Calabria Rurale n. 01 anno 2009
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Calabria Rurale n. 01 anno 2009
A cura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27-2-2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Verona • Anno LXV - ISSN 0020-0689 - C.P. 520 - 37100 Verona | SUPPLEMENTO AL NUMERO 43 DEL 13/19 NOVEMBRE 2009 01 Inserto Agrofarmaci, acque a rischio contaminazione Intervista all’assessore regionale all’Agricoltura Pietro Amato Multifunzionalità con le fattorie didattiche Agroenergie, vantaggi da biogas e fotovoltaico Assessorato Agricoltura, Foreste e Forestazione www.assagri.regione.calabria.it www.informatoreagrario.it Direttore responsabile: Giovanni Rizzotti Redazione: Antonio Boschetti (capo redattore), Alberto Andrioli, Giannantonio Armentano, Nicola Castellani, Clementina Palese, Stefano Rama Redazione: Via Bencivenga-Biondani, 16 37133 Verona - Tel. 045.8057547 - Fax 045.597510 E-mail: informatoreagrario@informatoreagrario.it Internet: www.informatoreagrario.it ASSESSORE: dott. Pietro Amato Segreteria: tel. 0961.759790 www.calabriarurale.it A cura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria Comitato di Direzione: Rosario Previtera Giovanna Vecchio (Responsabile Comunicazione Dipartimento n° 6); Claudio Caiola (Settore 3 - Dipartimento n° 6); Anna Maria Corea (ARSSA); Cinzia Crocè (Autorità di Gestione PSR); Vincenzo Carè (Rete Rurale Nazionale - Mipaaf); Beppe Colonna Segreteria «Calabria rurale»: Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria Settore n.3 - Sviluppo Rurale Via Molè, 88100 - Catanzaro - Tel. 0961.853024 - Fax 0961.853026 E-mail: direzione@calabriarurale.it - eventi@calabriarurale.it Hanno collaborato: Rosario Previtera, Beppe Colonna, Vincenzina Scalzo, Beppe Greco, Giocomo Giovinazzo, Guido Mignolli, Eugenio Veltri, Giuseppe Perri, Giovanni Aramini, Matteo Balderacchi, Maura Callieri, Caterina Colloca, Anna Maria Corea, Tony Coroniti, Antonella Costa, Raffaele Paone, Marco Trevisan, Fabio Petrillo, F. Alfredo Ascioti Materiale fotograrifo a cura di Antonio Renda www.fotocalabria.it Via G. Leopardi 60 - Pratora di Tiriolo - 88040 Catanzaro Questo supplemento viene prodotto nel rispetto dell’ambiente grazie all’utilizzo di carta con certificazione internazionale PEFC® (inerente alla gestione forestale sostenibile dei boschi da cui proviene la cellulosa) e grazie all’invio postale con imballaggio in bioplastica riciclabile (Mater-Bi®) Questo supplemento viene stampato in 17.000 copie UNIONE EUROPEA REGIONE CALABRIA PSR 2007-2013 Misura 111 Azione 3 Edizioni L’Informatore Agrario SpA Presidente onorario: Alberto Rizzotti Presidente: Elena Rizzotti Vice presidente: Giovanni Rizzotti Amministratore delegato: Giuseppe Reali Direttore commerciale: Luciano Grilli Direzione, Amministrazione: Via Bencivenga-Biondani, 16 - 37133 Verona Tel. 045.8057511 - Fax 045.8012980 Pubblicità: Tel. 045.8057523 - Fax 045.8009378 E-mail: pubblicita@informatoreagrario.it Stampa: Mediagraf spa - Noventa Padovana Registrazione Tribunale di Verona n. 46 del 19-9-1952 ISSN 0020-0689 - Copyright © 2009 L’Informatore Agrario di Edizioni L’Informatore Agrario spa Poste Italiane spa - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-2-2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Verona Vietata la riproduzione parziale o totale di testie illustrazioni a termini di legge ABBONAMENTI A L’INFORMATORE AGRARIO Quote di abbonamento 2009 Italia € 90,00 - Estero € 171,00 (Europa via normale). Sono previste speciali quote di abbonamento per studenti di ogni ordine e grado (per informazioni rivolgersi al Servizio Abbonamenti). Una copia: € 3,00. Modalità di pagamento: • conto corrente postale n. 10846376 intestato a L’Informatore Agrario - C.P. 520 - 37100 Verona • assegno non trasferibile intestato a Edizioni L’Informatore Agrario - Verona • carta di credito: Visa - Eurocard/Mastercard - American Express L’ordine di abbonamento o di copie può essere fatto anche per telefono o fax rivolgendosi direttamente al Servizio Abbonamenti. Servizio abbonamenti: C.P. 520 - 37100 Verona - Tel. 045.8009480 - Fax 045.8012980 www.informatoreagrario.it/faq Agli abbonati: informativa art. 13 dlgs 30/6/2003 n. 196. I dati personali da Lei forniti verranno trattati da Edizioni L’Informatore Agrario spa, con sede in Verona, via Bencivenga/Biondani, 16, sia manualmente che con strumenti informatici per gestire il rapporto di abbonamento nonché per informarLa circa iniziative di carattere editoriale e promozionale che riteniamo possano interessarLa. Lei potrà rivolgersi ai sottoscritti per far valere i diritti previsti dall’art. 7 dlgs 30/6/2003 n. 196: Titolare del trattamento, Responsabile del trattamento, Legale rappresentante. Unione Stampa Periodica Italiana Accertamento Diffusione Stampa Certificato n. 6390 del 4-12-2008 DIPARTIMENTO N° 6 Agricoltura, Foreste e Forestazione Direttore generale: ing. Rocco Leonetti r.leonetti@regcal.it Capo struttura: d.ssa Rosetta Alberto r.alberto@regcal.it SETTORE 1 Affari Generali, Risorse Umane, Servizi Territoriali, Enti Strumentali e Sub-Regionali Dirigente: dott. Giuseppe Calabretta g.calabretta@regcal.it SERVIZIO 1 AA.GG., Contenzioso ed Usi Civici, Rapporti con l’Organismo Pagatore e con gli Enti Strumentali e di Bonifica - Area Centro Dirigente: dott.ssa Lucia Delfino SERVIZIO 2 Area Territoriale Meridionale Reggio Calabria Dirigente: ing. Giovanni Sidari SERVIZIO 3 Area Territoriale Meridionale Settentrionale Cosenza SETTORE 2 Valorizzazione e Promozione Produzioni Agricole e Filiere Produttive Dirigente: dott. agr. Giacomo Giovinazzo g.giovinazzo@regcal.it SERVIZIO 4 Sistema Qualità Valorizzazione Produzioni Agricole, Mercato e Sicurezza, Valorizzazione Filiere Produttive SERVIZIO 6 Sviluppo della Zootecnia Riordino e Trasformazione Fondiaria Dirigente: dott. Carmela Barbalace SERVIZIO 7 Sviluppo Rurale, Leader Plus, Agriturismo, Paesaggio Rurale SERVIZIO 8 POR, Programmi Nazionali, Credito Agrario, Fondo di Solidarietà Dirigente: dott. Giovanni Aramini SETTORE 4 Servizi di Sviluppo Agricolo Fitosanitario e Valorizzazione Patrimonio Ittico e Faunistico Dirigente: dott. for. Ernesto Forte e.forte@regcal.it SERVIZIO 9 Patrimonio Ittico e Faunistico, Caccia e Pesca SERVIZIO 10 Ricerca e Dimostrazioni, Divulgazione, Formazione, Vivaismo e Fitosanitario Dirigente: dott. Sabrina Blasco SETTORE 5 Foreste e Forestazione, Politiche della Montagna, Difesa del Suolo e Bonifica Dirigente: dott. for. Giuseppe Oliva g.oliva@regcal.it SERVIZIO 5 Promozione e Marketing dei Prodotti Agricoli e Agro-Alimentari, Fiere e Mercati, Osservatori ed Educazione alimentare SERVIZIO 11 Forestazione, Tutela Boschi, Valorizzazione delle Montagne, Sistemi agricoli Montani, Filiere Silvopastorali Dirigente: dott.ssa Caterina Loddo SETTORE 3 Sviluppo Rurale, Zootecnia, Credito, Riordino e Trasformazione Fondiaria Dirigente: dott. agr. Rosario Previtera r.previtera@regcal.it SERVIZIO 12 Difesa del suolo, Bonifica ed Irrigazione, Valorizzazione dei Sistemi ed Infrastrutture Rurali Dirigente: ing. Fernando Bafaro 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. A cura del Dipar timento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria In copertina: Abbazia di Corazzo - Carlopoli (CZ) Foto: Antonio Renda Pietro Amato: «Le sfide europee saranno la nostra grande occasione» 4 intervista di Beppe Colonna nformare il mondo agricolo nella sua eterogeneità è un dovere istituzionale che diventa opportunità nel momento in cui lo strumento editoriale contribuisce ad avvicinare ulteriormente un ente alla propria utenza. Alcuni mesi di lavoro intenso, ci consentono oggi di presentare questa nuova iniziativa di informazione che probabilmente richiama alla memoria la rivista «Agricoltura Calabria», che la Regione pubblicò sino alla fine degli anni Ottanta. A distanza di due decenni lo scenario agricolo è mutato. Il settore primario tiene conto del mercato, ma anche della propria valenza multifunzionale; è quanto viene evidenziato proprio dagli articoli di questo primo numero e anche dei prossimi. A cominciare dal ruolo strategico rivestito dal paesaggio rurale e dalle produzioni legate al territorio con funzione anche turistica. In tale contesto, la multifunzionalità viene ad affermarsi con la nuova legge regionale sull’agriturismo che contempla anche le fattorie didattiche quali vere opportunità di sviluppo. In quanto opportunità, non si possono tralasciare le fonti di energie alternative quali biogas e fotovoltaico finanziabili dal Psr e certamente ecocompatibili. Ed il rispetto dell’ambiente è fattore permeante di Calabria Rurale, non solo per i materiali con cui la rivista viene stampata e spedita, ma soprattutto per le diverse tematiche trattate come quelle dell’inserto, di grande attualità, che proponiamo in questo numero quale ulteriore strumento informativo al servizio di tecnici e agricoltori. Rosario Previtera «Calabria rurale», informare per innovare Inserto Agrofarmaci, acque a rischio contaminazione 5 di Rocco Leonetti 25 Territorio e ambiente Le frane arrivano se manca l’agricoltore 7 di Rosario Previtera Turismo rurale Dai musei del GAL alla scoperta degli antichi mestieri L’associazione Coldiretti, una realtà importante di Guido Mignolli 8 Ricerca Il valore aggiunto della biodiversità Attualità Agricoltura e ambiente, una sfida per gli agronomi di Beppe Colonna di Fabio Petrillo 9 di Beppe Colonna 12 di Eugenio Veltri 14 di Giuseppe Perri 17 42 Pesca e itticoltura La ricerca avanza nella gestione del patrimonio ittico Eventi Al Galà dei sapori l’agroalimentare del Sud ha fatto bingo di Fortunato Alfredo Ascioti 19 45 Normativa L’articolo 68 aiuta l’olivicoltura «Gustonaturale» ha conquistato i turisti di Giacomo Giovinazzo 39 Filiere regionali Il fico essiccato cosentino aspetta la Dop L’agriturismo calabrese può fare di più di Beppe Greco 36 Impianti fotovoltaici, i vantaggi per l’agricoltura Multifunzionalità La Regione incentiva le fattorie didattiche di Vicenzina Scalzo 33 Energie rinnovabili Biogas, il più grande impianto del Mezzogiorno Tecnica e tradizione premiano la doc Cirò di Beppe Colonna 22 di Claudio Caiola 48 21 Recensioni AgriCultura Le eccellenze calabresi Gustonaturale 49 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 50 SOMMARIO I 4 «Le sfide europee saranno la nostra grande occasione» Pietro Amato, da poco assessore all’Agricoltura, opera da sempre nell’ambito della politica al servizio del territorio. Già presidente della provincia di Catanzaro ed attuale consigliere provinciale, in qualità di consigliere regionale ha contribuito fattivamente a diverse proposte di legge Pietro Amato tra le quali la «Disciplina per l’attività di ittiturismo e pescaturismo», l’«Istituzione sul territorio regionale di ecomusei», la nuova legge sull’agriturismo e quella che regolamenta la raccolta dei funghi. Assessore, lei subentra all’on. Mario Pirillo, divenuto europarlamentare, in una fase delicata per la vecchia e per la nuova programmazione ed in un momento dove le «crisi» sono quasi all’ordine del giorno. In effetti ci troviamo in un momento nel quale la programmazione del Por Agricoltura 2000-2006 è in piena fase conclusiva e la programmazione Psr 2007-2013 è appena cominciata. Abbiamo concluso la pubblicazione delle graduatorie provvisorie delle varie Misure inerenti all’annualità 2007-2009 e già stanno pervenendo numerose domande di contributo a valere sull’annualità 2010. Il personale regionale e dell’Arssa che opera con dedizione e spesso con grande spirito di sacrificio sta compiendo un ottimo lavoro. Le cosiddette «crisi» si succedono in continuo in un settore variegato e soggetto a continua evoluzione come l’agricoltura. Abbiamo affrontato e stiamo continuando ad affrontare problemi relativi alle diverse calamità naturali, alle crisi di mercato in genere, al fermo pesca, al trasferimento del personale Afor e Arssa alle province e così via. Ma mi piace pensare anche agli aspetti positivi riguardanti lo sviluppo rurale in genere A quanto ammonta la spesa realizzata rispetto al Por e al Psr ? Ho potuto constatare la grande professionalità dei tecnici impegnati nei diversi Settori e Servizi del Dipartimento compresi gli uffici periferici, che in questi anni e in questi ultimi mesi si sono prodigati proprio per accelerare la spesa. Per quanto riguarda il Por 2000-2006, il dato a metà settembre risulta più che positivo: su un obiettivo di circa 853 milioni di euro ne sono stati impegnati circa 890 e per quanto riguarda la pesca, su un totale di spesa di poco più di 40 milioni di euro ne risultano spesi ed impegnati circa 44 milioni. Dunque una spesa supe- riore alle aspettative cioè all’obiettivo previsto, che graverà sulle cosiddette «risorse liberate». Per quanto riguarda il Psr, la spesa al momento riguarda le cosiddette misure a premio ed ammonta a poco più di 90 milioni di euro. Naturalmente, dopo la pubblicazione delle graduatorie definitive delle misure strutturali, le imprese potranno iniziare a spendere e a collaudare gli investimenti iniziati sin dal 2007. Ritiene che i bandi del Psr possano risolvere le problematiche del settore in Calabria ? Le risorse disponibili, di per sè esigue, vista la percentuale di contribuzione, sono rivolte sostanzialmente a quelle imprese che avrebbero comunque investito nei vari comparti e a quelle aziende che riescono a stare sul mercato in quanto competitive, così come previsto di fatto dalla politica agricola comunitaria. Le aziende marginali e di piccole dimensioni avranno invece un valore e una funzione ambientale e di tutela dell’ambiente o del paesaggio; la loro premialità si baserà solo su tali valenze. Un aspetto da intendere in senso positivo nel senso che ciò potrà incentivare la cooperazione e l’aggregazione di filiera, senza le quali non ci potrà essere vero sviluppo. Si può parlare oggi di innovazione in agricoltura in Calabria ? La nostra regione presenta risorse e prodotti apprezzati ovunque e il nostro assessorato contribuisce alla loro promozione. L’innovazione è anche nelle forme di comunicazione e consiste nella rinnovata voglia di partecipare a eventi e manifestazioni nazionali e internazionali da parte delle aziende. L’innovazione è in crescita; essa si percepisce dalla tipologia di investimenti che vengono richiesti: miglioramenti strutturali per l’incremento della qualità, ma anche grande attenzione nei confronti delle energie alternative e del turismo rurale. Elementi al passo coi tempi e che possono contribuire a superare la crisi generalizzata. Quali saranno i prossimi obiettivi del suo assessorato ? Terminare l’istruttoria delle domande di contributo a valere sul Psr e accelerare al massimo la spesa. Inoltre sarà importante, di concerto con le province e le associazioni di categoria, definire al più presto il regolamento applicativo della nuova legge regionale sull’agriturismo ed infine arrivare pronti alle grandi sfide comunitarie a partire da quelle relative al cosiddetto Health Check, che ritengo possano costituire una grande opportunità per la Calabria. Beppe Colonna 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 5 «Calabria rurale», informare per innovare La trasversalità dell’agricoltura rispetto a tutti gli altri settori prattutto in relazione alla generale crisi congiunturale, sempre economici e soprattutto rispetto alle tematiche ambientali, più mezzo di crescita economica e sociale in una terra ricca di appare in tutta la sua essenza quando assistiamo, sempre con risorse e di opportunità intrinseche come la Calabria. maggiore frequenza, a quegli avvenimenti eccezionali quali le «Calabria Rurale» mira a far emergere tali risorse che possono calamità naturali o gli eventi e climatici di grande portata. divenire opportunità, e al contemRisulta pertanto di estrema attualità il concetto per cui po punta ad informare il mondo Le risorse non si può prescindere dalla cura della terra, ovvero dalla rurale calabrese su come evolve del territorio figura dell’agricoltore quale custode del paesaggio, nel il settore e su come, tra l’altro, il momento in cui occorre considerare e trattare argomenti devono diventare nostro Dipartimento agisce per la o problematiche inerenti la tutela e la salvaguardia del terpianificazione e lo sviluppo della un’opportunità ritorio. In effetti, così come auspicato dalla stessa Politica ruralità regionale. di sviluppo agricola comunitaria, quando oggi parliamo di ruralità, ci Una rivista al servizio del settore riferiamo a tutto ciò che è connesso e complementare al primario, delle imprese e dei sogsettore primario in termini di paesaggio, assetto idrogeologico, getti che a diverso titolo in esso operano, anche alla luce della ambiente, economia e socialità legate a tradizioni, produzioni, valenza multifunzionale ed ecofunzionale che tale settore risorse territoriali in genere, turismo. In tal senso, la multifun- esprime in pieno. Un periodico che verrà diffuso su larga scala, zionalità delle aziende agricole e forestali diventerà, anche e so- realizzato in proprio e con un occhio rivolto all’ambiente in maniera innovativa nel panorama delle riviste specializzate: Calabria Rurale viene stampata con carta certificata Pcef, ovvero derivante da cellulosa ottenuta da foreste gestite in maniera sostenibile e inviata ai lettori in pellicola MaterBi, la bioplastica completamente riciclabile ottenuta dall’amido di mais. Ci piace pensare, in tal senso, all’innovazione nell’innovazione; un concetto che passa anche dalla comunicazione e dall’informazione e che è certamente quel fattore di sviluppo di cui il settore agricolo necessita e alla cui crescita vogliamo partecipare. Con il contributo di tutti. Rocco Leonetti Direttore Generale Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Pescheti Altomonte - Sibari (CS) 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. La Roccelletta Borgia (CZ) © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Territorio e ambiente IL DISSESTO IDROGEOLOGICO NON È CAUSATO SOLO DAL CLIMA Le frane arrivano se manca l’agricoltore di ROSARIO PREVITERA L a Calabria è tra le regioni con il più alto numero di aree a rischio frane: tutti i comuni calabresi infatti, ne presentano almeno una. La cementificazione selvaggia, la mancata sistemazione idrogeologica delle fiumare e dei torrenti e l’abbandono crescente delle attività agroforestali con effetti diretti e indiretti, non fanno altro che causare frane e smottamenti a danno della viabilità e della collettività in genere. Si sono ripetuti, numerosi negli anni, i tragici eventi causati da eventi atmosferici, spesso brevi e intensi, che hanno determinato frane e smottamenti disastrosi. Le più recenti alluvioni che hanno devastato i comuni dell’entroterra Reggino e Cosentino, causate dalla pioggia incessante, ma anche dall’abbandono generalizzato del territorio e delle infrastrutture, testimoniano anche l’irrazionalità (laddove esiste) della pianificazione territoriale. Controllo delle acque Drammi annunciati che potevano (ed in futuro potranno) essere evitati, qualora una gestione concertata, multidisciplinare e costante rispetto alla prevenzione delle emergenze, diventerà prassi e non caso eccezionale post-alluvione. Si rimane addolorati per i lutti che purtroppo non mancano e al contempo rimaniamo sgomenti di fronte all’ennesimo evento legato all’insufficiente contenimento regolamentato delle acque superficiali, che mina in maniera diffusa l’assetto idrogeologico della regione. Un territorio un tempo coltivato e mantenuto intatto nei suoi elementi paesaggistici dalla popolazione rurale oggi sempre meno presente; occorre ripristinare le condizioni originali essenziali in termini di rimboschimento, manutenzione costante del In Calabria gli smottamenti sono purtroppo molto frequenti. Occorre prevenire lo spopolamento delle campagne soprassuolo il quale, a sua volta, risente della mancanza o dell’abbandono, e quindi della mancata cura, di importanti opere di contenimento e drenaggio (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) e che necessita del recupero dell’antica viabilità, delle opere trasversali lungo i corsi d’acqua, nonchè della messa in sicurezza e della opportuna valorizzazione di interi versanti boschivi e dei comprensori agricoli, un tempo baluardo contro il dissesto idrogeologico e gli incendi. Più prevenzione L’azione di costante monitoraggio messo in atto delle istituzioni preposte e l’utilizzo proficuo di personale specializzato (come per esempio le migliaia di operai idraulico-forestali) per la prevenzione capillare e diffusa dei fenomeni di dissesto, l’utilizzo di opere specifiche e di ingegneria naturalistica, diventano necessità sempre più impellenti, nonostante la forza della natura non sia, di per sè, contrastabile. Ma la prevenzione parte da lontano. Diremmo che parte dalle «origini». Sì, perchè la classe contadina, custode delle tradizioni, depositaria delle nostre radici culturali e storiche, era e potrà di nuovo essere l’elemento di salvaguardia per eccellenza. Ormai è risaputo che quando l’agricoltore manca, le frane arrivano. Ecco da dove scaturiscono, nell’ambito della programmazio- ne comunitaria, nazionale e regionale, quegli interventi rivolti sia ai privati che agli enti pubblici finalizzati a contrastare il fenomeno dell’esodo rurale. Europa in campo Il finanziamento di interventi «non produttivi» ma con grande valenza ambientale e paesaggistica, così come gli incentivi non destinati direttamente alle imprese agricole ma indirizzati a incrementare il turismo rurale e l’interesse verso i comprensori agricoli, al pari dei contributi rivolti alle attività multifunzionali delle aziende agricole, possono nel loro complesso contribuire a fermare lo spopolamento delle campagne. È quanto auspicava la Commissione europea già dalla programmazione 2000-2006 (definita «Agenda 2000») ed è quanto continua ad auspicare sia con la nuova politica agricola comunitaria che con la revisione di medio termine («Health Check») che prevede le «nuove sfide», improntate proprio sulla grande valenza sociale e ambientale attribuita all’attività agricola: cambiamenti climatici e rispetto del protocollo di Kyoto, energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche, biodiversità. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 7 8 L’Associazione ATTIVA IN REGIONE CON NUMEROSI SERVIZI Coldiretti, una realtà importante Le opportunità di sviluppo sono uno degli obiettivi fondamentali dell’associazione che in Calabria conta una rete capillare di sedi, sezioni periferiche e uffici di zona L a Coldiretti, presieduta attualmente da Pietro Molinaro, è la più grande organizzazione agricola radicata in Calabria, costituita da una federazione regionale, due federazioni provinciali, una federazione interprovinciale, 36 uffici di zona e 60 sezioni periferiche. L’articolata presenza sul territorio è accompagnata dalla consolidata rappresentatività, che fa della Coldiretti la principale organizzazione agricola a livello nazionale e tra le prime nel panorama europeo. Tra gli associati si contano oltre 568 mila imprese agricole, che rappresentano il 52% di quelle iscritte alle Camere di commercio. Per fornire assistenza alle imprese agrituristiche, la Coldiretti ha creato Terranostra, che ha ottenuto il riconoscimento dal ministero dell’Ambiente come Associazione ambientalista. Terranostra è sempre più impegnata IL PRESIDENTE REGIONALE PIETRO MOLINARO «FAVORIRE IL CONFRONTO AGRICOLTORE-CONSUMATORE» «La fondazione “Campagna Amica” e le numerose attività svolte sotto questo marchio mirano a valorizzare l’identità profonda dei nostri territori a partire dalle produzioni che caratterizzano anche il nostro stile di vita», sostiene Pietro Molinaro, presidente regionale della Coldiretti, imprenditore agricolo nonché promotore di numerose iniziative a favore del comparto e dei consumatori. «È importante dare certezza sulla qualità, sull’origine e sulla salubrità degli alimenti e di tutte le produzioni agroalimentari calabresi anche attraverso la promozione di leggi a tutela dei cittadini-consumatori – puntualizza – È per questo che siamo impegnati a diffondere la cultura dei consumi legati alle nostre campagne e a difendere il patrimonio enogastronomico della Calabria, sviluppando le fonti energetiche rinnovabili nel rispetto del paesaggio e della salubrità dell’aria che respiriamo. Siamo convinti inoltre che sia fondamentale avvicinare produttore e consumatore con iniziative quali quelle riguardanti la vendita diretta e i mercati contadini, che hanno indubbiamente grande valore sociale, economico e ambientale». B.C. Per ulteriori informazioni: http://www.calabria.coldiretti.it/ http://www.campagnamica.it/fondazione campagna amica.asp oltre che nella promozione del turismo in azienda agricola, anche nei molteplici aspetti del rapporto cittadino-campagna. Coldiretti non ha dimenticato il mondo dell’imprenditoria agricola femminile, e nemmeno i pensionati dell’agricoltura, che possono fare riferimento alla Federazione nazionale pensionai dell’organizzazione agricola. La Coldiretti è impegnata nel campo dei servizi alla persona tramite il proprio ente di patrocinio e assistenza (Epaca), il primo patronato del lavoro autonomo e il quarto in generale per numero di pratiche istruite in campo sociale, previdenziale e sanitario. La Coldiretti rappresenta le imprese agricole e valorizza l’agricoltura come risorsa economica, umana e ambientale. Il suo obiettivo è garantire alle imprese opportunità di sviluppo in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del Paese. La sua strategia è scegliere il sistema della concertazione, fulcro di ogni moderna democrazia economica, in tutte le sedi di confronto economico-politico: con il governo, gli enti locali, le istituzioni comunitarie. La sua «agenda» si articola in due progetti: Impresa verde, rivolto alla crescita competitiva delle imprese agricole, Campagna Amica, per favorire un dialogo tra produttori e consumatori ai tempi della globalizzazione. Le centinaia di migliaia di imprese agricole che credono in tutto questo sono B.C. la sua forza. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Eventi TRE GIORNI DI INTENSO LAVORO TECNICO Agricoltura e ambiente, una sfida per gli agronomi di BEPPE COLONNA Al dodicesimo Congresso nazionale della categoria la discussione si è concentrata sullo sviluppo del settore primario, la salvaguardia del territorio, la multifunzionalità I n occasione dell’80° anniversario del Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali (Conaf), si è svolto recentemente a Reggio Calabria il dodicesimo congresso nazionale della categoria. Tema al centro del dibattito «La professione del dottore agronomo e forestale tra globalizzazione e identità», a Il tavolo dei relatori all’apertura dei lavori del Congresso conferma del ruolo rivestito da questa categoria professionale nello sviluppo della moderna agricoltura e nella tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio rurale. Una categoria che, insieme ad altri professionisti, si pone spesso quale cerniera tra mondo agricolo ed istituzioni, una sorta di trait d’union tra agricoltori e istituzioni locali. Al congresso erano presenti personaggi del mondo dell’interprofessione, del giornalismo, delle istituzioni, delle associazioni di categoria e più di trecento professionisti tra iscritti e delegati dai vari Ordini provinciali e dalle 18 Federazioni regionali, provenienti da tutta la penisola. Al termine dei tre giorni congressuali, grande interesse ha suscitato la tavola rotonda dal titolo «Paesaggio, prodotti agroalimentari di qualità, turismo. Un progetto per il paese». Numerosi i temi scaturiti nel corso del dibattito, resi particolarmente in- UN PROTOCOLLO DI INTESA SOVRINTENDERÀ ALLA RICONVERSIONE TOLTI ALLA MAFIA I TERRENI DIVENTANO UN’OPPORTUNITÀ A margine del congresso, è stato firmato il protocollo di intesa per l’individuazione dei criteri e delle metodologie finalizzate al miglior utilizzo dei terreni confiscati alla criminalità organizzata nella Provincia di Reggio Calabria, documento autorizzato dal ministro degli Interni Roberto Maroni. Il protocollo è stato firmato dal prefetto di Reggio Calabria, Francesco Musolino e dal presidente del Conaf Andrea Sisti, che ha dichiarato: «Si tratta di un giorno molto importante per l’intero comparto agroalimentare, perché su queste terre possono adesso svilupparsi imprese credibili e sostenibili. Con la firma di questo documento, si av- via un importante percorso per i dottori agronomi e forestali al servizio della società civile, cui mettiamo a disposizione le nostre professionalità». Andrea Sisti farà parte della Commissione operativa unitamente al presidente della Federazione calabrese Stefano Poeta, al direttore generale per lo sviluppo rurale del Mipaaf Giuseppe Blasi e a tre membri nominati dalla Prefettura. La Commissione dovrà attivare la convenzione, intesa quale progetto pilota al quale potranno contribuire tutti i dottori agronomi e forestali che vorranno operare a titolo gratuito negli specifici settori della ricerca, consulenza, progettazione integrata, stima. R.P. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 9 10 LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO TRAMITE LA PROGRAMMAZIONE INTEGRATA IL «PROGETTO PER IL PAESE» SI SVILUPPA COSÌ Di seguito pubblichiamo i punti che rappresentano i capisaldi su cui si fonda il Progetto per il Paese, iniziativa indirizzata alla valorizzazione del territorio. • Identificazione dei prodotti a forte legame territoriale con la caratterizzazione paesaggistica dei luoghi di produzione. Nella progettazione di un’area omogenea per caratteristiche biotiche ed abiotiche occorre fare indagini specifiche che portino alla conoscenza di tutti prodotti agroalimentari, artigianali, industriali, riconducibili a a quel determinato territorio. Occorre poi definire i luoghi attraverso l’immagine paesaggistica che essi rappresentano e nella loro descrizione richiamare sempre l’immagine del tipo di paesaggio che rappresentano. • Progettazione dei luoghi e delle strutture finalizzati alla realizzazione di una identità paesaggistica. Nella realizzazione delle strutture e delle infrastrutture, sia residenziali che produttive, è necessario tenere sempre presente il loro inserimento nel territorio di riferimento e l’identità del paesaggio che rappresenta, sia da un punto di vista storico che di tradizioni consolidatesi nel tempo. • Riconversione delle strutture esistenti verso forme e tipologie attuali ma identificabili con le con- teressanti anche dai relatori di spicco che vi hanno preso parte (http://www. agronomi.it/Documenti/AF%2022009%20indd.pdf). Qualità e sicurezza alimentare, paesaggio e tradizioni, ma anche produzioni agricole e prodotti agroalimentari sono stati al centro del vivace dibattito. Al termine, è stata siglata una mozione da cui è scaturito il documento finale dal quale è emersa la necessità di dare priorità alla tutela del paesaggio attraverso una pianificazione e una progettazione integrata che tenga conto di tutte le risorse presenti sul territorio, affinché la crescita economica e sociale possa partire proprio dal settore primario. Le sessioni di lavoro tematiche hanno consentito inoltre un proficuo confronto tecnico, ma soprattutto hanno permesso di redigere importanti documenti conclusivi con lo scopo di tracciare le linee di indirizzo in merito a tematiche fondamentali riguardanti il settore notazioni del paesaggio in cui sono inserite. È importante il recupero dell’identità paesaggistica che in certi luoghi nel tempo è andata perduta spesso a causa di una pianificazione edilizia che non ha tenuto conto del contesto territoriale in cui le opere si inserivano. La realizzazione e la riconversione di strutture inutilizzate verso la creazione di servizi per il territorio possono essere un ulteriore strumento per la promozione di un territorio. Il turismo infatti, oltre a essere un’importante voce economica, rappresenta un formidabile strumento per la diffusione nel mondo del valore aggiunto di un determinato paesaggio. • Marketing territoriale basato sull’identità paesaggistica dei luoghi e dei prodotti legati al luogo. Le strategie di promozione devono essere dirette all’intero territorio identitario e ai suoi prodotti, cercando di far passare l’immagine coordinata del paesaggio che lo rappresenta. • Merchandising dei prodotti tematici del «Paesaggio». La promozione del territorio consiste anche nella diffusione di gadget con l’immagine coordinata del paesaggio di riferimento su tutti i prodotti B.C. di quella determinata zona. Da sinistra: Francesco Musolino e Andrea Sisti, rispettivamente prefetto di Reggio Calabria e presidente del Conaf, firmano il protocollo di intesa per il riutilizzo dei terreni confiscati alla criminalità organizzata primario e le attività agricole connesse, soprattutto in relazione alla multifunzionalità in agricoltura, oggi sempre più concreta, efficace e remunerativa. Linee di indirizzo da applicare in ogni regione al fine di raggiungere l’omo- geneità di intenti e un unico orientamento da parte dei tecnici per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal «Progetto per il Paese». Beppe Colonna 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 11 AGRONOMI UNITI PER IL RILANCIO DEL SETTORE PRIMARIO I PROSSIMI SARANNO ANNI DECISIVI Le tesi congressuali discusse si sono concentrate su quattro temi di stretta attualità e notevole importanza per il comparto agricolo regionale. Al termine, sono state siglate le mozioni operative e di impegno da parte del Conaf, successivamente approvate dall’assemblea dei delegati. Vediamo nello specifico alcuni dei punti inseriti nelle mozioni. • Percorsi formativi tra Università e professione. Si intende definire un processo permanente di apprendimento e formazione; altro obiettivo è quello di prevenire e ridurre i rischi di esclusione sociale legati alle minori opportunità formative e di accesso alla I cinque presidenti provinciali insieme al prefetto di Reggio Calabria formazione permaNente; si vuole rendere e al presidente del Conaf. organiche le iniziative formative condotte Da sinistra: Renato Arona presidente dell’Ordine dei dottori agronomi dagli Ordini e dalle federazioni e stabilire e forestali di Vibo Valentia; Stefano Poeta, presidente della Federazione regionale e dell’Ordine di Reggio Calabria; un rapporto di mutuo scambio formativo Francesco Musolino, prefetto; Andrea Sisti, presidente del Conaf; con le Università quale occasione di amFrancesco Scalfaro, presidente dell’Ordine di Catanzaro; pio confronto sugli orizzonti professionali Giovanni Perri, presidente dell’Ordine di Cosenza ed Enzo Talotta, presidente dell’Ordine di Crotone in una ricerca continua di miglioramento delle qualità delle prestazioni. sui limiti strutturali del sistema agroalimentare • Sicurezza e qualità alimentare: la certificazione a tutela del consumatore. L’obiettivo è quello di adolocale attraverso la revisione degli strumenti di perarsi per garantire una maggiore trasparenza e rating previsti da Basilea 2. competenza in termini di controlli (cogenti e volon- • L’identità del paesaggio tra pianificazione del territorio e progetto. Si vuole aderire ai principi della tari) per favorire la reciproca garanzia tra aziende e Convenzione europea del paesaggio (Cep) impeconsumatore. In quest’ottica si inserisce anche la possibilità che gli agronomi entrino a far parte degli gnandosi a promuoverne la conoscenza e l’appliOrganismi di certificazione e delle organizzazioni di cazione nell’ambito dell’attività professionale dei controllo. relativi iscritti, diffondendo tra gli agronomi i concetti relativi alla nuova visione politica del paesag• Credito alle imprese per lo sviluppo competitivo gio introdotta dalla Cep. La creazione di un vocadel mondo rurale. Si punta a valorizzare la discibolario comune con le altre categorie professioplina estimativa quale pilastro storico della tradinali potrebbe ricondurre ad un unico strumento zione scientifica della categoria, assumendo tutdi pianificazione delle te le iniziative necessarie per qualificare al diverse competenze e meglio le competentematiche che riguarze nell’ambito dei didano il paesaggio. versi processi di valuLavorare per l’integratazione. In quest’ottizione del cosiddetto ca si inserisce anche «progetto di paesagla possibilità di introgio» può portare a durre meccanismi di una migliore politica flessibilità che tengadi pianificazione del no conto dell’attuale territorio individuancongiuntura economido le relative risorse ca e delle criticità amfinanziarie a cui acceIl congresso ha registrato una massiccia partecipazione bientali che incidono dere. R.P. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 12 Eventi PRODUTTORI CONSAPEVOLI E FIERI DEL PROPRIO RUOLO Tecnica e tradizione premiano la doc Cirò Numerosa la partecipazione dei viticoltori alla seconda edizione del premio «Viticoltore d’eccellenza di Cirò», occasione di un convegno dove si è discusso di qualità di BEPPE COLONNA I n occasione della seconda edizione del Premio «Viticoltore d’eccellenza di Cirò», promossa dall’Associazione «I vignaioli del Cirò» e dall’azienda vitivinicola Librandi, si è svolta di recente la tavola rotonda dal titolo «La centralità della qualità nella creazione di un modello vincente di vitivinicoltura». Una giornata di studio interamente dedicata a promuovere e valorizzare l’identità del territorio a partire dalla vocazione vitivinicola. Obiettivo principale dei produttori che hanno partecipato all’evento è stato quello di mostrare a una rinomata e prestigiosa giuria, presieduta da Mario Fregoni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, che la forza del vino Doc Cirò è nelle mani dei viticoltori, la cui tradizione vitivinicola risale all’antica Grecia. brandi per ottenere un vino rosso superiore. Un riconoscimento che premia anche la caparbietà e il desiderio di raggiungere l’»obiettivo qualità» che è il comune denominatore di chi intende contribuire a creare un vino eccellente. A vincere è stata dunque la passione vera per la propria terra: tutti i viticoltori coinvolti si sono dimostrati professionali e soprattutto orgogliosi del lavoro intrapreso, perché consapevoli, una volta di più, di contribuire direttamente al successo della Doc Cirò e alla valorizzazione della propria terra. La giuria che ha attraversato le diverse zone del Cirò e i numerosi vigneti «in gara», ha apprezzato il risultato evidente del duro lavoro svolto dai produttori nell’osservare scrupolosamente il disciplinare di produzione concordato con l’azienda Librandi. L’importanza della filiera Sui concetti di «tracciabilità», «qualità» e «identità del territorio» si è ampiamente dibattuto nel pomeriggio, presso la sala del Centro Servizi per le imprese di Cirò, gremita di viticoltori e giornalisti. Oltre agli spunti importanti forniti dal presidente dell’Associazione «I Vignaioli del Cirò» e da Nicodemo Librandi, contitolare dell’azienda omonima, per quanto riguarda il mondo accademico, oltre a Mario Fregoni hanno partecipato Michele Borgo, direttore del Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano Veneto e il virologo del CNR di Torino Franco Mannini. Per quanto riguarda invece i rappresentanti delle istituzioni sono intervenuti, tra gli altri, Agazio Loiero, Governatore della Regione Calabria i deputati Nicodemo Oliverio della Commissione agricoltura alla Camera, Antonio Bonfiglio, Sotto- Obiettivo valorizzazione All’interno del numeroso gruppo di conferitori d’eccellenza della cantina Librandi, sono stati premiati quei viticoltori (Francesco Porti, Pasquale De Franco, Francesco Leto) che hanno saputo unire al meglio le proprie professionalità, abilità e competenza, alle indicazioni fornite dall’azienda Li- Il tavolo dei relatori 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 13 Un grappolo di uva Gaglioppo CIRÒ, ROSSO O BIANCO MA SEMPRE AL TOP IL GAGLIOPPO E LE SUE ORIGINI Il suo antenato, il Krimisa, era il «vino delle olimpiadi». Definito «il Barolo del Sud», il Cirò, rosso o rosato, si ottiene dalle uve Gaglioppo (almeno al 95%) coltivate nei 1400 ettari della provincia di Crotone. Il Gaglioppo giunse in Calabria importato dagli antichi coloni greci e si diffuse velocemente in tutto il meridione. È un vitigno a bacca rossa e il vino che se ne ricava presenta una forte gradazione alcolica (supera spesso i 14 gradi), con un colore non molto intenso e con un notevole corpo conferito dalla elevata tannicità. Per questo si preferisce invecchiarlo anche per diversi anni e, obbligatoriamente, con un minimo di nove mesi. Il Cirò si può definire «Classico» solo quando le uve provengono dalle vigne situate nei comuni di Cirò e Cirò Marina, mentre la produzione del vino a Doc comprende anche i territori dei comuni di Melissa e Crucoli. Con una gradazione minima del 13,5% il vino si può fregiare della qualifica «Superiore» e con un periodo di invecchiamento di tre anni il rosso può ottenere anche la qualifica di «Riserva». Il Cirò bianco si ottiene con il Greco bianco (almeno all’80%) dal quale provengono i caratteristici sentori. Ulteriore varietà consentita è il Trebbiano toscano. R.P. segretario alle Politiche agricole e forestali, la senatrice Dorina Bianchi, gli assessori regionali Francesco Sulla e Demetrio Naccari, i sindaci dei Comuni del comprensorio del cirotano. Tipicità del territorio Molti interventi hanno sottolineato la necessità di fare sistema tra le figure della filiera vitivinicola calabrese. L’at- DETERMINANTE IL RISPETTO DEI REQUISITI TECNICI IL DISCIPLINARE DEI «VIGNAIOLI DEL CIRÒ» Le regole sono semplici ma efficaci. A partire dall’inflessibile tutela dell’allevamento ad alberello a una corretta gestione del suolo, per proseguire con una adeguata potatura al fine di ottenere la minima carica di gemme necessaria. Indispensabili, poi, risultano una giusta selezione dei germogli e la formazione di una parete fogliare attiva e in salute. Tutti elementi utili per il raggiungimento dell’equilibrio vegetoproduttivo, mantenuto mediante una corretta gestione della chioma anche tramite il giusto diradamento delle uve. Obiettivi imprescindibili, infine, quello di un buono stato fitosanitario delle uve e di una perfetta maturazione delle stesse. Sono tutti principi molto importanti e andrebbero sempre più diffusi e incrementati sul territorio, perché sono gli unici in grado di permettere una reale salvaguardia dell’ingente patrimonio viticolo locale e costituiscono quegli orientamenti ottimali in grado di consentire l’ottenimento di uve di alta qualità. B.C. tenzione è stata posta su aspetti quali l’organizzazione e la pianificazione territoriale, la ricerca, la sperimentazione, il marketing. Elementi che valorizzano la grande tradizione viticola del cirotano, forte delle caratteristiche pedo-climatiche particolari dell’area e della base genetica unica del Gaglioppo e degli altri vitigni locali; che hanno consentito nel tempo il mantenimento e lo sviluppo della tipicità di un’intera area legata ad un vino. Armonizzare perfettamente questi elementi conduce necessariamente alla produzione di vini originali, di grande impatto e personalità, che potranno essere senz’altro più competitivi sui mercati nazionali ed internazionali. Nel suo complesso l’incontro ha ribadito che il Gaglioppo e la sua storica coltivazione rappresentano la carta d’identità di un «territorio tipico», e che solo un accordo stretto tra viticoltori e vinificatori ne potrà incrementare la potenzialità mantenendone l’originalità, fattore di successo del vino Doc Cirò. Beppe Colonna 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 14 Multifunzionalità IL TERRITORIO E L’AMBIENTE AL CENTRO DELL’INIZIATIVA La Regione incentiva le Fattorie didattiche di VINCENZINA SCALZO Da pochi mesi è entrata in vigore una legge che intende coinvolgere l’intero territorio regionale nel progetto di valorizzazione agricolo e rurale, favorendo il processo di sviluppo delle aziende coinvolte D a pochi mesi in Calabria è stata approvata una legge che disciplina, tra l’altro, anche l’attività delle fattorie didattiche. Si tratta della L.R. 14/2009 «Nuova disciplina per l’esercizio dell’attività agrituristica, didattica e sociale nelle aziende agricole», che intende rispondere in modo organico alla forte domanda di ruralità proveniente dal mondo extragricolo aprendo l’azienda agricola ad attività diverse da quelle strettamente produttive. La legge regionale, in armonia con i programmi di sviluppo rurale nazionale ed europeo, sostiene lo sviluppo di un’agricoltura capace di essere realmente multifunzionale, in grado cioè di offrire – oltre che prodotti agricoli e derrate alimentari – anche beni e servizi derivanti dalle molteplici funzioni economiche, ambientali, didattiche e sociali che l’azienda agricola può svolgere. Forma di educazione Anche in Calabria le fattorie didattiche possono diventare non solo forme di integrazione e diversificazione dei redditi agricoli, ma valide formule per educare all’ambiente e al sociale. Le fattorie didattiche offrono l’opportunità di conoscere l’attività agricola e il ciclo degli alimenti, la vita animale e vegetale, i mestieri e il ruolo sociale degli agricoltori, sono importantissime per educare al consumo consapevole, al rispetto dell’ambiente e al recupero dei valori culturali e delle tradizioni in ambito rurale. Rispondono inoltre ad un disegno culturale di interesse pubblico, che crea legami nel territorio tra i sistemi produttivi correlati al settore primario e il mercato, consentendo ai produttori di trasmettere direttamente la propria esperienza ai consumatori, in particolare alle nuove generazioni. Sono un esempio di multifunzionalità, rendono direttamente protagoniste le strutture agricole delle attività di formazione, conoscenza e condivisione culturale rivolta agli studenti e non solo. Sono dei veri e propri laboratori all’aperto, delle aule verdi dove è possibile abbinare l’apprendimento teorico a quello pratico, mettendo a confronto l’esperienza dell’agricoltore con la curiosità dei ragazzi, creando così una stimolante interazione. Agricoltori protagonisti Le attività divulgative ed educative in azienda hanno una elevata valenza innovativa nel campo dell’educazione alimentare e ambientale. Le nuove generazioni, nate e cresciute in ambiente urbano, spesso ignorano l’origine degli alimenti, non conoscono il mestiere dell’agricoltore, non colgono il rapporto esistente tra agricoltura, ambiente, alimentazione e salute. Le visite nelle fattorie didattiche nascono dal bisogno di ricucire lo strappo tra la città e la campagna, come reazione al modello alimentare industrializzato 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 15 PER INTEGRARE IL REDDITO OPPORTUNITÀ DA SFRUTTARE Educazione ambientale, alimentare, alla ruralità sono i capisaldi su cui si fonda l’attività delle fattorie didattiche, la cui valenza economica, per il titolare dell’azienda agricola, riguarda la possibilità di integrare il reddito attraverso la vendita diretta dei prodotti ottenuti ed eventualmente trasformati in azienda. Non solo. L’impiego dei famigliari nella gestione delle fattorie didattiche rappresenta un ulteriore elemento di valorizzazione, perché favorisce la creazione di posti di lavoro all’interno della stessa famiglia. Le fattorie didattiche possono essere finanziate con il Psr (Asse III). V.S. Lo spirito delle fattorie didattiche è anche quello di favorire un nuovo approccio pedagogico per i più piccoli che tende a negare il ruolo degli agricoltori, del lavoro delle donne e degli uomini nei campi, il ruolo stesso della terra e del territorio. L’azienda agricola è il luogo ideale per mostrare la stretta connessione esistente tra produzione di alimenti e tutela dell’ambiente e della salute, approfondendo le diverse tematiche con approcci diversificati in funzione dell’età degli studenti. Le tre linee L’approccio pedagogico nelle fattorie didattiche è estremamente importante: tre sono le idee fondamentali alla base delle attività svolte in fattoria: 1) Pedagogia attiva-Imparare facendo La fattoria propone laboratori per permettere attività pratiche o esperienze dirette (manipolare, raccogliere, seminare, trasformare, costruire, mangiare cibi biologici). 2) Contatto con gli esseri viventi - Occasioni di contatto con animali e piante nel loro ambiente naturale. 3) Luogo di vita, d’incontro, di formazione, di emozione - L’incontro tra agricoltori e ragazzi si pone l’obiettivo di arricchire, lasciare un ricordo, un’emozione, una conoscenza, indurre un cambiamento reciproco. Le esperienze formative svolte nelle fattorie didattiche uniscono sapientemente il sapere con il saper fare. È evidente che la possibilità di partecipare attivamente (costruendo, rintracciando, manipolando qualcosa, ecc) imprime indelebilmente nella memoria le sensazioni vissute nel momento didattico. Il livello di approfondimento sarà diverso a seconda dell’età dei ragazzi coin- volti, dalle nozioni base per i più piccoli sino all’approfondimento di specifici aspetti per gli studenti delle scuole superiori. Vincenzina Scalzo Agronomo Arssa Ufficio Agriturismo - Dipartimento agricoltura, foreste e forestazione, Regione Calabria 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 16 Multifunzionalità COSA DICE LA NORMATIVA REGIONALE L’ATTIVITÀ DIDATTICA SECONDO LA LEGGE N. 14/2009 Capitolo II - Art. 20 (Finalità e oggetto) 1. Con la presente legge la Regione Calabria in armonia con il proprio Statuto e nel rispetto del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228, nell’ambito delle attività connesse all’attività agricola, promuove la realizzazione di fattorie didattiche allo scopo di riavvicinare le giovani generazioni al mondo agricolo, alla sua storia, alle sue tradizioni, alla sua cultura, alle sue molteplici funzioni. 2. Per le finalità di cui al comma 1, la Regione riconosce come aziende agricole didattiche le imprese agricole, singole o associate, come definite ai sensi dell’articolo 1 del Decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 228, che si impegnano a svolgere, oltre alle attività tradizionali, attività didattiche e culturali volte alla conoscenza dei cicli biologici animali e vegetali e dei processi di produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli e silvo-pastorali, per educare ad un consumo alimentare consapevole, al rispetto per l’ambiente nell’ambito dello sviluppo sostenibile. Capitolo II - Art. 21 (Attività) 1. L’azienda agricola deve programmare l’Offerta Didattica stabilendo i temi, gli obiettivi e il metodo. 2. L’Offerta Didattica deve essere modulata ed adattata all’età dei visitatori. 3. Le aziende agricole didattiche offrono all’utenza percorsi educativi e formativi, di uno o più giorni, incentrati sulla conoscenza dell’agricoltura, del territorio, dell’ambiente naturale, della gastronomia locale, della gestione delle risorse, del paesaggio, delle tradizioni rurali, dell’artigianato rurale ed artistico, dei modelli produttivi e sociali del passato e del presente e in generale del patrimonio storico-culturale per stimolare riflessioni e azioni consapevoli a favore dello sviluppo sostenibile. 4. I percorsi didattici da proporre alle scuole e/o ai gruppi devono essere formulati e predisposti in base alle peculiarità dell’azienda e delle persone che li vivono e vi lavorano. 5. Le attività didattiche, devono essere predisposte in base alle colture, agli allevamenti, agli impianti di trasformazione presenti in azienda, al territorio in cui l’azienda ricade, al paesaggio agrario, alle risorse naturalistiche dell’ambiente circostante. 6. I Programmi didattici devono contenere attività volte a fare acquisire le conoscenze su: a) l’importanza del lavoro agricolo; b) il ruolo sociale e multifunzionale dell’agricoltura; c) i sistemi e le tecniche di coltivazione e di allevamento; d) i processi di trasformazione dei prodotti agricoli; e) le relazioni tra l’Agricoltura e l’Ambiente; f) i cicli della natura e le relazioni tra le varie componenti ambientali; g) le stagioni dell’agricoltura; h) l’educazione alimentare; i) l’educazione ambientale; j) le risorse storiche, culturali, naturali, archeologiche del territorio in cui ricade l’azienda. 7. I programmi didattici devono prevedere attività prati- che e laboratori per permettere esperienze dirette tipo seminare, raccogliere, trasformare, costruire, catalogare campioni di vegetali e insetti, preparare cibi, ecc. Capitolo II - Art. 22 (Requisiti) 1. Le fattorie didattiche devono essere attrezzate e dotate di tutti gli strumenti e strutture necessarie per accogliere i partecipanti e garantire lo svolgimento delle attività didattiche e culturali previste. 2. Le strutture di cui al comma precedente devono possedere i requisiti igienico-sanitari e di sicurezza previste dalle leggi vigenti in materia. 3. Le fattorie didattiche che prevedono esclusivamente la somministrazione di spuntini e/o degustazione di prodotti aziendali, per la preparazione degli stessi possono fare uso della cucina domestica e di altri locali purché siano rispettati i requisiti previsti dalle disposizioni contenute nella normativa vigente e nei regolamenti edilizi e di igiene previsti per i locali ad uso abitativo. 4. Per le aziende che prevedono consumazioni di pasti e il pernottamento, è obbligatorio possedere l’autorizzazione comunale secondo quanto stabilito dall’articolo 14 della presente legge. 5. I titolari delle fattorie didattiche devono attenersi al rispetto della carta dei principi e dei requisiti di qualità, da approvarsi in sede di adozione del regolamento di attuazione della presente legge, e devono disporre di personale professionalmente formato per gestire l’accoglienza, l’assistenza, l’accompagnamento dei visitatori e le attività didattiche. Capitolo II - Art. 23 (Programma regionale) 1. L’Assessorato regionale all’Agricoltura, di concerto con le Organizzazioni professionali agricole, in armonia con gli indirizzi della programmazione regionale e della pianificazione territoriale, ogni anno redige il programma regionale delle fattorie didattiche. Capitolo II - Art. 24 (Autorizzazioni) 1. L’autorizzazione per l’esercizio dell’attività di fattorie didattiche è rilasciata dal Comune ove ha sede l’azienda interessata in armonia con le disposizioni previste dalla presente legge e in relazione all’attività svolta e ai servizi offerti. 2. L’autorizzazione viene rilasciata qualora il titolare o un suo coadiuvante familiare sia in possesso dell’attestato di idoneità di operatore di fattoria didattica. Capitolo II - Art. 25 (Simbologia) 1. L’Assessorato regionale all’Agricoltura di concerto con le Organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e operanti nell’ambito regionale, definisce un simbolo distintivo che individua su tutto il territorio regionale le fattorie didattiche autorizzate. 2. Il simbolo è riportato su tutto il materiale pubblicitario, illustrativo e segnaletica. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Multifunzionalità UNA VOCE ECONOMICA DA INCREMENTARE L’agriturismo calabrese può fare di più Un recente monitoraggio ha evidenziato che gli operatori effettivamente in attività sono solamente un quinto di quelli iscritti nell’Elenco regionale. Ma così non si premiano le risorse del territorio di BEPPE GRECO L a nascita dell’agriturismo calabrese coincide formalmente con il 1988, anno in cui è stata emanata la prima legge regionale sull’agriturismo (L.R. n. 22/88 - Promozione e sviluppo dell’Agriturismo in Calabria). Nell’aprile di quest’anno è stata approvata la L. R. n. 14 «Nuova disciplina per l’esercizio dell’attività agrituristica, didattica e sociale nelle aziende agricole» che sulla base di quanto contenuto nella legge quadro n. 96 del 20 febbraio 2006 vuole favorire il mantenimento delle attività umane nelle aree rurali, la multifunzionalità in agricoltura e la differenziazione dei redditi agricoli tramite l’agriturismo e il turismo rurale. In quasi vent’anni si è assistito ad una crescita costante del numero di aziende agrituristiche, al pari di un aumento dei visitatori e ad un incremento del volume di affari complessivo, grazie alla presenza di piccole aziende sparse a macchia di leopardo sul territorio che si differenziano per la qualità dei servizi offerti. Calo delle aziende In effetti il numero delle aziende iscritte all’Elenco regionale degli operatori agrituristici non coincide con quelle effettivamente operanti. A partire dai primi mesi del 2009 l’Ufficio preposto ha avviato un’intensa attività di aggiornamento dei fascicoli delle aziende iscritte per verificare, tra l’al- TABELLA 1 - Situazione al 31-12-2008 delle aziende in attività o che hanno cessato Operanti 2008 CZ CS RC VV KR Totale 68 317 82 4 39 510 Non operanti 2008 CZ CS RC VV KR Totale 294 598 219 121 102 1.334 tro, se ancora sussistono le condizioni per mantenere l’iscrizione o per avviare l’attività agrituristica. Nell’elenco risultano iscritti operatori di vecchia data che di fatto non hanno mai avviato l’attività. Il numero effettivo delle aziende operanti non supera un quinto del totale degli iscritti. In pratica, al 31 dicembre 2008, si contano 1844 iscritti, ma solo 510 hanno dichiarato di operare nel settore. Osservatorio al lavoro Sebbene le operazioni di revisione siano tuttora in corso, alla luce dei riscontri effettuati si può dire che oltre 450 aziende hanno perso i requisiti o non sono più interessate a mantenere l’iscrizione. Terminata questa importante operazione di censimento, si procederà all’aggiornamento dei fascicoli delle aziende in attività e contestualmente verranno acquisite tutte le informazioni utili per TABELLA 2 - Elenco dei documenti richiesti per il rinnovo del fascicolo aziendale nell’Elenco regionale degli operatori agrituristici Titolo di regolare possesso dei terreni e dei fabbricati che costituiscono l’azienda Certificati catastali dell’azienda (visure) Fogli di mappa dell’azienda Certificato Casellario Giudiziale Certificato Carichi Pendenti Certificato di residenza Situazione di famiglia Corografia scala 1:25.000 Fotografie di tutti i fabbricati esistenti in azienda, con la destinazione attuale e futura Fotografie dell’azienda agricola Copia documento d’identità Iscrizione camera di commercio con Art. 10 legge 575/65 e succ. modificazioni ed integrazioni Partita IVA o codice fiscale Fascicolo aziendale da attivare presso un CAA (centro assistenza agricolo) Recapito telefonico I documenti e le eventuali variazioni di residenza devono essere comunicate tempestivamente all’Ufficio agriturismo - Settore 3 - Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria, Via Molè 88100 - Catanzaro. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 17 18 LE OFFERTE POSSONO ESSERE MOLTEPLICI GRAZIE ALLA DIVERSIFICAZIONE AZIENDALE COSÌ NASCE L’INTEGRAZIONE AL REDDITO La multifunzionalità auspicata dall’Unione europea e prevista dal D. Lgs 228/2001, permette alle aziende agricole di svolgere attività complementari legate al turismo, all’artigianato, all’ambiente, ai servizi. Ciò con un duplice scopo: integrare il reddito agricolo e al contempo evitare lo spopolamento delle campagne. Pertanto l’azienda agricola, oltre a svolgere la primaria attività ne svolge altre non prevalenti, che determinano benefici economici in seguito alla possibilità di offrire direttamente i propri prodotti e i propri servizi con costi inferiori e maggiore garanzia e risparmio per il consumatore. Oltre all’agriturismo e alla fattoria didattica, l’azienda agricola può intraprendere altre attività integrabili tra loro. Vediamole nello specifico: • B&B rurale: il bed and breakfast prevede l’offerta del posto letto e solo della prima colazione. La L. R. n.2 /2003 stabilisce le regole per l’attività di B&B, che non si differenzia da quella esercitata in città se non per la possibilità di offrire prodotti locali realizzati direttamente dall’agricoltore. • Vendita diretta: consente all’agricoltore di vendere le produzioni proprie e in parte quelle provenienti dalle aziende limotrofe, all’aperto o in apposito punto vendita aziendale, oltre che in specifiche aree del comune. La vendita diretta è regolamentata dal D. Lgs 228/2001 e dalla L. 296/2006 e non è assoggettata alle leggi sul commercio soprattutto dal punto di vista fiscale, ma non da quello della sicurezza alimentare e igienico-sanitaria che vanno rispettate in pieno. • Fattoria del gusto: l’agricoltore può organizzare con la propria famiglia e sulla scorta delle tradizioni del luogo, laboratori sensoriali, degustazioni guidate, corsi di cucina e di artigianato o arte contadina, attività di campo; il tutto anche con l’ausilio di esperti. Può vendere i propri prodotti oppure far pagare il servizio didattico-esperienziale offerto. • Fattoria aperta: sulla scorta di «cantine aperte», «frantoi aperti» o sull’esempio delle giornate «open day», l’azienda agricola si apre al pubblico con visita guidata (anche a pagamento) dell’azienda e delle sue strutture (stalle, fattoria, scuderia, cantina, frantoio, laboratori, serre, arboreti, ecc.), oltre che a piedi, anche a cavallo o in bici. Si può prevedere anche la degustazione dei prodotti e la loro vendita diretta. • Fattoria sociale: l’azienda agricola dà la possibilità di vivere la campagna offrendo servizi agrituristici a soggetti diversamente abili, ad anziani, a persone in difficoltà. Occorrono servizi e strutture dedicate e a volte anche personale specializzato; la fattoria sociale può ampliare l’offerta assistenziale di per sè fornita dagli istituti di cura e di riposo o specializzati. • Mercato contadino: la partecipazione ad un farmer’s market (disciplinato dal D.M. Del 20/12/2007) consente di esporre e vendere i prodotti in un’apposita area attrezzata. Esso viene organizzato, su richiesta di associazione o cooperativa di agricoltori, dai Comuni che mettono a disposizione il sito all’interno del quale, in maniera coordinata, si svolgono varie attività che attirano gruppi e famiglie intere: corsi di artigianato e di cucina, laboratori del gusto, animazione per bambini, attività didattiche, ecc. • Escursioni, visite guidate e cicloturismo: l’agricoltore diventa insegnante e guida in quanto esperto del territorio. Egli propone visite guidate, gite in barca, percorsi a cavallo, in bici e trekking ad integrazione delle offerte dei propri prodotti o di altri servizi • Pescaturismo: il pescatore mette a disposizione alcune camere esattamente come avviene negli agriturismi e consente ai propri ospiti di vivere l’esperienza della pesca sulle proprie imbarcazioni. • Ippoturismo: si tratta di un’attività connessa all’agriturismo in presenza di scuderie in azienda agricola. È destinata gli appassionati dell’equitazione e del R.P. turismo plain air e naturalistico. monitorare in modo permanente il fenomeno agrituristico su tutto il territorio calabrese attraverso l’Osservatorio regionale dell’agriturismo in via di costituzione, che lavorerà di concerto con le Province che avranno delega rispetto alle competenze in materia per come previsto dalla succitata legge regionale. In tal senso, il Dipartimento sta già operando anche col ministero per le Politiche agricole per la redazione della bozza del Regolamento attuativo della nuova legge agrituristica da poter condividere con le associazioni di categoria agricole e con gli uffici preposti delle amministrazioni provinciali. Beppe Greco Ufficio Agriturismo Dipartimento agricoltura, foreste e forestazione Regione Calabria 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Eventi INSIEME CALABRIA, BASILICATA, PUGLIA, CAMPANIA E SICILIA Al Galà dei sapori l’agroalimentare del Sud ha fatto bingo Gli stands allestiti dalla Coldiretti con i prodotti tipici dell’agroalimentare meridionale hanno registrato un’affluenza da record L’appuntamento estivo ha richiamato a Vibo Valentia migliaia di visitatori desiderosi di conoscere le tipicità locali. Numerose le iniziative che hanno fatto da corollario all’evento A Vibo Valentia corso Umberto è tornato a risplendere grazie al Gust’in Italy – Galà dei Sapori del Sud – edizione 2009, svoltosi alla fine dello scorso mese di luglio: un colorato mix di cultura, valorizzazione dell’identità territoriale, enogastronomia all’insegna del rilancio del Mezzogiorno. Ideato e messo in scena da Piero Muscari con l’intento di raccon- tare una Calabria più vera e un Sud più «gustoso» e positivo, e con una madrina di eccezione, promotrice nell’occasione dell’evento nazionale di aprile «PastaTrend 2010»: Marisa Laurito. La cena a base dei prodotti tipici del sud ha registrato il tutto esaurito Tra tavoli addobbati lungo il corso cittadino, profumi della cucina e dei prodotti meridionali non sono mancati i sottofondi musicali del sud. «Bisogna essere orgogliosi di far parte di questo Sud», ha dichiarato Marisa Laurito, vera testimonial della dieta mediterranea «meridionale», che ha esortato tutti a cercare il successo senza falsi miti, ma semplicemente «lavorando, poichè è solo così che ogni settore può emergere». Calabrese di padre, napoletana di madre, tra una poesia dedicata «o sugo» e una ricetta con le cipolle di Tropea, la Laurito ha poi raccontato simpatici aneddoti, ma sopratutto ha offerto ricette e abbinamenti tra pietanze, vini e prodotti delle regioni meridionali. Il Galà dei Sapori del Sud, oltre ad assicurare musica di successo, cena «sotto le stelle» con gli chef di «Assapori Calabria», è stato anche teatro di un interessante convegno dal titolo «Enogastronomia e rilancio del Sud». Il dibattito è stato moderato da Piero 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 19 20 Da sinistra: Giacomo Giovinazzo, Roberto De Donno, Piero Muscari, Marisa Laurito e Pietro Molinaro Muscari e ha visto l’intervento di numerosi relatori, a cominciare da Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria, che ha invitato le regioni del Sud a «difendere dalle contraffazioni i prodotti agroalimentari locali, fenomeno che a livello mondiale provoca perdite e danni ingenti all’economia del territorio». Per Molinaro la tutela delle produzioni italiane e sopratutto l’introduzione della filiera corta e della vendita diretta promossa a livello nazionale da Coldiretti «costituiscono i punti di forza delle nostre produzioni contro la massificazione e l’introduzione di prodotti agricoli provenienti dall’Est e dall’Africa, dei quali non si conosce l’origine e le tecniche di coltivazione, a discapito della sicurezza alimentare e della salute dei consumatori». Presente al dibattito anche Roberto De Donno, esperto di marketing territoriale e delle Deco (Denominazione comunale di origine), che ha ricordato come «fra gli ottomila comuni italiani quasi seimila contano meno di cinquemila abitanti; un’opportunità per farsi conoscere è la valorizzazione dell’enorme patrimonio enogastronomico che li contraddistingue. Una ricchezza che conta prodotti di nicchia come i numerosi prodotti Deco, senza dimenticare quelli a marchio, che spesso rappresentano un fattore di attrazione turistica oltre che fonte di reddito se ben valorizzato dal punto di vista commerciale e del marketing. La Calabria, ad esempio, vanta il caso emblematico delle Prugne di Terranova Deco, che raggiungendo anche il mercato svedese hanno dato ossigeno all’economia di un borgo rurale del Reggino dove non si contano più di 500 abitanti, ma caratterizzato da un pecu- UN RICONOSCIMENTO LOCALE A FIRMA DEL SINDACO DECO, UN MARCHIO IN EVOLUZIONE L’acronimo Deco (Denominazione comunale di origine) viene attribuito ai prodotti che vengono ottenuti all’interno dei confini comunali. Il riconoscimento può diventare una sorta di marchio privato o collettivo teso alla migliore valorizzazione e commercializzazione di quei prodotti dei quali il sindaco «attesta» l’origine e la conformità ad un eventuale disciplinare di produzione. Nata da un’idea dell’enologo Luigi Veronelli, la Denominazione comunale, originariamente si configurava come una sorta di «filosofia» produttiva e di riconoscimento di quei prodotti di nicchia a volte unici, in quanto realizzati solo in un determinato comune e che, oggi, per le esigue quantità, non potrebbero fregiarsi dei marchi comunitari e nazionali riconosciuti come le Dop, le Igp, le Stg, le Doc e le Igt. Dopo un iniziale interessamento e una diffusa promozione da parte dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), il progetto sulle Deco venne abbandonato negli anni Novanta. Da qualche anno, una più mirata ridefinizione della Deco, resa compatibile con la normativa vigente da tecnici ed esperti in materia, sta segnando la riscoperta di questo marchio che fa ben sperare anche in virtù della rinnovata e più estensiva interpretazione comunitaria delle produzioni tradizionali legate al territorio di origine. Per saperne di più basta ciccare su: www.infodeco.it; www.prugnediterranova.it R.P. liare comprensorio agricolo». Giacomo Giovinazzo, infine, dirigente del Dipartimento agricoltura della Regione Calabria, ha garantito «massimo appoggio a manifestazioni che con originalità valorizzano il territorio», sottolineando l’importanza della cooperazione a favore dell’agricoltura calabrese «al fine di ottenere la massa critica di prodotto necessaria per penetrare i mercati. I prodotti agroalimentari di qualità del territorio – ha specificato – possono favorire ogni soggetto della filiera e rendere remunerativa l’attività agricola, oggi portata avanti da una clas- se imprenditoriale matura, che investe nell’innovazione e nel miglioramento della qualità. L’assessorato regionale all’Agricoltura – ha concluso – tramite i fondi comunitari e regionali consente sia di cofinanziare gli interventi strutturali in azienda, sia di promuovere in Italia e all’estero le nostre aziende di eccellenza». Particolarmente numerosi i turisti che hanno visitato gli stand allestititi dalla Coldiretti, dove tra l’altro hanno potuto assaggiare e apprezzare i prodotti dell’agroalimentare del Sud. B.C. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Eventi IL SUMMER TOUR, VILLAGGIO ITINERANTE AGROALIMENTARE «Gustonaturale» ha conquistato i turisti L a costante attività di promozione e valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche e di eccellenza calabresi, ha visto il Dipartimento protagonista di numerose manifestazioni e fiere in Italia e all’estero. Spesso però ci si rende conto che i nostri prodotti non sono conosciuti dai nostri stessi conterranei, i quali insieme ai numerosi turisti, d’estate affollano le principali località balneari della regione. Da qui l’idea del Summer Tour: la carovana di Marco Renzi ha ravvivato le spiagge col suo villaggio itinerante e lo staff di animazione all’insegna dello svago e del divertimento. E all’interno del villaggio animato dai balli di gruppo, dalla musica e dal parco giochi per i più piccoli, ha spiccato la mongolfiera e gli stands dei prodotti Le specialità proposte sono state selezionate da un’apposita commissione sponsorizzati dal Dipartimento, con lo slogan «Calabria, gustonaturale». Un’apposita Commissione istituita dal Settore 2 del Dipartimento, ha precedentemente selezionato per ogni tappa le specialità gastronomiche del comprensorio ospitante le quali in quel determinato giorno sono state offerte per la degustazione dai produttori. Questi hanno potuto direttamente raccontare e far degustare le migliori produzioni facendole così conoscere al vasto pubblico: vini, oli, ortofrutta, salumi, formaggi, conserve, LA REGIONE PRESENTE ALLE FIERE INTERNAZIONALI CALABRESI E NON SOLO L’OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE «La promozione dei prodotti è una dei principali obiettivi del Dipartimento». È quanto afferma il Dirigente del Settore 2 del dipartimento Agricoltura, foreste e forestazione, Giacomo Giovinazzo, che precisa: «Abbiamo razionalizzato la partecipazione alle manifestazioni e alle fiere nazionali e internazionali consentendo ai produttori di venire in contatto con i buyers più importanti. Tra le principali ricordiamo: Fruit Logistica a Berlino, Prodexpo a Mosca, Foodex a Tokyo, Sol e Vinitaly a Verona, Nature a Mestre, Tutto Food a Milano, Vini nel mondo a Spoleto, Witaly a Napoli, Summer Fancy Food a New York, Fiera del Levante a Bari, Anuga a Colonia, Expo Italia a Bruxelles, Settimana dell’Italia a Shanghai. Siamo però convinti che i nostri prodotti debbano essere conosciuti anche dagli abitanti della Calabria. Ecco perchè abbiamo puntato molto su pubblicazioni e trasmissioni televisive di livello regionale e nazionale e su iniziative promozionali su tutto il territorio regionale, come ad esempio il Summer Tour 2009. L’iniziativa – conclude – che ha toccato le principali località balneari della regione, ha richiamato migliaia di turisti che hanno potuto apprezzare e degustare il paniere dei prodotti di qualità offerti presso gli stand appositamente realizzati dal Dipartimento». B.C. prodotti da forno hanno sicuramente reso ancora più piacevoli le giornate di mare dei fortunati villeggianti coinvolti promuovendo al contempo quel vasto giacimento enogastronomico che è la Calabria. Il progetto «Summer Tour» è stato certamente vincente essendo stati stimati 500.000 contatti indiretti dovuti ai mass media utilizzati durante tutta la stagione estiva (TV, radio, stampa, internet) e circa 25.000 contatti diretti presso le principali spiagge delle cinque province: Isola Capo Rizzuto, Le Castella, Corigliano, Amantea, Catanzaro Lido, Soverato, Tropea, Vibo Pizzo, Nicotera, Scilla, Gioia Tauro. Dunque, piena soddisfazione per le aziende che hanno partecipato ad un evento estivo a tema, i cui risultati in termini di immagine e promozione sono ancora percepibili. Giacomo Giovinazzo Dirigente Settore 2 - Valorizzazione e Promozione Produzioni Agricole e Filiere Produttive Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Il villaggio itinerante del Summer Tour ha richiamato numerosi turisti in vacanza sulle coste 21 22 Turismo rurale IL GAL PROTAGONISTA CON I LUOGHI DELLA MEMORIA Dai musei alla scoperta degli antichi mestieri Tradizione e identità dei luoghi. Sono questi i perni su cui ruota un progetto che vede coinvolti cinque musei situati nelle province di Reggio Calabria e di Catanzaro di GUIDO MIGNOLLI l l Gal Serre Calabresi - Alta Locride ha intrapreso negli scorsi anni un percorso per far emergere e valorizzare il patrimonio storico-ambientale del territorio, perché possa divenire uno strumento forte dei processi di sviluppo economico, ma anche elemento per la comunità locale per riscoprire la propria identità. In tale contesto, nell’ambito delle iniziative del proprio piano di sviluppo locale 2000-2006, è stato dato corpo ad un progetto per l’istituzione della Rete Museale delle Serre Calabresi e dell’Alta Locride, «I luoghi della memoria». Ancora oggi, in effetti, nei musei più grandi del territorio come nelle raccolte più piccole, nei castelli come nelle chiese e nelle torri, negli archivi e nelle biblioteche è infatti possibile trovare le testimonianze delle Un particolare del museo della seta di San Floro antiche civiltà, che qui sono passate, lasciando tracce a volte molto evidenti, altre volte appena percettibili. Dar vita ad una rete museale che tenga uniti tutti i musei, grandi e piccoli del nostro territorio, che consenta loro di presentarsi assieme, migliorarne la fruibilità, questi sono stati gli obiettivi prioritari. Ulteriore obiettivo è stato quello di rendere regolare la fruizione delle strutture museali e archeologiche e culturali individuate attraverso una gestione unitaria affidata per la fase di avvio alla società cooperativa Dedalo, che si è avvalsa di personale competente appositamente formato. UN VADEMECUM PER ORIENTARSI GLI OBIETTIVI DEL SISTEMA MUSEALE • Migliorare le potenzialità dei musei e del patrimonio storico-culturale ad essi connesso; • Dare un contributo alla diversificazione e destagionalizzazione dell’offerta turistica del territorio; • Attivare interrelazioni nell’organizzazione tra i musei individuati per raggiungere obiettivi difficilmente conseguibili da ogni singolo museo; • Eliminare «duplicazioni» nella gestione di servizi comuni, migliorando non solo l’efficacia ma anche l’efficienza dei diversi servizi forniti dalle istituzioni culturali; • Supportare la fruizione con contenuti scientifici adeguati; • Fornire l’ausilio, durante la visita turistica, di personale qualificato e arricchire l’esperienza dei visitatori all’interno e all’esterno dei musei; • Offrire strumenti di conoscenza flessibili e personalizzati, soluzioni tecnologiche innovative e contenuti orientati ad ampliare il sistema museale e la sua esperienza al pubblico dei visitatori e ai potenziali utenti; • Predisporre, per il sistema dei musei proposto, un «navigatore museale» in grado di comunicare, con il visitatore, in modo integrato consentendo l’accesso ai contenuti sia di tipo statico (descrizioni, foto) che dinamico (audio, video). Con il raggiungimento di questi obiettivi è stato intrapreso un processo di fruizione delle strutture non limitato alla sola visione del patrimonio esposto nei contenitori museali, ma capace di motivare il visitatore alla scoperta del contesto territoriale circostante, sul presupposto che quanto visionato all’interno trova collegamento, anticipazione e una più adeguata comprensione attraverso la visione del «museo-territorio». G.M. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 23 La gestione e la promozione dei musei locali, infatti, costituisce un problema sia per la difficoltà, da parte dei Comuni, di avvalersi di figure professionali in grado di assicurare una corretta e continua fruizione (custodi, accompagnatori, guide…), sia perché la mancanza di cura delle strutture fa si che nel tempo queste perdano il loro valore. Il tutto, naturalmente, connesso alla scarsità di risorse finanziarie che gli enti locali sono in grado di destinare ai beni e alle attività culturali. La soluzione proposta dal Gal, è stata quella di sottrarre la conduzione e la promozione alle attuali condizioni di precarietà e di improvvisazione, per essere affidata a soggetti preparati, motivati e collegati in rete attraverso forme di gestione associata. In una realtà come quella in esame, priva di particolari emergenze museali, solo la capacità di mettere a sistema il patrimonio diffuso, può far accrescere l’interesse e attirare il visitatore. Così come, d’altro canto, solo una rete così ricca può consentire al soggetto gestore – soprattutto se capace di arricchire e innovare l’offerta – di ricavarne le risorse finanziarie utili al mantenimento. L’avvio ha visto cinque realtà museali associate nella gestione in provincia di Reggio Calabria (Stilo e Bivongi) e in provincia di Catanzaro (S. Floro e Stalettì) svolta per oltre un anno dalla Antichi mestieri di inizio Novecento (Foto: Cia Cosenza) Dedalo scarl di Catanzaro; realtà che di fatto rappresentano uno spaccato storico dell’operosità, della cultura e dei mestieri dell’area: • la tradizione e la cultura mineraria della Vallata dello Stilaro che trova significativa espressione nel Museo di Archeologia Industriale di Stilo e che rappresenta, nei manufatti ivi custoditi, una sintesi significativa ed ampiamente documentata dell’attività estrattiva e produttiva legata alla lavorazione della limonite presente nel sottosuolo della Vallata; • la tradizione dell’identità culturale, attraverso il vasto patrimonio docu- mentale custodito nel Museo del Libro a Stilo; • la tradizione e la cultura contadina legata al ciclo dell’olio con il Museo dell’olio di Bivongi; • la tradizione e la cultura della tessitura con particolare attenzione alle produzioni artigianali seriche, con il Museo Opificio della Seta di S. Floro; • la tradizione culturale delle più significative e particolari fasi evolutive dell’area in oggetto, legata alla presenza sul territorio di reperti dall’epoca classica a quella greco-bizantina, con il Museo archeologico comunale di Stalettì. COSA OFFRE LA RETE A CHI VUOLE SAPERNE DI PIÙ I SERVIZI PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA • Apertura e chiusura degli spazi museali; • accoglienza del pubblico e servizio di biglietteria; • vigilanza e controllo delle modalità di visita nelle sale; • gestione del punto vendita; • visita guidata all’interno dello spazio museale ed eventualmente su prenotazione visita delle emergenze culturali presenti nelle immediate vicinanze del museo; • assistenza al pubblico per con- vegni, seminari, ecc; • predisposizione di eventuali servizi turistici e culturali aggiuntivi; • apertura straordinaria su prenotazione; • informazione turistica; • realizzazione materiale promozionale per il singolo sito museale, • realizzazione di supporti tecnologici per la fruizione dei poli museali; • progettazione e sviluppo di atti- vità didattiche; • progettazione architettura software «navigatore museale»; • progettazione e sviluppo servizi digitali (servizio di creatività e impaginazione grafica; editing foto e video; editing audio; inserimento dati e programmazione); • fornitura di alcuni PDA (Personal Digital Assistants) per offrire al visitatore informazioni aggiuntive rispetto all’allestimento del singolo Museo. L.P. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 24 L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA AL SERVIZIO DEI TURISTI UN PALMARE PER NAVIGARE NEL TEMPO Al fine di rendere maggiormente fruibile la conoscenza dei musei, sono stati messi a disposizione alcuni navigatori palmari Pda (Personal digital assistant) in grado di fornire ai visitatori uno strumento di navigazione e interrogazione rispetto all’insieme integrato di informazioni relative alla Rete Museale e ai musei che vi fanno parte. Ogni palmare Pda è dotato di base cartografica, contiene dati di differente natura e tipologia (alfanumerici, grafici, fotografici) ed è strutturato in modo tale da consentire tanto «percorsi di immagine» (oggetti esposti), quanto «percorsi testuali» (descrizione degli oggetti) al fine di facilitare la «comprensione» della Rete e di ciascuno spazio espositivo ad essa connesso. In particolare, la descrizione grafica degli spazi espositivi comprende la definizione fisica degli ambienti museali (sale espositive, contenuto, aree all’aperto) rappresentati tramite una mappa (digitale o raster), in scala adeguata, Il sistema punta verso l’integrazione culturale delle realtà museali, il rafforzamento dei rapporti con il territorio, l’innovazione tecnologica, l’applicazione di modelli di comunicazione innovativi in grado di consentire l’accesso costante a informazioni e servizi, anche attraverso un sito internet dedicato. I percorsi museali sono anche finalizzati a recuperare risorse economiche utili al mantenimento delle strutture georeferenziata e contestualizzata, cliccabile (ovvero selezionabile) per consentire di percorrere e rendere fruibile «virtualmente» ciascuno spazio descritto. Il Pda permette pertanto di strutturare percorsi che ripropongono in modo «virtuale» la struttura stessa dello spazio espositivo, contestualizzata a livello territoriale e/o urbano, al fine di rendere possibile la «visita» dei luoghi, la visione del «contenuto» del museo e qualsiasi tipo di ricerca e analisi in merito agli oggetti esposti. Le informazioni disponibili sul sistema riguardano principalmente: • la storia riferita all’edificio in cui è stato realizzato il museo: trattandosi di strutture antiche, rappresentano esse stesse, archivi di me- In particolare, l’aspetto fondamentale che caratterizza l’intero progetto è proprio quello legato all’utilizzo di tecnologie della comunicazione capaci di rappresentare in modo dinamico, interattivo e personalizzato le differenti realtà museali e di consentire, grazie all’utilizzo di computer palmari e sistemi on line, l’accesso ai contenuti sia all’esterno che all’interno dei singoli musei. Nell’ambito della rete, si è provveduto in questa fase di avvio e sperimentazione anche alla progettazione e allo sviluppo di attività didattiche e di eventi culturali legati alla ca- moria storica di notevole valore e importanza; la • tematica di riferimento, ovvero la descrizione dei caratteri dello spazio espositivo, utile per «leggere» gli oggetti esposti e per sapere quale tipo di conoscenza può essere approfondita dall’utente che intende fruire, sia fisicamente che virtualmente, della struttura; • gli spazi di interesse, ovvero la definizione delle tematiche trattate sia all’interno dell’intero museo sia in ogni singolo spazio espositivo di cui esso è composto. I navigatori museali sono disponibili, gratuitamente, presso ogni museo della Rete e possono essere restituiti anche in una sede museale (fra quelle abilitate) diversa da quella iniziale. B.C. ratterizzazione dei musei, così come è stato attivato un Centro Documentario Museale, con componente fisica presso i musei e virtuale all’interno del sito on line. La sperimentazione effettuata ha dimostrato come un regolare funzionamento dei musei locali consenta di ottenere benefici, sia per quel che riguarda gli effetti economici in termini di occupazione diretta e indiretta, di incentivazione e qualificazione e di più conveniente distribuzione del turismo e di promozione dei prodotti tipici locali, sia in termini di vantaggi di carattere sociale e culturale per le comunità locali interessate. Guido Mignolli Direttore Tecnico Gal Serre Calabresi Alta Locride - Chiaravalle Centrale (CZ) Stilo (RC) Piano di Sviluppo Locale: Dal Mito di Ulisse ai Bronzi di Riace 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Un impiego non attento può portare all’inquinamento della falda acquifera. Per questo è opportuno che gli agricoltori siano informati su quali principi attivi utilizzare. L’Arssa e l’Università di Piacenza hanno condotto uno studio che ha portato a interessanti risultati © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. INSERTO Agrofarmaci, acque a rischio contaminazione 26 Agrofarmaci, un piano per gestire il rischio contaminazione delle acque Grazie alle informazioni raccolte da un’accurata indagine elaborata dall’Arssa in collaborazione con l’Università del sacro Cuore di Piacenza, l’agricoltore calabrese può oggi individuare le migliori strategie di difesa delle colture al fine di ridurre l’impatto ambientale P er tutelare le acque superficiali e sotterranee, il Decreto Legislativo 152 /2006 (G.U. n. 88 del 14/04/2006) demanda alle Regioni l’obbligo della delimitazione, entro un anno dalla data di pubblicazione del decreto stesso, delle zone vulnerabili da prodotti fitosanitari. Un’area è considerata vulnerabile quando l’utilizzo al suo interno di agrofarmaci autorizzati, pone in condizioni di rischio le risorse idriche e gli altri comparti ambientali rilevanti. Nell’ambito di tali zone possono essere poste in essere adeguate strategie di utilizzo dei prodotti fitosanitari. Per la delimitazione delle aree vulnerabili da agrofarmaci, la normativa citata, facendo salvo quanto già previsto dal decreto legislativo 152/1999, prevede due fasi: un’indagine preliminare o di riconoscimento (scala 1:250.000) e una successiva di maggior dettaglio (scala 1:50.000). L’indagine preliminare, individuando le porzioni di territorio dove le situazioni pericolose per i corpi idrici sono particolarmente evidenti, fornisce un quadro d’insieme delle problematiche a livello regionale. Essa può essere suscettibile di approfondimenti e aggiornamenti sulla base di nuove indicazioni che deriveranno, tra l’altro, dall’attività di monitoraggio. In questa seconda fase, sarà necessario tener conto, oltre che della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi, delle caratteristiche chemiodinamiche dei prodotti fitosanitari e della loro interazione con i principali parametri pedologici. Le relazioni che intercorrono fra suolo e corpi idrici superficiali e profondi sono innumerevoli. Il suolo, infatti, costituisce la prima barriera nei confronti del rischio di veicolazione delle molecole inquinanti verso le falde. Le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo interferiscono sull’accumulo e sui processi degradativi delle molecole immesse nel sistema. Fra i criteri per l’individuazione delle zone vulnerabili da prodotti fitosanitari, il D.L. 152/2006 pone, tra l’altro, la valutazione della capacità di attenuazione del suolo (capacità protettiva) nei confronti dei potenziali inquinanti. L’applicazione di modelli predittivi del pericolo di lisciviazione dei singoli prodotti nelle specifiche condizioni pedoambientali fornirà un valido supporto alle decisioni e potrà essere posta alla base dell’assistenza tecnica alle aziende. La carta del rischio La carta del rischio di contaminazione degli acquiferi da prodotti 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Specifiche strategie di trattamenti fitosanitari possono scongiurare i rischi per l’ambiente 27 Rischio Superficie di contaminazione (ha) Molto basso Basso Moderato Alto Elevato 8.084 1.671 19.851 27.620 27.523 Estremamente elevato 15.551 Figura 1 - Il 4,7% del territorio regionale è a potenziale rischio di contaminazione acquifera causata da agrofarmaci 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 28 DODICI LE STAZIONI METEO COINVOLTE NELL’INDAGINE IL CLIMA, UN ELEMENTO DA NON SOTTOVALUTARE Per le finalità del lavoro sono stati utilizzati dati provenienti da dodici stazioni meteo rappresentative di comprensori agricoli omogenei. Per il periodo di riferimento che va dal 1990 al 2000 sono stati utilizzati dati giornalieri relativi alle precipitazioni e alle temperature minime e massima. Per il calcolo dell’evapotraspirazione potenziale è stato utilizzato il metodo Makking, come suggerito da Pearl, che richiede solo i dati di temperatura giornaliera e la radiazione solare. Quest’ultimi sono stati completamente ricostruiti tramite l’impiego di uno specifico modello basato sulla relazione esponenziale che lega la trasmittenza della fitosanitari in scala 1:250.000, costituisce un primo documento di carattere generale, perché evidenzia le aree a potenziale rischio. La valutazione è stata effettuata con l’ausilio di un sistema informativo geografico, attraverso l’integrazione di due strati informativi: carta delle aree ad agricoltura intensiva e carta della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi. Il primo documento ha consentito di escludere le aree in cui le destinazioni d’uso evidenziano situazioni di scarso o assente pericolo di inquinamento da prodotti fitosanitari (aree non agricole o interessate da agricoltura tradizionalmente a basso impatto). A tale scopo sono stati utilizzati strati informativi realizzati dall’Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo della Calabria) nell’ambito dei programmi di cartografia pedologica. A ciascuna classe d’uso del suolo è stato attribuito il proprio fattore di pericolo, sulla base di una metodologia proposta dal Cnr (Gndc-Cnr 1999). Sono state considerate aree a potenziale pericolo: i seminativi irrigui a ciclo primaverile estivo ed estivo-autunnale, le colture permanenti irrigue, i frutteti e i vigneti. Per tali destinazioni d’uso si fa ricorso generalmente a significativi input chimici. La carta della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi è stata elaborata con la metodologia Sintacs (Gndc-Cnr 2000), un sistema parametrico che prende in considerazione sette parametri, in particolare: soggiacenza, infiltrazione, autodepurazione del non saturo, copertura, acclività, caratteristiche ideologiche e conducibilità dell’acquifero. radiazione solare attraverso l’atmosfera all’escursione termica giornaliera in superficie (modello RadEst). Un dataset standard Focus è composto da 66 anni >(1901-1966): per questo, i dati delle stazioni meteo regionali sono stati ripetuti e gli anni fatti partire dal 1901, creando un dataset con le stesse caratteristiche richieste dal Focus. L’applicazione del modello è stata effettuata tenendo conto delle principali colture presenti sulle diverse tipologie di suolo della regione Calabria. Per ogni coltura è stato quindi definito il ciclo colturale e uno schema di irrigazione. Monitoraggio dei siti Figura 2 - Su circa ottanta siti, solo in due casi sono state trovate tracce di Trifluralin Legenda: Invasi artificiali n. 12 stazioni Acque superficiali n. 49 stazioni Acque potabili n. 19 stazioni Laghi 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 29 La carta del rischio di contaminazione degli acquiferi da prodotti fitosanitari (figura 1) evidenzia come il 4,7% della superficie regionale risulti a potenziale rischio. Si tratta complessivamente di circa 70mila ettari che ricadono in larga misura nelle pianure di Sibari, Gioia Tauro e in subordine nella fascia costiera del versante ionico. Nell’ambito di tali comprensori, che costituiscono i principali distretti agricoli regionali, il territorio è stato suddiviso in sei classi di rischio (molto basso, basso, moderato, alto, elevato, estremamente elevato). Per la delimitazione delle aree a rischio è stato seguito un approccio prudenziale basato sul concetto del «vulnerabile» piuttosto che del «vulnerato». I dati sulla qualità delle acque, che derivano dal monitoraggio in corso di realizzazione nell’ambito del «Piano di Tutela» non evidenziano, infatti, situazioni di compromissione dei corpi idrici. Su circa ottanta siti (acque superficiali, acque profonde, invasi artificiali) monitorati mensilmente, soltanto in due casi, limitatamente al mese di settembre, sono state trovate tracce di una delle decine di molecole ricercate (trifluralin) (figura 2). La cartografia prodotta evidenzia le aree all’interno delle quali è opportuno definire strategie di gestione finalizzate a preservare la qualità delle acque. A tale scopo la Regione Calabria ha recepito ufficialmente la carta del rischio di Vulnerabilità al Trichlorfon Legenda (μg/L): <1 1,1-3 3,1-5 > 5,1 Figura 3 - Le indagini hanno evidenziato che numerosi sottosistemi pedologici sono vulnerabili all’impiego di Trichlorfon su agrumi TABELLA 1 - Suoli non vulnerabili Principio attivo Conc. Profilo Applicazione Coltura Suolo Clima Rimsulfuron 0,016 0401-DIF1 Rim-tomato THIV-Tomatoes DIF1_Soil Crot Rimsulfuron 0,112 0401-LIP1 Rim-tomato THIV-Tomatoes LIP1_Soil Crot 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Schema irrigazione P1_0401-DIF1pomodoro-A P1_0401-LIP1pomodoro-A Sut 4,1 4,1 30 contaminazione degli acquiferi da prodotti fitosanitari (D.G.R. 232 del 23 aprile 2007 in corso di pubblicazione sul Burc). Nell’ambito del Piano di sviluppo rurale 2007-2013 è stata prevista una premialità aggiuntiva alle aziende agricole che ricadono nelle aree a rischio e adottano metodi di agricoltura biologica. Strategie di difesa procedura di analisi di rischio le caratteristiche del territorio. Questo consentirà di individuare le più opportune strategie di gestione nei diversi contesti ambientali. Allo scopo di approfondire le conoscenze sulla dinamica dei prodotti fitosanitari in zone identificate vulnerabili dalla Carta del rischio di contaminazione della Calabria, è stato condotto uno specifico studio nato dalla collaborazione fra Università del Sacro Cuore di Piacenza e Arssa-Calabria. Al contempo, il lavoro ha posto le basi per sviluppare, tenendo conto di specifici scenari territoriali, strategie di gestione dei prodotti fitosanitari sostenibili per i diversi comparti ambientali. Il VI Programma quadro sull’ambiente adottato dal Parlamento e dal Consiglio europeo, fornisce una serie di indirizzi programmati da seguire per lo sviluppo di strategie volte a ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari sulla salute dell’uomo e dell’ambiente. Più in generale, esso focalizza l’attenzione sull’uso sostenibile di queste sostanze (ThemaVulnerabilità tic strategy on the sustainable al Rimsulfuron use) in modo da garantire una significativa riduzione del rischio assicurando, al contempo, la necessaria protezione delle colture e il reddito degli agricoltori. Il quadro legislativo attuale focalizza l’attenzione solo sulla fase iniziale (autorizzazione all’uso) e sulla fase finale (residui) dell’intero ciclo vitale di queste sostanze. La strategia proposta, invece, ha come obiettivo la fase d’uso dei prodotti fitosanitari. Essa rappresenta chiaramente il momento in cui si pongono le basi per eventuali danni per la salute dell’uomo e più in generale per l’ambiente. Legenda (μg/L): La probabilità che questi si verifichino dipenderà sia dal0-0,01 le caratteristiche intrinseche del prodotto, sia dalle peculia0,011-0,04 rità territoriali in cui esso viene utilizzato. 0,054-01 Il grosso vantaggio di tale ap0,112-0,26 proccio, quindi, consiste nella possibilità di valutare e di conseguenza limitare i possibili danni, considerando il contesto ambientale in cui i diversi prodotti sono utilizzati. Sarà necessario calare in scenari territoriali ben definiti la Figura 4 - Il sistema utilizzato ha permesso di individuare le aree dove l’impiego di valutazione del rischio di queRimsulfuron determinato principio attivo può essere un pericolo per le falde sotterranee ste sostanze, includendo nella 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 31 PEARL, IL MODELLO UTILIZZATO LA VALUTAZIONE DEI PRINCIPI ATTIVI Per ciascun principio attivo Pearl richiede informazioni su: peso molecolare, pressione di vapore saturo, valore di entalpia molare di vaporizzazione, solubilità in acqua, valore di entalpia molare di dissoluzione, tempo di dimezzamento nel suolo e costante di adsorbimento. Inoltre si è tenuto conto delle modalità di utilizzazione dei prodotti nella regione Calabria con riferimento particolare alle dosi di utilizzazione, alle date dei trattamenti, al tipo di applicazione. È stato creato un dataset con le caratteristiche chimico-fisiche dei principali principi attivi impiegati. registrazione degli agrofarmaci. Le motivazioni che hanno portato alla scelta di questo modello sono molteplici. È ampiamente validato, costantemente aggiornato e più conservativo rispetto agli altri due modelli impiegati per la registrazione. La versione utilizzata è FocusPearl 3.3.3 che permette confronti con gli scenari europei definiti dal Focus, utilizzati per effettuare una prima analisi del rischio a livello di registrazione. L’applicazione del modello presuppone la definizione di scenari nei quali si valuta il comportamento dell’agrofarmaco, associandoli ad un certo principio attivo (substance) ad un determinato uso (application). Lo scenario include le caratteristiche pedologiche, dati climatici e colturali, che definiscono le peculiarità territoriali. Con questa finalità sono state implementate all’interno del modello specifiche banche dati che descriviamo più avanti. Caratteristiche dei suoli Fattori in campo Il rischio di contaminazione da agrofarmaco è strettamente correlato alla combinazione di diversi fattori quali la pratica colturale, le condizioni climatiche, le caratteristiche chimico–fisiche dei principi attivi impiegati e, naturalmente, le caratteristiche pedologiche del sito interessato. Ne consegue che la determinazione della distribuzione di principi attivi lungo il profilo, o la determinazione delle concentrazioni nei corpi idrici è un problema complesso e può essere affrontato o con un estensivo monitoraggio, che richiede notevole dispendio di tempo e di risorse, oppure con l’ausilio di modelli teorici di previsione. I modelli previsionali rappresentano uno strumento di grande utilità per la comprensione dei meccanismi che regolano il comportamento ambientale delle sostanze potenzialmente contaminanti e consentono di pianificare in modo razionale e mirato il monitoraggio ambientale. Obiettivo del progetto è la realizzazione di un sistema di supporto alla scelta degli agrofarmaci, o più precisamente alle sostanze attive in essi presenti, utilizzati nelle diverse strategie di difesa delle colture in relazione al rischio potenziale di inquinamento delle falde acquifere. Per le finalità dello studio in questione è stato applicato il modello Pearl (Pesticide emission assessment at regional and local scales) che simula il destino di un agrofarmaco e dei suoi principali prodotti di trasformazione nel sistema suolo–pianta. Attualmente Pearl viene utilizzato per quantificare la concentrazione di un principio attivo nelle acque di falda, come strumento di supporto nelle procedure di registrazione in Olanda, ed è fra i modelli (insieme a Macro e Pelmo) adottati dalla Comunità europea per le procedure di La carta dei suoli della Calabria in scala 1:250.000 ha costituito la base informativa per l’acquisizione dei dati pedologici. Per ciascuna unità cartografica sono state utilizzate le informazioni relative al suolo dominante in caso di consociazione, mentre in caso di complesso o associazione sono state utilizzate le informazioni relative alla tipologia pedologica con minore capacità protettiva, ipotizzando quindi la situazione peggiore. Per le singole unità tipologiche di suolo sono stati considerati i seguenti dati: suddivisione in orizzonti, profondità, tessitura (sabbia, limo, argilla), carbonio organico, pH, densità apparente, contenuto in acqua a diversi punti di pF, proprietà idrauliche espresse dall’equazione di Mualem-van Genuchten. Non essendo disponibili dati sulla distribuzione degli acquiferi nella regione si è scelto di considerare il libero drenaggio (free drainage) come condizione al limite del profilo. L’approccio Focus richiede profili profondi almeno un metro, in quanto a questa profondità è calcolata la concentrazione dell’agrofarmaco lisciviato; pertanto, studiata la soggiacenza dei profili regionali meno profondi si è stabilito di inserire artificialmente un letto di sabbia per raggiungere lo spessore minimo di un metro di profilo di suolo. Elaborazione dei risultati Per ogni principio attivo analizzato sono stati simulati 26 anni di applicazione ed è stato calcolato l’ottantesimo percentile della concentrazione media annua di agrofarmaco lisciviato ad un metro di profondità. I risultati ottenuti sono poi stati inseriti in un sistema Gis. Poiché l’informazione minima disponibile alla scala 1:250000 è la carta dei sottosistemi pedologici, 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 32 UN PO’ DI CHIAREZZA SUI TERMINI UN UTILE GLOSSARIO PER CAPIRNE DI PIÙ Drenaggio. Il drenaggio è il complesso dei sistemi naturali o artificiali che permettono lo smaltimento in profondità dell’acqua in eccesso del terreno. Con lo stesso termine s’intende sia la proprietà intrinseca del terreno a lasciar percolare l’acqua gravitazionale, sia gli allestimenti predisposti dall’uomo per emungere e allontanare l’acqua in eccesso facendola defluire in un sistema di raccolta. Evapotraspirazione (ET). È la quantità d’acqua (riferita all’unità di tempo) che dal terreno passa nell’aria allo stato di vapore per effetto congiunto della traspirazione propia delle piante e dell’evaporazione direttamente dal terreno. Modello Pearl. (Pesticide emission assessment at regional and local scales). È il modello che simula la destinazione di un agrofarmaco e dei suoi principali prodotti di trasformazione nel sistema suolo-pianta. PF. Misura le proprietà idrauliche del terreno rela- tivamente alla tensione dell’acqua, definendo lo stato di saturazione del mezzo e il relativo contenuto di acqua. PF è meno logaritmo in base 10 della tensione dell’acqua espressa in cm di acqua. Trasmittanza. Misura la quantità di calore che nell’unità di tempo attraversa un elemento strutturale della superficie di 1 m2 in presenza di una differenza di temperatura di 1 grado tra l’interno e l’esterno. Utilizzo Sostenibile. È l’utilizzo (di risorse, di prodotti, di agrofarmaci, ecc.) che soddisfa le esigenze e i bisogni attuali senza compromettere la possibilità futura di soddisfarne ulteriori. Vulnerabilità. Un’area è considerata vulnerabile quando l’utilizzo al suo interno di agrofarmaci autorizzati, pone in condizioni di rischio le risorse idriche e gli altri comparti ambientali rilevanti. Nell’ambito di tali zone possono essere poste in essere adeguate strategie di utilizzo degli agrofarmaci. B.C. e ad ogni sottosistema pedologico possono essere associati più profili rappresentativi di suolo, si è scelto di collegare ad ogni principio attivo il sottosistema al suo profilo più vulnerabile. I primi risultati confermano che il sistema implementato per la regione Calabria permette di individuare le aree nelle quali l’uso di un determinato principio attivo può creare una situazione di pericolo per le falde sotterranee. Ad esempio, l’80° percentile della concentrazione media annua del trifluralin lisciviato ad un metro di profondità, in seguito all’impiego su pomodoro, è sempre risultato essere inferiore a 0,1 μg/L; mentre il rimsulfuron ha dato risultati diversi (figura 4). Tuttavia anche nel caso di vulnerabilità di una certa unità tipologica possono essere presenti suoli non vulnerabili, come riportato in tabella 1. Un altro esempio è dato dall’impiego di trichlorfon su agrumi. In questo caso si evidenzia che molti sottosistemi pedologici risultano vulnerabili (figura 3). Tuttavia questa vulnerabilità è da considerarsi potenziale in quanto, allo stato attuale, non è possibile conoscere se effettivamente sia presente una falda acquifera superficiale nei profili studiati. sente di valutare i diversi principi attivi impiegati per tipologia di coltura sui diversi terreni della regione e operare delle scelte alternative in caso di indicazione di potenziale pericolo di contaminazione della falda; • Valutazione preliminare di una singola molecola il cui utilizzo è ammesso su più colture, ma ciascuna localizzata in siti con peculiarità territoriali differenti; • Individuazione di zone vulnerabili che, per specifiche condizioni pedoclimatiche, presentano una sensibilità al percolamento di sostanze chimiche in falda (ad esempio fenbutatin su agrumi e rimsulfuron su pomodoro). Queste informazioni, adeguatamente gestite, consentono all’operatore di scegliere le strategie da applicare in ambito agricolo per ridurre l’impatto ambientale nell’ottica di un’agricoltura sostenibile. Conclusioni Arssa - Regione Calabria Servizio Agropedologia arssacz@virgilio.it In funzione degli scenari adottati è possibile estrapolare informazioni a diversi livelli: • Valutazione delle strategie di difesa. Il modello con- Giovanni Aramini Regione Calabria - Dipartimento Agricoltura Foreste e Forestazione (già dipendente Arssa) Matteo Balderacchi, Anna Maria Corea, Caterina Colloca, Tony Coroniti, Antonella Costa, Raffaele Paone Maura Callieri, Marco Trevisan Università Cattolica Sacro Cuore - Piacenza 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Ricerca SALVAGUARDIA DELLE VARIETÀ STORICHE Il valore aggiunto della biodiversità di FABIO PETRILLO L’Arssa, su indicazione del Dipartimento agricoltura della Regione, ha realizzato un monitoraggio di antiche specie vegetali presenti sul territorio avviando interventi di tutela in sintonia con il Programma operativo nazionale G ran parte delle varietà vegetali e animali di cui ci nutriamo stanno scomparendo e ciò sicuramente comporta un danno per la nostra cultura e la nostra salute. Nel secolo scorso circa il 70% delle varietà vegetali pre-esistenti è andato perduto per effetto dell’agricoltura industrializzata che ha semplificato in modo pericoloso gli ecosistemi di coltivazione arrivando Nella zona di Lamezia Terme le specie più interessanti coltivate sono le pomacee (pere e mele) L’arancio biondo calabrese, un agrume della zona jonica catanzarese e reggina all’assurdo della monocoltura e della monosuccessione. Tale tecnica basa il suo successo sull’introduzione di varietà selezionate provocando la perdita di gran parte della biodiversità agraria. La classica policoltura mediterranea, esempio di stabilità, varietà produttiva e di saperi tecnici millenari che si sono tramandati nei secoli, è già scomparsa dalle zone caratterizzate da un’agricoltura intensiva e sta progressivamente scomparendo da tutti gli altri territori più marginali della regione. Attualmente, circa il 75% dell’alimentazione mondiale è sostenuto da appena 12 specie vegetali e cinque animali. Addirittura quattro specie di piante ci fornisco- no il 50% delle risorse energetiche: grano, mais, riso, patate. In Italia sono 300 le specie a rischio su un totale di 5.600, una cifra destinata ad aumentare. Trend preoccupante Per avere un’idea della perdita di variabilità genetica a livello nazionale basta pensare alla coltivazione del melo che, da 150 varietà osservate nel ventesimo secolo, è passata agli attuali tre gruppi varietali su cui si basa la moderna melicoltura italiana. Analoga considerazione può essere adottata per una tipica coltivazione meridionale, il mandorlo, che alla fine dell’‘800 faceva contare ben 752 varietà che secondo una rilevazione realizzata nel 1982 si sono ridotte a undici. Con la scomparsa delle varietà sono andate perdute informazioni fondamentali riguardanti il nostro re- 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 33 34 Ricerca IL PATRIMONIO ESISTENTE È PARTICOLARMENTE INTERESSANTE UN MONITORAGGIO RICCO DI SORPRESE Il monitoraggio è stato realizzato nell’ambito dei territori di competenza dei 24 Centri di divulgazione agricola dell’Arssa e dal gruppo di lavoro costituito da divulgatori agricoli coinvolti nei processi di sviluppo ed assistenza tecnica. Dal rilievo sono state escluse le aree parco e i prodotti per i quali erano già in corso procedure di riconoscimento della Denominazione ai sensi del Reg. CE 510/2006. Dall’indagine è emerso un patrimonio di biodiversità di particolare interesse. È stata segnalata una grande quantità di varietà di mele e pere tipiche dei comprensori collinari e montani, alcune delle quali sostengono piccole economie locali. Significative per la maturazione tardiva sono alcune pesche delle zone del Savuto e dell’area di Squillace. Così come gli agrumi dello Jonio catanzarese e del reggino (biondo calabrese), le susine, fra cui ricordiamo la «pruna di frati» di Terranova Sappo Minulio nella zona interna della piana di Gioia Tauro, vitigni autoctoni del basso Jonio reggino, il gelsomino i cui fiori, fino al 1970, fornivano la base aromatica di note industrie di profumi italiane e straniere. Altre specie di interesse miCampi catalogo Arssa nore sono state segnalate al fine di garantirne la tutela. A livello internazionale, la conservazione in situ è considerata come il modo migliore per garantire il mantenimento delle caratteristiche genetiche delle specie. Questa scelta è stata privilegiata rispetto alla conservazione extra-situ, dove la pianta cresce in un contesto naturale con caratteristiche bio-pedo-climatiche completamente differenti da quelle di origine. Per limitare i danni dell’erosione genetica, in coerenza con il Piano nazionale della biodiversità di interesse agricolo, in Calabria sono stati individuati dei siti per la costituzione di campi di raccolta del germoplasma vegetale, luoghi elettivi per la conservazione in situ delle Rgv (Risorse genetiche vegetali) individuate con il progetto in questione. Nella scelta dei campi di raccolta è stata data preferenza a quelli dell’Arssa che ricadono nei Centri sperimentali dimostrativi sottoriportati. Ai campi dell’Arssa si sono aggiunte iniziative di conservazione realizzate da alcune scuole agrarie e aziende agricole. F.P. Specie conservate Area rappresentativa Note San Marco Argentano (CS) vite, fico pianura e collina cosentina fascia altimetrica 0-300 mt slm Fico bianco del Cosentino ed ecotipi locali Doc vite Molarotta (CS) melo, pero collina e montagna fascia presilana cosentina Campo eccellente per l’assenza di virus Lamezia (CZ) Drupacee, pomacee Collina lametina e del Savuto Importante la collezione di pere Locri (RC) Sersale (CZ) Le pesche dell’area di Squillace e del Savuto si caratterizzano per la loro maturazione tardiva Campo unico nel mediterraneo per la coltivazione Vite, agrumi, Pianura e collina reggina jonica del gelsomino e dei vitigni autoctoni del reggino jonico gelsomino Castagno, fruttiferi Collina e montagna jonio catanzarese troterra e la nostra identità culturale, così come il sapere popolare intorno alla coltivazione, agli usi, alle tradizioni e agli antichi sapori. Vi è poi una forte compromissione della variabilità genetica, essenziale per la sopravvivenza degli ecosistemi in quanto associata alla possibilità delle specie a resistere ai mutamenti ambientali, ai caratteri di resistenza alle malattie, alla possibilità di un miglioramento genetico. Si tratta di problemi urgenti che richiedono interventi immediati e a questo proposito si stanno moltiplicando da più parti iniziative volte a tutelare la biodiversità e l’agrobiodiversità. Strategie mirate Aumenta la consapevolezza che non è più sufficiente conservare le risorse genetiche nelle banche del seme, bensì devono restare soprattutto all’interno delle comunità 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 35 La coltivazione del fico si concentra nella pianura e nella collina cosentina A SOSTEGNO DEL PROGETTO DALL’ARSSA UNA PROPOSTA DI LEGGE L’Arssa ha sottoposto alla Regione Calabria una proposta di legge per la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità vegetale e dell’agrobiodiversità, costituita dalle razze e dalle varietà locali di interesse agrario, zootecnico e forestale. La necessità di pensare ad una legge che tuteli e valorizzi la biodiversità regionale deriva dalla consapevolezza che alla biodiversità sono collegati processi fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio naturale, come la depurazione delle acque, il riciclaggio dell’ossigeno e del carbonio. Sullo sviluppo rurale di molte comunità locali e della società agiscono altresì fattori della biodiversità relativi alla produzione degli alimenti, dei farmaci naturali e alla sostenibilità dell’agricoltura. F.P. locali dove rappresentano una interessante via per la valorizzazione del territorio e della sua cultura. La Calabria, con il suo territorio impervio, poco adatto a coltivazioni intensive e quindi ad un’agricoltura industrializzata, ha subìto un progressivo abbandono delle aree interne ed un impoverimento generale. Ma quello che ieri era una condizione di debolezza, oggi potrà diventare un punto di forza per la salvaguardia della biodiversità. Specie e varietà che talvolta abbiamo trovato in campi abbandonati, nella maggior parte dei casi sono stati sapientemente protetti dagli agricoltori che oggi sono giustamente considerati agricoltori custodi. Grazie alla loro lodevole azione di conservazione è ancora possibile ottenere la disponibilità di molte specie e varietà a rischio di estinzione. Le fasi del progetto Per tutti questi motivi, il Dipartimento agricoltura della Calabria ha condiviso i contenuti del Programma interregionale biodiversità del Mipaaf, affidando all’Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo e i servizi in agricoltura), il compito di realiz- Nel Reggino il mandorlo rappresenta una delle colture più antiche zare un quadro conoscitivo delle risorse genetiche vegetali esistenti in regione, avviando azioni di tutela in armonia con il Programma operativo nazionale sulla biodiversità. Il principale obiettivo del Programma è stato quello di monitorare l’intero territorio calabrese e catalogare le risorse genetiche vegetali esistenti. Le fasi di lavoro che hanno caratterizzato il programma Biodiversità in Calabria hanno riguardato: 1. il monitoraggio delle risorse genetiche vegetali sul territorio regionale, realizzato su tutte le 24 aree di competenza dei Centri di divulgazione sgricola (CeDA) della Calabria; 2. la realizzazione di una scheda semplificata, una per ogni segnala- zione, che riporti informazioni pomologiche, sensoriali e una documentazione fotografica; 3. la realizzazione dell’ elenco delle risorse genetiche vegetali; 4. la realizzazione di un opuscolo divulgativo con la raccolta delle informazioni di cui ai punti 1 e 2; 5. la valorizzazione e messa in rete dei campi di conservazione del germoplasma frutticolo calabrese; 6. la redazione di una proposta di legge sulla tutela della biodiversità in Calabria; 7. la costituzione di campi catalogo, presso strutture pubbliche e private, rappresentativi degli areali di crescita delle risorse genetiche vegetali segnalate all’elenco di cui al punto 2. Fabio Petrillo Agronomo, divulgatore Arssa - Ce.D.A. n. 7 «Vallo di Cosenza» Responsabile del P.I. Biodiversità Alla realizzazione del Progetto interregionale biodiversità hanno partecipato: M. Angotti, G. Bianco, T. Borelli, M. Bruno, C. D’Aquì, R. De Leo, G. De Marco, M. Di Domenico, R. Fabiano, T. Gentile, M. Grotteria, L. Iuliano, C. Leto, S. Macchione, V. Maione, G. Matozzo, A. Pagliaro, D. Pascali, F. Petrillo, T. Scalzi, V. Scalzo, C. Tocci, A. Villella, S. Zagaglia, A. Zinnato, divulgatori agricoli dell’Arssa 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 36 Energie rinnovabili Biogas, il più grande impianto del Mezzogiorno Alla Fattoria della Piana di Candidoni, in provincia di Reggio Calabria, è entrato da poco in funzione un generatore che produrrà 625 kWh e, oltre al fabbisogno aziendale, fornirà energia all’intera rete nazionale Una veduta dell’alto del cogeneratore e dei due biodigestori destinati alla produzione di metano e ovicaprino di qualità che viene trasformato nel moderno caseificio aziendale. Ma la fattoria alleva anche suini e bovini (800 vacche di razza Frisona), per cui i reflui degli allevamenti e i sottoprodotti della lavorazione del caseificio come il siero, presenti in grandi quantità, unitamente di BEPPE COLONNA D alla Calabria arriva un grande contributo all’ambiente e al rispetto del protocollo di Kyoto. È da poco entrato in funzione il più grande impianto agroenergetico a biogas del Mezzogiorno che produrrà ben 625 kW/h, con grande beneficio per i consumi elettrici nazionali e per l’azienda che li produce: la Fattoria della Piana di Candidoni, in provincia di Reggio Calabria. Si tratta di un’azienda già nota per la produzione di latticini esportati in tutto il mondo e che ha fatto della cooperazione agricola, essendo anche un’organizzazione di produttori, il suo fiore all’occhiello: centinaia di allevatori di tutta la regione conferiscono il latte vaccino ad altri sottoprodotti dell’agricoltura della zona, come il pastazzo di agrumi, la pollina, la frutta andata a male «costituiscono risorse energetiche da utilizzare al meglio e che sarebbe un peccato non rendere economicamente produttive» sostiene Carmelo Basile direttore di Fattoria della Piana. L’allevamento dei bovini alla Fattoria della Piana, conta circa 800 vacche di razza Frisona 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 37 LETAME, SIERO DI LATTE, PASTAZZO E ALTRO ANCORA COME FUNZIONA IL COGENERATORE Il cogeneratore è il cuore pulsante dell’impianto: con la combustione del gas captato dai digestori si genera energia elettrica ed energia termica. Esso si avvale di un motore da 12 cilindri con una potenza elettrica di 625 kW e una potenza termica di 300 kW. Nell’alloggiamento del container, oltre al motore, trovano posto il trasformatore e l’alternatore che trasformano la corrente elettrica da bassa a media tensione, per trasferirla poi direttamente alla cabina elettrica di media tensione presente presso il caseificio; l’energia termica deriva invece dallo sfruttamento dell’acqua calda prodotta dal circuito di raffreddamento del motore (intercooler) e viene utilizzata per riscaldare i fermentatori, nonché per produrre acqua calda a 75 °C per il caseificio, il ristorante agrituristico e gli uffici limitrofi. La centrale agroenergetica è in grado di valorizzare la biomassa presente nel letame di 20.000 capi avicoli, nel letame e nel siero di latte di mille bovini, nel sie- Non solo energia «Con ingenti investimenti – sottolinea – e grazie al cofinanziamento regionale del Dipartimento agricoltura, foreste e forestazione tramite un Piano integrato di filiera, siamo riusciti a realizzare un impian- ro di latte di 20.000 ovini, nel pastazzo proveniente dalla lavorazione degli agrumi di 700 ettari, nella sansa proveniente dalla lavorazione del prodotto di mille ettari di uliveto, negli scarti delle verdure, degli ortaggi, dei frutteti e dalla vinaccia esausta. B.P. to di grandi dimensioni che produrrà energia elettrica che per circa un 30% servirà alla nostra azienda, mentre il restante 70% verrà destinato alla rete elettrica nazionale. Non solo. Gli ulteriori sottoprodotti solidi derivanti dal processo di gassificazione non costituiranno più Un momento dell’inaugurazione dell’impianto. Da sinistra: monsignor Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza-Bisignano; Agazio Loiero, governatore della Calabria; Mario Pirillo, ex assessore regionale all’Agricoltura e oggi europarlamentare; Carmelo Basile, general manager della Fattoria della Piana per l’ambiente un problema, ma diventeranno concimi ad alta capacità fertilizzante per i nostri terreni e per quelli dei soci che ne faranno richiesta. La realizzazione dell’impianto ha rispettato i tempi previsti grazie al lavoro svolto da una ditta altoatesina che col suo personale altamente qualificato in meno di un anno ha portato a termine il progetto. Diverso il discorso sul fronte burocratico e legislativo – puntualizza Basile – che a causa della sua continua evoluzione ci ha creato diverse difficoltà applicative. L’impianto comunque è perfettamente funzionante e a breve lavorerà a pieno regime». L’energia prodotta equivarrà a quella necessaria ad illuminare 1.700 abitazioni e a riscaldarne 700 e deriverà dalla trasformazione in biogas combustibile (metano) di 30 tonnellate giornaliere di liquami e letame zootecnico, 20 tonnellate di siero di latte, 2 tonnellate di silomais, 35 tonnellate di pastazzo di agrumi con grande beneficio per le industrie 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 38 IL CICLO AGROENERGETICO CHE PRODUCE BIOGAS La filiera agroenergetica di Fattorie della Piana («Agroenergia della Piana») chiude il ciclo biologico: alla terra, da cui proviene direttamente e indirettamente la biomassa, vengono forniti sia concimi che ammendanti. La biomassa agricola e zootecnica viene trasformata in gas dal quale si ottiene calore ed elettricità. Il primo si usa in azienda, la seconda viene consumata e in parte venduta all’Enel. L’impianto prevede anche un sistema di monitoraggio interno ai biodigestori, per analizzare «lo stato di salute» dei batteri fermentatori. agrumarie dell’intero comprensorio della Piana di Gioia Tauro. Sviluppo e multifunzionalità La combinazione di sottoprodotti adatti alla produzione di energia deriva dalla necessità di ottenere il giusto rapporto azoto/carbonio al fine di innescare i processi fermentativi naturali da cui si ottiene il biogas. Il tutto a temperature e processi controllati tramite sensori e sistemi informatizzati completamente automatici, che permettono di mantenere costantemente monitorati l’impianto e il processo produttivo continuo, nel rispetto della normativa vigente anche in termini di sicurezza. I due biodigestori, impegnati nella prefermentazione e fermentazione finale, insieme alla vasca di raccolta del materiale organico che sarà trasformato in concime, occupano una superficie complessiva di 1.500 m2 all’interno della grandissima superficie aziendale destinata al pascolo, alle stalle, ai fienili, alle sale Carmelo Basile durante la visita guidata all’impianto mungitura, al caseificio, alla fattoria didattica con ristorante tipico. Dunque un ottimo esempio di sviluppo integrato, di multifunzionalità in agricoltura e di completamento concreto della filiera zootecnica calabrese. La Fattoria della Piana diventa così un vero e proprio ecosistema autosufficiente, capace di produrre energia dagli scarti dell’industria agroalimentare e zootecnica, fornendo quindi un’opportunità di smaltimento e valorizzazione di biomasse che da semplice rifiuto possono diventare risorsa e ricchezza per l’intera regione. Beppe Colonna 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Energie rinnovabili QUANDO L’ELETTRICITÀ ARRIVA DAL SOLE Impianti fotovoltaici, i vantaggi per l’agricoltura di EUGENIO VELTRI Le condizioni ambientali della regione sono particolarmente favorevoli alla loro realizzazione. I costi variano a seconda della tipologia scelta in funzione delle dimensioni aziendali L a crisi economica generale, che sta facendo sentire i suoi effetti anche nel comparto agricolo, richiede oggi da parte dei produttori nuove strategie e risposte rapide. Molti piccoli agricoltori, così come anche le aziende più grandi e strutturate, sanno bene che limitarsi a lavorare la terra, il più delle volte, non è più sufficiente a garantire la copertura dei costi sostenuti per la produzione. Per salvaguardare il proprio patrimonio e guardare al futuro con più fiducia, è più che mai urgente immaginare un nuovo modello di business che consenta una miglior crescita, o quantomeno assicuri il pareggio di bilancio. In tale direzione, diversificare le produzioni puntando sulla qualità, aprire le aziende al pubblico con punti vendita utili anche all’immagine, destinare una parte della propria azienda all’agriturismo, abbattere i costi formando gruppi di acquisto, sono solo alcune delle strade praticabili. Un’altra interessante opportunità per il comparto agricolo è oggi rappresentata dalla produzione di energia da fonti alternative quale l’ener- Un impianto fotovoltaico parzialmente integrato realizzato su un fabbricato rurale gia generata sfruttando il sole con impianti fotovoltaici. Consumi e costi Come in molti ormai sanno, si tratta di un impianto elettrico che sfrutta i raggi luminosi solari per produrre energia elettrica mediante effetto fotovoltaico. Quando una radiazione elettromagnetica (come quella dei raggi solari) colpisce un materiale (nei pannelli solari si usa prevalentemente il silicio, ovvero la comune «terra» trattata e cristallizzata) può, in certe condizioni, cedere energia agli elettroni più esterni degli atomi del materiale e, se questa è sufficiente, l’elettrone risulta libero di allontanarsi dall’atomo di origine producendo appunto un flusso di corrente elettrica. Questa corrente elettrica è di tipo continuo e per essere poi normalmente utilizzata viene trasforma- ta in corrente alternata attraverso un apparecchio denominato inverter. La corrente, prodotta dai pannelli fotovoltaici e trasformata, viene immessa nella rete elettrica nazionale passando però prima attraverso un apposito misuratore che registra i chilowatt (kW) generati dall’impianto per ogni ora (kWh). L’azienda agricola che intende dotarsi di un impianto fotovoltaico continuerebbe a prelevare l’energia elettrica dal solito contatore Enel, ma si troverebbe a vantare, nei confronti dell’Enel, un credito energetico per l’elettricità prodotta dal «suo impianto» fotovoltaico e scaricata nella rete elettrica nazionale. L’immediato vantaggio che deriva da un impianto fotovoltaico è rappresentato dalla possibilità di ridurre quasi a zero (si continuano a pagare in bolletta le tasse fisse) i costi sostenuti per l’energia elettrica impiegata per le proprie attività. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 39 40 QUANDO IL FOTOVOLTAICO RESTA REDDITO AGRICOLO UN PO’ DI CHIAREZZA IN MATERIA FISCALE I vantaggi derivanti dalla realizzazione di un impianto fotovoltaico riguardano anche la sfera fiscale, un ambito molto importante dal momento che quello della tassazione è un tema a cui nessuno onesto cittadino può sottrarsi. Vediamo allora cosa dice la normativa. Va detto intanto che la recente circolare n. 32/E del 6 luglio 2009 emessa dall’Agenzia delle entrate specifica che la tassazione catastale, relativamente alla produzione di energia, riguarda sia le persone fisiche, le società semplici e gli enti non commerciali che esercitano attività agricola; lo stesso vale per le società a responsabilità limitata e le cooperative che, in possesso della qualifica di società agricola, hanno potuto optare per la determinazione del reddito su base catastale. Per quanto riguarda l’Iva, la cessione di energia prodotta da aziende agricole attraverso impianti fotovoltaici e/o fonti agroforestali, va assoggettata all’imposta nella misura ordinaria del 20%, fatta eccezione per quei casi disciplinati dal punto 103 della Tabella A parte terza allegata al dpr 633/72: in questo caso l’imprenditore deve tenere la contabilità separata. Relativamente alla produzione di energia ottenuta da impianti fotovoltaici poi, è stato stabilito un criterio in base al quale è possibile fissare i limiti per rientrare nella tassazione catastale, che in pratica definisce la prevalenza dell’attività agricola: i terreni in proprietà o TABELLA 1 - Tariffe incentivanti per dimensione dell’impianto e per tipologia d’integrazione Potenza nominale dell’ Impianto (kWp) A) B) C) Tipologia di impianto fotovoltaico 1 Non Integrato 1≤P≤3 0,392 3 < P ≤ 20 0,372 P > 20 0,353 2 Parzialmente Integrato 0,431 0,412 0,392 3 Integrato 0,480 0,451 0,431 nella disponibilità dell’azienda agricola devono essere dalla stessa condotti e situati nel medesimo comune dove è stato realizzato l’impianto fotovoltaico o in comuni confinanti. Non solo. La produzione fino a 200 kW di energia va considerata in ogni caso connessa a quella agricola, quella eccedente può invece essere considerata agricola-connessa solo se vengono rispettati alcuni requisiti che sono: ● la produzione di energia deriva da impianti con integrazione architettonica, o parzialmente integrati, o realizzati su strutture aziendali esistenti come stalle, serre, capannoni; ● il volume d’affari dell’attività agricola deve essere superiore a quello ottenuto dalla produzione di energia eccedente i 200 kW (calcolato senza tener conto degli incentivi alla produzione); ● nel limite di 1 MW per azienda, per ogni 10 kW di potenza eccedente i 200 kW l’agricoltore deve detenere almeno un ettaro di terreno utilizzato nell’attività agricola. Il reddito che deriva dalla produzione di energia eccedente questi limiti deve essere calcolato sulla base dei costi e dei ricavi d’esercizio. Se invece si tratta di società di persone (escluse le società semplici), le srl o le cooperative che hanno optato per la tassazione catastale, il superamento dei limiti indicati prevede che tutta l’attività rientri nel reddito d’impresa, poiché viene a mancare la qualifica di società agricola. Va detto poi che la tariffa incentivante non cade nella rete applicativa dell’Iva, al contrario va applicata la ritenuta d’acconto del 4% in presenza di società soggette al reddito d’impresa a prescindere dall’aver optato o meno per la tassazione catastale. Per le persone fisiche, le società semplici e gli enti non commerciali, la ritenuta d’acconto va applicata solamente se si verifica un’eccedenza di produzione di energia rispetto a quella consentita per rientrare nella tassazione catastale e in proporzione alla quantità a essa riferibile. D.H. Gli incentivi Un altro vantaggio è legato al fatto che lo Stato (attraverso il Gse - Gestore dei servizi elettrici) garantisce al produttore di energia fotovoltaica un «contributo fisso» per venti anni per ogni chilowatt di energia immessa ogni ora nella rete nazionale. Un’altra interessante opportunità è rappresentata dalla possibilità di Sulla cessione di energia ottenuta da impianti fotovoltaici si applica l’aliquota del 20% 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 41 IL COFINANZIAMENTO PREVISTO DALLA LEGGE UN AIUTO DAL PIANO DI SVILUPPO RURALE Il Psr 2007-2013 consente di cofinanziare alle aziende agricole e agroindustriali impianti di produzione di energia alternativa finalizzata all’autoconsumo nel caso della Misura 121 («Ammodernamento delle aziende agricole») e della Misura 123 («Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali»). Lo stesso Psr consente di cofinanziare l’impianto (fino ad 1MW) all’azienda agricola che decide di diventare anche azienda produttrice di energia elettrica destinata alla vendita («officina elettrica») nell’ambito della Misura 311 («Diversificazione in attività non agricole») e Azione 3 (Produzione di energia elettrica e/o energia termica da fonti rinnovabili per una potenza massima di 1 MW). creare un vero e proprio business collaterale a quello agricolo: diventare produttori di energia elettrica e venderla sul mercato. Oltre al contributo del Gse, si avrebbe un nuovo introito per l’energia venduta sul mercato dell’energia al prezzo medio attuale di 0,080,12 euro/kWh. La tariffa incentivante (ovvero il contributo fisso stabilito per gli impianti fotovoltaici installati nel corso del 2009 e regolarmente funzionanti al 31 dicembre dello stesso anno) riconosciuta dal Gse per vent’anni è strutturata secondo la potenza dell’impianto e il modo in cui sono installati i pannelli. Se i pannelli fotovoltaici sostituiscono le tegole di un tetto o fungono da tettoia, la tariffa incentivante è massima perché l’impianto è ritenuto integrato; se vengono poggiati e fissati sopra le tegole o, a certe condizioni, montati sul tetto di un capannone a falda piatta la tariffa è intermedia perché si riferisce a un impianto parzialmente integrato; se i pannelli si poggiano a terra l’incentivo è minimo: in questo caso si tratta di un impianto non integrato. Maggiore è la potenza dell’impianto (P) minore è l’incentivo per ogni kW prodotto; d’altro canto, più è grande l’impianto, migliori saran- Recentemente è stato integrato dal Dipartimento agricoltura, foreste e forestazione proprio lo specifico bando di tale misura afferente all’Asse III del Psr (sul sito: www.assagri.calabria.it è possibile scaricarlo, ndr), al fine di specificarne meglio le caratteristiche tecniche e le disposizioni procedurali per l’accesso al finanziamento, ma soprattutto scegliendo di adeguare le soglie di cofinanziamento al cosiddetto «Pacchetto Anticrisi» governativo, consentendo così di elevare il contributo previsto da 200.000 euro (regola del «de minimis») a 500.000 euro, visti i costi necessari alla realizzazione di impianti per la produzione di energie alternative con particolare riferimento al fotovoltaico. R.P. no le condizioni di acquisto perché si ridurrà, in proporzione, il prezzo di mercato per ogni kW installato che si dovrà sostenere per realizzare il proprio impianto. Va ricordato che nel 2010 le tariffe incentivanti saranno decurtate del 2%, mentre per gli anni a venire le associazioni di categoria stanno negoziando con il Governo la riformulazione di tutto il programma cosiddetto «Conto energia» (regolamentato dal DM 19/02/07, nuovo Conto Energia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23/02/2007, subentrato ai precedenti DM del 28/07/2005 e del 6/02/2006, primo Conto Energia, dalla delibera dell’Aegg n. 90/07, avvenuta il 13/04/07, ed altre s.m.). Corretta installazione Dal punto di vista tecnico, quando si pensa alla installazione di un impianto fotovoltaico è importante l’orientamento dei pannelli e la loro inclinazione; il rendimento massimo si otterrà con una esposizione a Sud e una inclinazione di 30°, mentre è importante sapere che il troppo calore riduce il rendimento dei pannelli: la luce stimola le cella e non il calore. Pertanto, nella fase di progettazione occorre tenere in grande consi- derazione una buona ventilazione. Il costo di un impianto fotovoltaico, ben tarato rispetto alla situazione dell’azienda agricola e tenendo nella dovuta cons iderazione i prezzi medi attualmente praticati sul mercato, può essere ammortizzato nell’arco di tempo compreso tra i quattro e gli otto anni a seconda dei casi, che devono considerare anche la possibilità o meno di sostenere o meno i costi di realizzazione in proprio. Le offerte sul mercato sono varie e diversificate: per orientarsi al meglio è consigliabile affidarsi a professionisti e tecnici di fiducia altamente specializzati, così come è bene valutare il rapporto qualità/prezzo, considerando che i benefici sono legati alla capacità dei pannelli di durare tanti anni restando sempre efficienti nel tempo; del resto, anche nel settore agricolo esiste diversa qualità di prodotto e differenziazioni di prezzo. Il Piano di sviluppo rurale calabrese prevede interessanti incentivi per la realizzazione di impianti fotovoltaici, oltre che di mini-eolico e per la produzione di energia dalle biomasse agricole. Eugenio Veltri Amministratore enerGER s.r.l. info@energer.it 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 42 Filiere regionali È UNA DELLE COLTURE LOCALI PIÙ CONOSCIUTE Il fico essiccato cosentino aspetta la Dop COS’È IL RICONOSCIMENTO EUROPEO UN MARCHIO IMPORTANTE E PRESTIGIOSO di GIUSEPPE PERRI Il marchio Dop (Denominazione di origine protetta) viene attribuito ad un prodotto realizzato, trasformato e confezionato in un preciso areale di produzione e secondo un proprio disciplinare di produzione. Per poter produrre per la Dop ogni azienda deve adottare questo disciplinare e sottoporsi alla certificazione che viene rilasciata da un apposito ente di controllo. L’iter del riconoscimento è abbastanza complesso e riguarda la Regione, il Mipaaf, la Commissione Europea in base al Regolamento Ce 510/06. Prima di diventare a tutti gli effetti una Dop, un prodotto agroalimentare può ottenere il riconoscimento transitorio. Il logo del marchio Dop è stato da poco modificato nei colori (adesso è rosso con diciture in giallo) per distinguerlo dal marchio Igp (Indicazione geografica protetta) che rimane coi colori giallo e blu. R.P. Apprezzato in tutto il mondo, questo frutto rappresenta una delle migliori peculiarità della provincia di Cosenza. Il riconoscimento comunitario potrebbe dare ulteriore impulso alla sua valorizzazione L a provincia di Cosenza è storicamente conosciuta e rinomata sui mercati europei e americani per la prelibatezza e la particolarità di un frutto, consumato soprattutto essiccato, dal sapore dolce, molto conservabile ed energetico, il fico. La coltivazione del fico è documentata fin dal ‘500. I frutti essiccati sul territorio sono diventati impor- tante risorsa anche economica, che non ha trovato sviluppo nelle province limitrofe, incentrata sulla locale varietà Dottato. La denominazione «Fichi di Cosenza» designa esclusivamente i frutti essiccati di fico domestico Ficus carica sativa domestica, appartenenti alla varietà «Dottato» (o «Ottato»). I «Fichi di Cosenza» hanno caratteristiche qualitative strettamente legate all’ambiente di produzione, quindi varietà, terreno, clima. La varietà utilizzata, Dottato, è italiana ed è descritta nel 1715 da Salvini, rispetto a molte altre è di particolare pregio. I fichi freschi della Dottato presentano caratteristiche ottimali per l’essiccazione e lavorazione. Hanno un frutto chiaro, la buccia sottile ed elastica, la polpa piena e zuccherina, omogenea, po- 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 43 vera di acheni che sono piccoli, sottili e quasi inavvertibili alla masticazione, si essiccano più facilmente dei fichi di altre varietà e possono arrivare alla quasi completa essiccazione sull’albero. Le piante possono essere coltivate in consociazione con altre colture arboree o erbacee oppure in impianti specializzati. Tecniche colturali I sesti di impianto, le forme di allevamento e i sistemi di potatura devono essere quelli usati nella zona di produzione, e cioè tali da garantire una adeguata illuminazione e arieggiamento. In particolare, per gli impianti specializzati la densità d’impianto non potrà superare le 400 piante per ettaro. Le forme di allevamento devono essere a vaso libero o a cespuglio. Sono ammessi interventi irrigui di soccorso nelle annate con scarse precipitazioni per le piantine messe a dimora, mentre sugli impianti in piena produzione si può ricorrere a sistemi di irrigazione a scorrimento a goccia fino a venti giorni prima dell’inizio della raccolta. I frutti freschi sono sottoposti ancora in pianta ad un processo di disidratazione naturale, dopo il quale saranno raccolti ad essiccazione che potrà essere o di tipo tradizionale (al sole diretto) o protetta (in serre con copertura in vetro o altro materiale trasparente). I fichi si lasciano sui rami fino a che raggiungono un avanzato grado di appassimento, (contenuto di umidità medio compreso tra 39% e 43%), accompagnato da variazione del colore dal verde al giallo con sfumature beige e tendenza a piegarsi sul loro stesso peduncolo, restando pendenti. Per queste caratteristiche, vengono localmente indicati come «passuluni». La piegatura del fico sul peduncolo agevola la raccolta di frutti integri di peduncolo. La raccolta viene effettuata manualmente, sia direttamente dall’albero, sia dopo una semplice scrol- latura delle branche, nel periodo compreso fra il 10 agosto ed il 10 ottobre. I fichi vengono adagiati su supporti di canne o altro materiale per alimenti consentito dalle norme di legge, il cui fondo consenta un’ottimale traspirazione, vengono quindi lasciati asciugare al sole o in serre artificiali per un periodo di tempo che va da tre a sette giorni a seconda del loro grado di maturazione. Importante tradizione I fichi essiccati, che dall’antichità costituiscono alimento utilissimo perché conservabile ed energetico, nell’area di Cosenza sono diventati importante risorsa anche economica. La coltivazione, la lavorazione, l’utilizzo dell’essiccato, rappresentano una coltura tradizionale del posto riconosciuta in Italia nel corso dei secoli da ogni studioso e da ogni commerciante, che descrivevano e apprezzavano le spiccate qualità dei famosi «Fichi secchi del Cosentino». Partendo dai fichi sfusi essicati al sole, i contadini di Cosenza hanno inventato nei secoli una grande quantità di derivati, più o meno elaborati come la mielata di fichi o le «pupe», tanto per fare un paio di esempi, bambole di fichi ottenute legando tra loro singoli frutti per formare sagome umane. Oggi diverse ditte, da quelle storiche con oltre un secolo di vita a quelle più giovani di nuova costituzione, si occupano della lavorazione e trasformazione di questo rinomato frutto, quasi tutte riunite nel Consorzio «Fico essiccato del Cosentino». In parallelo al Consorzio è nata anche un’Associazione che ha promosso e sta seguendo l’iter per il riconoscimento comunitario della Dop (Denominazione di origine protetta) che, in fase di approvazione, oltre a premiare un prodotto storicamente importante per il territorio, consentirà di tutelare sul mercato italiano e estero una produzione che altrimenti, data la concorrenza estera, in particolare turca e greca immessa sul mercato a prezzi e quaI fichi essiccati del lità più basCosentino si, rischia di si prestano perdersi pur a gustose preparazioni essendo universalmente riconosciuto quale migliore. Rilevanza economica L’ottenimento della Dop andrà a valorizzare le produzioni tipiche della tradizione cosentina che so- Il fico Dottato del Cosentino viene essiccato in serre come questa 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 44 GRAZIE AL POR DISPONIBILI 354 NUOVI ETTARI DI FICHETO NUOVE RISORSE PER PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE Il Consorzio Fico essiccato del Cosentino ha promosso e realizzato un Piano integrato di filiera che grazie agli aiuti concessi dal Por (Programma operativo regionale) Calabria 2000/2006, ha consentito di realizzare 354 nuovi ettari di ficheto in coltura intensiva che porteranno, a regime, 8mila quintali di prodotto essiccato ai centri di lavorazione. Per assicurare che i nuovi impianti fossero tutti della varietà «Dottato del Cosentino» il Consorzio, in collaborazione con l’Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo della Calabria) e con un vivaio specializzato ha selezionato, da campi storici e sicuri, alcune piante «madri» da cui sono state prelevate delle gemme e da queste, per via meristematica, «preparate» circa 200mila nuove piante esattamente uguali alle «madri». Le piante sono state così messe a dimora dai beneficiari del progetto e garantiranno, in produzione, un frutto omogeneo e di notevole valore. Tutto ciò ha portato il Consorzio a promuovere un nuovo progetto di filiera avvalendosi dei fondi messi a disposizione dal Psr (Piano di sviluppo rurale) Calabria 2007/2013, prevedendo nuovi investimenti per le aziende di produzione e quelle di trasformazione. R.P. «Jette» aromatizzate ottenute con i fichi essiccati Un ficheto di recente realizzazione no: I Fichi secchi tal quale, i Montagnoli, le Crocette, le Nocchette, i Fichi Imbottiti, i Palloni, le Trecce, le Corolle, i Salamini di Fichi. È allora evidente che il fico essiccato, per la provincia di Cosenza, rappresenta da sempre un valore storico ed economico rilevante. Non a caso è una delle poche produzioni che registra una notevole tendenza verso nuovi investimenti. In un periodo di crisi economica globale, non è strano che un comparto comunque povero come quello della coltivazione dei fichi e della loro lavorazione, abbia un trend positivo e delle prospettive di mercato rosee, soprattutto in virtù dell’auspicato e prossimo riconoscimento della Dop. Giuseppe Perri Cestini di fichi di Cosenza Agronomo coordinatore del Pif 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Pesca e itticoltura FONDAMENTALE IL CONTROLLO DELLE DIMENSIONI La ricerca avanza nella gestione del patrimonio ittico di F. ALFREDO ASCIOTI L’analisi di immagini scattate al pescato consente di valutare le eventuali variazioni di taglia. Conseguentemente è possibile stimare l’overfishing, cioè il sovrasforzo di pesca È Il sovrasforzo è una progressiva diminuzione della taglia del pescato ben noto che gli stock di organismi sottoposti a sovrasforzo di pesca (overfishing) subiscono un depauperamento numerico che è dimensionedipendente, nel senso che vengono a diminuire per primi, nella/e popolazione/i soggetta/e a overfishing, gli esemplari più grandi e poi via via quelli di dimensioni più piccole (a meno che la selettività degli strumenti di pesca usati, ad esempio le maglie delle reti, non vengano mantenute costanti, come buona norma di «sostenibilità»). Il sovrasforzo si rivela così, a meno che non intervengano particolari fenomeni di adattamento, di cui tratteremo più avanti, come una progressiva diminuzione della lunghezza massima degli organismi pescati (pesci, molluschi, crostacei, ecc.) che si avvicinerà sempre di più alla dimensione media «tipica» della/delle specie in questione (nell’area geografica considerata), o addirittura diverrà inferiore ad essa e perfino inferiore al minimo del range «tipico» per quella/quelle specie, allo stadio adulto. Rispetto dell’ecosistema Avremo dunque un decrescente numero di catture per unità di sforzo Cpue (Captures per unit of effort) di una data taglia (che sarà grande in principio) sostituite, all’inizio, da un numero più alto di Cpue di taglia progressivamente più piccola, e così via, fino a che la capacità stessa di rinnovamento dello stock, attraverso la riproduzione, verrà minata in modo così grande da rendere l’attività peschereccia econo- micamente insostenibile e, talvolta, addirittura da minacciare di estinzione la/le specie pescate. Le dimensioni del pescato sono dunque importanti quali indicatori di «sovrappressione predatoria» sulla/sulle popolazione/i degli organismi pescati e quali indici di un uso improprio di strumenti di pesca scarsamente selettivi o selettivi in modo opposto e controproducente rispetto ad una gestione oculata del «patrimonio biologico» dell’area ove si esercita la pesca . Va sottolineato che anche la diminuzione generale di taglia dell’intero «comparto» degli organismi pescati è indice di uno stato di alterazione globale dell’intero ecosistema che è alla base del funzionamento ottimale, e dunque della resa, degli 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 45 46 stock pescabili. In sintesi: la tendenza a pescare non solo gli individui sempre più piccoli di specie mediamente grandi (ad esempio i tonni) ma anche, una volta esauriti questi, organismi di specie via via sempre più piccole, è un indice di alterazione dell’intera rete trofica (cioè di «chi mangia chi» e di «chi è mangiato da chi»). Ora, mentre quest’ultimo processo richiede, per essere indagato e valutato, osservazioni storiche già disponibili o da acquisire ex-novo, e dunque in tempi mediamente lunghi, l’osservazione di una statisticamente significativa diminuzione di taglia, per una o più specie pescate, relativamente alla «taglia media» e/ o (ancor peggio) a quella minima del range dimensionale, riconosciute come «tipiche» (come definite più sotto, vedi: Metodi) per la/le specie in oggetto allo stadio adulto, in una data area di pesca (valori deducibili, ad esempio, dalle schede identificative delle specie elaborate dalla Fao), è viceversa una va- riabile immediatamente ottenibile anche per via fotografica (e dunque speditiva). Metodi da applicare Le fasi progettuali da realizzare sono: • Acquisizione di un numero più grande possibile di immagini per via fotografica digitale del pescato con accanto un «ruler» di dimensioni note, o usando come «ruler» le dimensioni (note o acquisite) delle cassette ove solitamente gli organismi pescati vengono collocati. Valutazione dalle foto così otte• nute, via analisi computerizzata delle immagini, delle: • dimensioni del campione in termini numerici: quanti organismi ci sono e quanti sono effettivamente visibili, riconoscibili, e misurabili; • misure della taglia, essenzialmente la lunghezza totale, degli organismi pienamente visibi- li nelle immagini (per confronto con il «ruler») e stima delle dimensioni di quelli parzialmente visibili. Qui è necessario usare tecniche di misura su immagini che consentano di valutare anche archi di cerchio, nel caso di rigor mortis che abbia indotto stati di curvatura negli organismi, e semplici algoritmi di stima delle «parti mancanti» degli organismi, in quelle immagini ove questi ultimi, selezionati per taglia, siano stati classicamente disposti, nelle cassette, in modo «imbricato». • Stima della significatività statistica delle differenze tra le lunghezze massime rilevate e: • la dimensione media «tipica» (in meno, test a una coda); • e quella minima del range dimensionale «tipico» (in più o in meno, test a due code) della/delle specie oggetto d’indagine. In buona sostanza, si stima di quanto la taglia del pescato sia eventualmente ridotta rispetto alle dimen- EVITARE CHE LE DIMINUZIONI SCENDANO OLTRE IL MINIMO DOPO LA TEORIA, LE INDICAZIONI OPERATIVE Il risultato di questa indagine, che si può condurre ovunque, dalle marinerie passando per i mercati ittici fino ai venditori al dettaglio, può indicare se e quando gli stock di pesca si trovino sotto overfishing e se, dunque, le attività di pesca siano a rischio di collasso sul medio-breve termine, e anche quando la selettività ottimale degli attrezzi non sia stata, e non venga, perseguita nell’area oggetto di indagine, mentre le popolazioni di organismi pescabili sono seriamente sottoposte ad una sovrappressione predatoria. I casi di diminuzione rispetto alla media, ma di differenza ancora positiva rispetto al minimo del range «tipico», indicherebbero eventuali situazioni intermedie il cui grado di rischio di degenerazione in pesante overfishing sarebbe valutabile proprio in termini di distanza dal minimo del range dimensionale stesso (più vicino ci si trova al minimo più alto è il rischio di superarlo finendo con l’avere popolazioni di organismi adulti sotto la taglia minima). Il limite in cui si potrebbe incorrere è che la/le popolazione/i si sia/siano stabilmente collocate su una dimensione media più piccola di quella «tipica» (nel senso sopra detto) per ragioni ambientali locali (ad esempio temperatura e/o minori disponibilità alimentari). Ciò però dovrebbe essere ovviato dal fatto di considerare anche il minimo del range dimensionale «tipicamente» esibito dalla/dalle specie allo stato adulto. Esso costituisce il limite estremo al di sotto del quale è evidente come la pesca stia incidendo in maniera oltremodo negativa sulla/sulle popolazioni stabili di organismi che costituiscono il suo «capitale risorsa», avendo prelevato negli anni, dalla zona di pesca, molto più velocemente del «tasso d’interesse» (il tasso di riproduzione degli organismi pescati) tipico del «capitale risorsa» stesso. Però, anche nel caso in cui questo estremo non sia stato ancora nè superato nè raggiunto, una significativa differenza negativa rispetto alla media e una pericolosa vicinanza ad esso sono segnali preoccupanti di possibile crisi, quanto meno in termini di resa economica delle attività di pesca, se non addirittura di capacità vitale delle popolazioni che sono state e dovrebbero essere la fonte di F.A.A. queste attività. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 47 sioni medie, o peggio, rispetto al minimo delle dimensioni, che la/ le specie «usualmente» presenta/ presentano allo stadio adulto. Ovvero quanto, rispetto all’eventuale riduzione di taglia dalla media, gli organismi pescati siano anche pericolosamente vicini, o abbiano addirittura superato, il minimo del loro «tipico» range dimensionale (da adulti). Problema di dimensioni Per taglia media e minimo del range dimensionale «tipici» di una specie allo stadio adulto si intendono qui usare le misure disponibili su schede di fonte ufficiale (esempio Fao) e/o su bibliografia scientificamente fondata. Va ricordato che i valori «tipici» di taglia media e minimo del range dimensionale per una specie allo stadio adulto, come qui definiti, contengono una implicita informazione storica. Se si usano infatti fonti che direttamente o indirettamente si basano su misure che sono riferite a grandi serie di dati e osservazioni biologiche fatte da lungo tempo su popolazioni ben note, è evidente che i dati dimensionali riguardano la/le specie prima che questa/e venisse/ve- Il merluzzo appartiene a quell’elenco di pesci che nel corso del tempo sono stati particolarmente sovrasfruttati nissero sottoposta/e ad un pesante sovrasfruttamento (differenziato per taglia). Occorre di volta in volta però sapere e specificare quanto «indietro nel tempo» questo dato «tipico» si colloca; è sempre presente infatti il rischio del fenomeno della cosiddetta shifting baseline syndrome. I risultati ottenuti Se la differenza (in meno) risulta significativa (o altamente significativa) al/ai test statistici (ad una coda) per la dimensione media si hanno buone ragioni per sospettare di es- 600 300 500 250 400 200 300 150 200 100 100 50 0 1950 1960 1970 Pescato 1980 1990 2000 Navi a strascico Pescherecci e strascico (n.) Merluzzo pescato in Canada (migliaia di t) LA CATASTROFE DEL MERLUZZO NEL NORD ATLANTICO sere in condizioni di overfishing; se oltre questa, anche la differenza dal minimo del range dimensionale è negativa e statisticamente significativa, allora la/le specie in questione è/sono sottoposta/e ad un gravissimo stress predatorio. Se associata a questi valori si nota anche, nel tempo, una diminuzione progressiva del numero di individui per le dimensioni più grandi rilevate degli organismi pescati, allora la situazione è da considerarsi grave. Se invece la differenza delle dimensioni (di lunghezza massima) rilevate rispetto al minimo del range «tipico» è positiva (e statisticamente significativa), benché risulti essere negativa (riduzione della taglia del pescato) la differenza rispetto alla media, allora il grado di overfishing è stimabile essere maggiore o minore in funzione di quanto distante si è (quanto grande è la differenza) dal minimo del «range tipico» per gli organismi adulti. Più si è vicini a questo valore minimo più grande va considerato lo stato di «sovrappesca» (ed il rischio di collasso). Fortunato Alfredo Ascioti 0 2010 Docente di Ecologia facoltà di Ingegneria Università degli Studi «Mediterranea» di Reggio Calabria alfredo.ascioti@unirc.it Fonte: L’Informatore Agrario. 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 48 Normativa SOSTEGNO DAL DISACCOPPIAMENTO L’articolo 68 aiuta l’olivicoltura di CLAUDIO CAIOLA La norma contenute nel Reg. Ce 73/2009 potrebbe riservare per la Calabria sorprese positive soprattutto per il rilancio dell’agricoltura locale, caratterizzato anche dal ricambio generazionale notevole ampliamento nelle misure finanziabili. Con il nuovo «Articolo 68» saranno cinque le tipologie di misure finanziabili. La prima permette di erogare pagamenti annuali supplementari per tipi di agricoltura importanti ai fini del miglioPer la ramento ambientale, produzione di olio della qualità e della extravergine commercializzazione di oliva dei prodotti agricoli, Dop-Igp sono stati stanziati, per il miglioramento per l’Italia, del benessere animale 9 milioni e per specifiche attività di euro agricole che comportano benefici agroambientali aggiuntivi. La seconda misura fornisce la possibilità di erogare pagamenti supplementari a favore dei produttori lattiero-caseari, delle carni introduzione del soste- ovicaprine e del riso in zone gno specifico della Pac economicamente vulnerabili è stato motivo di acceso con- o sensibili dal punto di vista fronto tra il ministero dell’Agri- ambientale. coltura ed il Comitato tecnico delle regioni. L’importo tota- Tagli e risparmi le a livello nazionale è stato quantificato in circa 316 mi- La terza misura prevede l’oplioni di euro. La ripartizione zione di aumentare il valore dei finanziamenti, stabilita in dei titoli in zone particolari per circa 147 milioni di euro per evitare il fenomeno dell’able misure «accoppiate» (lega- bandono delle terre, e quindi te a specifici indirizzi produt- compensare i singoli vantagtivi) e di 169 milioni di euro gi specifici. per quelle «disaccoppiate», La quarta misura consente di porterà maggiore elasticità concedere contributi finanzianella gestione delle risorse e ri per il pagamento dei premi L’ assicurativi del raccolto, degli animali e delle piante contro tutte quelle avversità atmosferiche che possono precludere il normale svolgimento dell’attività agricola, fino ad un massimo del 65% del premio totale. È previsto in questi casi che il cofinanziamento comunitario non superi il 75% del contributo finanziario nazionale. La quinta misura prevede il versamento di compensazioni finanziarie agli agricoltori per le perdite economiche in caso di malattie animali o vegetali o si verifichi qualsiasi forma di incidente ambientale, attraverso contributi finanziari ai fondi di mutualizzazione. Una novità importante rispetto al passato riguarda la possibilità di utilizzare le risorse non spese della Pac, che non ritorneranno così nelle casse di Bruxelles, diminuendo il taglio che sarà applicato sui titoli all’aiuto in possesso degli agricoltori. Altra novità di rilievo, specialmente per la Calabria e la sua vocazione olivicola, riguarderà l’olio d’oliva. Grazie allo spostamento nella parte disaccoppiata dell’avvicendamento colturale, è stato possibile prevedere un sostegno alla produzione di olio extravergine di oliva Dop-Igp pari a 9 milioni di euro a favore delle 7mila tonnellate che in tutta Italia partecipano a sistemi di qualità riconosciuti. La misura sicuramente sarà potenziata per permettere il decollo del sistema delle Dop e Igp. Definito l’ammontare delle risorse necessarie per la gestione del nuovo articolo 68 (pari a circa 316 milioni di euro) e sottratto il non speso della Pac (pari a circa 145 milioni di euro), il totale del taglio ai titoli dovrebbe essere di 171 milioni di euro. La percentuale di taglio, co01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. sì come configurata dal Mipaaf, dovrebbe essere del 10% per il settore tabacco e per lo zucchero, al fine di finanziare autonomamente all’interno del proprio settore l’incentivazione, mentre per gli altri settori si configurerebbe un taglio orizzontale di circa il 3,6%. La verifica dello stato di salute della Pac, nota come Health Check, aveva preso avvio il 20 novembre 2007, quando era stata pubblicata la comunicazione della Commissione europea «In preparazione alla valutazione dello stato di salute della Pac riformata». In molte occasioni la Commissaria all’agricoltura e allo sviluppo rurale Mariann Fischer Boel ha precisato che l’Health Check «non è una rivoluzione, ma una semplice occasione di monitoraggio e aggiustamento delle ultime riforme, allo scopo di migliorare il funzionamento della Pac». Tuttavia, la commissaria ha anche sottolineato che l’Health Check si occupa di «affrontare le nuove sfide e le opportunità che si presentano ad una Unione composta da 27 Stati membri». Modifiche importanti In conseguenza dell’Health Check, l’art. 69 è stato profondamente modificato e sostituito da una nuova formulazione: l’art. 68, le cui norme entreranno in vigore dal 2010. È auspicabile che tutto questo possa contribuire affinchè il settore e i comparti interessati ritrovino l’entusiasmo per continuare un nuovo percorso, dovuto anche al ricambio generazionale, finalizzato all’ottenimento di un’agricoltura sempre più innovativa che riesca ad emergere con il rilancio dello sviluppo e della competitività delle imprese agricole. Recensioni AgriCultura Quando la fattoria diventa scuola Rosa Critelli, Giuseppe Mangone 93 pagine, illustrato - Ursini Edizioni (Catanzaro - 2007) Distribuzione gratuita Una guida pratica e di immediata consultazione sulle fattorie didattiche, che arricchisce l’interessante collana editoriale della Cia calabrese e dell’Argessa (Associazione regionale per la gestione dei servizi di sviluppo agricolo) al servizio degli agricoltori e delle aziende multifunzionali. Oltre alla legislazione specifica e a diversi consigli pratici affinchè la scuola si avvicini alla campagna, all’ambiente ed alle tradizioni, il volumetto elenca e descrive le principali aziende agricole ed agrituristiche che svolgono attività didattica in Calabria, nell’ambito del progetto «Scuola in fattoria». www.ciacalabria.com outdoor nel Parco Nazionale del Pollino, dove gli sport all’aria aperta si coniugano con un ambiente incontaminato, ricco di cultura, sapori e tradizioni. Dal trekking al rafting, dalla mountain bike alla canoa, dalle escursioni a cavallo al cicloturismo, dal free-climbing al canyoning, la guida «Pollino Outdoor» diventa il punto di riferimento per chi vuole vivere in natura e scoprire un territorio ricco di suggestioni. Nella guida sono proposti, in maniera dettagliata, 14 percorsi di trekking con suggerimenti per le altre attività di turismo all’aria aperta ed enogastronomico per tutto l’anno. www.trekking.it www.parcopollino.it AA.VV. - 96 pagine, illustrato Clementi Editore (Genova - 2009) Prezzo di copertina: € 4 Realizzata con il coordinamento dello staff della prestigiosa rivista «La Rivista del Trekking & Outdoor», l’originale guida mira alla valorizzazione delle attività Made in Calabria - La rete delle eccellenze calabresi AA.VV. - 452 pagine, illustrato Piero Muscari Comunicazione (Vibo Valentia - 2008) Prezzo di copertina: € 80,00 De. Co. Denominazioni comunali. Sviluppo locale e strumenti di marketing territoriale di Roberto De Donno - 240 pagine, illustrato - Veronelli Editore (Bergamo - 2008) Prezzo di copertina: € 25,00 Pollino outdoor Un parco da vivere ti di marketing territoriale. www.infodeco.it www.dedonno.net Roberto De Donno, esperto di Denominazioni comunali, traccia la storia di questa «filosofia» nata da un’idea di Luigi Veronelli che oggi può diventare un’opportunità per le produzioni di nicchia dei piccoli comuni. Il libro esamina la legislazione di riferimento nazionale e comunitaria, traccia un excursus sull’evoluzione del concetto di Denominazione comunale in relazione alla tradizione enogastronomica italiana, analizza alcuni esempi concreti di prodotti De.Co. e individua gli elementi per rendere i prodotti a Denominazione comunale di origine veri e propri strumen- Giunto alla seconda edizione, il volume vuole essere un «atlante delle eccellenze», dove si possono acquisire informazioni sul meglio che il territorio calabrese esprime. Il volume è diviso in diversi capitoli: «Calabria eccellente» descrive le province e le loro peculiarità; «Prodotti eccellenti» descrive i prodotti tipici e di nicchia regionali, i vini eccellenti, le principali pietanze legate al territorio; in «Aziende eccellenti” vengono descritte le principali aziende regionali di tutti i comparti economici (agroalimentare, industria, commercio e servizi, sanità) ed anche quelle che operano all’estero (Eccellenze nel Mondo); «Mangiare e dormire eccellente» esalta la grande ristorazione e le strutture ricettive ed alberghiere; «Calabresi eccellenti» traccia la storia dei tanti calabresi celebri del passato e del presente in tutti i settori: arte, cultura, sport, moda, politica. Il volume è parte del più ampio progetto «Made in Calabria», iniziativa mediatico-culturale di marketing territoriale che Piero Muscari promuove da più di un decennio anche con eventi e trasmissioni televisive tematiche per far conoscere la Calabria e le sue eccellenze. www.eccellenzecalabresi.it www.pieromuscaricomunicazione.com 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. R.P. 49 50 Le eccellenze calabresi 1 Gustonaturale V i sono prodotti agricoli e produzioni agroalimentari peculiari, che caratterizzano per ogni stagione le province calabresi o alcuni loro comprensori. Si tratta di frutti, dolciumi, formaggi, salumi, preparazioni o pietanze che vengono definiti «prodotti d’eccellenza» sia per la loro particolare valenza organolettica sia per il loro valore storico o tradizionale. Castagna Come il castagno (Castanea sativa) era chiamato anticamente l’«albero del pane» (poiché di esso si utilizzava ogni cosa), così il suo frutto, la castagna, un tempo alimento principale dei contadini e base essenziale dell’economia montana, era definita il «pane dei poveri». Originaria dell’Europa sud-orientale, in tutta la Calabria, dal Pollino all’Aspromonte, tra le varietà più interessanti troviamo quelle denominate «Lucente», «Giacchettara», «Curcia», «Nserta» (di forma rotondeggiante e di media grandezza), tutte apprezzate per le caratteristiche organolettiche, «Riggiola», ovale e leggermente schiacciata (ottima essiccata e per alcune trasformazioni, come la canditura, oltre che per la preparazione delle tipiche «castagne al mosto cotto»). Regine dell’autunno, le castagne sono alla base di piatti tradizionali molto apprezzati; con la farina si possono preparare le «pitticelle» (frittelle), focacce e pane. Pomodoro di Belmonte Il pomodoro di Belmonte è inserito nell’elenco dei prodotti tradizionali di Calabria. Il periodo migliore per assaporare questa delizia, definita la «carne dei poveri», va da giugno a settembre. Con un peso variabile dai 300 ai 1.000 grammi (ma sono stati raccolti anche esemplari di 3 kg, da cui il nome di «gigante»), matura dall’interno verso l’esterno e ha un colore rosa intenso, buccia sottile, polpa soda, pochi semi e un sapore gustosamente dolce. Si consuma fresco, tagliato a fette condito solo con olio extravergine di oliva, sale, basilico oppure origano e un pizzico di peperoncino. Squisito in connubio con la cipolla rossa di Tropea. Anona Oriunda del Sud America, poi passata in Spagna e da qui giunta in Calabria, l’anona (Anona cherimolia) rappresenta un autentico tesoro che la provincia di Reggio Calabria custodisce da oltre due secoli, nella fascia costiera compresa tra Villa San Giovanni a Brancaleone. Le varietà coltivate, su circa trenta ettari di terreno, sono la «Fino de Jete» e la «Campa». La pianta, con ramificazioni divaricate che le conferiscono un aspetto cespuglioso e fiori di colore bianco verdastro, dall’odore di ananas e fragola, ha frutti che assomigliano ad un’enorme pigna, ma dalla pelle liscia e vellutata, con areole all’esterno, ognuna delle quali contiene un seme. Di colore verde chiaro, il frutto si raccoglie ancora acerbo ad ottobre-novembre e si lascia maturare a temperatura ambiente. Particolarmente gustosa, l’anona si consuma al naturale quando il frutto è soffice e la polpa, dal colore bianco-crema, è burrosa, aromatica, dal sapore delicato; tagliata a metà, si gusta col cucchiaio scartando i grossi semi. La squisitezza dei frutti a giusta maturazione è paragonabile ad un budino con una fragranza che richiama l’ananas, la banana, la fragola, il cachi maturo, la papaia e la vaniglia. Testi e foto tratti da: Made in Calabria - La Rete delle Eccellenze Calabresi - 2008 - Piero Muscari Comunicazioni e Media Più - www.eccellenzecalabresi.it 01 2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. R.P. REGIONE CALABRIA - Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione Prossimi eventi DI PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE MILANO Novembre 2009 Settimana degli Oli Calabresi In un circuito selezionato di 20 ristoranti si svolgerà la promozione dell’olio extra-vergine d’oliva calabrese di qualità. La finalità del progetto mira alla creazione di una serie di attività promozionali di sensibilizzazione sulle produzioni di eccellenza del comparto olivicolo/oleario calabrese di qualità, destinate a un target di consumatori e utenti (conduttori di centri di ristorazione, gestori di esercizi commerciali alimentari, catene alberghiere e consumatori privati) orientati verso il consumo di produzioni agroalimentari d’eccellenza. La selezione delle aziende è curata dal panel Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo della Calabria) in base all’analisi organolettica dei campioni di olio, tenendo conto anche di eventuali certificazioni, della territorialità, della tipologia e della tipicità del prodotto presentato. L’iniziativa sarà presentata il 18 novembre 2009 presso la sala «Terrazzo del Palazzo Giureconsulti» della Camera di commercio di Milano. Gli oli prescelti saranno degustati nei ristoranti selezionati e accompagneranno ricette della tradizione culinaria regionale. GERMANIA Dicembre 2009 Le eccellenze enogastronomiche calabresi alla conquista della Germania Grazie alla collaborazione della catena alimentare Kaufhof Galeria, filiale della Metro spa, prenderà avvio in Germania un’interessante promozione della Regione Calabria attraverso una serie di iniziative volte a far conoscere ai cittadini tedeschi le specifiche produzioni dell’eccellenza enogastronomica calabrese. L’attività di promozione, che durerà due mesi, riguarderà venti prodotti tipici regionali esposti in 27 punti vendita della catena. Contestualmente, nei punti vendita di maggiore afflusso delle più importanti città della Germania, sarà allestito un «Calabria point» per favorire la conoscenza del territorio e la degustazione dei prodotti proposti. Inoltre, nella rivista Gourmet edita dalla della Kaufhof Galeria in 500.000 copie, saranno dedicate quattro pagine ai prodotti agroalimentari calabresi selezionati. I prodotti che avranno riscosso maggiore successo saranno stabilmente collocati nei punti vendita. Per ulteriori informazioni: Dipartimento n. 6 - Settore 2 Valorizzazione e promozione produzioni agricole e filiere produttive© -2009 Tel. 0961.853074 - Fax 0961.853075 www. assagri.regione.calabria.it Copyright Edizioni L’Informatore-Agrario S.p.A.