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Settimanale d’informazione
ANNO LVII- N. 15
euro 1
www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 2 maggio 2010
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
Jesi - Celebrazioni a Santa Maria del Piano dal 2 al 9 maggio
Ricordando
don
Ezio
Balestra
D
a molto tempo avevamo a cuore rendere omaggio a Maria e ricordare don
Ezio Balestra, parroco a Santa Maria del
Piano dal 1943 al 1978. Abbiamo quindi
pensato di offrire a tutti una bella immagi-
ne di Santa Maria del Piano, come copia
dell’originale, trafugata il 5 febbraio 1975
con grande dolore di don Ezio. È stato bello trovare la generosa disponibilità del prof.
Faliero Tamburi che ha realizzato una splendida e luminosa immagine che ci fa pensare
direttamente all’originale (probabilmente
del sec. XV).
Altrettanto bella è stata la disponibilità
di tanti che hanno accolto la proposta di
raccogliere testimonianze, ricordi e fatti
caratteristici della propria esperienza con
don Ezio.
Ci è sembrato poi importante proporre alcuni suoi testi, sue memorie (della guerra,
della nascita dell’Asilo, della vita della parrocchia...), sue indicazioni su tanti luoghi
caratteristici delle nostre vallate e la descrizione dei segni della venerazione a Maria
nei vari luoghi religiosi della Diocesi.
Con questa nuova immagine di Maria e con
questo libro su don Ezio vogliamo non solo
evidenziare l’affetto che legava don Ezio alla
Vergine Maria, ma anche offrire un’ulteriore
proposta che ci illumina il cammino di vita.
L’immagine di Maria, Madre di Dio, che
nutre il suo Figlio ci fa sentire tutti dentro
questo amore di Dio. Un Dio che ha avuto
bisogno del latte materno, un Dio che ha accolto tutto il caldo affetto di Lei, un Dio che
ha “imparato” ad amare attraverso i suoi teneri abbracci quotidiani. Un Dio che, attraverso di lei, ci ricorda che solo nel dono di
se stessi la vita trova il suo significato più
pieno. Don Ezio, con la sua fede concreta
nel Signore Gesù e con la sua devozione affettuosa verso Maria, ci ricorda tutto questo! Il suo legame con Maria è stato sempre
forte e intenso. Non solo ha pianto per la
seconda volta quando è stata rubata la cara
immagine, ma ha cercato, con tantissime e
simpatiche iniziative, di trasmettere questa
sua “passione”.
Il suo operato non solo lo vogliamo ricordare, ma lo vediamo anche tanto importante per la crescita delle future generazioni di
cristiani. Egli ha cercato sempre la via del
dialogo come strada necessaria per far incontrare il Signore della vita anche a coloro che potevano sentirsi un po’ più lontani. Scaturiscono in noi, quindi, sentimenti
di gratitudine verso il Signore, che ci dona
Maria sua Madre, e di riconoscenza per
tanti doni che abbiamo accolto attraverso
il sacerdozio di don Ezio e che insieme vogliamo condividere con tutti!
Siamo tutti invitati (e ad invitare!) a vivere
questa riconoscenza al Signore venerdì 7
maggio a Santa Maria del Piano alle ore 18
nella celebrazione presieduta dal vescovo
Gerardo e animata dalla Corale Pergolesiana e dal bel canto del M° Giorgio Merighi,
anche per rendere onore alla passione musicale di don Ezio. Sarà, quindi, benedetta
e offerta alla venerazione di tutti la nuova
immagine di Santa Maria del Piano e sarà
presentato il libro: “Don Ezio. Un dono
grande, un ricordo ancora vivo”.
Ma non è tutto. Don Ezio, insieme a tanti amici, aveva ideato il concorso di pittura “Giù pe’ Sant’Anna” nel 1970. Proprio
per celebrare il 40° di tale iniziativa, il Comitato attuale e il precedente hanno promosso un concorso aperto a tutti sul tema:
“L’Esino, il fiume che disegna la nostra valle”. Tanti studenti e amatori di ogni età dei
vari paesi della Vallesina vi hanno aderito
e i vincitori saranno premiati domenica 9
maggio alle 22, all’interno delle manifestazioni del Palio.
È stata infine allestita per la settimana dal
2 al 9 maggio, presso il teatro “Gaspare
Spontini” di Santa Maria del Piano, una
Mostra storica dei 40 anni di “Giù pe’
Sant’Anna”: ricordi, opere premiate, foto,
racconti… che saranno ammirati dai tanti
che vi hanno partecipato e da coloro che
vogliono apprezzare un’esperienza significativa per migliaia di ragazzi in questi quarant’anni.
Si tratta, concludendo, di un invito che
molto volentieri facciamo a tutti coloro
che sentono la bellezza del dono di Maria,
a tutti quelli che hanno conosciuto e amato
don Ezio nella sua fantasia creatrice e coinvolgente, tanto da apprezzarne la ricchezza
e il valore anche in questo nostro tempo.
Sac. Giovanni Rossi,
parroco a San Maria del Piano
Festa dei lavoratori
Sabato 1° maggio si celebra la giornata dedicata ai lavoratori promossa dal circolo Acli di San
Giuseppe, presieduto da Dino Bolletta. Il programma prevede la celebrazione della Santa Messa al Santuario delle Grazie alle 10. Si formerà poi un corteo per deporre una corona d’alloro
alla lapide dedicata ai Caduti sul Lavoro posta all’ingresso della residenza municipale.
Mentre l’Italia tiepidamente si accinge a celebrare i 150 anni della sua Unità
Ancora un passo avanti verso la scissione del Nord
è noto che, da ormai un anno,
opera il comitato per le celebrazioni dello storico avvenimento dell’unità d’Italia (150
anni), ma, nonostante la trentina di “pezzi grossi” che lo
compongono, il suo cammino
si è rivelato lento e difficile al
punto che nei giorni scorsi il
suo presidente Azeglio Ciampi si è dimesso. Egli ha chiarito che il ritiro è dovuto non
a motivi politici, ma “all’anagrafe”. Tuttavia la realtà è ben
diversa perché confermata da
altre dimissioni. La causa va
ricercata nel “vuoto” che registra il comitato in quanto alle
sue proposte non seguono i
fatti di pertinenza del governo.
E dire che, per volontà di tutti,
non si vuole, con queste celebrazioni, sperperare danaro,
ma approfittare per realizzare
strutture e servizi che saranno permanentemente utili. La
realtà è che aleggia un clima
di “svogliatezza” presente in
organismi istituzionali, alimentato dalle proclamate opposizioni della Lega in nome
di una profonda revisione degli avvenimenti storici che ci
hanno portato all’Unità con
tre secoli di ritardo rispetto
ad altri Stati europei. Una
stanchezza che non sarebbe
grave se, ad esempio, si portasse, come motivazione, la
crisi che da due anni attanaglia noi e il mondo. In realtà
le cause sono squisitamente
ideologico-politiche e tutte
presenti nella Lega. Ne fa fede
la virulenta presa di posizione
di Bossi appena 24 ore dopo
la lite in seno al Pdl tra Berlusconi e Fini. Il Senatur grida
che il “suo” popolo, quello del
Nord, è stanco di attendere:
“O si va avanti con le riforme o si va al voto”. Ma Bossi,
quando parla di riforme, intende essenzialmente il completamento del federalismo.
Infatti è vero che già è stata
approvata la legge in merito,
ma trattasi di una specie di
contenitore senza contenuti
perché è la legge stessa che
implica molti decreti attuativi
indispensabili per realizzare
il profondo decentramento
regionale. Le altre riforme,
quelle che tutti i giorni sono
elencate da tutti i partiti, rientrano in modo del tutto marginale nella cultura della Lega
perché è evidente che, al di
là di ogni forzatura, una volta varata l’autonomia finanziaria delle regioni, si aprirà
una straordinaria “autostrada”
perché nel giro di 10-15 anni,
le regioni del Nord acquistino
la loro piena autonomia, ultimo passo prima della costituzione, di fatto, dello Stato
della Padania.
***
Pessimismo? Visione catastrofica del nostro futuro? A me
pare che questo sia semplice
realismo se teniamo presente:
primo, il piano politico generale da sempre proclamato da
Bossi (staccarsi dal Sud e da
Roma ladrona); secondo: i
vari passi compiuti o in pectore (il dialetto nelle scuole e
nei documenti, liste regionali
dei docenti, limitazione della
presenza dei cittadini del sud);
terzo: occupazione di molte
istituzioni del nord in concorrenza proprio con il grande
alleato, il Pdl, piuttosto tiepido verso la totale autonomia
rispetto al resto dell’Italia.
E’ vero che la Lega in Italia
ha solo il 12 per cento dei
voti, ma è anche vero che nel
Nord è, politicamente e psicologicamente, il primo partito, perché la Lega si presenta
come una forza salda e decisa a tutto, anche a clamorose
rotture, pur di arrivare alla
realizzazione del progetto
di sempre. Gliene dà il diritto - la Costituzione per Bossi
conta niente - la volontà degli
elettori del Nord.
Paradossalmente, l’unica via
che potrebbe fermare la Lega
nell’attuazione del suo disastroso programma, è data solo
dal suo ulteriore affermarsi
nel Centro e nel Sud, perché,
se così avvenisse, è certo che
la Lega, non più partito del
Nord, ma partito nazionale, avrebbe qualche scrupolo
a portare avanti la scissione.
Una scissione, del resto, che
non sarà necessario proclamarla in quanto si realizzerà
di fatto date le macroscopiche
differenze tra Nord e Sud nelle capacità realizzatrici, nella
ricchezza, nel clima culturale
e sociale.
Ecco perché, per la Lega, celebrare l’unità d’Italia è perder
tempo, è una iniziativa di retroguardia: maiora premunt.
Vittorio Massaccesi
2
Cultura e società
2 maggio 2010
Del più e del meno
Così va il mondo... sfogliando i giornali
di Giuseppe Luconi
Qualcuno l’ha definito “turismo da salotto”, il più comodo e il più a buon mercato, perché ci permette di andare alla
scoperta del mondo restandocene in casa,
attenti a seguire sul piccolo schermo Piero o Alberto Angela mentre ci raccontano
ambienti e vicende che sono e che furono
in ogni angolo della terra.
Un altro modo per sapere come vanno
le cose in Paesi anche lontani,
senza uscire di casa e senza accendere la televisione, è quello
di curiosare tra le cronache
dei giornali pubblicati in quei
Paesi. Lo si può fare, ma a due
condizioni: 1) che quei giornali siano stampati in italiano;
2) che si abbia un amico che
ci procuri quei giornali. Io ho
avuto la fortuna di poter beneficiare delle due condizioni: il
giornale (il Corriere Canadese,
stampato in italiano) e l’amico
(Bruno Schiavoni, che ringrazio anche da
queste colonne).
Certo: sfogliare i numeri del Corriere
Canadese non è come essere sul posto, non
significa vedere luoghi e incontrare persone, conoscere in diretta realtà non sempre
uguali alla nostra. Però si trovano notizie
che ti aiutano a farti un’idea, come quelle
che trascrivo qui, sintetizzando.
“Congelati i salari dei dipendenti pubblici” – Il deficit statale canadese (21,3 milioni di dollari) – fa sapere il ministro competente - sarà eliminato solo nel 2018.
Il paperon dei paperoni dei dipendenti pubblici - Il Corriere Canadese pubblica
la classifica degli stipendi d’oro nel settore
pubblico provinciale. Al primo posto figura
Jim Hankinson, ex presidente della Ontario
Power Generation. Nel 2009, tra buste paga
e bonus, ha guadagnato 2.500.000 dollari.
Se non ci sono errori stampa e se non ho
calcolato male, il signor Hankinson l’anno
scorso avrebbe guadagnato quasi 6.900
dollari al giorno….
“No alla parola eutanasia” – Cancellare la parola eutanasia perché confonde le
idee e falsa il dibattito sul tema della morte. Lo propongono i medici canadesi, che
spiegano: “Per alcuni eutanasia significa
omicidio, per altri è un atto di misericordia”.
Indignazione dei canadesi – “Cliffor
Olson, 70 anni, che sta scontando l’ergastolo in un carcere di massima sicurezza
per aver ucciso undici bambini, riceve regolarmente la pensione: 1.100
dollari al mese”.
Strategie – Negli ultimi
dieci anni i ladri canadesi
hanno cambiato abitudini:
dalle rapine in banca sono
passati ai furti nelle abitazioni private.
“Quanto è difficile essere
bebè in Canada” – Un anno,
il 2009, vissuto pericolosamente, quello dei bambini canadesi. Infatti sono stati quasi
cento gli oggetti ritenuti troppo pericolosi: pigiamini che rischiavano di
incendiarsi, seggiolini poco sicuri, culle che
potevano strangolare i piccoli, ecc.
“Anche Mancini rifiuta la Signora” –
L’incontro che non ti aspetti. Nello sport,
domina a centro pagina del Corriere Canadese la fotografia di un Roberto Mancini sorridente. La signora è, ovviamente, la
Juventus, in crisi di risultati. Tra gli allenatori che potrebbero risollevarne le sorti è
stato indicato anche il nostro Mancini, ma
da Roberto è arrivato un “no” fermo: “Resterò al City - ha dichiarato - Il Manchester
ha molte più probabilità della Juventus di
giocare in Champions Langue l’anno prossimo”.
Buona Pasqua – Tra le inserzioni, in
evidenza, un messaggio ai lettori: “A nome
mio, di mio marito e del mio personale vorrei augurarvi delle festività serene in occasione della Pasqua ed estenderle a tutte le
vostre famiglie ed ai vostri amici. Non vedo
l’ora di poter continuare a curare i vostri
interessi a Ottawa e localmente nei giorni,
mesi ed anni a seguire”. Firmato (con foto
ed indirizzo): “Onorevole Yudy Sgro, membro del Parlamento”.
Giovedì 29 aprile alle ore 10 al Pergolesi
A Jesi il sacerdote contro la camorra
Contro la camorra e in difesa dei ragazzi Coop Adriatica, in collaborazione con
provenienti da famiglie disagiate: è don librerie.coop e la Fondazione Pergolesi
Luigi Merola, il sacerdote e scrittore Spontini, con il patrocinio del comune
napoletano che da anni si batte per pro- di Jesi.
muovere e diffondere la legalità, oppo- Al Teatro Pergolesi ci saranno 526 ranendosi ai clan di Forcella. Giovedì 29 gazzi e 26 insegnanti delle scuole medie
aprile alle ore 10 al Teatro Pergolesi, don “Leopardi”, “Federico II” e “Duca AmeMerola racconterà la propria esperienza deo di Savoia”, e quelli del Liceo Scientia oltre 500 studenti di Jesi e ai loro inse- fico, Istituto d’arte, Itis, Ipsia, e Cuppari.
gnanti: l’appuntamento è organizzato da
ma.cr.
Il libro di Marco Bordini
“’Na voce de S.Piedro”
Sabato 8 maggio alle ore 17,00 presso il con il titolo “Drendo Jesi” , ora Marco
teatro della parrocchia di S. Francesco ci consegna questa nuova testimoniand’Assisi il prof. Antonio Ramini presente- za della sua jesinità, anzi del suo essere
rà il nuovo libro di Marco Bordini in ver- “sampiedrino” purosangue da sempre e
nacolo jesino dal titolo “Jesi de ‘na Ôlta”. per sempre. La serata sarà allietata da
Marco vive ormai da molti anni fuori Jesi, Franco Morici, altro “sampiedrino” doc,
ma il rione di S. Pietro gli è rimasto nel amico di Marco “fino da quanno era mocuore, lo si capiva leggendo la sua prima nelli”, che leggerà alcune pagine da queraccolta di poesie pubblicate nel 1999 sta raccolta di versi e prosa.
In musica i temi fondamentali dell’esperienza di P. Ricci
Lì Màdòu. Il vento dell’amicizia
La Filarmonica Marchigiana ha concluso il 21
aprile la Stagione Sinfonica con il concerto “Lì
Màdòu”, commissionato
dalla Form al M° Carmine Emanuele Cella.
Compositore, pianista, ricercatore di musica elettronica, laureato anche
in Filosofia e insegnante
di Informatica, proprio
perché mostra interessi
culturali affini a quelli
del grande gesuita a lui è
stato affidato il compito
di comporre un’opera incentrata su sei temi fondamentali dell’etica e dell’esperienza di P. Matteo Ricci.
Primo fra questi è la ‘Carità’, principio
unificante di razze, lingue, religioni, culture; comune sia al Cristianesimo che al
Confucianesimo. In ‘Paura dello straniero’ si identifica invece la diffidenza che P.
Matteo Ricci incontrò in terra straniera
e che solo a costo di molte sofferenze
egli riuscì ad infrangere. A motivarla
erano state le continue invasioni che la
Cina aveva subito per secoli costringendola ad un autoisolamento pressoché
impenetrabile.
Terzo tema è la ‘Morte’, cioè il rischio
di perdere la vita. Incombeva costantemente sul missionario, tuttavia pronto
ad affrontare anche il martirio. ‘Sogno’
fa successivamente riferimento ad un
evento a cui P. Matteo Ricci attribuì un
significato simbolico dal quale trasse
consiglio e guida quando ormai disperava di riuscire a portare a compimento
il suo apostolato. Un uomo sconosciuto,
che si rivelava Dio stesso, gli diceva nel
sogno: “Ti aiuterà nella corte”. Grazie a
queste parole il missionario riacquistò
nuovo coraggio e riuscì a raggiungere la
Città proibita.
Il tema della ‘Conoscenza’ richiama poi
quanto della cultura occidentale Lì
Màdòu fece conoscere in Cina: astronomia, cartografia, letteratura, filosofia,
scienza, musica, pittura. Con questi insegnamenti egli conquistò infine l’Amicizia’ che è aspirazione suprema dell’intera umanità.
Il prof. Filippo Mignini, massimo studioso della vita e delle opere di P. Mat-
teo Ricci, ha estratto da testi autografi
del missionario questi temi-guida, poi
sottoposti al compositore che ad essi si
è ispirato per un’opera nuova. Di originale concezione, in essa il musicista ha
fatto valere soprattutto la sua abilità nel
ricercare e trattare sonorità che mediano caratteristiche combinazioni timbriche orientali e strutture melodiche
e ritmiche occidentali raccordate alla
voce umana: quella di Lucia Ferrati che
ha contestualmente letto gli scritti del
gesuita maceratese. Il progetto, messo
a punto grazie ad uno speciale apparato tecnico, ha richiesto un lavoro molto elaborato e complesso che però, appunto per questo, ha messo in ombra i
significati profondi espressi dalla parola.
Quasi come dire che l‘esprit de géometrie’ ha preso il sopravvento sull ‘esprit
de finesse’.
Il concerto è stato quanto mai appropriatamente integrato dai “Quadri di
un’esposizione” di M. Musorgskij in un
intelligente, raffinato arrangiamento per
piccola orchestra di Julian Yu, compositore australiano di origine cinese. La
Filarmonica Marchigiana è stata diretta
dal M° Manlio Benzi, alle prese con una
partitura estremamente impegnativa per
lui e per l’orchestra. Tanto pubblico e
tanti applausi, che hanno anche definitivamente coronato il successo dell’intera
Stagione Sinfonica.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Nella foto: a sinistra, il M° Tiberi,
Direttore Artistico della Stagione
Sinfonica, con il M° Carmine Emanuele
Cella, autore dell’opera commissionata
Pianello Vallesina festeggia
I cento anni di Alfredo
Senza accorgersi è arrivato a
tagliare il traguardo dei cento
anni. Alfredo Brecciaroli di Pianello Vallesina il 22 aprile scorso ha compiuto il secolo di vita.
Lo hanno festeggiato i familiari
e con loro si è associata l’Amministrazione Comunale di
Monte Roberto che nella persona del sindaco Olivio Togni
ha manifestato ad Alfredo le
felicitazioni porgendo gli auguri sia dell’Amministrazione che
dell’intera comunità, significati anche nella consegna di una
targa-ricordo. Alfredo porta i
suoi anni, si direbbe, “alla grande”: si dà da fare in cucina, accudisce l’orto, ama conversare, ogni giorno
è sempre impegnato. I 18 mesi della campagna di Russia del secondo conflitto mondiale
sono rimasti impressi nella memoria insieme ai volti di alcuni amici di Monte Roberto
là incontrati. Tanti e vividi sono i ricordi che
si affollano nella sua mente, precisi e circo-
stanziati ancora. Alfredo Brecciaroli è l’unico centenario del comune di Monte Roberto e non è poca cosa aver raggiunto questa
mèta, costatato che in media vi arrivano più
le donne (ce n’erano anche a Monte Roberto
qualche anno fa), per ora comunque Alfredo
le ha battute!
Arte
2 maggio 2010
3
La Resistenza nella produzione del Calamandrei
SCUSATE IL BISTICCIO
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
L’IDEALE SCOLASTICO
Cambi di consonante... didattici
La scuola, nei confronti degli allievi, non
dovrebbe essere né troppo invasiva né
troppo evasiva. In altre parole: le lezioni non
dovrebbero trasformarsi né in traumatiche
lesioni né in innocue lozioni (di pura e
semplice cosmesi).
SPOSTAMENTI PROGRESSIVI
DI TRAGUARDI
Climax per… megalomani
Le mire dell’ambizioso insaziabile: puntare
all’acme sempre e dovunque. Successivamente:
dall’acme all’apice; dall’apice all’apogeo;
dall’apogeo all’apoteosi. [Nessuna allusione
a nessun… caimano di questo mondo].
Festa grande di Aprile
Il freddo della desolazione e della solitudine di corpi senza vita, disseminati
ovunque.
Il freddo della prepotenza, della menzogna, della violenza, del sopruso, della negazione di ogni libertà, di ogni
speranza.
Il freddo del gelo e della fame, della
miseria e della disperazione, di lutti e
sofferenze di soldati e di popolazioni
intere.
Il freddo delle delusioni, dell’angoscia,
della precarietà, dopo l’armistizio.
Il freddo del terrore e dell’annientamento dei deportati.
Il freddo del furore e della determinazione dei partigiani.
Il freddo dell’amore rubato nei bordelli.
Il freddo dei tradimenti. Il freddo delle
torture.
Il freddo del sacrificio di giovani corpi
immolati nelle piazze alla pazzia.
Il freddo delle sirene dei bombardamenti. Il freddo delle devastazioni.
DELUSO DA ZIO SIGMUND
Cambio di vocale… dissacrante
Il noto scrittore iconoclasta Michel Onfray
ha appena pubblicato un saggio intitolato
Crepuscolo di un idolo. L’affabulazione
freudiana. L’autore vi sostiene che Sigmund
Freud - il noto padre della psicoanalisi
- sarebbe, tra l’altro, un imbroglione e un
bugiardo. Tenuto conto che in inglese il
vocabolo fraud significa contemporaneamente
imbroglio e imbroglione, il doppio gioco di
parole si presenta spontaneo:
FREUD’S FRAUDS (gli imbrogli di F.)
FREUD IS A FRAUD (F. è un imbroglione).
DIFFERENZE
Cambio di iniziale
- Sapreste distinguere
una bandiera che sventola
da un elefante che brontola?
- La bandiera xxxxxxxx;
l’elefante yxxxxxxx.
***
Soluzione del gioco precedente
Mongolo - Gongolo
La Citazione
a cura di Riccardo Ceccarelli
Solidarietà e gratuità
La solidarietà è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, quindi non può essere delegata solo allo Stato. Mentre
ieri si poteva ritenere che prima bisognasse perseguire
la giustizia e che la gratuità intervenisse dopo come un
complemento, oggi bisogna dire che senza gratuità non
si riesce a realizzare nemmeno la giustizia.
Benedetto XVI, “Caritas in Veritate”, 29 giugno 2009,
n.38
La p u l c e
In Italia i ragazzi che dichiarano di appartenere alla chiesa
sono passati in sei anni dal 67 al 53%. Commento di Avvenire: “I giovani non hanno voltato le spalle al sacro, ma lo vivono in modo più individualista”. Come quei quattro ragazzotti, ad esempio, che a fine marzo hanno officiato per tre
giorni dei “riti di purificazione della Vallesina” al palaconvegni, con maschere rituali, formule sciamaniche, candeline,
danze, incensi. Se questa è modernità…!
Il freddo di una notte lunga un anno
che si scioglie e svanisce nella coralità
di cento, mille, migliaia di mani che si
stringono, lottano come mai era successo, per riafferrare la speranza, la libertà, la pace.
Il caldo di un sole tanto atteso bacia
l’alba del giorno che ritorna e illumina
la strada sulla quale tutti camminiamo.
Una strada che può restare libera solo tenendo
i nostri eroi dinanzi, non
permettendo alle ombre
del gelido passato di inghiottirli. Solo accettando
la fatica di saper dire “no”
o di saper dire “sì” quando è giusto che si dica.
La prima cosa che si avverte quando si sta male
è il freddo. E il freddo di
tutta la drammaticità, la
cruenza, la desolazione
del periodo più doloroso della nostra storia
è quanto lo spettacolo
messo in scena dal regista Gianfranco
Frelli è riuscito a far passare nei presenti che gremivano il Pergolesi nella
serata del 25 aprile. Con l’entusiasmo
e la bravura dei giovanissimi attori di
Teatrotello e degli Onafifetti, che hanno interpretato canti della Resistenza
mettendoci tutta la loro passione ed
esperienza, la piecè - prodotta sulla riduzione del testo originale di Franco
Antonicelli curata da Silvia Bertolotti e Gian Franco Berti-, ha restituito
intatta, a distanza di sessantacinque
anni, la memoria di quei giorni.
L’evento - realizzato con il patrocinio
della Provincia e della Presidenza del
Consiglio della Regione, il sostegno
di Banca Marche, Chn Italia e della
Fondazione Pergolesi Spontini; e introdotto dal vicepresidente Valentina
Conti - , ha ancora una volta pienamente dato atto dello spessore storico, culturale ed educativo dell’attività
svolta dal Centro Studi Piero Calamandrei che ora ha, nella persona di
Carlo Azeglio Ciampi, il suo presidente onorario.
Fotoservizio Paola Cocola
La sposa turca (2004): un film del giovane sceneggiatore Fatih Akin
C inema La violenza dell’amore
L’estroso dramma romantico turco-tedesco La sposa turca (2003-2004), quarta realizzazione del giovane sceneggiatore e regista di Amburgo Fatih Akin, ha
conquistato l’Orso d’oro al Festival del
cinema di Berlino del 2004 ed ha conquistato gli spettatori di tutto il mondo,
con il suo turbolento ritratto di amanti
lacerati dalle differenze culturali, dalla
durezza della vita e da turbe psichiche
reali e presunte tali. Cahit (Birol Unel),
lo scontroso protagonista, incline all’alcolismo, violento e donnaiolo, conosce
Sibel (Sibel Kekilli), fragile esule turca,
nella sala d’attesa di un ospedale psichiatrico di Amburgo, entrambi scampati
ad un tentato suicidio. Quello dell’uomo
è reale, quello della ragazza, invece, era
un tentativo di evitare il matrimonio
concordato dalla sua famiglia, fedele
ai rigidi precetti musulmani. Sibel chiede a Cahit di sposarla per recuperare la
stima dei suoi e per essere finalmente
libera dalla rigidità del padre; l’uomo
accetta, convinto che un matrimonio
fittizio potrebbe porre rimedio alla sua
vita distrutta dalla morte della sua prima moglie. La coppia condivide un appartamento e poco più. Lui è trasandato
e collerico; lei sfrutta questa sua nuova
condizione sociale, libera da un vero legame affettivo con il marito, per cercare
di divertirsi come pensa fosse più giusto, andando però incontro alla sua coscienza ed alla gelosia di Cahit, che pian
piano si sta innamorando di lei. L’amore
che finalmente nasce tra di loro ha la
violenza brutale di un pugno inaspettato nello stomaco. Pugno che a Cahit costa la prigione ed una ricerca disperata
di Sibel, fino in Turchia, dopo l’uscita da
galera. In questa pellicola Akin ricorre
al dramma e alla commedia nera ottenendo risultati eccellenti e presentando
il caos dell’amore al suo massimo livello, terribile e lacerante. Il regista riesce
a tirar fuori il meglio di Unel, già protagonista del suo primo film Rapido e
indolore (1998), e dell’esordiente Kekilli,
ex impiegata di un centro commerciale
di colonia. Il ruolo del protagonista maschile sta molto a cuore al regista che
dichiara: «Il ruolo di “anima dannata”
di Cahit si adatta perfettamente a Birol
Unel. Manifesta molti miei desideri, soprattutto quello di rompere le regole. Il
protagonista dà vita ad un’autodistruzione poetica, come Kurt Cobain e Jim
Morrison».
La colonna sonora è un viaggio vibrante tra diverse culture musicali e include
temi turchi interpretati da musicisti zingari, tematica che Akin riprende nel suo
documentario Crossing the Bridge: The
Sound of Istanbul (2005).
Andrea Antolini
JESI: al via le indagini diagnostiche sulle opere del pittore veneziano
Lorenzo Lotto in mostra a Roma nel 2011
Fervono i preparativi per la
grande mostra che sarà dedicata a Lorenzo Lotto nel
2011 presso le Scuderie del
Quirinale a Roma. La Regione Marche, che custodisce
all’interno dei musei civici e
delle chiese del suo territorio
ben 24 opere del pittore veneziano, non poteva mancare
all’appello.
I rapporti di Lotto con le
Marche sono stati continui:
le opere marchigiane, prese
nel loro insieme, consentono
di ripercorrere la genesi, il significato e lo sviluppo del suo
intero percorso artistico. La
programmazione 2009/2011
delle Scuderie, decisa da una
Commissione
Scientifica
composta da rappresentanti
delle Istituzioni più importanti del panorama culturale
italiano, prevede una serie di
eventi che culmineranno con
la mostra “Lorenzo Lotto” in
programma per la primavera
2011. In vista della realizzazione della mostra, l’Azienda
Speciale Palaexpo, ente strumentale del Comune di Roma
e uno dei più importanti organizzatori di arte e cultura
in Italia (sua la gestione delle
Scuderie del Quirinale, Palazzo delle Esposizioni, Casa del
Cinema e Casa del Jazz), ha
rivolto alla Regione Marche la
proposta di condividere il progetto e di attivare un rapporto
di collaborazione istituzionale articolato nel sostegno alla
mostra del 2011 con il finanziamento di 20.000 euro per
le azioni di diagnostica sulle
opere marchigiane di Lorenzo
Lotto – a Jesi iniziate già dallo
scorso 20 aprile –, nel supporto e coordinamento delle attività in accordo con i curatori
della mostra, nelle richieste di
effettuazione delle analisi non
invasive e di prestito presso
gli enti proprietari. La Regione Marche figurerà come
ente che sostiene la mostra
e che interviene per valorizzare il patrimonio culturale
di proprietà degli enti locali,
conservato nei musei della regione. Le indagini svolte confluiranno in un volume che
costituirà, insieme al catalogo ufficiale della mostra, uno
strumento di approfondimento sull’attività di Lorenzo Lotto per le Marche. Le immagini delle opere oggetto delle
indagini diagnostiche e che
saranno pubblicate nel catalogo della mostra, verranno rac-
colte nella Fototeca regionale
specializzata in beni culturali
della regione. Le indagini previste, realizzate da esperti di
varie università italiane, sono
la micro e macrofotografia, la
spettrofotometria vis e NIR, la
fluorescenza X caratteristica
(XRF), la riflettografia infrarossa nelle bande a 800 nm,
1200 nm e 1800 nm.
Il sostegno alla mostra in una
sede così prestigiosa come le
Scuderie del Quirinale e alle
attività di ricerca e di indagini
diagnostiche sulle opere marchigiane del grande artista
veneto, sono elementi strategici per valorizzare il territorio regionale e richiamare
l’attenzione su un artista che
così tanto ha segnato la storia
della pittura in Italia.
Rosa Coscia
4
Attualità
2 maggio 2010
Il pontificato di un Papa
e una teologia da salotto
Come partecipare
al metodo democratico
di Remo Uncini
Abbiamo visto in molti
quelle immagini in televisione, che ci hanno fatto comprendere quanto il dibattito
politico si possa trasformare
in scontro che coinvolge i
rapporti personali. Non voglio entrare nel merito delle
questioni sollevate giovedì
22 aprile alla direzione del
partito di maggioranza, il
Popolo della Libertà, che sta
governando il Paese; ma riflettere su come è avvenuto
e nel confronto tra due diversi modi di gestire la politica. Quando da una parte si
pongono principi che intendono salvaguardare il rapporto democratico sia internamente al partito sia con
altre forze del parlamento,
e dall’altra si manifesta la
tendenza di chi si richiama
agli elettori, lo scontro è
inevitabile. E’ il concetto di
democrazia che si mette in
discussione.
Due personalità forti nella
politica hanno messo a nudo
l’aspetto più importante e
fondamentale della democrazia: la libertà del dissenso. La democrazia diventa
reale quando si dà la possibilità di interloquire, anche
se le scelte non possono essere rinviate all’infinito: alla
fine deve giungere alla soluzione delle questioni sociali
e politiche.
La partecipazione diventa fondamentale se intesa
come possibilità di affrontare in comune i problemi.
Coinvolgere è un lavoro
arduo per tutti; del resto in
ogni schieramento c’è que-
sta difficoltà del limite della
partecipazione.
Perché un dibattito al quale
possiamo assistere in diretta
ci coinvolge tanto? Perché
sentiamo di poter determinare il modo con cui il sistema democratico evolve
sia che migliorino sia che
peggiorino i nostri rapporti interpersonali. Abbiamo
l’abitudine di delegare limitandoci al voto. Ne segue,
spesso, un giudizio negativo della politica: “sono tutti
uguali!” Viviamo prescindendo da essa come se non
incidesse sulla nostra vita
quotidiana. Invece la nostra
partecipazione è necessaria
per la valorizzazione del sistema democratico, base del
vivere sociale e civile.
Siamo uno tra i paesi i cui
cittadini leggono di meno:
ci basta la televisione, accettiamo le notizie passivamente e su queste formiamo le nostre opinioni.
Siamo soltanto ascoltatori
di dibattiti degli altri. Senza
alcun moto partecipativo da
parte nostra rimaniamo lontani dalla politica, quasi per
non sporcarci le mani, senza
renderci conto di quanto le
scelte economiche e politiche ricadano su di noi.
Ascoltare è bene, ma dobbiamo andare oltre: coinvolgerci e coinvolgere. La
democrazia, che è un bene
di tutti, passa attraverso la
capacità anche di dissentire
per essere partecipi e costruire insieme, con la piena
consapevolezza che non siamo i possessori della verità,
ma che tentiamo di cercarla
insieme agli altri.
di Riccardo Ceccarelli
Il colloquio-intervista su
“L’Espresso” del 29 aprile
di Vito Mancuso, con questo titolo: “Scacco al Papa.
Lo scandalo pedofilia. La
linea troppo conservatrice
del Pontefice. La perdita di
fiducia dei fedeli. La chiusura alle donne. La Chiesa
cattolica attraversa una crisi
profonda. Parola di teologo”,
a pagina 34, ha riempito la
copertina dello stesso settimanale. E l’ho letto con curiosità e interesse. Premetto,
osservando e sostenendo
che Mancuso è libero di dire
quello che vuole e dirlo dove
vuole. Fino ad un anno fa, o
giù di lì, per diversi mesi, ha
scritto per “Il Foglio”, ora
scrive su “La Repubblica”, la
cattedra-ambone di Eugenio Scalfari, che interviene
con “Il vetro soffiato” (“Il
potere e il vangelo”) anche
su questo numero del settimanale della stessa famiglia.
Due-tre pagine per Mancuso, solo una colonna e tre
quarti per Sandro Magister,
che analizza il quinquennio del pontificato di Benedetto XVI. Mancuso, il
teologo, dice cose in cui di
teologia in senso stretto c’è
ben poco, anche se insegna
teologia all’Università San
Raffaele di Milano; Sandro
Magister, solo giornalista,
vaticanista sì dello stesso
settimanale, ma non insegna
teologia, scrive cose più sensate, meno scontate, un’analisi più teologica. Vi invito a
leggerle e a tirare le vostre
conclusioni. Per Mancuso “i
cattolici sono divisi tra coloro i quali capiscono che il
Terre Elementari
Le celebrazioni del 26 aprile
(avete letto bene…)
Quest’anno, a Jesi, le celebrazioni per impegno sociale, condanna della vioil 25 aprile sono state particolarmente lenza… dove posso andare a ritrovarli il
numerose e vivaci. Nel senso che ac- giorno dopo? Al bar e per strada, e nelle
canto alle tradizionali cerimonie civili scuole e nei consessi di tutti i generi il
e religiose se ne sono affiancate altre di 26 aprile è un altro giorno. Il 25 aprile è
forte impatto pubblico. Tutte ispirate stato messo in archivio, come si fa con
alla giusta causa del mantenimento del- un qualsiasi documento. Servirà forse
la memoria viva di fatti che hanno “fat- per un altro successivo 25 aprile. Eppeto” la nostra nazione. Dopo il 25 aprile rò tra le due date ci sono 365 giornate
c’è il 26, e questo banale pensiero mi ha dove non si celebrano le stesse cose e
accompagnato per la mattinata del gior- dove sarebbe invece interessante (utile?
no dopo. Perché mi sono posto il tema – civile?) mantenere intatta la tensione
(non mi pare il caso definirlo problema) della celebrazione. Che ci vede insieme
di che cosa accade dopo le celebrazioni. a testimoniare il voler esserci, insieme e
Mi sono chiesto: e adesso? Voglio dire: non divisi, attenti e non disattenti. Cite adesso (dopo aver ricordato e celebra- tadini e concittadini, possiamo dire con
to e commemorato e manifestato) cosa le parole che si usano nelle cerimonie di
si fa per rendere concrete queste dichia- celebrazione. Non credo che il 26 aprirazioni di intenti di per sé sacrosante e le sia stato diverso da quello dell’anno
legittime, giustamente educative e giu- scorso: o forse sì, per via del tempo che
stamente civili? E quindi mi sono messo passa e delle trasformazioni che subena guardare la città e le persone, a capire trano nella nostra vita. Già: è probabile
se i temi delle celebrazioni fossero an- che la mia voglia di celebrare il 26 apricora risuonanti nella quotidiana “terra le nasca proprio dalla voglia di guarelementare” della vita ordinaria. E mi dare con attenzione le trasformazioni.
sono accorto che già si parla e si discute Guardare per poi celebrare sarebbe
di altro e che le celebrazioni sono vissu- poco. Guardare per viverle, consapevoli
te di preparazione e di rappresentazio- dell’essere protagonisti di una cerimonia
ne (un po’ come si fa nello spettacolo). tutta particolare: quella in cui le parole
Nessuno che però faccia la cosiddetta pronunciate durante le celebrazioni pro“recensione”; la quale, nella fattispecie vano a diventare una “terra elementare”
è una recensione fatta della materia dei da concimare per far crescere quello che
comportamenti. Ovvero: libertà, de- vogliamo davvero far crescere.
mocrazia, rispetto dell’altro, giustizia,
Silvano Sbarbati
dettato dottrinale è contrario allo spirito dei tempi, e
chiedono che sia rivisto scegliendo come ultima guida
l’esperienza che essi fanno
nelle loro vite e coloro i quali, invece, vogliono che siano
le acquisizioni dottrinali accumulate nei secoli a guidare l’azione, e si pongono in
un’eroica contrapposizione
col mondo. Ecco: Benedetto
XVI è incapace di vedere che
l’anima cattolica si compone
di queste due dimensioni”.
Mancuso, ma anche altri
come il teologo Hans Küng,
invocano un nuovo Concilio, Sandro Magister con
vero acume osserva: “Stringi, stringi, il programma
dell’immaginario Concilio si
riduce all’abolizione del celibato del clero, al sacerdozio
per le donne, alla liberalizzazione della morale sessuale e a più democrazia nel governo della Chiesa. Le stesse
cose che, attuate in alcune
Chiese protestanti, non ne
hanno prodotto rigenerazione alcuna. Anzi, come
si vede nella Comunione
anglicana, hanno piuttosto
generato robuste correnti di
migrazione verso la Chiesa
di Roma, come al solo porto
sicuro”. Da “L’Espresso” non
ci si poteva aspettare di più,
sacrificare Magister a favore
di Mancuso, più moderno,
più aperto allo spirito dei
tempi normativo del dettato
dottrinale (come la pensano
molti cattolici, a suo dire, incompresi dal Papa), lui con
il titolo di teologo, arrivato
e ben introdotto nella stampa radical-chic e nei relativi
salotti culturali. Povera teologia! Non si fa teologia ac-
cettando le “conquiste” del
pensiero
contemporaneo
ma analizzandole e commisurandole con le idee che,
pur stando nel tempo, non
hanno tempo, con quel Dio
cioè che ha parlato all’uomo
in Gesù di Nazareth. Altrimenti che teologia è? Non è
nient’altro che una svendita, elaborata culturalmente,
nel diffuso mercato del relativismo che dal quotidiano sta arrivando, se non in
parte lo ha già pervaso, nel
pensiero anche “teologico”. “La contrapposizione
[di Benedetto XVI] con il
pensiero contemporaneo,
imbevuto di relativismo, è
totale e drammatica, ma
il Papa professore, dietro
modi cortesi, nasconde una
tempra da combattente e
ha ingaggiato una battaglia
senza quartiere, anche nei
confronti di quei settori
della Chiesa più inclini a
cedere alle sirene relativiste” (Aldo Maria Valli, “Il
Foglio”, 13 aprile). Troppo
ingombrante per molti “sapienti” risulta papa Ratzinger con la sua mitezza, con
la forza della ragione, con
la sua spiritualità e con “il
candore di credere soprattutto che la Parola del Signore rigeneri i cuori” (Andrea Riccardi, “Avvenire”,
18 aprile). Parole e idee che
sembrano assenti da una
certa “teologia”, più vicina
ad una sociologia alla moda
che non ad una riflessione
tra Dio e l’uomo, tra l’eterno e il tempo, tra Gesù di
Nazareth e il “cuore” degli
uomini, proprio quella che
il papa veramente teologo
sta portando avanti.
Jesi, 4 maggio
La Resistenza
La sezione di Jesi dell’Associazione
Nazionale
Partigiani d’Italia in collaborazione con l’Istituto
Gramsci Marche organizza un interessante
incontro sulla resistenza
partigiana a pochi giorni
dalla celebrazione della
festa della Liberazione
d’Italia. Interverranno
all’incontro Carlo Costa e Lorenzo Teodonio
autori del libro “Razza
Partigiana –Storia di
Giorgio Marincola Partigiano nero e italiano”, un
ragazzo come tanti che
prese parte ai moti della resistenza, ma l’unico
partigiano italo – somalo. L’incontro si terrà
martedì 4 maggio alle
ore 17.30 presso la Sala
Convegni Università di
Jesi, in via Angeloni, oltre all’incontro con gli
autori sarà anche proiettato un breve video su
Isabella Marincola, sorella di Giorgio.
s.f.
In mostra fino al 2
Andrea Crostelli
Al Palazzo dei Convegni
di Jesi saranno esposte le
opere pittoriche di Andrea Crostelli, pittore e
poeta nato e residente a
Ostra. La mostra sarà disponibile fino al 2 maggio.
Crostelli la scorsa settimana ha allestito una
mostra al Caffè Letterario di Moie ricevendo l’apprezzamento dei
clienti di questa struttura creata all’interno della
Biblioteca La Fornace di
Moie.
L’eccidio di Katyn’ è rimasto ignoto all’opinione pubblica per tre anni
Una tragica coincidenza
Mosca, 23 agosto 1939. Il quadro della sovietizzazione
Reich tedesco e l’Unione So- delle regioni orientali, nello
vietica siglano un accordo specifico della Polonia, apnoto come Patto Molotov- pena annesse dall’unione
Ribbentrop dal nome dei mi- Sovietica. L’ordine d’esecunistri degli esteri dei due go- zione è del “piccolo padre”
verni.
Stalin, per 30 anni a capo del
Un evento inatteso viste le Sovjetskij Sojuz. La scrupodifferenze ideologiche esi- losa preparazione è della sua
stenti tra i due sistemi politici. “anima nera”, del direttore
Polonia, marzo 1940 foresta dell’NKVD Lavrentij Berija.
di Katyn’. Più di 22mila tra Esponente di spicco del Pomilitari del disciolto esercito litbjuro, l’elite dirigente del
polacco e intellettuali - dete- PCUS (Kommunisticeskaja
nuti del campo di prigionia di partija Sovetskogo Sojuza),
Kozielsk vicino al villaggio di che la figlia di Stalin, SvetlaGnezdovo - vengono freddati na Allilueva, descrive come
con un preciso colpo alla nuca. uomo cinico e crudele.
A premere il grilletto delle Questo avveniva dopo l’inNagant (revolver da 7 colpi tesa tra Hitler e Stalin con la
calibro 7,62 che utilizzando quale, e grazie ad un protoun sistema che impedisce la collo segreto, concordavano
dispersione di gas aumenta la la spartizione dell’Europa.
pressione di sparo e quindi la Il 24 agosto, all’indomani del
velocità del proiettile) sono gli Patto “di non aggressione”, in
uomini del Commissariato del un radiomessaggio Pio XII
Popolo per gli Affari Interni. Il presagiva l’apocalisse e proNarodnyj Kommissariat Vnu- nunciava le parole: “Nulla è
trennich Del, uno dei nume- perduto con la pace. Tutto
rosi discendenti della Ceka di può esserlo con la guerra”. E
Felix Dzerzinskij nata nel ‘17 la guerra scoppia nel giugno
per volontà di Lenin a “prote- del 1941 con l’avvio della
zione della Rivoluzione”.
Unternehmen Barbarossa. Il
I cadaveri di un’intera gene- Reich di Hitler metteva in
razione appartenente alla moto quella che, sullo scacborghesia e all’intelligencija chiere europeo, è stata l’opepolacca finiscono nelle fosse razione più importante del
scavate dai trattori dei genieri secondo conflitto mondiale.
sovietici.
Tra i motivi il concetto di un
Katyn’ è stata una delle molte Lebensraum, spazio vitale,
operazioni di “profilassi pre- destinato alla “razza ariana” a
ventiva” - attuate negli anni danno degli Untermenschen,
del terrore staliniano - nel letteralmente
sub-umani,
dell’Europa orientale. Un’aggressione propagandata a “difesa del mondo occidentale”.
A partire da quella “sciagurata intesa”, nei primi 17 giorni
del settembre 1939 la Germania e l’Unione Sovietica
hanno invaso la Polonia e si
sono spartiti il suo territorio.
Nel giro di un anno l’URSS
guidata dall’ ”Artefice della
modernizzazione e industrializzazione sovietica” ha
occupato e annesso gli Stati
Baltici (Lituania, Lettonia,
Estonia), la Bessarabia ed ha
dichiarato guerra alla Finlandia. L’eccidio di Katyn’ è
rimasto ignoto all’opinione
pubblica per tre anni fino
a quando, nel 1943, la radio tedesca l’ha reso noto al
mondo.
Respingendo la versione
del “comune nemico” (che
scientificamente andava eliminando 6 milioni di ebrei),
Churchill sentenziò che non
era il momento di aprire
contenziosi fra alleati, Roosevelt rimase muto, i sovietici eressero un cippo commemorativo antitedesco e la
strage è rimasta per anni “ufficialmente nazista”. Fino alla
perestrojka, quando l’ultimo
segretario generale del Partito Comunista dell’Unione
Sovietica, Michail Gorbacev,
ha preso la decisione di rendere pubblici i documenti.
Massimo F. Frittelli
(1-continua)
Jesi
2 maggio 2010
Moie: ancora un premio al poeta Roberto Dellabella al concorso internazionale di Terni
5
Nuova produzione della Fondazione Lanari
Un premio alla scrittura genuina Wagner e Spontini
Nuova affermazione di Roberto Dellabella alla quarantesima edizione del
Concorso Letterario Internazionale “Premio San
Valentino” di Terni. La premiazione si è svolta domenica 25 aprile. Per la poesia
in vernacolo, su 270 concorrenti, ha conseguito il
quinto premio con diploma
d’onore. Medaglia e coppa,
per la poesia “La moje del
pensionado”. Per la poesia
in lingua ben due composizioni sono state prese in
considerazione, la prima
“Quando le mani tremano”
ha avuto una segnalazione
speciale con diploma d’onore e targa; la seconda “Compagni di viaggio” ha avuto
una segnalazione di merito con diploma e medaglia
del Premio. Nell’edizione
dello scorso anno Roberto
Dellabella si era piazzato al
terzo posto nella poesia in
vernacolo, quest’anno anche
le sue rime in lingua hanno
ottenuto significativi riconoscimenti. Traguardi che
danno soddisfazione e che
premiano un impegno di
scrittura genuino, aperto, si
direbbe trasparente. Un fare
poesia non solo con l’intelligenza ma soprattutto con il
cuore, con un pizzico di iro-
nia, con un sorriso che contagia, con parole che non si
fanno amare per se stesse
che invece invitano a riflettere un po’. Nel settembre
dello scorso anno Roberto
ha pubblicato la sua prima
raccolta di poesie in vernacolo e in lingua “Ve ‘rconto
‘na storia de paese” dove tra
il serio ed il faceto poneva
gli occhi sul suo ambiente
ma anche sul quotidiano
della vita, “una raccolta di
versi che con spontaneità
ed autenticità ci propone
scintille di quella verità del
sorriso e di quella verità
dell’anima che dovrebbero
essere la nostra ricchezza”.
Dellabella non smentisce
se stesso, sta continuando
con le sue poesie in questa
direzione,
arricchendosi
ed arricchendo chi legge
di nuove emozioni e partecipando nella semplicità
e nella verità al suo mondo interiore. Per un “poeta” non “coronato d’alloro”,
trovare un riscontro in un
premio e soprattutto nella
condivisone di emotività
e di interiori impressioni,
non è solo appagamento, è
la certezza di un dono riconosciuto e ricambiato. Cosa
non affatto trascurabile.
Riccardo Ceccarelli
Jesi, 4 maggio alle 18 in Pinacoteca presentazione del libro della Boldrini
Storie di uomini e donne in fuga
Martedì 4 maggio, alle ore 18, presso
la Galleria degli Stucchi di Palazzo
Pianetti a Jesi Laura Boldrini presenterà il suo libro “Tutti Indietro”, uscito
il 21 aprile per i tipi della Rizzoli. Oggi
nel dibattito pubblico si tende a considerare tutti i migranti allo stesso modo,
mettendoli indistintamente in un unico
grande calderone e presentandoli come
minaccia alla sicurezza. Anche i rifu-
giati, da vittime di regimi e conflitti, finiscono per rappresentare un pericolo.
Un grande equivoco che mina i principi di solidarietà e di diritto radicati da
sempre nella società italiana. Nel volume la jesina Laura Boldrini, portavoce
dell’Alto Commissariato ONU per i
Rifugiati (U.N.H.C.R.), che negli anni
ha affrontato con passione e coraggio
alcune tra le principali crisi umanitarie,
dal Kosovo, all’Afghanistan, dal Sudan all’Iraq, racconta la propria
esperienza, maturata nell’incontro
costante con il
dolore di chi è costretto a scappare
da guerre, persecuzioni e miseria,
descrivendo
al
contempo anche
l’Italia della solidarietà, spesso
oscurata dai mezzi d’informazione:
dagli uomini che
mettono a rischio la propria vita per
salvare in mare i naufraghi partiti dalle
coste africane, alle tante persone che
nel rapporto quotidiano con immigrati e rifugiati realizzano un’integrazione
vera e spontanea, gettando le basi per
la società italiana del futuro. All’incontro a Palazzo Pianetti, organizzato e
promosso da Banca Marche in collaborazione con il Comune di Jesi, interverrà il Sindaco di Jesi Fabiano Belcecchi, la giornalista Valentina Loiero e
mons. Attilio Pastori. Al termine, l’attrice Lavinia Grizi leggerà alcuni passi
del volume. Introdurrà e modererà gli
interventi Giovanni Filosa.
I proventi del libro verranno interamente destinati a borse di studio per
ragazzi afgani giunti in Italia senza
genitori.
Nella foto di Anna Vincenzoni, Laura
Boldrini (seconda da sinistra) con
il fratello Ugo e i suoi familiari
in occasione della cerimonia di
conferimento del premio alla
carriera del concorso internazionale
“Giornalismo: l’addetto stampa
dell’anno 2009”.
Un pieno di iniziative al liceo classico di Jesi
Gemellaggio e inaugurazione
In queste due settimane il liceo
classico “Vittorio Emanuele” di
Jesi è stato al centro di numerose e
importanti manifestazioni. Dalla visita
dei ragazzi del liceo classico “Fiani”
di Torremaggiore, in provincia di
Foggia, città gemellata con Jesi, alla
cerimonia di inaugurazione dei lavori
di ristrutturazione e adeguamento
sismico dell’edificio; dalla importante
conferenza del prof. Wasim Dahmash
dal titolo “Adotta un conflitto” alla
straordinaria mostra di materiale
scientifico d’epoca. Il servizio al
prossimo numero.
pc
San Marcello
e Acquasanta
Sabato 1° maggio la processione dalla Parrocchia di
Santa Maria di San Marcello
verso la Madonna della Rosa
di Ostra dove alle 8 sarà celebrata la Santa Messa dal
Vescovo di Senigallia, alla
quale partecipano abitualmente molti devoti. Domenica 2 maggio la tradizionale Festa dell’Acquasanta,
a Jesi, con alle 12 la Santa
Messa, seguita alle 16,30
dal Rosario e dalla processione con l’immagine della
Madonna dell’Acquasanta.
Alla conclusione al via la festa dietro la Parrocchia.
Autoscuole
Corinaldesi s.r.l.
Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale
CAP – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica
Jesi – Via Mura Occidentali, 31 – tel. 0731 209147 c.a. – fax. 0731 212487 - Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 – fax 0731 226215
Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 (Sede Consorzio Cons. A.C.) - Jesi – Via Marx, Zipa – tel. e fax 0731 211481 (Uff. oper. collaudi)
Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi – Adriatica – Falconarese) – Ostra – Marina di Montemarciano – Marzocca di Senigallia
Si è avviata alla conquista
delle platee nazionali la nuova produzione della Fondazione “Lanari”, realizzata in
collaborazione con il Teatro
Lirico Sperimentale delle
Marche: si tratta del melologo con danza “Graal. La notte che Wagner uccise Spontini” di Gianni Gualdoni, che
dopo il debutto nazionale
tenutosi al Teatro “Mestica”
di Apiro ha preso la via dei
gradi centri partendo da Milano, dove il 15 e 16 aprile è
stato salutato da un grande
successo di pubblico presso
il Teatro “Blu”.
“La sera della prima milanese era in sala un’ampia
rappresentanza dell’Associazione Wagneriana di Milano
- ci dice Gualdoni, che dello
spettacolo è anche il regista - che ha accolto il lavoro
con autentico entusiasmo.
Tanto da invitarmi a tornare
- conclude l’autore - per tenere una conferenza in merito
solo per l’Associazione”.
sull’idea della donna, la ricerca dell’eterno, l’impegno
civile e quello politico. Spontini incarna per lui il termine
mitico del rapporto e conflitto generazionale tra padre
e figlio, maestro e allievo, il
cui esito lo porta adesso, al
culmine del successo, ad intendere realtà nuove nella
progressione umana della
pietà, della consapevolezza,
della propria trasfigurazione
esistenziale: fino allo sviluppo ultimo, l’illuminazione
che può ribaltare il senso di
tante cose. Un viaggio segreto, profondo, nell’anima di
Richard Wagner: e non solo
della sua…
L’Opera, segnalata al Premio
Teatrale Nazionale “Vallecorsi” 2003, è stata oggetto di
Tesi di ricerca all’Università di
Macerata nell’Anno accademico 2008/2009. Notevole è
il ruolo “scenico” svolto nello
spettacolo della musica: quella di Spontini tratta da Vestale, Fernando Cortez, Agnese
d’Hohenstaufen; e quella di
Wagner stesso, da Parsifal,
Tristano e Isotta, Valchiria,
Sigfrido, Oro del Reno, Lohengrin, Tannhäuser.
Lo spettacolo si svolge a Venezia, la notte del 13 febbraio 1883: racconta le ultime
ore terrene del compositore
tedesco. Wagner sta scrivendo il suo ultimo articolo, incompiuto, intitolato “Del fe- In scena, nel ruolo di Waminino nell’umano”; soltanto gner, Renato Campese, dagli
da qualche mese ha presen- anni ‘60 interprete di ruoli
tato con successo a Bayreuth principali nelle più impor- teatro da lui stesso fatto co- tanti compagnie private
struire - la sua nuova opera, – Tofano, Scaccia, Sbragia,
l’ultima: “Parsifal”. Solo, con- Salerno, Moriconi, Mauri,
tornato da figure femminili Tieri, Buazzelli - e in quelle
che si animano - la moglie dei maggiori Teatri StabiCosima, Madame Spontini, li. Accanto a lui, ad animare
lo spirito dell’eterno femini- la drammaturgia con mono, delle valchirie, delle figlie menti di grande intensità,
del Reno - Wagner rivive il il Balletto del Teatro Lirico
suo percorso esistenziale: di Sperimentale delle Marche,
musicista, di artista, di uomo. per la coreografia di Patrizia
Gli affiora alla mente Spon- Bianchi. Dopo Milano, lo
tini, che conobbe e di cui spettacolo girerà per l’Italia,
compianse a suo tempo la da Torino a Genova a Roma,
scomparsa. L’antica orazione fino a Potenza: portando
funebre si fa ora conferenza, con sé, grazie al dinamismo
slancio onirico, confidenza, produttivo della Fondazione
confessione intima: ed ecco “Lanari” e del Teatro Lirico
pian piano rivelati i suoi prin- Sperimentale delle Marche,
cìpi sulla missione dell’ar- anche la grande figura del
te, sulla verità dell’amore, nostro Spontini.
6
Psicologia e società
2 maggio 2010
le due anfore
Corso per animatori dei fidanzati
commissione diocesana per la pastorale familiare
La persona nell’unità
del corpo e della mente
Veramente affascinante il titolo del quarto incontro, del percorso di formazione per animatori dei corsi per i fidanzati, condotto dal dott.
Federico Cardinali, sacerdote, psicoterapeuta
e direttore dell’Istituto di Terapia Familiare
di Ancona. L’argomento ci ha indotto ad una
riflessione profonda ed articolata sull’uomo
e quindi su ognuno di noi. L’essere umano è,
nella natura, il gradino più alto dell’evoluzione
poiché è capace di guardare se stesso, di agire,
di riflettere su ciò che vede e su ciò che fa e per
questa complessità nessuna scienza è capace
di comprenderlo totalmente. Il Salmo 8,6 dice
Davvero l’hai fatto meno di un dio, di gloria e
di onore lo hai coronato e già nell’antichità si
era certi della grandezza dell’uomo sia nella
tradizione religiosa che in quella filosofica.
Il relatore ci ha condotto ad una più profonda
conoscenza dell’uomo attraverso tre dimensioni: la dimensione biologica, la dimensione psicologica e la dimensione spirituale. La dimensione biologica, il nostro corpo, ci colloca sullo
stesso piano di tutti gli altri essere viventi e
viene analizzato e studiato dalla biologia e dalla medicina. Noi stessi siamo corpo, e quando
pensiamo ad esso abbiamo davanti l’immagine
del nostro corpo così come gli altri lo vedono.
Di conseguenza se noi siamo il nostro corpo,
allora prenderci cura di esso significa avere
riguardo di noi stessi e rispettarci. Ogni volta
che declassiamo il corpo (nostro o altrui) ad
oggetto di consumo, non è solo un corpo che
riduciamo ad oggetto, ma una persona.
Non dobbiamo dimenticare inoltre che l’umana
dimensione fisica ci accomuna agli altri esseri
viventi, che come noi hanno diritto alla cura e
al rispetto.
La dimensione psicologica, che ha luogo nella
mente, è quella che ci permette di pensare, di
vivere emozioni, di essere consapevoli di noi
stessi e ci differenzia dal resto dei viventi.
La consapevolezza è la capacità di riflettere
sulle nostre azioni, sui nostri pensieri, sulle nostre emozioni, ma esiste anche un’energia che
guida l’azione chiamata istinto per gli animali
e pulsione per gli essere umani. Mentre negli
animali l’istinto ad agire è come un programma
iscritto nella biologia, per l’uomo tra la pulsione e l’azione c’è il filtro della mente con la sua
capacità di pensare, riflettere, decidere e scegliere con un atto di libertà.
Le scienze psicologiche ci spiegano che la mente opera attraverso l’ambito cognitivo e l’ambito affettivo. Parlare di mente cognitiva significa
parlare della nostra capacità di pensare, di ragionare, di conoscere, di riflettere poiché i nostri pensieri si arricchiscono tramite lo studio,
le riflessioni, gli incontri con altre persone. La
mente affettiva comprende le emozioni, i sentimenti, gli affetti, sia nel loro aspetto di piacevolezza che in quello di sofferenza. Possiamo
concludere dicendo che la mente è una fonte
unica di energia, in quanto nella realtà l’aspetto
cognitivo e quello emotivo, sono così connessi
che mai, nelle nostre scelte, è solo uno di essi a
guidarci.
La terza dimensione che definisce l’essere
umano è la dimensione spirituale, che ha sede
nell’anima. È certamente difficile ed impegnativo attribuire alla parola anima un solo significato perché nel tempo ha assunto molte accezioni, al punto che il suo concetto originario ha
rischiato di essere soffocato.
Il Dott. Cardinali per rendere chiara l’etimologia di anima ha evocato il passo della Bibbia
dove troviamo scritto che Dio soffiò sulle sue
narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente (Gn. 2,7). Dunque da sempre, anima
è sinonimo di vita. Quando ne parliamo indichiamo quella dimensione di noi che ci mette
in contatto con la nostra energia vitale, che ci
fa aprire all’interrogativo di fondo del nostro
essere uomini: qual è il senso della vita e della
morte?
Ascoltare questa domanda e tenerla aperta,
anche quando non riusciamo a trovare una
risposta, significa coltivare la dimensione spirituale della vita. La ricerca di senso è propria
dell’uomo che sperimenta la sua grandezza in
rapporto agli altri esseri viventi e contemporaneamente la sua fragilità di fronte al dolore e
alla morte.
La tradizione ebraico-cristiana offre una prima risposta nel racconto biblico delle origini e
Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine,
a nostra somiglianza…. Dio creò l’uomo a sua
continua a pag. 8
di
C’era una volta un contadino che ogni giorno portava
l’acqua dalla sorgente al villaggio. Riempiva due grosse anfore e le metteva sulla
groppa dell’asino che gli
trotterellava accanto.
Una delle anfore era vecchia
e piena di fessure, e durante il viaggio perdeva acqua.
L’altra, nuova e perfetta,
conteneva la sua acqua, senza perderne neppure una
goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata, inutile. Tanto più che l’altra non
perdeva occasione di far notare la sua efficienza e la sua
perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io!”.
Un mattino, prima di partire
per il solito viaggio, la vecchia anfora si confidò con il
padrone: “Vedi, io so bene
i miei limiti. Ogni giorno,
quando arriviamo al villaggio, io sono mezza vuota. E
tu, per colpa mia, sprechi
tempo, fatica e soldi. Perdona la mia debolezza e le mie
ferite”.
Il padrone non rispose.
Nel viaggio di ritorno, le si
avvicinò: “Guarda sul bordo
della strada” le disse. “Ma
è bellissimo! Tutto pieno
di fiori!” rispose la vecchia
anfora. “Hai visto? E tutto
questo grazie a te - disse il
padrone - Sei tu che ogni
giorno innaffi il bordo della
strada. Io vi ho messo dei
semi e tu, senza neanche
saperlo, ogni giorno dai loro
l’acqua per vivere!”.
La vecchia anfora non lo
Federico Cardinali
disse mai a nessuno, ma
quel giorno si sentì morire
dalla gioia.
E’ un vecchio racconto Zen.
sull’Olimpo. Ma avevano
l’intelligenza di guardarli
con occhi aperti e di accorgersi che, alla fine, anche
quelli che si chiamavano dèi
erano dei poveracci: ricchi
di poteri che gli uomini comuni non avevano, ma altrettanto ‘ricchi’ (?) di tutti
i difetti dei comuni mortali.
Gelosie, invidie, tradimenti,
inganni… guidavano il loro
agire quotidiano.
Molte volte ci diciamo che
oggi stiamo vivendo nella
società dell’efficienza e della produttività. Il valore di
una persona lo misuriamo
sulla base della sua capacità
di produrre. Produrre cosa?
Produrre ricchezza. Nel
senso di ‘fare soldi’.
Non sembra anche a voi
Quante volte sentiamo la che oggi ci siamo creati un
gente che ammira chi è ca- nuovo Olimpo? Vi abbiapace di arricchirsi. Ad ogni mo collocato quelle persocosto. Chi “si è fatto da solo” ne che vantano efficienza
diciamo. Perché chi si è fatto e bravura. Pendiamo dalle
da solo è uno che “ci sa fare”. loro labbra. Le ammiriamo.
Osserviamo bene quali sono C’è però una differenza con
gli uomini di successo. Nel quegli uomini di oltre duemondo della politica, nel mila anni fa: noi, a differenmondo della televisione, nel za di loro, rischiamo di non
mondo del lavoro, perfino accorgerci che questi nuovi
nel mondo delle religioni. dèi sono, anch’essi, dei poNon ci capita di guardarli veracci. Ricchi di soldi e di
con ammirazione? Con in- parole, ma poveri di umanividia addirittura? Ci met- tà. Incapaci di guardare gli
tiamo ai loro piedi. Non ci altri se non come loro ‘sudaccorgiamo neppure della diti’. Incapaci di accorgersi
loro arroganza quando ci che in realtà siamo tutti
dicono che loro sono i mi- fratelli, perché tutti appargliori: mai nessuno è stato teniamo alla specie umana.
più capace e più bravo di Figli della stessa natura. E,
loro! Proprio come l’anfora per chi si riconosce credenefficiente e perfetta che non te, figli dello stesso Padre.
perdeva “neanche una stilla
d’acqua”. E noi, incantati dal “Dai diamanti non nasce
loro orgoglio, beviamo tutto niente, dal letame nascoquello che ci dicono. Come no i fiori” cantava Fabrizio
ipnotizzati dal loro fascino. De Andrè, un poeta che ci
Dalla loro perfezione.
ha lasciati qualche anno
fa. I fiori che abbelliscono
Gli antichi greci aveva- la strada e l’addolciscono
no collocato i loro dèi con il loro profumo non ci
sarebbero se non ci fosse
un’anfora che ‘perde acqua’.
Proviamo, allora, a guardare
con affetto alle nostre screpolature. Alle nostre ferite.
Proviamo a non averne paura. Riconoscere il nostro limite è la più grande ricchezza: è
la ricchezza che ci rende capaci di accorgerci del vicino,
capaci di vedere chi si trova
nel bisogno. Gesù di Nazareth ha posto qui la discriminante tra chi è nella Vita e
chi ne rimane fuori. E’ nella
disponibilità a farci prossimi
(= molto vicini) con chi sta
peggio di noi.
La vecchiaia, la malattia, una
disabilità, la poca cultura
perché non abbiamo potuto studiare, un lavoro umile
e di scarso prestigio sociale,
un difetto fisico, le rughe che
sembrano invadere il nostro
volto, la stanchezza che si
fa sentire tanto più velocemente quanto più crescono
gli anni, i pochi soldi di cui
disponiamo… tutto questo è
grande ricchezza.
Perché uomo di valore non
è chi ha il conto in banca
più alto e si crede migliore di tutti gli altri. Uomo di
valore è colui che è capace
di riconoscere, accanto alle
proprie qualità, anche il
proprio limite. E’ chi, quando guarda gli altri, non li
guarda per trovarsi ‘più
bravo’, né vi vede dei servi
da sfruttare, ma dei fratelli,
coinquilini alla pari su questa nostra terra.
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail (redazione@vocedellavallesina.it o cardinali@itfa.it)
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
Cupramontana, scuola Santa Caterina: un corso di formazione per insegnanti ed educatrici
Il gioco è una cosa seria per tutti i bambini
Si è svolto il 25 marzo il secondo seminario di formazione per insegnanti ed educatrici, tenuto dal pedagogista
Paolo Petrucci e organizzato
presso la Scuola dell’Infanzia
Paritaria “S. Caterina” di Cupramontana nell’ambito del
progetto “Il gioco è una cosa
seria”. Si tratta delle prime fasi
di formazione (rivolte ad insegnanti ed educatrici) di un
percorso progettuale finalizzato a sostenere e valorizzare il
momento del gioco come modalità di apprendimento e di
crescita, perché attraverso il
gioco il bambino sviluppa vissuti e competenze riguardanti
tutti i campi d’esperienza.
Il gioco rappresenta la
caratteristica originale
del modo di essere del
bambino, la sua forma
di conoscenza e la sua
operatività: attraverso
il gioco si confronta e
si relaziona con gli altri,
approfondisce competenze linguistiche, logiche, scientifiche, ma-
tematiche, rafforza la propria
autonomia e la conoscenza
del mondo che lo circonda.
Il lavoro avviato prevede, oltre alla formazione delle insegnanti, il coinvolgimento
degli oltre 240 bambini che
frequentano le scuole dell’infanzia ed i servizi di prima
infanzia coinvolti in rete
nell’iniziativa: “S. Caterina”
di Cupramontana, “D. Pallavicino” di Moie, “M. Santi”;
“Cielo Blu” di San Marcello;
“S. Caterina” di Jesi, “Collina”
di Santa Maria Nuova, “CIF
Serradica” di Fabriano. Anche le famiglie sono inserite
in questo percorso: ai genitori
sarà poi presentato tutto il lavoro svolto, che si concluderà
nell’anno scolastico 2010-2011.
Dalle scuole coinvolte emerge
la soddisfazione del riconoscimento avuto a livello regionale
nel proporre un’iniziativa che
offre anche alle scuole paritarie, che svolgono un servizio
pubblico riconosciuto dalla
legge, la possibilità di aumentare il livello qualitativo della
loro offerta formativa.
Il progetto infatti si è classificato al settimo posto nella
graduatoria del Bando emesso
dalla Regione Marche a sostegno delle Autonomie Scolastiche (aperto a tutte le scuole di
ogni ordine e grado della Regione).
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Vita ecclesiale
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 29 aprile
Ore 10: Teatro Pergolesi, incontro con don Merola
Ore 13: Santuario delle Grazie, incontro con la
Polizia
Ore 18: Santuario delle Grazie, Preghiera di
Adorazione
Ore 19: Santuario delle Grazie, Concelebrazione
Ore 21: Santuario delle Grazie, Partecipazione
alla Lectio per Giovani
Venerdì 30 aprile
Ore 21.15: Incontro con gruppo AC
Sabato 1° maggio
Ore 10: Santuario delle Grazie, S. Messa per
Aclisti
Domenica 2 maggio
Ore 9.30: Pantiere, S. Messa e Amministrazione
della Cresima
Ore 11.30: Parrocchia San Massimiliano K., S.
Messa e Amministrazione della Cresima
Ore 16.30: Santuario delle Grazie, S. Messa nella
partenza della Madonna pellegrina
Ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento
Vocazionale
Martedì 4 maggio
Ore 15: il Vescovo riceve nella cappella di San
Floriano, in Duomo, coloro che desiderano
confessarsi o avere un colloquio spirituale - fino
alle 17.
Ore 18. Senigallia, S. Messa nella festa del patrono
San Paolino
Mercoledì 5 maggio
Ore 10: Riunione del Collegio dei Consultori
Giovedì 6 maggio
Ore 9.30: Cagli, Ritiro per i Sacerdoti della Diocesi
di Fano
Venerdì 7 maggio
Ore 18: S. Maria del Piano, commemorazione di
don Ezio Balestra
Sabato 8 maggio
Ore 15: Cupramontana, Inaugurazione del
Santuario del Beato Angelo
Ore 18.30: Cattedrale, S. Messa nella festa di San
Floriano
Domenica 9 maggio
Ore 9.30: San Massimiliano K., S. Messa e
Amministrazione della Cresima
Ore 11.15: S. Maria Nuova e Collina, S. Messa e
Amministrazione della Cresima
Ore 17: Poggio San Marcello, Festa della Madonna
del Soccorso
Ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento
Vocazionale
Oggi sposi
1 maggio: Pierpaolo Pergolesi e Silvia Martelli a San
Giovanni Battista; 2 maggio: Massimo Biagioli e
Letizia Bini a Moje; Carlo Denaro e Letizia Pollonara a
Cupramontana, chiesa S. Lorenzo.
Settimanale di ispirazione cattolica
fondato nel 1953
Parola
di Dio
2 maggio 2010
7
2 maggio 2010 - quinta domenica di pasqua
Ha voluto condividere la sua vita con la nostra
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,31-33a.34-35)
Quando Giuda fu uscito, Gesù disse: « Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche
Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per
poco sono con voi.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho
amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Commento
Siamo a ridosso dell’ultima Pasqua ebraica di Gesù su questa terra e Gesù ha
già fatto il suo amoroso gesto di lavare
i piedi agli apostoli, come segno del suo
servizio a tutta l’umanità. In questo contesto Gesù rivela tutta la profondità del
suo cuore e della sua vita messa a disposizione della salvezza del genere umano,
passando per la sofferenza della croce.
Qui si rivela anche la sofferenza morale
di Gesù: il tradimento di Giuda provoca una grande ferita al suo cuore pieno
d’amore e anche alla stima per questo
apostolo, scelto da lui, quindi uno dei
dodici prediletti.
Mi fermerò su due espressioni: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato (in greco: doxàzo) e Come io ho amato voi, così
amatevi (in greco: agapào) anche voi.
Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato
Il verbo doxàzo significa: opinare, immaginare, presumere; in senso traslato
significa: glorificare, magnificare. Chi
è che glorifica, magnifica Gesù, Figlio
dell’uomo? Dal testo si ha l’impressione
che ci sia una glorificazione reciproca
tra Dio Padre e Gesù Figlio. Gesù glorifica Dio quale Padre e il Padre glorifica
Gesù quale Figlio. Il motivo che soggiace a questo rapporto reciproco è l’obbedienza di Gesù al disegno di salvezza
progettato in seno alla stessa Trinità.
Comunque quello che impressiona è il
contrasto tra l’Ora e l’espressione che
precede: Ed era notte. Il momento più
oscuro della vita di Gesù diviene l’Ora
della glorificazione. Il trionfo del Profeta
di Nazaret inizia già con la sua passione;
la sua elevazione in croce, che è umiliazione e ignominia per gli uomini, è la
sua esaltazione e la croce il suo trono.
La scelta della croce da parte di Gesù è
l’inizio del compimento del disegno di
salvezza. Questo disegno si completerà
con la glorificazione della risurrezione e il ritorno (ascensione) nel seno di
Dio Padre, alle quali seguirà l’invio dello
Spirito Santo, come dono ai credenti e a
tutta l’umanità.
Ho mai pensato che la mia sofferenza
fisica, morale e spirituale, unita a Gesù
sofferente, dà gloria a tutta la Santissima Trinità?
Come io ho amato voi, così amatevi
anche voi
Il verbo agapào (=amare) ha la sua origine nel linguaggio popolare, molto più ricco di quello altolocato, e ha il significato
di un amore di condivisione piena, cioè
la capacità di condividere tutti i beni sia
materiali e sia spirituali. Ecco il modello
di questo amore: Gesù. Cosa egli ha detto e, soprattutto, fatto venendo in mezzo
a noi poveri mortali? Ha voluto condividere tutta la sua vita con la nostra: fatica,
insonnia, preghiera, annuncio del Regno
di Dio, guarigioni e perfino risurrezione di morti, gioie, sorrisi, sofferenze di
ogni genere fino al tradimento di Giuda
e al rinnegamento di Pietro e alla morte
in croce… Più amore di così, penso, non
si può immaginare in nessuna persona
mortale. Questo è il modello di riferimento per noi che lo seguiamo più da
vicino. Si tratta di seguire questo stile di
vita, di farlo personalmente nostro, perché l’amore è vero tanto quanto diviene il
totale e il per sempre. Non esiste, né umanamente né cristianamente, un amore
part-time. L’amore, fuoco di paglia, crea
soltanto delusioni sentimentali, morali e
spirituali che spesso segnano la vita con
gravi ferite interiori e non facilmente rimarginabili, specialmente quando tocca
il cuore della donna.
Io a quale modello di amore faccio riferimento nella mia vita umana e di fede?
P. Silvio Capriotti ofm
rosora: Domenica 2 Maggio presso la Parrocchia San Michele.
Il programma per la festa del Crocifisso
In preparazione della festa
al Crocifisso di Rosora, che
si terrà domenica 2 maggio,
il parroco ha invitato tutti
i volontari dell’Unitalsi dei
paesi della diocesi a partecipare all’incontro con gli
anziani della casa di riposo
Villa Celeste di Rosora. Giovedì 29 aprile alle ore 16,30,
nel giardino della struttura,
don Giuliano Gigli celebrerà la Santa Messa nel corso
della quale darà il sacramento dell’Unzione dei Ma-
lati. Seguirà un momento di
festa e di condivisione.
Venerdì 30 alle ore 17 ci
sarà la celebrazione a Gesù
Crocefisso, mentre sabato
1° maggio alle ore 17 ci sarà
la Messa presso la chiesa di
San Michele e alle ore 19 la
preghiera del Rosario alla
Madonnina del Calcinaro.
La giornata della Festa è
programmata invece per
domenica 2 maggio, con
la celebrazione delle Sante
Messe, alle ore 8 nella chie-
sa parrocchiale e alle ore 10
al Prato con l’accoglienza
dei pellegrini dai paesi vicini. Nel pomeriggio alle ore
17 preghiera del Rosario e
processione per le vie del
paese.
La “figuretta del Crocifissetto” risale alla metà del 1800,
fatta costruire sul suo terreno da Fabiano Gramaccioni
(nato nel 1824): è posta alla
confluenza di tre strade:
Via San Giovanni, Provinciale e scorciatoia per Ro-
sora. Fabiano era contadino
e aveva adibito due stanze
della casa in cui abitava per
lavorare con i telari: insieme ad alcune donne di Rosora confezionava il “panno”
e tre volte l’anno andava
con il somaro a venderlo a
Roma impiegando due mesi
per il viaggio di andata e
ritorno. La figuretta è stata
restaurata nel 1976 dai vicini in seguito ad un furto
sacrilego dell’immagine del
crocifisso.
sui temi dell’immigrazione,
dell’ambiente e dell’energia,
della scuola, dell’educazione e del volontariato. Alle
ore 13 è previsto il pranzo
a gruppi nelle parrocchie di
Jesi e la sintesi delle tematiche. Alle ore 18,30 il vescovo
Gerardo presiederà la celebrazione della Santa Messa.
Diocesi di Jesi, Pastorale Giovanile
12 miglia dell’Agorà
La diocesi così invita i giovani a prendere parte alla “12
miglia dell’Agorà”: “Un’esperienza indimenticabile insieme a tanti giovani come
te per vivere luoghi, realtà e
amicizie… e quell’incontro
con Dio che mai ti saresti
aspettato”.
Il programma di sabato 22
maggio prevede: alle ore 19
incontro per tutti a Moie, nel
piazzale della chiesa Cristo
Redentore; alle ore 20 cena
comunitaria; ore 21 veglia di
Pentecoste a cui è invitata a
partecipare anche la comunità parrocchiale; alle ore
22 momento di confronto
intorno al fuoco in piccoli
gruppi.
Domenica 23 maggio alle
ore 8: colazione e preghiera
con le comunità ospitanti;
alle ore 9 cammino verso
Jesi. I giovani, durante il percorso, divisi in gruppi, potranno discutete con esperti
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145
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Maiolati: domenica 2 maggio
Festa a Monteschiavo
Per solennizzare la tradizionale Festa a Monte Schiavo
di domenica 2 maggio è stato organizzato giovedì 29
aprile alle ore 20,45 il pellegrinaggio a piedi a Monte
Schiavo, con partenza dalla
chiesa Cristo Redentore di
Moie e soste corrispondenti
alle stazioni della Via Crucis:
all’arrivo la recita del Santo
Rosario.
Venerdì 30 aprile, invece, alle
ore 21 il Rosario nella chiesetta rurale di Monte Schiavo, con trasferimento libero
in auto e sabato 1° maggio
alle ore 21 la preghiera del
Rosario.
Domenica 2 maggio, giorno
della festa, alle 10 la Santa
Messa e alle ore 16,30 il raduno con la recita del Santo
Rosario. Alle ore 17, invece,
inizierà la processione con
l’immagine della Madonna,
accompagnata dalla Banda
Musicale di Castelplanio, nelle campagne di Monte Schiavo e la benedizione delle croci
per i campi; alle 18,30 la Santa
Messa conclusiva.
8
In memoria
2 maggio 2010
In ricordo di Giovanni Diotallevi
Una riflessione sulla Caritas
Il disagio di chi bussa
Carissimo don Nello, ho letto con vivo interesse il Suo
articolo sull’ultimo numero
della Voce. Nella parrocchia
di Moie funziona un banco alimentare, istituito dal
quel grande parroco che fu
don Gianni Giuliani, rifornito dall’Associazione ideata
dal sacerdote milanese don
Giussani. Ogni settimana
distribuiamo alimenti ad
una quarantina di famiglie
(cui corrispondono più di
150 persone) provenienti da
Moie e dai paesi limitrofi:
Castelplanio, Castelbellino,
Poggio San Marcello, Rosora,
Montecarotto. In gran parte
si tratta di extracomunitari
ma ci sono anche alcune famiglie italiane. In una delle
ultime consegne un extracomunitario era stato particolarmente insistente nel
chiedere e io ho reagito con
modi scortesi. In seguito, un
suo compaesano, che abita
nelle sue vicinanze, mi ha
fatto le scuse per conto di
quello, dicendomi che l’uomo aveva subìto un serio
intervento chirurgico a Villa
Serena ed era stato costretto
ad abbandonare il lavoro.
Ha aggiunto che da tre giorni, con moglie e tre figli
minori, l’extracomunitario
mangiava solo la pasta bollita da noi fornita, senza alcun condimento: questo è il
motivo per cui quell’uomo
insisteva nel richiedere certi
alimenti.
A sentire queste notizie, don
Nello, ho provato immensa
vergogna come cittadino e
come Cristiano.
Mi è altresì ritornato in
mente un episodio datato
più di quarant’anni. Il parroco e vice parroco di Moie di
quel tempo si erano attivati
per trovare un alloggio vivibile ad una famiglia che aveva cinque figli tra 0 e otto
anni. Risolto il problema, il
capofamiglia esternava pretese sempre nuove.
Con il parroco ed il vice
parroco feci delle considerazioni poco “cristiane”. Il
parroco, il più anziano tra
noi, tacque saggiamente; il
vice parroco, mio coetaneo,
mi rispose: “Franco, dal parroco e dai vari Enti vengono
a bussare persone in situazione di disagio economico
e umano, non ci verrà mai
(…) (e qui fece il nome di colui che era considerato il più
ricco di Moie), perché (…) si
sa organizzare da solo”.
Non ho mai dimenticato
quella lezione!
Tra gli altri utenti che sono
da noi assistiti, seppure non
si trovino in questo caso
limite, certuni lavorano e
percepiscono circa 1.000
euro al mese, altri, in cassa
integrazione, 700/800 euro.
Non credo che con questi
redditi, dopo aver pagato affitto e bollette abbiano molto da spendere.
Anch’io ho il sospetto che ci
sia qualche imbroglione ma
ritengo che sia uno scotto
che possiamo permetterci di pagare, a fronte della
immane soddisfazione che
abbiamo per l’aiuto che offriamo a chi vive situazioni
di disagio.
Don Nello, queste cose
devono esser dette chiaramente, perché la Chiesa
Cattolica, attraverso la Caritas, i suoi parroci e tutta
la sua organizzazione, è
l’unica realtà che fa qualcosa di tangibile per chi ha
necessità di sostegno.
Altri parlano solo e lanciano
slogan ma poi frequentano
ristoranti e vanno in vacanza e non si curano mai, con
impegno e concretamente,
di chi è nel bisogno. Anzi, è
probabile che siano i primi
a muovere critiche (anche
in Moie ciò avviene) perché gli assistiti mangiano
il gelato e fumano, oppure
hanno la macchina; in pratica – questa è la critica
principale – si dice che chi
sostiene d’essere nell’indigenza stia meglio di noi e
che, prima o poi, costoro se
ne tornino a casa loro.
Certamente, certi atteggiamenti dissennati vanno
censurati; tuttavia, dobbiamo prestare la massima
attenzione a promuovere il
senso di responsabilità in
chi chiede aiuto e, da parte nostra, tentare di evitare
i facili giudizi e i processi
sommari…
Franco C.
Radio Duomo Senigallia In Blu
Su radio Duomo Senigallia (95,2 Mhz) continuano gli appuntamenti per conoscere la diocesi. Domenica 2 maggio alle ore
8,30, andrà in onda l’intervista a don Giovanni Rossi, parroco
di Santa Maria del Piano. Nel corso della trasmissione, don Giovanni presenterà don Ezio Balestra, sacerdote dalla forte personalità e parroco della comunità parrocchiale di Santa Maria del
Piano per 35 anni. “Era un grande per la generosità, per la fede
nel Signore, per la devozione a Maria, per la fantasia creativa
nel costruire incontri con i lontani dalla fede per presentare la
bellezza del messaggio cristiano” sostiene don Giovanni.
Due ricordi dal Canadà
Alla signora Laura Meloni,
grande amica della famiglia D’Alesio (da molti anni
in Canadà) sono pervenute
queste due belle testimonianze riferite alla persona di Giorgio Bezzeccheri,
morto alcuni mesi or sono
e animatore della storica
Sanpietrina.
A Giorgio questo pensiero.
La scorsa settimana è venuto a mancare Giovanni Diotallevi, conosciuto da tutti
per il suo lavoro di tipografo
e per la sua passione per la
musica e, in special modo,
per la cornetta che suonava
nella Banda musicale di Jesi.
Figlio d’arte (suo padre era il
famoso tipografo e caricaturista jesino Duilio Diotallevi), era cresciuto nella tipografia di via Valle, nel salone
a piano terra di Palazzo Pianetti vecchio; qui ha continuato con grande impegno
e passione il lavoro paterno
nello stesso luogo dove era
stata fondata la “Tipografica
jesina” nel 1921.
Nel 1991 cessa la sua attività
e l’anno successivo Giovanni e sua sorella Margherita,
incoraggiati dalla direzione
della biblioteca Planettiana,
intraprendono una trattativa con l’Amministrazione
Comunale di Jesi, offrendo la loro disponibilità affinchè venga valorizzato
quanto esiste della propria
strumentazione tipografica
e del proprio patrimonio
documentario attraverso la
costituzione di una struttura che abbia lo scopo di documentare l’antica arte tipografica jesina e marchigiana.
Giovanni, profondamente
legato al padre, volendone perpetuare la memoria,
si fa promotore di questa
iniziativa perchè desidera
più di ogni altra cosa che le
macchine, con le quali egli
ha lavorato per tanti anni,
continuino a vivere e, quando è possibile, a funzionare
per sviluppare la conoscenza e favorire la crescita delle
nuove generazioni.
Grazie alla sensibilità sua e
della sorella, che aveva realizzato in precedenza una
bellissima pubblicazione sul
lavoro tipografico paterno,
nel 2000 viene inaugurato a
Jesi, in Via Valle, proprio in
quei locali, lo Studio per le
Arti della Stampa che oggi è
una struttura museale consolidata, nella quale vengono periodicamente organizzati dei laboratori di stampa
i cui protagonisti sono, oltre
a giovani studenti o appassionati d’arte tipografica, alcuni dei torchi di Giovanni.
In questi ultimi anni la sua
Mostra - vendita per i lebbrosi
Solidali con chi soffre
Il Gruppo “Amici di Raul Follereau” di
Jesi ha spedito all’Aifo di Bologna il ricavato della mostra – vendita del 2010, che
ammonta a 2.000 euro. Francesco Colizzi, presidente nazionale dell’associazione,
con una lettera ringrazia per il generoso
contributo e fa sapere che la somma è stata devoluta al “Coordinamento Progetti
Aifo – Brasile”. Coalizzi aggiunge: “Sentire vicino a noi l’amicizia di persone che
ci sostengono, ci dà forza per proseguire
nel nostro impegno e ci permette di continuare i progetti che stiamo gestendo a
In memoria di Giorgio Bezzeccheri
favore della salute e della dignità di migliaia di persone colpite da povertà, malattia e
disabilità, in molti paesi del sud del mondo.
Dal 1961 l’Aifo è in prima linea, a livello
mondiale, per curare i malati di lebbra e
dare vita a progetti di reinserimento sociale di chi ne è stato colpito, per sconfiggere
l’emarginazione e il pregiudizio”. I componenti del Gruppo di Jesi ringraziano di
cuore tutti coloro che hanno partecipato
alla raccolta e si augurano di poter continuare uniti questo cammino di solidarietà.
Rosaria Ricciardi Biundo
presenza discreta ha accompagnato il personale del Museo che più di una volta si è
avvalso della sua esperienza,
per avere delucidazioni sul
funzionamento di alcune
macchine e per sentire dalla
sua voce racconti e aneddoti
sulla sua vita all’interno di
un luogo così affascinante e
così ricco di storia. L’amore
per il suo lavoro e la devozione nei confronti di suo
padre trapelavano dalla sua
voce, a volte commossa, e
il suo sguardo s’illuminava
quando iniziava a raccontare
del padre e di tutti i personaggi più o meno caratteristici che avevano frequentato la tipografia e che in vari
modi erano stati parte della
sua vita; infatti molto spesso
inziava un discorso con la
frase “babbo diceva” come
se suo padre gli fosse sempre accanto. Egli sosteneva
fortemente che il lavoro in
tipografia, soprattutto quello della composizione con i
caratteri mobili, permetteva
a chi lo esercitava con interesse di crescere culturalmente e di imparare tante
cose dai testi da mettere in
forma.
Alcuni anni fa un’insegnante dell’Istituto comprensivo Federico II lo aveva
coinvolto in un progetto
sulla storia della stampa,
dal titolo “La stampa nel
tempo... un’occasione per
rileggere il libro e la città”,
invitandolo ad incontrare gli studenti della scuola
media per raccontare loro
la sua esperienza di tipografo e Giovanni aveva accolto questo invito con entusiasmo e impegno. Noi
oggi nel ricordare le sue
doti umane, vogliamo attestare quanto lui e la sua
famiglia si siano resi disponibili nei confronti del
bene comune, offrendo alla
città di Jesi un’opportunità
in più di crescita umana e
culturale. Li ringraziamo
nuovamente per la sensibilità che hanno avuto nel
mettere a disposizione della collettività un patrimonio documentario e culturale unico e originale.
Rosalia Bigliardi
e Francesca R. Bini
Comune di Jesi
‘“Io mi presento’’ Domenico D’Alesio (Mimmo) per
gli amici. Sono il primo dei
sei, ed ho avuto la fortuna
di condividere con Giorgio
molto tempo, lui si trovò a
casa nostra a Quintodecimo
(AP). Mentre intraprendeva
il suo lavoro, fu nell’ormai
lontano 1953, quando Giorgio era incaricato alla costruzione del nuovo ponte
sul fiume Tronto. In poco
tempo divenne nostro fratello maggiore, sopratutto
per me che al medesimo
tempo, lavoravo su questo
cantiere. Ricordo che a ope-
ra compiuta, fine novembre
‘54 mentre le autorità non
erano disponibili a fare
l’inaugurazione ed i camionisti sempre più arrabbiati
di dover fare manovre sul
vecchio ponte, Giorgio prese le redini e con la sua bella Clara a fianco fece l’inaugurazione provvisoria ed
aprì il passaggio sul nuovo
ponte alla presenza dei paesani e degli operai.
Giorgio restò con noi un
anno e mezzo circa. Un
giovane distinto e con i
piedi a terra, ebbe tanta
pazienza con la mezza dozzina di quasi tutti bambini,
insegnandoci tante cose
nuove per noi, tra le quali
l’apprezzamento per la musica. Durante gli autunni
e l’inverno ci ammaestrava davanti al fuoco mentre
si facevano le caldarroste,
‘’prodotto locale in abbondanza’’. Io ebbi la fortuna di
essere presente al loro matrimonio a Jesi. Dopo poco
tempo andai a rivederli a
Sestri Levante, quando era
nato il figlio Giuseppe. La
nostra amicizia é stata per
sempre e con grande piacere di tutti ci siamo rivisti
in Canada, per l’occasione
dell’ Expo 67. Poi più volte
a Milano nella loro residenza, a Recanati, e perche no?
A Quintodecimo dove tutto
era cominciato.
In questi ultimi anni é stato molto eloquente continuando ad insegnarci il
computer con i suoi cari
messaggi di saggezza di
politica, di ricordi, che mi
ha spronato a seguirlo, Lui
ci ricordava sempre tutti
ed ha allargato le braccia
ai nostri figli e nipoti soprattutto nel conversare
con loro in Italiano. La sua
scomparsa lascia sconvolta
questa sua grande famiglia.
Dio lo abbia in cielo e che
continui a guidarci.
Mimmo
***
Montreal, marzo 2010
Ho appreso con rammarico
la triste notizia, la scomparsa del caro Giorgio Bezzeccheri. Voglio ricordarlo
come lui é divenuto parte
della nostra famiglia. Un
giovane appena
laureato,
forse la sua prima
esperienza di lavoro. Con la sua
contr ibu z ione
il XVmo ponte
fatto dai Romani, ‘’poteva finalmente andare in
pensione’’ Per
questo Giorgio
il geometra é rimasto nella storia del paese e
nel cuore di tanti. (Per noi
i D’Alesio, é rimasto nella
vita di ogni giorno o quasi, ci ritorna in ricordo il
suo sorriso i suoi insegnamenti.) Giorgio alloggiava
nella nostra casa facendo
parte di noi 6 figli dai 4 ai
17 anni, i nostri genitori lo
amavano tanto, ed hanno
sempre apprezzato e ricordato, l’aiuto che Giorgio ha
apportato alla nostra famiglia. Noi giovani e bambine pendevamo dalle sue
labbra. Da lui abbiamo appreso tante belle maniere,
abbiamo pregato insieme
e condiviso la nostra fede,
i nostri comuni ideali. Lui
ci aiutava negli studi, ci
ha consolati quando ci bisticciavamo tra fratelli e
sorelle. Grazie Giorgio, so
che sarai in un mondo migliore dove spero rivederci.
Le più sincere condoglianze alla moglie Clara, i figli
e loro famiglie. Parlando
anche a nome dei miei fratelli, sorelle e loro famiglie,
vi siamo vicini con il cuore,
con la preghiera e con tanto affetto.
Angela D’Alesio Ramadori
Nella foto Giorgio
con sua moglie Clara
corsi per animatori dei fidanzati
segue da pag. 6
immagine; a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò. (Gn 1,2627)
Ma non possiamo pensare che la risposta sia univoca, infatti le religioni e le
filosofie provano ad indicarci alcune
strade ipotizzando un frammento di
verità sul senso della vita, ma la verità piena non sarà mai completamente
raggiunta dagli uomini. Il Vangelo di
Giovanni ci aiuta a capire la complessità dell’uomo e la drammaticità della
sua ricerca di senso: …rispose Gesù (a
Pilato) Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere
testimonianza alla verità…. Gli dice Pilato “ Che cos’è la verità”. E, detto questo,
uscì…. Certo non è facile lasciare aperta
la domanda sul senso della vita ma, solo
in questo modo potremmo ritrovare le
ali per volare tra la terra e il cielo.
Il dibattito nei gruppi e le domande poste al relatore hanno rivelato la profondità dell’argomento trattato e l’importanza
della conoscenza di se nelle relazioni
umane e nelle scelte fondamentali della
nostra vita.
Maria Rita Manzi
In diocesi
2 maggio 2010
9
Cupramontana: rinnovano i voti due suore francescane del Cuore Immacolato di Maria
E’ festa quando si dice “sì”a Cristo per sempre
è stato il vescovo Gerardo
a presiedere la Santa Messa
durante la quale suor Angioletta e Suor Mattea hanno potuto rinnovare i loro
voti, la mattina di sabato 10
aprile presso la chiesa del
Monastero di Santa Caterina, da poco tornata al suo
splendore dopo i recenti lavori di restauro.
Hanno concelebrato i parroci di Cupramontana don
Maurizio Fileni e don Giovanni Ferracci, padre Silvio
Capriotti di Jesi, confessore delle sorelle, don Giancarlo Mandelli, cappellano
dell’ospedale di Pescara,
unito alle suore da un lungo e significativo legame di
amicizia e il diacono Augu-
sto Abbatelli. La Madre Provinciale, ora anche madre
superiora della casa di Cupramontana, con dieci sorelle ed otto novizie di cui
sei di Spello provenienti da
nazioni diverse, hanno animato la messa contagiando
i numerosi presenti con il
loro fervore e insieme con la
loro compostezza.
Il Vescovo nell’omelia ha
esaltato la vita religiosa ed
ha sottolineato la capacità
di alcuni di darsi completamente e per sempre a Cristo
ed ha esortato le suore, ormai pensionate, a rimanere
a servizio alla Chiesa perché
essenziali e indispensabili
per l’esempio e la testimonianza di una vita vissuta
nell’amore e nella povertà.
Abbiamo chiesto loro
di raccontarci il momento più bello della
celebrazione e ci hanno
risposto così:
Suor Angioletta, 94
anni e 75 anni di professione: “La cosa più
bella è avvenuta quando ho rinnovato i voti
perché continuare è
importante;
bisogna
offrirsi per tutto il tempo”.
Suor Mattea, 80 anni
e 50 anni di professione: “Quando ho rice-
vuto la Comunione: il Corpo e il Sangue di Cristo dalle
mani del Vescovo”.
Suor Artemisia, che ha fe-
completamente: è accaduto
a Suor Artemisia che dopo
aver trascorso quaranta anni
come infermiera all’ospeda-
steggiato i suoi 90 anni e
61 di professione: “ E’ stata
una festa bella; la predica del
Vescovo è stato il centro.”
le di Napoli, ha ricevuto una
medaglia d’oro come riconoscimento per la capacità e
l’amore con cui ha svolto la
professione.
Suor Angioletta ci racconta
poco della sua vita ripetendo spesso che non è importante ciò che lei ha fatto, ma
ha gli occhi pieni di luce e di
commozione ogni volta che
parla della missione in Cina
e in Guinea Bissau. “Sono
partita da Cupramontana
a 19 anni per la Cina, con il
permesso dei miei genitori
perché ero minorenne, dove
era già presente un nostro
istituto dal 1910 e sono ri-
Chiedendo loro di raccontarci della loro storia e dei
frutti della loro professione,
abbiamo incontrato la semplicità e la consapevolezza
di chi non si sente protagonista, ma a servizio di Chi
compie e tutto fa. Ma ci
sono uomini che rimangono colpiti da questa umanità
diversa, da questa povertà
che lascia passare la pienezza di Dio e riconoscono le
opere compiute da chi si da
masta lì per venti anni senza mai tornare: seguivamo
le orfanelle e andavamo nei
villaggi a fare ciò che c’era
da fare e quando trovavamo
qualcuno da curare, preparavamo dei farmaci. Ricordo
che quando medicavamo
i malati di scabbia con un
preparato di grasso e zolfo,
loro erano contenti perché
alleviavamo un po’ di sofferenza. Quando trovavamo
qualcuno che stava per morire, lo battezzavamo velocemente e di nascosto. Dopo
venti anni ci hanno obbligate a chiedere l’espulsione”.
Alla domanda “Quanti convertiti?” risponde “non lo so,
ma sono certa che il seme
gettato fruttifica tanto, infatti in Cina ancora oggi ci
sono conversioni”.
L’insegnante in pensione
Cecilia Sassaroli, amica da
sempre di Suor Angioletta, conosce molto della sua
storia, anche grazie ad una
fitta corrispondenza epistolare che le ha tenute vicine
durante i lunghi periodi di
permanenza nelle missioni
e ci racconta di ricordare in
maniera limpida il momento in cui lessero, insieme
ai familiari, la lettera in cui
dalla Cina Angioletta comunicava di aver fatto i voti:
l’entusiasmo e la felicità che
trasparivano dal racconto
sono ancora impressi e vivi
nella sua mente. “Al ritorno
dalla Cina, erano evidenti
i segni della sofferenza- ci
racconta Cecilia- per cui è
rimasta per un po’ di tempo qui a Cupramontana, ma
con la fede ha saputo superare ogni difficoltà. E’ quindi ripartita per la Guinea
Bissau: lei faceva l’ostetrica,
all’inizio facendo partorire
le donne ai lati della strada, in costruzioni di fortuna, poi nell’ospedale che ha
contribuito a costruire con
l’aiuto dei missionari francescani. Qui ha offerto un
prezioso servizio alle persone bisognose e soprattutto
alle mamme ed ai bambini:
ne ha salvati molti,curati,
nutriti, accolti, amati.
Ritornata per fare visita alla
famiglia, successe che peggirarono le condizioni politiche e militari relative alla
guerra per l’indipendenza in
Guinea e lei non potè più ritornare in missione. Rimase
qui a Cupramontana, dove
ancora adesso vive, a servizio della casa e della comunità. Ma la sua missione
non è finita, riesce ancora a
sollevare tante anime, a trasmettere pace e serenità con
il suo sorriso, con la grande
umiltà e la fervorosa preghiera.”
Giovanna Ortolani
Le statistiche nella Chiesa
Majolati Spontini: giornate mariane in paese e a Scisciano
Accolta la Madonna di Loreto Dalle firme alle opere I cattolici nel mondo
Come oramai tutti
sanno, la venerata
statua della Madonna di Loreto, dal dicembre 2009, per
un anno, visiterà le
parrocchie di tutte
le Marche in preparazione del Congresso
Eucaristico
Nazionale prima di
andare a Madrid per
la Giornata mondiale della Gioventù. La
statua della Madonna, copia perfetta di
quella venerata nella
Santa Casa, è giunta
a Majolati martedì
20 aprile, da Monte
Roberto. I parrocchiani di Majolati e Scisciano
hanno salutato l’arrivo della statua all’ingresso del paese, guidati
dal parroco don Marco Cecconi.
Cerano tutti: i bambini del catechismo con le loro insegnanti, la
Confraternita del Sacramento e
Rosario, le famiglie. Tutti insieme, in processione e in preghiera si è arrivati fino alla chiesa di
Santo Stefano. Nella chiesa parrocchiale gremita, don Marco
ha celebrato una solenne Messa
dove si sono ascoltati i più belli
canti mariani. Al termine della
funzione religiosa, si sono svolti
dei turni di preghiera, continuativi, fino alla veglia di preghiera
collettiva che si è svolta a partire dalle ore 21,30. I Confratelli
di Maria SS. Addolorata hanno
partecipato alle preghiere serali
animate dagli educatori parrocchiali e dalle catechiste che avevano ben organizzato la serata di
meditazione e preghiera, anche
questa straordinariamente partecipata.
La giornata mariana a Majolati è
continuata il giorno successivo,
martedì 21 aprile, con una serie
di appuntamenti tra le due par-
rocchie di Santo Stefano e San
Rocco. Nella mattina, nella chiesa parrocchiale di Majolati, sono
state recitate le Lodi e il Rosario, poi c’è stato il trasferimento,
sempre con il fuoristrada della
Protezione civile, alla Clinica
di Scisciano dove parrocchiani
e ricoverati hanno assistito alla
Messa. Successivamente la statua
della Madonna è ritornata a Majolati, nella Chiesa di San Giovanni, annessa all’Ospizio Spontini. Anche qui, alla presenza di
un consistente numero di fedeli,
è stata celebrato il Sacramento
dell’Unzione degli Infermi. Anche nella Chiesa di San Giovanni
il parroco don Marco Cecconi ha
celebrato una Messa a vantaggio
principalmente degli anziani e
delle Suore di Sant’Anna.
Alle ore 18 il pellegrinaggio della Madonna lauretana è ripreso,
con un piccolo corteo automobilistico la statua della Madonna è
stata portata nella Parrocchia di
San Salvatore di Poggio Cupro da
dove continuerà il pellegrinaggio
per tutta la Diocesi di Jesi.
Marco Palmolella
Foto di Pietro Mosconi
è stato presentato lo scorso 17 aprile il libro
“DALLE FIRME ALLE OPERE - Testimonianza delle opere 8xmille nella Regione ecclesiastica delle Marche”. Oltre 200 persone giunte dalle 13 diocesi marchigiane tra cui i responsabili
diocesani del servizio “Sovvenire”, e una rappresentanza delle istituzioni locali. Tra il folto
pubblico anche il vescovo della diocesi di Jesi,
Gerardo Rocconi e l’arcivescovo di CamerinoS. Severino Marche, Giovanni Brugnaro.
Al tavolo dei relatori il vescovo di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto Gervasio
Gestori, delegato della Conferenza episcopale
marchigiana per il sostegno economico alla
Chiesa, il responsabile nazionale del servizio
del Sovvenire Matteo Calabresi e il coordinatore regionale Alessandro Molini. A moderare il
dibattito la giornalista Rai Francesca Alfonsi.
Mons. Gestori ha ripercorso la storia
dell’8x1000, dalle incertezze dell’inizio al ruolo
attuale, con lo sguardo costantemente rivolto
al futuro. «Questo libro bianco – ha detto Gestori – è un “piccolo” strumento che lascia intravvedere il molto che si è fatto».
Matteo Calabresi ha paragonato la firma
dell’Irpef per l’8x1000 ad un referendum popolare su ciò che la Chiesa concretamente realizza: «le ultime ricerche dicono che la firma della
gente è un giudizio sull’operato della Chiesa,
ed in particolare di quella locale». Questo libro
– secondo Calabresi – va letto in quest’ottica.
«Un motivo in più per puntare sui settimanali
diocesani – ha concluso Calabresi – che giocheranno in futuro un ruolo chiave nel promuovere e far conoscere dove vanno le risorse
dell’8x1000».
Nel corso della manifestazione, sono stati presentati tutti i responsabili diocesani, tra cui il
diacono di Jesi, Giancarlo Sabbatini e sono stati ricordati don Luigi Masè e Paolo Politi per il
loro servizio.
A descrivere il lavoro editoriale ci ha pensato Alessandro Molini, coordinatore regionale
del Sovvenire delle Marche e Claudia Colletta,
giornalista del settimanale “Il Nuovo Amico”.
E proprio il periodico delle diocesi di PesaroFano-Urbino ha curato le 65 inchieste e le fotografie del libro.
Il convegno è stato allietato dal coro della parrocchia di San Cesareo di Fano diretto da don
Piergiorigio Giorgini. Il volume è disponibile
rivolgendosi al servizio Sovvenire in ognuna
delle diocesi marchigiane.
Eleonora Gregori Ferri
I continenti di più recente
evangelizzazione mostrano
una dinamica di crescita
delle vocazioni presbiterali
e religiose più forte. Così in
Africa e Asia i preti aumentano del 33,1% e del 23,8%
rispettivamente in otto anni,
sono stazionari in America
e “crollano” di oltre il 7% in
Europa e del -4% in Oceania. Cambiano anche le
proporzioni del numero di
cattolici per sacerdote: nel
2000 erano 2.579 ogni prete,
oggi sono 2.849. Notevole è
stata in otto anni la crescita del numero dei diaconi
che, a livello mondiale sono
passati da 28 mila a 37 mila
(+ 3.200 in Europa, + 6.000
in America, scarse le presenze negli altri continenti,
appena l’1,5% del totale).
Quanto ai religiosi non sacerdoti sono 54.641, con
decrementi forti (- 16,6% e –
22,1% in Europa e Oceania).
Notevole anche la flessione
delle religiose che sono 740
mila: otto anni fa erano il
7,75% in più, con maggiore
declino in Europa, America
e Oceania. Forti invece gli
incrementi in Africa (+21%)
e in Asia (+ 16%).
10
2 maggio 2010
Vita pastorale
“San Francesco d’Assisi” aprile 2010: Eucaristia e rito della Cresima
Testimoni dell’amore di Dio
A Jesi, nella chiesa parrocchiale di san Francesco d’Assisi, a due gruppi di ragazzi è
stato conferito il sacramento
della Cresima (o Confermazione), sabato 17 e sabato
24 aprile, durante la solenne liturgia eucaristica presieduta dal vescovo Gerardo
e concelebrata dal parroco,
padre Bruno Fioretti ofm.
Lungo il cammino di formazione, esperti catechisti quali Assunta Tittarelli, Monica
Manni, Jenny Orazi e Tommaso Cioncolini, hanno guidato con pazienza e amore
gli adolescenti partecipando
anche al ritiro spirituale che
precedeva l’evento. Il giorno
della Cresima, nelle prime
file dei banchi con il padrino o la madrina, i cresimandi attendevano in silenzio
l’inizio della Celebrazione.
In fermento invece la numerosa variegata assemblea di
amici e parenti: mamme con
bambini in braccio, nonne
loquaci, papà pronti a im- effusione dello Spirito Santo diverse, chiama anche
mortalare nelle foto i mo- che imprime nell’anima un al sacerdozio ministecarattere indelebile e dona riale e ad una vita di
menti più belli…
Splendeva nel presbiterio il una speciale forza per te- speciale consacrazione.
grande cero pasquale, sim- stimoniare la fede cristiana” Tema della Giornata:
bolo del Risorto; segni li- (Compendio del Catechi- “Ho una bella notizia: io
l’ho incontrato!”
turgici dell’invisibile “fuoco” smo n. 267, n. 268).
dello Spirito erano le casule Commentando le letture Riferendosi a questa
e le stole dei celebranti, ros- bibliche, il Vescovo ha invi- Giornata, il Vescovo
tato i ragazzi ad apprezzare ha detto con gioia ai
se come i libretti del rito.
Festa per la comunità, ani- i doni del Signore: “Con il ragazzi: «Lo Spirito,
mata dal coro della parroc- battesimo avete ricevuto lo che “fa fiorire anche il
chia con canti di invoca- Spirito che vi rende figli di deserto”, rinnova la vozione allo Spirito Santo e di Dio e potete rivolgervi a Lui stra vita: questa sera viene famiglia fondata sulla fede
meditazione sull’impegno chiamandolo “abbà”, cioè ancora in voi e vuol farvi e sull’amore, nella consamissionario di ogni cristia- “papà”; e se figli, siamo anche testimoni di Gesù. Ognuno pevolezza che “senza Gesù
“eredi” di Dio. Il premio che di noi dovrebbe dare questa non possiamo fare nulla”.
no.
riceveremo in paradiso sarà bella notizia: io ho incon- Dopo il rinnovo delle proIl vero educatore
“Qualcuno”, non qualcosa. E’ trato il Risorto, il Viven- messe battesimali, il VescoScrive il Papa: “Il rito essen- difficile rientrare in se stes- te, che è la gioia della mia vo con il gesto liturgico dell’
ziale della Confermazione è si e gustare le ricchezze che vita».
“imposizione delle mani” inl’unzione con il sacro crisma Dio ci dà: abbiamo bisogno Nel vangelo di Giovanni voca su tutti i ragazzi i doni
(olio misto con balsamo, di un maestro, di un educa- (Gv 10, 27-30) il “Buon Pa- dello Spirito Santo. Poi, in
consacrato dal Vescovo), che tore. Certo: educatori sono store” dice: “Le mie peco- fila lungo la navata, ogni
si fa con l’imposizione della i genitori, il parroco, i cate- relle ascoltano la mia voce: cresimando, accompagnamano da parte del ministro chisti, il Vescovo…, ma vero io le conosco ed esse mi se- to dal padrino (o madrina),
che pronuncia le parole sa- educatore è lo Spirito Santo. guono…”. Il Vescovo avverte si avvicina al Vescovo che
cramentali. L’effetto della Dice Gesù: “Il Consolatore, che quella Parola vale anche fa un segno di croce con il
Confermazione è la speciale lo Spirito Santo che il Pa- per noi oggi e deve guidarci crisma sulla sua fronte didre manderà nel mio nelle scelte quotidiane. Ma cendo: “Ricevi il sigillo dello
nome, vi insegnerà come distinguere la voce Spirito Santo che ti è stato
ogni cosa…”. Invocate- di Gesù, che parla al nostro dato in dono”.
lo tutti i giorni perché cuore, fra le mille proposte La preghiera semplice di
vi aiuti a capire la bel- che arrivano da ogni par- san Francesco cantata dulezza dell’amicizia con te? “Ascoltando e vivendo il rante la Comunione, come
Gesù: fidatevi di Lui e Vangelo. Seguire Gesù vuol un riflesso della luce dello
la domenica parteci- dire imitarlo, obbedirgli, Spirito indicava all’assempate alla Eucaristia”.
imparare a fare della vita un blea il cammino da seguire
dono”.
nella vita quotidiana per
“Io l’ho
essere testimoni credibili
incontrato!”
La Pace sia con te!
del Vangelo: “…dov’è odio
Il 25 aprile, quarta Rivolgendosi agli adulti, il ch’io porti l’amore, dov’è ofdomenica di Pasqua, Vescovo Gerardo li ha invi- fesa che io porti il perdono,
la Chiesa ha celebrato tati ad aiutare i ragazzi: “Il dov’è dubbio che io porti
la 47° Giornata Mon- Buon Pastore vi chiede di la fede, dov’è disperazione
diale delle vocazioni. aiutare i vostri figli con un ch’io porti la speranza…”.
Dio chiama sempre, forte esempio di vita criMaria Crisafulli
in modi e circostanze stiana, per costruire una
Foto Photo In, Jesi
PrimaverAc 2010, quinta edizione
“Il caso serio dell’educazione”
L’edizione 2010 della
PrimaverAc sarà una di
quelle che non si dimenticheranno facilmente. Oltre al tema, assai attuale
dell’educazione, un momento che non è sbagliato definire storico, è stato
quello dell’inaugurazione
della nuova sede diocesana in piazza della Repubblica, accanto alla chiesa
dell’Adorazione.
La cerimonia si è tenuta giovedì 22 è ha visto
la partecipazione di tanti
aderenti ma anche di associazioni amiche. A fare gli
onori di casa è stato il presidente diocesano Michele
Contadini. Presenti come
ospiti, il vescovo, mons.
Rocconi, la delegata regionale, Graziella Mercuri ed
il presidente del consiglio
comunale, Paolo Cingolani,
che ha sottolineato l’importanza di questo avvenimento. “La targa dell’Ac
in piazza della Repubblica, cuore della città, è un
bellissimo segno ma anche
una responsabilità: questo
è deve essere un luogo di
democrazia e di scambio
di opinioni”. Molto seguita
nella serata di giovedì, la
relazione del pedagogista,
psicologo e psicoterapeuta,
Loredano Matteo Lorenzetti su “Educare all’amore
per educare alla vita”.
Il piatto forte di questa
edizione della PrimaverAc è stata però, la tavola
rotonda di venerdì 23 in-
titolata “Processo all’edu- invitata in quanto madre.
cazione: chi, quando, dove “Il genitore – ha detto – è
e perché”. I cinque relato- una persona ma anche un
ri, ognuno proveniente da luogo, perché è quello delun ambito sociale diverso, la nascita fisica ma anche
hanno avuto come punto di quella spirituale. Edudi partenza il magistero care significa creare una
del Papa. “Il relativismo persona libera, che non
mette in discussione i va- va riempita di aspettative
lori e questo crea uno e progetti ma nutrita con
smarrimento tra i giova- spazi di libertà”.
ni – ha spiegato Michele A rappresentare il monContadini nella sua intro- do del lavoro c’era Maria
duzione – Educare non Jole Pellegrini, operatrice
è solo apprendimento di dell’InformaGiovani
di
abilità ma anche risposta Jesi. “Sono tre i punti imalle domande della vita: portanti: l’orientamento,
solo l’amore porta speran- lo sviluppo dell’autonoza”.
mia e la promozione della
Più rivolto all’apertura Speranza.
L’educazione
verso l’altro, è stato l’inter- autentica passa attravervento di don Fabio Belelli, so una conoscenza di se
parroco di Moje di Maio- stessi, grazie alla fiducia e
lati ed assistente diocesa- dalla vicinanza”. A chiudeno dell’Acr: “Educare si- re la tavola rotonda è stato
gnifica spingere il ragazzo l’attesissimo intervento di
ad uscire da sé, a donarsi Giovanna Rinaldini, diried a dimenticare se stesso gente scolastico dell’istiper gli altri. Oggi invece, tuto “Cuppari”. “La scuola
l’altro viene visto come un è il luogo specializzato
fattore di disturbo, perché per l’educazione. Gli inseciò che conta è la propria gnanti aiutano i ragazzi ad
affermazione”.
entrare nella vita. Il Papa
Silvia Coltorti, operatrice nella sua enciclica dice
del progetto “Operatori di che gli insegnati devono
Strada”, ha invece puntato essere coraggiosi e devono
l’attenzione sulla situazio- educare i ragazzi ai valori
ne attuale. “Si è passati da nella vita di classe, come
un futuro carico di speran- testimoni credibili e reza ad uno cupo e carico di sponsabili. Importante è
minaccia. I giovani sono anche l’alleanza con la fadesiderosi di avere un miglia: quando le difficolconfronto con gli adulti”. tà si affrontano insieme,
Molto seguito l’intervento tutto si può superare”.
di Alessandra Marcuccini,
Giuseppe Papadia
insegnante di religione ma
Foto Daniele Basili
Il I7 aprile hanno ricevuto
la Cresima: Leonardo Alessandrini, Alessandro Bolletta, Marta Bonazza, Lorenzo Brocani, Olga Caliendi,
Mattia Capranzano, Federica Carletti, Leonardo Cerioni, Marco Fava, Federico
Ferranti, Filippo Ferranti,
Leonardo Frioli, Alessia
Giampieri, Luca Giampieri,
Alessio Marasca, Lortenzo
Marasca, Nicola Martarelli,
Yuri Orsetti, Leonardo Ricciotti, Letizia Riganelli, Giulia Silvi, Chiara Sternardi.
Il 24 aprile hanno ricevuto
la Cresima:
Elisa Antonelli, Diletta
Branchini, Simone Campanelli, Andrea Cenci, Edoardo Diotallevi, Gabriele
Fazi, Susanna Felcher, Sara
Ferranti, Carina Gallo, Annalisa Gismondi, Giorgia
Mandolini, Marco Mariani,
Alessio Mencarelli, Chiara
Morici, Lorenzo Nicoletti,
Gaia Renzi, Dominique Pagliuca, Eleonora Palombini,
Andrea Petrolati, Riccardo
Pierandrei, Sara Romagnoli,
Daniele Sandroni, Sofia Santarelli, Benedetta Tittarelli.
CONCERTI
Giovedì 29 aprile alle ore
21,15 ancora una tappa
dell’undicesima edizione
della rassegna “Concerti
degli allievi”, organizzata
dalla Scuola Musicale “G.
B. Pergolesi” di Jesi in collaborazione con il Circolo
Cittadino, il patrocinio
del comune di Jesi e della
provincia di Ancona. Quarto appuntamento nella
splendida Sala del Lampadario del Circolo Cittadino
(via XX Settembre). La rassegna vedrà esibirsi tre allieve della sezione classica
di pianoforte in altrettanti
distinti momenti musicali. In apertura di serata, l’allieva Silvia Moretti
al pianoforte proporrà i
classici di Rebicov (‘Danse
orientale op.2 n.5’), Glinka
(‘Mazurka in La m’) e Satie
(‘First Gymnopédie’). Poi
toccherà a Lorenza Lupini
dare saggio del suo anno
di studio con un trittico
di celebri pezzi di Einaudi
(“Come un fiore”, “Password” e “I giorni”). A chiudere sarà l’allieva Annalisa
Piersanti, che si cimenterà
con Mendelssohn (‘Romanza senza parole, op.30 n.4’),
Beethoven (Sonata in Sol
I tempo) e Schubert (Improvviso in Mib). La serata
del 6 maggio sarà dedicata
al maestro Giovanni “Giangi” Bigi, fondatore della
stessa scuola Pergolesi.
I concerti sono a ingresso
libero. Info: Scuola Musicale Pergolesi Jesi tel: 0731205856 / info@scuolapergolesi.it
Vallesina
2 maggio 2010
11
Carmelo di San Marco - Professione religiosa di suor Maria Teresa del Volto Santo
Una voce! Il mio diletto!
“Io suor Maria Teresa del Vol- Chiesa intera, e, in particola- segni il cammino di una nuova primavera e di un’estate
to Santo, animata da viva re, per la chiesa locale.
fede e da ferma volontà, mi Auguriamo tutti al Carmelo piena di frutti, nell’attenzioconsacro totalmente a Dio di Jesi che questa professione ne alla voce dello sposo che
e mi impegno a vivere senza
sosta nell’ossequio di Gesù
Cristo, imitando i sublimi
esempi della Vergine Madre di Dio e del profeta Elia,
nostro Padre. Alla presenza
Al Carmelo di San Marco, ascoltato ha fatto riferimento delle mie consorelle, nelle tue
domenica 18 aprile, terza alla donazione; si narra delle mani, madre Maria Chiara
domenica di Pasqua, la gioia due sorelle, Marta e Maria, dell’Eucarestia, faccio voto a
della risurrezione di Gesù è che ricevono Gesù nella loro Dio di castità, povertà e ubdiventata ancora più grande casa: “Marta, Marta, tu ti bidienza per un anno, seconper la professione religiosa di preoccupi di molte cose, ma do la regola e le costituzioni
suor Maria Teresa del Volto una sola è la cosa migliore dell’Ordine dei Fratelli delSanto. Alle ore 17, nella chie- di cui c’è bisogno. Maria si è la Beata Vergine del Monte
sa monumentale, è iniziata la scelta la parte migliore di cui Carmelo. Con questa profesconcelebrazione presieduta c’è bisogno.
sione temporanea, mi affido
dal vescovo Gerardo a cui Il Vescovo ha esaltato l’amo- alla famiglia carmelitana
hanno partecipato alcuni sa- re come pienezza di dono per vivere al servizio di Dio e
cerdoti carmelitani ed altri che trae la sua origine da una della Chiesa, e aspirare alla
diocesani. Suor Maria Teresa profonda comunione con carità perfetta con la grazia
era accompagnata dalla sua Gesù, sull’esempio di Ma- dello Spirito Santo e l’aiuto
superiora suor Chiara e dalle ria che si pone in ascolto di della beata Vergine Maria.”
consorelle. Erano presenti i Gesù.
Il Vescovo ha consegnato poi
terziari carmelitani, i parenti Ogni servizio deve sempre il velo come segno di consae molti amici.
partire dall’amore ed è un crazione e la regola con l’in- In… Piedibus anche i bambini del Mazzini
La liturgia della Parola e servizio vero quanto più vito a testimoniare nella vita
l’omelia del Vescovo hanno scaturisce dall’amore. Il rito quanto appreso nella formaesaltato la donazione com- della professione, partendo zione.
pleta nell’amore, attraverso dall’appello della Priora, è E’ seguita poi la liturgia eu- Andare a piedi a scuola, da
il messaggio del Cantico dei proseguito con l’interroga- caristica, che è sempre il cul- qualche settimana è posCantici: “Alzati, amica mia, zione del Vescovo sulle moti- mine di ogni cammino spi- sibile anche per i bambini
mia bella, e vieni!”. E’ stato vazioni della scelta della vita rituale e di ogni impegno. Il delle primarie “Mazzini” e
messo in luce lo stile di vita religiosa, sulla disponibilità Vescovo, sul finire dell’omelia, “Garibaldi”. Lunedì 12 aprile,
dei primi cristiani: “la mol- alla povertà, alla castità e ricordava a suor Maria Te- infatti, con una bella festa di
titudine di coloro che era- all’obbedienza per essere più resa che l’amore va incontro inaugurazione, il simpatico
no venuti alla fede aveva un conforme a Cristo. E’ seguita alla croce e che questa cro- Piedibus ha esteso il suo sercuore solo e un’anima sola…”. la professione con la seguen- ce doveva essere portata ed vizio ecologico e divertente
Anche il brano del Vangelo te formula:
offerta per il mondo, per la nel territorio di competenza
dei due plessi, con tre percorsi per il primo e due per il
Santa Maria Nuova, un progetto tra generazioni
secondo.
Corredata di cappellini e gilet
rifrangenti, ciascuna carovana di bambini - accompagnata da due adulti volontari è riuscita a scoraggiarla: anzi,
Riscoprire i giochi dell’ine a volte da una maestra -, si l’appuntamento si rinnova
fanzia, le storie, le favole e
reca ogni mattina a scuola ogni giorno con l’aggiunta di
le filastrocche, tra manualità
seguendo meticolosamente qualche nuovo “passeggero”.
e recupero della tradizione
le impronte di un misterioso E il perché è presto spiegato!
orale. È questo il senso di un
leone, immersa nel chiac- Infatti Piedibus, oltre ad esseprogetto originale che lega la
chierio festoso dei viaggiatori re per i bambini una preziosa
Casa di Riposo e Residenza
e nei colori e odori della pri- opportunità di fare esercizio
Protetta comunale, la Lumavera. Nemmeno la piog- fisico, acquisire abilità pedoteca comunale ‘Riù’ e il
gia insistente di questi giorni donali, farsi nuovi amici e
Centro di Aggregazione Giovanile. Siamo a Santa Maria
Nuova, comune della Vallesina che da due anni mette in
campo questo progetto. ‘La
memoria del gioco’, questo il
titolo del percorso, è innanzitutto un incontro, uno scam- bambini per la loro reinter- gistrano le diverse iniziative
bio tra generazioni, bisogni, pretazione e rielaborazione, del progetto e alla fine realizesperienze e ricordi. 12.000 ancora in termini manuali zeranno dei video da riproeuro l’importo totale del co- ed orali, da condividere alla porre agli stessi ospiti della
sto del progetto, di cui 2.000 fine con gli ospiti. Trentotto Casa di Riposo, in modo da
utilizzare al meglio anche
l’affascinante esperienza del
cinema e delle tecnologie
multimediali.
Tutto questo in uno stabile
che nel 2009 ha visto un notevole intervento di ristrutturazione, adeguamento dei
locali, sistemazione dello
spazio esterno e acquisto di
nuovi arredi ed attrezzature.
822.680 euro per la ristrutturazione complessiva, 57.400
per gli arredi, spesi in parte
nel 2006 (7.400) ed in parte
al termine del 2008 (50.000).
Una spesa stanziata nell’ultimo triennio per il raggiungiusciti dalle tasche del Comu- gli ospiti della struttura di mento dei requisiti strutturane, mentre il contributo della riposo, coinvolti in un per- li di cui alla L.R. 20/2002, ed
Fondazione Cassa di Rispar- corso in cui la pratica ludica un’opportunità arrivata con
mio di Jesi è stato di 10.000 vuole essere stimolo per le il Fondo regionale per la non
euro. All’animatrice della risorse cognitive ed il recu- autosufficienza. Insieme, una
Casa di Riposo e all’educatri- pero del vissuto emotivo. Un buona dose di intraprendence della Ludoteca, il compito ponte tra le generazioni che za e di creatività da parte di
di raccogliere le storie degli quest’anno coinvolge anche questo Comune e di chi opeanziani e ricostruirle con i ragazzi del Centro di Ag- ra, a vario titolo, all’interno
loro e con i bambini, creando gregazione Giovanile, impe- delle diverse realtà protagooggetti e attività di animazio- gnati, dunque, direttamente niste. Uno dei piccoli grandi
ne. Si tratta di lavori realizza- nelle tematiche della terza successi della Vallesina.
ti dagli anziani, riproposti ai età. Sono loro infatti che reMaria Chiara La Rovere
A scuola in carovana
La memoria nel gioco
chiama: “Una voce! Il mio
diletto!”
Don Gianni Giuliani
Foto Candolfi
e del Garibaldi
qualche chiacchierata in più,
è anche un amico scrupoloso
ed esigente. Per ogni viaggio
chiede agli accompagnatori
di compilare un Giornale di
bordo con le presenze dei
giovani viaggiatori. Alla fine
dell’anno, premierà quelli più
assidui.
Fotoservizio Paola Cocola
50° della Parrocchia di San Francesco d’Assisi
1923
12
Jesi
2 maggio 2010
Jesi, dal 4 al 9 maggio: il centro storico di Jesi ripercorrerà gli usi e i costumi del Medioevo
Al via la quindicesima edizione del Palio
Quindicesima edizione della
rievocazione storica del Palio di San Floriano, in onore
del Santo patrono della Vallesina, organizzata dall’Associazione Palio di San Floriano, in collaborazione con la
Diocesi di Jesi, i comuni della
Vallesina e l’Assessorato al
Turismo del comune di Jesi.
Per tre giorni Jesi ripercorre
un viaggio a ritroso nel tempo e lungo i suoi vicoli e le
piazze storiche saranno protagonisti arcieri, tamburini,
capitani, armati, falconieri,
sbandieratori e figuranti con
i loro spettacoli e le loro coreografie. Un’esperienza acquisita nel corso degli anni,
continuamente animata da
tanta passione, ha permesso all’Associazione Palio
di San Floriano e alle altre
associazioni di proseguire
nell’allestimento di questa
rievocazione, migliorandola,
sempre nel rigoroso rispetto
dell’ambientazione storica,
con l’intento non secondario
di minimizzare gli inevitabili
disagi per i residenti nel centro storico.
Una ricostruzione nei dettagli di quella che era la vita
medioevale nella città di Jesi,
al fine di divertire i partecipanti provenienti da ogni
parte della regione.
Torneranno protagonisti i
quartieri storici di Jesi: Posterma, nei pressi dell’attuale Piazza Federico II, San
Benedetto, quartiere che
comprendeva la zona di San
Savino fino a dentro le mura,
Santa Croce, nelle vicinanze
dell’attuale Piazza della Repubblica e San Pietro, il primo rione di Jesi, il suo vero e
proprio centro storico.
I comuni della Vallesina si
sfideranno come d’abitudine nel corso della manifestazione, dopo che le ultime
tre edizioni hanno visto il
trionfo di Castelbellino nel
2007, di Staffolo nel 2008 e di
Montecarotto nel 2009.
Dodici le taverne pronte a
servire i piatti storici della tradizione gastronomica
marchigiana, accompagnati
dai suoi deliziosi vini: la taverna San Pietro I, in Piazza
Spontini, la San Pietro II, nel
Vicolo delle Terme, la taverna Del Priore, in Via Valle, la
taverna Santa Croce in Via
Lucagnolo, la taverna dei
Gilbertini in Piazza Spontini,
il Chiostro di Sant’Agostino,
la taverna dei Commedianti,
nel Vicolo Fiasconi, l’Urban
Caffè in Piazza della Repubblica, la taverna Federico II
in Piazza Federico II, la taverna del Cantinone in Via
San Marino, la taverna San
Benedetto in Via Roccabella e la Taverna Posterma in
Piazza Franciolini.
Gli appuntamenti
Una lotteria d’eccezione caratterizza questa edizione
del Palio: cinquanta ricchi
premi, con estrazione domenica 9 maggio alle ore
21,30 in Piazza Baccio Pon-
telli. Il singolo biglietto avrà
un costo di un solo Euro e la
cifra raccolta sarà devoluta
in beneficenze all’Associazione Oikos di Don Giuliano Fiorentini, al fine di
costruire altre case famiglia
per ospitare giovani e famiglie in seria difficoltà.
Gli eventi presenti nel ricco programma inizieranno
martedì 4 maggio alle 16
con la consueta “Scampanada de’ San Florià” e la
mostra dell’artista Giorgio Rocchegiani, il geniale
architetto dei fiammiferi,
presso la Chiesa di San Nicolò. Giovedì 6 maggio due
appuntamenti presso il Palazzo dei Convegni: alle ore
17 e alle 18 sarà presentata
questa edizione del Palio e
poi sarà instaurata una tavola rotonda sul cammino
di questa rievocazione. Tra
i numerosi appuntamenti
di venerdì 7 maggio spiccano quelle delle 18 a Palazzo
MONTECAROTTO: la commemorazione con la cittadinanza
Un 25 aprile diverso dagli altri anni
Questo è quanto ha proposto alla cittadinanza l’Amministrazione Comunale
di Montecarotto alla sua prima uscita
ufficiale nell’importante ricorrenza nazionale. Diversi i momenti offerti per
fermarsi a riflettere. La prima occasione è stata fornita dal parroco don Gianfranco Ceci nell’omelia della Messa di
suffragio ai caduti svoltasi nella chiesa
di S. Francesco. Don Gianfranco, ringraziando i presenti, le Autorità civili,
militari e tutte le Associazioni, ha esordito affermando che abbiamo ancora
bisogno di libertà e di verità: abbiamo
ancora bisogno di Dio e siamo qui “per
chiedere la Sua protezione”. Don Ceci,
parlando del Vangelo del Buon pastore,
ha fatto notare che Gesù è venuto per
aiutarci: chi ascolta la Sua parola mette in pratica la voce del Pastore. Il fatto
di notevole importanza è che Dio ha
messo nelle nostre mani la libertà della
risposta: “Se c’è libertà, c’è responsabilità”– ha detto il parroco –. “Questa
festa ci ricorda che il futuro è nelle nostre mani. Raccogliamo insieme le forze per guidare al meglio la libertà”, egli
ha concluso.
Dopo la liturgia il corteo, accompagnato dalla banda di Serra de’ Conti, ha
deposto le corone d’alloro ai piedi del
monumento ai caduti. La commemorazione si è spostata nella piazza del
teatro, al centro del paese.
A fornire spunti di meditazione è stato questa volta il sindaco Mirco Brega.
“Sessantacinque anni fa un’insurrezione generale chiudeva la guerra: è stata
Radio Duomo
Senigallia in Blu
(95,2 Mhz)
anche con le tragedie. Quando viene
meno l’indignazione al mal costume e
la rassegnazione ad esso ci immobilizza, allora contribuiamo ad ingannare
la democrazia”, ha terminato l’intervento il primo cittadino. Brevemente
altri due pensieri che invitano ad una
analisi approfondita.
Il vice presidente della Provincia,
Giancarlo Sagramola: “Siamo qui per
testimoniare e ricordare che l’Italia è
nata dal sacrificio di tanti per una scelta sbagliata. Un Paese in cui bisogna
andare avanti uniti e dove è fondamentale far rinascere l’impegno di tutti”. La
mattinata si è conclusa a teatro con la
rappresentazione “Come adottare una
nuvola”, opera scritta dall’autore jesino
Vittorio Graziosi, portata in scena dalla
compagnia teatrale amatoriale Liolà di
Macerata. “La pièce ha tratti autobiola liberazione, ottenuta con la volon- grafici” – ha affermato il noto scrittore
tà di superare qualsiasi divergenza in –. “Negli anni ’80 ho scelto l’obiezione
nome di una superiore unità nazionale di coscienza e ho trascorso in carcere il
fondata sui valori umani. Il 25 aprile è periodo della ferma nello stabile in cui
l’occasione per rinnovare quel vincolo era recluso Reder, vecchio ostinato nadi unità che nella democrazia e nella zista boia di Marzabotto”. L’opera si svilibertà ha le sue radici ed il suo futuro”, luppa attorno alla volontà di cercare un
ha esordito il Sindaco.
dialogo per capire dov’è la verità, nella
Mirco Brega, giovane primo cittadino coerenza delle ragioni del pacifista o
da quasi un anno, ha invitato le nuo- nelle lucide provocazioni dell’aguzzive generazioni a prendere atto che no: “Con quest’opera vorrei gettare un
democrazia e libertà devono essere seme di pace nella coscienza delle persempre riconquistate alimentando sone”, ha sostenuto l’Autore. È evidente
con passione una propria coscienza che questo 25 aprile non è stato il solicivile. Una cittadinanza partecipata e to giro di parole di circostanza…
responsabile basata su moralità, etiFotoservizio
ca, coerenza: “La storia può ripetersi
Maria Cristina Coloso
Tutte le mattine alle ore 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle ore 12,30 e alle 19,03 con notizie da Jesi
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
DAL 1923
dei Convegni, con “Grappoli di poesia”, le armonie del
tempo nel movimento delle
parole, e le varie sfilate storiche dei gruppi lungo le vie
del centro. Sabato 8 maggio
segnaliamo, tra i numerosi
appuntamenti, alle ore 16,
a Palazzo dei Convegni, la
rassegna Pro Loco Vallesina,
e alle 19,15, in Piazza della
Repubblica, l’esibizione ginnastica del Medioevo a cura
della Polisportiva Libertas.
Domenica 9 maggio, altra
giornata ricca di appuntamenti, la chiusura della
manifestazione, con alle 18,
presso l’ex Chiesa di San
Bernardo, giochi medioevali
per bambini organizzati dal
telefono azzurro, alle 21,30
l’estrazione della lotteria e
alle 22,30, in Piazza Baccio
Pontelli, le premiazioni. La
conclusione della manifestazione sarà salutata con i
consueti spettacolari fuochi
d’artificio.
Marco Cremonesi
realizzato per iniziativa del “Podesti”
Un calendario
dedicato a Pergolesi
Ancora un omaggio a Pergolesi per il 300° anniversario della sua nascita. E’
un calendario celebrativo realizzato dagli allievi
dell’Istituto Superiore “Podesti Calzecchi Onesti” di
Ancona
conformemente
ad un progetto didattico
interdisciplinare autonomo di notevole importanza
culturale e professionale.
Avviato lo scorso anno, ha
coinvolto le classe IV° G,
oggi V° G, del Corso Grafico Pubblicitario. I ragazzi hanno lavorato sotto la
guida della prof.ssa Giacomina Lamura, docente
di Progettazione Grafica
e della prof.ssa Eugenia
Giorgetti, docente di Tecnica Fotografica. Ne è stato coordinatore Silvano
Sbarbati.
Traendo ispirazione dallo
‘Stabat Mater’ di Pergolesi,
gli studenti hanno elaborato diversi progetti successivamente
sottoposti
al vaglio della Fondazione
Pergolesi Spontini e del
suo partner tecnico, Leo
Burnett. Preferito per rigore stilistico ed eleganza è
stato il progetto ideato da
Giulia Mengoni. Al secondo posto è risultato Michele Giaccaglia; al terzo,
Valentina Faggiano. Il calendario, stampato grazie
al contributo della Fondazione e presentato nelle
Sale Pergolesiane con un
video che ha illustrato anche i lavori di altri allievi,
sarà esposto dal 10 giugno
in occasione del ‘Pergolesi Festival di Primavera’,
quando pure saranno messi in mostra i gioielli realizzati dai maestri orafi delle
Marche e dagli studenti
dell’Istituto d’Arte “Edgardo Mannucci” di Jesi.
Fotoservizio: A.F.C.
Nella foto. Giulia Mengoni,
vincitrice del progetto
grafico, festeggiata
dai suoi familiari
Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it
8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA
Anche quest’anno
l’importante è firmare
Una firma motivata
per non abbassare
la guardia
Ecco le 7 storie, rappresentative delle destinazioni 8xmille,
che vedremo negli spot in onda in questi mesi.
Olbia, Scampia, San Benedetto del
Tronto, Gioia Tauro, Bergamo, Uganda,
Perù. L’8xmille destinato da circa 15 milioni di contribuenti alla Chiesa cattolica è arrivato anche in questi luoghi. E
in tutta Italia. E nei Paesi del terzo
mondo. E ai 38 mila sacerdoti diocesani
(di cui 3 mila anziani e malati e 600 fidei donum).
È servito per avviare o conservare migliaia di opere e attività, da quelle relative alla carità a quelle di culto e pastorale. Ha provveduto ad aiutare adulti, anziani, malati, giovani e bambini.
Ma attenzione: nulla si può dare per
scontato. Per ora va tutto bene. Però
non bisogna abbassare la guardia.
Il passare degli anni può logorare l’entusiasmo dei primi tempi, attenuare le
inclinazioni spontanee tuttavia scarsamente motivate, favorire, in altri termini, l’assuefazione e rendere più difficile l’attuale alta percentuale di partecipazione alla firma.
Gli effetti, più che negativi, si possono
immaginare; e a “pagarne” le conseguenze sarebbe l’intera società che
avrebbe meno carità, meno chiese,
meno oratori, meno di tutto. L’8xmille
non è un sistema “automatico”. Richiederà sempre una firma. Un gesto
volontario, ma consapevole, da parte
del contribuente. Un modo anche per
continuare ad esprimere la propria fiducia nei confronti della Chiesa cattolica che ha scelto, con questo sistema,
la strada del consenso dei cittadini da
rinnovare annualmente. E l’appello è rivolto anche ai contribuenti titolari del
CUD.
Nessun cattolico, dunque, faccia mancare la propria firma: segno concreto di
unità solidale con la propria Chiesa.
IN ITALIA
Ad Olbia Don Raffatellu è motore e centro della comunità “Arcobaleno” dove, insieme ad alcuni operatori,
accoglie tossicodipenti.
Attraverso un lungo ma
necessario percorso di
riabilitazione gli ospiti
della casa riescono a ritrovare se stessi e ad avere un riscatto nella società.
A Scampia, nel
quartiere della periferia napoletana, don
Siciliani con altri sacerdoti, è punto di riferimento degli abitanti.
Nonostante le difficoltà,
le parrocchie riescono a
portare avanti progetti
di pastorale rivolti ai
giovani, agli anziani e
malati, ai bambini, e agli
immigrati. E cercano di
offrire conforto alle famiglie vittime delle organizzazioni malavitose.
A San Benedetto del Tronto, nel Centro polifunzionale della Caritas diocesana, aperto sette giorni su sette, vengono offerti molteplici servizi per i più bisognosi: una mensa da
50 posti, docce, lavanderia e stireria, distribuzione vestiario e visite mediche specialistiche.
Inoltre i molti volontari della Caritas affrontano con tenacia le nuove povertà effetto dell’attuale crisi economica.
Nella piana di Gioia Tauro, in Calabria, un
gruppo di giovani, attraverso il progetto pastorale di Policoro, è sfuggito alla disoccupazione e alla mafia. Grazie alla figura di don Pino
De Masi, sacerdote in prima linea, e agli ani-
MARIA GRAZIA BAMBINO
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matori, è stata aperta
una cooperativa agricola che garantisce loro
un lavoro dignitoso e
fuori dalla illegalità.
Sono un esempio per
tutto il sud d’Italia.
Alla periferia di
Bergamo grazie alla
nuova chiesa di San
Massimiliano Kolbe la
lunga attesa di don Mario Peracchi e della sua
comunità è finalmente
finita. La nuova struttura ha sostituito l’auditorium dove si riunivano
per le celebrazioni e il
centro polifunzionale è
diventato il luogo di
principale di aggregazione del quartiere.
…E ALL’ESTERO.
In Uganda da moltissimi anni il personale medico dell’ospedale St. Mary di
Lacor presta assistenza
sanitaria alla popolazione, con prevenzione, cure mediche e formazione di operatori.
Nonostante la terribile guerra durata più di
vent’anni, le tante epidemie, tra cui quella del
virus Ebola, l’ospedale è sempre stato aperto,
diventando punto di riferimento del nord
Uganda.
In Perù dopo il terribile terremoto del
2007 il Vis, gruppo salesiano missionario,
ha realizzato un progetto per famiglie disagiate e bisognose che, a causa del sisma, hanno
perso la casa. L’8xmille sostiene, nei progetti di
ricostruzione, anche le popolazione vittime
di tante altre emergenze come quelle che hanno colpito l’Abruzzo, Haiti e il Cile.
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Anche quest’anno per destinare l’Otto per mille alla Chiesa cattolica si può usare:
uil modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare entro il 31 maggio 2010 per
chi si rivolge ad un CAF o ad un professionista abilitato;
uil modello Unico da consegnare entro il 30 settembre 2010 direttamente via internet
oppure ad intermediario fiscale. Chi invece non è obbligato all’invio telematico può effettuare la consegna dal 3 maggio al 30 giugno presso qualsiasi ufficio postale;
ula scheda Otto per mille allegata al modello CUD. Chi non è più obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, come i pensionati e i lavoratori dipendenti senza altri redditi né oneri deducibili, può comunque destinare l’Otto per mille alla Chiesa Cattolica
attraverso la schedaallegata al CUD. Questa può essere consegnata gratuitamente entro il
31 luglio 2010 in busta chiusa presso tutti gli uffici postali oppure ad un intermediario fiscale (CAF) che può chiedere un corrispettivo per il servizio. Per maggiori informazioni sulle modalità da seguire per partecipare alla scelta
dell’Otto per mille con il proprio modello CUD si può telefonare al numero verde 800 348 348 (i giorni feriali dalle
9.00 alle 20.00, il sabato dalle 9.00 alle 17.30).
Il cinque per mille si affianca anche quest’anno all’Otto per mille. Il contribuente può firmare per l’Otto per
mille e per il cinque per mille in quanto uno non esclude l’altro, ed entrambi non costano nulla in più.
14
2 maggio 2010
Jesi – Il Palazzo e dintorni
Meritano un bel “bravi”!
Almeno secondo me, lo merita- lancetta della bilancia del farno proprio un bel bravi. Sono i macista (sempre a nostra dicapigruppo del consiglio comu- sposizione), un cinque pieno.
nale che, come sempre, anche Perché? Perché egli svolazza
questa volta hanno riempito un – anche bene, se vogliamo – su
paginone dell’ultimo numero di temi di carattere generale. Non
“Jesi oggi” con il loro interven- ha compreso, il tapino, che ad
to. Bravi perché tutti (o meglio, un capogruppo che scrive sul
tutti eccetto uno, di cui diremo) hanno affrontato temi
specifici della nostra città o
quelli che l’amministrazione
comunale dovrebbe tener
presente o quelli che la stessa amministrazione non sa
risolvere ecc. ecc. Insomma,
chi ha un pizzico di buona
volontà per aggiornarsi sui
problemi che più travagliano
Jesi, altro non deve fare che
leggere tutti i suddetti interventi. Ottiene una interessante periodico dell’amministrazione
panoramica della vita cittadina, di cui lui è rappresentante in
ora vista con occhi benigni (i ca- quanto lì mandato dal “suo” popigruppo che fanno parte della polo, che il “suo” popolo da lui
maggioranza) ora vista con cipi- vuol sapere quali sono i probleglio polemico (i capigruppo che mi della città, quali le difficoltà
sono all’opposizione), ma tutti del momento, quali le prospetconcorrono, in qualche modo, tive per risolverli. E’ vero che,
a chiarirci le idee e ad aiutarci a come foglia di fico, inserisce,
conoscere i nostri problemi.
en passant, qualche nome delInoltre mi piace sottolinea- le nostre industrie, ma appunre che tutti gli interventi sono to, trattasi solo di foglia di fico
sottoscritti dal capogruppo per nascondere il vuoto di una
o, comunque, da un bel nome effettiva presenza dei problemi
e cognome: segno evidente locali, delle polemiche in corso,
che chi scrive non tende più a del fare o non fare del sindaco,
nascondersi sotto il generico delle prese di posizione della
nome del partito, ma assume in maggioranza o della minoranprima persona la responsabilità za… e chi più ne ha più ne metdi quello che scrive. E questo ta. Ma Bucci non mette quasi
dà anche modo al cittadino di niente. Quel pizzico che mette
poter intervenire direttamente lo salva dai brutti voti che un
con il capogruppo telefonando tempo prendevamo al liceo:
o mandando una sua adesione ricordate? Quattro, tre… Caro
o protestando direttamente con Bucci, stia con i piedi per terra,
l’interessato. Quindi, questa pensi al suo territorio quando
volta un bel dieci a tutti.
scrive su “Jesi oggi”. Auguri per
A tutti meno che al capogrup- la prossima volta. Lo attenpo di Rifondazione comunista do con ansia e lo leggerò con…
che merita, a conti fatti e dopo quattro occhi!
aver attentamente osservato la
v.m.
Pagina Aperta
Riceviamo e pubblichiamo
Fini e il partito
Per una volta concordo con
quanto scritto da Vittorio
Massaccesi nel suo editoriale del numero di Voce
del 25 aprile. Se Massaccesi
me lo consente, a maggior
chiarimento per i lettori,
avrei aggiunto nell’articolo
anche questo. Il presidente
di una Camera del Parlamento italiano, pur rappresentando un partito, deve
rimanere al di sopra della politica del suo partito
come sta facendo il presidente del Senato Schifani. E’
un esempio di correttezza a
cui si sono attenuti i suoi
predecessori come Bertinotti, Nilde Jotti, la Pivetti.
Se avesse voluto determinare le proprie scelte all’interno del PDL non avrebbe
dovuto accettare la carica
di presidente della Camera, ma ricoprire una carica
all’interno del governo ed,
addirittura, non avrebbe
dovuto inserire un suo (ex)
colonnello come La Russa
nella troika al comando del
partito, ma ci si sarebbe dovuto mettere lui. Fini, inoltre, quanto al suo gruppo
autonomo, in tutti gli anni
che ha guidato il MSI e poi
Alleanza Nazionale, non ha
mai accettato le correnti e
chi ci ha provato ha pagato
di persona. Ora se la prende
con Berlusconi perché la
Lega ha troppo potere. Ma
se Fini non avesse partecipato al banchetto nel 2008
dei veti contro l’UDC e La
Destra oggi Bossi avrebbe
meno parlamentari.
Nicola Di Francesco
Politica cittadina: Pd e Udc
Con il sindaco
È ormai la quarta o la quinta
volta in poche settimane che
l’Udc suona la grancassa della
richiesta di commissariamento per il Comune di Jesi. È ormai una musica stancante, tra
l’altro politicamente irresponsabile. Perché in un momento
così drammatico per l’economia e per le famiglie solo una
Amministrazione comunale
nel pieno delle sue funzioni
può garantire e orientare al
meglio l’erogazione di servizi
e prestazioni ad un crescente
numero di persone in difficoltà, oltre a programmare efficaci e puntuali interventi nel
campo delle opere pubbliche,
specialmente sul fronte delle
manutenzioni.
Aggiungo: è bene precisare
una volta per tutte che l’ingresso dell’Udc in maggio-
ranza non è mai stato chiesto: l’Udc e il centrosinistra
si sono presentati ai cittadini
con due diversi programmi e
due diversi candidati sindaci.
I cittadini hanno premiato il
nostro candidato sindaco ed
il nostro programma. Il fatto
che in Regione vi sia stato un
accordo con l’Udc non significa che a Jesi le cose debbano
automaticamente cambiare.
Il Pd continuerà, responsabilmente, a confrontarsi con
gli alleati che sostengono il
sindaco Fabiano Belcecchi
per rilanciare l’azione amministrativa in questa seconda
parte di legislatura, senza andare a ricercare alleanze che
non siano quelle scelte dagli
elettori.
Andrea Binci
Capogruppo Pd
al personale della Dialisi
L’artista Morici
E’ stata inaugurata, con il patrocinio del comune di
Jesi, sabato 3 aprile, presso il Palazzo dei Convegni
di Jesi, la mostra personale di pittura dell’artista
Italo Morici intitolata “Opere, 1970-75”. L’iniziativa,
curata dal critico d’arte Giancarlo Bassotti, è stata
dedicata dall’artista a tutto il personale del reparto
dialisi dell’Ospedale di Jesi, diretto dal dott. Stefano Santarelli. Della mostra fanno parte circa trenta
opere eseguite tra il 1970 ed il 1975: anni di prolifico impegno per l’artista, amico personale di grandi
e celebrati maestri contemporanei, tra i quali Edgardo Mannucci, tramite il quale entra in contatto
con l’opera di Quirino Ruggeri, Alberto Burri.
Queste opere evocano elementi che rimandano direttamente alle lezioni delle avanguardie storiche
del Novecento: quella della scomposizione cubista
e quella della simultaneità e del movimento futurista. La mostra è stata aperta al pubblico fino al
21 aprile. Morici nasce a Jesi il 10 Settembre 1928.
Come detto, la frequentazione di artisti noti ed affermati quali Edgardo Mannucci, attraverso il quale
conoscerà l’opera di Quirino Ruggeri, Alberto Burri,
mette l’artista nelle condizioni di potersi rapportare
con le più diverse espressioni artistiche: dai “valori
plastici” di Quirino Ruggeri, all’informale plastico
di Edgardo Mannucci, a quello materico di Alberto
Burri.
Guarda con interesse anche alle avanguardie storiche e recepisce in modo particolare i suggerimenti
della scomposizione cubista e quelli ancor più evidenti della lezione futurista.
Inizia ad esporre negli anni Settanta. All’interno
dell’infinito immaginario figurativo la sua ricerca si
muove tra espressioni iconiche e, nell’ultimo periodo, marcatamente aniconiche, nelle quali prevalgono materiali quali ferro, legno, oggetti d’uso quotidiano, maschere, cartelli stradali e tanto colore.
Marco Cremonesi
15
Sport e tempo libero
Il nuovo libro di Paolo Marasca: Ferrari contro Ford
La vera storia della guerra
tra la Ferrari e la Ford
CALCIO
“Nel 1965 prenderemo parte alle più importanti competizioni di automobilismo sportivo del mondo. Le Ford GT e le Cobra-Ford
correranno rispettivamente nelle prove del
Campionato Mondiale Sport-Prototipi e in
quelle del Campionato Mondiale Gran Turismo. Parteciperemo anche alla 500 Miglia
di Indianapolis, equipaggiando con i nostri
motori V8 di 4200cc sia le Lotus di Colin
Chapman sia le monoposto di alcuni team
americani. La Ford Motor Company continuerà a correre finché le competizioni automobilistiche saranno in grado di insegnarci
come continuare a perfezionare le vetture di
serie che costruiamo per gli automobilisti di
tutto il mondo”.
Alla dichiarazione di guerra di Henry Ford
II rispose Enzo Ferrari: “Noi siamo in guerra aperta contro i costruttori americani e la
nostra nuova vettura Sport-Prototipo di 4
litri è l’ultima spiaggia per cercare di contenere il più possibile l’ondata di quest’anno da
parte della grande industria automobilistica
d’oltreoceano. Noi non disponiamo dei mezzi
economici e tecnici della Ford Motor Company e della General Motors ma combatteremo fino all’ultimo con tutte le nostre capacità per ritardare l’inizio di un’era americana
nelle corse di durata”.
Gli anni sessanta furono quelli delle mitiche
corse di durata; per noi appassionati di automobilismo la 24ore di Le Mans (o di Daytona
o la 12ore di Sebring) era un appuntamento
da non perdere: la “partenza alla Le Mans”,
alle quattro del pomeriggio, con i piloti da
una parte e le macchine dall’altra era da brivido; la magia delle macchine che correvano
di notte, sotto la pioggia, con i fari accesi
era qualcosa di talmente affascinante che
la Formula Uno quasi non esisteva nell’immaginario collettivo. Anche Enzo Ferrari la
pensava così e solo a malincuore si dovette
piegare alla logica delle auto senza carrozzeria su cui si correva il campionato mondiale
piloti: per lui, si sa, contava la macchina; il
pilota era solo il complemento (purtroppo
necessario) di una creatura che viveva di vita
propria. Erano i tempi in cui i meccanici potevano cambiare un motore durante la corsa e sperare ancora di vincerla o in cui potevano rubare (lasciando un bigliettino con
la promessa di risarcimento) i tergicristalli
delle Ferrari dei clienti posteggiate fuori del
circuito, per utilizzarli sulle vetture da corsa.
Gli anni dal 1964 al 1967 videro lo scontro
tra i colossi americani (Ford, ChaparralChevrolet, General Motors) e il piccolo Davide italiano: la Ford, che non era riuscita a
comprare la Ferrari, le scatenò contro tutta
la sua potenza economica e finanziaria, m a
la Ferrari, con il supporto della Fiat, resistette e vinse i campionati del 1965 e del 1967;
nel 1964 fu seconda dietro la Porsche; nel
2 maggio 2010
VOLLEY: Monte Schiavo BdM. Gara uno venerdì 30 in trasferta.
In semifinale scudetto derby con Pesaro
A due anni di distanza
dall’ultima volta, la Monte Schiavo Banca Marche
torna a giocare una semifinale scudetto. Le “prilline”
affronteranno la Scavolini
Pesaro, campione d’Italia
uscente. In campionato le
adriatiche hanno battuto Jesi
per 3-0 e 3-1. Si comincia
venerdì 30 aprile (20.15) e
domenica 2 maggio (ore 16)
a Pesaro, poi ci si sposterà al
PalaTriccoli martedì 4 maggio (ore 20.15). A Jesi si giocherebbe l’eventuale quarta
partita giovedì 6, mentre per
la “bella” si tornerebbe a Pe- cando il PalaTriccoli sabasaro lunedì 10.
to 24 nella seconda partita:
Per arrivare in semifina- 3-1 il risultato finale. Nella
le, Rinieri e compagne nei “bella”, giocata a Jesi lunedì
quarti avevano dovuto sof- scorso, le “prilline” avevano
frire per superare la tenace battuto 3-1 (parziali: 25-20,
resistenza dell’Urbino. La 25-16, 23-25, 25-19) le gialMonte Schiavo mercoledì loblu, grazie ad una super
21 aprile, pur non brillando, Sokolova (nella foto di Balaveva vinto gara uno in terra larini) ed una grande prova
ducale al tie break. Urbino si di carattere.
era presa la rivincita sban- Il tabellone dei play-off
scudetto
Semifinali: (1° classificata)
Pesaro – (4°) Monte Schiavo Banca Marche Jesi; (2°)
Villa Cortese – vincente
Bergamo–Perugia. Vanno in
finale le squadre che si aggiudicano tre gare su cinque.
Gara uno, due e l’eventuale
spareggio si giocano in casa
della meglio piazzata.
Gip
BASKET Fileni. Si è chiuso il “Progetto Scuola”
Contro Venezia ci si gioca la stagione
1966 vinse la Ford, ma solo grazie alla GT40Mark II, un “mostro” di 7 litri di cilindrata
da circa 485 CV, contro cui nulla poterono
le Ferrari 330P3 di 4 litri per circa 420 CV.
La storia di quelle corse viene raccontata in
maniera affascinante nel libro del giornalista
Paolo Marasca, jesino doc, che intervista
Mauro Forghieri, l’ingegnere della Ferrari di
quegli anni mitici; ma l’amicizia che Paolo
Marasca ebbe con lo stesso Ferrari gli consente di riportare con vivida attualità anche
il pensiero del fondatore della scuderia del
cavallino. Ne esce un ritratto a tutto tondo
del mondo delle corse di oltre quarant’anni
fa, con una precisione di particolari e una
freschezza che solo Marasca riesce a comunicare.
L’opera, che si compone di due volumi, avrà
poi un cofanetto di custodia. Il primo volume è stato stampato in 1964 copie, per ricordare espressamente l’inizio della “guerra”; il
secondo, che uscirà entro l’anno, sarà stampato in 1967 copie per ricordarne la fine.
L’opera è in vendita a € 35,00 solamente su
internet, contattando l’autore a v.12@hotmail.it.
Paolo Marcozzi
Eccellenza
A Macerata, in casa della Vis, fanalino di coda già condannata alla retrocessione, i leoncelli di mr Gianluca
Fenucci (nella foto) vincono con una
rete per tempo, siglata da Gabrielloni
e da Marcoaldi. E non è una vittoria
facile, visto che i vissini hanno retto
con grande impegno all’urto dei nostri. Dopo la mezz’ora, al 38’, la Jesina
va in vantaggio con insistente azione
di Strappini che tira un bolide non
bloccato dal portiere maceratese e
sfruttato elegantemente da Gabrielloni. L’1-0 per noi apre la strategia
difensiva dei padroni di casa e sconfigge le loro resistenze, costringendo-
Nelle foto: la copertina del libro
e Paolo Marasca con la Ferrari P4
li al gioco falloso punito dall’arbitro
anche con una espulsione. Andando
verso la fine della gara, Marcoaldi
tenacemente cerca la segnatura e in
pieno recupero realizza il suo gol.
Vir
La salvezza della Fi26; Casalpusterlengo 24;
leni Bpa si deciderà
Fileni Bpa Jesi, Venenell’ultima gara della
zia, Pavia 22; Latina 14
stagione regolare. Gli
punti. Oggi, domenica
arancio-blu domenica
2 maggio, gli arancioscorsa hanno fallito
blu chiudono la stagioil primo match point,
ne regolare ospitando al
perdendo per 77 a
PalaTriccoli il Venezia
62 in quel di Casale
(ore 18.15), per un vero
Monferrato. Le conspareggio salvezza. Gli
temporanee vittorie di
jesini però, potrebbero
Venezia e Pavia hanno
salvarsi anche con una
complicato la situasconfitta ma a quel punzione. “Sarà dura ma
to, dovrebbero sperare
abbiamo le possibilità per farcela - ha detto nel contemporaneo ko di Pavia con Brindisi.
coach Bartocci (nella foto di Candolfi) - Sia- All’andata finì 86 a 65 per la Fileni.
mo tutti a 22 punti, anche se noi abbiamo il Martedì 27 presso il centro direzionale “Esavantaggio negli scontri diretti”.
gono” si è tenuta la festa finale del sesto
La classifica dopo il quattordicesimo turno di “Progetto Scuola”, organizzato dall’Aurora
ritorno: Brindisi 42 punti; Casale Monferrato, Basket. Erano presenti oltre 350 ragazzi delReggio Emilia, Sassari, Veroli 36; Udine 34; le scuole elementari della città.
Vigevano 32; Pistoia 30; Scafati, Rimini, Imola
Giuseppe Papadia
Al via il Memorial Guido Bortoluzzi
Torneo di calcio a 5
Guido era un’ala destra della
Spes e del Cupramontana:
tutte le belle parole possibili
da scrivere su queste righe,
risulterebbero troppo tenui
e fugaci, e non potrebbero mai rendere l’idea nella
descrizione di una persona
splendida, che vive sempre
nella memoria di chi l’ha
conosciuto e amato. Nel
suo nome e nel suo ricordo
gli amici dell’Acli e dell’U.S.
Acli San Giuseppe organizzano un torneo di calcio a 5,
il “Memorial Guido Bortoluzzi”, dal 17 maggio presso
l’impianto della Parrocchia
di San Giuseppe.
Sedici squadre, suddivise in
quattro gironi, poi al via le
fasi ad eliminazione diretta: saranno premiate le prime quattro classificate, con
trofei e vincite di 750 euro
in gettoni d’oro per la squadra vincitrice, di 450 per la
seconda classificata, di 200
per la terza. Coppe anche
per la quarta classificata, per
il miglior portiere, per il capocannoniere e per la squadra più corretta.
Le partite saranno dirette da
arbitri federali, le squadre
potranno iscrivere fino ad
un massimo di dodici giocatori, senza distinzioni di
categoria, mentre la quota
d’iscrizione, al versamento
della quale verrà inserita la
squadra nel torneo, è di 200
Euro. Termine ultimo per
l’iscrizione 15 maggio: per
tutte le informazioni si può
contattare l’organizzazione
al numero 348 5255661.
Marco Cremonesi
“4 Passi,
2 Castelli”…
La manifestazione “4
Passi, 2 Castelli” è organizzata dalle amministrazioni comunali di Castelbellino
e Monte Roberto,
che hanno allestito
un programma ricco
e variegato. La festa
inizierà a Pianello
Vallesina in Piazza
della Vittoria alle
ore 10,30 del 1° Maggio, dove i due sindaci
Demetrio Papadopoulos e Olivio Togni, renderanno onore ai lavoratori con la
celebrazione solenne
accompagnata dalle
bande cittadine. Ogni
centro storico avrà poi
il suo programma.
16
Esperienze
2 maggio 2010
Jesi, San Nicolò: una mostra d’arte che incanta gli jesini, e non solo
Provincia di Ancona: un progetto del Gruppo Baku
L’ha chiamata, e giustamente, mostra d’arte e anche, in modo un po’
sbarazzino, “l’arte che si accende”
alludendo all’unico e originalissimo strumento di espressione: il
fiammifero, o meglio, il fustello,
che è il fiammifero senza la capoc-
Il Gruppo Baku e Habitateatro organizzano un’interessante iniziativa culturale e sociale nella nostra
zona. Per quattro venerdì sera
il Teatro Ferrari di San Marcello cambierà segno e si aprirà ad
accogliere esperienze artistiche
ed espressive di ogni tipo: musica, perfomance
teatrali, esposizioni, videoinstallazioni, happening
e quant’altro. Lo
spazio non sarà
quello del palcoscenico ma nascerà con le cose
e le persone che
lo abiteranno, in
tutti i luoghi del
teatro. Si parlerà,
ci si incontrerà, ci
si scambieranno
pareri,
pensieri,
punti di vista. Partecipazione è la
parola giusta, in
molti contesti abusata e quindi impoverita di significato, per
declinare “Spazio Sofa”. L’obiettivo di questi ragazzi è quello di
creare una rete sociale, che esuli
dalla rete internet o da forme aggregative fredde, ma che sia un
circuito dove far incontrare tutte
quelle persone stimolate dal confronto e dallo scambio d’idee. Gli
spazi del Teatro Ferrari saranno aperti a singoli, associazioni,
gruppi e collettivi interessati a
far parte di questo spazio possono contattare il Gruppo Baku
che avrà il compito di far intervenire tutti gli interessati.
Il Gruppo Baku è formato da
Simone Guerro, Nicola Paccagnani, Alessio Pacci, Lucia Palozzi, Ilaria Sebastianelli e dal
2007 opera nel territorio della
Un grande applauso a Giorgio Rocchegiani Incontrarsi a teatro
chia che s’accende. Ricordate la
nostra “fabbrica dei fulminanti”, la
Saffa? Là si producevano i fustelli
a miliardi. E i fustelli sono i “padri”
dei fulminanti. Ebbene, per puro
caso, il nostro Giorgio - in arte
Giò - jesino e parrucchiere puro
sangue per 40 anni, si è cimentato nell’armonia del fiammifero: un
fustello che diventa tessera di un
mosaico dalla composizione unica.
Sia che si conclude – come vera
opera d’arte – in un plastico o in
un bassorilievo.
Nella mostra, tra le tante miniature, troneggiano il palazzo della
Signoria, la basilica di Loreto, Castel del Monte del nostro Federico
II, il teatro Pergolesi, alcune ville
private veramente perfette. Tanti
sono i bassorilievi: vedi in particolare il nostro centro storico visto
nel suo insieme, stupendo anche
con i colori che sono inventati incendiando i fustelli per dare quella
coloritura propria dell’antico mattone; vedi gli scorci della nostra
città – le mura, i vicoli, gli archetti, i torrioni – e quelli di altre città
delle Marche e oltre. Domina su
tutte la composizione delle cisterne romane di San Floriano. Anche
L’Aquila è presente
con i suoi monumenti del centro
storico. Soffermatevi a gustare alcuni dettagli: i colori,
le balaustre, i lampioncini, i merli
dei castelli e delle
mura, i gradini, i
torrioni, gli interni
di alcuni plastici.
Ma se, come me,
siete fortunati di
avere accanto l’artista per un po’ di
tempo, allora voi
stessi, insieme con lui, vi esaltate
per queste miniature-capolavori
artistici per i quali il tempo, il lavoro, i mesi, le mille ore non si
contano e non hanno senso di
fronte ad una passione che sbalordisce. Giorgio è un appassionato
senza aggettivi, anzi è un “passionale” della sua arte. Vi racconta, con approfondimenti conditi
di tanti ricordi, mille dettagli del
come sia riuscito a realizzare quel
particolare, a correggere quella
dimenticanza – ahi! le campane
della basilica di Loreto! - ad emozionarsi al riconoscimento, per la
prima volta, di un primo premio
del tutto inaspettato, a quell’invito
a realizzare la mostra in terra lontana.
Dispiace dover dire – ma bisogna
dirlo – che è un po’ deluso della
sua città, chè della sua opera non
ha dato particolare segno di interessamento, a differenza di tante
Latte Fresco
Alta Qualità
altre città. Ancora una volta dobbiamo dire che nessuno è profeta
in patria?
E allora ecco una proposta concreta. Nella pinacoteca di nostri
autori (Tamburi per tutti), abbiamo abbastanza. Perché non far
proprio quello stupendo centro
storico con i fiammiferi? Il Comune prenderebbe quattro piccioni
con una fava: l’incoraggiamento
all’artista, il ricordo della nostra
Saffa produttrice di fiammiferi
per oltre 115 anni, l’arte che sgorga dall’estro e dalla passione di un
nostro concittadino e infine una
perfetta integrazione con il plastico del centro storico che è ai piedi
dello scalone d’onore del palazzo
Pianetti.
Vittorio Massaccesi
La mostra con le opere di Rocchegiani è visitabile fino al 9 maggio
nella chiesa di San Nicolò dalle 9
alle 12 e dalle 16 alle 20. Questo
allestimento rientra tra le iniziative del Palio di San Floriano. Nella
foto di Anna Vincenzoni, l’autore,
al centro, nel pomeriggio dell’inaugurazione di domenica scorsa alla
presenza del vescovo Gerardo Rocconi. Nell’occasione, Rocchegiani
ha voluto ringraziare i suoi amici
che tanto hanno contribuito al
buon esito dell’esposizione: Gianni
Casci Ceccacci e Giuliano Lucarini. Ai suoi lavori è stata affiancata
la mostra di alcune testimonianze e documenti degli anni in cui la
Saffa aveva lo stabilimento a Jesi.
Inoltre, a San Nicolò, venerdì 7
maggio alle ore 17, Rosanna Platania proporrà una conversazione
su “La storia del fiammifero” a cui
seguirà la consegna, da parte della
ditta Tecnomatch di Catania, degli attestati agli ex dipendenti della Saffa di Jesi.
Vallesina dove è nato e si è sviluppato. Baku ha stretto collaborazioni con Teatro Pirata e
Fondazione Pergolesi Spontini
di Jesi, Teatro delle Muse di Ancona, Ar[t]cevia International
Art festival, Associazione Teatro Giovani di Serra S. Quirico.
“Spazio Sofa” nasce
nell’ambito
del progetto di
residenze teatrali
Habitateatro promosso da Amat
(Associazione
Marchigiana per
le Attività Teatrali) e Provincia di
Ancona con il Comune di San Marcello. Habitateatro è un progetto
dell’Assessorato
alla Cultura della
Provincia di Ancona in collaborazione con l’Amat
e realizzato con i comuni di Arcevia, Corinaldo, San Marcello
e Offagna, per connettere creatività e piccoli tessuti cittadini,
confidando nella naturale capacità che ha il teatro di favorire
incontri e creare comunità attorno a sé. Habitateatro è la prima
esperienza regionale di residenza teatrale di lunga durata (un
anno), offerta a tre giovani e promettenti compagnie marchigiane – Sineglossa, Teatro Sovversivo, Gruppo Baku - selezionate
in base al loro percorso artistico
e al bisogno che hanno espresso
di poter lavorare in relazione ad
uno specifico territorio.
L’appuntamento è per venerdì 30
aprile alle ore 22 al Teatro Ferrari San Marcello.
Sara Federici

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