggio di spettacolo perché secondo me il
teatro è l’unico mezzo che ti fa migliorare
e maturare, dando al tempo stesso la possibilità alla gente di vedere come sei in
realtà creando quel rapporto di fiducia con
il pubblico che è la mia base per essere
felice.”
“Due scapoli e una bionda” di Neil
Simon ti vede interpretare una donna
Quando sei entrata per
la prima volta a contatto con il mondo
dello spettacolo?
”Il mio primo vero debutto è stato a 16 anni con
Luca De Filippo in
Petrosinella, una favola
tratta dal Pentamerone.
Era una mini-fiction andata in onda su Rai uno. Ho
fatto un provino e fui scelta. In quei tempi ero giovanissima, andavo al liceo
e volevo diventare un
avvocato,
ma
mia
mamma mi ha stravolto
la vita perche inviò di
Pietro Genuardi, Patrizia Pellegrino e E. Coltorti
Campo de’ fiori
7
Credo di aver fatto la cosa più
bella nel mettere al mondo dei
figli e la mia realizzazione di
donna è arrivata grazie a loro.
E, allo stesso tempo, se non
avessi avuto un uomo accanto,
forse, non sarei stata così felice e
non sarei riuscita a far bene il
mio lavoro.”
E a noi, come a tutti i suoi fan,
sembra che lo faccia molto
bene... In bocca al lupo!
Pietro Genuardi, R. Stocchi e Patrizia Pellegrino in
“Due scapoli e una bionda”
Ai giovani che sono attratti dallo
spettacolo, che consiglio daresti?
“Fare tanta gavetta! Io, in realtà, ne ho
fatta poca perchè ho raggiunto il successo troppo presto, direi anche sproporzionato, per la mia personalità ed il talento
che non avevo, un periodo addirittura ero
terza, sotto Adriano Celentano nella Hit
Parade! Così dopo questo successo travolgente ho dovuto ricominciare tutto da
capo e rifare la gavetta, che è stata durissima, alternando il teatro alla televisione.”
Che ruolo ha avuto la famiglia nella
tua vita?
“Senza la mia famiglia sarei una donna
totalmente infelice. Sono una persona
equilibrata grazie a loro perché mi danno
questa gioia di vivere.
Sandro Alessi
Sandro Alessi e Patrizia Pellegrino
Campo de’ fiori
9
CINEMA NEWS
+ o – IL SESSO CONFUSO
Un educativo documentario sull’AIDS
L’esigenza di realizzare +
o – il sesso confuso
nasce dal desiderio di
raccontare come la realtà italiana si sia, nel
corso del tempo, interfacciata con l’esperienza
dell’Aids. Il focus sul
di
nostro paese non ha perMaria Cristina
messo, però, di esamiCaponi
nare questa malattia ad
ampio raggio: in parole povere, ciò vuol
dire tralasciare il resto dello scenario mondiale che ha dovuto fare i conti con simile
pandemia. L’immediata volontà artistica
dei due registi Andrea Adriatico e Giulio
Maria Corbelli si palesa nel mettere in
scena il proprio punto di vista, cosicché la
narrazione acquisisca sin da subito il tono
di un contatto diretto, sia con il recente
passato, sia con il pensiero culturale forgiato dalla contemporaneità. La fotografa
Nan Goldin una volta ha detto: «Se fosse
possibile vorrei non avere alcuno strumento tra me e il momento di fotografare».
Ecco, è facile rinvenire la traccia di un
Campo de’ fiori è la
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simile modo di affrontare la
realtà anche in questi due
autori. Per loro, l’esserci, il
partecipare sono condizioni
di effettiva presenza fisica
posta di fronte all’occhio
fagocitante della macchina
da presa, ma prima ancora
corrispondono a una condizione mentale: è innanzitutto indice di un valore concettuale, il segno di un
coinvolgimento
affettivo
con la materia trattata.
Insomma, in questa
sorta
di
fusione
arte/viva priva di censure, Adriatico e Corbelli
sono costantemente partecipi e mai
spettatori della loro opera. Per questo
motivo, hanno cercato e voluto relegare ai
titoli di testa qualsiasi intento didattico. In
maniera anomala, eppur vincente, la qualità tecnico-formale-compositiva delle
immagini è stata raggiunta posizionando
una poltrona bianca e la persona di volta
in volta intervistata in spazi di tutti i giorni, pubblici e privati, come possono essere
un museo, un mercato rionale o - perché
no? - una concessionaria di auto e un call
center. La poltrona di pelle chiara non è
altro che la modulazione di una metafora,
una nuova chiave d’interpretazione per
indicare un virus che si trova dappertutto,
senza che esista una direzione unica che
permetta di rintracciarlo solo in determinati gruppi sociali, come quelli degli omosessuali o dei tossicodipendenti. Da parte
loro, i vari interlocutori di + o – il sesso
confuso sono, a tutti gli effetti, componenti di una soggettività rilevabile non solo nel
mare magnum di parole sparate a raffica,
ma all’interno dell’immagine stessa, comprensibile anche nel più piccolo gesto
innescato dal riaffiorare subitaneo di un
ricordo doloroso. «Bisogna tirare fuori i
vissuti che ci sono dietro. Tutti avevano
una gran voglia di raccontare la loro sto-
ria» ha affermato all’unisono la coppia di
registi. La questione legata al carattere
esperienziale che quest’opera può senza
alcun dubbio vantare lo si vede nei volti tutti accompagnati dai rispettivi nomi e
cognomi - dei vari protagonisti, incuranti di
ogni desiderio di riservatezza. Si tratta di
medici, attivisti, gente legata al mondo
dello spettacolo, oppure di chi ha vissuto il
paradiso della trasgressione sessuale negli
anni ’70, per poi piombare dritto dritto a
vivere nell’inferno quotidiano dell’HIV negli
anni ’80 e ’90. Tutti loro hanno un minimo
comune denominatore: misurarsi con la
nuova dimensione di una vita ristretta ai
tempi dell’Aids, cosa che invece non viene
fuori a seguito dell’indagine campione su
una classe del liceo Galvani di Bologna.
Oltre a lasciare senza parole qualsiasi
spettatore, infatti, l’ignoranza di queste
giovani “cavie” sedute sui banchi di scuola, è riconducibile a una certa erranza educativa, che, forse, non è stata in grado né
di smantellare vecchi pregiudizi, né di
instillare la necessità di redigere un perfetto vademecum per un sesso sicuro.
Magari, se questo validissimo documentario venisse proiettato nelle scuole, la conoscenza cambierebbe la loro natura e il loro
modo di agire.
Indovina il
personaggio
misterioso
I primi 3 che indovineranno dando comunicazione in redazione al
numero di tel
0761.513117, riceveranno un simpaticissimo premio offerto
dalla cartoleria Gadgets di Corchiano.
Campo de’ fiori
11
Vedere con meno di un decimo...
Esistono numerosi ausili per gli ipovedenti!
Pochi giorni fa, mentre
parlavo con un signore
che presentava gravi
carenze visive, mi sono
trovato, per l’ennesima
volta, faccia a faccia con
la disinformazione più
totale nel campo della
ipovisione. La disinforPaolo Balzamo
mazione è per sua natuResponsabile
ra nociva, ma talvolta
Formazione
ed Informazione può addirittura essere
Centri Ottici Lisi fatale, in quanto molte
persone ipovedenti (e
& Bartolomei
www.lisi- barto- sono molte più di quante
si immagina!), non utilizlomei.com
zano le risorse e gli strumenti che la attuale tecnologia mette a
disposizione di chi ha un minimo residuo
visivo per farlo tornare a condurre una vita
praticamente normale. Il fatto è che gli
ausili per ipovedenti sono numerosi,
sia ottici che elettronici, e scegliere
quello più idoneo all’uso che se ne deve
fare ed alla propria particolare esigenza
visiva senza l’ausilio di una persona esperta, è come pretendere di girare in una città
sconosciuta senza una guida.
Gli ausili più comuni vanno dalle semplici lenti di ingrandimento, agli occhiali prismatici ingrandenti, dagli
occhiali Kepleriani, ai sistemi telescopici, e questo solo per parlare
degli ausili ottici.
Passando poi agli ausili elettronici,
abbiamo gli ingranditori tascabili, poco
più grandi di un pacchetto di sigarette, ai
supporti ingrandenti che consentono
non solo di leggere, ma anche di scrivere; gli ingranditori da tavolo consentono di vedere sullo schermo da com-
puter o da tv una porzione di testo ingrantutto spesso a carico del sistema sanitario
dita fino a far diventare una singola lettenazionale. Eppure, nonostante il gran
ra grande quanto tutto lo schermo. Anche
numero di persone che ne necessitano, la
a scuola, gli studenti che soffrono di ipovidistribuzione di questi strumenti è ferma a
sione possono fruire di un banco speciale,
numeri piuttosto esigui. Come mai? Certo
con un computer che riproduce, ingrandiper una sorta di malinteso pudore, in forza
ta, la lavagna o
del quale ci si vergogna della
il libro di testo; La classica lente
propria condizione di ipovela navigazione d’ingrandimento
dente, ma soprattutto per la
in internet può
disinformazione della quale
essere
tanto
parlavo all’inizio, ed inoltre,
agevolata
da
senza la guida adeguata, il
permetterne la
giusto rimedio, anche se alla
fruizione anche
propria portata, non può essecon un residuo
re raggiunto. Ed
visivo minimo: schermi magadesso, pensangiorati e programmi particolado a se stessi, o
ri permettono di ottimizzare
al genitore o al
dimensione, colori, luminosità
vecchio zio od
e contrasto del testo per qualanche al vicino di
siasi esigenza individuale.
casa che non
Che dire poi dei lettori autovede bene, permatici? Non solo ci sono
ché non accomquelli che leggono i cosiddetti
pagnarlo,
per
“libri parlati”, ormai dispouna semplice e
nibili con un numero enorme
chiara consulendi titoli, ma anche quelli che si
za presso uno dei
presentano come una semcentri Lisi &
plice fotocopiatrice: si
Bartolomei? Un
appoggia il testo (libro, gioroptometrista
nale o rivista) e quello inizia a
specializzato sarà
leggere tutto lo scritto, come Un esempio
a vostra disposifarebbe una mamma o un di moderno ingranditore da tavcolo
zione per trovare
amico. Per ognuno di questi
la soluzione più
strumenti esistono poi numerosi modelidonea. Una semplice piccola buona azioli e versioni, ognuno con caratteristiche
ne potrebbe essere un regalo, a costo
diverse dagli altri, che ne rendono la fruizero, che cambia la vita. Diceva sempre
zione più o meno adatta ad una persona
mio padre: “Chi ha comodità e non se ne
piuttosto che ad un’altra. I costi poi, certo
serve, non trova confessore che l’assolnon economici, sono anzitutto al di sotto
ve…”
dell’utilità di questi strumenti, ma sopratHasta la vista!
Campo de’ fiori
12
Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Piazza di Castel Sant’Angelo, 11 settembre 1599
La mattina dell’11
settembre dell’anno
1599, nella Piazza di
Castel Sant’Angelo,
gremita da una moltitudine di persone,
avviene l’esecuzione
di Beatrice Cenci, del
fratello
maggiore
Giacomo e della
di Riccardo Consoli matrigna
Lucrezia
Petroni. Beatrice è
figlia del Conte Francesco Cenci, uomo
violento e dissoluto e di Ersilia Santacroce;
ha compiuto appena sette anni quando nel
1584, morta la madre, insieme alla sorella
maggiore Antonina è mandata presso le
monache francescane del Monastero di
Santa Croce a Montecitorio.
A quindici anni rientra in famiglia dove è
costretta a subire le angherie e le insidie
del padre che, poco dopo sposa in seconde nozze, la vedova Lucrezia Petroni.
Uomo violento processato per delitti infamanti, è condannato al versamento di
somme rilevanti e, pur di non pagare la
dote della figlia Beatrice, le impedisce di
sposarsi segregandola, insieme con la
matrigna Lucrezia, nella Rocca di Petrella
Salto, un Castello nei pressi dell’Aquila,
allora Regno di Napoli, di proprietà della
famiglia Colonna.
Poco dopo, anche Francesco, malato di
rogna e di gotta, per fuggire alle richieste
pressanti dei creditori, si ritira a Petrella
portando con se i figli minori Bernardo e
Paolo. Le condizioni di vita dei familiari
peggiorano specie per le due donne; gli
abusi diventano insopportabili, un padre
scellerato, violento, non c’e giorno che non
si sentono urla e lamenti fuoriuscire dalle
mura della Rocca e, secondo la tradizione,
persino incestuoso; in questo quadro da
tragedia, Beatrice, esasperata da tanta
violenza, decide di organizzare l’omicidio
del padre d’accordo con la matrigna, i fratelli Giacomo e Bernardo, il castellano
Olimpio Calvetti e il maniscalco Marzio da
Fioran detto il Catalano. Stordito dall’oppio
mescolato ad una bevanda, reperito da
Giacomo, Francesco è assalito nel sonno, il
Catalano gli spezza le gambe con un
mattarello, Olimpio Calvetti lo finisce colpendolo al cranio ed alla gola con un grosso chiodo e un martello, quindi,
per nascondere il delitto, i congiurati tentano di simulare una
morte accidentale per caduta
gettando il corpo dalla balaustra; il 9 settembre 1598 lo stesso viene trovato in un orto ai
piedi della Rocca di Petrella
Salto. Dopo le esequie il Conte
Francesco è sepolto in tutta
fretta nella locale chiesa di
Santa Maria, i familiari, che non hanno
partecipato alle cerimonia funebre, lasciano la Rocca per fare ritorno a Roma nella
dimora di famiglia, ossia a Palazzo Cenci,
un edificio sorto molto probabilmente sui
ruderi del Circo Flaminio in prossimità di
Piazza delle Cinque Scòle al confine con il
Ghetto. Gli edifici attorno a Palazzo Cenci
furono realizzati nel corso dei secoli, probabilmente a seguito delle lotte medioevali tanto che, già nel trecento, la famiglia è
quì segnalata con una Torre, il Palazzo
però assume lo stato attuale tra il 1570 e
il 1585, costituendo una sorta di Castello
rispetto al complesso di abitazioni, chiese,
archi e torri circostanti.
La parte posteriore di Palazzo Cenci è da
sempre considerata la più importante e la
più caratteristica, probabilmente perchè la
leggenda vuole che Beatrice abbia dimorato proprio su questo lato costituito, in realtà, da due edifici con ingresso sormontato
da una graziosa loggia con capitelli ionici e
conchiglie e finestra incorniciata con stucchi settecenteschi, al terzo piano un fregio
con le mezzelune dei Cenci e le aquile dei
Lante, in ricordo del matrimonio di
Ludovico Cenci con Laura Lante celebrato
nel 1575. Il c.d. Arco de’ Cenci incorporato nel Palazzo è tristemente famoso poichè
legato ad una storia di sangue, sotto questo Arco, infatti, insisteva una Sacra
Immagine della Vergine dinanzi alla quale
due uomini vennero ai coltelli; la storia
racconta che uno di essi, vistosi perduto,
implorò l’altro di non ucciderlo e, questi,
toccato dall’invocazione, gettò il coltello e
tentò di abbracciare l’avversario, il quale lo
accoltellò; la Vergine, di fronte a tanta
malvagità, iniziò a piangere e quel luogo,
diffusasi la notizia, divenne meta di pellegrinaggio da ogni parte della città tanto
che la Sacra Immagine dovette essere trasportata nella vicina chiesa di San
Salvatore de Caccaberis, che da allora
divenne Santa Maria del Pianto.
Ma torniamo all’omicidio di Francesco
Cenci; inizialmente non fu svolta alcuna
indagine, ma alcune voci e taluni sospetti,
alimentati anche dalla fama sinistra del
Conte, indussero le autorità ad indagare,
due le prime inchieste, una voluta dal feudatario di Petrella Salto il Duca Marzio
Colonna, l’altra ordinata dal Viceré del
Regno di Napoli Don Enrico di Gusman,
Conte di Olivares, quindi, volle intervenire
Campo de’ fiori
nella vicenda lo stesso Pontefice Clemente
VIII, Ippolito Aldobrandini, 1592 – 1605.
La salma fu riesumata, le ferite furono
attentamente esaminate da un medico e
due chirurghi che conclusero escludendo
la caduta come possibile causa delle lesioni, fu anche interrogata la lavandaia alla
quale Beatrice aveva chiesto di lavare delle
lenzuola intrise di sangue dicendole che le
macchie erano dovute alle sue mestruazioni ma la giustificazione, dichiarò la
donna, non le sembrò verosimile e insospettì anche gli inquirenti.
I congiurati furono scoperti ed imprigionati, Olimpio Calvetti rivelò il complotto,
Marzio da Fioran, sottoposto a tortura confessò, Giacomo e Bernardo confessarono
anch’essi, inizialmente Beatrice negò ostinatamente ogni coinvolgimento, ma la tortura vinse ogni resistenza e finì per
ammettere il delitto.
Il conseguente processo fu affidato al giudice Ulisse Moscato ed ebbe un grande
seguito pubblico, in dibattimento si affrontarono due tra i più grandi avvocati dell’epoca segnatamente Pompeo Molella per
l’accusa e Prospero Farinacci per la difesa,
(la fama duratura di questo caso fece sì
che per alcuni secoli dopo l’evento il suo
nome comparisse nei numerosi manoscritti dedicati al processo e in molti altri
romanzi ottocenteschi).
Allo scopo di alleggerire la posizione della
giovane, Farinacci accusò il Conte
Francesco di aver stuprato la figlia, ma
Beatrice nelle sue deposizioni non volle
mai confermare questo particolare, alla
fine prevalse l’accusa e gli imputati vennero tutti giudicati colpevoli e condannati a
morte. Il processo fu giudicato una farsa,
le circostanze attenuanti non furono tenute in alcuna considerazione e quell’orribile
uomo del Conte Francesco venne fatto
passare come persona in odore di santità,
il popolo mormorò, non a torto, che
Clemente VIII mirasse più alle ricchezze
dei Cenci che alla giustizia.
L‘11 settembre 1599 vene eseguita la condanna a morte per tre degli accusati,
Bernardo, del tutto innocente, venne tradotto nelle prigioni del Carcere Mamertino,
Giacomo morì in seguito alle torture,
Lucrezia e Beatrice vennero decapitate;
Bernardo, pur non avendo partecipato
attivamente all’omicidio, era stato anch’esso condannato per non aver denunciato il
complotto ma, per la sua giovane età,
ebbe risparmiata la vita essendo obbligato
ad assistere all’esecuzione dei congiunti.
Tra i presenti anche Caravaggio con i pittori Orazio e Artemisia Gentileschi, la giornata molto afosa e la calca provocarono la
morte di alcuni spettatori; la decapitazione
delle due donne fu eseguita con la spada,
la prima ad essere uccisa fu Lucrezia,
seguì poi Beatrice ed infine Giacomo.
Il corpo della giovanissima Beatrice Cenci,
come lei stessa aveva richiesto prima di
morire, fu sepolto in un loculo davanti
all’altare maggiore di San Pietro in
Montorio, sotto una lapide priva di nome,
secondo la norma prevista per i giustiziati.
La leggenda vuole che, quando la notizia
dell’esecuzione giunse a Clemente VIII,
questi dicesse: “Giustizia è fatta!“; subito
dopo le proprietà della famiglia Cenci furono confiscate dalla Camera Apostolica e
vendute all’asta, la maggior parte dei beni,
tra i quali la grande tenuta di Torrenova,
settemila ettari ed un Castello nell’Agro
Romano, fu acquistata da Gian Francesco
Aldobrandini,
nipote
dello
stesso
Clemente VIII.
Nel
1798,
durante
la
Prima Repubblica Romana,
i soldati francesi, che avevano occupato
la città al
comando del
generale
Berthier,
si
abbandonarono a razzie e
13
requisizioni, anche le tombe furono violate
e, stando alla testimonianza del pittore
Vincenzo Camuccini, che assistette all’episodio mentre lavorava al restauro della
Trasfigurazione di Raffaello, alcuni soldati,
entrati nella chiesa di San Pietro in
Montorio, iniziarono a spaccare le lastre
dei sepolcri poste sul pavimento, uno di
loro aprì la cassa di Beatrice e s’impossessò del vassoio d’argento sul quale era
stata deposta la testa della giovane.
Le vicende della famiglia Cenci, e di
Beatrice in particolare, non potevano non
suscitare interesse, sentimenti di partecipazione sincera e commozione, ma anche
curiosità morbosa, sia tra gli strati popolari sia tra gli artisti, gli ingredienti c’erano
tutti: la bellezza e giovinezza di Beatrice, il
cupo ambiente familiare, le passioni torbide del padre, l’incesto, la vendetta dei fratelli, l’espiazione e il supplizio finale.
Per tali motivi alcuni artisti trovarono
numerosi elementi di ispirazione per le
loro opere, infatti, un presunto ritratto di
Beatrice, attribuito a Guido Reni o ai suoi
allievi è conservato presso la Galleria
Nazionale d’Arte Antica di Palazzo
Barberini,
Stando a una leggenda popolare, nei dintorni di Palazzo Cenci è possibile incontrare il fantasma di Beatrice quando la giovane ritorna in quei luoghi per visitare le
antiche stanze del Palazzo, oppure la sera
dell’11 settembre, anniversario della sua
decapitazione, la si può vedere passeggiare su Ponte Sant’Angelo con la testa sotto
il braccio.
A “ Li spiriti” che infestano una casa dove
è avvenuto un orribile fatto di sangue fa
riferimento il sonetto composto da
Giuseppe Giochino Belli il 16 novembre
1832, il Poeta di Roma si riferisce all’epoca di Beatrice Cenci conosciuta dal popolo
romano come la Bella Cenci:
Dio sia con noi! Lo vedi, eh? Cquer casino
/ co le finestre tutte svetriate? / Llì, a
ttempi de la Cenci, un pellegrino / de nottetempo ciammazzò un abbate.
D’allor’impoi, a ssett’ora sonate, / ce se
vede ggirà ssempre un lumino, / eppoi se
sente un strillo fino fino, / e un rumor de
catene strascinate.
S’aricconta che un’anno uno sce vorze /
passà una notte pe scoprì ccos’era: / che
ccredi? In capo a ssette ggiorni morze.
Fatt’è cche cquanno ho da passà de sera /
da sto loco che cquà, pperdo le forze, / e
mme ffaccio ppiù bbianco de la scera.
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Campo de’ fiori
FACEBOOK E LA RESPONSABILITA’ CIVILE
Risarcita una giovane ragazza per essere stata
offesa pubblicamente dall’ex-fidanzato sul noto social network
Il diritto si adegua ai
tempi
ed
anche
Facebook
diventa
una potenziale fonte
di responsabilità civile.
Nato nel 2004, dall’idea di uno studente
universitario americadell’Avv. Ilaria
no, e con lo scopo di
Becchetti
mantenere i contatti
tra colleghi di università e scuole superiori di tutto il mondo,
già dal 2006 ha assunto i connotati di
una vera e propria rete sociale, destinata a coinvolgere in modo trasversale un
numero indeterminato di utenti.
Con il suo crescente successo, ed il conseguente moltiplicarsi degli utenti iscritti,
arrivano anche le prime sentenze che
hanno come sfondo e location questo noto
social network.
È del 3 marzo scorso la sentenza
emessa dal Tribunale di Monza, con
la quale una ragazza ha ottenuto la
somma di euro 15.000, a titolo di
danno morale soggettivo, per essere stata
platealmente lesa - a mezzo Facebook
appunto - nella reputazione, onore e decoro dal suo ex-fidanzato.
Quest’ultimo, infatti, commentava in
maniera diffamatoria una foto della giovane “postata” sul social network, facendo
inopportunamente riferimento ai difetti
fisici (quali lo strabismo) e alle preferenze
sessuali della ex.
La ragazza, vistasi lesa nei propri diritti
costituzionalmente garantiti, adiva il
Tribunale competente per ottenere la condanna dell’ex fidanzato al risarcimento del
danno morale subìto quale diretta lesione
alla reputazione, all’onore onore e al
decoro.
La sua domanda ha trovato pieno
accoglimento nella sentenza richiamata, visto l’indubbio carattere pubblico
delle offese arrecate e delle conseguenti
sofferenze inferte.
Attenzione,
dunque, a ciò
che si pubblica
e si scrive su
Facebook.
Come giustamente
afferma
il
Tribunale
di
Monza,
“coloro
che decidono di
diventare utenti di
Facebook
sono
ben consc,i non
solo delle grandi
possibilità relazionali offerte dal
sito, ma anche
delle
potenziali
esondazioni dei
contenuti che vi
inseriscono: rischio in una certa misura
indubbiamente accettato e consapevolmente vissuto”.
Il Giudicante ritiene, infatti, che, da
parte degli utenti, vi sia una consapevole accettazione dei conseguenti
rischi di una non corretta utilizzazione di Facebook.
Per questo, ha concluso per l’affermazione
della civile responsabilità del ragazzo, in
relazione ai pregiudizi arrecati alla exfidanzata dai messaggi diffamatori.
www.campodefiori.biz
Campo de’ fiori
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Cucina: da dove iniziare?
Noi e il cibo: un legame di gusto, un legame di vita
Ciò che risiede nel
vasto
dominio
della cucina e
della gastronomia
è l’insieme delle
percezioni che il
cibo fa scaturire
mentre lo assaporiamo, ma anche
quando si inizia a
di Caludia Mancini
pensare cosa preparare, quando si scelgono gli ingredienti
e quando lo si cucina. Ebbene sì, perché
da sempre il nutrimento è il primo e il primordiale gesto di dedizione umana, lo
strumento attraverso il quale ci si prende
cura delle persone amate alimentando il
legame e creando, così, un vincolo. Basti
pensare all’allattamento materno, altro
non è che una forma di contatto fisico
mediante il quale il neonato suggella il
legame indissolubile con la madre, il gesto
con cui la donna continua a tenere in vita
un cordone sentimentale e vitale: si soddisfano così sia il bisogno di nutrimento, sia
la crescita fisica ed emozionale di entrambe gli individui.
Il legame che si determina, spesso e
volentieri, rimane nella memoria di ciascuno, perchè legato a sensazioni tattili, olfattive e gustative. La percezione di una sensazione, però, muta nel tempo; così,
sovente, ci si ritrova a mangiare una pietanza cucinata secondo una ricetta nota e
a rimanere delusi perché non aderente al
sapore incamerato nella memoria.
Questo mio primo articolo nel mondo del
cibo e del vino vuole essere uno spunto di
riflessione proprio su questo aspetto. Cosa
ci fa percepire un sapore, un gusto, un
profumo che dovrebbe essere familiare e
acquisito nel tempo in maniera diversa e
cangiante? Perché quando portiamo un
boccone alla bocca non ci stiamo solo
nutrendo, ma stiamo attingendo a quel
bagaglio mnemonico di sensazioni organolettiche che attribuiscono a quel determinato cibo una localizzazione nello spazio e
nel tempo; lo associamo a un evento, a un
particolare momento, lo leghiamo a un
preciso ricordo. La corrente filosofica del
sensismo, di cui Condillac è stato un
esponente, sosteneva che solo attraverso i sensi un oggetto è dato come
immediatamente certo; il sensibile, ciò
che percepiamo attraverso i sensi, non
avrebbe bisogno di dimostrazione in
quanto
ci
costringerebbe subito a
riconoscerne
la sua stessa
essenza. In
questa visione l’amore, la
fame, le passioni sarebbero la dimostrazione dell’esistenza di qualcosa che ci anima e ci
spingerebbe a prediligerle, o ad evitarle, in quanto, solo ciò che è piacevole o
doloroso sarebbe in grado di alterare e
modificare lo stato dell’uomo, mettendo in evidenza l’esistenza o la mancanza di un insieme di percezioni sensoriali che, alla lunga, confluirebbero nell’anima stessa.
Senza voler scendere troppo in dettagli
filosofici, né addentrarmi nei meandri in
cui tale discussione potrebbe scivolare,
mi limito a suggerire una riflessione per
la prossima volta che mangerete qualcosa di cui siete certi di conoscere il
profumo, la consistenza e il sapore. E’
esattamente come lo ricordavate?
Ciambellone
Il sapore semplice di un gesto antico: la colazione. Una prima ricetta facile e veloce che
esce dalla memoria delle mattine davanti a una
tazza di latte, dai pomeriggi passati a fare i
compiti seduti al tavolo della cucina.
4 uova
250 gr di zucchero semolato
300 gr di farina
1 bicchiere di olio (personalmente uso quello di mais)
½ bicchiere di latte intero
1 bustina di lievito in polvere
1 limone
1 pizzico di sale fino
PREPARAZIONE. Preriscaldare il
forno a 180°C. Versare le uova in un
recipiente capiente e romperle con una forchetta; aggiungere lo zucchero e la scorza grattugiata del limone. Montare il composto con
una frusta, elettrica o a mano, fino ad avere
una consistenza omogenea. Continuando a
lavorare versare l’olio, il latte e un pizzico di
sale. A parte miscelare la farina con il lievito e
setacciarla nel composto precedentemente
ottenuto e amalgamare il tutto con un paletta,
con movimenti dal basso verso l’alto. Versare il
composto in uno stampo da ciambellone e cuocere nel forno caldo per 45/50 minuti; trascorso questo tempo testare la cottura con uno
stuzzicadenti, se estraendolo esce ancora
umido proseguire per altri 10 minuti. Lasciar
raffreddare su una grata e conservare
coperto con pellicola alimentare.
Campo de’ fiori
16
di Carlo Cattani
Peppe Barra
nato, pasciuto e cresciuto sul palcoscenico !
66 anni a breve ,Peppe Barra ,Romano
“per caso “ alla nascita ma Napoletano di
concepimento, d’anima e di residenza, nell’immaginario collettivo indimenticato
componente della Nuova Compagnia di
Canto Popolare della stagione più gloriosa, gli anni ’70, ha, ancora una volta,
disfatto il suo voluminoso bagaglio d’artista a Roma, fermandosi in città per una
serie di 4 concerti (8-11aprile) alle pendici
del Gianicolo, nello spazio raccolto del
Teatro Ghione (www.teatroghione.it ).
La mia esperienza su Peppe Barra era
ferma ai suoi dischi con la “N.C.C.P.”, formazione che attraverso una nutrita produzione discografica e un’attività concertistica transnazionale, a partire dal 1970,
diffonde in Italia e nel Mondo la musica
popolare della Campania, con soddisfazione di intenti culturali e di ritorno commerciale. Nei miei ricordi ho ben presenti
le coinvolgenti apparizioni televisive della
“N.C.C.P.” nell’era del bianco / nero della
Rai (nda: nutrita serie di video visionabili su YouTube) dove, “armati” di tammorre-chitarre battenti–castagnette –fisarmoniche -puti pù, Peppe & compagnia facevano “nu tiatro gruosso ” con le loro
grandi voci! Dalla fine degli anni ’70
Barra è fuoriuscito da quella formazione
per intraprendere una personale, brillante
carriera di musicista e di attore con particolare riguardo per il teatro;anche il cinema ha, spesso, richiesto. L’arte di Peppe
come, ad esempio, solo per dirne una, nel
2002, con la caratterizzazione del personaggio del Grillo Parlante nella versione
cinematografica di
Pinocchio girata da
Benigni .
Un percorso artistico ,quello di Peppe,
che per molti anni incrocerà con quello
della mamma, la grande Concetta Barra,
scomparsa nei primi anni ’90, portando la
ditta “Peppe & Barra” (così fu ribattezzato il sodalizio artistico tra madre e figlio) a
realizzare diversi apprezzati dischi e pieces
teatrali. Tra le altre cose Barra vanta una
nutrita serie di collaborazioni in opere
discografiche di altri artisti, anche emergenti, come la band dei “Letti Sfatti“ ( lettisfatti.com )
prodotta
da Patrizio
Trampetti
(www.masar.it/artists/patrizio_trampetti.htm ), musicista Napoletano di lungo
corso, già nella formazione storica di
NCCP con Barra e in tanti altri progetti
..…. Bennato dei dischi mitici …. (Patrizio
è l’autore dei testi di “Un giorno credi” e
“Feste di piazza”…può bastare ?) tanto
per fare un esempio: nel cd “Come fiori
tra i marciapiedi e l’asfalto” dei “Letti
Sfatti “, Peppe interpreta il brano “ ‘A vita
do musicista”. E, così, sapere di Peppe
disponibile praticamente sotto casa…..
mi ha folgorato!
Ho assistito al primo dei quattro concerti:
un pubblico eterogeneo e la sala gremita confermano che l’arte di Peppe è ben
diffusa e apprezzata; non poteva essere
diversamente per un artista che conosce
il palco ….da sempre! La sala si fa buia e
il sipario si alza: le prime luci dello spettacolo spuntano e si irradiano sul gruppo dei 5 musicisti che, pressochè stabilmente, accompagna Barra da molti anni
nei suoi concerti .
Il suono in crescendo di un arpeggio di
chitarra (quasi mi ricorda le atmosfere
ipnotiche create da un sitar) introduce
“Jesce o sole”, un’antichissima filastrocca,
accertata come la prima canzone del
repertorio classico partenopeo, addirittura
riconducibile al 1200: il protagonista della
serata, Peppe Barra, entra in scena, vestito con abito comodo colorato (che alternerà con uno bianco nel corso dello show)
Peppe Barra
e il suo immancabile copricapo, raggiunge
il microfono piantato al centro del palcoscenico ed intona, a mò di cantilena, i
versi dell’antica composizione che, spiegherà, al termine del brano, è da intendere come un augurio per il “buon andamento delle cose” . E che le cose andranno bene è già ben chiaro a tutti: Peppe
c’è (!) già dalle prime battute rivolte al
pubblico, il suo brio e l’ umiltà del grande
artista procederanno di pari passo con la
qualità del repertorio proposto. La scena è
austera e al pubblico ben risalta la grande concentrazione profusa da tutti i musicisti, non solo esecutori ma realmente
partecipi
delle emozioni del
“capo
banda”. Un concerto di Barra è alternanza
Peppe Barra e NCCP
Campo de’ fiori
Pepppe Barra è il grillo parlante nel
Pinocchio di Benigni
di musica e recitazione: dal suo baule
“Peppe o’artista” pesca azzeccate, emozionanti, vigorose proprie rielaborazioni
di brani dal repertorio della canzone popolare Napoletana e del canzoniere Italiano
della prima metà del 900 (“ Profumi &
Balocchi”: solo lo straziante grido di
“Maaammaaa, mormora la bambina…”
vale il costo del biglietto!) passando per la
proposta di alcuni brani dal suo più recente, bellissimo e consigliato per l’acquisto
(!!!), album “N ‘attimo”, la melanconica
”Piccirè “ e la rarefatta “ Sofrimento” con
la band che sottende in coro al testo cantato e recitato di Barra.
Ma la serata ci offre anche brani recitati
con citazioni da “L’inferno della poesia
napoletana”, è il caso de ““Idillio ‘e merda-
a cacata nnammurata “…. un componimento con protagonista … la cacca… che
parla d’amore, e dal “Pentamerone” , una
raccolta di 50 favole in dialetto napoletano della prima metà del 1600, scritte da
Gian Battista Basile dove ne trae il racconto de “Le vecchie vergini”, oltre 15
minuti di un Barra teatrale , multifacciale, intento ad animare le conversazioni in
dialetto napoletano di due vecchie “brutte ma brutte assaje” che tentano di raggirare un giovane principe “da moglie”
…con finale scoppiettante!
Lo spettacolo, così farcito, volge al termine, Barra non si risparmia e divertito dalla
serata e grato dell’accoglienza riservatagli
trascina una sedia e si siede al centro del
palco con nei palmi delle mani le “castagnette” (nda: strumento simile alle nacchere) e, dopo una breve introduzione, inizia a battere
il tempo per
la
“Tammurriata nera” preceduta da
“Guerra” componimento funzionale a creare un’atmosfera tesa con
tanto di effetti simil sirene di avviso di bombardamenti imminenti.
Il pubblico è trascinato dalla
“Tammuriata” e alla sua conclusione credo che un desiderio
alberghi in ognuno dei presenti: <cari
gestori del taatro Ghione,
lasciateci le chiavi….chiudiamo
noi! Peppe ….continua! > E
Peppe non si fa attendere ritornando in scena per un paio di pezzi.
17
Uno spettacolo durato circa due ore, emozionante, senza sbavature, ritmato, ottimamente eseguito dai fidi “guaglioni di
Peppe”: direi che il volto, la gestualità, le
pose di Peppe arrivano alle nostre orecchie prima delle sue parole….. Peppe….
PORTA UN BACIONE a Napoli ma … torna
presto a Roma !!! GRANDE, GRANDE,
GRANDE! (se volete vivere “da casa”,
comodamente seduti nella vostra poltrona,
l’esperienza di un concerto di Peppe Barra,
potrebbe aiutarvi l’ascolto del cd “Peppe
Barra in concerto–ed Marocco Music
2003, con la presenza del grande violinista
e
compositore
napoletano
Lino
Cannavacciulo (linocannavacciuolo.it), collaboratore in tanti lavori musicali e teatrali con Peppe Barra) .
Peppe e Concetta Barra
18
Campo de’ fiori
A Fabrica di Roma (VT), premiati attori e registi provenienti da tutta Italia
IV RASSEGNA NAZIONALE DI TEATRO
“PREMIO ARCO D’ORO”
Assegnato da Campo de’ Fiori il Premio Speciale della Stampa
per voci emergenti. Gli intermezzi musicali
hanno avuto il
loro momento
magico quando
il tenore Roberto Mattioni,
accompagnato
dalla fisarmonica
di
Cleo
Galliani, ha eseguito delle bellissime canzoni
sulle arie del
“Tango”. I piaDa sx: Due membri della compagnia teatrale Faul di Viterbo che si è aggiudicata il
cevoli
pezzi
Premio speciale della Stampa,Carlo Ciaffardini, il Direttore Artistico del Palarte di
musicali sono
Fabrica di Roma, Ermelioda Benedetti, che ha consegnato il Premio per Campo de’
serviti anche a
fiori e il presentatore Claudio Ricci.
raffreddare la
Sabato 24 aprile al Teatro Palarte di
tensione palpabile tra le Compagnie finaliFabrica di Roma si è conclusa la IV edizioste, ansiose di conoscere i risultati della
ne della Rassegna Nazionale di Teatro
giuria nell’assegnazione dei premi, intro“Premio Arco d’Oro”. Alla presenza del
dotti, di volta in volta, da due splendide
Sindaco e delle autorità cittadine si è svolvallette, che indossavano, per l’occasione,
ta quella che può essere definita una vera
bellissimi abiti della boutique “Naif” di
e propria serata degli “Oscar”. La cerimoFabrica di Roma. Sicuramente uno dei
nia di premiazione, condotta dal simpatipremi più importanti e significativi è stato
cissimo Claudio Ricci, spalleggiato dal
il Premio Speciale della Stampa. La capodirettore artistico, nonché ideatore della
redattrice Ermelinda Benedetti, ha portato
rassegna, Carlo Ciaffardini, ripresa da Rai
i saluti del Direttore Sandro Anselmi a tutto
3 e trasmessa al TGR regionale, è stata in
il pubblico fabrichese, che ha affettuosarealtà anche un gradevole spettacolo
mente ricambiato con un lungo applauso,
musicale. L’assegnazione dei vari premi,
ed ha consegnato la targa attribuita
infatti, è stata intervallata da varie esibida“Campo de’ Fiori” alla compagnia FAUL
zioni: gli allievi dell’Istituto Musicale
di Viterbo vincitrice del Premio con la com“Giacomo Carissimi” di Viterbo hanno esemedia di E. De Filippo Chi è cchiù felice’e
guito una coinvolgente “pizzica”, eseguita
me! Le Compagnie Teatrali Riunite di
con sole tamburelle. A seguire dieci giovaMacerata con uno splendido Berretto a
ni chitarristi dell’istituto viterbese hanno
sonagli hanno vinto il Premio per la
fatto ascoltare al pubblico due famosissimi
Migliore Regia, assegnato a Piergiorgio
brani. E’ stata poi la volta delle ballerine
Pietroni (anche interprete nella parte di
della Scuola Art Dance & Fitness di Fabrica
Ciampa). Alla compagnia G.A.D. di Pistoia
di Roma, dirette dalla bravissima Giada
è andato il Premio Miglior Attrice non
Pancianeschi. Entusiasmo tra gli spettatori
Protagonista per Francesca Branchetti,
per Dario Guidi, il giovanissimo cantante
nella parte di Irene Molloy in La sensale di
fabrichese vincitore già di diversi concorsi
matrimonio. Molto gradita la commedia
Alcune foto di scena dello spettacolo Il Cyrano, che si è aggiudicato il
“Premio Arco d’oro” per l’anno 2010
Margarita e il gallo, portata in scena dalla
Compagnia della Tresca di Bologna, che si
è aggiudicata il Miglior Attore non
Protagonista con Stefano Morettini e la
Miglior Attrice con Viviana Piccolo nell’eclettica ed accattivante parte della serva
Margarita. La palma del Miglior Attore se
l’è aggiudicata il bravissimo e giovane
Renato De Simone per la parte di
Scemunillo in Fatto di Cronaca di Raffaele
Viviani, allestito dalla compagnia Luna
Nuova di Napoli. C’è stata poi l’assegnazione del Premio Speciale della Giuria alla
Compagnia Del Sorriso di Ancona per un
gradevolissimo L’uomo la Bestia e la Virtù.
Per finire, accolto da una vera e propria
ovazione, è salito sul palcoscenico Claudio
Pesaresi , della Compagnia Al Castello di
Foligno, splendido interprete e regista di
un meraviglioso Cyrano de Bergerac che si
è aggiudicato ben tre premi: il Miglior
Allestimento, il Premio del Pubblico e la
Migliore Rappresentazione. Insieme a
Serena Orazi (Rossana) e Giuseppe Raponi
(Cristiano), un commosso Pesaresi ha ricevuto dalle mani del Sindaco Giuseppe
Palmegiani il prestigioso “Arco d’Oro”
opera del pittore Ferdinando Sciarrini.
Nei ringraziamenti finali, la Presidente
della Pro-Loco Stefania Stefanucci ha
ricordato che la rassegna fabrichese è
ormai un punto di riferimento per gli
appassionati di teatro dell’alto Lazio che
ogni domenica riempiono i 430 posti del
teatro Palarte. Il prestigio della Rassegna
trova riscontro nell’alto numero di lavori
iscritti al concorso (quest’anno 95) e dal
risalto che RAI 3 ha voluto dare all’evento
trasmettendo, domenica 25 aprile, un
ampio servizio al TGR regionale, a testimonianza della notorietà e qualità della
rassegna teatrale fabrichese. Siete tutti
invitati, per la prossima stagione a partecipare, sia come spettatori, sia come protagonisti, se tra voi lettori c’è qualche attore
o regista che vuol proporre la propria compagnia.
20
Campo de’ fiori
Una “Fabrica” di ricordi
Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma
Angelo Giovagnoli
Rincontrarsi dopo tanti
anni con un amico e
raccontare della passata giovinezza, è cosa
bella e nostalgica e la
memoria si spinge
dentro i ricordi custoditi giù, nel fondo.
di Sandro Anselmi E’ stato bello, così,
ricordare con Angelo
di quando, ragazzi, ci frequentavamo.
Al di là della comune passione per la musica che lo ha portato, poi, a così alti livelli,
c’era fra noi una sincera amicizia che ci
faceva dividere giorni indimenticabili.
Riconoscevo da lontano il rumore del suo
“Bobo” Benelli arrancare sulla salita per
arrivare a casa mia e le visite di Angelo
erano frequenti perché lì avevamo una
stanza dove facevamo le prove con il
gruppo musicale.
Allora ricordo Angelo al basso, nei veglioni
degli anni ’60 al Cinema Smeraldo; alle
tastiere, nella pista da ballo di Vasanello, e
con il corno in una nostra memorabile esibizione a Roma, presso l’auditorium dell’istituto Gerini, sulla Tiburtina.
Angelo arrangiò mirabilmente un brano
degli Aphrodite’s Child, Marie Jolie, che a
me piaceva tanto interpretare e, alla mia
uscita sul palco, uscì dal pubblico giovane,
smaliziato della città, forte una voce che
scandì: “A ber morone… Via Sannio veste
tutti!!!”. Ed infatti, per risparmiare, i banchi del famoso mercatino romano erano la
nostra più esclusiva boutique.
Quella frase rimase famosa, ed ancora
oggi Angelo me la ripete prendendomi in
giro.
Indimenticabili le nostre passeggiate a
Roma, quando di ritorno da Via dei Mille,
dove cercavamo, nel negozio di dischi di
Marignoli (nostro paesano), gli ultimi successi da riproporre nelle nostre serate,
sostavamo da Trombetta a Via Marsala per
consumare, con tanto gusto e molta fame,
l’immancabile quadruccio di cioccolata.
Ci recavamo spesso a Via Fabio Massimo,
nel negozio Musicarte, dove sognavamo di
poter comprare, un giorno, tutti gli strumenti desiderati, tanto che le facce della
signora Vanda e del signor Nanni (i proprietari) e del magazziniere Abele, erano
diventate familiari.
Sono contento di pensare che Valerio,
padre di Angelo, e già valente musicista,
mi portasse ai saggi che il figlio
teneva al conservatorio, avendomi, probabilmente, ritenuto uno
dei suoi migliori amici.
Valerio, che è stato la tromba
solista della gloriosa orchestra
Brazil negli anni ’50 e ’60, e
diretto la Banda Raffaele Poleggi
di Fabrica di Roma, ha indubbiamente trasmesso l’arte della
musica ai suoi due figli Angelo e
Renzo, ma Angelo è stato quello
che gli ha dato maggiori soddisfazioni.
Oggi la nostra storia di amicizia
prosegue inossidabile e la carriera artistica di Angelo è degna
delle “note” che seguono:
Angelo Giovagnoli , nato a
Fabrica di Roma, inizia a suonare
la tromba a 6 anni sotto la guida
di Giorgio Postiglione, Maestro
della Banda; a 9 partecipa ad un
concorso musicale per giovani
esecutori e vince una borsa di
studio della SIAE che gli permette di frequentare i Conservatori
San Pietro a Majella di Napoli e
Santa
Cecilia
in
Roma.
Giovanissimo si diploma in corno, sotto la
guida dei maestri Antonio Marchi e
Domenico Ceccarossi. Nel 1969, voluto dal
Maestro Franco Ferrara, è primo corno nell’orchestra delle “Vacanze Musicali” a
Venezia. Successivamente si trasferisce a
Palermo dove rimane per due anni come
primo corno dell’Orchestra del Teatro
Massimo. Nel 1971 vince il concorso di
primo corno dell’Orchestra del Teatro
dell’Opera di Roma e fa parte del quintetto dei solisti del Teatro dell’Opera di Roma,
con il quale ha suonato nelle più importanti sale da concerto italiane ed estere.
Dal 1973 al 1977 è stato docente della cattedra di corno presso l’Istituto G. Briccialdi
di Terni e, dal 1982 al 1985, in quella del
Conservatorio di Santa Cecilia in Roma.
Dal 1970 inizia l’attività concertistica
facendo parte del Gruppo di Rivalutazione
Musicale con il quale esegue parte del
repertorio solistico per corno e orchestra.
E’ promotore e fondatore di realtà musicali come: il Gruppo Italiano di Ottoni,
l’International
Chamber
Ensemble,
l’Accademia Musicale Italiana- AMIT e il
Quintetto Primavera di Digital Records.
E’ socio dell’Unione Musicisti di Roma dal
1973 al 1989. Il Maestro Franco Mannino
gli dedica l’Adagio per Corno e Orchestra
d’Archi, eseguendolo in prima assoluta al
Teatro Sala Umberto di Roma per i concerti di Radio3.
Dal 1990 al 1992 è stato Consulente
Artistico del Sovrintendente del Teatro
dell’Opera di Roma Gian Paolo Cresci, con
il quale realizza produzioni di grande rilievo come il Concerto dei Tre Tenori a
Caracalla e crea, all’interno dello stesso
Teatro, il Media Departement, dove cura e
valorizza lo storico archivio audio attraverso la rimasterizzazione di vecchie registrazioni, pubblicando dischi con la BMG, di
valore storico culturale. Sempre nel 1990
fa il coach musicale per gli attori del film
“Rossini Rossini” con la regia di Mario
Monicelli e, successivamente, coordinatore
per la registrazione e la ripresa di
Cavalleria Rusticana per il film “Il Padrinoparte terza” con la regia di Francis Ford
Coppola. Dal 1992 al 1994, con il Gruppo
Italiano di Ottoni, prende parte alla trasmissione della rai “Uno Mattina”. Nel 1995
fa di nuovo il coach musicale per gli attori
Campo de’ fiori
21
nator Compagnia dell’Arancia.
del film “Croce e Delizia” per la regia di
Luciano De Crescenzo. Nel 1995 è coach
musicale di Nastassia Kinskj per il film “La
bionda”, regia di Sergio Rubini. Nel 2000
arrangia Silouans Song di Arvo Part e dirige l’orchestra Wien per la colonna sonora
del film “I cento passi”, regia Marco Tullio
Giordana.
Nel 2000-2001 è Musica Advisor nel film
“Gangs of New York”. Sempre nel 2001 è
stato responsabile dei servizi musicali del
Festival Verdiano di Parma, creando con il
Direttore Artistico Bruno Cagli l’Orchestra
del “Centenario Verdiano”.
Nel 2002 cura il Festival di Solothurn in
Svizzera, dove invita la Czech National
Symphony Orchestra; nello stesso anno è
direttore d’orchestra nella registrazione in
studio di “Tosca” con la Philarmonica di
Belgrado per il film di Giorgio Ferrara
“Tosca e altre due”, cantata da Maria Pia
Ionata, Alessandro Safina, Armando
Ariostini, Ezio Di Cesare e Gian Paolo
Fiocchi. E stato consulente musicale nel
film “Callas forever” con la regia di Franco
Zeffirelli. Da oltre 30 anni, opera nel settore delle colonne sonore da film come cornista e come organizzatore, ricevendo
soddisfazioni: 8 David di Donatello con il
Maestro Franco Piersanti, Riz Ortolani,
Ennio Morricone e 2 Oscar con il Maestro
L. Bacalov per il film “Il Postino” e “La vita
è Bella” con il Maestro Nicola Piovani.
Da Gennaio 2005 ha rilevato lo storico studio di registrazione SONIC con la società
Digital Records srl, della quale è socio e
responsabile artistico, organizzando orchestre per concerti, convention e colonne
sonore da film a Roma e Praga.
Negli anni è stato direttore d’orchestra per
le colonne sonore dei film “Mathilde”,
“Elisa di Rivombrosa 2”, “In un altro
paese”, “Doc West”, “Il Falco e la Colomba”
e del CD “Anno Zero Samarcanda”, musiche del Maestro Daniel Bacalov.
Nel 2008 compone le musiche per lo spettacolo teatrale “Il poeta volante” interpre-
tato da Pietro Pignatelli, scritto e diretto da
Angelo Ruta. Nel 2009 compone le musiche dello spettacolo teatrale “Vincent”
interpretato da Angela di Matteo, Federica
Natangelo, Pietro Pignatelli, scritto e diretto da Angelo Ruta. Nel 2009 scrive le
musiche per “Quante storie”, due CD di
filastrocche musicate per bambini.
Dal 2008 a tutt’oggi è Tutor Fiati
dell’Orchestra Giovanile Goffredo Petrassi.
Dal 1995 ad oggi è stato parte integrante
nei musical:
- Facciamo l’amore (2009) orchestra coordinator G&G Production
- Poveri ma belli (2008) orchestra contractor Teatro Sistina
- Parlami di me (2007) orchestra coordinator Teatro Sistina
- Il principe della gioventù (2007) orchestra coordinatori CTC
- Vacanze romane (2004) music coordinator Teatro Sistina
- I Dieci Comandamenti il Musical (2003)
Line producer De Angelis Group
- Aggiungi un posto a tavola IV edizione
(2002) orchestra coordinator Teatro
Sistina
- I figli della lupa (2001) orchestra coordinator Teatro Sistina
- Francesco Il Musical (2000) orchestra
coordinator Promnibus
- Rugantino IV edizione (1998) orchestra
coordinator Teatro Sistina
- West Side Story (1995) orchestra coordi-
Ha inciso per Fonit-Cetra, BMG,EMI,
Frequenz, Cabum, CAM, Music Villane, e il
CD di Tosca è edito dalla CAM. Ha collabora per le colonne sonore con i maestri:
Ezio Bosso, Andrea Guerra, Ennio
Morricone, Franco Piersanti, Luis Bacalov,
Riz Ortolani, Armando Trovajoli, Nicola
Piovani, Pino Donaggio, Paolo Buonvino,
Bruno Moretti, Pivio e De Scalsi, Maurizio e
Guido De Angelis, Carlo Siliotto, Andrea
Pandolfo, Giovanni Bacalov, Andrea
Morricone, Stelvio Cipriani, Maurizio Abeni,
Arturo Annecchino, Antonio Di Pofi, Bruno
Zambrini, Marco Tiso, Mario Raja, Tony
Secchi, Germano Mazzocchetti, Piero
Piccioni, Carlo Savina, Carmine Coppola,
Paolo Silvestri, Pietro Freddi, Stefano
Caprioli, Giuseppe Napoli, Lele Marchitelli,
Luigi Seviroli, Renato Serio, Natale
Massara, Gianfranco Plenizio, Tommaso
Vittorini, Piero Pintucci, Dario Lucantoni,
Pasquale Filastò, Alesso Vlad, Claudio
Capponi, Stefano Arnaldi, Ludovico Fulci,
Giancarlo Chiaramello, Gianni dell’Orso,
Francesco De Masi, Lamberto Macchi,
Manuel De Sica, Fabio Liberatori,
Alessandro Molinari, Stefano Reali,
Gianluca Podio, Benoit Jutras, Ruj
Folguera, Bob Rose, Antonio Sinagra,
Savio Riccardi, Lino Cannavacciuolo,
Michele Fedigrotti, Pino Daniele, Francesco
Cerasi, Guido Freddi, Giuliano Taviani,
Nicola Tescari, Ludovico Einaudi.
Angelo Giovagnoli durante la registrazione
della colonna sonora del film “Il falco e la
colomba”, con la Czech National Symphony
Orchestra , musiche di Maurizio De Angelis
Campo de’ fiori
22
Ecologia e Ambiente
La marea di petrolio della Louisiana
La marea nera di
petrolio fuoriuscita
dalla piattaforma
della
British
Petroleum nel Golfo
del Messico, sta
provocando
non
pochi disastri, arrivando a toccare le
coste
della
Louisiana, si avrà
una delle più grandi
di Giovanni
catastrofi ambienFrancola
tali..
Sta per arrivare, per
i forti venti, alla foce del fiume Mississipi,
delineando così una minaccia per tutto il
sistema palustre e di conseguenza danni
enormi a tutta la riserva ittica.
Si è chiesto l’intervento di 6000 soldati
della Guardia Nazionale, per far fronte a
questo drammatico incidente, il Presidente
americano Barack Obama, ha dichiarato di
mettere a disposizione anche il
Dipartimento della Difesa, ciò è sufficiente
per comprendere quale misura, questo
danno ambientale, possa assumere nel
corso del tempo. Nel mio libro pubblicato
da Ennepilibri nel 2008 dal titolo “Il profitto e la Virtù” al capitolo (l’uso del petrolio
e quanto versato in mare), citai di una
catastrofe ecologica avvenuta nel 1989 al
largo dell’Alaska, provocata dalla petroliera Exxon Valdes quando si riversarono in
mare circa ben 11 milioni di galloni di
petrolio, ebbene
questa catastrofe
della Louisiana si
ipotizza sia simile
per dimensione a
questo avvenimento del passato, dove duemila
chilometri
di
coste
vennero
contaminate, portando alla morte
migliaia di uccelli
e decine di balene.
Ora il colosso
Britannico BP, si
sta assumendo la piena responsabilità
della fuoriuscita di petrolio, ma ormai
tutto l’habitat, i pescatori della Louisiana,
la pesca dei gamberetti, la raccolta delle
ostriche, granchi è compromesso, e tutti i
pescherecci commerciali sono in ginocchio.
Infatti l’industria ittica in questa parte del
mondo fattura 2,4 miliardi di euro all’anno
e, intanto, la gente del luogo afferma di
sentire l’odore di petrolio fino a New
Orleans.
Certo è che la Casa Bianca ha sospeso
tutte le nuove trivellazioni fino a quando
non termineranno le indagini sul disastro
nel Golfo del Messico, per capire se quanto è accaduto è stato una cosa unica e
imprevedibile.
A mio modesto avviso, al di là di queste
sospensioni e indagini, questo ulteriore
disastro, inciderà negativamente su tutto
l’ambiente e su intere economie, quindi è
indispensabile ridisegnare per intero i
nostri stili di vita, che da troppo tempo
ormai hanno condotto l’intera umanità ad
una dipendenza dal petrolio senza via di
uscita.
Ora, come mai, occorre un impegno planetario per mettere fine a queste logiche
di profitto aberranti e distruttive, c’è tutta
la tecnologia sufficiente per farlo.
Sarà indispensabile fare massa, creare un
nuovo pensiero e, soprattutto, essere più
consapevoli di dove stiamo andando con i
nostri comportamenti.
Campo de’ fiori
23
Come eravamo
AH ! HO CAPITO, E’ QUELLO CHE CHIAMINO …..
... continua dal n. 69
Proseguendo nel mio
excursus riguardante i
soprannomi prettamente “civitonici”, in questa
seconda tranche, ho
focalizzato quelli con la
finale accentata, che
di Alessandro Soli
come noterete sono in
maggioranza con la lettera “o”. Il motivo va ricercato nella morfologia del nostro dialetto, che appunto
tronca le finali e le accenta. Ad essere sincero ho volutamente tralasciato di trascrivere l’articolo che precede il soprannome,
quel tanto caro ‘o, da noi contrapposto al
più famoso “er” romanesco, ma il risultato
credo sarà comunque di effetto, quando,
specialmente i più anziani, individueranno
le persone menzionate appunto con il loro
soprannome. E allora, pronti via con:
Bottò, Peppilò, Mozzicò, Cucchiarò,
Scotò, Sardò, Luriò, Trabardò,
Scopettò,
Smollicò,
Balestrò,
Mignolò,
Beccacciò,
Capocciò,
Mariolò, Cervellò, Gianduiò, Macchiò,
Ciavattò, Scafò, Giggiò, Combarò,
Cellò, Pellicciò, Stallò, Scarpò,
Ciammellò,
Tabbaccò,
Peperò,
‘Nciafruiò, Cacò, Squadrò, ‘Ndostò,
Baffò, Pecorò, Occhialò (Peppe), Filò,
Gibbò, Nasò, Peciò, Segò, Barrettò,
Mezzomiliò, Cappò, Nerò. Ed ancora
con le altre vocali : Bignè, Citroè,
Perepè,
Gnegnè,
Ciappamì,
Magnasupplì, Cichitolotù, Cuccurucù,
Menaccà,
Sciarabbaccà,
Zazzà,
Tartagnà, Parapazzù, ‘Ndindì, Iulù.
Immagino a questo punto, quanti di voi,
cari lettori, avranno già individuato le persone, o meglio i personaggi, che si celano
dietro tali soprannomi. Gente che si aggira
ancora per Civita, o che purtroppo è venuta a mancare, e viene ancora ricordata
proprio attraverso un soprannome che può
sembrare a volte discutibile, ma mai banale. Voglio soffermarmi su due di essi sopra
citati: “ Mignolò “ cioè Erminio Colonnelli,
(nonno dell’omonimo ristoratore) capostipite di tre generazioni, che qui a Civita
Castellana hanno proposto negli anni,
quella cucina “casareccia” basata sulla
cacciagione e sul pesce ( indimenticabili i
“tordi allo spiedo” e le ormai rarissime
“ranocchie fritte”). Ebbene il suo soprannome, deriva direttamente dal suo nome
Erminio, storpiato dal nostro dialetto, che
da Ermigno-Ermignolo lo ha trasformato
nel più simpatico “Mignolò”. L’ altro personaggio che voglio ricordare è “Peppe
Occhialò” cioè Giuseppe Fantera. Vero e
proprio personaggio, che deve il suo
soprannome sicuramente alle sue caratteristiche fisiche, in modo particolare ai suoi
grandi occhi. Immaginate un “Bud
Spencer nostrano”, che dietro alla sua prestanza fisica nascondeva un cuore “grande
così”. Stazionava perennemente in piazza
Matteotti, appoggiato al tettino della macchina in sosta, con l’immancabile sigaretta
accesa, sempre pronto a dare indicazioni a
gente di passaggio e a turisti. Ricordo le
domeniche pomeriggio degli anni ’60-70,
quando era solo la radio, con “Tutto il calcio minuto per minuto” a far palpitare i
tifosi. Ebbene piazza rimbombava dei
suoni usciti dalla radio di Peppe che sempre più “appoggiato “, gioiva ai gol di
Sandro Mazzola e della “ sua Inter”. Come
dicevo nel numero scorso, se continuo a
tralasciare qualcuno (a proposito, tra gli
“ino”
ho
dimenticato
Scaccino,
Musichino, e Bruschino) non me ne
vogliate perché qui a Civita Castellana
tutti, più o meno hanno un soprannome,
allora ho pensato di tenerne la conta,
ebbene con questi ultimi aggiunti siamo
arrivati a 86.
continua sul prossimo numero ....
Civita Castellana 1966
“Mignolò” (1896-1976) con i nipoti
Ernesto 12 anni e Erminio 8 mesi.
“Mignolò” pesca giù a Treja.
24
Campo de’ fiori
o
n
a
Le
guide
di
Campo
de’
fiori
t
n
e
l
a
V
Valentano è un vero e
proprio gioiellino della
provincia viterbese,
che mantiene ancora
intatto
quell’antico
tocco
medievale.
Sorge su di un’altura
posta a circa 538 m
sul livello del mare ed
di Ermelinda
incastonata nelle valBenedetti
late pianeggianti della
Maremma laziale.
Il borgo, con la sua splendida posizione
panoramica, domina il lato occidentale del
lago di Bolsena ed è compreso tra le acque
dolci di quest’ultimo e quelle salate del
mare Tirreno, dal quale dista solo pochi
chilometri.
STORIA La zona delimitata dai confini del
comune di Valentano, era abitata già 4000
anni fa. Nel piccolo, incontaminato lago di
Mezzano, pochi km a nord ovest del
paese, sono stati rinvenuti, infatti, oggetti
risalenti all’età del bronzo, e palafitte, probabilmente sommerse proprio dalle acque
di quel lago, durante gli stravolgimenti climatici ed ambientali dell’epoca. La tradizione vuole che Valentano derivi dall’etrusca “Verentum” ma non se ne sono trovate tracce.
Del periodo romano, invece, sono visibili
resti di numerose ville rustiche, trasformatesi successivamente in piccoli villaggi che,
in epoca medievale si riunirono, probabilmente per motivi di difesa, sull’alto del
colle ove, probabilmente si formò il primo
nucleo di quel villaggio chiamato
“Valentano” (forse da Valle degli Ontani).
Sono presenti anche resti di fortificazioni
Longobarde. Le prime notizie del paese
potrebbero essere quelle del 680, anno in
cui in questo centro si sarebbe trasferito il
vescovo della distrutta città di Bisenzo.
Dai documenti delle Abbazie imperiali di
Farfa e di San Salvatore, sul Monte
Amiata, abbiamo i primi dati certi del
paese. Nell’anno 844 in essi si ha menzione di Balentanu o Valentano. Nel 1053 il
paese comunque è già strutturato e appare organizzato come comune libero, nel
sito attualmente occupato, con la sua
pieve dedicata a San Giovanni Evangelista
e la Rocca di difesa.
Nel 1193 venne sottomessa a Viterbo, ma
conteso anche dalla vicina città di Orvieto.
Nel 1262 Urbano IV ne disponeva sotto la
giurisdizione della Chiesa di Roma.
Nel 1328 fu invasa e dato alle fiamme dai
barbari, ricostruito poi nel 1331, subì
ancora incursioni da parte di potenti feudatari che imperversavano nella zona.
Nel 1354, la cittadina venne assegnata dal
cardinale Albornoz alla signoria dei
Farnese che la tenne per lunghi anni, trasformando l’antica rocca di difesa nel
palazzo residenziale della famiglia, con
cortile rinascimentale e sale affrescate, e
richiedendo anche l’intervento di Antonio
da Sangallo il Giovane.
La fortuna del paese crebbe con quella
della famiglia Farnese culminata, nel 1534,
con l’elezione a pontefice di Alessandro,
sotto il nome di Paolo III.
La “fortunazza paolina”, tanto mal digerita
dalle famiglie rivali, doveva portare poi alla
creazione del Ducato di Castro e della
Contea di Ronciglione: una grossa fetta di
territorio nel cuore di quello ecclesiastico,
quasi alle porte di Roma, mal sopportata
dalla Camera Apostolica.
Lo splendido momento vissuto sotto i
Farnese aveva portato Valentano ad essere compreso nel Ducato di Castro (1537)
e, quindi, a divenirne la capitale fino a
quando, per le dispute tra i Farnese e la
Camera Apostolica, Castro venne completamente distrutta (1649).
Gli avvenimenti dei secoli seguenti registrano l’abbandono della Rocca da parte
dei Farnese e la sua trasformazione in
Monastero di Monache Domenicane.
I
Valentanesi
fecero
parte
dell’Associazione Castrense del 1848 e
quindi della Lega dei Comuni di Castro che
si opponeva al potere temporale dei papi e
auspicava, nello spirito risorgimentale del
tempo, l’unione dell’Italia tutta.
Sede di una guarnigione di Zuavi Pontifici,
il paese registrò l’arrivo e gli scontri con i
garibaldini nel 1867. Ma ormai il 1870 era
alle porte e mentre si festeggiava la presa
di Roma, gli Zuavi incendiavano, nella
piazza principale del paese, quasi tutte le
carte dell’archivio storico del Comune.
La situazione di Valentano, agli inizi del
1900 non era dissimile ai tanti paesi della
provincia di Viterbo, ove regnava una diffusa povertà tra la stragrande maggioranza dei cittadini, mentre la proprietà era
concentrata nelle mani di alcune famiglie
benestanti, della Parrocchia e delle numerose Confraternite.
Solo dopo aver partecipato alla Prima
Guerra Mondiale i contadini poterono
vedersi assegnati dal Comune i cosiddetti
enfiteusi (circa 8.000 metri di terra) di cui
poter disporre direttamente. Nel 1944 il
passaggio del fronte di guerra registrerà,
negli scontri fra soldati tedeschi ed alleati,
la morte di undici civili, molti dei quali
caduti per lo scoppio della bomba del
“Portonaccio”.
La situazione economica del paese nel
dopoguerra si rivelò, per molti, fonte di
privazioni tanto che, con la cosiddetta
“Riforma agraria” dell’Ente Maremma,
dopo il 1951, circa cento famiglie (per 600
cittadini) si trasferirono a Pescia Romana,
dove ebbero in assegnazione i cosiddetti
“poderi familiari”.
La popolazione cittadina che contava allora 3.826 abitanti (il massimo storico raggiunto), scese così a 3.218, stando ai dati
del censimento del 1961.
Questo calo demografico si incrementò nel
corso degli anni a seguire, per stabilizzarsi, negli ultimi anni, attorno ai 2.925 abitanti, malgrado l’incremento dell’insediamento abitativo che, invece, si è notevolmente ampliato.
continua sul prossimo numero ...
Campo de’ fiori
25
“SEMPRE CARA MI FU QUESTA TELEVISIONE...”
Un viaggio attraverso il mondo mediatico che ci circonda, analizzando vizi e virtù
della scatola luminosa più popolare al mondo
Cos’è davvero la
televisione? Quale
potere esercita questa scatolina colorata
che ormai presenzia
nelle nostre case
quasi come un componente della famiglia? Quali pericoli
nasconde e quali
di Milena Romoli
armi possiede? E
Dott.ssa in Scienze e ancora, quali sono le
Tecniche della
fasce più colpite da
Comunicazione
questo mezzo di
comunicazione, nato nel 1954, e ormai in
grado, addirittura, di scandire le nostre
giornate? Tentare di dare una risposta a
questi, e ad altri interrogativi, è quanto si
propone di fare questa nuova rubrica che
mirerà proprio a smascherare, ed a mettere in evidenza, taluni meccanismi preparati ad hoc in grado di scavalcare la nostra
stanca e poco allenata capacità di decodificazione.
Siamo noi ad essere cambiati, oppure
è la tv che cambia? Personalmente
credo che esista una sinergia tra le due
situazioni che vada puntualmente di pari
passo; negli ultimi mesi, infatti, quello che
si nota, è che le trasmissioni che ci vengono proposte, dai varietà ai reality, passando per i quiz ed i notiziari, senza dimenticare la protagonista pubblicità, stiano
sempre più tentando di modellare i nostri
personali schemi mentali. Il fatto riguarda,
in particolare, la percezione subliminale, ovvero il fenomeno secondo il
quale stimoli non avvertiti consciamente perché troppo rapidi, come nel
caso degli spot, possono influenzare
il comportamento degli individui.
Dunque, non è più solo la pubblicità, nata
negli anni ‘70, con l’avvento della televisione commerciale, ad aver cambiato il
ruolo della tv trasformandola da uno strumento di promozione culturale ad una
vera e propria impresa che inizia a guadagnare vendendo spazi e siparietti. Oggi è
la tv stessa ad essere cambiata e noi, e qui
si torna alla sinergia, facciamo certamente
la nostra parte, continuando ad adeguarci
ad un sistema che non ci piace ma che,
forse, ci fa comodo così, figuriamoci se
nella società altamente frenetica di oggi
dovessimo anche cercare il tempo per
ribellarci a questo vortice comunicativo
senza esclusione di colpi...Facciamo un
esempio concreto: il recente Festival di
Sanremo. Non è vero che non siamo contenti del podio finale della trasmissione
emblema che ha fatto la storia della musica italiana, e non è neanche vero che
siamo stufi di vedere i vincitori dei reality
show giovanili come ennesimi vincitori. Il
fatto è che, forse, dovremmo essere più
onesti con noi stessi e ammettere che i
reality, come riportano i dati Auditel, sono
programmi seguitissimi ai quali, però, non
esitiamo a tirare dietro critiche continue e
di ogni genere; e non possiamo, quindi,
lamentarci dell’inevitabile continuum che
si viene a creare tra i vari generi e programmi televisivi: siamo noi spettatori,
che ci piaccia o no, a decretare se un
programma è vincente, o se debba
essere immediatamente cancellato
dai palinsesti. A questo proposito, è arrivato forse il momento di capire che il
nostro zapping, a
volte poco pensato,
sia tutt’altro che
ininfluente; siamo
noi
spettatori,
nostro
malgrado,
quei pesciolini che si
vedono nelle fiere e
nelle feste patronali
che aprono e chiudono la bocca agli
ami calamitati che
tentano di catturarli. E non è
neanche vero che
siamo poi così
scontenti
che
Pupo, l’ormai rivisitato cantanteshowman famoso
per la sua statura, nonché per
aver dichiarato di
avere una moglie
ed
un’amante
entrambe concordi o, ancora, per
aver messo in piazza spregiudicatamente,
all’epoca dei “pacchi”, i suoi altrettanto
spregiudicati tentativi di vincere al gioco,
sia arrivato secondo all’evento più atteso
dell’anno. E neanche Emanuele Filiberto
disturba poi così tanto perché, diciamoci la
verità, la sua aria un pò sorniona, il suo
vociferare quasi tremulo e indeciso, forse
iniziano a piacerci. Sembra dunque giunto
il momento di risvegliare i nostri animi dal
dormitorio generale in cui si trovano e nel
quale, è doveroso ammetterlo, talvolta fa
comodo crogiolarsi. “Diamo a Cesare quel
che è di Cesare”, lasciamo quindi alla tv il
compito di aver rivoluzionato all’epoca,
quando svolgeva ancora una funzione
aggregativa e socializzante, la comunicazione, ma non permettiamole di rivoluzionare la nostra vita conferendole l’onore di diventare un’amica dalla quale ricevere compagnia, svaghi e impulsi di ogni
genere. Un buon punto di partenza
potrebbe essere quello di fornire ai
bambini, soggetti in evoluzione, e
prime vittime di questo circolo
mediatico assortito dove primeggia la
pubblicità, gli strumenti giusti per
potersi difendere da probabili intrusioni nocive. Certamente, crescendo, essi
acquisiranno capacità critiche e impareranno a resistere alla persuasione, ma quale
modo migliore per aiutarli se non quello di
avviarci noi adulti, per primi, ad un uso più
consapevole della tv?
A voi l’ardua sentenza.
Campo de’ fiori
26
LA COMMITTENZA DEL FORTE SANGALLO
DI CIVITA CASTELLANA
ALESSANDRO VI, CESARE BORGIA, GIULIO II:
tre figure illustri del Rinascimento italiano
...continua dal numero 69
La famiglia Borgia era
di origine spagnola.
Nel
1442
Alonso
Borgia (allora si chiamava ancora Borja),
vescovo di Valenza, si
recava in Italia, dapprima a Napoli, poi a
di Francesco
Roma; là veniva nominaPeri
to cardinale e, nel 1455,
Architetto
raggiungeva la somma
carica della cristianità: veniva, infatti, eletto papa col nome di Callisto III.
La fortuna della famiglia Borgia era ormai
assicurata. Dalla Spagna giunsero a Roma,
in colonne separate, nugoli di parenti e
amici del novello papa: giunse anche
Rodrigo, il carissimo nipote al quale il
papa diede lucrosi incarichi e titoli (quindi
rendite!) a non finire.
Rodrigo divenne vicecancelliere, vale a
dire capo di tutta la Curia. Mantenne tale
carica per 35 anni, fornendo prova di eccezionali qualità: rimase ininterrottamente al
suo posto sotto ben cinque Papi diversi.
Nel 1492, finalmente, s’insedio’ sul
trono di San Pietro col nome di
Alessandro VI. Fu un papa importantissimo sia per le opere per Roma e per lo
Stato Pontificio, sia perché fu partecipe, in
prima istanza, del “cambio del secolo” a
livello ideologico.
Lo storico contemporaneo, Arnaldo
Bruschi, infatti osserva che “una notevole accentuazione o ripresa di riferimenti all’antico sembra intervenire,
in modo nuovo, negli ultimi anni
(1500-1503) del pontificato di
Alessandro VI, forse in rapporto con
il programma ideologico e politico di
Cesare Borgia. Di fatto, un’ importante manifestazione di un clima culturale più intensamente antichizzante
è rappresentata ad esempio, alla fine
del Febbraio del 1500, dalla celebrazione del ritorno del Valentino, reduce dalle vittorie di Romagna, con l’allusiva sfilata di undici carri rappresentanti il trionfo di Giulio Cesare.
Esibita ai pellegrini dell’Anno Santo,
è già l’ideologia che sosterrà, tra
poco, il classicismo bramantesco di
Giulio II”.
Cesare Borgia era il secondogenito di
Alessandro VI, e seppur leggenda vuole
che i due si odiassero a tal punto che le
loro stanze private, nel Forte, erano
distantissime, ai lati opposti, in verità il
Papa spagnolo riponeva speranze nelle
mire espansionistiche del figlio condottiero
( non a caso …Cesare).
Alessandro VI Borgia
Alessandro VI
lego’ particolarmente il suo
nome a Civita
Castellana.
Fu governatore della città
per un decennio, prima di
essere eletto
papa nel 1492:
è
ricordato
nell’Antiporta
Borgiana,
posta nell’entrata Sud della
La Porta Borgiana
Città, ed eretubicata all'entrata di
ta dai cittadi- Civita Castellana proveniendo
ni
in
suo
dalla consolare Flaminia,
onore come
in una foto degli anni ‘70.
riconoscimento
dei
benefici ricevuti!
Continua sul prossimo numero…..
Cesare Borgia, il Valentino
Giulio II
Campo de’ fiori
27
L’uomo, la logica, l’essere
“Che posto occupa la coscienza nell’ambito della natura?”
La domanda che si
pongono ormai da
decenni i filosofi,
nell’ambito della
c o s i d d e t t a
Philosopy of mind,
suona così: “che
posto occupa la
coscienza nell’ambito della natura?”
E a distanza di
del Prof.
tempo non è stata
Massimo Marsicola
trovata sin qui
risposta alcuna. Il fatto è che questa
domanda, apparentemente legittima e tutt’altro che ingenua, porta con sé un vizio
di fondo: l’ambiguità dell’essere, di priniana memoria. Ambiguità che si deduce da
un lato osservando l’essere fisico; quello
che Heidegger chiama ente. E dall’altro
l’essere inteso come principio trascendente. Ma la coscienza, a ben guardare, non
appartiene né all’uno né all’altro, ma a
quella sfera che da Kant in poi viene indicata come trascendentale. Sfera che si
pone evidentemente a metà strada fra
l’ente fisico e l’essere metafisico per eccellenza. Per la sua natura, la coscienza,
sembra più appartenere all’ambito metafisico che a quello fisico. Ecco perché porre
la domanda circa il posto che occupa la
coscienza nell’ambito della natura non ha
senso. La coscienza non appartiene
alla natura, se con questo sostantivo
intendiamo riferirci all’insieme degli
enti che costituiscono il mondo fisico
senza gli artefatti. La coscienza
umana
appartiene
all’uomo.
Appartiene cioè a quel tipo di essere che
pone la domanda. E per sapere qual è il
posto che essa occupa nel creato,
occorre stabilire qual è il posto che
occupa l’uomo nel creato. Tale domanda interpella in modo essenziale la
coscienza stessa e la sollecita a fornire una
visione adeguata dell’insieme mondo comprendente l’uomo, insieme del quale sembra essere essa stessa un elemento impre-
scindibile. Si tratta di scrivere una pagina
capace di dare conto di quella figura che è
l’uomo nell’ambito di quella che Giovanni
Paolo II chiamava antropologia adeguata.
Ma tale compito può essere assolto nella
sua interezza solo se è preceduto da una
riforma della logica. La logica
aristotelica
infatti, non può
andare bene invariabilmente per gli
enti del mondo
fisico e per quelli
del mondo metafisico. Cosa, peraltro, già messa in
evidenza, specialmente da Cassirer.
L’unitarietà dell’essere è solo concettuale ed apparente. E la sua ambiguità non è altro
che la manifestazione della sua
vera struttura, più
ampia
rispetto
all’apparenza e
che si può cogliere solo attraverso opportuna ed
adeguata riflessione. Ad ogni
suo elemento
corrisponde una
logica. Tutti infatti
possono capire il significato dell’espressione “la logica della carne e la logica del
mondo sono in contrasto con la logica e le
leggi dello spirito”. E questo contrasto,
oggi, lo si può persino dimostrare. Quel
che serve è il coraggio di portare avanti un
pensiero nuovo che rompe con ogni tradizione e spazza via la molteplicità dei pensieri inutili dentro i quali la filosofia contemporanea è precipitata. La riforma della
logica, peraltro già avviata da S. Tommaso
e nelle corde di molti logici contemporanei
ma non portata avanti dal pensiero e la
scrittura di una nuova antropologia, sono
tasselli indispensabili e preliminari alla
scrittura della metafisica della storia, lavoro conclusivo e insieme punto di partenza
per la nuova filosofia.
Campo de’ fiori
30
Chi è San Bonaventura da Bagnoregio
IL SANTO PIU’ AMATO DA PAPA RATZINGER
La polemica sugli ordini mendicanti
...continua dal numero 69
La coscienza di questa
responsabilità
storica, che fu ben
presto comune con
maggiore o minore
intensità a tutto
l’Ordine,
rendeva
ancor più aspra,
quindi, ed accanita la
di Secondiano Zeroli decisione di coloro
che volevano l’osservanza rigorosa della Regola e del
Testamento, ad ogni costo e senza attenuazioni, imponendola perciò a chiunque
fosse entrato nell’Ordine – e questi si dissero Spirituali - mentre più forte si levava
l’opposizione di coloro che in perfetta
buona fede, proprio per gli alti e importanti compiti che il movimento francescano doveva svolgere, volevano assicurarsi
con privilegi papali, maggiore libertà d’azione, disponibilità – sia pur controllata e
non diretta – di mezzi anche finanziari,
mostrando con edifici solenni e grandiosi il
proprio rigoglio ed il proprio successo.
Erano i più numerosi; e non a caso vollero
ed ebbero nome di comunità. Ne vennero
vivacissimi contrasti che ebbero episodi di
accanimento e drammaticità eccezionali.
Nel culmine di questa lotta, nel 1247, veniva eletto ministro generale Giovanni da
Parma. Era questi uomo di vita assai proba
il cui prestigio era universalmente apprezzato e riconosciuto dalle due parti in contrasto; anche se il suo rigore di vita e la
sua formazione culturale, lo indicavano
come assai favorevole ai rigoristi, agli
Spirituali. Giovanni aveva certo degli
Spirituali il senso altissimo, anzi drammatico, della sua responsabilità di fronte ai
Papi, ai confratelli, ai fedeli; e degli
Spirituali, condivideva anche la convinzione di una missione provvidenziale, affidata
da Dio ai Minori. Ma comprendeva anche
l’importanza dei problemi organizzativi,
delle esigenze varie e molteplici che proprio quella missione rendeva più urgenti
ed inevitabili. Perciò se da un lato emanò
una serie di norme rivolte tutte a mantelarono al Papa che era Innocenzo IV, il
nere e ad imporre il rispetto rigoroso della
quale chiese tempo per studiare a fondo il
Regola ed un’obbedienza assoluta alle
problema. Ed il problema era effettivagerarchie dell’Ordine, dall’altro dedicò la
mente molto complicato, giacchè implicapiù grande parte del suo tempo a viaggi,
va un giudizio di condanna o di assenso al
per visitare ad uno ad uno i conventi nei
meraviglioso sviluppo che avevano avuto i
paesi più diversi, non senza preoccuparsi
due Ordini.
di mantenere i migliori rapporti possibili
La forza dei maestri mendicanti derivava
con la Curia Romana, unendo così a ferdal fatto che i pontefici potevano meglio
mezza di governo una acuta capacità di
fidarsi del loro zelo ad ottemperare alle
rendersi conto ed a provvedere alle più
regole ed a svolgere con più alto magistediverse necessità che di volta in volta si
ro la loro missione. I vescovi erano il più
potevano manifestare tra i suoi frati. Così
delle volte ultra politicizzati, amanti degli
rivolse ogni sua
agi e della bella vita,
attenzione ai probleambiziosi, poco restii a
mi della cultura,
sottostare alla disciplina
dando prova di equidi Roma. E’ forse per
librio e buon senso,
questo che i mendicanti
in una delle più
erano esentati dalla sogdrammatiche vicende
gezione ai vescovi, fin
della vita culturale ed
dal 1231, per volontà di
insieme
religiosa
Innocenzo IV, che rese
d’Europa nel secolo
più completo e meglio
XIII: la lotta tra maefunzionale il privilegio
stri regolari e secolaconcesso da Gregorio
ri nell’Uni-versità di
IX. L’antagonismo tra
Parigi. Questa lotta,
clero regolare e clero
cominciata nel 1252,
secolare è dunque ineviraggiunse il suo cultabile ed esplode anche
mine nel ’54, con la
in seguito alle gravissipubblicazione dello
me accuse di corruzione
“Introductorius
in
d’ipocrisia che alcuni
Evangelium aeterOrdini di fresca istituzionum” di Grado da
ne, rivolgono a tiro
Borgo San Donnino,
incrociato ai vescovi e ai
in cui il profetiamo,
prelati secolari in genefavorevole ai francere. Messi alla berlina in
scani e ai domenicacosì malo modo, ai
Gioacchino da Fiore
ni, veniva inquadrato
vescovi non resta che
sotto l’influenza delle
approfittare di circostanopere e del pensiero del grande abate
ze favorevoli per poter reagire e l’occasiocalabrese Gioacchino da Fiore, ad interne viene appunto da Parigi, da quella
pretare le vicende di tutta la Chiesa, anzi
famosissima Università che è più che mai
dell’umanità. Tuttavia l’occasione di sferradivenuto il centro nevralgico dei mendire un colpo decisivo ai mendicanti fu quancanti. I vescovi si gettano a capofitto nella
do l’Università emanò un decreto che di
spinosa polemica, attaccando con prevedifatto toglieva ai domenicani una cattedra
bile asprezza gli invadenti, insaziabili fratiuniversitaria. Francescani e domenicani
celli.
che avevano due cattedre ciascuno, si
...continua sul prossimo numero
ritennero ingiustamente colpiti e si appel-
Campo de’ fiori
31
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
HOMUNCULUS di Hideo Yamamoto
edito da Panini Comics – 9 volumi, in corso
Particolare e affascinante. Questo manga si
eleva al di sopra dello
standard medio proprio
per la sua atipicità. Non
c’è un briciolo di azione,
né un nemico da combattere e la storia si
snoda
attraverso
connotati filosofidi
ci/psicologici senza
Daniele Vessella risultare pesante. Anzi,
le
vicissitudini
di
Nakoshi Susumu, il protagonista, attirano l’attenzione del lettore
in maniera incredibile perché il personaggio principale può vedere gli
homunculus, quelli che potrebbero
essere le rappresentazioni fisiche dei
sentimenti e dei pensieri più nascosti
dell’essere umano. Quindi, una persona
che si adatta al mondo pur di non contrastarlo viene vista con le sembianze di un
essere di sabbia. Geniale. Nakoshi
Susumu ha avuto questo “dono”
facendosi trapanare il cranio da Ito
Manabu, un laureando in medicina
alla ricerca di una cavia per i suoi
esperimenti il cui scopo è andare a
fondo nei misteri dell’essere umano.
Dapprima Nakoshi non voleva sottoporsi
all’operazione, ma, essendo diventato un
barbone legato soprattutto alla sua macchina, la succosa offerta di denaro da
parte di Ito l’ha fatto desistere dal suo proposito iniziale. Sebbene il presupposto
della storia sia totalmente assurdo e antiscientifico, la trama gira sui binari di un
qualcosa che apparentemente non si
vede, senza porsi per forza un obiettivo di
fondo. Lo scopo è la ricerca scientifica
del mistero che si nasconde dentro
ogni persona e questo aspetto affascina,
anche perché Nakoshi sembra avere il
terzo occhio, come se avesse aperto il chakra Ajna. “Tale chakra presiede la visione
interiore o extrasensoriale. Esercita lo sviluppo della capacità di concentrazione; la
sua attivazione mediante meditazione permette l’utilizzo del sesto senso e la capacità di manifestare le percezioni extrasensoriali, stati mistici, proiezione mentale, e di
viaggiare nel Piano astrale” (pezzo ripreso
da Wikipedia). Insomma, se volete un
fumetto che vi fa viaggiare attraverso la
psiche umana, questa serie fa per voi.
Lascio
l’indirizzo
del
mio
blog:
http://danielevessella.blogspot.com/
Campo de’ fiori
32
L’angolo del poeta
Vi proponiamo questo
mese due poesie della
nostra amica Luana
Bongarzone dedicate
ai suoi genitori, ma perfette per tutte
le
mamme e tutti i papà!
Ti bacio sulla bocca mamma
Ti bacio sulla tua guancia mamma
Tu hai un dolce cuore che ti parla
Ti dirà: …tu hai una figlia
Dolcissima che ti vuole bene.
Un bacio ti dà l’affetto…
l’abbraccio ti dà il mio calore
…io provo per te… amore mio mamma.
Sei…tu…il mio cuore incanto
I tuoi bellissimi occhi lucidi di commozione
tu hai le tue braccia che si aprono
per tenermi stretta a te
hai un cuore che ti palpita di felicità.
Papi lo sai io sono la tua bambina,
anche se sono già diventata grande
e tu mi prendi ancora in braccio.
Tu sei la mia vita, sei anche
un vero amico:
sei bellissimo, sei dolcissimo,
sei simpatico,
tu sei sempre il migliore
sei tu il mio cuore incantato.
I tuoi baci sono grandi Papi.
Campo de’ fiori
33
La pittura Optical
di Massimo Mancini
Quante volte siamo rimasti attratti ed incuriositi da uno di quei quadri in bianco e
nero che raffigurano vortici e spirali, o una
serie di quadrati più o meno piccoli in
serie? Ci siamo sforzati con i nostri occhi di
mettere in movimento quell’immagine
appesa alla parete, in realtà immobile,
rimanendone quasi ipnotizzati!
Questo particolare tipo di pittura è detta
optical e si esprime, per l’appunto, attraverso ripetitivi segni geometrici, apparentemente semplice, ma che nascondono
qualcosa di più: la capacità di dare un
effetto ottico tridimensionale e di movimento per l’osservatore, suscitando in
ognuno una reazione diversa! Ne è un
grande maestro il pittore Massimo
Mancini, che da anni ormai si dedica a
questo tipo di pittura. Mancini, classe
1947, vive e lavora nella cittadina viterbese di Civita Castellana. Dopo essersi diplomato presso l’Istituto d’arte, frequenta il
corso di Scenografia all’Accademia delle
Belle Arti, conseguendo con merito l’abilitazione all’insegnamento per le materie di
Disegno e Storia dell’Arte. Tra gli anni ’80
e ’90, mentre occupa diverse cattedre
negli Istituti e licei viterbesi, si specializza
anche nella decorazione a mano di pregevoli pezzi ceramici. Si avvicina inizialmente
ad una pittura figurativa e paesaggistica,
per passare poi all’astrattismo e approdare alla particolare pittura optical. Nel 2000,
intanto, apre a San Giminiano, cittadina
toscana riconosciuta patrimonio mondiale,
culturale e naturale dell’Unesco, una
mostra permanente con le sue ceramiche
decorate a mano. Partecipa a numerose
estemporanee proprio a Civita Castellana,
sua città d’origine, alla quale è particolarmente attaccato e dove trova l’ispirazione
e la concentrazione per esprimere al
meglio il suo estro e le sue qualità artistiche.
...da Fabrica di Roma
Approvata la costituzione della
Consulta Comunale Femminile
S.O.S. Z.A.E.
ZONA ATTERRAGGIO ELICOTTERI
E’ stata approvata dal Consiglio Comunale di Fabrica
di Roma la costituzione della Consulta Comunale
Femminile, fortemente voluta dall’Associazione
Fab(b)rica delle Donne che opera da circa tre anni nel
territorio e che si è fatta promotrice della proposta di
Consulta Femminile presentata al Comune stesso,
promuovendo anche una campagna di raccolta firme
delle cittadine e dei cittadini di Fabrica di Roma a
Fabrica di Roma.
sostegno di questa iniziativa. La Consulta Femminile è
Palazzo Comunale.
un organismo propositivo e propulsivo di partecipazione democratica che garantisce il collegamento diretto fra la società civile e
le Istituzioni per il pieno raggiungimento di una società paritaria, per una
reale partecipazione delle donne alla vita sociale, culturale e politica così
come sancito dalla nostra Costituzione, dagli Organismi Internazionali, dalle
Direttive Europee e dalle Leggi Italiane che tali indicazioni recepiscono.
Un percorso Istituzionale che tenga conto delle differenze e ne ricerchi una
sintesi è sicuramente più etico, più solidale e più equo per tutta la cittadinanza.L’Associazione ringrazia il Sindaco e il Consiglio Comunale e si augura
che la Consulta inizi ad operare al più presto, diventando così anche un
punto di riferimento per gli altri Comuni della Provincia di Viterbo.
Il paese è oramai in continua crescita, e l’urgenza di
una piazzola per atterraggio degli elicotteri di soccorso
deve essere presa in considerazione al più presto. É
impensabile che l’elisoccorso debba effettuare numerosi giri a vuoto nel paese, nonché diverse prove di
atterraggio, prima di trovare un punto idoneo su cui
atterrare, perdendo quei preziosi minuti da cui può
dipendere il salvataggio di una vita.
“Mi impegnerò con tutte le mie forze cercando appoggio nelle istituzioni, in primis
nell’ Amministrazione comunale” riferisce Alessio Capitoni,
“per far sì che anche Fabrica di
Roma abbia la sua piazzola di
atterraggio”.
Che la autorità preposte ci
ascoltino....e presto!
Campo de’ fiori
34
di
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r
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Le s x
Ma
Loretta Goggi
Cantante e attrice a tredici anni, artista completa oggi
“Un’artista completa” si è, a ragione,
definita lei stessa e
noi tutti, spettatori,
non possiamo che
essere d’accordo.
Inizia all’età di 13
anni, quando è
ancora una ragazzidi Sandro Anselmi
na di terza media,
come cantante, ma diventa subito anche
una grande attrice, una simpaticissima
conduttrice televisiva e una bravissima
imitatrice, dote che senz’altro la contraddistingue. Loretta Goggi è sinonimo di ironia, comicità, allegria, grande verve.
E’ stata scoperta giovanissima da Tony
Aloisi, manager e talent scout a tempo
perso, che la presenta a Nico Fidenco, alla
ricerca in quel momento di una giovane
voce a cui far interpretare due suoi brani:
Se la cercherai, tratta dal film Il sangue
alla testa, con Jean Gabin e Moscacieca
twist. Questo è il suo primo 45 giri, prodotto dalla casa discografica RCA, per la
quale Loretta rinuncia momentaneamente
al suo cognome. Ma la Goggi aveva dato
dimostrazione del suo grande talento
ancor prima, all’età di soli nove anni,
quando si mise in luce in un concorso
canoro per bambini, dove venne premiata
da Silvio Gigli, a proposito del quale c’è un
aneddoto molto divertente: Loretta non
volle ritirare il premio in quanto disse di
non meritarlo per non essersi iscritta regolarmente, ma avendo partecipato solo su
invito del presentatore che l’aveva notata
seduta tra il pubblico. Questa prima esperienza discografica, però, è breve e non
troppo felice. L’anno successivo, infatti, le
sue strepitose qualità di attrice prendono il
sopravvento sul suo esordi da cantante. Il
regista Anton Giulio Majano la chiama per
farle interpretare un ruolo nel giallo televisivo Sotto processo, con Alberto Lupo e
Ilaria Occhini. Loretta, che non ha mai
preso lezioni di recitazione, stupisce per la
sua disinvoltura ed è così che inizia la carriera di attrice televisiva. Riesce comunque
nel frattempo a portare a termine gli studi
liceali e a seguire la sua passione per il
canto, tanto che nel 1966 si iscrive ala
Concorso per voci nuove di Castrocaro,
dove superando le varie selezioni come un
qualsiasi altro partecipante, arriva in finale, ma non vince. Le sue doti artistiche la
spingono ad intraprendere anche un’altra
attività, quella di doppiatrice cinematografica, prestando la voce a Kim Darby in El
Grinta, Katharine Moss in Ucciderò Willie
Kid e Linda Hayden in La pelle giovane. E’
anche la voce di Titti nei cartoni animati.
Loretta dimostra le sue qualità di attrice
non solo in tv ma anche sul palcoscenico
del teatro, ma è certamente il piccolo schermo
a darle popolarità e soddisfazioni, soprattutto grazie al ruolo nel film televisivo La freccia nera, al
fianco a Aldo Reggiani.
Il ritorno alla musica
avviene con il 45 giri Fino
all’ultimo, edito dalla
Durium, che scrittura l’artista per tre anni, con il
suo nome completo,
durante i quali escono
dieci suoi dischi e due
long play, Vieni via con
me del ’72 e Formula 2
del ’73, che è anche il
titolo di una delle tantissime trasmissioni a cui
prende parte, accanto, in
questo caso, ad Alighiero
Noschese. La Goggi colle-
ziona una lunghissima lista di show televisivi, tra cui Il ribaltone e il primo
Fantastico, sceneggiati (Dal primo
momento che ti ho visto con Massimo
Ranieri), commedie musicali teatrali, film e
dischi, ma il suo successo più grande
diventa senz’altro Maledetta Primavera,
che si posiziona seconda, dopo Per Elisa di
Alice, al Festival di Sanremo del 1981. Il
suo, insieme a Sarà perché ti amo dei
Ricchi e Poveri, è il disco più venduto di
quell’edizione.
La sua carriera di cantante, imitatrice,
attrice e show girl è stata un continuo di
crescendi ed è ancora a tutt’oggi una delle
artiste più impegnate e ricercate, non solo
per la professionalità e l’esperienza, ma
anche per la sua simpatia, per l’umorismo
e la spontaneità. E’ un tornado di sana
allegria, che non guasta mai!
Campo de’ fiori
35
Il re è nudo
di Gianni Bracci
Il sig. B lo invitò all’assemblea
organizzata
presso il cinema del
paese, anche e soprattutto per fare numero.
Avrebbe partecipato il
commendator T, un
amico di vecchia data di
B, diventato addirittura
Presidente
della
Regione.
G non era vezzo a questi incontri, ma quella
volta
decise
che
sarebbe
andato:<<Bisognerà pure cominciare ad
impegnarsi in prima persona, non posso
sempre stare alla finestra. D’altronde questa gente decide anche del mio futuro.>>
pensava mentre si avviava all’appuntamento.
Il Presidente della Regione aveva appena
finito il proprio discorso tra uno scrosciare
di applausi, quando qualcuno, dal fondo
della sala, chiese il suo parere su come
intendesse affrontare il problema della
disoccupazione che effettivamente era
ormai dilagante sul territorio.
Il Presidente considerò la domanda impertinente, anche e soprattutto perché fino ad
allora era andato tutto talmente liscio che
non avrebbe voluto aggiungere altro.
Però, con malcelato imbarazzo, capì che
non poteva sottrarsi ad una risposta:”
Penso che… cioè…. è un problema di
carattere generale, la cui natura macroeconomica impone delle soluzioni a carattere nazionale…. Certamente possiamo
incontrarci , anche con le vostre associazioni sindacali, o con gruppi di lavoratori,
per riscrivere insieme le regole ed escogitare tutte le possibili soluzioni….comunque
adesso devo proprio lasciar....”, non fece in
tempo a finire la frase tra qualche sparuto
applauso che un altro signore lo incalzò:”Presidente, mi scusi, ma la Regione
che Lei rappresenta, in concreto, come
può aiutare le famiglie in difficoltà ?”
Ancora più stizzito il Commendatore rispose con evidente insofferenza:”Guardi, l’ho
già detto. La disoccupazione è una piaga
difficile da curare… noi faremo il possibile…. ma perché buttarla sempre sulla polemica, sulla contrapposizione, sulla distruzione dell’avversario, bisogna essere
costruttivi. Ci tengo poi ad aggiungere che
nessuno provi a toccare la famiglia : un
valore che ho sempre difeso. Per me è
sacra. S-a-c-r-a. Anzi, dice bene, noi aiuteremo le famiglie, torneremo ai valori del
rispetto reciproco, della solidarietà, contro
il materialismo bieco che caratterizza i
nostri avversari politici. Rifonderemo la
società e garantiremo benessere e felicità
ai nostri figli !!!”
L’argomentazione populista del finale
strappò un caloroso applauso liberatorio
dei presenti, i quali per un momento avevano
visto
disorientato
il
loro
paladino:”Bravo!”, “Grande Presidente !” .
Dopo aver schivato la seconda controdeduzione, fece per alzarsi e lasciare l’assemblea avendo intuito, da politico navigato qual’era, che la discussione poteva
prendere una deriva poco favorevole.
Ma proprio in quel momento, una timida
ma ferma vocina dal centro della sala si
levò:”Io non ho capito!”
E poi un po’ più forte:” Io non ho capito!”
Per quanto garbata, la domanda era stata
posta in modo così ostinato che nessuno
potè far finta di nulla. L’attenzione degli
astanti si spostò verso la mano alzata del
sig. G che chiedeva chiarimenti.
Ripetè:”Non ho capito. Non mi sembra sia
stato risposto alla domanda del signore di
prima: cosa farà per chi ha perso il lavoro,
per chi non lo trova, per le famiglie in difficoltà ? Non l’ha detto ! Mi dispiace, non
l’ha detto ! Non c’entra niente la polemica
politica o la solidarietà, penso che l’assemblea semplicemente si chieda se esistono
delle soluzioni alla problematica della
disoccupazione: a questa domanda deve
rispondere”. La questione, nella sua innocente semplicità, rischiava di smontare
l’impalcato del discorso presidenziale.
Veniva posto un dubbio di cui tutti, in
modo più o meno latente, avevano preso
atto ma che si erano preparati a riporre
silenziosamente nel luogo più recondito
delle loro coscienze. G però aveva imparato che, anche quando difficilmente si
riuscirà ad aver ragione, non bisogna mai
rinunciare a protestare, e quindi disse
quello che pensava nonostante quasi tutta
l’assemblea, almeno a giudicare dagli
applausi, apparentemente sembrava di
parere opposto.
Il Presidente cercò di sorvolare:”Guardi,
avremo altre occasioni di incontro,
adesso devo proprio
andare . Grazie, grazie. Grazie a tutti”. E
si alzò avviandosi
decisamente all’uscita.
Un’altra voce, però,
con altrettanta cortesia e fermezza si
levò mentre camminava tra le poltrone
d
e
l
cinema:”Presidente
è vero, non ci ha
risposto! Anche io
non ho capito !” “ed
un’altra ancora: ”Sì, è vero, non si è capito.” ”Non l’ha detto, non ha risposto, non
ci prenda in giro”.
Il Presidente, di fronte a quel crescente
numero di persone che chiedeva spiegazioni, velocizzò il passo :”Va bene, va
bene, lo spiegheremo la prossima volta.
Grazie, grazie a tutti!”
E mentre si dileguava il chiacchiericcio
nella sala man mano saliva di volume e si
udivano commenti qualunquisti da quelle
stesse persone che qualche minuto prima
avevano applaudito:”Sono tutti uguali”,
“Pensano solo alle poltrone”, “Meglio non
andare a votare” e via dicendo.
G se ne andò alla chetichella. Si sentiva un
po’ in colpa per aver contribuito ad infiammare la serata, anche se si rendeva conto
di aver semplicemente espresso ciò che
forse tanti altri non osavano dire o addirittura pensare. Chissà quale paternale gli
avrebbe riservato il sig. B quando lo avrebbe incontrato.
Molto probabilmente questo esordio aveva
bruciato ogni possibile impegno politico
futuro: chi si sarebbe più fidato di uno che
metteva in discussione le parole del
Presidente della Regione ? In politica è
meglio essere più accondiscendenti.
Vabbè…. Se ne sarebbe fatto una ragione.
Fece, come sempre, un breve resoconto
alla sua signora, la quale, come sempre,
scosse la testa in segno di disapprovazione. Il giorno delle elezioni il commendatore si riconfermò Presidente, e prese pure
parecchi voti nel suo stesso paese:”Hai
visto, che ti dicevo, tanto rumore per
nulla” esclamò la signora D con tono di
rimproverò, al che G sentenziò:”Ma…. Può
darsi che sia il male minore !”.
“Che vorresti dire che gli altri sono peggiori di questo ?” chiese la signora D.
“A giudicare dai voti, sì. Personalmente
non lo so, non mi hanno più invitato alle
assemblee…”
di Riccardo Consoli
... continua dal numero 69
I primi passi nella professione cominciò a
muoverli nel 1941, allorquando fu ingaggiato da Lee Young, fratello di Lester,
dal 1941 al 1943 fece parte dell’orchestra
di Louis Armstrong e più tardi fu con
Barney Bigard, suonò ancora con i fratelli Russell e Illinois Jacquet e dal
1946 al 1948 nella grande formazione di
Lionel Hampton per il quale scrisse
anche molti arrangiamenti; a trent’anni il
contrabbassista, che disponeva di molte
esperienze alle spalle, veniva chiamato
Baron Mingus per via della sua ammirazione per Duke Ellington. Per la casa
discografica Debut, che aveva ambiziosi
programmi, furono effettuate importanti
registrazioni, una delle quali, sarebbe
rimasta negli annali del Jazz, si tratta di
quella tenuta a Toronto nel maggio del
1953, da un quintetto riunito dallo stesso
contrabbassista che, in quella occasione
volle attorno a se il fior fiore dei musicisti
Jazz dell’ultima generazione, fra i quali
Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud
Pawell e Max Rosch. Charles Mingus
si fece promotore, oltre che animatore, di
un gruppo di musicisti d’avanguardia che
lavorò sotto la significativa insegna di Jazz
Workshop - Laboratorio del Jazz, successivamente modificata in Composers’
Workschop
e
quindi
in
Jazz
Composeres Workschop che tennero i
loro primi concerti nell’estate del 1953 al
Putnam Central Club di Brooklyn e nei
mesi successivi al Modern Art Museum
di Manhattan dove suscitarono grande
interesse. Dobbiamo osservare come il
metodo seguito da Mingus nel creare
musica somigliasse molto, ne poteva essere diversamente, a quello di Duke
Ellington, ma a differenza di questo egli
lascia largo spazio all’improvvisazione,
eredità del Jazz di New Orleans e non
utilizza mai i suoi solisti come fatto condi-
zionante, viceversa crea quelle condizioni
atte a mettere gli stessi nella migliore luce
possibile, egli cercò sempre collaboratori
che, disponendo di una voce strumentale
ed uno stile, potessero adeguarsi con facilità a quelle che erano le sue idee. Proprio
per questo motivo i gruppi formati da
Mingus non soffrirono mai troppo per la
perdita di un determinato solista e non
cambiarono sound malgrado la rotazione
dei loro componenti, peraltro, i rapporti fra
il contrabbassista e i suoi musicisti furono
spesso molto difficili e non di rado qualcuno di questi lo piantò in asso, altrettanto
difficili furono i rapporti con i dirigenti delle
case discografiche da lui invariabilmente
definiti furfanti. Alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, Charles
Mingus era ormai un magnifico contrabbassista, probabilmente superiore a qualunque altro per capacità tecniche, oltre
che per la potenza e la bellezza dei suoni
che riusciva a cavare dal suo strumento.
Ascoltando la sua musica non si può non
dare ragione a coloro i quali hanno voluto
accostare il vulcanico contrabbassista al
grande Duke Ellington, il gusto orchestrale e la grande capacità compositiva
sono elementi comuni a questi due personaggi, infatti Mingus è stato, oltre che un
virtuoso del suo strumento un compositore di primissimo piano, egli aveva una
quasi venerazione per il Duca e non di
certo un caso che una sua composizione
avesse per titolo: Open letter to Duke.
Agli inizi degli anni sessanta si verificarono
due fatti piuttosto importanti nella vita dell’irrequieto musicista il primo fu l’iniziativa
presa con la collaborazione parecchi musicisti famosi di indire, negli stessi giorni dell’annuale Festival del Jazz di Newport
e nella stessa cittadina di Rhode Island,
un contro festival per la difesa dei valori
della miglior musica afro americana contro
il dilagante commercialismo che inquinava
la
più
importante
manifestazione
Jazzistica del mondo; il secondo, che
servì a farlo conoscere molto meglio in
Europa aumentandone il prestigio internazionale, fu la sua prima esibizione al di
qua dell’Atlantico, sulla Costa Azzurra,
dove era stato invitato dagli organizzatori
del Festival del Jazz di Juan les Pins
nei pressi di Antibes e dove si esibì con
alcuni dei suoi fedeli collaboratori fra cui il
trombettista Ted Curson e il saxofonista
Booker Ervin. In Europa Mingus ritornò più volte tra il 1972 e il 1977 apparendo abbastanza discontinuo, tuttavia chi
ebbe modo di ascoltarlo in Italia in quel
periodo con un suo nuovo quintetto che
comprendeva il saxofonista Gorge
Adams e il pianista Don Pullen, ritrovò
quell’ironico e vulcanico musicista dei
grandi giorni, erano questi gli ultimi fuochi
di una strepitosa carriera. Ormai semiparalizzato, seduto su una sedia a rotelle che
non avrebbe più abbandonato, volle
comunque partecipare alla registrazione di
un disco dal titolo: Me, myself and eye che
reca la sua firma e la sua chiara impronta,
morì a Cuernavaca in Messico il 15 gennaio 1979 dove si era recato accompagnato dalla moglie nel tentativo, andato fallito, di farsi curare da un guaritore indigeno. Poco prima della sua morte Charles
Mingus aveva inciso un breve monologo
in cui preannunziava la sua imminente
fine, aveva anche dato disposizioni di ciò
che si sarebbe dovuto fare della sua
salma, si sarebbe dovuta cremare e
disperdere le ceneri nelle acque del fiume
Gange; il giorno in cui Mingus morì furono ritrovati su una spiaggia americana le
carcasse di cinquantasei balene, proprio
cinquantasei come i suoi anni, il suo corpo
obeso poteva fare ben pensare ad una
balena.
La gente del Jazz restò notevolmente
impressionata da questa coincidenza.
Campo de’ fiori
37
L’angolo del Bon Ton
Il Matrimonio
Cominceremo con questo articolo un viaggio
attraverso tutto quello
che concerne la preparazione di un matrimonio.
Cercheremo, infatti, di
scoprire tutti quei piccoli segreti che ci aiudi Letizia Chilelli
teranno a rendere il
“giorno del sì”, una festa indimenticabile
ma soprattutto irripetibile, unica e perfetta. Però, prima di parlarvi della vera e propria organizzazione vi regalo qualche piccola curiosità legata al matrimonio e ai
suoi protagonisti.
La parola Matrimonio deriva dal
vocabolo latino Matrimonium, più
precisamente dell’unione delle 2
parole
Mater=Madre
e
il
Munus=Dovere,
Matrimonium era quindi nel
diritto romano un “Dovere
della Madre”, si intendeva,
cioè, un legame che rendeva
legittimi i figli nati dall’unione.
La sposa deve indossare il
giorno delle nozze qualcosa
di vecchio, di nuovo, di
regalato, di prestato e di
blu.
Gli oggetti vecchio e nuovo simboleggiano il passaggio della fanciullezza al
ruolo di sposa e di moglie.
L’oggetto regalato rappresenta la futura
ricchezza ed è una rivisitazione dalla tradizione Inglese di infilare nella scarpa della
sposa una moneta da 6 pence.
L’oggetto prestato esprime la volontà
Protegge i tuoi valori
Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25
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della sposa di far partecipare in maniera
molto intima la persona cara che le ha prestato l’oggetto.
La cosa blu, che spesso è la giarrettiera
(che assolutamente non si lancia!!!) ricorda l’uso ebraico di ornare la sposa con un
nastro azzurro che simboleggiava la purezza, l’amore e la fedeltà.
E’ segno bene augurante se la sposa la
mattina del matrimonio si sveglia al canto
degli uccelli o se scopre un ragno tra le
pieghe del suo vestito, inoltre porta fortuna il letto nunziale preparato da due
donne vergini.
La sposa dovrebbe indossare un vecchio
velo preso in prestito da una donna felicemente sposata, si dice infatti, che la felicità e la fertilità di quella donna passino
alla nuova sposa proprio grazie al velo.
Il corteo nunziale: la sposa deve uscire
dalla sua casa cominciando la
sua uscita con il piede destro.
Alla fine della cerimonia la
sposa, dando le spalle al
gruppo delle sue amiche,
deve lanciare il suo bouquet.
La ragazza che riesce ad
afferrarlo
(possibilmente
senza resse!!) riceverà una
proposta di matrimonio entro
l’anno. Questa tradizione arriva direttamente dall’antichità dove i fiori che venivano impiegati per il bouquet erano i fiori
d’arancio che oltre a significare abbondanza, prosperità e felicità, accompagnavano
proprio la proposta di nozze.
Vediamo, ora, alcune curiosità sullo sposo.
Il futuro marito deve avere 3 grani di
sale nella
tasca sinistra
della
giacca.
Altro gesto
che
porta
fortuna
è
offrire alla
moglie dopo
la
Messa
una spiga
di grano.
Questo rito,
simboleggia
la fortissima
analogia tra la
Terra e la donna.
La Terra arata dopo aver ricevuto i chicchi
di grano germoglia, così alla donna con il
matrimonio viene affidato il compito di tramandare la vita.
Sta allo sposo stappare la prima bottiglia di Champagne o di Spumante al ricevimento, avendo cura di colpire con il
tappo (facendo attenzione a non mirare al
viso) uno scapolo che così incontrerà entro
l’anno la sua anima gemella.
La sposa deve varcare la prima volta la
soglia della sua futura casa in braccio al
marito.
Tradizione questa, ripresa dagli antichi
Romani che facevano tutto ciò per evitare
che la sposa inciampasse nell’abito varcando la porta, presagio questo infausto
poiché stava a significare che le divinità
della casa non la volevano accogliere.
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
38
Per ricordare Don Marciano Ercolini
Ufficiale e Sacerdote
(terza parte)
Il convoglio era
composto dai piroPiemonte,
scafi
Ardenza,
Italia,
Crispi, Galilea e
Viminale; tutte queste navi erano cariche di uomini e
di Arnaldo Ricci
arnaldo_ric@yahoo.it materiale.
Le navi militari di
scorta erano i cacciatorpediniere Sebenico,
San Martino, Castelfidardo,
Mosto e
Bassini.
La procedura della Regia Marina Italiana
prevedeva che, qualora una nave appartenente ad un convoglio fosse stata colpita, una di scorta si doveva preoccupare dei
soccorsi; il resto del convoglio doveva
però proseguire spedito, verso la destinazione finale alla massima velocità; adottando questa procedura, diminuivano le
probabilità di perdere altre navi.
Subito dopo il siluramento della Galilea, il
comandante verificò la distanza da terra;
essa era circa 9 miglia marine dalle isole
Paxos ed Antipaxos; poi stimò il danno del
siluro nemico e capì subito che la nave
sarebbe affondata in due o tre ore; constatato che in sala macchine i motori
erano ancora efficienti, dette ordine di dirigersi verso terra ma purtroppo il meccanismo del timone e governo nave era irrimediabilmente fuori uso! Ormai la nave
era solo in balia delle onde altissime e la
manovra non andò a buon fine.
Il cacciatorpediniere di scorta incaricato
dei soccorsi Mosto ( da non confondere
con la Ca da Mosto già affondata nel 1941)
tentava di accostarsi ma la manovra non
riusciva a causa del mare mosso; fra l’altro
la nave di scorta poteva avvicinarsi solo
per pochi minuti, doveva poi ripartire ad
alta velocità per evitare a sua volta di
essere colpita dal sommergibile o sommergibili nemici; quella notte non si conosceva la forza d’attacco nemica…….solo
dopo alcuni giorni si seppe che era composta da un solo battello.
Il comandante della Galilea, vista la situazione, radunò i suoi ufficiali e quelli dei
militari passeggeri (compreso il Ten. Don
Marciano) informandoli di iniziare le procedure di abbandono nave.
Nonostante la confusione ed il caos che si
era creato, Don Marciano riunì i suoi Alpini
sul ponte della nave, i quali erano già consapevoli che essa doveva affondare.
Benché egli, come da lui affermato successivamente,” impietrito dalla paura”,
pronunciò loro con estremo coraggio le
seguenti parole: “……... soldati, commilitoni…….. Alpini….…. eleviamo il
nostro pensiero affettuoso ai nostri
cari, che forse ci aspetteranno invano; alla patria che abbiamo servito
con lealtà ed onore; a Dio perché
abbia pietà e misericordia di
noi……..dal profondo dei nostri cuori
salga a Dio, un atto di pentimento
per le nostre debolezze!.............” poi
fece inginocchiare tutti e continuò:
“…….mio Dio mi
pento dei miei
peccati…………”
ed infine disse in
lingua latina: “……
ego vos absolvo
ad omnibus peccatis vestris, in
nomine Patris et
Filii et Spiritus
Sancti….”.
Appena
Don
Marciano ebbe pronunciato l’ultima
parola, immediatamente fu diramato
l’ordine del “ si
salvi chi può “.
Alcune scialuppe di salvataggio si sfasciarono contro le pareti della nave, mentre
venivano calate piene di uomini che finirono inesorabilmente fra le onde paurose del
mare. Tutti, a bordo della nave, avevano
indossato i giubbotti di salvataggio e quelli che ebbero il coraggio, si buttarono a
mare; solo due o tre lance raggiunsero il
mare in modo regolare, le altre si rovesciarono rovinosamente; Il comandante
incitava tutti a buttarsi in acqua prima che
Pietro Comite
taglia il
traguardo in
una maratona
insieme a
Gianni
Morandi,
entrambi
appassionati di
questo sport
la nave iniziasse ad affondare, risucchiando uomini e zattere di salvataggio; alcuni
si buttarono altri no.
La nave cacciatorpediniere Mosto rimasta
a prestare il difficile soccorso, ne issava a
bordo pochi alla volta; il buio era pesto e
l’acqua era ad una temperatura di 3 o 4
gradi sopra lo zero; la corrente intanto trascinava via dal luogo del disastro uomini,
zattere e suppellettili galleggianti.
Le manovre della nave di scorta erano difficilissime; si rischiava di far finire sotto le
eliche i naufraghi che venivano ripescati al
buio.
Le operazioni di salvataggio continuarono
fino alle ore 03.00 del giorno successivo,
dopodichè la Mosto si dovette allontanare
perché la Galilea stava inabissando.
Quando scomparve fra le onde alle ore
03.30 del 29/03/1942, vi erano ancora
a bordo circa 300 uomini compreso il
comandante che non volle
abbandonare la nave, andando incontro a morte certa.
Intanto le richieste di aiuto
precedentemente trasmesse
via radio da tutte le navi che
facevano parte del convoglio,
erano arrivate alle autorità
preposte sia a Bari che a
Patrasso.
Da varie basi della Grecia partirono alcuni MAS (motoscafo
anti sommergibile) e l’incrociatore ZARA.
Da Brindisi partì anche un
grosso idrovolante Can Z, del
soccorso aereo della Regia
Aeronautica, con le insegne
della Croce Rossa.
La Mosto alle prime luci dell’alba intensificò le operazione di salvataggio, ma ormai
quando la luce del giorno illuminò il luogo
del disastro, ci si rese conto che erano
rimasti pochi uomini ancora da
salvare.L’idrovolante di soccorso arrivò in
prima mattinata ma la sfortuna volle che si
rovesciasse in avanti durante la fase di
ammaraggio e diventasse inutilizzabile; il
suo equipaggio era di quattro avieri che si
Campo de’ fiori
trasformarono a loro volta in naufraghi!
Quando alle ore 14.00 del 29.03.1942
arrivò sul luogo del disastro anche l’incrociatore Zara non c’era più nessuno da salvare; la corrente aveva portato via tutto,
sia i morti che i vivi ed anche i relitti. Le
ricerche degli eventuali sopravvissuti, in
tutte le direzioni, continuarono senza
sosta, in collaborazione con alcuni Mas; si
doveva far presto perché le acque fredde
erano la principale causa di morte.
Don Marciano, aggrappato ad un relitto, fu
ripescato da un MAS (a circa 15 miglia dal
luogo preciso dell’affondamento) la mattina presto del 30/03/1942 ed al momento
di issarlo a bordo era semi assiderato e
svenuto.
Il bilancio finale del disastro come precedentemente detto fu di circa 900 persone
decedute, di cui sempre circa, 600 Alpini
del battaglione Gemona della Julia, 21
Ufficiali, 18 Sottufficiali, alcuni Carabinieri,
Bersaglieri, civili dell’equipaggio, e prigionieri greci. Si salvarono solo 273 persone!
Ecco di seguito cosa scrisse Giulio
Bedeschi nel suo libro a proposito della
tragedia della Galilea:
“………Le navi procedevano in convoglio faticosamente nel mare in
tumulto. Invertivano la rotta, facevano il respiro affannoso per lunghe
corse qua e là sul mare: segno che
annusavano pericoli in fittissimo
buio. Ma quando la notte è più fonda,
la tempesta più furiosa, il freddo più
intenso, l’acqua più insidiosa, un
boato rintrona e si diffonde sulla
superficie
del
mare.
…….La lotta contro il mare in tempesta ferve intorno alla nave squarciata, gli equipaggi si prodigano in tentativi spasmodici, ma la violenza
delle onde non tollera accostamenti….... ……...Il GALILEA non raggiungerà più le sponde dell’Italia e il
Battaglione Gemona non rivedrà più
la Patria….…….”
Il Ten. Cappellano Don Marciano, in seguito fu curato in diversi ospedali militari; si
salvò ma la sua voce rimase compromessa
per sempre!
Nel dopo guerra fu nominato Cappellano
dell’ospedale Andosilla di Civita Castellana
39
e la sua figura è rimasta per sempre associata a quella struttura ospedaliera; oserei
dire, senza tema di essere smentito, che
dopo il Prof. Vincenzo Ferretti, la figura più
emblematica del nostro ospedale è stata
ed è senz’altro, quella di Don Marciano
Ercolini.
Dall’anno 1947 in poi, tutti gli anni, il 28
marzo viene commemorato il triste evento della perdita degli Alpini del Gemona.
In varie località del Friuli e del Veneto, a
tutt’oggi, si celebrano cerimonie a ricordo
del triste avvenimento.
continua con la quarta ed ultima parte
sul prossimo numero....
RICERCHIAMO CORRISPONDENTI E
COLLABORATORI per il settore commerciale,
nei paesi in cui Campo de’ fiori è distribuito,
perchè vogliamo che diventi ancor più
la rivista della tua città!
L’universo femminile della lettura
Forse non sapevate che il mondo femminile supera nella lettura quello maschile. Il sorpasso è avvenuto alla fine degli anni ’80,
quando anche per le donne l’accesso all’istruzione è diventato una prassi. Le statistiche dimostrano che il 73% delle ragazze tra
gli 11 e i 14 anni apre i primi libri di lettura ed il 16% di esse diventano delle grandi lettrici. I più scelti dalle donne sono i
romanzi italiani, i gialli e i noir ed i titoli del momento sono: “Due” di Nemi Rovsky, “Meccanica celeste” di Maurizio
Maggiani, “Il peso della farfalla” di Erri De Luca, “Dama della finestra” di Catherine Deme, “La parola dentro la camorra” di Roberto Saviano e “Cotto e mangiato” di Benedetta Parodi. Dunque una scelta molto vasta che spazia dal romantico all’impegnato. Il record delle lettrici lo detiene il Trentino Alto Adige, con il 60%, mentre la Sicilia è all’ultimo posto, con il 31,6%.
Il primato europeo è in mano alle svedesi, seguono le danesi e le olandesi, mentre
l’Italia è solo ventunesima.
Anche nella nostra libreria abbiamo più lettrici donne, alle quali questo mese consiglio
di leggere due romanzi che ho trovato simili ed entrambi bellissimi, dove il tempo, il
saperlo apprezzare, il non sprecarlo e, soprattutto, il condividerlo con chi lo merita,
non sempre è del tutto chiaro nel vivere quotidiano, e in questi due racconti, anche
se in modo diverso, ci viene data un’ultima possibilità, ci viene regalato il tempo. Si
tratta di: “Il dono” di Cecilia Hhern e “Chi ama torna sempre indietro” di
Guillaime Musso. Leggeteli e continuate a seguirci e a visitare il nostro punto vendita,
dove potrete trovare tutti i libri che vorrete.
Campo de’ fiori
40
“A CHE SERVE ‘STA MACCHINETTA?”
SPESSO, PER MOLTE PERSONE, L’UTILIZZO DI STRUMENTI IN FISIOTERAPIA RIMANE UN MISTERO…
Quando applichiamo
un
macchinario,
molte volte noi fisioterapisti ci sentiamo
fare queste domande: a che serve sta
macchinetta? Ma che
brucia? Me farà bene
o male? E’ importana cura del Dott.
te e giusto sapere l’uPatrizio Lazzarini,
tilita’ di questa terafisioterapista
pia fisica strumentale
e tra i macchinari più utilizzati troviamo i
seguenti:
TENS - Si tratta di una terapia strumentale antidolorifica che utilizza correnti rettangolari bifasiche. Si applica attraverso elettrodi che vengono posizionati sulla cute
secondo schemi precisi. Le correnti così
prodotte agiscono sule fibre nervose sensitive innalzando la soglia del dolore del
paziente e favorendo la liberazione di
endorfine (sostanze antidolorifiche).
Durante le applicazioni viene spesso
avvertito un lieve pizzicore.
ULTRASUONI(US) - Sono vibrazioni acustiche, non percepibili all’orecchio umano
e che si diffondono sotto forma di onde di
compressione e decompressione. Gli effetti in fisioterapia sono legati principalmente
ad un aumento del metabolismo dei tessuti e dell’attività cellulare, un aumento del
flusso sanguigno per vasodilatazione, un
aumento della permeabilità capillare, un
aumento della soglia del dolore, un
aumento dell’estensibilità e dell’elasticità
del tessuto fibroso.
LASER - E’ un’amplificazione della luce
ottenuta per emissione di radiazioni.
Esistono diverse tipologie di Laser, ad
gie, rachialgie, lombalgie e lombosciatalesempio il Laser scanner viene utilizzato
gie, flogosi profonde a lenta risoluzione,
soprattutto quando l’area di trattamento è
esiti di edemi ed ematomi tendenti a croabbastanza estesa; tanto per fare degli
nicizzare, peritendiniti croniche e tendinoesempi una lombalgia o cervicalgia cronisi.
ca, una distorsione di caviglia o nell’immeELETTROSTIMOLAZIONE - Si tratta di
diato post-operatorio di una ricostruzione
terapia fisica tra le più diffuse che prevedi crociato.
doe l’uso di correnti eccitomotorie ad onda
IONOFORESI- È una tecnica terapeutica
quadra bifasica, in grado di produrre una
che utilizza un generatore di corrente concontrazione muscolare. Può essere applitinua, attraverso la quale vengono veicolacata a muscoli normoinnervati, parzialti dei farmaci sotto forma di ioni. Si applimente innervati o denervati utilizzando
ca attraverso degli elettrodi cutanei intrisi
programmi specifici. Si rivela utile sopratdel farmaco che in questo modo
tutto nelle prime fasi della
raggiunge l’interno dei tessuti
riabilitazione.
nei quali ha sede l’affezione
MAGNETOTERAPIA
patologica. Il paziente avverte in
Nella magneto-terapia si
genere un leggero pizzicore. I
utilizzano gli impulsi elettrofarmaci più utilizzati sono in
magnetici a bassa frequengenere antiinfiammatori non steza al fine di dare un noteroidei, cortisonici e chelanti del
vole aiuto nella cura di
calcio.
diverse
sintomatologie
IPERTERMIA - Si definisce
legate a stati infiammatori o
“termoterapia endogena” il caloa patologie ossee. I campi
re che si sviluppa all’interno dei
magnetici vengono impieUna paziente sta eseguendo
tessuti, attraverso la conversiogati nella fisioterapia ormai
un trattamento con la tens
ne di un’altra forma di energia.
da qualche decennio perQuando il trattamento di termoterapia è
chè gli impulsi elettromagnetici, eccitando
ben controllato sia come incremento di
le cellule, aiutano la rigenerazione dei testemperatura sia come localizzazione e prosuti ossei e cutanei, migliorano la
fondità viene usato il termine di ipertercircolazione sanguigna e stimolano la promia. In questo caso l’energia utilizzata è
duzione di endorfine da parte del sistema
quella elettromagnetica. L’effetto fisiologineurovegetativo, riducendo, in tal modo, il
co principale è la vasodilatazione del tesdolore che accompagna inevitabilmente lo
suto che subisce il riscaldamento.
stato infiammatorio. La magnetoterapia,
L’ipertermia è indicata in caso di rigidità e
infine, stimola l’assimilazione del calcio,
manifestazioni dolorose post-traumatiche,
importante per le ossa che, rinforzandosi ,
artropatie croniche e degenerative, borsiti,
saranno meno soggette a fratture o a
sindromi canalicolari, mialgie e fibromialmalattie degenerative, come l’osteoporosi.
Gioielli Acciao e Argento
Campo de’ fiori
41
CIVITONICI ILLUSTRI
DON ANTONIO CARDINALI
(1884-1948)
Nel Marzo 2010, con la premiazione degli
studenti del Liceo Artistico “U. Midossi”
partecipanti alla realizzazione del Logo
Ufficiale dell’Anno dei Cosmati, sono iniziate formalmente le celebrazioni per l’Ottavo
Centenario
dell’Edificazione
della
Cattedrale di Santa Maria Maggiore, 12102010, che nel mese di Settembre culmineranno con un importante convegno di
studi a cui parteciperanno insigni studiosi
e cattedratici provenienti dalle più importanti università Italiane ed Europee.
Una fondamentale occasione per Civita
Castellana, al fine di avviare il tanto
decantato ed auspicato, decollo culturale e
turistico.
Nel contempo l’Amministrazione Comunale
e la Curia Diocesana hanno dato avvio ad
una serie di conferenze sulla storia dell’insigne monumento cittadino, relativamente
all’analisi storica di determinati aspetti
architettonici ed artistici, sculture-tiburiocampane, legati alla sua realizzazione
avvenuta nel lontano 1189.
La figura di Don Antonio CARDINALI,
per 24 anni Vicario Parroco della
Cattedrale, sembra per certi versi dimenticata dal turbine di teorie e analisi artistiche proposte delle varie conferenze, anzi
relegata ai margini dalle celebrazioni in
atto, ma per gli studiosi della storia dell’architettura, un punto di riferimento e
uno stella polare più viva che mai, grazie
ai suoi fondamentali studi sulla Cattedrale
che a distanza, ormai, di più di settant’anni, mantengono intatta la loro vivacità culturale, storica e documentaria.
Don Antonio nasce a Civita Castellana il 7
Aprile 1884.
Compie gli studi ginnasiali e classici presso
il Seminario dei Padri Gesuiti al Collegio
Romano, in Piazza di Sant’Ignazio in
Roma.Prosegue gli studi e il seminario,
nella Pontificia Università Gregoriana di
Roma.
Ritorna nel 1910 in Civita Castellana, come
Canonico della Cattedrale, dove rimarrà
fino alla sua scomparsa.
Accanto alla sua attività di apostolato e
preghiera, Don Antonio portò avanti tutta
una serie di ricerche sulla Cattedrale, culminate nella pubblicazione di due importanti libri: nel 1930, “I Santi Marciano e
Giovanni. Atti del loro martirio e
culto in Civita Castellana con note
storiche ed archeologiche” e qualche
anno più tardi, “Cenni storici della
Chiesa
Cattedrale
di
Civita
Castellana”, pubblicato in occasione
delle celebrazioni dell’Anno Eucaristico del
1935.
Nel testo dedicato ai SS. Martiri Marciano
e Giovanni, ripercorre tutta la storia documentaria sul celebre martirio, dagli atti originari per arrivare alla traslazione e prima
invenzione dell’anno 1001, alla successiva
seconda invenzione del 1230 e, infine, alla
terza ed ultima invenzione del 1749 sotto
il Vescovo Lanucci.
Un testo dove la ricchezza documentaria si
coniuga ad una perfetta sintesi storica e
descrittiva.
Nel secondo libro, viene compiutamente
analizzata la storia dell’edificazione della
Cattedrale, dalla fabbrica medioevale ai
restauri del 1735/’40 voluti dal Vescovo
Tenderini su progetto dell’Architetto
Romano Gaetano Fabrizi.
In particolare pone l’accento sullo stato
originario della Chiesa medioevale, così
come descritto nella celebre Visita
Pastorale del Vescovo Tenderini del 5
Febbraio 1738.
Su questa importante relazione notarile,
ampiamente citata dal Cardinali, si stanno
dibattendo studiosi e teorie delle più
disparate: dagli accusatori del Cardinali di
aver alterato e manomesso i dati contenuti, per giungere a chi contesta la sua stessa esistenza negli archivi.
Ricerche archiviali hanno comunque attestato la sua esistenza.
Resta, comunque, un valore fondamentale
che è poi il grande merito storico del
Cardinali: aver posto alla base della ricerca storica non soltanto la lettura dell’opera d’arte sotto l’aspetto simbolico ed artistico, ma quello documentario, basato sull’attenta e puntuale ricerca d’archivio
quale momento fondante di ogni analisi
artistica e storica.
Nel 1948, per alterne vicende dovute ai
tragici tempi, il vasto archivio di Don
Antonio è andato completamente perduto
e rimangono tracce soltanto di alcune
pubblicazioni estremamente preziose sulla
storia di Civita Castellana.
Muore il 14 Aprile 1948.
Prof. Architetto
Enea Cisbani
Nel cuore
Al compianto Mario Domizi morto a Civitacastellana
all’età di 96 anni il 05/04/2010.
“ Caro Mario......ora che sei ritornato presso la casa del Padre..........
tuo Figlio e figlie, i tuoi generi, la tua nuora, i tuoi nipoti, i tuoi parenti e tutti i conoscenti, ti ricorderanno per sempre. La tua lunga vita
di 96 anni, tutta vissuta nel rispetto della fede Cristiana da Te tramandata ai tuoi familiari e discendenti, sia di esempio nel cammino futuro
per tutti quelli che ti hanno conosciuto, con particolare augurio per le
giovani generazioni....”
42
Campo de’ fiori
Il giornalino
Inserto speciale di Campo de’ fiori dedicato ai più piccoli
(Anno 2010 – N. 1)
Gruppo di lavoro: Andrea Bernacchi, Patrizia Caprioli, Elisa Ermini, Marcello Ernoni, Barbara Lucarelli, Paola Marini.
Responsabile del gruppo: Stefania Tabacchini. Coordinatore del progetto: Giovanni Francola.Grafica: Monia Tamburi.
Il mondo pulito di Alice
“Chissà cosa dovrà dirmi Noemi di Così importante?”, pensa Alice tra sé e sé mentre si trova in classe,
in attesa che arrivi l’ora della ricreazione.
Finalmente suona la campanella ed Alice e Noemi s’incontrano! “Alice hai saputo la novità? Sta per iniziare la raccolta differenziata dei rifiuti. D’ora in poi non dovremmo più gettarli tutti insieme, ma ci
saranno degli appositi contenitori dove andranno gettati i rifiuti divisi per categoria!”
Alice dubbiosa si guarda intorno e non trovando più il cestino al solito posto lascia cadere a terra la
carta della sua colazione quando all’improvviso le appare una fatina: “Alice, ma cosa fai?”.
“Non riesco più a trovare il cestino dove ogni giorno gettavo la carta della mia colazione…”, risponde.
43
Campo de’ fiori
o “Eco-bimbi”
La fatina sorride e le dice: “Ma non hai capito cosa ti ha detto la tua amica? Raccogli la carta che hai
gettato in terra e seguimi, ti spiegherò io come fare”.
Arrivate di fronte ai nuovi cesti dell’immondizia, la fatina con la sua bacchetta magica le indica quello
per la carta. “Guarda è semplicissimo! Ogni contenitore raccoglie un tipo di materiale diverso!”
Alice getta la sua carta nel contenitore giusto: “Grazie fatina, avevi ragione, è davvero semplice!” .
Alice, contenta di sapere che così potrà aiutare la natura, ora insegnerà anche ai suoi amici come fare.
L’ANGOLO DEL PROF. A cura di Patrizia Caprioli.
Mini spazio dedicato a siti, portali, risorse in rete (gratis!), da poter usufruire come supporto
didattico per gli insegnanti interessati a dare sempre nuovi input ai loro piccoli studenti.
INNOVASCUOLA: http://www.innovascuola.gov.it/ è il portale per tutti i docenti, gli studenti e
le famiglie che vogliono scoprire nuovi modi di conoscere e di apprendere.
Indovina... indovinello...
Una gallina cammina, cammina,
quando vede un ponte e un cartello
con su scritto “non passare”.
Cosa fa?
II primi 3 che comunicheranno in redazione al
numero 0761.513117, la risposta esatta riceveranno un regalo dal Covo della Bomboniera.
Inoltre... per ogni 30 € di spesa un
piccolo regalo ai clienti
Campo de’ fiori
44
Associazione Artistica Ivna
LA FOTOGRAFIA ARTISTICA DI ALESSIO CAON
Alessio Caon è un fotografo. E’ un fotografo
che sa fare le foto.
Sembrerà ovvio direte!
A questo punto facciamo una distinzione.
Fondamentale
nel
mondo dell’arte è riuscire ad essere artisti.
di Alfredo
Ovvio anche ciò.
Mercutello
Sembrerebbe!
E’ il particolare che fa la
differenza. Un aggettivo, volutamente
omesso per distinguerlo. Egli è un fotografo artistico. Ecco il particolare, ovvero la
differenza, che intercorre fra un’ esecuzione qualunque ed un’ opera d’arte. Quel
tocco magico, quel non so che di artistico,
che la rende unica, che la rende vicina e
che smuove anche forse il più recondito
dei sentimenti.
In una parola:
INCANTO
Le foto artistiche di Alessio Caon meritano
questo appellativo. Abbiamo voluto introdurre con una metafora l’essenza della
fotografia, ovvero, immortalare l’attimo,
altresì il particolare.
Cosa fa l’artista?
Fa le medesime attività di tutti, attivandosi affinchè la sua passione abbia un luogo
predominante nei suoi pensieri.
L’artista va oltre, si ferma per istanti più o
meno lunghi ed esplica il suo talento.
Ci ha raccontato Alessio, che ovunque egli
si trovi, se qualcosa lo attira e vede in un
particolare, la possibilità di fermarlo nel
tempo, egli prende la macchina e scatta
una foto. La sua è una esigenza, una vocazione. Alessio, esprime con la fotografia
sentimenti ed emozioni, come la pace, la
tranquillità e la bellezza.
Non ha stimoli dalla tristezza. Per lui è una
gioia la foto e ha il desiderio di trasmetterla attraverso i suoi scatti. Ci dice che
con essa può toccare il cuore e dare adito
alle più molteplici interpretazioni soggettive. Non si limita a degli scatti isolati, il suo
intento è quello di creare delle storie, un
filo conduttore, un’analisi dettagliata di un
pensiero che in quei momenti, affiora nella
sua mente. Abbiamo visto la sua raccolta
di immagini “ Indietro nel tempo “attraverso la quale vuole raccontarci com’era il
mondo prima, durante e dopo la seconda
guerra mondiale. Con uno scopo ben preciso: sicuramente quello di far riflettere e,
quindi, poi scrivere nei cuori di ognuno di
noi le risposte. Alessio afferma che la fotografia è un quadro reale. Molteplici sono i
suoi progetti che via via conta di portare a
compimento e desidera che questa passione possa divenire, in un futuro non lontano, la sua principale attività. Ha vissuto il
passaggio tra la tecnologia analogica e
quella digitale, confermando che la vera
foto è quella su pellicola. Afferma che la
pellicola è come l’occhio; è fedele, non
altera l’immagine.
L’appassionato distingue sempre i due tipi
di foto dai giochi di luce, dai dettagli e dai
colori. Afferma che i colori della pellicola
sono più saturi, più morbidi, più caldi, più
reali. Ci dice che egli sia contrario al ritocco fotografico. Quando inquadra un soggetto, di solito gli basta uno scatto per
raggiungere il suo scopo.
Alessio ci confida, inoltre, di amare le foto
spontanee, preferibilmente senza posa.
Abbiamo apprezzato il suo entusiasmo e il
suo sogno di diventare, un fotografo sull’onda di quelli di National Geographic.
Un’ eccellente aspirazione.
Questo è l’augurio che gli facciamo, mentre aspettiamo con ansia, che egli ci illumini con alcuni dei suoi scatti migliori.
Campo de’ fiori
45
Circoscrizione della cattedra
ambulante di Civita Castellana
Era necessario migliorare l’allevamenteo
Finalmente fra il 1904
e 1905 il sindaco
Midossi riuscì ad avere
finalmente una cattedra ambulante a Civita
alla quale furono affidati i comuni di Civita
Castellana,
Calcata,
Faleria, Fabrica di
Roma,
Corchiano,
di
Francesca Pelinga Nepi, Castel S. Elia
(mandamento
di
Civita),
S.Oreste
(mandamento
di
Castelnuovo di Porto), Mazzano (mandamento di Campagnano), Monterosi, (mandamento di Campagnano), Rignano (mandamento di Castelnuovo di Porto),
Carbognano (mandamento di Ronciglione).
In seguito ai buoni risultati ottenuti, la onorevole Deputazione provinciale di Roma
credette opportuno nel 1906 affidare alle
cure della cattedra di Civita di cui era direttore il dott. Bozzoni, anche il mandamento
di Castelnuovo di Porto con i seguenti
comuni: Castelnuovo di Porto, Civitella San
Paolo,
Fiano
Romano,
Filacciano,
Leprignano, Morlupo, Nazzano, Ponzano
Romano, Riano, Scrofano e Torrita Tiberina.
La situazione nell’agro falisco non era certo
delle migliori, anche se l’agricoltura rappresentava la principale fonte di ricchezza, l’allevamento del bestiame era legato alle esigenze della locale agricoltura, mentre tutte
le altre destinazioni come la produzione del
latte,di carne erano completamente sconosciute. Il sistema di allevamento era
allo stato brado o semi brado, le stalle degli animali erano tenute in condizioni poco igieniche, molto spesso in
grotte scavate nel tufo prive di aria e
di luce. Il numero dei cavalli era limitato, il
mulo invece era un animale molto ricercato
poiché serviva da mezzo di trasporto nel
nostro territorio abbastanza accidentato.
Anche l’allevamento dei bovini
di razza
maremmana romana non era troppo sviluppato e, nonostante l’estensione del territorio civitonico, la carne da consumo veniva
importata dai mercanti dell’Umbria.
L’allevamento degli ovini aveva, invece, una
certa importanza e si contavano circa 6000
pecore che nei mesi d’estate emigravano
nell’Appennino centrale per
la montificazione. Il formaggio era di ottima qualità e la lana era molto ricercata sul mercato di Roma,
gran parte dei terreni venivano concimato con il letame pecorino; vi era anche
una piccola mandria di
Civita Castellana. 17 Settembre 1915. Tradizionale fiera del bestiame
capre il cui latte era molto
apprezzato dai civitonici.
Medico
Veterinario,
Colonelli
L’allevamento suino era rappresentato da
Agostino, Arigoni Cav. Giovanni,
parecchie mandrie di scrofe però non sufNobili
Fratelli
Trocchi,
Goliani
ficienti per il mercato e quindi molti maiaDomenico, Riccioni Antonio, Pistola
letti venivano importati dall’Umbria e dalle
Francesco, Morelli Edmondo, Basili
Marche per essere allevati, la produzione di
Francesco, Montanari Filippo, Tarquini
animali da cortile era quasi nulla. A Civita
Domenico, Orazi don Guglielmo parronon mancavano i terreni pascolivi, ma
co. Per Fabrica Di Roma: Conte
bisognava diffondere erbe foraggere
Cencelli
Comm.
Alberto,
Fonti
così che il bestiame si sarebbe dupliEnotecnico Luigi, per Faleria e
cato, bisognava inoltre risanare le
Calcata: Fratelli Ferranti, per Nepi: il
stalle, per evitare il diffondersi delle
Sindaco
Monti
Vincenzo,
per
malattie infettive come il carbonchio
Corchiano: il sindaco Crescenzi
ematico e sintomatico che faceva strage
Venturino. Il Presidente onorario era il
degli armenti. Migliorando le condizioni
Sindaco di Civita Midossi, presidente effeti mercati e le fiere ne avrebbero incretivo Morelli Edmondo, vice presidente
mentato i vantaggi al produttore e
Montanari Filippo, cassiere Ferrari Ing.
potevano sorgere nuovi rami dell’industria
Enrico, segretari il dott. Bozzoni e dott.
quali la fabbricazione di formaggi, burro e
Riccioni medico veterinario di Civita. Per
l’esportazione di latte fresco. L’iniziativa
quanto riguarda il Consorzio Agrario era
della cattedra dell’agricoltura, con l’appogcosi formato: presidente il conte Ugo
gio del sindaco e del presidente del
Feroldi De Rosa, vicepresidente Casimiro
Consorzio Agrario e di volenterosi allevatoMarcantoni, consiglieri: Morelli Edmondo,
ri, fece si che a Civita qualcosa si stava
Salvatori Salvatore, Tarquini Domenico, sinfacendo, si era fatto anche esperienze di
daci: Severi Cesare, Simbeni Cesare,
concimazione chimica e si erano impiantati
Gavazzi Giovanni, il segretario era Tarquini
dei campi sperimentali nei terreni concessi
Domenico, direttore amministrativo Ferrari
dal Conte Feroldi De Rosa, dal Cav.
Ing. Enrico direttore tecnico dott. Bozzoni.
Salvatore Salvatori, direttore delle
Il consorzio vendeva macchine come falcia“Fabbriche riunite di Ceramica”, e da ortolatrici, rastrelli meccanici, concimi chimici,
ni come Luciano D’Alessio. Anche la
pompe irroratrici, anche apparecchi per la
Cooperativa Ceramista operaia, il cui diretmietitura, lo slogan era che essere soci
tore era Casimiro Marcantoni, aveva messo
del Consorzio Agrario significava sala disposizione per la coltura sperimentale
vaguardarsi dalle frodi nelle sostanze
tutta la terra annessa allo stabilimento.
utili all’agricoltura e togliersi dalla
Visto l’entusiasmo con cui i nostri contadispeculazione privata. Non solo ma il
ni possidenti misero in pratica le iniziative
Consorzio provvedeva anche alla vendita di
della cattedra si formò una Commissione
sementi di erbe foraggere e si vantava del
Zootecnica voluta dal Sindaco Midossi e dal
fatto che i facoltosi proprietari come i
presidente del Consorzio Agrario Feroldi De
signori Trocchi e il signor Antonio Riccioni ,
Rosa. Gli scopi erano: costruire ricovegrazie ai nuovi macchinari, avessero migliori per il bestiame, importare buoni
rato le loro aziende. In quegli anni però ci
riproduttori e selezionare le razze
fu la grande emigrazione verso le
locali, l’istituzione e l’esercizio di staAmeriche, quindi i nostri contadini e quelli
zioni di monta. Il Ministero dell’agricoltudei paesi della circoscrizione, i soldi per
ra diede un sussidio di L.500 per l’organizessere soci e comperare macchinari e
zazione di piccole mostre zootecniche e
sementi non ne avevano.
fiere locali a premi per il miglioramento
delle vendite del burro, del formaggio, delle
continua sul prossimo numero…
lane, del latte e delle carni. I componenti
della commissione Zootecnica erano il
sindaco di Civita, presidente del
Consorzio
Agrario,
Ospedale
Andosilla,
Cattedra
Ambulante,
Campo de’ fiori
46
Oroscopo di Giugno
partner. Se riuscirete a controllare la vostra
frenesia potrete realizzare qualcosa di veramente grande.
SAGITTARIO Eros a gonfie vele. Momento ideale
per condividere atmosfere
romantiche con il partner.
Attenzione a non parlare
troppo, soprattutto sul
luogo di lavoro. Vita sociale in fermento.
Continuate la vostra analisi introspettiva,
ma non siate troppo severi con voi stessi.
Svolte radicali, inaspettate, improvvise.
CAPRICORNO Il mese inizia positivamente. Si presenteranno occasioni d’incontro con persone più giovani, atmosfere gioiose e
occasioni sentimentali sorte tra i colleghi.
Se dovete risolvere una vecchia questione
approfittatene. Buone opportunità finanziarie. Questo è il momento giusto per iniziare
una sana dieta. Favoriti gli spostamenti, i
viaggi e le gite.
ACQUARIO Giugno inizia
magnificamente:
potrà
esserci
un
incredibile
aumento delle occasioni
amorose oltre che di divertimento. Attenzione ai piccoli disguidi verbali. Il lavoro continua ad
essere svolto in maniera frenetica, anche
grazie alla creatività ed all’intuito. Non perdete la lucidità. Scaricatevi attraverso lo
sport e non mangiate sregolatamente.
PESCI Periodo piuttosto
tranquillo. Se avete deciso
di metter su famiglia dedicatevi alla sistemazione del
vostro nido d’amore. Scarsa
è la voglia di lavorare e maggiore l’autoindulgenza, soprattutto nell’alimentazione.
Momento professionalmente decisivo, scegliete in totale sincronia con i vostri desideri. Abbandonate i vecchi schemi.
by Cosmo
ARIETE Giugno inizia alla
grande. Potrete vivere l’amore passionalmente, e
contemporaneamente realizzare i vostri desideri.
Favoriti i viaggi e le relazioni amorose con persone più giovani. Felici
intuizioni per quanto riguarda investimenti
ed acquisti, anche per la casa. Le questioni
di lavoro saranno in primo piano.
TORO Tenete a freno a la
vostra irascibilità, soprattutto con chi proverà a toccare la vostra indipendenza.
Attenti a ciò che dite.
Carisma e capacità persuasive in forte
aumento. Sarete più ricettivi, più profondi,
in grado di affrontare qualunque argomento. La fine del mese si conclude con l‘inizio
di una fase positiva per l’amore.
GEMELLI Vita sentimentale ottima. Favorite le atmosfere romantiche in compagnia del partner. Non cedete alla golosità! Se non si ha
una relazione affettiva in
corso ci si darà una gran da fare per realizzarne una. Momento ideale per farsi belli,
ma fate attenzione al portafoglio.
Non siate troppo drastici nel prendere le
decisioni.
CANCRO L’amore torna ad
avere un ruolo di primissimo piano e l’armonia di
coppia potrebbe essere turbata da forti sbalzi umorali.
Una vecchia questione potrebbe divenire
fonte di discordia all’interno di una rapporto ben collaudato. Fortuna invece a gonfie
vele. Sfruttate il vostro intuito nel lavoro e
approfittate dei cambiamenti professionali.
LEONE Vivrete con vivacità
e passione qualunque tipo
di relazione sentimentale.
State comunque attenti a
non esplodere se vi sentirete toccati nel vostro orgoglio. Potreste avere problemi di comunicazione e problemi professionali provocati
dall’insorgere di una vecchia questione
patrimoniale. L’attività sportiva vi aiuterà a
liberarvi dalle vostre ansie!
VERGINE Fate attenzioni
agli sbalzi d’umore, avrete
una particolare predisposizione verso le situazioni di
rottura. Potrete concludere
degli importanti affari. Sono
favoriti gli incontri sentimentali con persone
più giovani. Grazie ad un turbinio di forze in
gioco la vostra vita sta prendendo una
nuova direzione. Ma non fate scegliere al
destino!
BILANCIA Svolte professionali in vista e finalmente
un po’ di tempo libero da
dedicare alle vostre attività
preferite. L’amore procede
a gonfie vele, potrete vivere
intensamente, con una forte vena di
romanticismo, una divertente storia di
amore. Sarete iperattivi e creativi, ma
spendete queste energie per realizzare un
importante progetto.
SCORPIONE Imparate a
tenere a freno la vostra lingua o la vostra rabbia se
non volete inficiare i vostri
rapporti professionali o di
coppia. Potrete creare qualche malumore a causa del risorgere di vecchie questioni lasciate in sospeso con il
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Campo de’ fiori
E PASSA PAROLA
Campo de’ fiori
La rubrica
47
dei perchè
Perché si dice
“vai a quel paese”?
Questo detto trae origine dalla volontà di
far allontanare una persona che ci ha fatto
arrabbiare; infatti, “Quel paese”, rappresenta il simbolo di un posto distante da
noi, dove potremo non avere più contatti
con chi ci ha offeso o deluso. E’ un’espressione più morbida ed eufemistica di altre che hanno lo stesso
significato come “Vai al diavolo”, “Vai all’inferno”, piuttosto che
“Vai in malora”, dove è forte la connotazione negativa e punitiva del luogo dove vorremmo spedire chi ci sta di fronte!
Perché i numeri dei
cellulari iniziano con il 3?
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel 2003, ha definito la
numerazione nazionale per tipo di servizio, sulla base della prima cifra. A
questo proposito il 3 è stato scelto per
le comunicazioni mobili, l’1 e l’8 sono
riservati ai servizi a tariffazione speciale ed il 4 è stato destinato ai servizi interni di rete.
Perché sui treni non ci
sono le cinture di
sicurezza?
Sui treni l’assenza delle cinture è
giustificata dal ridotto numero di
incidenti registrati da questo tipo
di veicoli in quanto, tali convogli,
viaggiano con l’ausilio di avanzati
sistemi di terra e di bordo, capaci
di verificare il rispetto dei limiti di
velocità o dei semafori e di intervenire, frenando le vetture, nel
caso il conducente non li rispetti.
Campo de’ fiori
48
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
PRO
SSIM
11° FESTA DI CATAMELLO
10-13 GIUGNO 2010
I EV
ENT
I
PROGRAMMA
Giovedì 10:ore 20.00 Apertura gastronomia
ore 21.00 Musica dal vivo con “Il gatto e la volpe”
Venerdì 11:ore 20.00 Apertura gastronomia
ore 21.00 Musica a volontà
Sabato 12: Inaugurazione festa con la banda musicale
“Città di Civita Castellana”
ore 16.00 Torneo di Burraco
ore 18.00 Santa Messa
ore 20.00 Apertura gastronomia
ore 21.00 Grande spettacolo musicale col complesso
“I Muchachos”
Domenica 13: ore 20.00 Apertura gastronomia
ore 21.00 Musica dal vivo con “Il gatto e la volpe”
Chiusura festa con finale a sorpresa!
Mercoledì 2 Giugno
Dimostrazione di scherma
all’interno del chiostro
del seminario
Domenica 6 Giugno
Sfilata di moda in collaborazione
con “Atelier Manini”
e Coiffeur Talia,
con la selezione regionale
per la partecipazione a
Miss Mondo
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della Liberazione n. 2 - Civita Castellana
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Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di
“Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita
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Campo de’ fiori
49
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
MOSTRA DI PITTURA
XX Festival della
Canzone Romana
Fino al 15 giugno
le iscrizioni
Arrivato alla sua XX edizione, si riaffaccia alla ribalta dell’estate il Festival
della Canzone Romana: il 15 giugno
prossimo scadrà infatti il termine per l’iscrizione dei brani originali da presentare al Festival. Ideato da Lino Fabrizi nel 1991, la manifestazione ha lo
scopo di promuovere canzoni inedite in dialetto, ma anche in lingua
italiana, purchè parlino di romanità. Possono partecipare alle selezioni
tutti i candidati che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età. Le domande
con i brani dovranno pervenire tramite il sito web www.festivaldellacanzoneromana.com, dove sarà possibile scaricare anche il regolamento dettagliato del concorso. La Commissione esaminatrice sarà composta da discografici, autori, docenti di dialettologia, giornalisti, cantautori e ammetterà alla
selezione del Festival al massimo 20 brani. Le selezioni si svolgeranno – attraverso una kermesse musicale itinerante - nei luoghi all’aperto della città,
davanti a un pubblico appassionato della canzone romana. Si canterà la Roma
folkloristica, con le sue carrozzelle, i suoi tramonti, le sue fontane, ma anche
quella più quotidiana, con i suoi crucci e le sue storie d’amore. In passato, tra
gli altri e in ruoli diversi, sono intervenuti al Festival artisti come Renato Zero,
Nino Manfredi, Carlo Verdone, Franco Califano, Giancarlo Magalli,
Lando Fiorini, Enrico Brignano, Mario Scaccia, Fiorenzo Fiorentini,
Gigi Sabani, Luciano Rossi, Rodolfo Laganà, I Vianella, I Cugini di
Campagna, Stefano Masciarelli, il Maestro Stelvio Cipriani, Manuela
Villa, Giorgio Onorato, La schola Cantorum e tanti altri…
La finale avrà luogo al Teatro Olimpico di Roma il 26 settembre 2010.
25 maggio
10 settembre
2010
Artista informale, si esprime concentrando l’interesse della propria ricerca
interiore alla macchia di colore che la
“action painting” americana individua
nella sottomissione del segno al linguaggio cromatico di cui Jackson Pollok
è stato il massimo esponente...
Giorgio Palumbi
...Opere che portano il fruitore nel
mondo onirico, nell’inconscio, dove tutto
è possibile. La fantasia e l’originalità
della creazione non hanno limiti. Il suo
astratto informale diventa così un gioco
della mente e dello spirito: infatti la spiritualità è un fattore molto importante nei
quadri e nella vita dell’autore...
Paola Lamonica
Inaugurazione
Martedì
25 Maggio 2010,
ore 18:00 - 21:00
Istituto Polacco di
Roma, Via Vittoria
Colonna 1
Evento speciale
Conferenza,
Mercoledì 26
Maggio 2010,
ore 13:30
I PRIMI ANNI:
2005-2014. IL
CASO DEL MUSEO
D’ARTE MODERNA
DI VARSAVIA
di Sebastian
Cichocki e Ana
Janevski
La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Tanti
Tanti
Il Papà Cosimo, la mamma
auguri al
auguri a
Annita, il figlio Federico,
grande
Barbara
insieme ai fratelli Tommaso
Domenico
che ha
e Fabio ed alle cognate Lia
Mariani
compiuto
e Miriam, ai nipoti Gioia e
che il 22
gli anni il
Paolo fanno gli auguri a
Aprile ha
28
Daniela che il 20 maggio compie gli anni.
compiuto
Aprile
I nonni
gli anni,
dai frapaterni
dai parenti, amici e tutto lo
telli Emiliano,
Cosimo e
staff.
Alessandro e la cognata
Annita e
Sara, dai genitori
quelli
materni
Tanti
Marina e Tonino e il
Salvatore e
auguri a
marito Roberto.
Giulia, insieme ai genitori Tommaso e
Riccardo
Miriam, al fratello Paolo, fanno gli auguche il 25
ri per il suo 12° compleanno a Gioia,
Maggio
festeggiato l’ 8 maggio scorso. A quelli
compie 1
dei nonni, dei genitori e del fratello si
anno dai
aggiungono anche quelli dei cugini
nonni
Federico, degli zii e parenti tutti.
Marina e Tonino e dagli zii
Emiliano, Sara e
Tantissimi auguri a Melissa Pirri di Tantissimi
Alessandro.
Corchiano che il 23 maggio ha rice- auguri a
Jonathan
che il 23
Maggio
28 Maggio 2010
In questi 18 anni, con compie 20
anni
la tua serietà, la tua
con amore
dolcezza e la tua
simpatia, ci hai dati Jessica.
immense soddisfazioTanti
ni e lasciato un segno
auguri a
nei cuori dei tuoi
Sara che
famigliari, che ti adorano. D’ora in
il 10
avanti lascerai un segno nel mondo.
Maggio
Felice compleanno da papà, mamma compie 22
ed il tuo fratello Manuel.
anni da
Tonino,
12/06/2010
Marina, Alessandro Roberto,
Antonio siamo
Barbara e il piccolo Riccardo.
arrivati alla
Grazie per gli splendidi
meta più
momenti che mi hai regalato
importante la
e che mi regalerai… Emiliano.
maggiore età, 18anni, mamma, papà e Paolo
Al mio bellissimo cacciatore
ti augurano di realizzare tutti i tuoi sogni.
Simone tantissimi auguri di
Ti vogliamo tanto bene auguri di buon combuon compleanno! Amore mio
pleanno.
ti amo… Silvia
Un augurio speciale dai nonni.
Tanti
auguri a
Gianluca
e Tamara
di
Corchiano
che il 7
Giugno
festeggiano il loro primo anniversario di matrimonio…
Dai genitori, i nonni, le
sorelle e la nipotina Asia…
vuto la sua Prima Comunione. Un
abbraccio da mamma, papà e Ivan
Il 3 maggio 2010 la
nostra piccola Desirèe
ha compiuto un anno. Dio
benedica la tua vita
come ha fatto con la
nostra, avendoci donato
te. Ti amiamo mamma
Letizia e papà Rodolfo.
Un augurio speTanti
ciale a Giovanni
auguri di buon compleanno ad
e Menicuccia
Andrea Segato che compie gli
Mazzafoglia che
anni il 12 Maggio e all’indiil 30 Giugno
menticabile sorella Maria
festeggiano 50
Chiara che avrebbe compiuto
anni di matrimogli anni lo stesso giorno, da
nio dai figli,
mamma, babbo e da tutti i
nipoti e parenti.
parenti e gli amici che vogliono loro tanto bene…
Auguri a Gustavino che ha festeggiato i suoi primi 80 anni il 14 Maggio,
Ad Andrea ed alla nostra
dai nipoti Silvia, Alessio, Stefano,
stella Maria Chiara, auguriaDaniela e dal piccolo Edoardo.
mo buon compleanno, zio
Filippo, zia Anna Maria,
Riccardo, Elisa e Simone
La lottista
consiglia
31-5-77
a Torino
Auguri a Elio Mosca di
Bronzolo (Bz), che ha compiuto gli anni il 7 Maggio, dagli
zii Marisa e Lanfranco e dai
cugini Paola, Carla,
Franco e Gianni.
Tanti auguri di
buon compleanno a
Tamara dalla famiglia e gli amici.
Tanti auguri di buon
compleanno a Chiara
Crescenzi che ha
compiuto 18 anni il 26
Maggio, da mamma,
papà, la sorella Barbara,
il fratello Simone, il
fidanzato Mattia, la zia
Giuliana e tutti gli zii
Tantissimi
auguri di
buon compleanno a
Daniel
Silveri da
zia Alessia,
zio Andrea e nonna Rosalba.
Tanti auguri a
Roberto
Taomassino
che il 21
Maggio
compie 8
anni, da mamma Simona,
papà Daniele, la sorellina
Chiara e il fratello
Alessio.
Tantissimi
auguri
Michele
Moscioni
che il 19
Giugno
compie gli
anni, da
mamma,
papà, il fratello Roberto, i
parenti, gli amici
Auguri a zia Lucia per il suo
compleanno, dai nipoti Daniela,
Stefano, Paolo, Alberto e dai
pronipoti Michela, Edoardo e
Giorgia.
Congratulazioni al
Dott. Riccardo
Chiricozzi che ha conseguito la laurea in
Scienze biologiche e
matematiche con la
votazione di 110, presso l’Università della
Tuscia di Viterbo, il 21
Aprile, da babbo,
mamm, Elisa, Simone,
zia Gertrude, zio Paolo,
Andrea, Eleonora e i
nonni. La tua famiglia è
orgogliosa di te e ti
augura un radioso futuro!
Campo de’ fiori
52
RIPROPRONIAMO STELLINA, ormai "addomesticata" ha
conosciuto solo il canile...Qualcuno
può pensare di farla felice???
Una casa, una famiglia...attualmente in pensione a pagamento
come la maggior parte dei cani
salvati dall'Associazione.
Tel. 3391123663
Mi chiamo MAYA e sono una lupetta piccola piccola (la
foto rende poco!) Anch'io vengo dalla strada dove mi
hanno trovata scheletrica...Che cosa vi sembro oggi?
Cerco anch'io una famiglia
amorevole e che abbia
voglia di perdere un pò di
tempo con me perchè
voglio giocare...Prendo la
rincorsa e ti salto adosso
e ci divertiamo tutti.
Tel. 3391123663
Io sono BELLA, sterilizzata, giovane e
giocherellona...Sono un incrocio tra un lupo e un rottweiller in....miniatura. Cerco una casa magari con un giardino e ho tanta voglia di giocare. Ovviamente sono stata
abbandonata cucciola e
l'Associazione mi ha messa a
pensione ma non ci posso
stare a lungo, capite...
Tel. 3391123663
Io sono BRUNA,
taglia medio-grande,
una volta ho avuto un
padrone ma non m,i
voleva bene
mi ha abbandonata e a
me manca tutto: la libertà, l’affetto.........
Sono a Civita Castellana.
Tel. 339 1123663
Ciao, io sono LUCKY non ho
più una padrona...La prima è
volata in cielo, la seconda,
dopo 1 mese si è già stufata
e non mi vuole più. Sono piccolo, vivace, ho circa 5 anni, maschietto, meticcio
cerco una vera casa....
Tel. 3391123663
Sono DIANA
l'ultima trovatella...
forse ho nel mio DNA
anche qualcosa di un cane
da caccia...
Mi vuoi adottare?
Io vorrei tanto...
Tel. 3391123663
Mi chiamo SID, ho circa due
anni. Ero felice, tanto
felice,,Voglio tornare ad essere un cane allegro. Vi prego
portatemi via da quì.... Sono
a Civita Castellana. Tel.
3391123663
Sono KIKKA e non
conosco ne collare ne
guinzaglio... Sono giovane e sterilizzata e
anche un pò diffidente,
ma con un pò di
pazienza, vi ripagherò
con il mio affetto canino. Sono a Fabrica di
Roma. Tel. 0761577122 (orario negozio)
Sono PIPPO, il setter, sono stato raccolto in
condizioni disperate... ora stò meglio, ho messo
sù qualche chiletto, le piaghe sul mio corpo si
stanno rimarginando...ma quelle del cuore
no...Vorrei una famiglia disposta ad aprirmi
casa e cuore.. Tel. 3391123663
Per altre proposte di adozione visitate il sito:
WWW.INCROCIAMOLEZAMPE.ORG
Campo de’ fiori
53
Roma com’era
Roma.
Piazza Esedra.
Autunno 1958.
Il soprano Maria Callas,
passeggia con il marito
Giovan Battista Meneghini,
per le vie del centro della
Capitale.
Modello di eleganza
e raffinatezza,
la coppia si lascia
fotografare,
con disinvoltura,
dai paparazzi.
Visita il nostro sito
www.campodefiori.biz
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Album d
Campo de’ fiori
7
5
9
6
4
3
8
2
1
Veglione di Carnevale 1953 - Sala di Vignanello - 1.Isa Piccioni, 2. Concetta Piccioni, 3. Lucia Paolocci, 4. Silvano Rossini, 5. Sergio Civillotti, 6.
Ivana Piccioni, 7. Ilario Guazzaroni, 8. Giano Soli, 9. Argia Paolocci.
Campo de’ fiori
Civita Castellana anno
1953/54 -foto del sig.
Vittorio Galligani
Maestro Antonio
D’Amico
2
3
1
4
8
6
5
10
11
14
7
9
12
13
1. Luciano Zampini,
2. Salvatore Martani,
3. Alberto Casadidio,
4. ... Tulli,
5.Fabio Patrizi,
6. Emilio Corteselli,
7. ... Cingolani,
8. Vittorio Calligani,
9. Franco Pedica,
10.Gianni Gezzi,
11. Alcide ...,
12. ... Cesarini,
13. Vasco Alessandrucci,
14. ... Genzano.
Campo de’ fiori
55
dei ricordi
Campo de’ fiori
Civita Castellana - Anno scolastico 1950. Foto della Sig.ra Vincenza Cipriani
Campo de’ fiori
Civita Castellana. Classe femminile. Foto della Sig.ra Graziella Basili (in prima fila, terza da dx)
Campo de’ fiori
56
Album d
5
1
4
2
3
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - anni ‘50 - Matrimonio di Nazzareno Pecoroni e Ersilia Iannoni
1. Giovanni Ricci, 2. Rocco Testa, 3. Piera Ricci, 4. Maria Pecoroni, 5. Rosa Bianchini.
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - anni ‘30
Da sx: Rosa Bianchini, Nazzareno - Piero eMaria Pecoroni
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - primi anni ‘40
Da sx: Piero - Maria - Domenico e Nazzareno Pecoroni.
Campo de’ fiori
57
dei ricordi
Fabrica di Roma
21 Settembre 1951.
Tiro a segno delle
attrazioni presenti per le
festività di San Matteo.
Il tiratore
Giovanni Francola
centra il bersaglio e si
guadagna così la foto,
che veniva scattata in
modo automatico
solamente quando
si faceva centro.
Foto della Sig.ra Anna
Francola
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - Primi anni ‘50. Giovanna Ciappici di 11 anni e
Massimo Todini di 3 anni, in sella alla mitica Vespa.
Fabrica di Roma, castagneti - Anni ‘70.
Da sx: Antonio Bianchini, Carlo Pacelli e Roberto Brandetti
su un insolito podio.
Campo de’ fiori
58
Album d
Campo de’ fiori
Corchiano 1976. La banda musicale Giuseppe Verdi, diretta dal Maestro Giuseppe Giustozzi, in occasione dell'Infiorata
9
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1
3
2
7
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4
Campo de’ fiori
Corchiano - 1964 -Rrecita all'asilo in occasione della festa della mamma. 1. Bruno Marconi, 2. Morena Mechelli, 3. Giorgia Santini,
4. Annagrazia Sberna, 5. Santina Menicocci, 6. Anna Clelia Petrucci, 7. ... Moretti, 8. Ester..., 9. Carla Profili.
Campo de’ fiori
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
Calcata 1940
Fratelli e sorelle Arpini.
Seduti da sx:
Petronilla, Valeria,
Angela Maria Argenti,
Elisea, Carmela.
In piedi da sx:
Lalletta, Rosina,
Nicolina, Armanda,
Giuseppe, Ottavio.
In alto da sx:
Nestasio, Celeste,
Tommasso.
Carbognano
1923.
Foto di gruppo
dell’asilo.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
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Sandro Anselmi
P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax
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