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Settimanale d’informazione
ANNO LV- N. 38
Euro 1
DIREZIONE E REDAZIONE: JESI - PIAZZA FEDERICO II, 8 - TEL. E FAX. 0731.208145
arte
centro sportivo
Le linee e i colori
degli acquerelli di
Pasquinelli
10
di Paola Cocola
Il grande valore
dell’accompagnare
i giovani
di don Gerardo, Vescovo
2
lavoro
politica
La competenza di
non esserci mai
nel bisogno
di Gabriele Gabrielli
Impôt repriséTassa riscossa Ufficio di Jesi
domenica 28 ottobre 2007
4
diocesi
Nuova legge:
a rischio i
settimanali
diocesani
il direttore
5
Don Luigi Masè e
la sua parrocchia
di Sant’Antonio
di Sedulio Brazzini
9
1 e 2 novembre: Festa dei santi e dei morti
“V
Il dovere della speranza
e digo ‘na Diasilla?”:
per poche lire, alcune vecchiette di una volta, appostate all’ingresso
della chiesa di San Filippo,
proponevano di recitare
questa preghiera (di per
sé destinata ai defunti,
ma per loro era multiuso). Alle otto del mattino
la richiesta era fatta agli
studentelli che lì passavano per chiedere assistenza di fronte al pericolo di
compiti in classe o pericolose interrogazioni. Esse
la Diasilla a loro modo
l’avevano appresa nelle
continue messe per i morti. Che sarebbe poi il celebre “Dies irae” che, con
la nuova liturgia, è stato
messo da parte, insieme con tutta la “messa di
S.Pio V”, il latino e il canto
gregoriano. Il Dies irae è
stata una delle vittime più
illustri degli entusiasmi
post-conciliari. Già queste
prime due parole (“Giorno dell’ira”) evocano un
Dio vendicativo e terribile, da “antico testamento”,
di contro al Dio “paterno”
rivelato da Gesù. Non per
nulla questa composizione liturgica ha ispirato,
oltre l’Inferno dantesco,
anche tanti terrificanti
“Giudizi universali”: dai
portali delle cattedrali
francesi ai grandi affreschi
delle chiese medievali;
dalle pitture allucinate di
Bosh fino al celeberrimo
“Giudizio” michelangiole-
sco. Tuttavia non
si fonda forse sulla riconciliare? A tale doci è accorti che
gratuità della giu- manda nessuna teologia
questo inno (pezstificazione (da cui, o profezia può rispondezo forte anche di
certo, non vanno re. Ma l’amore tutto spera
tanti straordinari
escluse le opere)? (1 Cor 13,4). Per finire, il
Requiem: pensiaParla di queste cose grande teologo di Basilea
mo solo a Mozart
Von Balthasar in ricorre alle intuizioni di
e Verdi) contiene,
un volumetto (che santi e poeti, che non di
quasi in contrapa suo tempo fece rado la sanno più lunga
punto, anche dei
discutere) intitola- degli stessi teologi. Cita,
versetti di rara
to “Breve discorso fra altri, Santa Caterina da
bellezza e dolcezsull’inferno” (1987). Siena che così si rivolge al
za. Ne cito uno
Col suo stile vivace, suo “Sposo”: “Come potrò,
solo:
“Quaerens
esordisce dicendo Signore, essere contenme sedisti lassus:
che per certa gente ta in Cielo se sapessi che
/redemisti crucem
Dio sarebbe “serio” uno solo di questi, creati a
passus: / tantus lasoltanto se sapes- tua immagine, è perito per
bor non sit cassus”
sero con sicurezza sempre?” (pag. 61).
(= cercando me ti
che ci sono degli A questa citazione, ne
sei seduto come
uomini eternamen- aggiungo una, splendida
stanco (al pozzo): /
te dannati (pag. e paradossale, tratta da
(poi) mi hai reden8). Ebbene, egli “Delitto e Castigo” di Doto soffrendo sulla
risponde citando stoevskij: “Ma avrà piecroce/: fa’ in modo
un illustre colle- tà di noi, Colui che ebbe
che tanta fatica
ga, W.Kasper: “Né pietà di tutti, Colui che
non sia stata vana”.
nella S. Scrittura, avrà capito tutto. Egli è
Il primo stico è di
né nella Tradizio- l’unico, Egli è il Giudice.
un solo, incisivo
ne ecclesiastica si Chiamerà anche noi: “Su
tocco, degno di
dice con sicurezza venite anche voi, ubriaun grande poeta:
che alcun uomo sia coni”. E ci dirà: “Pòrci che
con solo quattro
effettivamente al- siete, la vostra immagine
parole si evoca
l’inferno. L’inferno è quella della bestia, e ne
l’incontro di Gesù Riccardo Cinalli, Giudizio Universale, controfacciata del è piuttosto sempre portate il sigillo, ma tuttacon la samaritana
prospettato come via avvicinatevi”. E i saggi
(Gv 4). Che era Duomo di Terni, 2007. Gesù è visto più come “salvatore” una possibilità reale, e le persone ragionevoli
una “poco di buo- che come “giudice”
assieme all’offerta esclameranno:”Signore,
no”, visto che stava
della conversione come? Voi accogliete cocol quinto marito! Ebbene cammino, imbastisce uno della “punizione” dovrà e della vita” (pag. 9). Non storo?”. Ed Egli risponderà:
quella donna perduta ero stupendo dialogo sull’ac- prevalere la misericordia. per nulla la Chiesa, “fa- “Sì, o sapienti…perché non
anch’io, anzi tutta l’uma- qua di vita eterna che lui Del resto, anche nella più cendo” i santi, proclama uno di loro s’è mai credunità, che il Figlio di Dio solo può dare, per finire comune preghiera per i solennemente che sono to degno dell’aldilà”. “E ci
è venuto a cercare. Gesù poi con l’invito a cambia- defunti, non chiediamo in paradiso: ma non mai aprirà le braccia e noi ci
sembra aver preparato re vita (“Va a chiamare forse di “donare l’eterno ha dichiarato nessuno getteremo e piangeremo
quell’incontro apparente- tuo marito”!). Un versetto riposo e la luce perpetua”, come dannato (neppure e capiremo tutto. Signore,
mente casuale: infatti, se- dunque che sembra pre- cioè la salvezza? Tutta la Giuda)! E si chiede: “Tut- venga il tuo regno”.
duto al pozzo e stanco del supporre che sul rigore teologia di san Paolo non ti si lasceranno realmente
Don Vittorio Magnanelli
La Settimana Sociale dei cattolici celebra i suoi cento anni con un dibattito a 360 gradi
“Il bene di ciascuno è interconnesso con il bene dell’intera umanità”
S
orpresa. Apro il mio pc per
controllare la corrispondenza
e trovo quella di un amico laicista e notoriamente arrabbiato
con tutto il mondo cattolico, che
manda questo messaggio: “Anche il papa dice NO al lavoro
precario!” Ed esorta sindacalisti
e politici ad ascoltare qualche
volta la voce del papa.
Un vero miracolo, il primo di
Benedetto XVI se è vero, come
è vero, che anche chi notoriamente combatte i principi etici
ai quali il santo Padre fa quotidianamente appello, trova finalmente nelle parole del papa un
briciolo di verità.
E’ che ha fatto grande scalpore
la lettera del pontefice inoltrata
all’assemblea che ha celebrato il
centenario delle settimane sociali, là dove tocca un principio
tanto discusso in questi giorni,
quello del lavoro precario. Un
principio che, certo, merita attenzione, ma guai a ridurre ad
un solo tema quanto il papa ha
sintetizzato ai mille laici a convegno impegnati ad esplorare
l’Italia.
Egli nel prendere lo spunto dal
tema proposto – “Il bene comune oggi” – sottolinea che il vero
bene comune non è la somma
dei singoli beni di ciascuno, ma
è, contemporaneamente, “il bene
di tutti e di ciascuno perché tutti
siano veramente responsabili di
tutti”. E’ un bene che coinvolge
tutte le fondamentali componenti sociali: l’economia, la cul-
tura, la politica, la religione. E hanno ruotato attorno ai temi rispetto da parte di tutti delle
l’immane compito, in ambito comunitari dell’ora presente e virtù cardinali della giustizia,
politico, “di costruire un ordi- dell’immediato domani.
della fortezza, della prudenza,
ne giusto nella società italiana E’ il problema del lavoro e della della temperanza. Ci invita a
non è compito immediato della casa per i giovani, quello delle “ripassare” il catechismo? Per il
Chiesa come tale, ma dei fedeli prospettive del pensionamen- neo-cardinale si tratta di guarlaici”. Un impegno che richiede to, della salvaguardia del crea- dare avanti curando le fondagenerosità e coraggio.
to, delle molteplici emergenze menta di sempre, senza le quali
etiche che ritroviamo, in sintesi, si costruisce sulla sabbia. Un
***
“nella questione antropologica”: richiamo che meraviglierà molSono i cristiani francesi che han- rispetto della vita, della famiglia ti per la sua vetustà, ma che è e
no inventato e celebrato la prima e di tutti i valori umani collegati rimane per tutti, soprattutto per
settimana sociale nel 1904. Sarà alla giustizia e alla libertà.
il laicato chiamato ad assumerpoi Giuseppe Toniolo che la in- Il presidente della Cei Angelo si scelte di fondo improrogabili
trodurrà in Italia per la prima Bagnasco, pur sottolineando le nella gestione della vita sociovolta nel 1907. L’attuale celebra- problematiche sociali del mo- politica di oggi, punto di riferizione centenaria che si è svolta mento, ha colto l’occasione per mento essenziale. Un’essenziale
tra Pistoia e Pisa, ha visto sulla ricordarci che se non si vuole antico quanto l’uomo, umano
ribalta interventi di sociologi, parlare al vento e scadere nel- ancor prima che cristiano.
politici, teologi, vescovi, operai, la deriva ideologica, rimangoVittorio Massaccesi
sindacalisti. E tutti gli interventi no essenziali per la società il
vitt.mass@tele2.it
2
Cultura e società
28 ottobre 2007
Del più e del meno
Si, ce ne faranno vedere di tutti i colori
di Giuseppe Luconi
N
e vedremo di tutti i colori, si diceva.
Si deve dire anche oggi, e a maggior
ragione, perché i colori che ci fanno vedere
oggi sono colori veri. Lo hanno detto i tanti turisti che venerdì 19 a Roma sono stati
spettatori della Fontana di Trevi – la regina delle fontane – che improvvisamente si
è messa a gettare acqua rosso-sangue. Uno
spettacolo di forte impatto per i presenti ma
non solo: infatti ha conquistato subito le prime pagine nei giornali e i titoli di testa nei
notiziari televisivi di tutto il mondo.
Visionando
le
registrazioni delle
telecamere
piazzate nella zona è
stato “individuato”
l’autore dell’impresa, un uomo sulla
cinquantina,
inquadrato mentre
rovesciava un liquido rosso nelle acque
della fontana. A
caldo è stato un accavallarsi di congetture, interpretazioni:
un gesto patriottico? un atto vandalico? uno
scherzo fuori stagione? una nuova moda?
Gli organi di informazione hanno colto soprattutto il lato folcloristico della cosa, nella
gente più curiosità che proteste: ed infatti,
passato il clamore iniziale, la reazione si è
andata via via smorzando. Alla fine tutti
d’accordo o quasi che si è trattato di un gesto
provocatorio, un gesto che lo si sarebbe definito piuttosto una “ragazzata” se l’autore
non avesse mostrato di essere sulla cinquantina: un po’ troppi, cinquanta anni, anche
per un “ragazzo” del 2007.
L’unico rischio del baillame che ha accompagnato l’attentato alla fontana di Trevi
è che il gesto possa costituire un precedente.
In queste cose gli emulatori non mancano
mai… Forse, mentre scrivo, qualcuno sta
manovrando per colorare anche l’acqua della nostra fontana, la fontana con l’obelisco
di piazza del duomo… E qualcun altro magari starà mescolando vernici per pitturare
il monumento a Pergolesi, disegnandogli,
perché no?, anche un paio di baffoni neri….
Ma sì, buttiamola sul ridere. Sento già le
solite voci pronte a sdrammatizzare, a ridimensionare, a minimizzare… “C’è tanto sedentarismo in giro - dicono quelle voci - c’è
tanta gente votata all’anonimato, al tran
tran di tutti i giorni, gente succube e rassegnata…Non è giusto soffocare la fantasia, lo
spirito di iniziativa, la volontà di fare, non
è giusto contrastare
la voglia di realizzarsi di chi si ribella
al grigiore di una
vita stucchevole e al
limite dell’inutile…
E se per uscire dal
grigiore imperante
serve una tanica
di vernice rossa da
vuotare in una bella fontana, che sia
la benvenuta!…Non
ci formalizziamo”.
Magari quelle
voci una qualche ragione ce l’hanno. Abbiamo promosso o no a “capolavori dell’arte
moderna” le tante scritte che ci accompagnano lungo i muri, per strade e piazze e di
cui non riusciamo a liberarci? Scritte – pardon! composizioni - a tinte forti, indecifrabili e indelebili che ricoprono pareti di edifici
pubblici e privati, e monumenti, ovunque,
al centro e in periferia, nei sottopassi e nei
soprapassi. A qualcuno (e anche a qualche
due, e pure a qualche milione di persone)
quelle composizioni non piacciono, ma guai
a chi le tocca!
In fondo un po’ di acqua tinta buttata
nel catino di una fontana sia pure illustre,
ma che può essere smaltita nel giro di poche
ore, è cosa da niente. E’ un gesto imbecille,
ha protestato più d’uno. Può darsi, ma di
gesti imbecilli ne abbiamo tollerati anche di
peggiori.
Il Camaleonte, una nuova associazione artistica
Coltivare i talenti e gli interessi
Si è conclusa con successo
la mostra svolta a Palazzo
dei Convegni degli allievi
del Corso di Pittura attivato
da il Camaleonte, Associazione Artistica di Jesi che
opera nel campo delle arti
visive proponendo corsi di
disegno, incisione, decorazione ceramica, fotografia
e storia dell’arte per adulti
e bambini. I corsi sono rivolti ai non addetti ai lavori,
a curiosi, ad appassionati e
a chiunque ne abbia voglia
ed entusiasmo, perché il
Camaleonte vuole offrire
un’occasione per trascorrere con piacere il proprio
tempo e uno spazio in cui
gli interessi, le passioni e i
talenti di ognuno possano
trovare una forma e una
visibilità in ambito locale.
Uno degli obiettivi fondamentali dell’Associazione
è la collaborazione con i
numerosi gruppi associativi, già attivamente impegnati nel settore culturale,
turistico e ambientale. Si
tratta di una vera e propria
novità a cui Jesi ha risposto in modo positivo, mostrando grande interesse
nei confronti dei corsi e
dell’associazione, come da
parte delle Istituzioni sono
arrivati buoni segnali per
una fattiva collaborazione.
Infatti Valentina Conti, nominata assessore comunale
alla Cultura poche settimane fa, ha partecipato
alla serata d’inaugurazione
della mostra, dimostrando
la volontà del Comune di
coinvolgere l’Associazione
come parte attiva nel programma culturale in via di
definizione.
I fondatori de il Camaleonte sono cinque appassiona-
ti esperti nel campo delle
arti visive che condividono l’esigenza di valorizzare
la propria città e, insieme,
hanno trovato un modo
innovativo di farlo, rispondendo a una domanda che,
evidentemente, apparteneva alla collettività. Chi volesse ricevere informazioni
sull’attività dell’associazione o maggiori dettagli sui
singoli corsi può chiamare
il numero 340.7725990.
e.d.
Nella foto i fondatori dell’associazione: da sinistra: Domenico Di Nicola,
Ester Donninelli, Valeriano Tondelli, Elisa Latini,
Andrea Silicati.
Il vescovo Gerardo al Centro Sportivo di Jesi
Accompagnare i giovani:
un valore immenso
Carissimi Presidente e membri del CSI,
sessanta anni di impegno sono un bel
traguardo che va sottolineato. Non
semplicemente per rivivere le glorie
passate e pavoneggiarsi dietro i risultati
ottenuti, quanto piuttosto per fare memoria di una grazia concessa al nostro
territorio e per “rilanciare” in impegno,
generosità, obiettivi, presenza significativa.
Proprio per questo il mio sguardo è
rivolto soprattutto al futuro. Se in 60
anni le cose fatte sono tante e pure le
gioie e le gratificazioni non sono mancate, oggi, per certi versi, la fatica si fa
sentire maggiormente. E’, infatti, diverso il mondo in cui viviamo; ma forse
proprio per questo diventa importante
più che mai una presenza come quella
del Centro Sportivo Italiano.
Veniamo da un recente Convegno, tenutosi qui a Jesi, che ha avuto come
tema di fondo “Lo Sport è di casa nella
Chiesa”.
La Chiesa ha come compito primario
la missione di annunciare il Vangelo, di
dire a tutti che Gesù è l’unico Salvatore del mondo. Ma proprio per questo,
esattamente come ha fatto Gesù, questo annuncio è preparato, accompagnato, significato da una serie di scelte che
mettono al centro la persona con tutte
le sue esigenze. Ecco perché la Chiesa
non può fare a meno di servire là dove
ci sono dei bisogni: è la pienezza di
amore che il Signore pone nel nostro
cuore che spinge ad amare e servire
secondo le esigenze che man mano si
manifestano.
E oggi l’attenzione ai giovani e ai ragazzi è sempre più importante. Una attenzione che passa attraverso scelte che
favoriscano l’aggregazione, scelte che
tendano a responsabilizzare i giovani,
scelte che li accompagnino e rispondano ai loro interrogativi, e perché no,
scelte che valorizzando lo sport o l’attività ricreativa in genere, creino situa-
zioni tali dove i ragazzi e i giovani possano
scoprire i valori della
lealtà, della solidarietà, della correttezza,
dell’amicizia, del fare
squadra, dell’agonismo
non esasperato. E noi sappiamo bene
che l’attenzione alla persona è sempre
una via al Vangelo.
L’attenzione ai ragazzi e ai giovani si
pone nell’ambito di quell’attenzione ai
poveri che deve caratterizzare la Chiesa. Spesso oggi i giovani, pur avendo
tanto, sono da considerarsi poveri. A
volte, infatti, sono soli e privati di proposte di vita valide, spesso sono vittime
di situazioni difficili, quasi sempre fragili. Ma li vediamo capaci di generosità
grande e di ideali autentici quando sono
accompagnati da educatori
e modelli capaci di parlare
loro. Ed è su questa linea che
il CSI ha un valore immenso.
E’ un modo, accanto a tanti
altri, di farsi vicini ai giovani
e di manifestare un interesse
per loro.
Nel Convegno si è parlato
anche di oratori. Certo, le
nostre zone hanno una loro
via di Oratorio: un oratorio
che non abbracci la totalità
della pastorale giovanile. Infatti nelle parrocchie ci sono
già tanti modi di servire i
giovani. La ricchezza di presenze associative sta ad indicare che la nostra
Chiesa locale, i Sacerdoti, tanti “addetti ai lavori” sono stati attenti alla realtà
giovanile. C’è comunque uno spazio in
cui ci si può ancora inserire per offrire
ai giovani una ulteriore opportunità di
stare insieme in maniera costruttiva. La
sollecitudine dei sacerdoti, la collaborazione dei genitori e una ministerialità
che attendiamo che emerga, possono
essere la via per offrire ai nostri ragazzi
ambienti educativi in cui siano aiutati a
crescere come uomini maturi e cristiani veri.
Al termine di questo scambio di sentimenti e pensieri, voglio rivolgere un
grande augurio a tutti coloro che scommettono su questo progetto CSI. Senza
paura, senza pretesa di vedere risultati
immediati, con la fiducia e la speranza
che viene dalla certezza della presenza
del Risorto, vi chiedo di non perdere
mai la consapevolezza che state mettendo un mattone in una costruzione
destinata a rimanere.
Don Gerardo, Vescovo
Foto Candolfi
Gioielli della città
Nella Sala Grande del
Palazzo della Pretura è
stato presentato, il 19
ottobre, il libro “Palazzo Honorati di via
Posterma”, edito in
occasione del restauro
dell’edificio dalle Arti
Grafiche Jesine e a
cura dell’Associazione
Forense Jesina. A riguardo rimandiamo un
più ampio servizio sul
prossimo numero del
settimanale.
3
Cultura
28 ottobre 2007
Inaugurata al Teatro Studio la Stagione Concertistica “Amici della Musica”
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
ACCESSORIO ESSENZIALE
(AHIMé!)
- Hai quasi 40 anni. Cosa aspetti a sposarti?
- Beh, cosa vuoi, non ho ancora trovato la
suocera ideale.
TO KISS OR NOT TO KISS ?
Cambio di consonante
tra favola e realtà
Il Rospo: - Perché sei riluttante?
La Principessa: - Perché sei ributtante!
RAGION DI VITA
PIù CHE ADEGUATA
A - Cambio di iniziale
Per una mammina che stravede per il suo
pargolo, che vive soltanto per lui…
il putto è tutto.
B - Cambio di consonante doppia
Per Di Biasi, Cagnotto, per i loro emuli ed
eredi (missili umani aria-acqua)…
il tuffo è tutto.
ESTETICA E POLITICA
Cambio di consonante… per lettrici?
Ieri, tra i deputati più xxxxxx,
spiccava Claudio, detto anche Martelli.
Oggi, tra gli onorevoli più belli,
Pierferdinando emerge, alias Xxyxxx.
NB – Quartina composta 10 anni fa:
precisazione doverosa.
***
Soluzione del gioco precedente:
panzane, panzone
Il IV Novembre
Domenica 4 novembre, in Italia, si ricorda l’anniversario della vittoria del 1918, al termine della prima guerra
mondiale; i costituenti repubblicani nel 1948 definirono
il 4 novembre ‘giorno dell’unità nazionale’. Nella stessa
data si celebrano le Forze armate. A Jesi le celebrazioni si
svolgeranno dalle ore 10 presso il Comando della Compagnia dei Carabinieri con il saluto dei presidenti delle
Associazioni Combattentistiche d’Arma. Alle ore 10,30
sarà celebrata la Messa di suffragio presso il monumento
di Viale Cavallotti o alle Grazie, in caso di pioggia. Sarà
poi deposta una corona di alloro nell’atrio comunale e il
Sindaco porterà il saluto. Alle ore 15,30 al Famedio del
cimitero: santa Messa e deposizione corona di alloro.
La musica nel silenzio dell’anima
D
icono che George
Sand restasse lungamente a fissare senza batter ciglio Fryderyk Chopin
mentre suonava al pianoforte. Accadeva quando
ancora fra i due non si
era allacciato un rapporto sentimentale. Dunque
era la musica che affascinava la scrittrice, ed è
comprensibile. L’arte, vera,
emozionante, lascia a volte senza parole. Specie
quella dei suoni: la cetra
di Orfeo incantava uomini e creato.
Qualcosa di simile è accaduto nel attività, di successi, di riconosciconcerto che ha dato inizio il 14 ot- menti. Quanto valga la sua arte lo
tobre, nel Teatro Studio “V. Morico- ha fatto intendere anche con questo
ni”, alla Stagione Concertistica degli concerto che ha raccolto commenti
“Amici della Musica”. Finalmente è elogiativi a profusione da parte dei
stata scelta una sede appropriata per presenti, particolarmente numerosi
tutte le manifestazioni della rasse- nonostante andasse contemporagna e non poteva essere chiamato neamente in scena al Pergolesi, con
ad inaugurarla che un artista d’ecce- un ‘tutto esaurito’, la terza recita de
zione come Lorenzo Di Bella: un pia- ‘La Bohème’. Il più ripetuto è stato
nista poco più che trentenne, nato a anche il più breve: semplicemente
Fano, diplomato a pieni voti al Con- “Fantastico”, attribuito a una tecnica
servatorio di Pesaro e subito avviato superlativa, alla fluidità, intensità e
ad una carriera folgorante, densa di varietà di accenti, allo stile dell’in-
SPIGOLATURE
SCUSATE IL BISTICCI O
Abbassa la tua radio
…..e il tuo televisore
S
iamo a tavola e la televisione ci sta
scodellando la consueta abbondante razione di brutte notizie. Pessima
abitudine la nostra, che è poi quella
di tutti gli italiani, di intingere ogni
giorno il pane quotidiano nei veleni
della cronaca nera del telegiornale. Meglio in Francia dove, dicono,
per buona usanza non si guarda la
TV mentre si mangia.
Quando l’incubo finisce, eccoti
la pubblicità. Ma che succede?
Gli spot vengono sparati a raffica, in strettissima sequenza e a
tutto volume. Come mai tanto
strepito? Nessuno ha toccato
il televisore. Evidentemente ha
fatto tutto da solo. Qualcuno
sbuffando si alza da tavola,
mugugna con il boccone di
traverso, agguanta il telecomando, lo punta contro
l’apparecchio e lo azzittisce:
anzi, insiste ancora con un
altro pulsante e lo spegne
addirittura. Meno male, ora
si respira. E’ tornata la quiete.
Considerazioni minime. Decidete voi a chi possa giovare
una simile esplosione di pubblicità quando, anche solo per
evitare un fastidio fisico, chi
ascolta e guarda arriva ad ammutolire il televisore. Sarebbe
piuttosto da supporre che si
possa produrre una reazione
contraria a quella desiderata,
cioè che l’utente, irritato da tanto strepito, non accetti d’istinto
la provocazione e di conseguenza
non comperi di proposito il prodotto pubblicizzato.
Un’altra osservazione è di carattere generale. Non è vero che chi
più grida, più ha ragione. Tutt’altro.
Anche se tacere quando occorrerebbe invece parlare o spiegare e anche
se un’eccessiva, inerte riservatezza
è spesso più dannosa che utile, chi
sbraita ha sempre torto, perché genera confusione e denuncia palesemente
la sua aggressività. Risulta di conseguenza evidente che è più importante
convincere con pazienza che vincere
con arroganza e che per riuscire a convincere non occorre alzare prepotentemente la voce.
Tanto, a pensarci su, non vale solo per
quella che è definita ‘l’anima del commercio’, cioè la pubblicità. Può valere anche
per qualsiasi altro di genere di comunicazione e di rapporto tra gli uomini.
Augusta Franco Cardinali
terpretazione. Il programma,
squisitamente romantico e
molto impegnativo, selezionava pagine di un eclettico
F. Listz, a volte spettacolare,
come in una ‘Grande parafrasi della ‘Norma’; a volte più
meditato, come nella “Ballata
n° 2”; a volte brillante e fastoso (Schubert/Listz –Soirée de
Vienne N° 6). Non mancava
il più classico Chopin con lo
struggente Preludio n° 20 e la
Ballata n° 1 e si aggiungevano le spericolate “Variazioni
su un tema di Schubert” di C.
Czerny. Autori diversi, dunque, ma esposti con la coerenza di un
discorso musicale unitario. Nello stile
dell’interprete esprit de géometrie ed
esprit de finesse – tecnica e pathos - si
sono rapportati con grande equilibrio
in un’esecuzione di limpido smalto.
Con lunghi, insistenti applausi sono
stati accordati due bis: ancora Chopin
e una originale, divertente trascrizione della ‘Marcia turca’ di Mozart. Un
commiato scherzoso; forse, ce lo auguriamo, un arrivederci.
Augusta Franco Cardinali
Foto Anna V. Vincenzoni
Una scoperta del critico d’arte
Armando Ginesi
Ritrovato un nuovo
quadro di Paul Cézanne?
È
una di quelle notizie
che potrebbe aggiungere qualcosa alla storia dell’arte moderna. La scoperta di un possibile quadro di
Trenta, a un investitore sudamericano il quale, a sua
volta, agli inizi del decennio Sessanta, l’ha venduto
a una famiglia svizzera. Tra
Paul Cézanne, mai catalogato ma che sembrerebbe
possedere i crismi della legittima attribuzione.
Ne dà notizia il critico d’arte Armando Ginesi, studioso delle avanguardie storiche del Novecento, il quale
ha visionato l’opera in un
paese europeo a nord della Francia. Il dipinto, una
natura morta di cm. 42,5
x 57,5, raffigura un tavolo
con tovaglia bianca, frutta,
piatto con frutta e lattiera.
Risulta siglato, in basso a
destra, P.C. con sottostante
firma in corsivo Paul Cézanne.
È da tempo che il prof.
Ginesi segue la pista dell’opera e, aiutato da altri
ricercatori, ne avrebbe ricostruito l’iter: sarebbe
stato eseguito nel periodo
di tempo che va dal 1875
al 1885. Acquistato a Parigi
tra il 1900 e il 1910 da un
componente di una nobile
famiglia francese, risulta
ceduto, sul finire degli anni
il 1975 e il 1980 il dipinto
è stato poi acquisito da un
proprietario italiano che
lo ha infine ceduto a una
finanziaria internazionale,
attuale proprietaria.
Allegata al quadro esiste
un’interessante documentazione tra cui una dichiarazione della Deutesch
Bank, rilasciata nel 2004,
nella quale si attesta che il
dipinto non risulta tra le
opere confiscate o in altro
modo sottratte in Europa
nel periodo 1933-45 quando, com’è noto, molti capolavori furono trafugati
dai nazisti da varie nazione
europee.
Il prof. Ginesi ha suggerito
alla proprietà di far visionare il dipinto a due importanti critici d’arte italiani – di cui ha consigliato
i nomi – e ad uno studioso
francese di Cézanne, per
confermare le due già autorevoli attestazioni di originalità di Marcel Volataire
e di Lionello Venturi.
4
28 ottobre 2007
Attualità
nel mondo del lavoro: appunti di viaggio
di Gabriele Gabrielli*
La novità e la promessa
di Riccardo Ceccarelli
U
na “giornata storica” l’hanno definita
quella del 14 ottobre con l’elezione
del segretario del neo Partito Democratico. “Storico” è ormai un aggettivo
inflazionato, e proprio per l’uso indiscriminato che se ne fa, significa poco o
nulla, se non una sollecitazione momentanea dell’emotività di chi ascolta. Merito
dell’organizzazione più che dell’eletto:
data per scontata da mesi la sua elezione
con percentuali anticipate da giorni sia
a sinistra come a destra. Per i meriti dell’eletto è meglio volgersi al futuro, perché
per il passato non c’è quell’unanimità
che ci hanno descritta e ci hanno proposto. L’hanno definita pure una “prova
di democrazia”. Di partecipazione, non
c’è dubbio, nonostante ci siano stati
casi di chi ha votato fino a sei volte, e se
così aggrada anche di democrazia. Se
per democrazia si vogliono far passare
le liste bloccate, cioè “prefabbricate democraticamente” sia a livello locale che
nazionale, proprio come quelle liste della
vituperata legge elettorale: gli stessi che
non la condividono e la vorrebbero cambiare l’hanno usata nell’elezione festosa
e democratica del loro segretario. Gli
eletti erano già stati scelti e messi in lista,
bastava una croce per condividere la
volontà altrui; se qualcuno non piaceva,
pazienza! non erano previste preferenze,
gli elettori con compostezza e serenità
dovevano solo approvare quanto deciso
e quanti erano già stati designati a ricoprire poltrone. In nome della democrazia. Il partito non è forse democratico?
Non è forse la “novità” inserita nella storia politica italiana? Non è forse l’innovazione che, ci hanno detto, è stata oggetto
di attenzione da parte di tanti osservatori
stranieri? Per questa “novità” ci si è messi
ordinatamente in fila, dando con gioioso
trasporto, l’obolo prescritto. L’eletto ha
detto, dopo l’elezione, che vuole “cambiare il paese, l’Italia”. Una novità anche questa. Ma non lo dicono tutti che vogliono
“cambiare l’Italia”, quelli che comandano
ora e quelli che hanno comandato prima?
Aria fritta e rifritta. Cambiassero almeno
l’olio! Invece no, friggono e rifriggono
la stessa aria nello stesso olio e ci danno
d’intendere che si tratti di una novità e
di una cucina più appetibile per un più
largo convivio democratico. Frasi fatte
e rifatte dove i contrasti sono più fluidi,
resi quasi liquidi, dove le contraddizioni
di fondo non compaiono più, nascoste
e dimenticate, ci vorrebbero far credere
in una nuova sintesi di hegeliana memoria. Una possibilità comunque bisogna
pur dargliela all’eletto. Se non altro per
rispetto di quelli che lo hanno votato
fidandosi delle sue parole e delle sue promesse. Se si fosse guardato con più attenzione e disincanto al suo passato, qualche dubbio forse sarebbe emerso. Non
sarà facile il suo ruolo. Eppure era l’unico
che poteva farlo. Mettere insieme le due
anime, quella della tradizione comunista
o di ex – come la chiamano – e quella
cattolico-democratica, nonostante siano
ormai (più quella cattolica che quella
comunista o ex che dir si voglia) annacquate, grigie e rese quasi irriconoscibili,
non sarà facile. Lui che “non è stato mai
comunista”, come dice, anche se ha militato per anni nel P.C.I. e nella F.I.G.C.,
che non è la federazione giuoco calcio
ma la federazione dei giovani comunisti,
lui che cita Don Milani per quello che gli
fa comodo, tacendo quello che il Priore
di Barbina diceva del P.C.I. proprio negli anni in cui l’eletto vi era iscritto e vi
militava, seppure inconsapevolmente
forse, se va proclamando di “non essere
mai stato comunista” ma piuttosto kennediano. Tutto questo, è stato detto, “è
politica” e che l’elezione democratica del
segretario del P.D. ha sconfitto l’antipolitica. Lui, giovane promessa della politica
italiana, si propone di cambiare l’Italia
e di renderla “molto migliore”, come ha
detto al TG3 delle 14.30 del 15 ottobre.
Fiduciosi aspettiamo.
Management “sotto vento” in qualche buca o di prendere pali e
Mi ha colpito qualche tempo fa il racconto
che un amico mi ha fatto riguardo a un
noto manager che, tra i tanti, era passato
nella grande e complessa organizzazione
dove lavorava. Un po’ sul serio e un pò
scherzando mi ha detto che non si è
mai trovato nulla di quel dirigente in
azienda, figuriamoci un foglio di carta
con la sua firma! Immagino che il mio
amico abbia “caricato” un po’ il racconto,
ma quello che voleva rappresentare è
un fenomeno certamente non molto
frequente, ma nemmeno così raro come
si potrebbe pensare. Ossia che ci sono
persone che, malgrado e a dispetto delle
loro responsabilità anche grandi, sono
davvero competenti in quell’esercizio
noto a chi pratica lo sci e che prende il
nome di slalom. Nelle organizzazioni è
una disciplina assai diffusa e praticata
tuto l’anno e a tutti i livelli. Consiste
più in particolare nella competenza di
non farsi mai vedere o di non esserci
mai quando c’è bisogno di assumere
una qualche decisione che può lasciarti
il segno sulle mani. “Meglio evitare”, è
la loro filosofia. Stai pur certo però che
non ti priveranno mai, a posteriori, delle
loro valutazioni sull’accaduto. Ma non
ti aspettare troppo; saranno, per così
dire, “prese di posizione” sinuose che
faranno evitare loro sempre di cadere
verità, invece, è che questi personaggi
segnali lungo la pista. Insomma, saranno sono molto dannosi lasciando trapelare
valutazioni che possono andare sempre un modello che, se non adeguatamente
bene, ma soprattutto non faranno “punito”, può essere interpretato come
loro “sporcare le mani”, lasciandoli “a di successo e quindi da imitare. Occorre
galla” con qualunque mare. Il vento tenere in conto, però, che questi moderni
forte, la pioggia, la neve, i temporali e navigatori hanno molto spesso dalla
le altre “perturbazioni organizzative” loro parte questa terribile circostanza;
che interessano normalmente imprese ossia che, essendo normalmente molto
e management non riescono a colpire abili nell’adulare e pronti a elargire
questa straordinaria competenza che con generosità suggerimenti maliziosi
evita la pericolosa contaminazione mettendo in guardia da possibili
con qualunque profilo dell’etica trabocchetti (o presunti tali) “quelli che
della responsabilità. Questi “talenti” contano” coccolando il loro narcisismo,
vivono in un perenne e sofisticato vengono spesso considerati persone
movimento dentro le organizzazioni utili e necessarie all’organizzazione
senza alcun impegno, senza alcuna cui guardare –malgrado la loro
presa di posizione forte, interpretando evidente “inconsistenza” professionale
la responsabilità manageriale affidata e manageriale- con la benevolenza
loro come una straordinaria occasione e l’astuzia del principe. È per questo
per fare passeggiate o partecipare che spesso le azioni di stanamento
a passerelle ove dispensare sorrisi e finiscono per essere inefficaci nel
ottimismo. Se capisci questa tecnica e tempo o, peggio, subito fiaccate da un
ti cimenti nel gioco organizzativo dello buonismo accondiscendente e del tutto
“stanamento”, devi mettere in conto inappropriato alla situazione. Resta
che la partita sarà lunga e, se riuscirai comunque difficile immaginare di essere
a tirar fuori qualche ragno dal buco, ti guidati da manager e capi che rifuggono
ci vorrà del tempo perché chi sta “sotto con scienza il vento, preferendo stare
vento” è veramente difficile da scoprire sotto coperta e fare capolino ogni tanto
e “schiodare”. Occorre molta pazienza soltanto per controllare il territorio e
e tanta determinazione per portare alla non per coltivarlo o valorizzarlo.
luce questi comportamenti irresponsabili (*) Docente Università LUISS Guido Carli
e apparentemente innocui. Perché la
ggabrielli@luiss.it
Corecom Marche, al via il Progetto educativo “Fare TV in classe”
Ragazzi autori e produttori della televisione con esperti RAI
P
resentato “Produrre telineato l’importanza
levisione in classe”, il
dello sviluppo della
progetto di media educacoscienza critica dei
tion, rivolto alle scuole, per
ragazzi che permetcontribuire ad accrescere la
ta loro di prendere
coscienza critica dei ragazzi
il meglio dalla telenei riguardi della televisione,
visione e scartare il
promosso dal Co.Re.Com.
peggio, la TV spazMarche – Comitato Regiozatura influendo così
nale per le Comunicazioni
sulla formazione dei
– in collaborazione con la
palinsesti.
“Serve
Direzione nazionale della
un’azione educativa
RAI .
affinché i bambini
Obiettivo del Progetto “Pronon restino fruitori
durre televisione in classe”, è
passivi ma divengacoinvolgere i più piccoli nelno protagonisti della
l’analisi e nella lettura critica
produzione televisidell’informazione televisiva
va. Con questa inie prepararli alla comprensioziativa- ha aggiunto
ne e all’interpretazione dei
il Presidente- 250
fenomeni della comunicabambini delle scuozione in generale, guidandoli
le medie di Ancona,
nella fruizione delle notizie
insieme ai loro ine promuovendo l’abitudine
segnanti, avranno la
a tenersi informati. Il Presi- Marco Moruzzi, che ha pre- possibilità di fare televisione
dente del Corecom Marche sentato il progetto, ha sotto- in classe, saranno autori e
produttori della propria TV.”
L’impegno a far partecipare
i bambini attivamente alla
programmazione televisiva
è stato preso dal Capo redazione della sede RAI di Ancona, Daniela Sodano, che
promuoverà l’inserimento
del telegiornale realizzato
dai bambini nell’ambito del
Progetto all’interno dei notiziari regionali.
A dirigere la realizzazione
di “Produrre Televisione in
classe” , direttamente dalla
RAI di Roma, Roberta De
Cicco, Produttore esecutivo del GT Ragazzi di RAI 3 ,
che con l’ausilio di giornalisti
ed esperti della Rai curerà la
formazione dei 30 insegnanti delle scuole Fermi, Pascoli,
De Amicis e Volta che hanno
aderito al Progetto e le attività didattiche in classe con
i bambini.
block notes
Previdenza
Fondi speciali di previdenza
All’interno del mondo INPS (Istituto nazionale della previdenza
sociale) esistono una pluralità di
fondi speciali ai quali sono iscritti lavoratori di particolare categorie. Possiamo distinguere tali fondi in:
Sostitutivi (sostituiscono la Assicurazione Generale Obbligatoria) e sono:
ex fondo elettrici, ex fondo telefonici,
fondo dazio, fondo volo, ex fondo autoferrotranviari.
Integrativi (integrano l’A.G.O.) e sono
il fondo esattoriali e il fondo gas.
Inoltre sono parimenti gestiti dall’Inps
il fondo clero (compatibile con l’A.G.O.
e con altre forme di previdenza) ed il
fondo “Gestione ferrovie dello Stato
s.p.a.”
Illustreremo, con sinteticità e speriamo con chiarezza, quali prestazioni,
soprattutto pensionistiche erogano sia
il fondo Clero che il fondo Ferrovie
dello stato.
FONDO CLERO
Gestisce
l’assicurazione
generale obbligatoria per
l’invalidità, la vecchiaia e
superstiti per i sacerdoti
secolari ed i ministri di culto delle confessioni diverse dalla religione cattolica
regolarmente autorizzate dallo Stato italiano. Requisiti indispensabili per l’accesso alle prestazioni sono la cittadinanza italiana, la residenza in Italia (fanno
eccezione i sacerdoti italiani in missione
all’estero ed i sacerdoti stranieri con servizio pastorale in Italia).
PRESTAZIONI PENSIONISTICHE
La Pensione di vecchiaia
Requisiti:
Età 68 anni ( sono sufficienti 65 anni se
si ha una anzianità contributiva pari o
superiore a 40 anni)
Contributi: 10 anni se ammessi alla prosecuzione volontaria entro il 31/12/1999;
10 anni se sommando i contributi versati
entro il 31/12/1999 a quelli versati successivamente non si raggiungono i nuovi
requisiti previsti al compimento dell’età
pensionabile; 15 anni a partire dal 1°
gennaio 2006 per poi aumentare gradualmente fino a raggiungere i 20 anni.
La Pensione di Invalidità
Requisiti:
Almeno 5 anni di contributi e l’iscritto si
trovi nella permanente impossibilità di
esercitare il proprio ministero per malattia o difetto fisico o mentale
La Pensione ai superstiti
Viene erogata ai superstiti di pensionato
o iscritto che al momento del decesso
poteva far valere almeno 5 anni di contribuzione.
Alle suddette prestazioni si applica la
regola dell’integrazione al trattamento
minimo (se si è in possesso di almeno 15
anni di contribuzione) il cui importo per
l’anno 2007 è pari a euro 436,14.
Gianfranco Pigliapoco
Nelle prossime settimane parleremo del
fondo ferrovie dello stato
5
Cultura
28 ottobre 2007
Il Consiglio dei Ministri e il Decreto legge sull’editoria
A rischio i settimanali diocesani
D
emocrazia informativa a rischio, finanziamenti statali che penalizzano
l’editoria minore, in particolare i 168 periodici delle diocesi italiane associati nella
Federazione Italiana Settimanali Cattolici
(Fisc). Pare questa la strada intrapresa dal
Consiglio dei ministri con il disegno di
Legge “Nuova disciplina dell’editoria”, approvato il 12 ottobre scorso. Le dichiarate intenzioni del testo sono “la tutela e la
promozione del principio del pluralismo
dell’informazione affermato dall’articolo 21
della Costituzione” (art. 1,2), ma di fatto il
ddl contiene provvedimenti che vanno in
senso contrario.
I settimanali diocesani sono giornali d’informazione, da sempre voci della gente,
radicati nei singoli territori, che svolgono
un servizio democratico come testate libere e a volte alternative alla grande stampa.
Si tratta di vere e proprie aziende editoriali,
anche se costituite in forme diverse.
La loro richiesta di adeguate provvidenze
statali non è per godere di un privilegio,
ma per evitare che la stampa minore venga schiacciata dal libero mercato. I finanziamenti sono quindi un sostegno perché
nel Paese possa rafforzarsi il conclamato
pluralismo informativo, fondamentale per
una sana democrazia.
Il disegno di legge approvato dal Consiglio
dei Ministri, contiene alcune scelte positive. In particolare, d’ora in poi i giornali di
partito dovranno essere l’espressione di organismi politici veri e propri con un gruppo parlamentare in una delle due Camere
e le cooperative dovranno associare almeno il 50% dei giornalisti dipendenti. Sono
provvedimenti che la Fisc ha richiesto, in
fase di audizione parlamentare, come segnali di equità. Nella stessa sede avevamo
suggerito anche il superamento delle disparità nei finanziamenti previsti dalle vigenti disposizioni di legge per i diversi prodotti editoriali. Il ddl invece le conferma,
anzi le accentua, perpetuando situazioni
d’ingiustizia che creano seri pericoli alla
sopravvivenza dei nostri periodici. Il che
non è accettabile. In particolare, mentre
per le cooperative di giornalisti vengono
previsti finanziamenti pari al 40% dei costi, per i settimanali diocesani si ripropongono Euro 0,20 per copia, ponendo come
condizione che gli introiti pubblicitari non
superino il 20% dei costi complessivi. Nella
legislazione attuale quest’ultimo limite è al
40%. Dimezzarlo significa in pratica escludere dalle provvidenze un gran numero di
settimanali diocesani e non permettere a
tutti gli altri di raccogliere adeguata pubblicità per potersi sviluppare. In più, i finanziamenti sono concessi a ogni testata
solo dopo cinque anni di attività, il che significa non favorirne per nulla la nascita.
In tal modo, nei singoli territori, giornali d’informazione dello stesso tipo e della
stessa consistenza ricevono trattamenti
molto disparati: alle cooperative di giornalisti una fetta consistente di contributi, ai
settimanali diocesani (molti dei quali fanno capo a fondazioni senza scopo di lucro)
solo le briciole. Si creano di conseguenza
La società di banca marche per il leasing immobiliare
L’ultimo libro di Marina Ristè
Nata due anni fa, raddoppia gli impieghi, conferma
la leadership nella Regione
Marche e si propone tra le
prime realtà nazionali nel
campo del leasing immobiliare. E’ quello che hanno detto il presidente di
Medioleasing Lauro Costa
e il direttore generale Giuseppe Barchiesi, nel corso
della conferenza stampa
di lunedì scorso di presentazione del risultato della
semestrale nella sede della
Società, in Ancona.
prodotti da una dinamica
Medioleasing è la socie- operativa particolarmente
tà di leasing del gruppo brillante.
Banca Marche: il consi- Gli impieghi gestiti del
glio di amministrazione 32% su base annua porha approvato il bilancio tandosi ad oltre 1.460
del primo semestre del milioni di euro. Nel cor2007. Il risultato lordo di so del semestre sono stati
gestione, pari a 7 milioni, sottoscritti nuovi contratevidenzia una redditività ti per oltre 371 milioni di
in consistente incremento, euro; nell’intero periodo
anche grazie a dimensioni del 2006 erano stati 573
operative contenute, che milioni.
consentono di mantenere Oltre il 70% della nuova
il peso degli oneri di strut- “produzione” è stata destitura su livelli di efficien- nata ad investimenti locaza (“cost/incom” = 24%). lizzati nella Regione MarL’utile netto di periodo è che, dove Medioleasing si
stato pari a 4 milioni di conferma leader assoluto
euro con un roe del 13,3% ed interlocutore privilesu base annua.
giato delle imprese locali.
I risultati economici sono Interessante lo sviluppo in
U
le condizioni per una turbativa della concorrenza in quanto le nostre aziende si
confrontano sul territorio con altre che
partono da condizioni economiche avvantaggiate.
I cittadini e le società editoriali sono forse
diversi nei confronti della legge? La Costituzione non dice invece che siamo tutti
uguali? Perché i nostri giornali, che offrono posti di lavoro e potrebbero offrirne
sempre più, non devono avere lo stesso
trattamento di altri giornali analoghi? Noi
non chiediamo di penalizzare le cooperative, nemmeno di essere equiparati ad esse,
ma di adeguare i nostri contributi a quelli
previsti per le altre aziende.
Siamo convinti che il Governo intenda garantire il pluralismo nell’informazione, offrendo pari opportunità a tutti. Per questo
la Fisc chiede una significativa modifica
del disegno di Legge approvato il 12 ottobre scorso.
I direttori dei settimanali
diocesani d’Italia
Medioleasing cresce ancora La gioia di raccontare
N
on sarà forse l’evento
legato al cinema più atteso dell’anno come i grandi
festival europei di Cannes,
Venezia e, in questi giorni, di
Roma. Ma in fatto di festival
non ha niente da invidiare
agli enormi eventi che attirano sulle loro passerelle le stelle di tutto il mondo. Anzi nei
confronti delle rassegne ben
più ricche e celebri può vantare due primati davvero invidiabili: è quello che coinvolge
più persone di tutte le nazionalità del globo e soprattutto è il “festival più corto del
mondo”. Stiamo parlando di
“Filminute”, il festival cinematografico internazionale che
va in scena esclusivamente su
atto anche nelle Regioni
limitrofe grazie al concorso della rete bancaria diretta ed alla introduzione
acquisita.
In crescita considerevole
anche il finanziamento di
investimenti direttamente
finalizzati alla produzione
da parte dei vari settori
economici. Medioleasing
si pone l’obiettivo di un
ulteriore rafforzamento
della presenza sul territorio di riferimento, confermando di rappresentare
la “soluzione ideale” per
l’impresa.
Nella foto, lauro Costa,
presidente della società
Medioleasing
n discreto numero di
persone ha partecipato
il 6 ottobre scorso, presso il
Palazzo dei Convegni, alla
presentazione de “Il mistero della grotta dei cristalli”,
l’ultimo libro, un romanzo
o racconto lungo di Marina Ristè. Ne ha parlato
Riccardo Ceccarelli, che
ha sottolineato la gioia e la
soddisfazione di Marina nel
raccontare, nel creare storie,
di organizzarle, di dar loro
sviluppo. Storie che vedono
protagonisti sempre i giovani, con il loro mondo di
sentimenti non idealizzati
ma calati nella concretezza
dell’esperienza. La storia
di questo racconto parla
di una vicenda al limite del
possibile, di un incontro
con extraterresti e di una
contaminazione che lascia
segni profondi nei protagonisti, segni non mirabolanti ma unicamente centrati
su una luce particolare e su
corde sentimentali che vibrano con altrettanta sensibilità. Marina nello scrivere
non è ricercata, non è artefatta, usa una lingua non
letteraria, quotidiana, facile.
Ha scritto anche testi per
canzoni, come quella allegata al libro “Se un domani
ci sarà”. Maria descrive sca-
vando con estrema semplicità nei territori dell’anima,
cercando semi di gioia e
di speranza. Momenti e
riflessi autobiografici non
disgiunti da uno sguardo di
ottimismo verso il futuro.
Per oggi non è poco. Sarà
un goccia nel mare, una
goccia viva e consistente,
certo non da buttare. Anzi.
r.c.
Non corti, ma cortissimi: il cinema in un minuto
internet e proietta solo “cortissimometraggi” di sessanta
secondi, un minuto dunque.
Senza faraoniche campagne
pubblicitarie, ma grazie al
semplice passaparola sulla
rete è diventato in un paio
di anni un evento impedibile
per milioni di appassionati e
cinofili. Ma non si pensi che
Filminute sia dedicato al prodotto amatoriale. Veri registi
di tutto il mondo entrano in
competizione per aggiudicarsi
un premio sempre più ambito,
proponendo minipellicole di
ottima fattura e storie davvero originali. L’idea è nata
lo scorso anno dalla collaborazione tra un filmaker, John
Ketchum, e un esperto di new
media, Sabaa Quao. La prima edizione l’hanno messa in
piedi un po’ per divertimento
e un po’ per sperimentare la
possibilità di promuovere la
diffusione di una nuova forma di cinematografia più vicina al linguaggio di internet:
breve, immediata, rapida. Il
successo è stato immediato:
in un mese sono stati staccati un milione e 700 biglietti,
virtuali s’intende. E per l’edizione 2007 hanno votato persone di 90 paesi del mondo
mentre la platea degli spettatoti ha superato la soglia dei 2
milioni. Già, perché a decretare il vincitore di due dei tre
premi assegnati sono proprio
i navigatori di internet: la giu-
ria più grande del mondo che deoart giapponese Kenichi
può valutare ogni film (arri- Kondo e dal segretario genevati da 19 nazioni) sempli- rale della Federazione intercemente collegandosi al sito nazionale della stampa cinewww.filminute. com/2007.
matografica, Klaus Eder. I giuFilminute assegna tre Oscar: dici hanno premiato “Game”,
il lavoro cinematografico più una delicata rappresentazione
cliccato, quello che ha ri- della disabilità, della bulgara
scosso il maggior gradimen- Kristina Grozeva, che è stato del pubblico e quello, più ta anche l’opera più vista. Il
importante, assegnato da riconoscimento del pubblico
una giuria internazionale di è andato invece all’indiano
esperti composta quest’anno “Missing”, di Siddartha Jatla,
dal poeta-scrittore Michael un film che denuncia l’usanOndaatje, autore del Pazien- za di una parte delle famiglie
te Inglese, dal direttore del- indiane di cedere le proprie
l’agenzia creativa Saatchi & figlie, ancora bambine, per
Saatchi, Kevin Roberts, dalla matrimoni combinati. Il prosregista iraniana Samira Mak- simo appuntamento è per
malbaf (vincitrice a Cannes agosto 2008.
nel 2003), dall’autore di viLuca Galeazzi
6
Vita Ecclesiale
28 ottobre 2007
Parola di Dio
28 ottobre 2007 - 30^ domenica del tempo ordinario
Tu, prega, prega sempre
Continua la lezione
sulla preghiera di
domenica scorsa.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che
Due i protagonisti.
presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: “Due uomini
Il fariseo, membro
salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il
di quella comunità
fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che
re­ligiosa osservante
non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure
contro cui spesso si
come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le
appuntano i rimprodecime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a diveri di Gesù. Ma il
stanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il
fariseismo non era
petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
così; questa è solo
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro,
una
degenerazioperché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.
ne. Era la corren­te
Parola del Signore
più “spirituale” e più
aperta e “umana” del
giudaismo. Ma la deCommento
generazione può avvenire sempre e per tutti.
Quando si racconta di San Francesco “uomo Dall’altra parte, nel buio, c’è un pubblicano
fatto preghiera” certamente si percepisce come «esattore di denaro pubblico» (publicanus)col
la sua preghiera sia passata al torchio del- laboratore del potere straniero, quello romal’umiltà. La preghiera, quando è autentica, cioè no. Che bella provocazione quella di Gesù! Un
vissuta da creatura, trasfigura la persona, por- uomo considerato spregevole davanti ad uno
tandola a sentire la sua inadeguatezza. Dimmi dei più stimati movimenti religiosi.
come preghi, e ti dirò che sei! La preghiera del Appena parlano, capiamo che cosa hanno in
pubblicano in fondo al tempio è la più comune, cuore. Di che tipo di pane si stanno nutrendo.
semplice e vera preghiera, appartenente a tutte Il primo fa l’elenco dei meriti. La sua preghiera
le espressioni religiose. E’ la preghiera del pel- è in realtà chiusa in se stesso, come davanti allo
specchio, perché è riferita alla giustizia dell’uolegrino russo.
La preghiera del fariseo è falsa perché nasce mo. Tanta giustizia che poi diventa altrettanto
dall’orgoglio, dall’ipocrisia, dal vuoto interiore. disprezzo. Il secondo confessa in verità il suo
di don Mariano Piccotti
donmariano@davide.it
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18, 9-14)
Agenda
Pastorale
del Vescovo
Giovedì 25 ottobre
Mattino: Ritiro con i Sacerdoti più giovani di
Ordinazione
Venerdì 26 ottobre
ore 16: Riunione della Commissione d’Arte Sacra
e Beni Culturali
ore 21: Incontro con i giovani di Sasso e parrocchie
vicine
Sabato 27 ottobre
Ore 19: S. Messa al Vicariato della parrocchia di
Regina della Pace
Domenica 28 ottobre
ore 9: S. Messa e Amministrazione della Cresima
nella Parrocchia di San Francesco d’Assisi
ore 11: S. Messa e Amministrazione della Cresima
nella Parrocchia di San Sebastiano
ore 15.30: A Loreto con le famiglie della scuola
materna di Cupramontana
ore 17-21: Gruppo giovanile di discernimento
vocazionale
Lunedì 29 ottobre
Ore 18.30: Incontro con l’Associazione “Noi
operatori di pace”
Martedì 30 ottobre
Mattino: incontro Caritas Regionale
ore 15.30-18: il Vescovo riceve nella cappella di
San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano
confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza
appuntamento.
Mercoledì 31 ottobre
ore 16: Riunione del Comitato Etico
Preghiera
Sei tu il mio pane
peccato e la sua povertà. Ripete: «Abbi pietà di me che sono peccatore». La radice della
sua preghiera è la giustizia di Dio. Una giustizia che salva. Gesù rovescia la loro condizione.
Chi è attaccato al suo orgoglio, è respinto da
Dio. Non basta la cerimonia corretta e neppure
lo stile di vita “regolare”. Per essere giustificati
occorre la fede. La salvezza è un dono, molto
superiore ai nostri meriti. A noi anzitutto accoglienza e risposta. Anche la risposta della
fede, dice la teologia cattolica, è dono di Dio.
Convocazione regionale Rinnovamento nello Spirito
Chiamati alla responsabilità
“C
’è un’umanità che
muore e non riconosce il bisogno di essere salvata”. Ad aprire la
XXXIII Convocazione
regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, è stato il presidente
nazionale del Movimento, Salvatore Martinez. In migliaia, da tutte
le Marche, domenica 21
ottobre hanno affollato
il Palarossini di Ancona.
“Gesù – ha detto con
forza Martinez parlando del relativismo etico
imperante – non è un
modello filantropico, un
modello di umanesimo,
ma è Dio!”. E a guardarsi
dal pericolo che la cultura cristiana la visita dell’Arcivescovo di Ancona
venga declassata ad un’opinione fra mons. Edoardo Menichelli, che ha
le altre, ha invitato anche il senatore sottolineato “l’urgenza di riassestare
Luca Marconi, già sindaco di Recana- la fede su Gesù”, e di “condurre uno
ti ed ex direttore nazionale del RnS. stile di vita sobrio. Perché – ha detto
Il suo intervento ha voluto essere una – la malattia del nostro tempo occichiamata alla responsabilità, all’im- dentale è quella dell’abbondanza”.
pegno concreto, alla testimonianza A tenere il secondo insegnamento
in ogni ambito della nostra vita. Nel della giornata, Luciana Leone, capomeriggio, l’assemblea marchigia- poredattrice della Rivista “Rinnovana del Rinnovamento ha ricevuto mento nello Spirito”. “I cristiani – ha
Domenica 4 novembre
Mattino: Ritiro delle Suore della Diocesi
ore 10.30: S. Messa al Monumento ai Caduti
ore 18: In Cattedrale, S. Messa in suffragio dei
Vescovi, Sacerdoti e Diaconi Defunti
detto
commentando
Ap 21, 5-6 - sono esseri ben incarnati nella
storia. Sono nel mondo
ma la prospettiva da cui
giudicano il mondo è il
cielo, Dio, la croce”. E
la prospettiva del cielo
fa dirigere verso il bene
tutte le azioni del cristiano. Luciana Leone
ha invitato ad uscire dal
Cenacolo, e ha indicato
tre modi di evangelizzare: attraverso la comunione, la testimonianza,
il servizio. Poi, naturalmente,
attraverso
la preghiera, “luogo in
cui bisogna avere bene
a mente i destini del
mondo”.
A concludere la giornata, la santa
Messa presieduta dal Vescovo di San
Benedetto del Tronto, mons. Gervasio Gestori, che con affetto ha esortato l’assemblea del Rinnovamento
marchigiano a proseguire con coraggio nel suo cammino di fede e di
impegno.
Lucia Romiti
Foto Maria Luisa Ciafrè
Evoluzione e creazione
Oggi sposi
27 ottobre: Francesco Cacopardo e Maria Simona
Andreola a S. Nicolò; 28 ottobre: Gianluca Meschini
e Isoken Princillia Abraham a San Marcello - Emiliano
Scuppa e Silvia Orsini a Cupramontana/S. Leonardo
Giovedì 1° novembre
ore 8.30: S. Messa alla Chiesa dell’Ospedale e
visita ad alcuni reparti
ore 10.30: Parrocchia di S. Antonio Abate:
ingresso del nuovo Parroco
ore 15.30: S. Messa al Cimitero
ore 18: S. Messa in Cattedrale
Venerdì 2 novembre
ore 18: S. Messa in Cattedrale
Tu, o Signore, sei il mio
pane,
e senza di te non posso
vivere;
non saprei dove andare
senza di te,
non saprei cosa fare e cosa
dire senza di te.
Signore, tu sei il mio nutrimento,
tu sei la forza per la quale
tu mi darai la grazia
di spezzare con i fratelli
questo nutrimento giorno
per giorno.
Saremo anche noi il pane
del Signore, pane distribuito,
pane diventato ostia di
umiltà.
Carlo Maria Martini
Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953
Il Meic in collaborazione con la Diocesi e con il contributo di Banca Marche, della Ditta Pirani Giuseppe e della Circoscrizione Jesi Centro, invita a partecipare ad un
incontro – dibattito sul tema “Evoluzione e creazione”.
Parteciperanno il prof. Giovanni Principato, direttore
dell’Istituto di Biologia e genetica dell’Università Politecnica delle Marche e il prof. GianFederico Tinti, presidente dell’associazione “Teilhard de Chardin” e docente di
teologia al Seminario di Senigallia. L’incontro si svolgerà
nella Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni in corso
Matteotti a Jesi, mercoledì 7 novembre alle ore 17.
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145
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Vita ecclesiale
28 ottobre 2007
7
Dopo il ritorno della messa in latino del Papa Pio V
Ancora qualche punto interrogativo
L
Il Papa e il lavoro
e parole del Papa Benedetto XVI fanno chiarezza sul
ruolo del lavoro e sulla dignità del lavoratore. Affermare che la precarietà non è la condizione di sviluppo e
di armonia della persona umana, è cogliere nel profondo
la contraddizione innescata dal liberismo con la flessibilità e la precarietà.
L’equilibrio non è dato da una economia che attraverso
nuovi processi di trasformazione e nuovi modelli di sviluppo, con un nuovo utilizzo della forza lavoro cerca a
qualsiasi prezzo di arrivare con meno costi e più reddito
ad una economia più competitiva. Il mercato non si
conquista abbattendo i costi di produzione, ricorrendo
ad economie che non danno tutele e diritti dei lavoratori,
ma investendo, qualificando, diversificando il lavoro.
Accettare la precarietà e la flessibilità come il male minore di uno sviluppo globalizzato è non capire che è una
questione di etica, oltre di diritto e di dignità del lavoratore, per non incorrere allo sfruttamento della forza
lavoro.
Come è possibile progettare il futuro se la metà della
propria vita, quella nella quale si ha anche a disposizione
maggior energia, si trascorre nell’incertezza? La precarietà è una condizione drammatica, è molto più di una
ingiustizia sociale, fa vivere giorno per giorno senza nessuna sicurezza. Il suo riflesso determina cambiamenti
nella vita sociale, come dice il Papa, in queste condizioni
non c’è la possibilità di costruire la famiglia e così viene
compromesso lo sviluppo della società.
Siamo diventati un Paese che non si riproduce. E’ perdita
di sé, di progettualità, di futuro. Ridurre la precarietà
ad una questione puramente salariale per compensare il
tempo limitato dell’impiego, è non capire che in fondo
è un arretramento della persona che oltre ad aver problemi economici ne ha anche di esistenziali. Per l’uomo
il lavoro non è il fine ma un mezzo per emanciparsi, per
conquistare diritti, per avere cittadinanza sociale. Non
si può ridurre a merce e non può essere neanche condizionato dall’economia che indubbiamente influirà sul
livello di vita, ma non può condizionare fino a ridurla dipendente all’andamento economico. Per questo mettere
in discussione i tempi e i modi del lavoro è discutere sul
sistema capitalistico che tanto ha influenzato le società
industriali e che oggi non risponde più allo sviluppo armonico della persona e della società, con la consapevolezza che è da rielaborare un sistema che abbia caratteristiche rispondenti al benessere della società. Con questo
messaggio il Papa non ha voluto far politica. Interessarsi
dell’uomo è anche lanciare messaggi in cui la difesa sta
nel rispetto.
E’ chiaro che la traduzione di questo messaggio deve avvenire in quelle sedi dove i laici operano affinché vengano rispettati certi principi, per questo non si può essere
neutrali sia nei confronti della vita, dalla sua nascita e
alla sua fine, ma neanche quella vissuta. Il lavoro deve
essere rispettoso della dignità della persona; deve dare
quella sicurezza per programmare una vita, e diventare
sostentamento.
Oggi purtroppo l’economia condiziona il futuro. Viviamo in una instabilità di rapporti, il liberismo ha pervaso
la nostra vita mettendo a rischio la famiglia, i giovani e
gli anziani. Abbiamo la responsabilità morale e religiosa
di difendere l’uomo da quelle logiche che distruggono la
dignità e il rispetto della persona.
Per questo le parole del Papa hanno dato speranza a chi
vive nella flessibilità, a coloro che rischiano di non diventare adulte perché non riescono in questa economia ad
avere una propria autonomia e di progettare un futuro.
Remo Uncini
Castelplanio e Moie
Danneggiate le edicole sacre
Torna in azione la banda di vandali sacrileghi e ladri
che avevano colpito già due volte nel corso dell’anno. Nella notte di mercoledì della scorsa settimana,
ignoti hanno preso di mira l’edicola sacra di via Piagge, in campagna. Hanno rotto i vetri e i vasi di fiori,
rubati i soldi delle offerte, imbrattato i muri e la targa
con l’immagine di Papa Wojtyla.Hanno rovinato anche l’altra edicola, risalente ai primi del Novecento,
sottostante la millenaria abbazia di San Benedetto
de’ Frondigliosi. “Non siamo preparati ad affrontare simili situazioni che offendono la devozione e le
tradizioni popolari” afferma il parroco don Mariano
Piccotti, “abbiamo denunciato il fatto ai carabinieri,
come le altre due volte, che si sono subito attivati per
le indagini”. Il sindaco Luciano Pittori non vorrebbe
blindare le edicole sacre come ha fatto il Comune di
Maiolati e sostiene che “si tratta di violenza diretta
contro i valori religiosi di una comunità pacifica e laboriosa. Chi ha fatto questo scempio è persona interiormente molto povera”.
Alcune edicole di Moie, infatti, erano state colpite
nei mesi scorsi; l’ultimo episodio di vandalismo risale alla fine del mese di settembre ai danni della figuretta dedicata alla Madonna del Carmelo e collocata
nel parco “Caduti di Nassirja”
P
apa Benedetto XVI ha rilanciato la messa tridentina in latino
nelle chiese cattoliche di tutto il
mondo. Anche fra i messalizzanti
domenicali la notizia circola suscitando dubbi e perplessità…Il Concilio di Trento l’avrebbe vinta sul
Concilio Vaticano II.
C’è chi evoca già i secoli bui e la
restaurazione pre-conciliare. Secondo me la re-introduzione della
messa in latino non risolve niente.
Mi si passi l’irriverenza, ma è come
regalare un pettine ad un calvo.
Non è il problema del latino, ma di
gesti, mentalità, rapporti ecclesiali
di distanza fra laici e preti, visione
di chiesa ecumenica ecc… Spero di
non avere le traveggole, ma a me
pare che il problema da giuridico
diventi ecclesiologico… quale catechesi per preti e laici si farà se i
due riti vanno in direzione diverse?
Io mi fermo qui perché ho un certo
timore di tirare altre conseguenze
che riguardano, ad esempio, l’ome-
lia, la preghiera dei fedeli, unità di una volta diventa sempre più il
delle due mense, la concelebra- “presidente”. Di qui il grande dibatzione, la comunione sotto le due tito: il sacerdote agisce in persona
specie ecc… Ci sono ben altri temi Christi o in persona commuitatis la
fondamentali, i cui contenuti rea- cui testa è Cristo?
li devono recuperare un contesto Con tanti altri sono lieto nel conmaggiormente biblico e non “sacra- statare che la teologia cattolica inle”.
siste sul “servizio” agli altri miniAd esempio, il tema del ministero, steri del servizio ordinato. L’essenquello dei carismi che sono vari e za del ministero (cioè lo specifico,
molteplici. Tra questi si dà il mi- ciò per cui esso non è solo un granistero ordinato, che però non do di sviluppo di qualsiasi altro casi pone come “sintesi degli altri”, risma, ma un carisma speciale, con
come “monopolio”, bensì come “ca- una propria essenza) è di “formane
risma della sintesi”, come funzio- e guidare la comunità” in quanto cone a servizio del riconoscimento e munità, ovviamente tramite i doni
della valorizzazione della identità elargiti dal Cristo e dai Sacramenti.
autonoma degli altri. Se non sono In questo senso esso è diverso in un
troppo distratto, a me pare che modo tutto speciale dagli altri cala comunità vada configurandosi rismi e ministeri.
sempre più come soggetto globale Potremmo dire che la specialità di
e in un certo senso primario del- questo ministero è data dalla sua fila celebrazione liturgica. Si parla nalità: mantenere, cioè la comunità
ormai correntemente, anche nei (Chiesa), sotto l’iniziativa prioritadocumenti ufficiali romani, della ria di Dio e della sua grazia.
comunità celebrante. Il “celebrante”
Vito Savini
Il sostegno per la Giornata missionaria mondiale
I
Le offerte della Diocesi
l mese di ottobre è dedicato ad
una particolare attenzione e
sensibilità alle Missioni. In ogni
chiesa locale si organizzano veglie di preghiera per i missionari
e raccolte in danaro da destinare
alle esigenze delle Missioni.
Di seguito pubblichiamo le offerte raccolte in Diocesi, lo scorso anno, per la Giornata Missionaria, dell’Infanzia Missionaria, dei Malati di Lebbra, e per
l’Obolo di San Pietro.
Giornata Missionaria Mondiale
Castelbellino: parrocchia di San
Benedetto 350 euro; Pantiere
450
Castelplanio: Santa Maria del Cammino 715, san Sebastiano 200
Cupramontana; San Leonardo 800,
San Lorenzo 270, Ss Salvatore 50, La
Romita 150.
Jesi: Cattedrale, san Pietro Apostolo
2000, Cimitero 175, Collegio Pergolesi 50, Divino Amore 126,84, Ospedale Civile 278, Regina della Pace
697,74, Santuario delle Grazie 450,
Sant’Antonio Abate 300, San Francesco d’Assisi 500, san Francesco di
Paola 650, san Giovanni Battista 481,
san Giuseppe 1235, San Lorenzo
Mazzangrugno 50, Santa Maria del
Piano 340, San Massimiliano Kolbe, Tabano 1200, San Pietro Martire
1000, San Sebastiano 400, Vicariato
Colle Paradiso108,30.
Maiolati: Santa Maria di Moie 1000,
Santo Stefano, San Rocco 330.
Monsano: Santa Maria 200, san Pietro Apostolo 900.
Montecarotto: Ss Annunziata 1350.
Monte Roberto: S. Apollinare 60;
San Silvestro 55
Rosora: Santa Maria degli Angeli
252, San Michele Arcangelo 250
San Marcello: San Marcello Papa
100
Santa Maria Nuova: Sant’Antonio da
Padova 150; Sacra Famiglia 100.
San Paolo di Jesi: San Paolo Apostolo 230
Totale 18.003,88
Giornata dei Malati di Lebbra
Castelplanio: Santa Maria del Cammino 150 euro; Cupramontana; San
Leonardo 130; Jesi, Ospedale Civile
205; San Massimiliano Kolbe, Tabano 200; Maiolati: Santa Maria di
Moie 150; Monsano: Santa Maria 80,
San Pietro Apostolo 50; Santa Maria
Nuova: Sant’Antonio da Padova 129.
Totale 1.094
Giornata dell’Infanzia Missionaria
Castelplanio: Santa Maria del Cam-
mino 450; Cupramontana; San
Leonardo 250, Ss Salvatore 90;
Jesi: Cattedrale, san Pietro Apostolo 250; Collegio Pergolesi 50;
Divino Amore 39,20; Ospedale Civile 225; Regina della
Pace 50; Sant’Antonio Abate
20; san Francesco di Paola 50;
san Giovanni Battista 96; San
Giuseppe 2856; Santa Maria
del Piano 60; San Massimiliano
Kolbe, Tabano 545; San Pietro
Martire 100, san Sebastiano
280; Vicariato Colle Paradiso16;
Maiolati: Santa Maria di Moie
650, Santo Stefano, San Rocco
10; Monsano: Santa Maria 130, san
Pietro Apostolo 200; Montecarotto:
Ss Annunziata 1120; Monte Roberto: San Silvestro 170; Rosora: Santa
Maria degli Angeli 230, San Michele Arcangelo 100; San Marcello:
San Marcello Papa 100; Santa Maria Nuova: Sant’Antonio da Padova
130, Sacra Famiglia 50; San Paolo di
Jesi: San Paolo Apostolo 190. Totale
8.507,20
Pontificie Opere di San Apostolo
Jesi: Cattedrale, san Pietro Apostolo
520; Santa Maria del Piano 520; San
Sebastiano 520; Seminario 520; diversi 770. Totale 2.850
Giornata Missionaria Diocesana
Jesi, Ospedale Civile 600; Santa Lucia 700; San Massimiliano Kolbe, Tabano 250, San Pietro Martire 1000;
Montecarotto: Ss Annunziata 1300;
gruppo missionario diocesano 146;
diversi 100. Totale 4.096
IL REFRATTARIO
VLADIMIR SERGEEVIC SOLOVEV:
UN PROFETA INASCOLTATO
E’ stato sicuramente uno dei più grandi filosofi russi ed è molto amato dal
grande cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna, che lo ha
citato anche negli esercizi spirituali
per la Quaresima 2007 tenuti davanti
a Papa Benedetto XVI. Stiamo parlando di Solovev (1853-1900).
Lo vogliamo ricordare soprattutto
per ciò che ha scritto nella sua ultima
pubblicazione, Il racconto dell’Anticristo, dove è stupefacente la perspicacia
con cui descrive la grande crisi che ha
colpito il cristianesimo negli ultimi
anni del Novecento.
Solovev la raffigura nell’icona dell’Anticristo, in cui non è difficile ravvisare l’emblema della religiosità confusa
e ambigua di questi nostri anni: egli
-dice il filosofo- sarà un convinto spi-
ritualista, un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un
animalista determinato ed attivo.
Sarà, inoltre, un esperto esegeta e
si dimostrerà un eccellente ecumenista. Nei confronti di Cristo, non
avrà un’ostilità di principio, anzi, ne
apprezzerà l’insegnamento, ma non
potrà sopportarne la sua assoluta
unicità e dunque non si rassegnerà
ad ammettere e a proclamare che
Egli sia risorto e oggi vivo. Insomma, l’Anticristo crede in Dio, ma nel
profondo del suo cuore preferisce
se stesso.
Solovev delinea e critica un cristianesimo dei “valori”, delle “aperture”
e del “dialogo”, dove pare che resti
poco posto alla persona del Figlio
di Dio crocifisso per noi e risorto,
e all’evento salvifico. Abbiamo di
che riflettere. La militanza di fede
ridotta ad azione umanitaria e genericamente culturale; il messaggio
evangelico identificato nel confronto irenico con tutte le filosofie e con
tutte le religioni; la Chiesa di Dio
scambiata per un’organizzazione di
promozione sociale: non sono queste le insidie più pericolose per i
cristiani di oggi?
Appassionato difensore dell’uomo e
allergico ad ogni filantropia; apostolo infaticabile della pace e avversario del pacifismo; propugnatore dell’unità tra i cristiani e critico di ogni
irenismo; innamorato della natura e
lontanissimo dalle odierne infatuazioni ecologiche: in breve, amico
della verità e nemico dell’ideologia.
Proprio di guide come Solovev abbiamo oggi un estremo bisogno!
Federico Catani
8
Pagina aperta
28 ottobre 2007
Delegazione Pontificia di Loreto
Mons. Tonucci Arcivescovo
delegato ad interim per a fianco di mons. Agostino
Itaill Casa
Santuario della San- Casaroli, per passare poi
di Loreto. Mons alla Seconda Sezione - Re-
di
Paolo
Marcozzi
SPONTINI GASPARE (Piazza da Via Pergolesi all’Arco del
Soccorso) Compositore e direttore d’orchestra (Maiolati,
1774-1851). Dopo i primi
studi a Jesi, nel 1793 entrò al
conservatorio della Pietà dei
Turchini di Napoli, dove rimase per due anni. Nel 1796
compose il suo primo lavoro teatrale, la farsa Li puntigli delle donne, che venne
rappresentata a Roma con
successo. Nel 1799 si trasferì a Palermo come maestro
di cappella dell’esule corte
borbonica e nel 1801 tornò
a Roma. All’inizio del 1803
andò a Parigi, dove l’imperatrice Giuseppina lo nominò
compositore di camera; nel 1806 compose una cantata per
Napoleone vincitore ad Austerlitz. Nel dicembre dell’anno
seguente ottenne con l’opera Vestale un successo trionfale, che si ripeté nel 1809 con Fernando Cortez. Caduto Napoleone, si trovò in gravi difficoltà economiche e anche la
sua produzione divenne mediocre. Naturalizzato francese
nel 1817, gli fu conferita nel 1818 la Legion d’onore. Nel
1820, dietro invito di Federico Guglielmo III di Prussia, si
trasferì a Berlino come Generalmusikdirektor, incarico
che tenne per una ventina d’anni fra polemiche, contrasti e disguidi giudiziari. Si stabilì dunque a Parigi e di qui
compì numerosi viaggi in Germania e Italia, ove istituì le
Opere pie Spontini, tuttora esistenti. Nel 1850 fece ritorno a Maiolati, dove morì l’anno dopo. Il melodramma di
Spontini deriva da quello di Gluck e precorre, nel processo
di drammatizzazione, l’opera romantica. Oltre a quella di
compositore, va segnalata la sua attività importantissima
di direttore d’orchestra, svolta soprattutto durante il periodo berlinese. Compose per il teatro una ventina di opere,
fra cui, oltre alle citate, Olympie (1819) e Agnes von Hohenstaufen (1827), ed inoltre cinque cantate, un inno, marce
e notturni per orchestra, circa cinquanta liriche, esercizi
vocali e di contrappunto, oltre a diversi trattati musicali.
Le logge a sinistra della piazza erano dette i Saccù, perché colà,
fino a qualche decennio fa, c’era la Cappella dei Sacconi, ossia
dei soci della Confraternita dell’Orazione e Morte che qui indossavano i loro sacchi, cioè la divisa della confraternita.
continua al prossimo numero
Franco Croci, ha notificato
ufficialmente al clero e al
personale della Delegazione Pontificia e della Prelatura di Loreto la nomina, da parte di Benedetto
XVI, di mons. Giovanni
Tonucci ad Arcivescovo
Prelato - Delegato Pontificio per il Santuario della Santa Casa di Loreto.
Mons. Giovanni Tonucci, già arcivescovo titolare di Torcello, ricopriva
al momento l’incarico di
Nunzio Apostolico in Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia.
E’ nato a Fano il 4 dicembre 1941. Conseguita nel
1960 la maturità classica, si
è trasferito a Roma per frequentare il Pontificio Seminario Maggiore. Nel 1966 è
stato ordinato sacerdote
da mons. Costanzo Micci, allora vescovo di Larino. Nel 1968 è entrato nel
servizio diplomatico della
Santa Sede, frequentando
i corsi propedeutici alla
carriera presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica e proseguendo, nel
contempo, la sua formazione presso l’Università
Lateranense,
culminata
con la laurea in teologia e in diritto canonico.
Dal 1971 al 1973, all’inizio
della sua carriera diplomatica, si è trasferito prima a
Yaoundé, in Camerun, e
dal 1974 al 1976, ha operato a Londra. E’ quindi
tornato a Roma lavorando
nella Prima Sezione Affari
Generali della Segreteria
di Stato della Santa Sede,
lazione con gli Stati, guidata da mons. Achille Silvestrini. Nel 1984 è stato
assegnato alla Nunziatura
di Belgrado, nella ex Jugoslavia, dove è rimasto fino
al 1988, quando è stato trasferito a Washington D. C.
(Usa). Il 21 ottobre 1989 è
2006 1 novembre 2007
1983 7 novembre 2007
Delfo Campodonico
Maria Borocci
I figli Giancarlo e don Emilio, unitamente ai parenti
tutti, li ricordano con affetto a quanti li conobbero
e li stimarono in vita. Una Santa Messa di suffragio
sarà celebrata mercoledì 7 novembre alle ore 17,30
nella chiesa parrocchiale di Pantiere.
Anniversario
1998
30 ottobre 2007
Nel nono anniversario della scomparsa di
Alba Benini in Bravi
stato nominato arcivescovo
titolare di Torcello e nunzio
apostolico in Bolivia. Giovanni Paolo II lo ha consacrato il 6 gennaio 1990. Nel 1996, lasciata la nunziatura in Bolivia, è passato
all’incarico di Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni
Unite per l’ambiente e gli
insediamenti umani e ha
svolto l’incarico di Nunzio
Apostolico a Nairobi (Kenia). Il 6 ottobre 2004 è stato nominato Nunzio Apostolico nei Paesi Scandinavi. L’arcivescovo Giovanni
Tonucci prenderà possesso
canonico della Prelatura
territoriale della Delegazione Pontificia di Loreto il
prossimo 1° dicembre.
Tra du’ campanili
El cielo
Cognomi
Sci Dio s’era scordado de fa ‘l cielo
e l’ômo avesse voja de ‘nventallo,
pure sci ce mettesse tanto zelo,
sarìa ‘n’iniziativa che va a sballo.
C’è chi dice ch’a Jesi ‘n semo bôni:
‘gnoranti, ‘ttaccabrighe, rognosetti;
certo non è che ce mettiamo proni,
ma ‘l resto è tutti quanti preconcetti.
‘N idea accuscì, lanciada a bruciapelo,
te fa pensà: “Ma que ce vôle a fallo.”
El fatto è che c’avemo come ‘n velo;
alza ‘n po’ l’occhi, mettete a guardallo.
‘Cchiappa ‘na guida, lèggete ‘n po’ i nomi,
guarda e st’attenti che non è scherzetti:
uno se chiama PANE, me minchioni!
mettece dendro du’ CIARIMBOLETTI!
E’ come sci ‘n ce fosse, è trasparente,
ma sci c’hai l’ale, oppure sai volà,
te regge, te tiè su tranquillamente.
VERDICCHIO, DOLCE, senti ‘n po’ che sôni,
dopo c’avemo pure a CAPPELLETTI
e po’ sci cerchi trovi a CANNELLONI;
E soprattutto, dimme te: ‘l colore,
guardelo be’, chi se l’podria ‘nventà?
Soltanto Dio, e c’ha messo tanto Amore.
c’êmo le squisidezze d’ogni sorta.
Ancora dighi che non semo bôni?
Figurede che c’emo pure a TORTA!
Lucio Longhi
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Anniversario
Dal Salmo 15: Mi indicherai
il sentiero della vita, gioia
piena della tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua
destra”.
Non possiamo ancora far
passare gli anniversari della
tua scomparsa terrena senza un ricordo più diffuso
rivolto anche a quanti ti hanno conosciuto.
Non possiamo dimenticarti e ti consideriamo sempre al centro della nostra famiglia con tutto l’Amore
che hai fatto nascere in noi.
Il marito Fernando con i figli Marco,
Carlo e Paolo e le loro famiglie
In ricordo
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Mario Venanzi
L’onestà fu il suo ideale, il lavoro la sua vita, la famiglia il suo
affetto.
A tutti coloro che lo conobbero e l’amarono perché rimanga
vivo il suo ricordo.
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In diocesi
28 ottobre 2007
9
Parrocchia Sant’Antonio Abate – Mons. Quagliani succede a don Masè
Don Luigi, con passione a servizio della comunità
I
l 1° novembre prossimo la
Chiesa jesina assisterà partecipe all’ultimo avvicendamento alla guida di una comunità;
Mons. Giuseppe Quagliani, vicario del Vescovo Gerardo Rocconi, prenderà ufficialmente
possesso della sua nuova parrocchia, quella dedicata a S. Antonio Abate. Succederà a don
Luigi Masè, recentemente nominato canonico.
Per un cristiano frettoloso, per
uno di quelli che si fanno il segno della Croce raramente, la
notizia potrebbe ridursi a queste
prime, scarne righe, ma ai tanti
abitanti che solo di recente sono
andati a vivere nel quartiere Minonna credo possa fare piacere
conoscere sia la storia della loro
chiesa, sia quella del sacerdote
al quale è stata affidata nel lontano 21 giugno 1971; una storia,
la prima, che si sviluppa sulla figura e le opere di don Luigi.
Luigi Masè nasce a Cupra Mon-
tana il 25 gennaio del 1925 e
sempre sul Colle del Verdicchio celebra la sua “Prima Missa” il 19 settembre del 1948. Il
suo primo incarico fu quello
di affiancare uno dei sacerdoti
mitici del ‘900, don Ezio Balestra, parroco a Santa Maria del
Piano; nei quattro anni passati
al suo fianco, don Masè ha appreso molto, sia sul piano spirituale, così come su quello comportamentale e nei rapporti con
i fedeli. Nel 1952 lo troviamo a
Montecarotto, a fianco di mons.
Carloni presso il quale prosegue
il suo cammino che lo porterà,
l’anno successivo, a reggere la
Parrocchia di San Marcello. Un
periodo intenso, fecondo e ricco
di realizzazioni che si concluderà nel giugno del ’71.
Il 26 giugno di quell’anno viene
nominato parroco a S. Antonio
Abate, una realtà territoriale
istituita nel 1960 dove però non
esisteva un vera chiesa, vale a
dire un tempio degno di
tale nome; c’erano due locali adattati a tale scopo,
uno, attivo fino al 1965, a
Gangalia, l’altro a Montegranale, operativo fino al
’78.
Costituita la Parrocchia,
che nel frattempo aveva
visto passare don Giuliano
Gigli come rettore, e i parroci, don Tarquinio Priori
e don Fernando Fava, occorreva mettere mano alla
realizzazione della Casa
del Signore. A provvedere
a ciò ci pensò mons. Maccari, allora amministratore apostolico della Diocesi
di Jesi, che nel ’71 conferì
a don Luigi l’incarico di
“economo diocesano”. La
pratica per la costruzione della chiesa fu portata
avanti con passione, anche
se, prima di iniziare i lavori, don
Luigi dovette scontrarsi con la
burocrazia che richiedeva pratiche su pratiche. Anche la scelta
dell’area sulla quale erigere la
chiesa costituì un problema che
fu risolto grazie alla disponibilità di don Mario Bagnacavalli.
Questi mise a disposizione una
porzione di terreno di proprietà della parrocchia di S. Pietro;
in tutto 15mila metri quadrati,
quelli oggi riservati alle attività
parrocchiali. Nel frattempo, per
far fronte alle inevitabili spese
ed essendo pressoché esauriti i
contributi statali, furono vendute le proprietà di Montegranale. I lavori, su progetto redatto
dall’ing. Giuseppe Lenti, furono
iniziati nel 1974 per concludersi
nel ’78. La chiesa, però, non era
completa, mancavano le cappelle laterali e lo stesso altare,
elemento essenziale per la consacrazione del tempio. Questo
arrivò solo nel ’98 e fu veramente festa per il popolo del Borgo
e per tutti i fedeli della parrocchia che hanno contribuito anche economicamente alla sua
realizzazione ed al suo abbellimento (citiamo in proposito le
artistiche vetrate e la statua di S.
Antonio). In quegli anni furono
realizzate 7 aule per il catechismo, sistemato il salone oggi gestito dagli Amici del Borgo, una
società di parrocchiani che ha
anche provveduto a dotare l’area
di un campetto di calcio con
fondo in materiale sintetico e a
dare una sistemazione più che
decorosa agli spazi verdi, in particolare quello destinato ai giochi all’aria aperta ed all’incontro.
In tutti questi anni non è mai
venuta meno la tradizionale festa di Sant’Antonio: un momento religioso fortemente radicato
tra la popolazione e non solo. I
36 anni di presenza di don Lui-
gi in questa parrocchia,
però,
non si possono
ridurre ad una
elencazione di
cose fatte praticamente
dal
nulla; saremmo
ingiusti se non
riconoscessimo
al sacerdote anche i tanti meriti
pastorali. Oltre
ad insegnare religione in scuole
cittadine, don Luigi ha svolto il
suo mandato tra la gente, ne ha
raccolto i segreti, le confidenze, i timori, le gioie; ha assistito
spiritualmente i malati, è stato
accanto ai sofferenti e alle persone sole; ha insegnato la carità
cristiana a tutti. La sua presenza tra i giovani ha contribuito
alla loro educazione, sia civica
che morale; ha sempre garantito l’insegnamento della catechesi, ha tenute aperte le porte
della Parrocchia a chiunque e
per qualunque ragione volesse
entrare.
Dal prossimo 1° novembre don
Luigi si metterà in disparte, ma
non si ritirerà dal contesto parrocchiale, sarà coadiutore del
Parroco e potrà finalmente pensare un po’ di più alla sua salute
malconcia, alternando la cura
della sua persona alle preghiere
per quelli che in questi ultimi 36
anni sono stati i suoi fedeli figli
spirituali, per i tanti parrocchiani che ha visto nascere, ha battezzato ed ai quali ha amministrato più di un Sacramento.
Sedulio Brazzini
Foto Candolfi
Parrocchia di moie
Benvenuto don Fabio
“S
ignore, dona a Don Fabio la grazia di
ascoltarci, di aiutarci nelle scelte e di
darci tanta forza per camminare insieme,
uniti nel tuo amore”: questo uno degli auguri che la comunità parrocchiale di Moie
ha rivolto a don Fabio nel suo ingresso ministeriale, sabato scorso. Un freddo pomeriggio autunnale ha accompagnato il suo
arrivo a Moie, a piedi, da Maiolati con un
gruppo di fedeli di Santo Stefano dei quali
don Fabio è stato parroco dal 1992. Il sindaco Giancarlo Carbini, i bambini della scuola
materna “Domenico Pallavicino”, gli scout, i
ragazzi dei gruppi parrocchiali, i membri
delle associazioni, la Banda Musicale L’Esina e tante persone hanno accolto don Fabio
in piazza Santa Maria. Un
breve momento di preghiera
si è svolto nell’abbazia Santa
Maria, cuore della comunità,
in cui è custodita l’immagine
della patrona Maria, Madre
di Misericordia. Ci si è poi
incamminati verso la piazza
della chiesa Cristo Redentore in cui il Sindaco Carbini
ha rivolto il saluto al nuovo
parroco e gli ha donato una
storica immagine dell’abbazia. Carbini ha evidenziato
il rapporto di collaborazione, in particolare su progetti
dedicati ai giovani, con don
Fabio parroco di Maiolati ed
ha auspicato che la stessa sinergia continui nella vivace
realtà di Moie, in cui, accanto a tante potenzialità, sono
presenti delicati problemi
sociali.
Un affettuoso e sincero augurio è stato presentato, a
nome della comunità, da Daniele Basili,
responsabile parrocchiale di Azione Cattolica che ha ricordato gli anni di presenza a
Moie, dal 1984 al 1989, di don Fabio come
viceparroco ed ha sottolineato gli aspetti
del suo carattere e del suo modo di fare e
di essere, semplice, umile, discreto, riservato ma sempre cordiale, rispettoso di tutti,
delle convinzioni e delle storie di ciascuno.
“Auguriamo a don Fabio di continuare ad
essere così. La nostra comunità è complessa e vivace ed è desiderosa di seguire il nuovo pastore nel cammino di fede, di testimonianza e di comunione con i fratelli che il
Vangelo di Gesù ci insegna”. La celebrazione
eucaristica si è svolta in chiesa con tantis-
simi fedeli che hanno ascoltato la Parola di Dio, l’esortazione e la benedizione del
Vescovo Gerardo, il rinnovo
delle promesse del parroco, che hanno pregato per
don Fabio “affinché alimenti
sempre la vita spirituale dei
fedeli a lui affidati” e per la
comunità “perché sappia vivere in armonia e aperta alla
grazia dello Spirito”.
Il vescovo Gerardo ha invitato alla preghiera per le
vocazioni ed ha esortato i
giovani a rispondere alla sua
chiamata, perché “Moie è
un terreno buono per le vocazioni e questa comunità
può dare molto”. Si è rivolto
poi ai tanti collaboratori “affinchè continuino ad essere attivi con don Fabio per
rendere sempre più bella la
comunità, sposa del Signore”. Don Gerardo ha chiesto
a don Fabio di essere sempre più un uomo
di preghiera “perché è nell’incontro con il
Signore, nell’orazione profonda, in un pensiero pieno di amore a Gesù, che puoi trovare la tua forza, il tuo incoraggiamento”.
Un pensiero particolare è stato rivolto a
don Gianni Giuliani che ha guidato la parrocchia di Moie per undici anni e che ha
preparato a vivere e ad accettare il passaggio. Nel suo ingresso a Montecarotto, don
Gianni invitò i parrocchiani di Moie a continuare a camminare con Don Fabio; invito ripreso dal Vescovo che ha detto: “Don
Gianni ha portato questa comunità a un
alto livello di fede e di disponibilità, ma
non si finisce mai di crescere: camminate
ancora”. La festa si è conclusa nel salone
parrocchiale con la consegna di un dono al
nuovo parroco: una bicicletta, strumento
utile per muoversi con facilità per le strade di Moie e invito ad essere il più possibile
tra la gente.
Don Fabio ha ringraziato il Vescovo, i sacerdoti che hanno concelebrato, la sua famiglia, i maiolatesi e la sua nuova parrocchia che lo ha accolto con disponibilità e
con fede.
b.t.
Nelle foto di Alberto Chiocca, alcuni momenti dell’ingresso a Moie di don Fabio,
sabat0 20 ottobre
10
Arte
28 ottobre 2007
Il Vescovo ha incontrato e ringraziato le famiglie e quanti hanno collaborato per l’Agorà
S
Jesi: piccola diocesi dal grande cuore
abato 20 pomeriggio non
poteva avere miglior epilogo l’Agorà dei Giovani 2007.
Tantissime famiglie, tra quelle
che hanno dato la disponibilità per l’accoglienza dei giovani
pellegrini dal 29 al 31 agosto,
hanno gremito la Chiesa della
Cattedrale accogliendo l’invito
del nostro Vescovo. Con una
sentita celebrazione mista di
preghiera, di testimonianze e
di canti, don Gerardo ha
voluto ricordare insieme a
quanti intervenuti i giorni del gemellaggio con le
Diocesi ospitate, che vogliamo ancora una volta
ricordare: Oppido Palmi,
Cosenza, Parma, Trento,
Santa Ruffina, con alcuni
giovani di Milano e di Torino, nonché con i gruppi
del cammino neocatecumenale molisani ed Ucraini. Sono stati ricordati anche i circa 600 giovani che
hanno partecipato all’incontro con il Santo Padre a
Loreto l’1 e 2 settembre e
quanti ancora, della nostra
diocesi, si sono riversati
nella spianata di Montorso
la domenica a godere delle
parole del Papa che ancora
oggi riecheggiano nei nostri cuori: andate controcorrente seguite Cristo fino
in fondo, dando il proprio
contributo alla edificazione
di una società più giusta e
solidale.
Per entrare nel clima di gioia e
di festa dei giorni dell’Agorà è
stato anche presentato un suggestivo video e tantissime foto,
una piccola selezione fra quelle che è possibile vedere e scaricare dal sito www.agorajesi.
it. Molte delle famiglie presenti guardando quelle immagini
avranno ripensato ai ragazzi ospitati, ai brevi ma intensi
momenti passati insieme, ai
loro dialetti, ai loro volti, a quei
giovani che pur se accolti per
pochissimi giorni hanno lasciato un vuoto e sono entrati nel
cuore di tutti noi.
Don Gerardo, nel ringraziare
le famiglie, le parrocchie che
si sono attivate, tutti i collaboratori, le tante ditte che hanno
dato una concreta mano alla
realizzazione dell’evento, ha voluto sottolineare nella sua omelia come tanti di coloro
che sono stati accolti nella nostra Vallesina hanno
voluto esprimere il loro
ringraziamento, a questa
nostra piccola diocesi dal
grande cuore, per la fantastica ospitalità e per la
autentica testimonianza
di fede. Delle tante lettere, dei tanti messaggi ricevuti don Cristiano Marasca ne ha scelti due per
la lettura, commoventi e
molto significativi, che ci
hanno fatto comprendere
come fossimo riusciti a
far sentire i giovani a casa
loro, come dopo il timore
iniziale si fossero sentiti
accolti come dai propri
cari e come nel momento
del saluto, pieni di emozione, avessero il cuore
gonfio di gioia per la bella
esperienza vissuta. A conclusione della cerimonia
il Vescovo ha donato a
ciascuna famiglia un simbolo per ricordare l’Agorà
e per ringraziare dell’ospitalità:
un coppetto dipinto a mano dai
ragazzi della cooperativa sociale Zanzibar di Jesi, che voleva
rappresentare le tegole del tetto
di una casa che accoglie e protegge e che custodisce le nostre
famiglie.
Durante la consegna del dono è
stata ricordata la complessa organizzazione dell’evento frutto
del lavoro e della collaborazione
fra i componenti della segreteria,
i referenti parrocchiali, i gruppi
ecclesiali e tante altre persone
che nei giorni dell’accoglienza
hanno dato il proprio contributo. Gente di buona volontà che
ha dato il meglio di se stessa e
che vorremmo sempre attivi
per la pastorale giovanile della
CUPRAMONTANA– Il 4 novembre arriva Vittorio Sgarbi
Una tela seicentesca a Santa Caterina
I
l noto critico d’arte Vittorio Sgarbi
torna nelle Marche e torna a Cupramontana, dove si era già recato, la
scorsa estate, in occasione della mostra del De Magistris a Caldarola e
su invito del parroco di San Lorenzo,
don Maurizio Fileni, convinto di aver
rintracciato una tela dell’autore in mostra, quando invece si trattava di un
Piazza. A distanza di qualche mese
dalla scoperta Sgarbi sarà domenica 4
novembre alle ore 18, all’interno della
chiesa di San Lorenzo per illustrare a
tutta la cittadinanza e a quanti sono
interessati la tela raffigurante “La morte di San Giuseppe” (3m x 1,80m), da
lui attribuita al pittore veneto del ‘600
Paolo Piazza. Questa tela si trovava
all’interno delle stanze private del monastero di Santa Caterina, insieme a
molte altre ma, come spiega lo stesso
don Maurizio, ”questa tela si discostava dalle altre in bellezza e fattura”; infatti era da anni che il parroco cercava
di capire chi ne fosse l’autore. Dopo la
visita della mostra dedicata a Simone
De Magistris (pittore attivo tra la fine
del ‘500 inizio del ‘600, nel sud delle
Marche) don Maurizio si trovò convito di aver scoperto chi aveva dipinto la mirabile tela conservata a Santa
Caterina: appunto Simone De Magistris. Ma questa ipotesi fu confutata
da Sgarbi che venuto a Cupramontana, ha visto la tela in questione e, dopo
averla analizzata, l’ha attribuita a Paolo Piazza. Come questa tela sia finita
nelle Marche è un mistero, anche perché l’autore ha dipinto in mezza Europa, ma in Italia solo a Venezia, Roma
e Umbria, mai nelle Marche. Riccardo
Ceccarelli, bibliotecario del comune,
nonché storico locale, ipotizza che
sia giunta al monastero come “dote”
di qualche monaca proveniente da
una famiglia facoltosa o che sia stata
acquistata in Umbria, durante la permanenza del Piazza in quella regione.
La tela, risalente alla prima decade del
Seicento, raffigura San Giuseppe sul
letto di morte, assistito da Gesù e dalla
Madonna, circondati da una miriade
di angeli con in mano gli strumenti da
falegname; sempre secondo Ceccarelli,
la scelta tematica di San Giuseppe è da
ricollegare a quella cultura devozionale che vedeva San Giuseppe come
patrono dei morenti e, quindi, come
preparazione alla buona morte. La
tela ora si trova in restauro ad Urbino, nei laboratori di Nino Pieri, sotto
la supervisione della soprintendente
di Urbino, la dott.ssa Claudia Caldari. Il costo dell’intero restauro è stato
finanziato dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Fabriano e Cupramontana, che nel territorio cuprense ha già
finanziato altre opere di restauro e di
recupero come il portale della chiesa di San Leonardo, le opere lapidee
all’interno ed all’esterno della chiesa
di San Salvatore di Poggio Cupro e la
tela dell’“Incoronazione della Vergine”
all’abbazia del Beato Angelo. Tutto ciò
nella convinzione che conservare un
bene culturale sia una forma efficace
di promozione del territorio.
Cristiana Simoncini
CINEMA Festa internazionale di Roma – Soldini racconta la precarietà
Lo scarpone
È iniziata
lo scorso
giovedì 18
ottobre la
Festa Internazionale del Cinema di
Roma, alla sua seconda edizione, che di protrarrà fino
al 27: Roma, trasformata in
un grande red carpet, sta vedendo sfilare, a fianco di star
come Tom Cruise e Monica
Bellucci, anche moltissimi
divi di casa nostra. E proprio
in occasione della Festa (non
Festival,
l’organizzazione
tende a precisare), sono state presentate anche alcune
produzioni italiane: da “La
Terza Madre” di Dario Argento, a “La giusta distanza” di Carlo
Mazzacurati passando per “Giorni
e nuvole” di Silvio Soldini, solo per
citare alcune dei nomi italiani presenti. In una Genova che ritorna
dopo “Agata e la tempesta”, il regista
di “Pane e Tulipani” si cimenta in
una storia che racconta uno dei più
grandi problemi sociali del nostro
Paese: la precarietà e la difficoltà di
reinserimento nel mondo del lavoro
per chi ha superato la soglia dei quarant’anni. Il film racconta il dramma
di una buona famiglia genovese, gli
Oliveri: lui, Michele (Antonio Albanese) è socio di un’azienda nautica,
lei, Elsa (Margherita Buy) è una restauratrice a tempo perso. Nel bel
mezzo della loro tranquilla vita di
borghesi irrompe il licenziamento
di Michele, che getta la famiglia in
una profonda crisi economica, ma
soprattutto, di identità. Il dramma
che racconta Soldini infatti non è
solo quello doloroso del tracollo,
ma di una vera e propria perdita di
identità sociale, che passa per mille
lavoretti, orari improbabili, stipendi irrisori. E’ la crisi di un’Italia in
cui le politiche di welfare stentano
a decollare e ad allinearsi con gli
standard europei: siamo infatti agli
ultimi posti per il reinserimento
degli over 40 nel mercato del lavoro
dopo la perdita del proprio impiego,
e sempre più spesso questo dramma emerge, anche dalle cronache
nazionali. Un problema sociale che
Soldini ha saputo raccontare con
la consueta sensibilità, complice la
scelta di un cast d’eccellenza che
ha interpretato il dramma dei giorni “con le nuvole” con naturalezza e
spontaneità.
Giorgia Barboni
nostra diocesi. L’Agorà non finisce qui e continua anche con gli
eventi del 2008, primo fra tutti
la Giornata Mondiale della Gioventù a Sidney. La GMG australiana potrà essere vissuta, non
solo da coloro che andranno a
Sidney, ma anche a Jesi. Il 20 ed
il 21 luglio, sempre nel clima di
gioia, è prevista l’opportunità di
condividere momenti di spiritualità e di festa anche attraverso collegamenti in differita e in
diretta per vedere ed ascoltare
la veglia e la Messa del Santo
Padre.
Buona Agorà a tutti e di nuovo
grazie alle famiglie della Vallesina.
Andrea Bordoni
Foto Cristian Ballarini
Sabato 27 ottobre
L’Acr è pronta
per la Festa del Ciao
Sabato 27 ottobre l’Azione Cattolica Ragazzi diocesana invaderà piazza Federico II° e tutto il centro storico
per la “Festa del Ciao!”, appuntamento che apre l’anno
associativo del settore dei ragazzi tra i 6 ed i 14 anni. Il
tema della festa, che è anche quello dell’anno associativo,
è “Superstrada con te”, cioè far capire l’importanza della ricerca e dell’incontro con Cristo sulle strade che ogni
giorno percorriamo. Per raggiungere questo obiettivo, i
ragazzi parteciperanno ad una grande caccia al tesoro in
giro per il centro storico, intitolata “Alla ricerca di Gesù”,
che li porterà alla scoperta dei sacramenti come il battesimo, la comunione e la cresima.
Questo il programma: ore 15.30 ritrovo in piazza Federico II°; ore 16 accoglienza; ore 16.30 inizio caccia al tesoro; ore 18 momento di preghiera in Duomo; ore 18.30
conclusione. In caso di maltempo la festa sarà annullata.
Nella foto un momento della festa dell’anno scorso.
Vallesina
28 ottobre 2007
11
Mario Pasquinelli – la mostra personale dei nuovi acquerelli
P
Sintesi e ottimismo di linee e colori
alazzo dei Convegni, venerdì 5 ottobre
“ C’è il professore!…Dai, andiamo! Andiamo
a salutarlo!”
Entrano trafelate. Passano in rassegna
velocemente i quadri che punteggiano
entrambi i lati della lunga galleria, quasi
a controllarne la paternità. Raggiungono
la sala interna. Il professore è lì: è Mario
Pasquinelli. Berretto e occhiali quasi un
tutt’uno sul viso magro piantato in un
corpo esile e dinamico. “ Sempre uguale!
Sereno, lineare, mai ambiguo - mi spiega
una delle due sue ex alunne avvolgendolo
con un sorriso - Io lo ricordo sempre così:
chiaro, lineare, sobrio come i suoi quadri.” E
poi, incalzata dalle mie domande, mi indica un acquerello: “Anche se non si riconosce una zona in particolare, queste sono
le nostre colline, è il nostro paesaggio: bello,
dolce…Ha una mano leggera, sfumata, dai
colori delicati e meravigliosi…A scuola ci insegnava che non dovevamo mai cancellare:
era la prima linea che era importante. Ricordo che quando io volevo farlo per cercare la perfezione, lui mi riprendeva dicendo:
-Sbagli, è già bello così perché è così che
tu l’hai visto, l’hai sentito…Poi sul disegno
passavamo il colore, ma la prima linea non
si doveva toccare!…Apprezzava quando uno
era se stesso, esprimeva quello che sentiva…”
Professore Pasquinelli, dunque!... Dove ha
insegnato?
Sorride accomodante al mio modo di apostrofarlo, poi mi risponde.
A Jesi, ad Ancona, a Castelplanio, a Montemarciano, e in alcuni paesi vicino Chiaravalle. Prima del ruolo, ho insegnato un
anno alle Magistrali di Ancona, e per due,
tre anni in quelle di Jesi; e anche ai Geometri del Cuppari. Eravamo vicini agli
anni Cinquanta. Poi ho vinto la cattedra
nelle scuole medie e ho insegnato disegno
sempre lì, per quarant’anni. Avevo sette
classi. Ho anche l’abilitazione per l’insegnamento dell’incisione delle Acqueforti.
L’ho conseguita frequentando la Scuola
del libro, di Urbino. - una scuola per illustrazioni e decorazioni del libro, appunto Si tratta dell’incisione, attraverso acidi, di
lastre di metallo. Il calco del disegno ottenuto viene riempito con inchiostri speciali, e successivamente stampato premendo
queste lastre su carta apposita.
Quando si è accorto di questa sua vena
artistica?
Fin da monello. Durante l’Avviamento
avevo una professoressa di disegno molto
brava, delle parti di Modena. Quando ci
diceva di eseguire un disegno dal vero, o
di un soggetto specifico, io invece riempivo la pagina di pupazzi, di figure e altro.
All’inizio lei quasi si indispettiva; poi mi
ha lasciato fare e io mi sono sfogato…Vedendo che ero portato per la materia, mi
ha incoraggiato a intraprendere la strada
dell’arte. Purtroppo la mia famiglia non
poteva permettersi di mantenermi agli
studi fuori perché mio padre Settimio era
un semplice sarto - aveva la bottega in via
Aurelio Saffi - ed in casa eravamo sette
persone. Fortunatamente riuscii a vincere
una borsa di studio e così potei andare ad
Urbino per tre anni di Superiori e due di
Perfezionamento.
Ricorda i suoi alunni? Com’erano?
Bravi. Allora le classi si dividevano in
femminili e maschili. Ricordo in particolare una ragazzina che disegnava che era
un portento: oggi ha tre lauree. Conservo
tutti i suoi disegni dei costumi di Carnevale fatti direttamente coi pennarelli, con
mano veloce e sicura: io la guardavo lavorare incantato.
Cosa le piace fare di più?
Tutto. Ho eseguito lavori con le tempere,
con gli acquerelli, con gli oli…Insegnando
ad Ancona, ebbi l’opportunità di conoscere Bruno da Osimo, uno xilografo molto
bravo. Nelle ore libere, in attesa del treno,
lui cominciò a darmi i colori e la carta, e
io andavo al porto ed eseguivo degli acquerelli: prima di allora non li avevo mai
fatti perché alla Scuola del libro avevo
studiato tutt’altro. Oltre alle Acqueforti,
infatti, c’era la xilografia, la litografia, la
legatoria: un sacco di materie, insomma.
In realtà avevo una passione nascosta:
quella di realizzare dei cartoni animati,
di riprodurne il movimento. Ricordo che
preparai dei bozzetti con animali e personaggi stilizzati; poi ognuno lo scomposi
in più figure e lo ripresi con la cinepresa,
creando così il movimento. C’è stato un
periodo in cui ho disegnato anche i fumetti. Alcuni di essi sono ancora esposti
in una sala della scuola media Savoia. Qualche storia
a fumetti l’ho disegnata per
Jesi e la sua Valle: un piccolo volume che avevamo
cominciato a regalare ai
lettori per il Natale, e che
poi non ho più continuato
perché avevo tante cose da
fare. Ho illustrato anche la
prima Storia di Jesi di Giuseppe Luconi. Ancora, ho
disegnato le copertine per
JV e le illustrazioni interne
per Natale Anconetani. Poi
stralci di paesi, momenti di
festa, manifestazioni…Non ho eseguito mai vere caricature, anche se
ai miei disegni davo un certo tono
caricaturale. Avevo un blocchetto a
portata di mano e schizzavo tutto
ciò che immediatamente mi colpiva.
Lo buttavo giù così, rubando attimi
di immagini ovunque, per strada,
al mercato mentre aspettavo mia
moglie che faceva la spesa: quattro
segni e via, momenti che fuggivano
subito.
Quindi, dovendo insegnare, quando
trovava il tempo per dedicarsi alla
pittura, alle incisioni e al resto?
Diciamo che mi dedicavo ad essi soprattutto durante le vacanze estive,
o nel periodo di Natale. Andavo in
diversi paesi, anche fuori regione.
Per esempio in Abruzzo, dove facevo le estemporanee. Il che significava andare in un luogo all’aperto,
dipingere per alcune ore prefissate
e poi consegnare il lavoro ad una
giuria che lo valutava. Ne ho seguite
oltre trecento e sarò stato premiato
una sessantina di volte con coppe,
medaglie, premi acquisto. Questa
invece sarà la quarantasettesima
personale che allestisco, e ogni volta
con lavori eseguiti con tecniche diverse.
Quali località ha frequentato di
più?
Oltre ai paesi qui attorno e ad Ancona, sono stato a Fabriano, a Numana, a Sirolo. In alcune città dell’Abruzzo. Ho partecipato a diverse
mostre collettive in tutt’Italia. Sono
ritornato spesso a Cortina, precisamente a Pieve di Cadore dove c’era
un albergo gestito da suore laiche e
che dava lavoro a diverse ragazze di Jesi.
Ho partecipato a tantissimi concorsi, anche internazionali come quello di Tolentino che conserva nel suo museo un mio
lavoro a fumetti.
Come soggetti privilegia soprattutto i
paesaggi…
Mi piacciono, però questo non mi ha impedito di seguire altri filoni… Per un certo tempo, per esempio, ho disegnato “le
monachelle”, piccole suore molto stilizzate e ritratte in maniera un po’ sarcastica,
umoristica. Un modo fantasioso, diverso,
insolito forse, che mi venne in mente un
giorno recandomi a Cingoli dove avevo
una cugina suora che insegnava in un asilo. Vedendole con quel grande cappellone
sulla testa, decisi di fargli un ritratto, un
acquerello. In seguito, ho continuato stilizzandole e giocando un po’ su quella
sorta di gerarchia che si instaura sempre
in determinati ambienti.
In questa mostra ci sono lavori nuovi?
Per la maggior parte sì: le tempere, alcuni
acquerelli. Si riconoscono perché ora sono
più sintetici e meno realistici. Siccome raramente mi capita di dipingere all’aperto,
riproduco il paesaggio prendendo spunto
dai lavori che ho già realizzato, e dandogli
un taglio, un’angolazione diversi, un’interpretazione più stilizzata…
Anche nei colori c’è un’ impronta diversa:
sono più freschi, quasi trasparenti, aerei.
Più pacati e soffusi, venati da note fantasiose e serene, che ispirano ottimismo, comunicano positività…
Forse perché anch’io ho ormai una certa
età: sono del 1920!
Ho notato delle signore che le chiedevano
consigli per eseguire al meglio gli acquerelli…
Deve sapere che l’acquerello è un lavoro
molto difficile e ci riescono bene soprattutto quelli che sanno fare le incisioni
perché ci vuole quella decisione, quella
padronanza nei gesti che sono determinanti per la sua creazione: devi “buttare
giù” senza pentimento!
E queste composizioni col cartoncino?
Le ho realizzate con le scatole vuote dei
profumi: piccoli giochi di sovrapposizione di forme, linee, colori. Sono circa una
quindicina.
Fotoservizio Paola Cocola
Premio Rosora per il paesaggio
R
Il ricordo di Edmondo Giuliani
osora ha ricordato il pittore Edmondo Giuliani, il “cantore della Vallesina” come è stato chiamato, a sei mesi
dalla sua morte avvenuta il 13 aprile
scorso, cosa che la sua città Jesi, non si
è neanche ancora sognata di fare. E lo
ha fatto con una mostra, curata da Ezio
Bartocci ed inaugurata il 17 ottobre, dedicata ad Edmondo Giuliani e all’incisore urbinate Umberto Franci, presente
all’inaugurazione anche Corrado Olmi,
amico da sempre di Giuliani. Dal 1955
Rosora organizza il “Premio Rosora”,
una “extemporanea di pittura”. Negli ultimi anni gli artisti, che un tempo non
avevano grandi occasioni per farsi conoscere la frequentavano numerosi, si
erano notevolmente diradati. Ecco allora che l’Amministrazione Comunale e la
Giuria del Premio hanno creduto bene
di non annullare l’iniziativa ma di trasformarla in “Premio Rosora per il paesaggio”, dato che il paesaggio con i suoi
vari aspetti da
sempre è stato
il soggetto di
tutti gli artisti
che raggiungevano Rosora.
Quest’edizione
ha visto così
premiati
Edmondo
Giuliani (alla memoria) per i
suoi acquerelli
ed
Umberto
Franci per le
xilografie. Una
mostra in Palazzo Luminari ha raccolto un’ampia rassegna degli acquerelli di
Giuliani e di xilografie di Franci. Non c’è
casa in Jesi e in Vallesina che probabilmente non abbia una tela o un acquerello di Giuliani, abituati come siamo stati
per decenni a vederlo dipingere nelle
nostre piazze e opere “con l’eleganza e la grazia che,
lungo le nostre come scrive Ezio Bartocci nel catalogo
strade,
scam- della mostra, molto raramente troviabiare con lui mo anche nelle più celebrate e fortunate
una parola ed incisioni del ‘900”. Pur diversi i due aracquistare poi tisti premiati, sono accomunati in quel
da lui il dipin- “paesaggio” che ha formato in gran parto che ci faceva te il soggetto della loro arte e che ci si
sotto i nostri presenta come momento di contemplaocchi. Con i co- zione e di possibile osmosi tra il nostro
lori “ha cantato” sguardo e quello dell’artista. Un’opera di
la nostra valle, ogni artista premiato entrerà a fare pari paesi, i declivi te di quella Civica Raccolta di arte condelle nostre col- temporanea dedicata al paesaggio che
line, gli angoli Rosora intende realizzare. Un’intuizione
più suggestivi, questa e quella di voler ricordare Edcon quell’immediatezza e quello sguar- mondo Giuliani che non possono non
do che tradivano il suo profondo amore meritare un unanime consenso.
per la nostra terra ed il nostro inimitaRiccardo Ceccarelli
bile paesaggio. Umberto Franci, ancora
attivo nonostante i suoi 98 anni, si espri- Nella foto di Anna V. Vincenzoni, l’arme attraverso la xilografia, incisione su tista Giuliani mentre dipingeva per le
legno, con tecnica rigorosa, realizzando piazze della Vallesina
12
Regione
28 ottobre 2007
Incontri in biblioteca: la riscoperta di un poeta della nostra terra
T
La “Musa paesana” di Jacopone da Jesi
roppo spesso la poesia dialettale è considerata un genere letterario minore. Non è
così. Il dialetto riporta direttamente alla radice culturale
e alla memoria storica di un
popolo ed è premessa ad altre
forme di linguaggio. Non dovrebbe quindi essere disperso o
dimenticato o tenuto in scarsa
considerazione.
Con questo proposito, di cui si
è fatta portavoce la prof. Maria
Lenti, è stata oggi ristampata
una raccolta di versi in vernacolo di un poeta ‘nostro’: Giacomo Magagnini, o Jacopone
da Jesi, come amava firmarsi.
Si tratta di “Musa Paesana”, un
libro che, come è stato spiegato
nella presentazione avvenuta
presso la Salara il 18 ottobre, ha
attraversato per quasi un secolo
“un’avventurosa vicenda editoriale”.
Vale la pena ricordarla. Sia-
mo nel 1912: Giacomo Magagnini, su richiesta dell’amico
tipografo Flori spedisce, per
realizzarne un libro, una serie
di poesie già pubblicate ‘qua e
là’ dal 1890 in poi. Scoppia la
prima guerra mondiale e tutto
è rimandato. Segue un silenzio
di diversi anni; poi nel 1922,
quando nemmeno Jacopone lo
ricordava più, le poesie vengono finalmente pubblicate. Saranno anche ripubblicate più
tardi, sempre dalla Tipografia
Editoriale Flori, nel 1974.
Ora ne è stata curata una terza ristampa, più o meno identica alla precedente. Artefice
del progetto è Ezio Bartocci, artista e cultore del nostro
territorio. Sono stati implicati
nell’iniziativa la direttrice della
Planettiana, Rosalia Bigliardi;
l’assessore alla Cultura di Jesi,
Valentina Conti; Federica Coppari, autrice di un libro, “I poe-
ti dialettali jesini”, in cui riconsidera in forma non accademica
lo stesso tema della sua tesi di
laurea e Maria Lenti, scrittrice,
che ha illustrato e analizzato
con puntualità e rigore i contenuti dell’opera di Magagnini. La
manifestazione, organizzata per
la serie degli “Incontri in biblioteca”, precede altre che, come
ha preannunciato la dott.ssa
Bigliardi, avranno luogo a novembre e a dicembre. Un pubblico qualificato e due presenze
importanti: Mauro Magagnini, nipote del poeta e Corrado
Olmi. L’attore ha letto, con diverso stile di recitazione, alcune delicate poesie d’amore e alcuni saporosi passi de “La sfida
de Barletta” che, con “L’Iliade
travestita con abito dialettale jesino”, costituisce un unicum tra
i generi letterari trattati dalla
nostra poesia in vernacolo.
La prima impressione di chi
sfoglia e legge è una freschezza di linguaggio rimasta inalterata nel tempo e, di scorcio, un’attualità sorprendente
di contenuti. Il dialetto non è
scelto come lingua d’artificio,
ma è usato con naturalezza,
per un’esigenza di semplicità,
essenzialità, schiettezza, immediatezza comunicativa. Nei
numerosi e vari temi trattati la
prof. Lenti ha individuato in essenza tre diversi percorsi: una
vena bozzettistica che mette in
luce l’acuto spirito di osservazione dell’autore; una genuina
saggezza popolare e un’ispirazione che attiene a una visione
politica, non tuttavia elaborata
in forma di invettiva come in G.
Belli, o accomodante, come in
Pascarella, o distaccata come in
Trilussa. Presenta invece risvolti giocosi, ambigui, ammiccanti,
allusivi. Non sfuggono pure una
profonda religiosità, un toccante lirismo di sapore pascoliano,
una cultura di vasti orizzonti,
una conoscenza precisa della
metrica, un’attenzione ravvicinata agli eventi della storia
contemporanea. Ma al di sopra
e al di là di questa ricchezza di
contenuti a Giacomo Magagnini va riconosciuto un merito
specialissimo: quello di essere
stato il primo a trattare il vernacolo jesino e a nobilitarlo.
Anche le vicende umane di Giacomo Magagnini sarebbero da
riconsiderare. Sappiamo che fu
segretario generale del Consiglio Superiore dei Telefoni di
Stato e che per merito suo Jesi,
nel 1914, fu il primo comune
italiano ad essere servito del telefono automatico (la centrale
era installata proprio al piano
terra del Palazzo della Signoria).
Sappiamo pure dei suoi vari interessi culturali, fra i quali non
è da dimenticare quello per la
musica. Non sapevamo però di
un dramma che lo aveva indelebilmente segnato: la scomparsa
improvvisa del suo secondogenito, Giovanfrancesco, morto
‘di schianto’ appena tredicenne a Roma il 27 aprile 1923 e
ricordato nella commovente
dedica del libro. L’ultima lirica
della raccolta, che ha per titolo
la stessa data della tragedia, ne
testimonia un titanico superamento. E’ così che Giacomo
Magagnini lascia al lettore anche un estremo, vigoroso messaggio di speranza.
Fotoservizio Augusta F. Cardinali
Nella foto da sinistra: Rosalia
Bigliardi, Federica Coppari ed
Ezio Bartocci; nell’altra Corrado Olmi
secondo rapporto del’Istituto Eurispes
Banca Marche, Western & Co, Museo del Balì:
modelli di responsabilità sociale e innovazione
L’
Eurispes, Ispes fino al gennaio 1993, è un ente senza fini di lucro ed opera dal 1982 nel campo della
ricerca politica, economica, sociale e della formazione.
L’Istituto realizza studi e ricerche per conto di imprese, enti
pubblici e privati, istituzioni nazionali ed internazionali.
Nello stesso tempo, promuove e finanzia autonomamente
indagini su temi di grande interesse sociale, attività culturali, iniziative editoriali, proponendosi come centro autonomo
di informazione ed orientamento dell’opinione pubblica e
delle grandi aree decisionali che operano nel nostro Paese.
Sono cento - di cui tre marchigiane: Banca Marche; Western & Co, di San Benedetto del Tronto; Museo del Balì,
di San Martino di Saltara, di Fano - le Eccellenze individuate dal 2° Rapporto dell’Eurispes tra le numerose realtà imprenditoriali ed istituzionali italiane osservate sul
piano nazionale costituito da un sistema economico di
oltre sei milioni di imprese.
La pubblicazione è stata presentata dallo stesso presidente regionale dell’Istituto, Camillo di Monte, in un incontro tenuto presso la sede centrale di Banca Marche
nella mattinata di mercoledì 10 ottobre, con i rappresentanti delle aziende marchigiane selezionate.
“Siamo molto onorati di far parte di questa pubblicazione e di questo riconoscimento – ha esordito il presidente di Banca Marche, dr. Lauro Costa – che premia
un percorso fatto di impegno e tenacia, e guidato da un
progetto ben preciso che è stato appunto quello di riuscire a creare una banca regionale efficiente ed efficace
non sono legate solo ad imprese private ma in essa intervengono anche casi di soggetti pubblici. E questo fa bene.
Così come fa bene, in una situazione economica difficile,
vedere tra le eccellenze un Istituto di credito. Ciò mette
in evidenza soprattutto la sua capacità di dialogare con il
cliente, di percepire le problematiche del consumatore e
di avere nei suoi confronti un approccio responsabile.”
“La nostra ricerca - ha continuato il presidente - si è basata su quattro indicatori relativi alla propensione da
parte dell’azienda all’innovazione; alla tipologia dei servizi erogati; alla sua disponibilità ad investire nella ricerca, aspetto quest’ultimo che semina credito nella futuribilità di quel modello. Abbiamo in effetti avuto modo di
verificare come degli approcci innovativi possano anche
essere dei modelli per alcuni tipi di economia. Come
Istituto crediamo prioritarie le politiche legate al credito e al consumo. Nel nostro Osservatorio raccogliamo
informazioni a volte sconcertanti e, poiché non possianell’organizzazione e nei rapporti con il territorio.” Per il mo fare degli interventi nei confronti delle aziende che
direttore generale Massimo Bianconi risulta anche “im- non hanno un approccio responsabile, cerchiamo di far
portante sottolineare i tre aspetti diversi per i quali la emergere chi il rapporto responsabile ce l’ha, mirannostra regione si è distinta nel Rapporto, relativi alla cul- do con questo a stimolarle verso modelli di azione che
tura, all’industria innovativa nel campo dell’energia rin- danno risposte concrete alle diverse emergenze sociali.
novabili, all’istituto di credito. E che confermano la sua Ci tengo a precisare che le Marche hanno dimostrato di
capacità di generare nuove iniziative, di essere attrattiva avere diverse Eccellenze per cui stiamo pensando di elaper il livello della qualità della vita, di avere aziende di borare anche un Rapporto regionale in cui trovino spauna certa caratura.”
zio sia le grandi che le piccole realtà imprenditoriali ed
“L’importanza della pubblicazione sta anche nel fatto- ha istituzionali.”
precisato Camillo di Monte – che le cento Eccellenze
Fotoservizio Paola Cocola
13
In dialogo
Opinioni
a confronto
28 ottobre 2007
In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori, purchè non inviati anche ad altri giornali. Chiediamo
agli scriventi di essere sintetici. Scritti troppo lunghi potrebbero non trovare spazi o essere necessariamente tagliati. La
pubblicazione non significa condivisione dei contenuti. Gli scritti si possono inviare per email a
redazione@vocedellavallesina.it
Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del mittente
Politica cittadina
Leggo tutte le settimane gli articoli di v.m. perché sono interessato alle opinioni di un uomo di cultura della nostra Jesi.
Da gli articoli susseguitisi, secondo me, traspare sempre più
una certa amarezza per quello che è successo dopo la tornata elettorale e via via in questi mesi trascorsi dalla elezione
del Sindaco e della giunta. Non vedo la “baldanza” che c’era
durante la campagna elettorale e la “gioia” della elezione del
sindaco Belcecchi; che è successo forze qualche delusione?
(con il senno di poi tutti sono buoni a dire) qualche previsione fatta da qualcuno, caro v.m., non era proprio da cassandra, non immaginavi affatto che facendo appello caldo a
votare la coalizione, che poi ha vinto, ci sarebbe stata a Jesi
una giunta di Sinistra-Centro anziché una giunta di CentroSinistra? Ora cosa stiamo a recriminare se la nostra città è in
balia delle segreterie provinciali dei “partitini” che comandano la terra di conquista jesina. E’ giusto quello che dici in
un tuo scritto che una città come Jesi con 40.000 abitanti
un uomo di cultura “cercandolo magari con il lanternino” si
poteva pure trovare, anche se la cultura, come qualcuno ha
detto, non ha confini, poi se l’assessore viene dalla “capitale”
delle Marche………..bè allora…..
Ti lamenti poi che la statua di Federico II è ancora fuori delle mura, il sondaggio dal Comune è stato fatto prima delle
elezioni con tante promesse di spostamento e collocazione
nella piazza a lui intitolata. Ti lamenti ancora se siamo stati presi per il cilindro dei pantaloni. Non è che tutto ciò mi
consola e mi riempie di gioia anzi. A volte è meglio pensarci
prima che lamentarsi dopo. Con sempre maggior affetto.
Aldesino Fioretti
Caro Aldesino,
non rispondo alle “baldanze” e alle “gioie” perché mai esistite come tali. Fu una scelta politica fatta a ragion veduta.
Che però, guai volesse dire concordare sempre e comunque con il sindaco e con la giunta alla quale è stato espresso un consenso elettorale. Le tue osservazioni mi onorano
nel senso che dimostrano come, pur avendo appoggiato
una linea politica, sono libero – e guai non lo fossi – di
fare tutte le osservazioni - pro o contro - che mi risultino
opportune al momento giusto. Anche se in contrasto con
le scelte del sindaco. E’ questa la vera partecipazione e la
vera collaborazione di cittadino e di elettore.
Ti ringrazio che mi leggi con attenzione. Salutissimi.
Vittorio
DISSERVIZI DI TRENITALIA ALLA STAZIONE DI JESI
Una stazione strategica con servi- diventa invece, fonte di disagio e
zi inadeguati. E’ questa, purtrop- disorientamento per gli utenti. Alpo, la realtà dello scalo ferroviario l’interno della stazione esiste da
di Jesi che la consigliera regionale anni un punto vendita di giornali e
Katia Mammoli denuncia in una riviste, di proprietà di Trenitalia e
interrogazione presentata al Pre- autorizzato a suo tempo in deroga
sidente della Giunta regionale. alla pianificazione comunale delle
Lunga la catena di disservizi, attri- edicole proprio per la sua rilevanbuiti a Trenitalia, che affliggono i za ed utilità.
numerosi pendolari che quotidia- Da tempo l’edicola è inspiegabilnamente utilizzano la stazione per mente chiusa.
recarsi al lavoro. In primo luogo la Numerose - ricorda la Mammoli
biglietteria, in funzione con ora- - sono state le sollecitazioni prori di apertura variabili di giorno venienti dai cittadini e dalle istituin giorno ed incerti, non certo ri- zioni per poter ottenere un funziospondenti a quello che dovrebbe namento almeno dignitoso di queessere un servizio pubblico che sti servizi. Le richieste non hanno
Federico II in piazza Spontini
Sono un attento lettore del suo periodico e
nell’ultimo numero Giuseppe Luconi a proposito
della statua di Federico II° e della sua collocazione
in piazza del Duomo esprime con il suo stile
lineare il suo disappunto per questa decisione.
Sono d’accordo con l’ex direttore. Ma è mai
possibile che presso la residenza municipale non
ci sia più qualcuno che riesca a ragionare con un
pizzico di equilbrio e che si debbano fare le cose
aggiungendo confusione a confusione? Si dirà: c’è
stato un referendum e la partecipazione è sovrana;
ma in questo caso la partecipazione è servita a
togliere le castagne dal fuoco a chi non sa decidere
con raziocinio. E’ venuto mai in mente ad alcuno
di piazzare la statua di Federico II in piazzetta
Spontini a ridosso della scalinata? Federico II si
troverebbe con le spalle verso le colline della
vallata e con la parte anteriore rivolta verso il
comune, addirittura accarezzato da quel gesto
che fa con la mano. Non occuperebbe spazi del
parcheggio e forse potrebbe avere un significato
diverso rispetto alla piazza Federico II. Confido
molto sull’interessamento del nuovo assessore alla
cultura.
lettera firmata avuto ancora alcuna risposta e la
stessa possibilità di interloquire
con telefonicamente con Trenitalia risulta regolarmente frustrata.
La Mammoli sottolinea l’importanza della stazione di Jesi per la
sua posizione strategica lungo
l’asse ferroviario per Roma per la
sua centralità rispetto ad una vasta
zona dell’entroterra. Nell’interrogazione si chiedono al Presidente
Spacca le motivazioni che hanno
portato a questo stato di degrado
e si sollecita una azione dell’esecutivo regionale per ripristinare
un’adeguata funzionalità dello
scalo.
GRAZIE ZAGAGLIA
Caro Vincenzo ti ho già espresso personalmente il ringraziamento per la tua costante e appassionata opera di uomo politico a favore della nostra città,
sento però che non bastano gli
affetti personali a renderti giustizia per la tua opera, devo per
forza esternarli pubblicamente
e far partecipe tutti della tua
mancanza sulla scena politica
cittadina. Stai attraversando un
momento di stanchezza, riposati e rimettiti in forma per ritornare con forza a combattere
secondo i tuoi, i nostri principi.
Grazie Vincenzo un abbraccio
fraterno.
Tuo caro amico Aldesino
“50 E 50. OVUNQUE SI DECIDE”
La presenza paritaria, uomini e donne, nelle Assemblee elettive
è un’esigenza della democrazia. La Costituzione afferma che
“Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli
uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza,
secondo i requisiti stabiliti dalla legge” . Un principio che oggi
non è ancora attuato pienamente. Per questo le Consigliere
regionali Stefania Benatti, Graziella Cariaci, Sara Giannini,
Katia Mammoli, Adriana Mollaroli, Rosalba Ortenzi, Franca
Romagnoli e l’assessore Loredana Pistelli invitano tutte le
donne e gli uomini a firmare nelle sedi dei Comuni per una
proposta di legge da presentare al Parlamento che riconosce
la democrazia paritaria come uno degli aspetti fondamentali
del vivere civile nel nostro Paese.
14
Vallesina
28 ottobre 2007
Jesi - Il Palazzo e dintorni
AGENDA
Il santo del giorno
Giovedì 25 ottobre san Gaudenzio, venerdì 26
santi Luciano e Marciano, sabato 27 sant’Evaristo, domenica 28 santi Simone e Giuda, lunedì 29
beato Michele Rua, martedì 30 san Germano di
Capua, mercoledì 31 san Quintino, giovedì 1° novembre Tutti i Santi, venerdì 2 commemorazione
di tutti i fedeli defunti, sabato 3 santa Silvia, domenica 4 san Carlo Borromeo.
Farmacie di turno a Jesi
Giovedì 25 ottobre Barba, venerdì 26 Martini,
sabato 27 Calcatelli, domenica 28 Grazie, lunedì
29 Comunale 1, martedì 30 Cerni, mercoledì 31
Comunale 2, giovedì 1 novembre Grammercato,
venerdì 2 Coppi, sabato 3 Moretti, domenica 4
Barba.
Farmacie di turno in Vallesina
Giovedì 25 ottobre Montecarotto, venerdì 26 Moie
(Angelico), sabato 27 Macine, domenica 28 Moie
(Lucarelli), lunedì 29 Angeli, martedì 30 Poggio
San Marcello, mercoledì 31 Pianello Vallesina,
giovedì 1° novembre Moie (Lucarelli), venerdì 2
Montecarotto, sabato 3 Moie (Angelico), domenica 4 Macine.
Anagrafe
Nati a Jesi
5 settembre Michele Mirizzi; 24 settembre Ramazan Useini, 25 settembre Nanai Khalil Carletti e
Giuseppe Amatore; 26 settembre Jessica Amira
Szenuka; 27 settembre Lorenzo Curzi e Yassin
Asri; 30 settembre Amal Marzouk; 1° ottobre
Mohamed M’Hamed e Lucrezia Togni; 2 ottobre
Giulia Bordoni; 3 ottobre Yasmine Harmach; 4 ottobre Mattia Marigliano e Matilde Coppari; 5 ottobre Elara Micheli; 6 ottobre Fatma Khalifa Ben.
Deceduti a Jesi 8salvo diversa indicazione)
28 settembre Maria Perticaroli (78) di Cupramontana, Dina Gregori (97); 29 settembre Alfredo Crucianelli (80) di Santa Maria Nuova, Emilia Palazzesi (85) di Maiolati Spontini; 30 settembre Claudina Lucarelli (83) di Serra de’ Conti; 1° ottobre
Chiarina Balducci (91) di Moie, Maria Cardellini
(90), Elio Brugiati (88); 2 ottobre Valerio Rossolini
(79) di Monte Roberto; 3 ottobre Olga Bonci (81)
di Cupramontana, Vinicio Rosini (79); 5 ottobre
Silvio Cantucci (81), Vincenza Santoni (86) di Falconara Marittima; 6 ottobre Nazareno Bartolacci (85); 9 ottobre Chiara Pollonara (80) di Cingoli,
Nunziata Bora (91) di Santa Maria Nuova, Tito
Leonardi (84) di Rosora; 10 ottobre Tosca Borgiani (87) di Maiolati Spontini, Anselmo Renzi (91) di
Morro d’Alba; 11 ottobre Anna Romagnoli (75) di
Castelbellino, Raffaele Zenobi (82) di Jesi.
NEGLI UFFICI POSTALI DELLA VALLESINA
Servizio moneygram
E’ partito un nuovo servizio presso gli uffici postali
abilitati di Jesi e della Vallesina principalmente destinato ai lavoratori stranieri e agli imprenditori
che intrattengono rapporti
commerciali con l’estero.
Adesso, oltre che trasferire
contanti in tempo reale in
170 Paesi, con il servizio
BancoPosta MoneyGram
è possibile ricevere denaro
in modo rapido e sicuro da
150 Paesi del mondo.
Per alcune destinazioni
(Sub-continente Indiano,
America Centrale e del
Sud, Polonia, Albania, Marocco e Senegal) vi sono
inoltre particolari agevola-
Un museo degli
utensilia del sec. XX
S
alvo complicazioni bottega del “facocchio”,
dell’ultima ora, vener- del ramaiolo, del faledì prossimo il consiglio gname, del fabbro, ecc.
comunale prenderà in Si tratta di sistemare
esame il programma di come cultura vuole un
mandato proposto dalla migliaio di pezzi pregiunta. Un programma ziosissimi per la conoche, ci auguriamo, sia scenza dello sviluppo
realistico, cioè che non della tecnica artigianale,
dovrebbe
promettere una tecnica ormai permari e monti, ma, sul- duta. Guai a perdere
la base di
un attento
esame delle effettive
esigenze
della città
e della cittadinanza,
considerate
sotto i loro
molteplici
aspetti, fissi
le iniziative
che effettivamente si
prevede di
poter portare a termine, dopo
aver
esaminato attentamente
anche
le
possibilità finanziarie. anche le memorie che
Niente sogni, dunque, più ci possono aiutare
ma realismo. Il che vuol a recuperare le attività
dire, in primis et ante lavorative del passato.
amnia, fissare le prio- Concorda l’assessore
rità, avere il coraggio alla cultura dott.ssa Vadi scegliere tra le molte lentina Conti?
esigenze e richieste che NO ALLA PISTA
vengono da tante parti. Pare sia sfuggita a qualPerché fare l’elenco del- cuno della giunta la
le necessità della nostra proposta di una pista di
comunità, è facile per pattinaggio su ghiaccio
tutti: basta guardarsi da realizzarsi nel periocon attenzione d’attorno. do natalizio in Piazza
E’ invece difficile sceglie- della Repubblica. Una
re le priorità sapendo in vera pazzia perchè sapartenza di accontenta- rebbe una pista che, olre gli uni e scontentare tre tutto, non costituigli altri.
rebbe nemmeno novità
Noi azzardiamo una in quanto ne abbiamo
proposta: la realizzazio- una a cinque chilometri
ne del museo degli uten- da Jesi, perché sarebbe
silia del secolo XX. Si una spesa insana, perbadi bene che si chiedo- chè ci sono mille altre
no soltanto due stanze priorità. Penso si tratti
per sistemare una col- solo di una boutade e
lezione preziosissima di nulla più.
proprietà dell’artigiano
***
Lidio Santarelli. Nulla “Et censeo Matteotti curdi più. Egli, spinto dalla sum renovandum est”
passione per le lavorav.m.
zioni in rame & c., ha
collezionato quanto un Nella foto, Lidio Santempo si poteva trovare tarelli artigiano e doin una qualsiasi cucina cente della università
dei nostri nonni, in un degli adulti di Jesi
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Sport
28 ottobre 2007
BASKET Giovedì turno infrasettimanale a Veroli
Animali abbandonati: nuove stime del Ministero della Salute
Una mascotte per San Giuseppe
P
luto è un meticcio
bliche per il mantenicolor miele e panna
mento dei cani in canili
montata…E quasi la
e rifugi) - legato alla
mascotte del quartiere
gestione di molti canili
San Giuseppe. Qualche
privati che hanno comese fa è stato investistruito la loro fortuna
to da un’auto e l’incigrazie a convenzioni
dente gli ha causato la
milionarie con le amparalisi degli arti poministrazioni comunali.
steriori. I suoi padroni
I randagi ospitati nei
però non l’hanno abcanili italiani sarebbebandonato, come tropro complessivamente
po spesso accade ormai
229.444. Si contano 501
anche davanti al più
i canili sanitari, 428 cabanale inconveniente. E nemmeno hanno nili rifugio in Italia. Risulta di 5.349.150 la
ceduto a soluzioni e rimedi spropositati…
popolazione di cani di proprietà. Sono inveIn realtà, per restituire a Pluto un po’ di au- ce 2.131.069 i cani registrati all’anagrafe catonomia, bisognava procurargli una protesi nina nazionale (cani identificati con microdi circa seicento euro. Impensabile spen- chip o tatuaggi) secondo i dati forniti finora
dere tanti soldi per un animale, così come da 13 Regioni: un sistema da completare
impensabile era lasciarlo in una situazio- ma indubbiamente utile per rintracciare i
ne di difficoltà motoria. “Il bisogno aguzza cani smarriti e per scoraggiare gli abbandol’ingegno” si dice, e in effetti i suoi padroni ni perché i legittimi proprietari sarebbero
si sono inventati una protesi “fatta in casa”, facilmente identificabili e perseguibili per
con le rotelle riciclate forse da qualche gio- tale reato che prevede l’arresto fino a un cattolo o attrezzo, e poi applicate ad un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro
supporto di ferro…chissà?
(art. 727 Cp).”
Fatto sta che Pluto scorazza di nuovo con “Certamente è difficile avanzare delle stila spavalderia di un eroe, allegro e “cante- me sulla popolazione reale dei randagi in
rino”, per le strade e i parchi del quartie- Italia e anche sugli animali di proprietà
re, rincorso dai sorrisi teneri e sorpresi dei - commenta la LAV - Tuttavia questi dati forpassanti.
niti dalle Regioni al Ministero della Salute
Quanti, nella stessa situazione, avrebbero stranamente indicano una riduzione dei
continuato a tenere con sè il cane impe- cani di proprietà, che sarebbero passati dai
gnandosi a trovare una adeguata soluzio- 5.516.449 del 2002 a 5.349.150, mentre tutne?
te le indagini degli ultimi anni indicano una
Secondo le stime della LAV( Lega Antivivise- popolazione di cani di proprietà aumentata
zione) sarebbero circa “140.000 gli animali, fino a circa 7 milioni, e 7,5 milioni di gattra cani e gatti, abbandonati ogni anno in ti. Una recentissima indagine di Consodata
Italia. Gli abbandoni si verificano durante indica che più della metà delle famiglie itatutto l’anno, con punte di oltre il 30% nel liane, il 58,6%, possiede un cane o un gatto.
periodo di apertura della stagione venato- Temiamo, purtroppo, che anche i dati miniria, per opera dei cacciatori che “provano” i steriali sui cani randagi siano sottostimati:
cani e si disfano di quelli che non “funzio- secondo la LAV i cani vaganti in Italia sarebnano” e il 25% in estate. Il fenomeno degli bero almeno 1 milione e 550.000 quelli nei
abbandoni alimenta peraltro un enorme canili, molto spesso strutture gravemente
giro d’affari - stimato in circa 500 milioni di sovraffollate.”
euro all’anno (stima delle sovvenzioni pubp.c.
Per la Fileni Bpa è tempo di derby
I
l pronto riscatto della Fileni Bpa dopo la
sconfitta casalinga di due
settimane fa non c’è stato. Domenica scorsa gli
arancio-blu sono incappati in un nuovo passo
falso a Ferrara (78-72).
Agli jesini non sono bastati i 27 punti ed il 75 per
cento da tre di un grande Hoover (nella foto di
Candolfi). La classifica
dopo il terzo turno di
andata: Ferrara e Sassari
6 punti; Caserta, Novara,
Pavia, Casale Monferrato, Reggio Emilia e
Soresina 4; Fileni Bpa Jesi, Fabriano, Rimini, Imola, Montecatini e Veroli 2; Livorno e
Pistoia 0 punti. Oggi, domenica 28 ottobre,
al PalaTriccoli si gioca l’attesissimo derby
con il Fabriano (ore 18.15). I cartai in estate
hanno rivoluzionato la rosa. Al nuovo tecni-
co, Massimo Bernardi proveniente da Sassari, si chiede
per prima cosa la salvezza.
Punti di forza sono l’oriundo
Sciutto e la coppia americana Gansey-Wells. Giovedì 1°
novembre la Fileni tornerà
in campo per il turno infrasettimanale, in casa della
matricola Veroli (ore 18.15).
I laziali, guidati dall’esperto
tecnico Gramenzi, hanno
una coppia di statunitensi di
grande valore, come Carter e
Grant. In rosa c’è anche l’ex
Polonara. Giovedì 18 l’Aurora ha presentato la “Scuola di tifo etico”,
riservata ai ragazzi dai sette ai dodici anni.
L’iniziativa, partita sabato scorso presso il
MyNonna-Scimpa Village, ha come obiettivo quello di insegnare ai giovani come sostenere la loro squadra del cuore.
Giuseppe Papadia
VOLLEY Dopo il successo con Roma
Monte Schiavo a Castellana per la Coppa
È
iniziata con un successo
l’avventura della Monte
Schiavo Banca Marche nella
prima fase della Coppa Italia.
Domenica scorsa al PalaTriccoli le “prilline” hanno regolato in poco più di un’ora la
1° Classe Roma con un secco
3-0 (parziali: 25-17, 25-18,
25-23) davanti ad appena cinquecento spettatori. Privo di
Bown e Caroline, Abbondanza aveva schierato come centrale la giovane Padua (nella
foto di Ballarini) e successivamente aveva dato spazio
anche alla regista in seconda,
Chmil.
Mercoledì 17 le jesine avevano chiuso il primo blocco di
partite del campionato con
una dura sconfitta. A Ber-
gamo era finita 3-0 (parziali:
25-21, 25-23, 25-17) per le
padrone di casa. La classifica
ora, vede le rossoblu staccate
di sei lunghezze dal Berga-
mo, capolista solitaria con 12
punti. Mercoledì 24 la Monte
Schiavo è tornata in campo
al PalaTriccoli per il secondo
turno di Coppa Italia contro
il Castelfidardo. La classifica
del gruppo B: Monte Schiavo
Banca Marche Jesi e Castelfidardo 3 punti; Castellana
Grotte e Roma 0.
Oggi, domenica 28 ottobre,
Togut e compagne sono ospiti del Castellana Grotte (ore
17.30), formazione che milita
in A2. Le pugliesi, allenate
da Radogna, sono la quarta
forza del loro campionato e
possono contare su giocatrici come Quaranta e Zannotti,
entrambe con un passato nella massima serie.
Gip
CALCIO FEMMINILE Campionato fermo, si riprende domenica 11
Eccellenza
Promozione
In extremis ci sfugge la vittoria
Al novantunesimo, proprio mentre i tre punti stavano per essere
conquistati, testardamente il vigorino Bartoccetti prova e riprova
finchè raggiunge il gol: pareggio
1-1 per i senigalliesi e delusione
per i nostri leoncelli! I quali avevano con bravura e ordine difeso
il vantaggio, meritato dal bomber
Crispino su passaggio volante di
Borrelli: lo zero ad uno fuori casa
avrebbe non solo portato tre punti, ma sarebbe maturato anche in
stimolo psicologico per i nostri
giovani calciatori.
Possiamo dire infatti che la Jesina, con la regia di mister Trillini,
sta facendo passi consolanti nella
crescita e nella maturità di gruppo. Il comportamento di squadra
temibile anche in trasferta va diventando una buona abitudine, e
questa amara conclusione della
partita non deve trasformarsi in
pesante delusione. Serva invece a
non dimenticare che la partita si
chiude al fischio finale dell’arbitro.
Oggi avremo a Jesi il Fossombrone.
I nostri del Mosaico Vallesina sul
campo di Moie hanno superato
agevolmente l’Azzurra, battendola per 3-1. La classifica parla
bene e promette meglio. I gol
sono di Lorenzetti, Ruggeri e Bevilacqua.
Prima categoria
Tre vittorie casalinghe, ma valide
per i nostri. A Cupramontana, il
Cerreto perde (2-0). A casa del
Monserra, Falconara abbassa la
bandiera (2-1). A San Marcello,
si impongono i nostri su Le Torri
(3-2).
Seconda categoria
Sul campo di Staffolo, capoclasse,
perde malamente l’Aurora (4-1).
Ad Apiro pareggia il Castelbellino
(1-1). Sul terreno del Leopardi, la
Sampaolese delude (1-0). Monsano batte la Cameratese (2-1).
L’Aesina pareggia (2-2) in casa
della Nuova Folgore. A Palombina
passa corsaramente il Borgo Minonna (1-2). A Jesi, la Virtus perde con la Dorica Torrette (0-1).
Vir
L’Edp Jesina benedice la sosta
Il derby umbro-marchigiano che domenica scorsa è andato in scena al “Cardinaletti”
non ha visto né vinti né vincitori. Edp Jesina e Perugia si sono spartite la posta, al
termine di un incontro equilibrato, terminato 1 a 1, risultato che lascia certamente
qualche rimpianto in casa bianco-rossa.
Erano infatti, le leoncelle a portarsi in vantaggio con Diletta Cremonesi al 39’. I cento spettatori, assai infreddoliti dal clima a
dir poco polare, sognavano la vittoria (che
manca, in casa jesina dal 23 settembre, in
quel di Capo d’Orlando). A rovinare la festa era al ’65, la centrocampista perugina
Natalizi, che impattava. Le ospiti restavano in dieci per l’espulsione di Saravalle ma
l’Edp non riusciva ad approfittarne.
La classifica dopo la quinta giornata di
andata: Roma 13 punti; Ravenna 11; Francavilla Fontana 10; Cervia 8; Bari* e Edp
Jesina 6; Aquile Palermo e Imola 5; Ludos
Palermo* e Perugia 4; Orlandia e Lecce 3
punti. (Bari e Ludos Palermo una partita in
meno).
Questo fine settimana il campionato si ferma. Si tornerà in campo domenica prossima, 4 novembre, con la terza giornata
della Coppa Italia. L’Edp Jesina giocherà
sul campo del Castelvecchio (ore 14.30),
formazione di serie B. Il campionato riprenderà domenica 11 e per le leoncelle ci
sarà la difficile trasferta di Roma, attuale
capolista.
g.p.
Appassionati per la pedalata Fib
Hofer, e Marco Trentin dell’NSR TorreIn molti, nonostante il maltempo, sono villa MTB, di cui Fib è sponsor tecnico.
arrivati domenica mattina in sella alle Sabato in una tavola rotonda dal titolo
loro bici a Villa Salvati, per partecipare “Bici italiane, la strada da percorrere”,
alla pedalata organizzata da Fib, Fabbri- Pietro Nigrelli, segretario Confindustria
ca Italiana Biciclette, per festeggiare i 10 Ancma (Associazione nazionale ciclo
anni di attività dell’azienda.
motociclo accessori), l’ing. Valerio FeUn evento per tutti i cicloamatori mar- deli, manager proveniente da alcune tra
chigiani, che hanno avuto l’opportunità le più grandi aziende marchigiane e sodi pedalare al fianco dei campioni Ivan cio Fib e Matteo Nuzzi, presidente Fib,
Quaranta, Artur Krol, Ruslan Ivanov del hanno discusso degli aspetti principali
team Amore&Vita McDonald’s e Franz che caratterizzano il settore italiano.
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CALCIO
eccellenza, promozione,
prima e seconda categoria
16
Esperienze
28 ottobre 2007
L’AGORA’ COME SCAMBIO TRA CULTURE E PURIFICAZIONE DEL CUORE
Q
“Beati i puri di cuore perché essi vedranno Dio”
ualcuno potrebbe dire: ma il tema dell’Agorà non
era un altro? Non proprio, perché la beatitudine
dei puri di cuore è stata il tema di un’Agorà che ormai
da sei anni riunisce al Centro Giovanni Paolo II di Loreto molti giovani che provengono da Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Agorà dei giovani italiani
ha passato il testimone all’Agorà dei giovani del Mediterraneo, organizzata dal Servizio Nazionale per la
pastorale giovanile e dall’ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le chiese della Conferenza
Episcopale Italiana. I giovani che vi hanno partecipato,
hanno vissuto un tempo di formazione e confronto sul
tema della beatitudine evangelica dei puri di cuore. Il
centro Giovanni Paolo II, che ormai da tempo organizza e gestisce incontri ed eventi che riguardano i giovani,
è stato preso d’assalto da circa 100 giovani che provenivano da quasi tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Tanto per avere un’idea i Paesi rappresentati
erano i seguenti: Albania, Libano, Portogallo, Francia,
Spagna, Malta, Egitto, Libia, Palestina, Israele, Slovenia,
Croazia, Giordania, Serbia-Montenegro, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Algeria, Turchia, Grecia, Cipro,
Tunisia, Siria, Serbia e naturalmente Italia, con un nutrito
gruppo di ragazzi provenienti da diverse regioni. A Loreto
c’era una parte del mondo, ma perché proprio i paesi che
si affacciano sul Mediterraneo? Questo mare fin dall’antichità ha costituito il luogo principale dello scambio e dell’incontro tra i popoli, ma è stato anche luogo di conflitto
e guerre, il Mediterraneo da sempre rappresenta una vera
Agorà, soprattutto per i giovani che sono naturalmente
curiosi di conoscere e sapere cosa succede al di là dei loro
confini. Questa idea nasce anche dall’importanza e dall’urgenza di favorire relazioni di amicizia e sostegno tra le
chiese del Mediterraneo, di fronte a problemi che riguardano la pace, lo sviluppo, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e l’evangelizzazione.
Per creare relazioni bisogna passare del tempo insieme,
conoscersi reciprocamente, confrontarsi e discutere. Ed
è quello che abbiamo cercato di fare in questa settimana.
Il programma delle attività era molto denso e siamo stati
anche due giorni a Roma ed uno ad Assisi a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II e di San Francesco perché
essi per primi hanno insegnato e incoraggiato i giovani
ad essere testimoni di Cristo nel mondo senza paura di
niente e nessuno, ma nella consapevolezza di arricchire
gli altri e se stessi. Per essere testimoni la libertà di cuore e quindi la purezza è una condizione essenziale e nasce
semplicemente da un rapporto profondo ed interiore con
Dio. La riflessione sulla purezza di cuore ha toccato vari
aspetti della vita quotidiana, non solo quello del rapporto
con Dio, ma anche la dimensione del lavoro e dello studio,
della vita affettivo, dell’impegno civile. La riflessione che
mi ha più colpito è stata quella sull’impegno politico, impostata a partire dalla domanda “Il Vangelo può rendere
la politica più bella?” Non ho pensato alla politica in senso stretto, ma come impegno civile cioè impegno a fare
qualcosa per migliorare la propria vita e quella degli altri e
partendo da questo presupposto riporto alcune riflessioni.
Innanzi tutto il cristiano impegnato ha una marcia in più,
perché sa in quale direzione guardare, ma non usa la sua
bussola per discriminare o offendere, il cristiano entra in
politica con mitezza, è un pacifista e non ha paura di percorrere le “strade alternative dell’Amore Vero”. Questo significa: uno stile di vita sobrio e solidale (evitare la propa-
ganda), relazioni affettive sincere e pure (sono l’anima
della politica), impegno onesto (politica come servizio
e non lavoro), interesse profondo per il bene comune,
che non è il male minore, ma la capacità ad esempio
di fare gesti di tolleranza davanti a chi tanto tollerante
non è, sviluppando anche un maggior senso di giustizia.
Il cristiano che entra in politica conosce l’uomo perché
conosce Dio e anche se etichettato come laico è aperto
al trascendente. Infatti “chi esclude Dio dal suo orizzonte falsifica il concetto di realtà” e “solo chi conosce
Dio conosce la realtà”. E’ una riflessione che spiega con
semplicità l’urgenza che l’attenzione a Dio ritorni nell’impegno, non per forza politico, di giovani ed adulti
nelle parrocchie e nelle istituzioni civili.
Durante l’Agorà non sono mancati momenti liberi per
scoprire che ogni comunità cristiana vive in maniera
differente nel proprio paese e nel rispetto delle sue tradizioni, così come è stato sorprendente scoprire che la
Parola di Dio parla veramente al cuore di ogni uomo e
quindi ad un ragazzo della Siria o del Libano o anche
della Grecia suscita cose che ad un ragazzo italiano non
suscita. Dai ragazzi provenienti dai paesi dei Balcani, abbiamo scoperto che i conflitti che hanno coinvolto i loro
popoli non sempre hanno avuto a che fare con la religione, ma dalla e grazie ad essa si è poi partiti per ricucire
rapporti e relazioni. Non sono mancati momenti di festa
e i bellissimi giochi “italiani” con i palloncini da scoppiare nel dopo cena ora li conoscono in tutto il Mediterraneo! Quando è ora di tornare a casa, oltre alla tristezza
di lasciare amici ritrovati e amici appena conosciuti, sei
veramente convinto che nel credere in Gesù non c’è nulla
da perdere, ma tutto da guadagnare e che la pace e l’unità donati dallo Spirito Santo passano prima attraverso le
tue mani. L’impegno è a mantenere vivi i rapporti creati in
questa settimana perché anche la nostra piccola Chiesa di
Jesi possa crescere aperta al mondo.
Stefania Vico
Nella foto l’infiorata di domenica 2 settembre al centro
Giovanni Paolo II di Loreto per accogliere il Papa che
nel pomeriggio ha salutato i giovani dell’Agorà del Mediterraneo.
L’assessore Conti incontra le associazioni della città
O
Sono necessarie strutture e sostegni
ltre cento persone di circa quaranta associazioni
culturali, teatrali, musicali sono
state invitate dall’assessore alla
Cultura, Valentina Conti, nel
pomeriggio di lunedì 22 ottobre
presso la sala consiliare. Questo
incontro ha permesso all’assessore di conoscere la presenza di
tante associazioni, tutte senza
fini di lucro, spontanee, piene
di entusiasmo, disponibili per
eventi culturali e musicali nella città ed impegnate in diversi
fronti di volontariato per dare
servizi e opportunità. Dalle associazioni di teatro dialettale,
alle associazioni musicali, a
quelle più strettamente culturali, a quelle di formazione,
tutte, impegnate nel territorio.
I problemi emersi sono stati
tanti. Non c’è un coordinamento tra le stesse, tutte sono
tentate di lavorare in proprio,
non ci sono locali sufficienti
dove potersi riunire; da parte
dell’amministrazione
comunale c’è una sofferenza economica per rispondere alle varie
esigenze delle stesse. Per non
parlare dei luoghi per esibirsi.
C’è una difficoltà nel recepire i spazi pubblici. Dopo che
le strutture comunali hanno
una gestione privata, affittare
il teatro è diventato un costo
molto oneroso per tutte quelle
associazioni che necessitano
questo tipo di luoghi e strutture per le loro rappresentazioni. I costi di mantenimento
di tali strutture sono diventati
gravosi ed è proibitivo per le
associazioni poterne usufruire
dal momento che non possono disporre di incassi elevati.
Il comune deve investire sulla
cultura locale, perché essa oltre alla grande potenzialità di
aggregare può essere il modo
di investire sui giovani che devono avere spazi e opportunità
culturali. Si è avviato un primo
confronto, speriamo che ne seguano altri. E’ necessario sia da
parte del comune ma anche da
parte delle associazioni mettersi
in ascolto per cercare di creare
un coordinamento in cui le associazioni possano interscambiarsi
esperienze e progetti e lavorare
anche insieme e il comune avere
con più chiarezza le esigenze per
poter rispondere a tutti e dare
opportunità.
Remo Uncini
Foto Anna Vincenzoni

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