di - Campo de`fiori

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di - Campo de`fiori
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Campo de fiori
Messaggi
Civita Castellana 3
Giugno 2004 - Ho pensato a lungo su quello
che avrei potuto scrivere ma poi, ho capito
che piuttosto che scrivere con la mente,
avrei dovuto scrivere
con il cuore. Sul vocabolario di lingua italiana la “famiglia” è definita come “nucleo fondamentale della società
umana costituito da
genitori e figli”. Nel
vocabolario del mio
cuore la famiglia è definita così: un insieme di ricordi, di
esperienze, emozioni e sensazioni che ci hanno e vi hanno Alessandra Caccetta ringrazia tutte le maestre e gli amiportato fino a qui, l’amore che ci date ogni giorno, le chetti della scuola XXV Aprile sez.C per il bellissimo anno
regole da seguire e gli orari da rispettare, le discussioni, scolastico trascorso insieme.
le risate e le lacrime; è svegliarsi insieme la mattina per
condividere un altro giorno, è la vita che ci avete dato, l’eAuguri di Buon Compleanno a Mariella che
ducazione che ci avete insegnato, siete voi, io e Daniele,
compie gli anni il 17 Agosto dalle figlie, i
è il bene che vi voglio e quello che non vi dimostro….
generi, i parenti e gli amici.
Questa è la mia famiglia e spero di meritarla; le famiglie
moderne comunicano tramite gli avvocati e difficilmente
Auguri a Mirko che compie gli anni il 23
raggiungono mete come questa! Io e Daniele vi diciamo
Luglio da Simona, parenti e amici.
spesso che siete vecchi e che adesso le cose sono camAuguri ai nostri amici speciali:
biate, credo che sia meglio avere una famiglia all’ antica
unita, che ti dia dei valori che vivere nell’incertezza delle
Giampiero Gagliardi che compie gli anni il
famiglie moderne. Ringraziandovi per tutto quello che fate 21/7, Franca Scavone che compie gli anni il
per noi da sempre e ricordandoci quanto siamo fortunati
a poter contare su di voi, vi auguriamo che, con l’aiuto di 17/8, Loredana Barboni che compie gli anni il
13/7, Roberto Pattini che compie gli anni il
Dio,l’amore che vi lega da 25 anni non finisca mai e che
possiate festeggiare altri mille anniversari, condividendo 13/8, Luca Spaccasassi che compie gli anni il
gioie e dolori, nella buona e nella cattiva sorte, in salute
18/8, da parte di tutta la redazione
e in malattia per tutti i giorni della vostra vita.
di Campo de’ fiori
Roberta e Daniele
i 50 della classe 1954
Auguri a tutti i ragazzi della classe 1954 da tutti i parenti, gli
amici e dalla redazione di Campo de’ fiori
Paolo Panichelli e
Marielena Tofanacchio
Felicitazioni
per la neo laureata
Claudia Belloni
con l’augurio di un
Il 24 Luglio è il giorno più
importante della vostra vita e roseo futuro professionale
da parte dei parenti, gli
a noi non resta che augurarvi
amici e tutta la redazione
un’immensa felicità !!!
di Campo de’ fiori.
Andrea e Alessia
P.za S. Pertini 5 - Civita Castellana (VT)
P.za Sandro Pertini, 25/26
01033 Civita Castellana (VT)
Tel. 0761.51.41.63
Cell. 338.47.33.774
Campo de fiori
Sandro Anselmi
Cari amici tutti, siamo arrivati al
decimo numero e, se mi volto
indietro, vedo scorrere velocemente tutte le immagini del
nostro percorso meraviglioso !
Campo de’ fiori ha scosso il
letargo in cui erano caduti i
nostri sentimenti, quelli più veri
e più puri e ci ha restituito le
più belle immagini, oramai
ferme nel pozzo dei ricordi. Ha
tentato con i suoi contenuti di
non farci affogare nel mare del
consumismo ed ha cercato
incessantemente, con amore e
rispetto, le nostre origini e la
nostra identità. L’interesse
suscitato in tutti ed ancor più
inaspettatamente nei giovani,
l’aiuto delle scuole e l’appoggio
prezioso dei collaboratori e
degli sponsor, hanno portato
Campo de’ fiori a superare le
Per la vostra pubblicità su
Campo de’ fiori
scrivete presso la redazione di Piazza della
Liberazione n. 2 - 01033
Civita Castellana (VT)
oppure telefonate al n.
0761-513117.
Si realizzano anche
volantini e pieghevoli
da inserire nella rivista
o distribuire
singolarmente
cinquanta pagine e distribuire
oltre
ventimila
copie.
Pervengono richieste di collaborazione da moltissimi paesi e
sto cercando con ponderatezza,
di far crescere ogni giorno questo bellissimo sogno. Si amici, a
me non sembra ancora vero e,
nonostante la quotidianità ed il
peso non lieve degli impegni,
prevale la soddisfazione ed il
meraviglioso incanto di un
sogno sempre più grande.
L’entusiasmo che ha contagiato
chiunque si è avvicinato a
Campo de’ fiori, ha reso possibili tanti e tanti progetti. In collaborazione con l’A.N.F.F.A.S e
le altre associazioni di volontariato, ha realizzato concerti e
feste di piazza. L’Accademia
Interna-zionale D’Italia (A.I.D.I.), che è la proprietaria e l’editore di Campo de’ fiori, ha
inoltre riscoperto e portato alla
ribalta vecchi gruppi musicali
quali gli Araldi, The Black Silver,
i Riflessi del Sole, i Saranno
Bavosi, The I.S.V. … e nuovi
gruppi emergenti quali The
Break Angels… Ha dato spazio
con la rubrica “Scopri l’Arte” a
molti artisti, pittori e scultori, ha
realizzato importanti collettive e
li ha fatti esporre in una sorta di
galleria virtuale sui suoi siti
internet www.campodefiori.biz
, www.campodefiorionline.it ,
www.accademiainternazionaleditalia.it . Non ha mai dimenticato i nostri fratelli meno fortu-
nati e la loro presenza impreziosisce le pagine di Campo de’
fiori e le feste alle quali hanno
partecipato. Le colonie di cultori di Campo de’ fiori crescono
ogni giorno e da ogni dove
abbiamo richieste di abbonamenti e quantitativi di copie
dello stesso. Campo de’ fiori è
distribuito a Civita Castellana,
Fabrica di Roma, Carbognano,
Caprarola, Ronciglione, Corchiano, Vignanello, Vallerano,
Canepina, Vasanello, Soriano
nel Cimino, Viterbo, Vitorchiano, Orte, Bagnaia, Montefiascone, Vetralla, Cura di Vetralla,
Sutri, Capranica, Tarquinia
(anche in edicola), Civitavecchia, Fregene, Ostia, Anzio,
Nettuno,
Magliano Sabina,
Collevecchio, Tarano, Torri in
Sabina, Calvi nell’Umbria,
Stimigliano, Poggio Mirteto,
Otricoli, Narni, Terni, Amelia,
Nepi,
Castel
Sant’Elia,
Monterosi, Campagnano, Sacrofano,
Faleria,
Rignano
Flaminio, Calcata, Sant’Oreste,
Castelnuovo di Porto, Morlupo,
Trevignano, Bracciano, Anguillara, Canale Monterano, in tutte
le stazioni della Roma – Nord
…… a Roma, ed inviato a moltissime città ed università
Italiane ed estere. Voglio ringraziare la colonia italiana
d’America , con la quale manteniamo un contatto continuo.
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Campo de fiori
Periodico di Politica, Cultura ed attualità edito
dall’Associazione
“Accademia Internazionale D’Italia”
(A.I.D.I.) - senza fini di lucro
Presidente Fondatore:
Sandro Anselmi
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Sandro Anselmi
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Sandro Anselmi
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Stampa: Tipografia S.E.A. srl
La realizzazione di questo giornale e la stesura degli
articoli sono liberi e gratuiti ed impegnano esclusivamente chi li firma. Testi, foto, lettere e disegni,
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Il Direttore
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Campo de fiori
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Scopri l Arte
Gildo Cecchini, di professione acconciatore
per uomini, ha nel cuore passioni molto più
grandi di quella che ha per il suo lavoro.
Giovanissimo, cultore della musica beat e jazz,
entra a far parte dei gruppi musicali dell’epoca,
esprimendo con la chitarra la sua passione
musicale e, insieme a questi, si esibisce nei
locali per allietare i pomeriggi e le serate danzanti di un tempo. Scopre poi il fascino della
poesia con la quale esprime in modo tutto particolare e graffiante i suoi versi che, spesso,
diventano testi di sue canzoni. Nel 1988 nasce
in lui una nuova passione. Si reca spesso, insieme al figlio ancora piccolo, sulle rive del il fiume
Treia , nella località chiamata Legata, luogo di
ritrovo estivo di molti ragazzi che, negli anni ’50
e ’60, vi si recavano nelle giornate estive per
fare il bagno.
Qui Gildo ed il figlio riscoprono il fascino di quella natura selvaggia e, calandosi in quell’atmosfera quasi amazzonica, giocano a fare i “primitivi”. Le forre del Treia, oltre ad offrire al visitatore una vegetazione suggestivamente magica,
lo circondano di quel materiale che, nei secoli, è
stato l’elemento principe per la costruzione dei
nostri centri urbani: Il tufo. Piccoli pezzi di roccia tufacea suggeriscono a Gildo di crearne dei
di
ciondoli per collane, proprio come avrebbero
fatto un tempo i selvaggi.
Per gioco, insieme al
figlio, comincia a creare
una collanina e poi altre
ed altre ancora, fino ad
affinarne la tecnica di
lavorazione. Più quel
materiale viene lavorato
dalle mani di Gildo, più
Gildo prova passione per
ciò che fa. E’ qui che
Gildo, attratto dal fiume,
dalla vegetazione e dal
tufo, inizia sempre più a
frequentare le sponde
del fiume Treia, sia nel
periodo estivo che in
quello invernale, cominciando a scolpire figure,
teste ed animali di ogni
misura. Ripulisce quei
luoghi, ormai abbandonati, creandone una piccola oasi e scolpisce
grossi massi di tufo con
figure che lascia poi
emergere dalle acque del
fiume o spuntare dalla
vegetazione. La piccola
oasi di Gildo è veramente
suggestiva ed è così che
diventa il suo cantiere
permanente, il suo laboratorio personale dove poter scolpire ed esprimere la sua arte, sempre restando a contatto
con la natura. Le sculture di Gildo (alcune di
queste raggiungono i 25 quintali di peso) sono
oggi richiestissime e visi Incas e Tibetani (ma
con uno stile tutto personale) abbelliscono e
rendono particolari i giardini di bellissime ville di
proprietà di professionisti, medici e personaggi
dello spettacolo.
In questa stagione, recandoci
sul fiume Treia,
possiamo trovare Gildo Cecchini che, seduto nell’acqua e
con un enorme
masso davanti a
se, esprime tutto il suo spirito
selvaggio in una
simbiosi perfetta con la natura
che lo rende
anacronistico ai
nostri occhi.
Campo de fiori
5
La Siena
di
Voglio regalarvi in questa
pagina le immagini della
Nobile Contrada dell’Onda
a Siena, che mi ha invitato, nella persona del suo
Capitano Avv. Andrea
Sorge Pasqui, alla cena del
primo Luglio, alla vigilia
del Palio.
E’ stata un’esperienza indimenticabile ed il fascino e
l’emozione che ho vissuto,
me le porterò per sempre.
Ho ricambiato tanta cortesia con l’invito doveroso
all’ Avvocato Sorge Pasqui
ed al Dott. Noello Inglesi,
Capitano dell’epoca della
vittoria di Mauro Matteucci
(Marasma), qui nelle
nostre terre.
L’inno solenne cantato in
piedi, prima della cena da
tutti i contradaioli giovani
e vecchi, commossi, fieri
delle loro tradizioni, i canti
che riecheggiano nella
magica notte senese di
rimando fra una contrada
e l’altra…
Siena è una delle città più
belle del mondo ed i senesi conservano unici, le tradizioni, la cultura e la loro
storia.
Dovremmo imparare tutti
e Campo de’ fiori vuole
farlo e promuoverà e
sosterrà ogni iniziativa.
Quante volte m’incanto ad
ammirare le foto dell’archivio di Campo de’ fiori,
quelle pubblicate e quelle
ancora da pubblicare e
cerco di immaginare le
storie, le gioie e le speranze di tutte quelle persone
che ormai sono passate.
Non dimentichiamoci mai
le nostre origini, la nostra
storia, le nostre tradizioni
e la nostra cultura.
Bisogna amarle, perché
noi siamo fatti di ieri e
faremo il domani.
Sandro Anselmi
Capitano Avv. Andrea Sorge Pasqui
Capitano Dott. Noello Inglesi
Campo de fiori
6
Come eravamo
di Alessandro Soli
Beata Gioventù
….”quanno se ballava llì ccasa cò a
porta aperta e a luce ‘ccesa”
Erano gli anni ’60-70, noi maschietti avevamo lasciato ammucchiati da una parte, le
palline di vetro, le figurine degli album,
il piccolo, la fionda, le femminucce le
bambole di pezza, il cerchio, la corda
per saltare. Avevamo cioè lasciato da parte
la nostra infanzia, stava arrivando la nostra
gioventù. I primi “amori”, che nascevano
sui banchi di scuola, tra un bigliettino scritto in fretta e furia e allungato al vicino di
banco, per il passamano che faceva giungere a lei quel cuore trafitto con le iniziali,
inconfondibile emblema di un amore “eterno”.
Erano le classiche “cotte” che ti facevano
sentire un po’ ”strano”, pensavi perennemente ad una sola cosa, eri irascibile, sgarbato, eri soprattutto geloso di lei, insomma,
eri innamorato! Ma allora, erano altri
tempi, non esistevano punti di incontro,
posti dove potevi familiarizzare, parlare,
magari da soli, non c’erano le discoteche, i
pubs, eppoi, le ragazze non erano quelle di
oggi, così smaliziate, così autonome, così
cariche di sex-appeal. Dopo la scuola, dopo
aver fatto i compiti e studiato, nel tardo
pomeriggio, dove potevi incontrare la tua
fiamma? A passeggio, su e giù tra piazza
Matteotti, corso B. Buozzi, via Garibaldi e la
magica Via Roma. Da soli? Magari, lei era
sempre rigorosamente accompagnata dalla
sua amichetta del cuore, e tu prendendo la
palla al balzo, come si suol dire, cercavi di
farti accompagnare da qualche tuo amico cui
interessava l’altra, riuscivi così a formare
due coppie, che per esigenze viarie, erano
costrette a camminare per due.
Avevi raggiunto il tuo scopo, potevi parlare
da solo con lei! Che discorsi! Non parlavi
certo di Vasco Rossi, dei mega concerti, dei
cd appena usciti, dei dvd con Brad Pitt e Di
Caprio, ma più semplicemente di Nico
Fidenco, dei Giganti, dell’Equipe 84, o di
quel complesso inglese ancora semi sconosciuto i Beatles. Intanto pian piano arrivavi
sotto il Forte Sangallo, ed imboccavi Via
Roma, era il massimo, perché i platani e le
panchine, sulle quali insistevi per sederti,
creavano, soprattutto nella
bella stagione, quell’atmosfera che tutti gli adolescenti,
credo, sognano ed hanno
sognato.
Era allora che cercavi di sfruttare al massimo quei momenti, perché sapevi che alle
19,30 finiva per lei “la libera
uscita”,
acceleravi tutto, proponevi al
volo, la festicciola casalinga
per la domenica successiva;
c’era tempo per organizzarla
dicevi : oggi è lunedì, domani
in classe sentiamo gli altri,
cerchiamo di essere pari,
cioè accoppiati, casa la caccio
io, Franco porta il giradischi,
qualche disco di quelli più lenti
li porta Peppe, ce ne vorrebbe
qualcuno che ho sentito lì al
Juke Box in pasticceria,
oppure quello gajardo del
Juke Box su da Ughetto, eri
un fiume in piena, eri innamorato. Non era facile organizzare il tutto, perché non era
facile reperire il materiale
umano, che era quello cui
tenevi di più. Mi spiego dovevi convincere prima di tutto
tua madre, che doveva preparare qualche panino e bibita
per la festa, dovevi ribadire
con lei che se ballava cò a
luce ‘ccesa e cò ‘a porta
aperta, dovevi elencare tutti
gli intervenuti specialmente
quelli del gentil sesso, e dopo
il suo ok, cominciavi ad invitare gli amici. Qui cominciavano
le dolenti note, se per caso i
genitori di lei tentennavano a dare il permesso, allora col gruppetto di amici, andavi direttamente a fare opera di convinzione, magari
mettendo in mezzo tua madre. “Signora, non
facciamo tardi, ci conosciamo tutti, c’è
mamma a casa, eppoi ballamo cò ‘a porta
aperta e cò ‘a luce ‘ccesa”. Passavi l’intera settimana con l’ansia e la smania di arrivare al pomeriggio della domenica, quando
finalmente avresti potuto, dopo qualche
twist, hully gully o surf iniziale tanto per
scaldare l’ambiente (in genere ‘a sala de
casa), stringerla un po’, (poco però), mettendo sul piatto del giradischi, Sapore di
sale o Legata a un granello di sabbia,
dischi che allora andavano per la maggiore
ed erano come si diceva “da pomiciamento”. Beata gioventù ci bastava poco, per noi
era tanto,oggi a distanza di tanti anni, quando ci ripenso, forse sorrido, con un po’ di
nostalgia, perchè sono ricordi felici che non
danno adito al rimpianto, ma che fanno tanto
bene alla mente , al cuore, e all’anima…… a
mà , Franco nun à fatto apposta, à
smorzato a luce un momento, ( aò, io
l’ò baciata !)
8
Campo de fiori
Vi
ta
Treja
01033 Civita Castellana (VT)
Via Falisca, 89 Tel. 0761.598182
Fax 0761.591579
P.za Matteotti, 16 Tel. 0761.518145
L oggetto misterioso
Vi invitiamo ad indovinare l’oggetto misterioso riprodotto
nella foto sotto.
I primi cinque che lo identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Profumeria Paolo e Concetta:
Campo de
a Cup Special
fiori
Il 4 Luglio si è svolta la “corsa più pazza del mondo”
sul fiume Treia nel tratto di Civita Castellana
con partenza dalla Legata ed arrivo al Passo della Signora.
La corsa si è svolta a bordo di gommoni
(camere d’aria di autotreni)
9
Campo de fiori
i
c
n
Ro
Una rosa per Anna
Ronciglione offre scenari veramente suggestivi. L’antico tufo sorregge delicatamente un millennio di storia. Edifici del
cinquecento creano una linea di continuità tra case dell’anno mille e il grigio del
moderno cemento armato. La vegetazione composta da vivaci policromie dà il
benvenuto a tutti coloro che arrivano
nella cittadina da sud. Un fantastico scorcio naturalistico e’ offerto a chi, provenendo da nord, attraversa quei Monti
Cimini che abbracciano serenamente il
Lago di Vico. Questi sfondi fanno si che
Ronciglione sia da sempre patria di grandi nomi dello spettacolo, della cultura,
della storia e della moda. Proprio in questi giorni nel paese tanto caro ad Ettore
Petrolini, si e’ svolta la manifestazione “
Balcone in fiore ”. Nel corso dell’evento e’
Ronciglione in Giugno assume un aspetto
molto allegro. Tra le strette strade medievali
e le larghe vie farnesiane si verifica un affascinante rincorrersi di colori. Il grigio asfalto
illuminato dal sole fa risaltare palazzi con
finestre valorizzate da stucchi. Quei muri
assumono un’aria più vivace del solito. Odori
inebrianti ubriacano persone che, con lo
sguardo rivolto verso l’alto, ammirano fiori di
ogni genere esposti sui balconi. Più in basso
le entrate dei negozi sono vere e proprie
opere d’arte floreali. Per il quarto anno consecutivo va di scena la manifestazione “
Balcone in fiore” organizzata e fortemente
voluta da Anna Fendi con il patrocinio del
Comune di Ronciglione e della Provincia di
Viterbo e in collaborazione con Maria
Mangani, Flaviano Fabbri e numerosi cittadini. Negozianti e privati cittadini sono pronti a mostrare con orgoglio il loro “pollice
verde” e a farsi vanto della cura dedicata ad
ogni piccola pianta messa a disposizione dei
passanti. Dai loro occhi pieni di soddisfazione si capisce l’amore con cui durante tutto
l’anno hanno seminato, annaffiato e fatto
crescere quei fiori. Le ore che hanno impegnato a concimare e curare quei loro piccoli
tesori, sono ripagate da un caloroso, continuo susseguirsi di complimenti. Gerani,
orchidee,ortensie, escallonie e tante altre
piante diventano primi attori tra le vie cittadine in attesa che una giuria attenta li valuti
per la loro bellezza. E proprio il sedici giugno
la commissione, nella quale spicca il nome di
Gillo Pontecorvo, ha emesso il suo verdetto
finale. Alla presenza del Sindaco Giancarlo
Bianchini e del
Presidente della
Provincia
Giulio
Marini, dalla voce
armoniosa di Mara
Carfagna
sono
usciti i nomi dei
vincitori. Al primo
posto si sono classificati ad ex equo
Armando Marini,
Luigi Mucedero,
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Poker di
stato annunciato un bellissimo riconoscimento a colei che oramai e’ considerata
una rappresentante di Ronciglione nel
mondo, Anna Fendi. Vittorio Barni, appartenente ad una famiglia di vivaisti da
quattro generazioni, rivela che e’ nata
nella sua azienda una rosa dal color giallo pesca. Egli camminando tra le sue
creazioni conosciute in tutto il mondo,si e’
immerso nelle innumerevoli e suggestive
fragranze dei campi. Lungo il cammino ha
notato un fiore profumato di dolcezza. Il
suo sguardo e’ stato catturato da una
luce particolarmente pura. I colori decisi
e affascinanti di quella rosa lo hanno
indotto a dedicare lo stupendo fiore ad
una donna solare, gioiosa, decisa e intensa nei sentimenti. Le note limpide e
festose della Banda “ Alceo Cantiani ” di
Ronciglione hanno accompagnato il suo
battesimo. Da qualche giorno questo
fiore si chiama “Rosa Anna Fendi”.
Giomma Bruna. Non vanno dimenticati gli
altri due piazzamenti. Infatti questa classifica vede al secondo posto alla pari Adele
Della Mora, Luigi Anitori e Carmela Partenzi.
Sul successivo gradino del podio troviamo
Lina Capodimonte, Elsa Livia Sisti e Vincenza
Crispino . Va ricordato il premio a Vincenzo
Quadraroli che da sempre ha un intenso
amore floreale. Anche coloro che non hanno
ricevuto premi sono sorridenti. La cura per
quelle piante ha dato loro tante gratificazioni: splendidi fiori frutto di un immenso
amore per il verde. Per il quarto anno consecutivo questa manifestazione ha avuto
molti consensi e si e’ visto sempre un crescendo di partecipazione. Questo poker di
anni ha portato bene all’evento che ha
dato e continuerà a donare colori vivaci e
delicati profumi a tutti.
la stilista Anna Fendi
Campo de fiori
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Vallerano
La Madonna del Ruscello
Prof. Arch. Enea Cisbani
L’edificazione nel 1609 del
Santuario della Madonna del
Ruscello, (1609-1648), costituisce, nell’ambito delle realizzazioni
Farnesiane, uno degli episodi
architettonici più importanti e
significativi, sia per le evidenti
implicazioni religiose e simboliche,
che per le ambizioni culturali della
Famiglia Farnese, committente
dell’opera, dominata dal culto
della Storia e dalla propensione
artistica. La critica ufficiale attribuisce il progetto generale del
Santuario a Jacopo Barozzi
detto il Vignola, (1507-1573),
architetto della Casata. Nuove e
recenti acquisizioni documentarie
permettono una nuova lettura del
complesso e con essa la paternità
dell’opera frutto dell’ingegno del
celebre Girolamo Rainaldi,
grande e dimenticato protagonista
del Barocco Romano, che nel 1605
diventa Architetto Soprastante
delle Fabbriche Farnesiane, nonché regista e progettista delle operazioni architettoniche più significative dell’architettura Viterbese
come il Duomo di Ronciglione e
la Chiesa di Santa Teresa degli
Scalzi in Caprarola. L’edificazione
della Chiesa è legata ad un miracolo avvenuto a Vallerano il 5
Luglio 1604: un pittore del luogo
Stefano Menicucci viene incaricato dal Parroco del paese Don
Vittore Petrucci di restaurare un
affresco della Vergine con il
Bambino, facente parte dell’antica
chiesa medioevale sulle cui fondamenta fu poi realizzato il
Santuario. Intento al restauro e al
consolidamento di alcune fratture
superficiali del dipinto, vide uscire dalla sacre
labbra della Vergine Maria alcune gocce di sangue. Il Reverendo Don Pietro Janni, arciprete
di Vallerano, avvertì il Vescovo di Civita
Castellana Mons. Andrea Longo dell’accaduto, il quale, recatosi sul luogo, potè constatare
personalmente quanto avvenuto compilando
una nota legale dell’avvenimento poi inviata a
Roma all’ Autorità Papale. Il Cardinale
Odoardo Farnese finanziò l’intera costruzione
ed incaricò Girolamo Rainaldi del progetto.
Nel Santuario il Rainaldi rielabora i temi e motivi architettonici tipici della sua architettura:
l’impianto a croce latina dell’ampia navata centrale e dall’accentuato asse longitudinale, l’ampia scalinata esterna, le sculture a coronamento degli ordini, il timpano maestoso e imponente e la cupola parzialmente nascosta dalla
Facciata. Analogo impianto tipologico lo troviamo nel Duomo di Ronciglione poi completato
dal figlio di Rainaldi, il celebre Carlo. Il
Santuario della Madonna del Ruscello si caratterizza per la pianta a croce latina con un’unica
navata centrale e sei cappelle laterali, tre per
ogni lato, di cui due sono adibite a passaggi sia
verso l’esterno che per accedere a locali interni
della chiesa. Altra novità tipologica introdotta
dal Rainaldi è l’uso del Quadrato per regolare
ritmi e proporzioni della geometria dell’impianto architettonico. Nell’architettura Barocca il
Quadrato viene utilizzato quale schema geometrico di base nell’edificazione delle Chiese dedicate al culto dei Martiri Cristiani e della Vergine
Maria con il Bambino. La navata culmina con un
transetto caratterizzato nella parte centrale
dalla cupola e dall’imponente Altare Maggiore
con lo spazio riservato al coro. Gli ordini dei
prospetti interni della navata sono formati da
paraste con capitelli jonici superiori dal forte
disegno e chiaroscuro. La facciata è l’episodio
più significativo: il piazzale esterno è contraddistinto da due corpi di fabbrica molto bassi, fortemente accentuati da un punto di vista prospettico, in origine botteghe artigiane e vendita
generi legati al culto mariano del Santuario. La
zona basamentale presenta sei eleganti lesene culminanti con capitelli corinzi e sorreggenti
un architrave finemente modellato con fregi
scultorei formati da festoni di frutta e cherubini alternati a gigli,
simbolo della Famiglia Farnese. Al
centro troviamo il maestoso portale ligneo, riccamente modellato,
dal timpano superiore spezzato. Il
piano superiore della facciata,
posto al di sopra dell’imponente
cornicione, è dominato dalle
ampie volute corrispondenti alle
cappelle laterali, da quattro lesene con ordine corinzio e dal maestoso finestrone centrale ai lati del
quale troviamo, nei riquadri delle
lesene, quattro Stemmi o Armi
appartenenti alla Famiglia Farnese
e a San Vittore, Patrono di
Vallerano. Superiormente la facciata viene conclusa da un significativo cornicione e da un enorme
timpano, al centro del quale è
posto in posizione ieratica l’Eterno
Padre Benedicente attorniato da
quattro Angeli. Le statue di San
Pietro e San Paolo, poste ai lati
della facciata in corrispondenza
delle ampie volute, chiudono in
maniera significativa l’intero sistema. Il tema del quadrato, “il
numero Quattro” , con le evidenti implicazioni simboliche e
religiose, permea l’intero complesso in ogni partitura architettonica:
una soluzione magistrale del
Rainaldi che poi adotterà a Roma
nel progetto iniziale della Chiesa
di Santa Agnese in Agone in
Piazza Navona. La facciata si
caratterizza per l’uso sapiente e
combinato del peperino, per le
lesene e gli apparati decorativi, il
mattone o laterizio, per i riquadri
interni. L’interno del Santuario,
con L’Altare Maggiore e le
Cappelle laterali in stucco bianco e oro, è visivamente dominato dall’Organo e dalla Cantoria
lignea, poste sul transetto una di fronte all’altra,
di superba fattura e incomparabile bellezza.
Autori dell’Opera i Maestri intagliatori
Alessandro Vibani e Giovan Battista
Chiuccia che, tra il 1643 e il 1647, portarono a
compimento l’intero complesso ligneo. Al centro del transetto l’Altare Maggiore custodisce la
preziosa immagine della Madonna del Ruscello
a cui la Chiesa è dedicata. Ricco di intarsi e rilievi marmorei presenta quattro colonne di
marmo nero con il timpano superiore spezzato,
secondo modelli formali e geometrici del
Barocco Romano. La Cupola, tonda internamente e ottagonale nella parte esterna, e la
Lanterna venne realizzata nel 1620, sotto la
direzione di Giovanni Maria Benazzini,
architetto della scuola del Rainaldi. Il 30
Gennaio 1648, con una solenne cerimonia, il
Santuario venne benedetto e consegnato al
culto Mariano e, nel 1724, Mons. Tenderini,
Vescovo di Civita Castellana, consacrò il
Santuario alla Madonna del Ruscello.
Campo de fiori
13
American Legion - Tre civitonici soldati Americani
di Alessandro Soli
Compagnia 67^ fanteria Camp Sheridan Ale. 30.11.1918
Nelle foto ritratte a fianco sono seduti in
uno dei tanti convegni che il “the
American Legion department of italy”
organizzava per i reduci della prima guerra mondiale, i tre civitonici , che prestarono servizio per le truppe U.S.A. essendo
emigrati in America ancora giovanissimi,ed arruolati allo scoppio del conflitto
bellico. La loro è una storia parallela,
amici per la pelle, partiti come tanti alla
ricerca di un lavoro verso quel paese che
allora rappresentava il massimo per le
aspirazioni di un giovane in cerca di “fortuna”. Essi erano : Stefanini Ugo, Moscioni
Salvatore e Agostinelli Giuliano. Stefanini
Ugo , mio nonno materno e Moscioni
Salvatore, padre di Moscioni Fabrizio e
nonno di Roberto e Michele. Salvatore
partì per l’America in tenera età, appoggiandosi presso un suo parente che lo
fece studiare e quì imparò quattro lingue.
Dopo Salvatore partì anche suo fratello
Mario, padre di quell’Alberto Moscioni di
cui abbiamo parlato sul 9° numero di
Campo de’ fiori. Una storia parallela,
dicevo, in quanto appena rientrati negli
Stati uniti alla fine della guerra, di fronte
alla scelta più importante della loro vita:
cioè quella di stabilirsi definitivamente in
America, come tantissimi altri loro connazionali e “civitonici”, fecero rientro in Italia
perché le “signore” che vedete nella foto,
allora “fidanzate” dei nostri “combattenti”,
non li acconsentirono per vari motivi, e
preferirono un normalissimo matrimonio
italiano all’avventura americana. Soltanto
Salvatore, dopo aver messo su famiglia in
Italia, continuò a lavorare in America per
parecchi anni e divise la sua vita fra queste due nazioni. Quell’ America, però,
non si è mai dimenticata di loro, perché
per anni li ha invitati ai congressi che
l’American Legion ha tenuto in Italia ed
inoltre hanno usufruito del vitalizio spettante a tutti i reduci della prima guerra
mondiale.
da sx Ugo Stefanini, Giuliano Agostinelli e la moglie Dina, Luisa e Salvatore Moscioni, seminascosta Giovanna Dottorini
moglie di Stefanini
a sx Salvatore Moscioni
attestato rilasciato a Salvatore Moscioni per il servizio
militare svolto negli Stati Uniti
1911 - Ugo Stefanini
Campo de fiori
14
Anche gli abitanti di Via Rio Maggiore (Civita Castellana) ci hanno segnalato degli
alberi secchi che, oltre a rischiare di cadere, non abbelliscono il quartiere.
Inoltre segnalano la totale assenza di panchine lungo tutta la via.
Alcuni lettori di Campo de’ fiori
hanno riscontrato un eccessivo movimento delle lastre di ferro al passaggio
dei pedoni, sul “ponticello” che collega
Via Falisca a Via Mazzini (Civita
Castellana).
Consigliano a chi di dovere di verificarne
lo stato d’uso.
...e invitano gli ambulanti del mercato del Sabato a collaborare con l’amministrazione comunale per
mantenere pulita l’area loro assegnata.
Il Personaggio Misterioso
Vi invitiamo ad indovinare il personaggio misterioso riprodotto nella foto sotto.
I primi tre che lo identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione
avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla gioielleria Ponte Vecchio.
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la sua riservatezza e i suoi diritti (art. 22). Ai sensi di legge la informiamo che il trattamento dei suoi dati personali
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Liberazione n.2 - 01033 Civita Castellana (VT) al quale potrà rivolgersi per far valere i suoi diritti come previsto dall’Art.
13. Il / La sottoscritt... acquisite le informazioni di cui sopra (art.li 3/22 Legge 675/96) acconsente al trattamento dei
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nati nel 1927 - foto data dal Sig. Silvano Roscioli
Civita Castellana
Costanzo Camponi
“così piccolo e già dedito al lavoro”
Civita Castellana - Officina Mancini Lollino e Antonio e Spadiglia. Nella foto sono ritratti
da sx Francesco Barboni, Massimo Micheli, Enrico Alessandri e Flavio Cesarini.
La foto ci è stata data dal Sig. Francesco Barboni.
Se vi riconoscete in queste foto venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere p
Bambini e ragazzi in Piazza Duomo - Primi anni ‘40
foto data dal Sig. Arnaldo Mariottini
Colonia estiva 1956-57
foto data dal Sig. Franco Aimola
17
dei ricordi
pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
Campo de fiori
18
Del Priore Luigi (Giggetto)
Una vita di corsa.....
di Alessandro Soli
cosa incredibile, e questo ve lo posso affermare
io, che ho fatto atletica fino a 18 anni (correvo
però i 100 mt piani), è che Giggetto ha fatto
tutto questo a 55 anni, quando un fisico “normale”, non può reggere a quegli sforzi.
Anche in pista è stato un “grande” il culmine lo
raggiunse nel 1994, ai Campionati Europei
Veterani di Atene, dove arrivò 2° nei 2000
siepi nella categoria Masters 70, lui che di
anni ne aveva già 75. “Sandro, sapessi che
gioia vedere il mio nome scritto sul tabellone luminoso dello Stadio Olimpico di
Atene, tutte quelle lucette che formavano :
DEL PRIORE LUIGI”.
Continua sul prossimo numero.....
Campionati Europei Veterani di Atene - 1994
2^ posto nei 2000 Siepi
La 100 Km del Passatore nel 1991 - Giggetto Del Priore aveva 72 anni
Quando sono entrato nel suo piccolo appartamento, per mantenere una promessa fatta a
Giggi ormai da anni, il suo viso si è illuminato di
una strana luce, i suoi occhi brillavano, mentre
dalla sua bocca uscivano a valanga i ricordi di
una vita fatta di gesta atletiche, che, per essere
narrate, non basterebbero dieci numeri di Campo
de’ fiori. Una vita strana la sua, ora che è rimasto solo, solo con i suoi ricordi, solo con le sue
centinaia di medaglie, coppe, attestati, magliette
di partecipazioni, solo con le sue foto, che testimoniano gli ultimi 30 anni della sua ultima passione: LA CORSA. A proposito Luigi Del Priore
è nato a Civita Castellana il 07/11/1919 ha
quindi 85 anni, e dopo essere stato ciclista,
motociclista, amante delle due ruote, all’età di
54 anni comincia a correre. E’ questo l’unico
grande amore della sua vita, lui che è stato sempre solo (un single come si direbbe oggi), si
aggrappa a questo amore travolgente, appassionato, e, come tutti gli amori, ricco di gioie e di
disperazioni. Che strano, in quegli anni ha un fisico ancora integro, malgrado il congelamento
di 3° grado agli arti inferiori rimediato appena
ventenne, sul fronte Greco-Albanese (194041). Voglio iniziare la sua storia atletica parlando
delle sue 9 (sì, avete letto bene: 9) partecipazioni alla 100 KM del Passatore, definita la
corsa più affascinante del mondo, che porta gli
atleti da Piazza della Signoria a Firenze, a Piazza
del Popolo a Faenza; ebbene Giggetto (di cui
vedete la foto della sua ultima partecipazione nel
1991 a 72 anni suonati), è sempre partito,
spinto da quell’amore che dicevo sopra, con ogni
mezzo: in treno , in auto, a volte anche a piedi,
senza soldi, e senza sponsors, per raggiungere
la sua amata: LA CORSA. Altre 100 KM importanti che hanno visto la sua partecipazione: La
Torino-Saint Vincent (2 volte, 1977 e
1979),
La
Marcialonga
Veneta
a
Montagnana (2 volte) e si aggiudicò il
“CRITERIUM” dei 100 Km nel 1975, premio
dato a chi, nello stesso anno, aveva partecipato
ad almeno 4 gare della 100 Km, la 100 Km dei
Gladiatori, a S.Maria Capua Vetere (nel
1986 dove arrivò 2° nella sua categoria gli
A.M. 65), inoltre La Perugia-Terni (44°
assoluto su più di 700 concorrenti), La
Pistoia-Abetone di Km. 53, che lui definisce
tra le corse piu massacranti (7 volte), infine
il massimo : Il Giro del Lago di Garda 150
Km (2 volte) dove arrivò 37° assoluto. Non
menzionerò di proposito le varie maratone e
maratonine, anche locali, alle quali il nostro
“eroe” ha partecipato, ma che sono tutte documentate e gelosamente custodite nei cassetti
della sua casa, ma soprattutto nel suo cuore. La
Gli attrezzi del mestiere ... le sue amate scarpette
20
Campo de fiori
Album
rico
Civita Castellana 1917 Scuola materna
foto data dal Sig. Enzo Tribolati
Civita Castellana Anni ‘40 Paola Stinchelli e Pierina Natili, giovani
braccianti del Conte Feroldi - Foto data dal Sig. Massimo Perazzoni
Anni ‘50 - giovani civitoniche durante una scampagnata
foto data dalle Sig.re Luigia e Fernanda Conti
Se vi riconoscete in queste foto venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere p
Campo de fiori
21
Fabrica di Roma anni ‘50 - scuola elementare
foto data dal Sig. Fabio Torre
ordidei
Fabrica di Roma anni ‘70 Giochi senza frontiere - Premiazione
Foto data dal Sig. Furio Fabris
pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
Campo de fiori
22
L Angolo misterio- Pillole di sapienza popolare
Nella foto sopra è riportata una via di Civita
Castellana. I primi tre che la identificheranno
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Da cosa deriva il detto “ avere il sangue blu”?
Fino agli inizi del ventesimo secolo,
c’era una netta distinzione di classi
sociali.
Si era o contadini o titolati.
I primi si alzavano al sorgere del sole
e si spaccavano le ossa. Versavano
lacrime, sudore e sangue su terreni
non loro. Quando la luce si nascondeva dietro l’orizzonte tornavano nei
giacigli, stanchi per la dura giornata.
I secondi si alzavano quando il gallo
già da un po’ di tempo aveva cantato
e la sera si divertivano tra danze e
banchetti. In quegli anni il mare non
era un luogo di divertimento, ma
approdo per navi di mercanti e predoni.
Gli agricoltori passavano tutta la giornata a lavorare nei campi quindi
erano abbronzati. I nobili, al contrario, non prendevano il sole. Per
distinguersi da chi si dedicava ai terreni, facevano del tutto per non avere
la pelle dorata. Avevano una carnagione così chiara che si potevano distinguere
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nettamente le vene. Il loro colore e’ tendente al blu.
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23
Briciole di storia cittadina
Il Ponte
Clementino
di Raniero Pedica
Stampa - Ponte Clementino ritratto prima del crollo del 1861
Molti artisti e pittori, tra cui particolarmente
espressivo è il quadro di Edward Lear del
1844, nelle loro opere, hanno rappresentato
quest’importante tratto viario che, sin dalla
sua costruzione ha avuto un ruolo decisivo
per la crescita urbanistica, commerciale e
sociale di Civita, in virtù soprattutto dei maggiori collegamenti viari verso la consolare
Flaminia e Cassia. L’opera, alta circa 50
metri, è situata in corrispondenza dei costoni tufacei di confluenza dei fossi Rio
Maggiore e del Rio Purgatorio nel loro cammino verso il Treia. I lavori iniziati nel 1702
furono terminati nell’arco di sette anni.
“Clementino” perché deriva da Papa
Clemente XI, committente dell’opera, la cui
realizzazione fu affidata all’architetto Filippo
Barigioni ( realizzò anche l’acquedotto di
Nepi) per rendere più agevole ai pellegrini il
viaggio verso il Santuario di Loreto ed accorciare la strada verso Ponte Felice sul Tevere.
Il primitivo impianto, composto da sei archi
e due ordini d’arcate sovrapposte crollò rovinosamente il 29 ottobre 1861. I cedimenti
strutturali furono causati dall’impiego nella
costruzione di manodopera locale (poco specializzata) e alle conseguenze di una disastrosa alluvione, dopo giorni e giorni di violenti temporali, che determinarono il crollo di
tutti i maggiori ponti cittadini. Nel 1862 iniziarono i lavori di ricostruzione di Ponte
Clementino, rinnovato con un solo arco centrale come nell’assetto attuale. Papa Pio IX
finanziò il consolidamento e la ricostruzione.
Un’iscrizione posta anticamente sulla porta
d’accesso al Ponte recitava “lo rese sicuro ai
lati con imponenti rinforzi- lo fornì di un’arcata più larga onde sostenere l’impeto d’acque fluviali- allargò la strada, la rese dritta,
la spianò con materiali di riporto-restaurò la
porta arricchendola di abbellimenti”). Tali
lavori furono completati nel 1870 sotto la
sovrintendenza del Ministro dei lavori pubblici Card. Giuseppe Bernardo. I lavori per l’a-
pertura della tratta ferroviaria Civita
Castellana - Fabrica di Roma-Vignanello, terminati nel 1912 determinarono purtroppo
l’abbattimento della monumentale Porta di
Ponte Clementino, ad arco centrale e due
porte laterali. Il territorio a sinistra di Ponte
Clementino era chiamato Campo di fiera,
poiché ivi si svolgeva un’imponente fiera di
bestiame che richiamava viandanti ed acquirenti da tutti i paesi limitrofi.
Stampa - Ponte Clementino ritratto dopo i lavori di ricostruzione
24
Tra le numerose
poesie pervenuteci in redazione
in questi giorni
ho voluto concentrare l’attenzione su quelle
di un poeta purtroppo non più
in vita, Loreto
Terra, che con la
semplicità dei
suoi versi è
Barbara Pastorelli
riuscito a donare
alle composizioni liricità e musicalità. Loreto
Terra nasce a Lecce nei Marsi, in provincia
dell’Aquila, il 2 luglio 1907 e trascorre la sua vita
in questo piccolo paese che deve il suo nome al
fitonimo latino “Quecus Ilex”, ovvero la pianta
del leccio, di cui era piena la valle sottostante l’abitato originario. Il paese, sorto nell’alto
Medioevo, fu ricostruito completamente dopo il
terribile terremoto del 1915. E’ qui che trascorre
la sua giovinezza Loreto, tra l’amore dei suoi cari
e l’attaccamento alle tradizioni della sua cittadina.
Sarà proprio questo forte legame con la sua
terra che porterà Loreto, in età adulta, a scrivere versi in rima dedicandoli, gran parte, a quegli
abitanti più conosciuti che ormai erano soliti farsi
chiamare solo con i loro soprannomi. Durante gli
anni travagliati e dolorosi della seconda guerra
mondiale, Loreto aiutò intere famiglie del paese
a sopravvivere alla fame e agli stenti, grazie al
mestiere che esercitava, vale a dire quello di
mugnaio.
Era questo un mestiere che nel novecento, solitamente, veniva tramandato di padre in figlio e
che era ricco di fascino, soprattutto per i tanti
segreti riguardanti la macinatura dei cereali.
Famiglie intere portavano a macinare il grano dal
mugnaio Loreto e lui, di animo nobile e alquanto sensibile, non si tirò indietro nel momento più
difficile vissuto dalla sua terra e aiutò tante persone sfamandole in tempo di carestia. Oggi che
Loreto è scomparso (è morto il 23 Dicembre
1987) suo figlio Mario, che dei quattro figli è
quello che ha ereditato la vena poetica del
padre, ha voluto omaggiarlo regalandoci una tra
le sue più belle liriche che egli scrisse nel 1975
dedicandola alla Madonna delle Grazie.
Leggendo questo componimento ci si immerge
completamente nell’armonia dei versi scorrevoli
messi in rima che rendono la lirica piena di emotività.E’ come se si stesse leggendo un inno, una
preghiera intensa rivolta alla Madonna che,
come una Musa, Ispira a Loreto i versi più commoventi e più veri.
Leggendo lentamente ogni parola si coglie
immediatamente una richiesta disperata di aiuto
da parte di un uomo che vive in un mondo dove
la cieca ambizione dei potenti e la corsa alla armi
nucleari offusca la bellezza di una pace che sembra non arrivare mai.
Con parole colme di amore e di rispetto il poeta
si congeda chiedendo alla Madonna di riportare
tutta l’umanità sotto il suo bel manto per fare in
modo che il dolore, il pianto e i mali della vita
possano per sempre scomparire.
Con nostalgia ed emozione Mario Terra, figlio di
Loreto, ha consegnato in redazione questa poesia che noi pubblichiamo in questo numero ed
ha voluto lasciarci anche un suo componimento
che ripercorre, con animo malinconico, i giorni
lieti trascorsi nella sua cara terra natia. Ricordi di
un tempo, rumori lontani e ormai svaniti, emozioni fugaci ritornano vivi nella mente di un
padre e di un figlio accomunati da un’unica, vera
e grande passione, quella cioè dell’arte poetica.
Campo de fiori
Il gusto di riscoprire
“Il magico mondo della poesia”
di Barbara Pastorelli
PREGHIERA ALLA
M A D O N N A DELLE GRAZIE
(Loreto Terra, Lecce nei Marzi 1975)
Per un poeta la più bella cosa
è se dall’alto lo ispira la Musa,
specie se il canto, l’inno o la preghiera
è rivolta a colei che è dispensiera,
di grazie, di favori e di consigli
è sempre generosa con i suoi figli.
O Madre delle Grazie Madre nostra
ascolta chi ai tuoi piedi ti si prostra.
Se Maggio ridà vita a tutti i fiori,
tu ridai speranza a tutti i cuori.
Madonna delle Grazie ti preghiamo
di far sentire al mondo il tuo richiamo.
Illumina la mente ai governanti
di tutti i cinque continenti:
che facciano un fioretto ed un omaggio
a questo tuo mese di Maggio
inviando la colomba della pace
che a tutto il mondo piace.
E la terribile arma nucleare
pensaci tu a non farla scoppiare.
Se avverrà così, l’anno Mariano
ci farà riprender per mano
e ritornare sotto il tuo bel manto
senza più lacrime, né pianto.
Con queste mie parole senza ingegno,
ti ho voluto dare un segno
del mio amore e del mio affetto
e te li offro per fioretto.
IL MIO PAESE
(Mario Terra, Lecce nei Marsi 1960)
Povero,abbandonato,
con strade fangose, rotte
è il mio paese.
All’alba il cigolio del carro,
l’incedere dei cavalli
s’ode.
A scuotere dal tepore
donne e fanciulli
è l’uomo della frutta secca.
Strepitio, poi,
di voci femminili
e di svariati suoni.
Talvolta una lite
rinnova la vita.
Una donna sulla soglia di casa
il bianco, gonfio seno
porge all’ultimo neonato.
Il giovinetto lancia
uno sguardo furtivo
e turbato nell’animo resta.
Di notte, sempre,
un miagolio di gatti,
un’abbaiar di cani.
Loreto Terra
Foto pubblicata sul n. 8 di Campo de’ fiori.
Sono stati riconosciuti: 1°fila in basso da
dx Filippo Tontoni, Eraldo Bruzziches, Alfio
Barboni, Seno Arrigoni, Pietro Parroccini,
Irmo Soli, la maestra Cremonini, Arnaldo
Cossio, Cancilla, Enzo Vaselli, Silvano
Rossini, Osvaldo Pescitelli, Ettore Tuia.
2°fila da dx Ilario Pelinga, Fausto Conti,
Vincenzo Del Frate, Luigi Trastulli, Alfonso Foto pubblicata sul n. 8 di Campo de’ fiori. Sono stati riconosciuCimarra, Vasco Costantini, Giacomo ti: 1 Carlo Beccio, 2 Zuchi, 3 Piero Basili, 4 Mariotti, 5 Corradi,
7 Angelo Santoro, 8 Aldo Del Priore, 9 Grilli, 10 Fabri, 11 Di
Camponi, Piramo Scorcella, Mario
Mattia, 12 Conti, 13 Giorgio Sorichetti, 14 Pizzi, 15 Gianni
Mezzanotte, Attilio Mancini.
Calisti, 16 Sergio Smargiassi, 17 Guido Spinelli, 18 Marco
Marchetti, 19 Leonardo Ciavarella, 20 Mauro Mancini,21
Ermanno Lemme 22 Carlo Ilarioni, 23 Mario Quadraccia, 24
Pedica, 25 Gianfranco Roncio, 26 Mariano Ghirichini, 27
Sandro Anselmi, 28 Fabio Finesi, 29 Serafino Ercolini.
Foto pubblicata sul n. 8 di Campo de’ fiori. Sono stati riconosciuti:
1 Maria Silvia Cipriani 2 Adriana Cipriani, 3 Sandra Angeletti, 4 Maria Del
Priore, 5 Giuseppina Ercolini, 6 Crestoni, 7 Anna Conti, 8 Pierina Pistola,
9 Luigina Corazza, 10 Maria Fantera, 11 Anna Oddi, 12 Gianni Cavalieri
(D’Artagnan), 13 Rita Galatini, 14 Pistola, 15 Pietro Arrigoni, 16 Franco
De Santis, 17 Antonio Giovannini, 18 Dottorini, 19 Adriana Tomei, 20
Ferruccio Annesi, 21 Avv. Lucio Angius, 22 Giancarlo Cavalieri, 23
Domenico Del Priore (insegnante di violino), 25 Franco Bonini, 26
Mozzicarelli, 27 Isa Costantini, 28 Anna Maria Rossi,29 Elisa Bernardi.
Campo de fiori
i
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n
o
R
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Antichi
Carissimi Lettori Ronciglionesi,
Vi porgo tutto il mio affetto per l’amore mostrato verso questo giornale e nei confronti dei miei articoli. AbbracciandoVi tutti, ringrazio coloro che da più parti mi hanno fatto i complimenti. Questi elogi mi colmano di gioia.
Un ringraziamento particolare va a tutti i negozianti del Paese che mi permettono di effettuare una distribuzione capillare e che
attivamente contribuiscono con il loro impegno a far crescere i contenuti delle pagine ronciglionesi. Infine, vorrei invitare chiunque abbia foto vecchie della nostra bella cittadina e dei suoi abitanti a contattarmi all’indirizzo e-mail e.quadraroli@libero.it ,
oppure al numero 0761.513117, per poterle inserire sul giornale. Vi ringrazio di nuovo e Vi porto nel cuore. Erminio Quadraroli
Le sere d’estate, nelle campagne
ronciglionesi, i grilli con il loro canto
accompagnano il sonno di chi ancora sembra non essersi accorto dello
scorrere del tempo. Fuori dalle
mura tufacee di casolari oramai
abbandonati, lustrori antichi scaldano i racconti di anziani non curanti
del frenetico vivere di oggi. Tra
maiali silenziosi e carretti dei quali,
dopo la morte del mulo, si sono
impadronite le sterpaglie, si tramandano oralmente storie ora fantasticamente inquinate dal tempo e
da leggende. Questa linea leggera
che solca verità e fantasia appassiona i piccoli nipoti stretti nell’abbraccio dei loro nonni. Le loro bocche
illuminate da “ fascine” scoppiettanti sono intente nel mangiare salsicce bruciacchiate che conservano
sapori di una volta. Tra un danzare
di vino rosso e di braciole si aspetta
che nel “callaro” sia pronta la ricotta. Intanto iniziano i racconti…
Nonno Mario esordisce puntando il
suo dito indice esile e tremante in
cielo verso il Grande Carro: << A
bordo di quel carro giunse a
Ronciglione un uomo con il coraggio
di un leone e il cuore tenero di un
bambino: Ercole! Con la forza dei
suoi muscoli tolse la clava da una
roccia e nacque il Lago di Vico…>>.
Le sue parole rapiscono lo sguardo
dei bambini mentre il vecchio ritorna alla realtà narrando come grazie
a quello specchio d’acqua hanno
trovato lavoro i suoi avi sin dal cinquecento. In quegli anni i Farnese
resero la piccola cittadina cimina un
polo industriale di spicco. Sorsero
ferriere lungo tutto l’emissario del
lago, il Rio Vicano. Così i suoi antenati, maestri nel forgiare, scesi dalla
Lombardia richiamati da Papa Paolo
III insegnarono la loro arte alla
popolazione. Questi “artisti ferrazzoli” producevano utensili per l’agricoltura e l’industria. Le creazioni
ronciglionesi erano presenti in tutto
lo Stato Pontificio, grazie anche ad
un editto che a cavallo tra diciassettesimo e diciottesimo secolo proibiva l’entrata e il commercio nella
zona di manufatti in ferro provenienti da altre regioni. Nacquero
numerose ferriere….<<…ma un
giorno…>>, prosegue così nonno
Mario riportando alla memoria l’incendio di Ronciglione da parte delle
truppe napoleoniche guidate dal
generale Valterre, <<… arrivarono
cavalli dalle ali di fuoco e uomini di
ferro. Assordanti ferraglie segnarono il declino di una industria che
aveva dominato incontrastata…>>.
Nel silenzio della sera e degli spettatori affascinati, si ode uno scorrer
di acque. E’ quel Rio che porta con
se le anime di coloro che sotto i
colpi di un maglio si sono adoperati
consumandosi pian piano. Questo
grosso martello solo poco tempo fa
ha smesso di riecheggiare tra la vita cittadina. Con nostalgia e con
voce tremante narra di
quando lui con la sua
bicicletta si recava là
dove il ferro incandescente aspettava i suoi
colpi per nascere ad
esistenza rinnovata. Su
quelle strade sterrate
non si sentiva nient’altro che ligneo rumore
di carri e trottare di zoccoli. <<…lingue di fuoco mi hanno colpito>>,
così dice mentre mostra i segni
delle unghiate del ferro, << ma ho
sempre sottomesso il duro metallo…>>. Quel fuoco che illumina la
notte lo porta a ricordare quando
davanti alla fornace il sudore si
impregnava di denso fumo e lo rendeva irriconoscibile anche agli occhi
dei suoi cari. Nel rivivere questi
momenti lascia spazio ad altri racconti congedandosi nella consapevolezza di essere l’ultimo testimone
di quel timido colpo di maglio.
Il maglio
Cari amici
la storia di
Noel si
arricchisce
sempre più
di nuove
avventure.
Conservate
gli inserti
e........
buona lettura dai vostri
Cecilia e
Federico.
Continua.....
26
Campo de fiori
Ricordi militari di un
na
S
l
e
ottantasettenne paracadutista per caso
t
s
Ca
di Riccardo Pieralisi
Il protagonista di questa storia precisa che il suo e quello dei suoi compagni non fu un atto eroico o
una dimostrazione di coraggio, ma fu un atto dovuto in quei momenti di storia italiana.
Antefatto
Siamo ai primi dell’Aprile
1938, viene costituita, in
tutta fretta, la prima scuola
paracadutisti d’Italia presso
l’Aeroporto di Tripoli.
Ne fanno parte come primo
nucleo
alcuni
ufficiali
dell’Esercito Italiano ed un
battaglione di ascari (soldati coloniali).
Il 15 Maggio 1938, dopo
aver frequentato un corso
teorico, avviene il battesimo
dell’aria.
Cinque aerei trimotore in
formazione di volo per la
prima volta in Libia, effettuano un lancio di paracadutisti. L’esito non è buono:
due ufficiali e sette ascari si
schiantano al suolo.
Una commissione d’inchiesta rivelerà che l’incidente è
dovuto alla formazione troppo serrata.
Intanto panico e malcontento invadono i superstiti del
15 Maggio 1938 - Tripoli - formazione del 15^ stormo Capitano Maddalena e Sergenti Maggiori Nevelli, Andreotti, Cammillucci e Ferrara
lancio e quelli che successivamente dovranno effettuarlo. I paracadute sono
sicuri (vallo a far capire a
quei poveretti!) : occorre
una forte dimostrazione che
rassicuri tutti ! Il comandante della scuola paracadutisti
convoca tutti gli equipaggi
di volo e chiede sette volontari che eseguano, da 500
metri, un lancio con gli stessi paracaduti già usati.
Il lancio è perfetto. Fugati
gli ultimi timori e dubbi,
l’addestramento riprende
con ottimi risultati.
Castel Sant’Elia - Scuola Materna 1940
Il giorno 5 Giugno 1938, alle
ore 8:30, un aereo S81 trimotore del 15° stormo aeroplani da bombardamento
sorvola verticalmente l’aeroporto Castel Benito di Tripoli.
Sette paracaduti, in rapida
successione, costellano l’area
sovrastante il campo d’atterraggio. Appeso ad uno di
questi sette paracaduti c’è
l’Aviere
Scelto
Azelio
Cammillucci
di
Castel
Sant’Elia in servizio presso la
21° squadriglia equipaggio di
volo numero 5.
L’atterraggio è perfetto.
Congratulazioni delle autorità
presenti, si sciolgono le
righe.
Campo de fiori
28
di
a
c
i
Fabr
I Torre e le nocciole
di Sandro Anselmi
bambini che magari non erano adatti alla raccolta sui campi, le capavano recuperando quei
frutti che erano rimasti attaccati al guscio. Ai
bambini, per quel lavoro veniva promesso un
gelato per le feste patronali di S. Matteo.
Spesso, vista la necessità e la forte povertà,
cercavano di far passare per buone anche le
nocciole vuote e cioè quelle senza frutto all’interno, raschiandone magari il fondo con le
unghie o con un coltellino, sperando poi che
Torre non se ne accorgesse. In quegli anni,
infatti, i sensali che lavoravano per Torre non
praticavano la “resa” come oggi, sicchè un po’
complici forse di quei poveri contadini, chiudevano spesso un occhio sulla qualità del prodotto che andava così, tutto al peso. Nel frattempo
l’azienda Torre lavorava per valorizzare al massimo il prodotto e proporlo ai preziosi consumatori e, tutta la professionalità e l’abilità prestata nel mantenere i rapporti commerciali con
aziende serie e di prim’ordine, dava quelle
necessarie garanzie che, a caduta, portavano al
popolo quella sicurezza e quella crescente,
costante ricchezza, che avrebbe negli anni
migliorato la qualità stessa della vita dell’intero
paese.
... continua sul prossimo numero
Operai della ditta Torre che controllano la riempitura di sacchi
Chi non ha piegato la schiena a raccogliere le
nocciole, sia perché figlio di contadini, o perché
amico dei figli di contadini ? Perfino i villeggianti romani, che a Fabrica d’estate , per pura amicizia o per voglia di racimolare un po’ di soldi,
facevano quell’esperienza non proprio leggera.
Agli inizi le nocciole venivano colte direttamente dagli alberi che, lasciati crescere a dismisura,
per via di una potatura a quei tempi primordia-
to, quelle scodelle, sempre avare di contenuto,
venivano rimpinzate di tozzi di pane raffermo
che si gonfiava con le brodaglie lisce e fortemente profumate (il profumo era sempre l’acerrimo nemico tentatore). Il caldo insopportabile
di quei giorni (le nocciole venivano colte allora
ad Agosto), minava la resistenza di tutti e quand’era il momento di mangiare sul campo un po’
di pane e pomodoro (ma strofinato sopra cosi
da
“macchiare”
tante e tante fette)
con un pizzico di
sale e, non sempre, un filo d’olio.
Si sdraiavano per
un po’ all’ombra,
direttamente
in
terra o, magari, se
erano fortunati, sui
sacchi semi pieni di
nocciole. Questo,
dopo che si erano
tolti di dosso la
terra e quella maledetta
polvere
anni ‘50 - Il Cav.Carlo Torre nel suo stabilimento
appiccicaticcia delle, dovevano essere “scalati” dagli operai più
le nocciole, con l’acqua allora limpida del fosso,
Gruppo di contadini durante la raccolta
giovani e più atletici che poi, appesi ai rami più
dove erano stati messi al fresco i
alti, si facevano cadere con essi, vincendo così
“barilozzi” dell’acqua e del vino.
la loro resistenza. Qui erano pronte le donne di
Mentre mangiavano però, non
tutte le età che, al grido di – “sotto alle punte”
mancavano mai i discorsi dei
-, acciuffavano le “cimate”, per spogliarle del
grandi sulla quantità e sulla qualoro prezioso frutto. Esso veniva riposto in
lità del prodotto e sul sognato ed
capienti “sinali” legati alla vita e ripiegati, con
agognato ricavato che ne avrebun sistema arcaico, a formare una sacca. C’era
bero avuto con la vendita ai
la gara a chi riempiva per primo il “sinale” che,
Torre. Lì c’erano tutti i progetti e
una volta pieno, veniva svuotato dentro i sacchi
le speranze di vita per l’anno a
(balle) di iuta che emanavano quel loro carattevenire. I sacchi venivano svuotaristico odore. Siccome i sacchi erano spesso
ti sulle aie (are) e le nocciole
pochi e sempre vecchi e rammendati, perché
erano sapientemente battute e
costavano, essi venivano pigiati ben bene per
mescolate per poterle essiccare
farli riempire al massimo, sicché quando doveal sole. Le bucce che contenevavano poi “incollarli” sulle spalle (tra collo e spalno ancora le nocciole non uscite
la), era un bel discorso percorrerci quei sentieri
spontaneamente, venivano poi
interminabili ed accidentati. Ma agli uomini di
raccolte con delle ceste (panare)
un tempo, la volontà e la forza non mancavano
o recipienti di legno scavato
mai, semmai non vedevano mai un quattrino e,
(capestrino – appunto da capare)
per riempire lo stomaco, perennemente affamae le persone più anziane ed i
operaie intente alla cernita delle nocciole
Campo de fiori
29
La storiMax
a di
Max con l’orchestra “Brazil” ed altri elementi
...La simpatia e l’amicizia di Otello Narduzzi,
storico chitarrista, maestro di tanti allievi e virtuoso alla chitarra awajana, da lui stesso
costruita, nonché degno padre del Maestro
Nicola Narduzzi, eccellente violinista, convince
Max a cantare con l’orchesta “Brazil” (della
quale narreremo la storia in un prossimo numero di Campo de’ fiori). Inizia così una nuova stagione con un nuovo repertorio ed un genere
musicale decisamente diverso. I componenti
dell’orchestra Brazil, al momento della partecipazione di Max erano appunto Otello alla chitarra, Francesco Alessandrini al sax tenore e
clarino, Remo Morelli al sax contralto e Luigi
Censi alla batteria, cosicché Max ne diveniva la
voce e suonava la chitarra basso. Non era infrequente però, vista l’amicizia con altri gruppi
musicali, la partecipazione di altri valenti musicisti provenienti dalla famosa orchestra dei
Farnesi di Caprarola come Vincenzo alla tromba,
Fernando al basso, Paolo alle tastiere e, dai
Menestrelli di Carbognano il tastierista Mario.
Anche questa sarà una stagione piena di successi e di innumerevoli impegni musicali. A questo punto Max ricorda con commozione la perizia musicale dei compianti amici Remo e
Checchetto e la profonda amicizia che lo legava
a loro. Ricorda che, tornato dall’Università, passava spesso i pomeriggi a suonare sulla soffitta
di Remo, dove erano sistemati gli strumenti.
Passava poi nel “salotto” della bottega da calzolaio di Remo, dove si ritrovavano tra un paio di
suole e tacchi, i personaggi più estrosi del
momento: Romolo Malatesta , Ernesto
Malatesta, Bruno Pucci, Matteo Sciosci, Silvano
Polidori, Valerio Giovagnoli, Enrico Capitoni,
Nando Cianchi, Ermanno Rattini. Si parlava di
tutto, di musica, di donne… Remo trattava, in
effetti, Max come un figlio e gli diceva “mettiti
un foulard attorno al collo altrimenti ti va via la
voce…” e ancora “...tu hai la voce adatta per le
orchestre, non per i complessi...”.
Max ricorda ancora con nostalgia i veglioni che
finivano all’alba e le serenate fatte alle ragazze
del momento e, su tutto, quella stupenda atmo-
sfera che regnava nel gruppo sempre allegro e
pieno di amicizie. Nel Settembre del 1970 Max
si esibisce in piazza con i “Falisci” (vedi Campo
de’ fiori n. 7) durante le feste patronali fabrichesi. Nell’inverno successivo sono insieme per
tutta la stagione carnevalesca nel prestigioso
locale “Cinque Stelle” allora bar-albergo-ristorante. Il “Cinque Stelle” è stato testimone dei
maggiori successi dell’epoca e si riempiva all’inverosimile, da dover usare addirittura le camere
del piano superiore. Così pure quell’anno, come
in quelli precedenti, i complessi che suonavano
nei locali di altri paesi e finivano prima, o non
avevano avuto pubblico, raggiungevano poi il
“Cinque Stelle” per esibirsi in qualche pezzo
come faceva Franco Mechilli di Caprarola e gli
Squali di Viterbo che avevano cercato inoltre di
ingaggiare Max per una tournè all’estero, ricevendo però un diniego dal padre, il quale vedeva per lui un futuro di studi ed un posto di lavoro sicuro…
...continua sul prossimo numero
Max e le mitiche lambretta e mini
Max con l’orchestra “Brazil”
30
Campo de fiori
Amarcord
Gli uomini passano ed i luoghi cambiano,
ma Fabrizio Moscioni e Massimo Conti si
avventurano lungo il fiume Treia con la
speranza di ritrovare in quei luoghi la loro
gioventù, i loro giochi e quei fantastici
momenti trascorsi insieme alle “bande” di
amici.
Alla “legata”, (sbarramento sul fiume
Treia, a sud-ovest di Civita Castellana, che
serviva ad alimentare una mola che sorgeva a valle e, precisamente, dove era la
locanda dei “Tre Re”) si riunivano, nel
periodo estivo, tutti i ragazzini di un
tempo. Quella era la loro meta di villeggiatura, l’ambita spiaggia dalla quale potersi
tuffare e rinfrescare nelle chiare acque (un
tempo non inquinate) durante le afose
giornate estive. I gruppi di ragazzi che si
recavano in questi luoghi erano in prevalenza maschili e sfoggiavano elegantissimi
costumi (mutande spesso anche rattoppate) che avrebbero fatto invidia a quelli
indossati dai primitivi.
Questi luoghi, nel periodo estivo, si andavano così popolando che, i proprietari terrieri confinanti con la “legata”, decidevano spesso di chiudere i passi per evitarne
il passaggio.
Di conseguenza i giovani bagnanti si riversavano nel tratto appena prima della
“legata” chiamato “brecciara”, nel punto
dove il Rio Filetto si getta nel Fiume Treia;
La “Brecciara” diventava meta ancor più
ambita da parte dei nostri giovani civitonici in quanto, vicina al ponte sul Treia, vi
erano dei crateri formatisi durante i bombardamenti degli alleati, per distruggere il
ponte stesso, nei quali i giovani si cimentavano in gare di ciclo-cross. Successivamente veniva scoperto un altro luogo dove
andare a giocare: il “Cavò” . Qui le piene
invernali del fiume Treia creavano delle
profonde forre dove l’acqua diventava più
profonda e le spiaggette che costeggiavano il fiume permettevano ai giovani
bagnanti di sdraiarsi al sole come autentici villeggianti. I fiumi venivano presi d’as-
Tullio Talia
Direttore artistico
Via Garibaldi, 14 - Civita Castellana (VT)
Tel./Fax +39.0761.513183
Campo de fiori
31
i luoghi dell’infanzia
di Cristina Evangelisti
salto dalla mattina alla sera da tutta la gioventù di Civita Castellana che, per le ore
trascorse in acqua a giocare, ne usciva a
fine giornata con le labbra violacee. Le
giornate trascorse nelle acque della
“Legata”, della “Brecciata” e del “Cavò”,
non valgono per Fabrizio e Massimo (e
forse per molti di quei ragazzi di un
tempo) meno di un bagno alle Maldive o
alle Canarie.
E’ incredibile pensare come oggi ognuno di
noi si possa far condizionare dal problema
di dove andare a trascorrere le ferie.
L’ansia di cercare luoghi e lussi sempre
migliori di quelli dei nostri amici o conoscenti, ci fa perdere di vista il vero significato del “riposo” e della parola “vacanza”.
Negli anni 50 per i ragazzi la “vacanza” era
“vacanza” e basta. Non importava il luogo
dove si andava a trascorrere, anche perché ci si doveva arrangiare con ciò che la
natura offriva nei dintorni di casa; ma la
cosa importante era vivere quei momenti
di libertà dal lavoro o dalla scuola insieme
agli amici, farne di nuove e e gustarsi ciò
che la vita ti offriva. Spesso non ci accorgiamo che ciò che cerchiamo nel periodo
delle ferie non lo troviamo in luoghi lontani, anzi questi spesso ci deludono proprio
perché non abbiamo le compagnie giuste
per poterci andare.
Il problema non è dove andare, ma con chi
andare e, questo Fabrizio e Massimo e i
ragazzi che, come loro, frequentavano
quei posti lo avevano capito bene. In quei
posti si sono strette grandi amicizie forti e
sincere.
Con grande stupore, i nostri due avventurieri, hanno scoperto che la “legata” è di
nuovo frequentata proprio da quei ragazzi
di un tempo. Ormai grandi e con i figli, la
domenica, con un panino ed una bottiglia
d’acqua fresca, portano le loro famiglie a
riscoprire quei luoghi e, nelle acque forse
non troppo pulite, cercano di ricreare, con
tanta nostalgia, quell’atmosfera che li ha
resi felici.
Campo de fiori
N ATI
Matrimoni
Jaff Lara
Meloni Arcangelo/ Pana Anisoara
Bracci Federico
Molini Renzo/Pelli Elisabetta
Benassi Jacopo
Fabretti Riccardo/Lucaroni Sara
Frabotta Tommaso
Casasole Alessandro/Mecucci Elisabetta
Mecucci Gabriele
Marani Claudio/Vettori Barbara
Mecucci Matteo
Bondini Marco/Antonangeli Laura
Deltoso Aurora
Lotti Riccardo/De Silvestri Gabriella
Capaldi Francesca
Casini Paolo/Cabresa Sunilda
Fabrini Luigia
Federici Ida
Lazzaroni Ruggero Marino
Moretti Vittoria
Carloni Giuseppa
Morti
Matrimoni
N ATI
14.6.2004 Basso Eleonora
19.6.04 Abati Barbara/Carrisi Massimiliano
29.6.2004 Bobboni Leonardo
28.6.2004 Brandi Flavio
2.6.04 Abati Roberto/Vecchiotti Barbara
Audia Anna Maria 07.06.2004
12.6.04 Angeletti Valentina/Romano Luca
Cernetti Adino 18.06.2004
26.6.04 Angeli Andrea/Cavallari Eleonora
11.6.2004 Capaldi Lorenzo
07.6.2004 De Antonis Daniel
15.6.2004 khattab Omar
25.6.04 Antonelli Francesca/Carosi Roberto
Feliciani Elio 30.06.2004
12.6.04 Antonelli Nello/Di Clemente Angela
19.6.04 Braconi Lucia/Mazzolini Franco
Mariani Angela 13.06.2004
06.6.04 Ceccani Enrico/Mascioli Silvia
Mariani Riziero 07.06.2004
13.6.04 Di Bernardino Francesca/Baiocco
18.6.2004 Patrizi Riccardo
11.6.2004 Piacentini Federico
Fabrizio
Molinari Liliana 11.06.2004
12.6.04 Fanicchia Luca/Ferri Antonietta
Rita Francesco 12.06.2004
19.6.04 Gavrila Victor/Manta Daniela Claudia
10.6.2004 Profili Gaia
Rosellini Bernardina 24.06.2004
13.6.04 Leonardi Emanuele/Roscioli Vanessa
03.6.2004 Sorge Claudia
Tribolati Enzo 12.06.2004
20.6.04 Liberali Serenella/Vincenzi Pietro
05.6.2004 Tombolini Thomas
06.6.04 Mariani Larissa/Rompietti Giampiero
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Civita Castellana Giugno 2004
Civita Castellana Giugno 2004
Morti
Ronciglione Giugno 2004
Ronciglione Giugno 2004
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Campo de fiori
19 Marzo 1957 - Ceramisti di Civita Castellana in udienza da Papa Pio XII - foto data dal Sig. Bruno Fontana
1910 Allieve ricamatrici di Civita Castellana - foto data dalla Sig.ra Lucia Vaselli
33
Campo de fiori
34
Perizie e Stime
Poe
di
Zenoni Marco
Via Madonna delle Rose, 1/B
Civita Castellana (VT)
Tel.
0761.599066
Cell.
Telefoni Cellulari
Ricariche
Attivazioni Telefoniche
accessori - telefonia fissa - cordless - fax
tv -hi/fi -dvd - video registratori
dolby sourround
Orario di Apertura
tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20
Sabato e Domenica dalle 9 alle 20 - non stop
Trevignano Romano
Via della Rena 5 (di fronte Bar Chalet)
Tel. 06.9999576 Fax 06.9999870
una classe degli anni ‘60 col Maestro Costanzelli - foto data dal Sig. Carlo Andreucci
Vogliamo ricordare la sensibilità dell’amico poeta,Maestro Roberto Costanzelli, con una sua
poesia dedicata ad Ylenia
Ylenia
Assicurazioni e
Finanza personale
Agente Generale
Cristiana Barduani
Via della Repubblica, 4
01033 Civita Castellana (VT)
Tel. 0761.513733
C’è una bambina
in questo mondo,
ma così brava,
ma così buona,
che, anche quando
fa i capricci
tutto le si perdona.
Ha il nome di una fata,
e principi, regine e re,
li ha tutti quanti
attorno a sè:
la mamma ed il papà
i nonni, gli zii di ogni
forma e specie...
A scuola, studia
e canta,
ed è convinta
di andare ancora meglio,
quando frequenterà
la classe quinta.
Ama il mare, i monti
e la campagna,
e in ogni dove
ha tanti amici cari.
Chi è questa bambina
con pregi e con virtù?
Ylenia, ti riconosci
tu?
Roberto Costanzelli
01033 Civita Castellana (VT)
Via Falisca,89 Tel.0761.598182
Fax 0761.591579
P.zza Matteotti,16 Tel. 0761.518145
C.so Bruno Buozzi , 42 - 44
Civita Castellana (VT)
Tel. 0761.513231
Campo de fiori
sie
35
01033 Civita Castellana (VT)
Via Falisca,89 Tel.0761.598182
Fax 0761.591579
P.zza Matteotti,16 Tel. 0761.518145
La quercia salvata a Fabrica di Roma
Settant’anni ormai
vecchi ricordi del tempo remoto
fu mio padre incaricato
a tagliar legna per il fuoco
Si, c’era qualche pianta
ma tanto piccolina
che non valeva la pena
m’inventai una bugia
Le querce da tagliare
in località La Cesa
segnavano i confini
tra le famiglie dei Ruggieri e dei Sebastianini
Oggi suddetta pianta
ci passo per guardarla
ripenso alla bugia
che feci bene a dirla
Che fatica, quanto sudore
tagliare con l’accetta
segare col troncatore
non bastava il fazzoletto
a poter tergere il sudore
S’è fatta rigogliosa
si bella è dire poco
in fondo a Viale Italia
è sita su quel luogo
A lavoro già finito
mi fu chiesto visualizzare
se era rimasta qualche pianta
necessaria da tagliare
Vivai Piante
Ornamentali-da giardino
Via Lambruschina snc
Loc. Borghetto
Civita Castellana (VT)
Tel. 0761. 540 733
Sala da ballo - cerimonie meeting
Il Sabato
liscio - latino americano
balli di gruppo
Via F. Petrarca snc - 01033 Civita astellana
Tel. 0761.514186 Cell. 334.3073679
e-mail: ilsoledinotte@tiscali.it
E’ bella la natura
Iddio la fece bella
cerchiamo rispettarla
io lo feci con quella
“Sabina”
Piante da Frutto-d’appartamento
Ristorante-Pizzeria
Cav. Pedica Temistocle
Giacinto
Il giacinto all’origine era probabilmente di colore rosso (dal greco
Giak significa rosso cupo). In
Italia il bulbo del Giacinto giunse
per la prima volta alla fine del
1500 dall’Asia Occidentale. Molto
preziosa è la sua essenza con la
quale si ricava un profumo preziosissimo e ricercato.
Significati: giacinto rosso=dolore,
giacinto blu=coerenza. Il giacinto in genere rappresenta il gioco ed il divertimento.
Campo de fiori
Le risposte
del medico
36
Dott. Maurizio Martini
Gentile Dottore
sono un uomo di 40 anni e mi è scoppiata
un’improvvisa allergia all’acaro della polvere
procurandomi non pochi fastidi. Quali sono le
ultime cure al riguardo?
Per allergia si intende una risposta immunitaria dal nostro organismo a determinati stimoli ambientali conosciuti come allergeni.
Quando un allergene — come ad esempio il
polline — entra in contatto con il nostro organismo, a livello di alcune cellule specializzate
denominate mastociti si verifica il rilascio di
una sostanza denominata istamina. È l’istamina a determinare le manifestazioni tipiche di
una reazione di natura allergica. Queste
manifestazioni possono aversi a livello cutaneo (eczema, dermatite atopica), a livello
naso-faringeo (rinite allergica) a livello polmonare (tosse, asma bronchiale) a livello
oculare (congiuntivite) a livello gastrointestinale (diarrea, distrurbi dell’assorbimento). La
gravità delle manifestazioni dipende da molti
fattori, primo fra tutti il grado di sensibilità
specifico per singolo paziente ad un determinato allergene e la quantità di allergene a cui
è esposto. La allergia da acari rientra nelle
cosidette allergie per via inalatoria ed è una
delle allergie più frequenti, specie fra le persone adulte, ed in netto aumento. Gli acari
sono parassiti non visibili all’occhio umano, di
dimensioni dell’ordine di 200-300 micron
(visibili solo al microscopio elettronico), il cui
habitat naturale è costituito dalla polvere
domestica, dai materassi e cuscini di lana,
dagli abiti, dalle piume, dai tappeti posti su
superfici di cemento. Le zone ad alta umidità
(umidità relativa superiore al 50%) costituiscono l’habitat ideale per gli acari domestici,
analogamente ai funghi.La fonte di alimentazione è rappresentata essenzialmente dalla
desquamazione cutanea (forfora umana), da
residui alimentari, da funghi (aspergilli). Le
feci di questi parassiti sono la maggiore fonte
di allergeni della polvere di casa. I due tipi
principali sono: Dermatophagoides pteronynissinus ed il dermatofagoide della farina. Nel
suo caso quindi lei dovrebbe risultare positivo
alle prove cutanee (prick test) o di ricerca nel
sangue (rast test). Le manifestazioni cliniche
infatti pongono solo il sospetto di una probabile allergia ma c’è poi bisogno di test specifici per individuare gli allergeni e stabilire il
grado di sensibilità quello specifico allergene.
Dal punto di vista della cura esistono due tipi
di approccio medico al problema, ma non si
può certo parlare di ritrovati innovativi. Come
ho già detto, molto importante nella gravità
dell’allergia è il contatto con l’allergene, è
naturale che una volta individuato questo
deve essere ridotto o tenuto il più lontano
possibile dalla persona allergica. Perciò nella
cura dell’allergia è di fondamentale importanza la profilassi ambientale, cioè il mettere in
atto tutte quelle strategie ambientali che riducano o allontanino l’allergene. Per quanto
riguarda l’acaro della polvere esso si trova
nelle più alte concentrazioni nella camera da
letto. Una delle misure più utili per ridurne la
concentrazione è quella di usare delle fodere
antiacaro, di lavare lenzuola, federe, coperte,
cuscini e imbottitura dei materassi almeno
una volta alla settimana. Facendo questo
riduciamo la presenza degli acari di 100-1000
volte in un mese. Il lavaggio riduce la concentrazione degli acari di 100 volte, ma in due
settimane gli acari avranno di nuovo raggiunto il livello precedente. Un’altra cosa utile è
quella di abbassare l’umidità interna mantenendola entro il 50%. Per quanto riguarda gli
acaricidi non ci sono dimostrazioni scientifiche definitive sulla loro efficacia. Una delle
cause di aumento della presenza degli acari
può essere la presenza degli animali domestici: è stato dimostrato che dopo l’allontanamento dell’animale, la concentrazione degli
acari si riduce da 10 a 100 volte nei 6 mesi
successivi. L’uso regolare dell’aspirapolvere
dotato di filtri HEPA (antiacaro) e’ determinante per la riduzione del numero di particelle allergizzanti. Inoltre è da evitare l’uso di
materassi in lana, cuscini in lana o in piume
d’oca, coperte in lana o in piume d’oca. Sul
versante farmacologico esistono molti e
diversi farmaci che hanno però soltanto un
effetto sintomatico mirato sia a ridurre l’infiammazione che a bloccare la risposta immunitaria che ne costituisce la causa. I farmaci
più utilizzati a questo scopo sono gli antistaminici, vale a dire quei principi attivi in grado
di inibire l’azione dell’istamina liberata a livello dei mastociti a seguito della reazione allergica. In caso di reazioni allergiche particolarmente gravi è possibile ricorrere anche ai corticosteroidi per la loro spiccata azione antinfiammatoria. Altre categorie di farmaci comunemente impiegati per il trattamento delle
allergie includono i decongestionanti nasali, i
cromoni ed i broncodilatatori. Nei casi più
gravi, è inoltre possibile desensibilizzare il
nostro organismo nei confronti di un particolare allergene ricorrendo alla immunoterapia,
che prevede però lunghi tempi e diversità di
risultati da persona a persona.
Arti e Mestieri
La levatrice
In tempi lontani le levatrici venivano considerate al pari dei medici.
La levatrice, quasi sempre unica
figura atta ad assistere le partorienti , si vedeva costretta a correre da un punto all’altro del paese a
piedi, col calesse, in bicicletta e
perfino a dorso d’asino.
Nella non remota eventualità di più
nascite nello stesso giorno essa
doveva compiere un vero e proprio
tour de force. Non di rado la levatrice doveva essere supportata dai
mezzi delle forze dell’ordine come
la bicicletta del marescello dei
Carabinieri in una famosa scenetta
del film “Pane, amore e fantasia”
con De Sica e la Merlini. I bambini
appena nati, in tempi privi di culle
e paracolpi, venivano addirittura
adagiati in scatole o cassetti vuoti
e questo non pregiudicava il loro
sviluppo, anzi la loro crescita era
più genuina e ruspante.
Riso sorriso
Con questa prelibatezza tu
vedrai,
molto meglio starai.
Prendi aglio, carota e cipolla,
uovo fresco olio e mozzarella.
Una padella ed un pentolino,
sedano, pomodoro e parmigiano genuino.
Di sale se ne prende quanto
basta,
col riso abbonda come se fosse
una festa.
Con sul capo dello chef il cappello,
inizi a preparare della cucina il
gioiello.
Mentre che l’acqua a bollire sta,
nella padella versa pomodoro in
quantità.
Metti olio e aglio prelibati,
aggiungi sedano, carota e cipolla ben tagliati.
Divertiti ora ad assaggiare,
all’occorrenza sale devi versare.
Porgi lo sguardo verso il pentolino,
l’acqua bolle e metti il riso di
gran pregio.
Il cuoco con la rima non ti ha
dato una mano,
ma ti consiglia di porre in
padella il parmigiano.
Adesso hai esaltato i sapori,
quel riso prendi e versa tra gli
odori.
Voglia di mangiar si legge sui
tuoi occhi,
aggiungi un uovo e mozzarella
a tocchi.
Dell’ultima mi raccomando
pochetta,
inizia a mescolar con la forchetta.
Quando tutto si è sciolto il più e’
fatto,
siediti e con calma assaggialo
nel piatto.
Un bicchiere di vinello bene ci
sta,
buon appetito e non “ te strafoga’ ”.
Erminio Quadraroli
Campo de fiori
37
Ciak si gira
Nino Manfredi a Civita Castellana
di Roberto Moscioni
lire se avessi accettato…beh…avrei sfidato
chiunque a non accettare. Così ritornai sul set
ed indossai di nuovo quei luridi abiti. Se non
avessi accettato avrebbero dovuto girare nuovamente delle scene, dove io ero stato inquadrato dalla macchina da presa, operazione troppo costosa per la produzione. Mi divertii molto,
fu un’esperienza indimenticabile”Con questo breve articolo abbiamo voluto ricordare questo grande avvenimento, i suoi protagonisti ed in particolare il grande Saturnino
Manfredi (detto Nino) che, con la sua recente
scomparsa, all’età di 83 anni, ha segnato il crollo dell’ultima colonna imperiale della commedia
all’Italiana.
a dx Nello Sugoni
Era l’estate del 1961 quando alcuni civitonici
Poi c’era Angelo Angelini in arte Furmine che, in
vennero avvicinati da un uomo ben vestito con
un’altra scena, nega una sigaretta a Manfredi
abito scuro, con l’intento di offrire loro un lavoalitandogli una boccata di fumo in faccia.
ro ben pagato e fuori dall’ordinario.
E fu così che anziani, giovani ceramisti, falegnami e “stagnari” si ritrovarono chiusi in un carcere, ognuno vestito con la divisa a strisce larghe,
bianche e marroni.
Truffa ? Raggiro ? Ma no…! Anche se può sembrare strano, queste persone furono molto fortunate, visto che vennero scritturate come comparse per il film “A cavallo della Tigre” dalla
Film 5/TITANUS, con Nino Manfredi, Gian Maria
Volontè, Mario Adorf e Valeria Moriconi, per la
a sx Angelo Angelini (Furmine)
regia di Luigi Comencini, illustre regista della
commedia all’Italiana, autore di grandi successi
Poi troviamo Battista Lerin (o Sellaro), nel ruolo
come: “Pane amore e fantasia”, “Pane, amore e
del brigadiere che, con la sua bicicletta, va alla
gelosia”, “Tutti a casa”, “Le avventure di
ricerca degli evasi; Sergio Conti e Sardelli (o
Pinocchio”…. e molti altri.
pugile) nelle vesti di guardie carcerarie. Ci racIl film è un’esilarante commedia che offrì a Nino
conta Nello Sugoni, che vestì i polverosi panni di
Manfredi il primo ruolo drammatico. E’ la storia
detenuto, che la paga giornaliera era di 1.500
di Giacinto Rossi (Nino Manfredi) che, in carcelire, una paga molto alta per quel periodo.
re per simulazione di reato, è costretto a sconPoi ci racconta di un episodio molto divertente
tare tre anni di reclusione. Qui fa conoscenza
che lo vide come protagonista. –“ Un giorno
durante una pausa, obbligatoriamente passata
con tre detenuti che lo coinvolgeranno, suo
sotto il sole cocente, senza neanche la possibimalgrado, nel loro piano di evasione verso la
lità di bere un bicchiere d’acqua, mi arrabbiai
libertà.
molto nel vedere che il personale della troupe
Il film, gran parte girato a Civita Castellana nel
mangiava, senza che nessuno si curasse di noi
Forte Sangallo e nelle campagne limitrofe,
comparse. Anzi ci era stata negata anche l’usciconta la presenza di molti cittadini civitonici,
ta dal set per andare a mangiare. Allora presi la
improvvisati attori e protagonisti delle più divermia lambretta e, vestito da detenuto, me ne
tenti gags del film.
andai a casa per pranzo. Quando tornai sul set
Nel film troviamo la presenza di Guido
fui cacciato perché non avevo rispettato le loro
Menichelli, Angelo Bertolini (o Frangese), Sor
disposizioni. ….Nessun problema….! Intascai le
Giuseppe (o baffò), Umberto Manoni, che in
mie 1.500 lire e me ne ritornai subito in cerauna scena all’interno del carcere tira la propria
mica, dove un mio amico mi stava sostituendo.
scarpa a Giacinto (Nino Manfredi), colpendolo in
Verso sera il produttore del film mi venne a certesta, nell’intento di farlo smettere di cantare la
care in ceramica, chiedendomi di ritornare sul
famosa canzone “Il mare” di Sergio Bruni.
set, visto che io ero una figura molto importante per la scena che bisognava girare. Io non
accettai, visti i modi con cui ero stato cacciato e
mandai via il produttore. Dopo circa mezz’ora si
ripresentò il produttore con il regista Luigi
Comencini, accompagnati da due veri carabinieri venuti per prelevarmi con la forza. A questo
punto non esitai a ribadire quello che avevo
detto poco prima, cioè NO… Ma quando il regista mi disse che erano disposti a darmi 50.000
a dx Umberto Manoni
la scenografia all’interno del Forte Sangallo
a sx Sor Giuseppe (o Baffò)
Rossi Giacinto (Nino Manfredi)
“Il mare...è la voce del mio cuore, i tuoi baci a
me, i miei baci a te, ce li porta il mare...”
un detenuto (Umberto Manoni)
si toglie la scarpa, la tira a Giacinto colpendolo
in testa:”.... a svociato !! Se ce fai er bisse
becchi pure l’artra scarpa!!!”
Grazie Nino
38
Campo de fiori
Album dei ricordi
1979 i ragazzi del ‘29 festeggiano 50 anni - foto data da Pietro Morzelli (zi Pio)
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Anno 1956
Campo de fiori
Dalla rubrica “BIMBI NOSTRI”
Chi si riconosce in queste foto pubblicate su “Numero Unico” del 1956 ?
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Campo de fiori
Troppo picco
I suoi compagni lo hanno soprannominato
“kodogo”,che in lingua kiswahili significa
“piccolo”, per il fisico minuto,troppo esile per
essere impiegato in qualsiasi guerra .Ci troviamo in un campo situato a Bunia,città
nord-orientale della Repubblica Democratica
del Congo.Un paese dilaniato da conflitti che
vedono coinvolte diverse fazioni in un vero
stato di anarchia assoluta.”Kodogo” già all’età di dodici anni era un veterano di una malvagia guerra fra milizie etniche della DRC.e
come lui,anche il resto dei bambini del
campo profughi era vittima di una pratica
che ha ottenuto la condanna unanime di
tutte
le
organizzazioni
umanitarie
mondiali,inclusa l’Unicef, ovvero il coinvolgimento diretto dei bambini nei violenti conflitti del mondo .
Sono più di cinquecentomila i minorenni
reclutati tra le fila dei vari gruppi armati e
addirittura tra gli eserciti regolari in ottantacinque nazioni del mondo.La maggior parte
dei “bambini-soldato” ha un’ età compresa
tra i quindici e i diciotto anni,ma si scende
addirittura anche ai sette .Essi vengono usati
nelle più disparate situazioni belliche o fatti
oggetto delle più raccapriccianti violenze,fisi01033 Civita Castellana (VT)
che e psicologiche.Solitamente essi vengono
Via Falisca, 89 - Tel.0761.598182
rapiti alle loro famiglie,nei poveri villaggi fatti
Fax 0761.591579
P.zza Matteotti, 16 - Tel. 518145 di fango e paglia,scuole o comunità e
costretti a combattere senza scrupoli.
Qualche volta i bambini sono accettati come
“volontari”,sebbene l’Unicef sostenga che
pochi di essi lo fanno di propria
iniziativa.Tutti questi piccoli innocenti
costretti ad entrare nell’inferno dei conflitti
armati come “soldati” provengono da zone
rurali molto povere o da comunità di zone
remote.In queste circostanze, l’arruolamento può sembrare la via d’uscita alla dura e
agghiacciante realtà della loro vita quotidiana.
Zoran,14 anni,un bambino “poliziotto” di
Kandahar (Afghanistan)ha raccontato che la
sua vita era molto dura e quindi si e’ dovuto
arruolare per guadagnare del denaro per la
sua povera famiglia. Egli e’ uno degli ottomila bambini “sotto le armi”nell’Afghanistan.
L’unicef ritiene che dare educazione ed istruzione a questi bambini sia l’arma vincente
per debellare questa vergognosa piaga umanitaria.Del “popolo” dei piccoli quelli più vulnerabili sono gli orfani e le femminucce. Le
violenze sessuali non risparmiano quasi nessuno,lasciando devastanti conseguenze fisiche e psicologiche che tutti noi possiamo
immaginare.Quando vengono rapiti,molto
spesso, sono costretti a commettere terribili
atrocità e uccisi o torturati se tentano di
scappare dai loro aguzzini.La loro adolescenza e’ annientata anche dalle brutali pratiche di iniziazione,dal duro lavoro di “schiavi” e torture. A molti vengono fatte assumere droghe per indebolirli ulteriormente al
fine di poterli meglio controllare. Susan,16
anni,una ragazza caduta nelle mani della
Lord’s resistence army (un gruppo combattente del nord Uganda) racconta: “durante
la prigionia un ragazzo cercò di scappare ma
venne riacciuffato ,gli furono legate le mani
ed io,insieme ad altri ragazzi,sotto minaccia
siamo stati costretti ad ucciderlo con i bastoni.Mi sentivo male perché lo conoscevo in
quanto provenivamo dallo stesso villaggio.Mi
ero rifiutata di farlo ma gli uomini minacciarono di uccidermi, puntandomi una pistola
contro.Tutte le notti
sogno quel
ragazzo,svegliandomi sudata e spaventata.
Piango,piango.”
Particolare preoccupazione e’ stata espressa
dall’Onu ,nei primi mesi del 2003, riguardo
agli orrendi episodi di terrore”contro i bambini-soldato nella DRC,Uganda settentrionale,Liberia,nella provincia di Aceh in
Campo de fiori
oli per combattere
V.A.
Indonesia,Iraq e nei territori occupati della
Palestina.Anche in Asia,specialmente nel
Myanmar/Burma e Sri Lanka la situazione e’
preoccupante.
L’Unicef ed altre organizzazioni per la difesa
dei bambini hanno stimato che negli stati di
El Salvador,Etiopia e Uganda un terzo dei
bambini-soldato sono di sesso femminile.
La risoluzione del duemila numero 1325
dell’Onu afferma che la comunità internazionale deve prestare una speciale attenzione
alla particolare vulnerabilità delle donne,nei
teatri di guerra e conflitti vari,proprio per i
sistematici abusi sessuali.Nel Gennaio
2003,Kofi Annan,segretario generale delle
Nazioni Unite,ricordava alcuni paesi
(Burundi,DRC,Liberia) dove era praticato il
reclutamento e l’uso dei bambini sia da parte
dei gruppi armati che da parte dei governi.Questo ignobile sfruttamento vedeva
coinvolti anche altri paesi dove i conflitti
sono ormai cessati,come ad esempio
l’Angola,il Kossovo, la Repubblica del
Congo,Sierra Leone e Guinea Bissao .
“I bambini non sono merce da combattimento,essi ‘appartengono’ alla scuola e alla
loro famiglia. E’ nostra responsabilità assicurare che siano sempre protetti dagli orrori
delle guerre” (Carol Bellamy,direttore esecutivo dell’UNICEF).
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Campo de fiori
Le Ceramich
La civiltà tremillenaria della nostra città è testimoniata soprattutto dalla produzione e riproduzione ceramica. Poco interessa la sua origine, sia Greca che Etrusca, ma molto vale pensare come, con essa, noi possiamo conoscere
oggi la storia, o quasi tutta la storia, dei nostri
avi. La ceramica ha lasciato segni tangibili del
modo di vivere e dell’alto grado di civiltà da
loro raggiunto e, grazie alle pitture delle quali
spesso essa è arricchita, “leggiamo” chiaramente le varie epoche vissute come se, tagliato un tronco di un albero, ne contassimo gli
anni attraverso gli anelli concentrici. La sua
produzione non è mai cessata e, con un volo
pindarico, possiamo passare sopra i tempi ad
arrivare ai valenti, grandi artisti del secolo
appena scorso quali i Cassieri, i Brunelli, i
Rovinetti, i Tomassoni, i Marcantoni, gli
Sbordoni, i Profili, i Vincenti, i Vaselli, i Coletta.
Tra i pionieri spunta una famiglia degna di particolare attenzione, quella dei Coramusi o
Cornamusi. Il primo membro della famiglia
Coramusi ad occuparsi dell’attività ceramica è
Francesco, nativo di Firenze, che nel 1806 rileva l’attività di Angelo Mizzelli per l’estrazione
dell’argilla bianca e l’affitto della fabbrica di
maioliche e terraglie dette dei “Tre Re” di proprietà della famiglia Buonaccorsi, poi della
Reverenda Camera Apostolica. E’ imprenditore
capace, stimato ed esperto nella lavorazione
della Terraglia all’uso Inglese ed estrae in un
proprio fondo l’argilla per la lavorazione. La
produzione Coramusi riceve, grazie alla sua
qualità, una medaglia d’argento all’esposizione
d’Arte a Roma nel 1810 con grandi vasi e
vasellami di terraglia a prova di fuoco.
Succedono i figli Giovan Battista e Giuseppe,
che proseguono l’attività fino all’anno 1826,
allorquando la fabbrica, cambiata ripetutamente di mano a causa del coinvolgimento
della Reverenda Camera Apostolica nella crisi
dello Stato Pontificio, impegnato in numerose
vicende belliche, viene ceduta in enfiteusi ad
Angelo Volpato. Passa più di un secolo durante il quale non si ha nota dell’impegno della
famiglia Coramusi nell’Arte ceramica ma, nel
Gennaio 1920, Antonio Coramusi (1872-1949)
suo figlio Alberto (1898-1969) e Tullio Bazzotti,
costituiscono la società denominata “Fabbrica
Ceramiche Artistiche Bazzotti e Coramusi” e si
insediano in contrada Catalano. Solo un anno
dopo, il Bazzotti esce dalla società che assume
una nuova denominazione “Maioliche d’Arte
Antonio Coramusi e Figlio” ed inizia allora una
feconda stagione costellata da premi e riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale:
1923 Medaglia d’argento alla Prima Mostra
Romana; 1924 Medaglia di bronzo alla Mostra
Nazionale Ceramica di Pesaro; 1925 Gran
Premio con Medaglia d’oro all’Esposizione
Internazionale di Bruxelles; 1925 Grand Prix
con Placca d’Onore e Medaglia d’oro
all’Esposizione Internazionale di Parigi.
Vengo-no poi gli anni della guerra e la triste
eredità di quel periodo è una crisi profonda,
irreversibile che investe le piccole aziende e
prime, quelle che non producono beni essenziali, necessari a soddisfare i beni primari. L’
Formella raffigurante la Vergine i
Campo de fiori
he Coramusi
47
di Sandro Anselmi
Eldorado degli anni ’60 è ancora troppo lontano perché queste, svuotate di ogni energia,vi
possano approdare ed inesorabilmente naufraga tutta una tradizione artistica che, a mio
parere, non si ripeterà. La morte di Antonio,
nel 1949, è il colpo decisivo per i Coramusi che
chiudono definitivamente la ceramica. Non
finisce però la loro arte perché il figlio Alberto
continuerà a creare pregevoli opere fino alla
morte che lo coglie il 1° ottobre 1969. Le
opere dei Coramusi sono una ricerca ed una
“nuova” riproduzione dei modelli rinascimentali, magistralmente disegnati ed elegantemente
decorati. Il sapiente equilibrio fra gli ornati e le
grottesche, imprigionati e poi liberati dalla
lucentezza degli smalti, che tuttavia s’attenuano di lievi sfumature, allontanano ogni ipotesi
di imitazione formale o manieristica. L’arte dei
Coramusi e, di più quella di Alberto, è splendida e sensibile e non è, a mio parere, riconducibile a stretti paragoni o povere similitudini. Il
figlio Francesco mi ha concesso il privilegio di
poter ammirare le bellissime opere oggi in suo
possesso, che hanno portato tanto onore al
suo nome e vi assicuro che ho apprezzato
appieno questo grande dono.
Piatti in maiolica dipinti con motivi a grottesche
in preghiera
La strage degli innocenti
Pannello monocromato in maiolica
Centrotavola in mezzamaiolica
Centrotavola in mezzamaiolica graffito su ingobbio
Vaso in maiolica dipinto con motivi fitomorfi
Campo de fiori
48
i
c
n
Ro
Tranquillità e armonia
Salendo lungo Corso Umberto I, si possono notare palazzi che ancora conservano il
di Erminio Quadraroli
fascino della vita fernesiana. Edifici dal
carattere ancora signorile, sono spettatori
eterni di un frenetico scorrere di macchine. Risalendo lungo la salita di
Montecavallo si nota, sulla sinistra, una
Chiesa esteticamente raffinata, oramai
sconsacrata. La sua semplicità interna è
stata resa più vivace e solare dalle armoniose note della valente Annalisa Sodini.
Nata nel 1978, sin da bambina, per divertimento, amava immergersi nel mondo
della musica. Tanto che all’età di undici
anni decide di iniziare a capire il mondo
che si nascondeva dietro il pentagramma.
Sotto la guida attenta della Professoressa
Fausta Moretti capisce che l’arte di sottomettere i suoni non è un gioco e prosegue
gli studi di pianoforte con l’aiuto dell’abile
Professor Giorgio Cozzolino. Nella consapevolezza che per raggiungere il successo
bisogna sottoporsi a prove dure e faticose,
dopo svariati concerti come accompagnatrice pianistica ed innumerevoli sacrifici,
Annalisa è oramai giunta all’ultimo esame.
Il diciannove Giugno scorso, nella ex chiesa del Collegio, questa graziosa ragazza ha
voluto esibirsi nel suo primo concerto,
magnificamente riuscito,da pianista solista
davanti agli abitanti del suo paese natale.
A Ronciglione, si sono gettate le basi per
un successo futuro.
La popolazione ha partecipato numerosa
ed ha saputo apprezzare con occhio clinico, la cura messa nel preparare il palco e
con orecchio attento le note entusiasmanti magicamente suonate. Il profumo di
colorati fiori estivi, si è mescolato con le
musiche di Annalisa che ha saputo creare
una geniale linea di continuità tra brani
contemporanei e quelli del periodo romantico e classico.
Con questo concerto, patrocinato dal
Comune di Ronciglione, dall’Istituzione
“Progetto Musica” e sponsorizzato dalla
Banca di Credito Cooperativo, Annalisa ha
saputo regalare emozioni intense agli
spettatori che l’hanno premiata con oltre
tre minuti di applausi.
Campo de fiori
La banda musicale di Collevecchio
dal 1830 ad oggi...
di Veronica Sorato
...continua dal n. 9 di Campo de fiori
Il fenomeno culturale era molto diffuso in Sabina in
quell’epoca, lo si deduce da un invito di partecipazione rivolto al Sindaco di Collevecchio dal
Presidente del comitato dei festeggiamenti in
onore di S.Antonio di Padova,Carlo Marchese
Canali di Rieti,in cui si evince che maestri di bande
musicali Sabine richiedevano che i premi assegnati
al concorso fossero elevati. Il prestigio della Banda
viene segnato da due note di ringraziamento: una
dal Sindaco di Ponzano in data 11 giugno 1892,
l’altra dal sindaco di Monteflavio datata 29 agosto
1892, dove si manifestano le doti di raffinatezza
esecutiva raggiunte dalla Banda e dagli allievi. Nel
1895 un documento della prefettura di Rieti disapprova il riconoscimento della Società di Mutuo
Soccorso ai sensi di legge del regime di allora. Da
questo momento c’è stato il declino dell’attività
della società infatti già nei primi del novecento non
si trovano documenti in archivio, solo grazie alle
memorie degli anziani si è ritrovata una traccia che
testimonia, agli inizi del 1900 ,che la Banda fu
oggetto di una scissione trasformandosi in
“Fanfara” pur avendo breve durata (1910). La
Banda ritrova la sua efficienza in un documento del
21 febbraio 1923 dove si tratta la “ ripartizione del
fondo cassa dei soci firmatari della ferma triennale”. Nel 1926 compare un nuovo regolamento composto da 37 articoli. Foto della Banda del 1938
incorniciano la vita politica del periodo fascista
(foto a Rieti). Registri di presenze ,servizi svolti
dalla Banda ,verbali e bilanci conservati gelosamente confermano la lunga esistenza della stessa.
Ancora oggi possiamo leggere di bilanci annuali e
servizi quasi sempre gli stessi, per le feste
Comunali e non.
Direttori della Banda in ordine cronologico dal 1900
ad oggi:
- Santori Benedetto di Montebuono,
- Campi Noè di Bari,
- Guglielmi Ignazio di Lecce,
- Santori Cesare di Montebuono,
- Celestino Armando di Tarano,
- Mattei Francesco di Collevecchio,
- Leonardi Roberto di Monterotondo,
- Catallo Antonio di Grottaminarda l’unico rimasto
in Banda per 18 anni, ed infine l’attuale M° Finucci
Roberto di Magliano S alla direzione della Banda di
Collevecchio dal 2000. Attualmente la Banda
Musicale Cittadina di Collevecchio è legalmente
riconosciuta come Associazione Culturale con un
Presidente ,(nonché componente Dominicis
Pietro), un Consiglio Direttivo ed un’assemblea dei
soci (gli stessi musicanti).Tra i soci onorari tengo a
nominare un precedente Presidente (Biancheria
Nello) che rimase tale per metà della sua vita vantando una collaborazione con la Banda per più di
50 anni! Regolarmente festeggiati e mai dimenticati!! Per la realtà del paese la Banda ha rappresentato l’inizio per chi voleva poi fare della musica
una professione. Professionisti diplomati del mio
paese hanno mosso i primi passi nel campo della
musica grazie alla scuola allievi, che nei fiorenti
anni ‘80 si è avvalsa dell’insegnamento di grandi
maestri. Il mio piccolo paese meta turistica di forestieri si è adeguato ai tempi, ma la Banda è rimasta sempre ferma li: negli stessi locali in via
Eugenio Polzoni n°2, facenti parte di una donazione fatta al comune dallo stesso Polzoni . Gli stessi
locali sono stati per diversi anni, quando la tradizione portava ad una maggiore convivialità di bei
momenti, punto di ritrovo per festeggiamenti ,serate danzanti e cene prelibate!! La Banda ha sempre
rappresentato il punto di unione tra amici, un hobbies di squadra con sacrifici e rinuncie, che ha portato però a grandi soddisfazioni. Tanti sono i nomi
che hanno segnato la vita della Banda e facendo
un semplice calcolo non c’è famiglia di Collevecchio
che non abbia avuto un elemento “musicante”, che
sia stato parte della Banda o che ne faccia ancora
parte. La lunga tradizione ha portato la Banda a
girare e a farsi conoscere in tutta la Sabina ottenendo anche ottimi riconoscimenti per i concerti
pubblici. Il ricco archivio conserva partiture scritte
a mano, oggetto anche di furti da persone che
approfittando della semplicità dei musicanti e scoprendo il valore di quei testi hanno privato la Banda
del proprio valore storico. Fogli ingialliti con gli
angoli consumati, le note quasi scolorite, a toccarli trasmettono una grande emozione…quanta vita
c’è passata quanta musica suonata! La Banda si è
sempre fregiata di grandi meriti per la capacità,
negli anni, di migliorarsi soprattutto nell’esecuzione
di brani anche moderni, rivoluzionando e adeguando ai tempi questa lunga tradizione che sempre ha
saputo incuriosire. Attualmente il suo archivio raccoglie migliaia di brani che con orgoglio vengono
proposti, scelti,vissuti per il piacere di suonare e la
soddisfazione d’ascoltare. Ricorrenza annuale sono
i festeggiamenti di Santa Cecilia il 22 di novembre,in occasione dei quali la Banda ha sempre
offerto concerti mantenendo sempre uno stretto
legame tra nuovo e tradizione. Per unire infine il
sacro al profano è proprietà della Banda un originale ritratto su tela raffigurante S. Cecilia di inestimabile valore di età e autori sconosciuti.
Da aggiungere la collaborazione a periodi alterni di
gruppi di majorettes, gestiti autonomamente che
contribuiscono a manifestazioni folcloristiche.
La Banda nel 2004 è composta da:
M° Finucci Roberto, Angelini Giovanni,Belloni
Consuelo, Bernardini Mauro, Bonifazi Federico,
Bonifazi Giannicola, Camilli Marco, De Angelis
Christian, Della Ciana Arianna, Di Basilio Riccardo,
Dominicis Aldo, Dominicis Ermanno, Dominicis
Pietro, Fabbri Francesca, Fabbri Marco, Gelsomini
Francesco, Lausdei Carlo, Loreti Enrico, Matticari
Gloria, Merlini Ermanno, Nesta Alessia, Paoletti
Matteo, Paoletti Paolo, Pavan Giorgia, Pavan
Maurizio, Petrucci Alessandro, Petrucci Alessio,
Petrucci Angelo, Petrucci Paolo, Placidi Romina,
Proietti Sandro, Scribboni Diego, Scucchia Elisa,
Scucchia Fabiana, Sorato Remo, Sorato Veronica,
Todini Domenico, Todini Simone.
Pianofor ti - Strumenti - Edizioni Musicali
Via Palazzina, 109 - 01100 Viterbo - Tel. 0761.309095
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Campo de fiori
L’ A.I.D.I. e Campo de’ fiori
insieme ai vecchi gruppi musicali hanno organizzato una
compagnia delle serenate
per informazioni telefonate allo 0761.513117 o mandate
una e-mail a info@campodefiori.biz
Un allegro gruppo di giovani di Fabrica di Roma - anni ‘70 Foto data dal Sig. Furio Fabris

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