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Lunedì 2 gennaio 2012
www.ilquotidianodellacalabria.it
Operaio assassinato
davanti alla moglie
Trappola mortale a Staiti il giorno di San Silvestro
la donna che era in auto con lui è stata risparmiata
L’auto su cui viaggiavano la vittima e la moglie speronata dal pick up dei killer risultato
rubato a Torino
GIOVANNI VERDUCI a pagina 10
A Capodanno in Calabria colpiti in 22. Solo Cosenza si salva. Due i morti tra Roma e Napoli
Botti, si ripete il triste rito
A Isola un bimbo preso di striscio. Due persone ferite gravemente a Catanzaro
NONOSTANTE i divieti il triste rito dei botti accompagnati
da morti e feriti si è ripetuto
anche quest’anno. Durante i
festeggiamenti peril 2012tra
Roma e Napoli sono morte due
persone. Diversi i feriti, anche
in Calabria, dove si è salvata
solo Cosenza. Ventidue in tutto nella regionele persone colpite. Tragedia sfiorata a Isola
Capo Rizzuto dove un bambino è stato ferito di striscio da
un proiettile vagante. Nove i
feriti in particolarenel Reggino. Nella città dello Stretto
sempre un proiettile vagante
ha ferito una donna che stava
festeggiando sul balcone di
casa. A Catanzaro una persone perde una mano e un’altra
un occhio.
PATRIZIA CANINO
e MARIA F. FORTUNATO
da pagina 6 a pagina 9
Catanzaro, 2012
al via tra i rebus
La marcia a Polistena
Scarpino ritira
le dimissioni
e domani
si torna
in Consiglio
GIULIA VELTRI
a pagina 11
M. ZAVAGLIA a pagina 13
di OTTAVIO ROSSANI
Michele Traversa
Pdl, è polemica
Formigoni-Scopelliti
PER prima cosa, buon
anno (2 gennaio 2012) a
tutti quanti voi che mi seguite con passione e ogni
tanto mi scrivete per suggerire i temi della Piazzetta. Come già sapete
questo non è un pulpito e
non è un salotto, qui non
ci sono snobismi né affettazioni. E non ci sono ipocrisie. Quello che ci siamo detti finora ha dato la
precedenza alla situazione travagliata italiana
degli ultimi anni tre anni: una crisi profonda e
continua a pagina 17
Il caso della frazione
Cassari
sotto la neve
dimenticata
da tutti
La piazzetta
Gli obiettivi “politici”
del Governo
“tecnico”
A migliaia in corteo con Azzarà
per la pace e il cambiamento
Motivo
dello scontro
la struttura
che deve avere
il partito
ALBANESE, CATALANO, PAPASIDERO e RASO a pagina 12
ADRIANO MOLLO
a pagina 11
I giovani in corteo a Polistena con lo striscione della pace
Interventi
Giuseppe Scopelliti
di MARIO CAMPANELLA
GIUSEPPE GIORDANO
PIETRO MANCINI
ALBA MAZZOTTA
e LUIGI NIGER
alle pagine 17 e 18
Reggio. L’amministrazione respinge la richiesta dell’architetto indagato nell’inchiesta Fallara
Sombrero
75enni
QUESTO non è un paese
per giovani, e ora si cerca
di renderlo invivibile anche ai vecchi. Si va in pensione sempre più tardi,
alla stessa età qualsiasi
lavoro si sia svolto nella
vita; ma soprattutto, col
passaggio al sistema
contributivo e col precariato a vita che riguarda
sempre più persone, saranno pensioni per modo
di dire, con le quali sopravvivere sarà un esercizio di fantasia. Ma c'è
una buona notizia: a 75
anni non si paga più il canone. Insomma la Rai
gratis, una vera manna
per questi anziani ridotti
in povertà. Che bello avere uno Stato che pensa a
noi!
Caso Labate, il Comune dice no alla transazione
L’AMMINISTRAZIONE comunale di Reggio dice no alla
proposta di transazione avanzata dall’architetto Labate, indagato nell’inchiesta Fallara.
CATERINA TRIPODI
a pagina 19
Verso il Sassuolo
Reggina
Missiroli
vicino
all’addio
a pagina 35
20102
9
771128
022007
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ANNO 18 - N. 1 - € 1,20
Lunedì 2 gennaio 2012
Omicidio a Staiti
Killer in azione a San Silvestro. Freddato
l’operaio forestale Francesco De Maria
Ucciso davanti alla moglie
Illesa la donna. I killer non riescono a incendiare il pick up rubato a Torino
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - E’ stata una trappola mortale quella nella quale è caduto Francesco De Maria, il 60enne originario di
Staiti ucciso nel pomeriggio
del giorno di San Silvestro.
Chi ha sparato contro Francesco De Maria l’ha fatto con
freddezza e precisione, salvando la vita alla moglie del
bersaglio predestinatoche sedeva sul sedile del passeggero.
I killer, almeno tre quelli
entrati in azione, hanno studiato il loro piano con estrema
precisione. Hanno pianificato tutto, rubando il pick up
usato per speronare la Wolksvagen Passat della vittima
a Torino e usando delle targhe
trafugate a Reggio Calabria
quattro
giorni
prima
dell’omicidio. I sicari, poi, sono entrati in azione con il volto
coperto ed hanno scelto con
cura il tratto di strada più
adatto in cui entrare in azione, proprio dove il budello di
asfalto che si arrampica dalla
Statale106 versoil centroabitato di Staiti sirestringe e l’asse viario scorre fra la scarpata
e un muro a secco.
I killer, poi, hanno seguito
gli spostamenti di Francesco
De Maria. L’uomo, figlio del
capo cosca locale assassinato
nella faida di Motticella, stava
rientrando a Staiti dopo aver
fatto le compere per il cenone
di Capodanno.
Chi aveva il compito di uccidere lo ha tenuto sotto controllo e si è mosso, a bordo del
possente pick up, non appena
l’auto di De Maria è spuntata
lungo la Provinciale per Staiti. Per l’operaio forestale messinese non è stato possible
sfuggire all’agguato. I killer,
infatti, hanno speronato, (per
il violento impatto il pick up
ha perso la ruota anteriore sinistra), la Passat del sessantenne stringendola contro il
muro a secco.
Bloccata ogni possibilità di
fuga, armi in pugno i tre sicari hanno scaricato contro
Francesco De Maria diversi
colpi di pistola calibro nove.
Almeno quattro i proiettili
mortali che hanno raggiunto
la vittima al collo ed al tronco,
tutti esplosi sotto lo sguardo
terrorizzato della moglie di
Francesco De Maria.
Per l’uomo non c’è stato
scampo, il suo cuore ha smesso di battere quasi subito. Inutili anche i tentativi della moglie di contattare il Servizio di
urgenza medica e i carabinieri della stazione di Brancaleone.
Quello di Staiti è un omicidio eclatante: per il modo con
il quale è stato consumato, ed
eccellente: per la persona che
è finita sotto i colpi degli assassini.
E’stata un’azione criminale
rapida, ma nonscevra di errori che potrebbero aprire spazi
importanti nel lavoro investigativo che, almeno per il momento, (non si esclude, infatti, che le carte delle indagini
possano passare a breve sulle
scrivanie dei pubblici ministeri della Dda di Reggio Calabria), ècoordinato dalsostituto procuratore di Locri, Salvatore Cosentino. Un omicidio
di ‘ndrangheta. In queste ore
il medico legale Tarsia dovrebbe ricevere il mandato di
effettuare l’autopsia sul cadavere di Francesco De Maria.
Il gruppo di fuoco, infatti,
aveva preventivato tutto e,
per non offrire spazi agli uomini del Reparto investigativo del Gruppo Locri dell’Arma comandati dal maggiore
Alessandro Mucci, avevano
deciso di dare fuoco al pick up.
Nel cassone dello stesso, infatti, sono state trovate delle
taniche di benzina rovesciate.
I killer, quindi, volevano dare
fuoco all’automezzo per cancellare ogni tipo di traccia, ma
il progetto non è andato a
buon fine. Gli uomini del colonnello Giuseppe Di Liso ora
attendono i riscontri della
quarta sezione investigazioni
scientifiche del comando provinciale dei carabinieri di
Reggio Calabria che, per tutta
la giornata di sabato, hanno
effettuato i rilievi sul luogo
dell’omicidio.
La moglie di Francesco De
Maria, infine, è stata sentita
per diverse ore dagli investigatori ma non ha saputo fornire elementi utili per le indagini.
Il luogo dell’agguato mortale a Francesco De Maria
|
MOTTICELLA
LE INDAGINI PRESTO ALLA DDA
|
Il padre ammazzato
durante la faida
Similitudini con il caso Sgabellone
SIDERNO - Francesco De
Maria faceva l’operaio forestale fra Messina e Reggio
Calabria, ma il nome della
sua famiglia è strettamente
legato al territorio della Locride e alla faida di Motticella. Il
padre Bruno, ritenuto dagli
investigatori reggini uno dei
capi cosca di Staiti, è stato
ucciso nelle campagne della
Locride negli anni in cui la
guerra per il potere su Brancaleone ed il suo hinterland
era aperta. Risale ai primi anni '90, infatti, la rivalità che
oppone le famiglie Morabito e
Mollica. Nell'ambito della faida, che ha coinvolto numerose famiglie anche dei centri
vicini ad Africo e Brancaleone, sono state assassinate
una sessantina di persone.
Secondo le forze dell'ordine
la faida di Motticella ebbe inizio nel 1983 dopo l'anomalo
sequestro di una farmacista
di Brancaleone, liberata senza il pagamento di riscatto.
La faida di Motticella portò in
dote la messa in sonno del
“locale” di ‘ndrangheta.
Non si esclude la pista che porta al consigliere comunale assassinato a Samo
SIDERNO - Errori ed analogie. Gli
uomini del Reparto investigativo e
della compagnia di Bianco, guidati
rispettivamente da Alessandro
L’auto Mucci e da Francesco Donvito, stansperonata no lavorando senza sosta all’omicidi De Maria dio di Francesco De Maria. In que-
ste ore hanno eseguito una vasta serie di perquisizioni a carico di diversi pregiudicati della zona e stanno
sentendo parenti, amici e conoscenti dell’operaio forestale messinese
anche per ricostruire le ultime ore
di vita di Francesco De Maria.
Già oggi, comunque, il fascicolo
d’indagine potrebbe passare ai sostituti della Dda.
Ma le attenzioni degli investigatori dell’Arma si stanno appuntando sugli errori commessi dai tre sicari entrati in azione nel primo pomeriggio del giorno di San Silvestro sulla Provinciale per Staiti.
Uno spunto investigativo importante potrebbe arrivare dalle impronte digitali che gli uomini della
Sezione investigazioni scientifiche
hanno raccolto sul pick up usato
per speronare la Passat di Francesco De Maria. I sicari, infatti, avrebbero voluto distruggere con il fuoco
l’automobile usata per l’agguato e
rubata a Torino. Ma l’incendio, forse per il sopraggiungere di un’altra
autovettura o per cause indipendenti dalla volontà di chi voleva ap-
piccarlo, non è mai divampato.
Alla “squadra della morte”, poi, è
sfuggito uno dei proiettili esplosi
all’indirizzo dell’operaio forestale
di Messina. Dei colpi sparati dai killer, infatti, i carabinieri del Gruppo
Locri hanno recuperato solo un
bossolo, come se il gruppo di fuoco
sifosse preoccupatodi raccoglierei
proiettili e non lasciare tracce sul
luogo del delitto.
Ma la traccia più importante pare
essere quella del mancato incendio.
In questo modus operandi, infatti,
gli investigatori dell’Arma vi hanno visto una similitudine con l’omicidio di Vincenzo Sgabellone: il consigliere comunale 31enne di Samo
ucciso il 30 ottobre scorso nelle
campagne della Locride. Anche in
quel caso i sicari diedero fuoco
all’autovettura usata per raggiungere il luogo dell’agguato. I carabinieri, che non stanno censurando
nessuna pista, non escludono a
priori che fra i due fatti di sangue ci
possano essere dei punti di contatto.
gio.ve.
Il nome di Francesco De Maria era emerso nell’ambito dell’inchiesta “Vascello” sul traffico di droga
Ritenuto vicino alla cosca Morabito-Mollica-Palamara
SIDERNO - Francesco De Maria non
aveva precedenti penali ma il suo nome era finito, almeno due volte, dentro importanti inchieste anti ‘ndrangheta condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Di Francesco De Maria, infatti,
la pubblica opinione aveva avuto modo di sentirne parlare per vicende
giudiziarie legate alle operazione
“Vascello” e “Panta rei”.
L’operaio forestale ucciso a Staiti
nel giorno di San Silvestro, infatti,
viene ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca alla cosca MorabitoMollica-Palamara; protagonista con
gli Scriva della sanguinosa “faida di
Motticella”, (piccola frazione del comune di Bruzzano), che segnò la storia degli anni novanta per i paesi di
Ferruzzano, Bruzzano, Brancaleone e scoppiò frattura il 25 gennaio
1983, quando venne rapita la farmacista di Razzà, Concetta Infantino.
Per i sostituti procuratori della Dda
«era un esponente di primo piano della cosca»
Nel 1997, Francesco De Maria era
stato arrestato nell’ambito di
un’operazione condotta dalla polizia, denominata “Vascello”, con l’accusa di traffico di droga.
Per gli investigatori il sessantenne che risiedeva a Messina avrebbe
fatto parte di un’organizzazione criminale, dedita al traffico di sostanze
stupefacenti, operativa in provincia
di Reggio Calabria (in particolare
nei territori di Brancaleone, Africo,
Palizzi Marina, Bovalino, Sinopoli e
Bruzzano Zeffirio), con diramazioni
importanti nel napoletano, a Roma,
nell’avellinese e nel territorio della
provincia di Foggia.
Un profilo di Francesco De Maria,
in quell’occasione, venne offerto dai
collaboratori di giustizia Panzera e
Ielo. «Francesco De Maria - scrivono
i sostituti procuratori della Dda
nell’ordinanza di cattura dell’operazione “Vascello” - è da considerare
certamente esponente di primo piano dell’omonima cosca di Staiti».
Una cosca che sarebbe stata guidata, sino al giorno del suo omicidio, da
Bruno De Maria: il padre dell’operaio forestale ucciso sabato pomeriggio a tre chilometri dal centro abitato di Staiti.
Nella stessa inchiesta, poi, venne
coinvolto anche Luciano Criseo: il ristoratore di Brancaleone ucciso nei
pressi del proprio ristorante a marzo del 2009.
gio.ve.
Il luogo dell’omicidio Criseo
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10 Primo piano
24 ore
Lunedì 2 gennaio 2012
Il corteo aperto da Francesco Azzarà, l’operatore di Emergency liberato poche settimane fa
Migliaia in piazza per la Pace
A Polistena per il 24° anno tanti giovani per la marcia di Capodanno
di PIERO CATALANO
e ANTONINO RASO
POLISTENA - Da ventiquattro anni l'anno nuovo
a Polistena si apre all'insegna della Pace. Da ventiquattro anni, l'Associazione “Il Samaritano”, che
opera da diverso tempo a
favore di una cultura della
fratellanza, della non violenza, della legalità e della
lotta alla mafia, organizza
la tradizionale “Marcia della Pace” di Capodanno.
Quasi un quarto di secolo
per una manifestazione
che richiama nella cittadina della Piana migliaia di
persone, adulti ma soprattutto giovani, legate ai valori forti dell'unione e della
speranza per un futuro migliore.
Tantissime fiaccole, tante luci, tanti sorrisi tra i numerosi ragazzi e bambini
accompagnati dai loro genitori che hanno “marciato”, subito dopo la Messa celebrata dal Vescovo della
Diocesi, dietro lo striscione
colorato - con su scritto a
caratteri cubitali “Pace” simbolo della manifestazione portato dai ragazzi
del “Samaritano” e della comunità cattolica polistenese. Insieme a loro, anche i
giovani della cooperativa
“Valle del Marro” che gestisce nella Piana beni confiscati alla 'ndrangheta. Giovani inseriti nell'universo
mondo associativo di “Libera” di cui don Pino Demasi,
è il referente per la Piana di
Gioia Tauro. È lui il vero
animatore della “Marcia
della Pace”, un sacerdote
che come don Giacomo Panizza, si “sporca” le mani
guidando il riscatto sociale
e culturale di un territorio
che rischia l'emarginazione.
Poi il gonfalone del Comune di Polistena e le autorità civili e militari che hanno preso parte all'evento.
Una marcia, quella di ieri
sera, che partendo dalla
chiesa Matrice - in un silenzio assordante - ha coinvolto le vie del centro, chiudendo il suo percorso davanti al palco allestito in
piazza della Repubblica.
Accanto a don Pino Demasi, tante figure dall'alto
profilo sociale e simbolico
della terra di Calabria. Don
Giacomo Panizza, fondatore ed animatore della Comunità “Progetto Sud” di
Lamezia Terme, di recente
vittima di intimidazioni
mafiose ed impegnato nel
La fiaccolata
fronte antimafia; il Vescovo della Diocesi di Oppido Palmi, Luciano Bux, e
Francesco Azzarà, l'operatore di Emergency rapito
in Sudan diversi mesi fa e liberato a dicembre alla vigilia di Natale.
E stato proprio Azzarà -
che impugnando una fiaccola ha voluto partecipare
all'intera manifestazione
ponendosi alla testa del
corteo - visibilmente commosso di fronte alla moltitudine di volti che hanno
affollato la piazza illuminata a festa per il Natale, ha
rivolto per primo il suo saluto.
«Sono qui per ringraziare la gente della mia regione - ha affermato - per l'affetto che avete dimostrato
ai miei cari durante i mesi
di prigionia. Se hanno sofferto di meno - ha aggiunto
l’operatore dei Emergency
- è stato anche per la vostra
vicinanza».
Azzarà ha anche ribadito
che ha voluto essere presente alla manifestazione
ritenendola un'opera concreta di riscossa verso la 'ndrangheta. Una lotta che si
fonde alla sensibilità della
gente che ogni giorno vive
il dramma dell'intimidazione e dei soprusi.
Poi il Vescovo, Luciano
Bux, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche
prima dell'arrivo del suo
successore, ha esortato,
nel suo breve saluto, gli
adulti e le istituzioni ad occuparsi dell'avvenire e delle problematiche dei giovani per tenerli lontani dagli
ambienti del degrado e dell'illegalità.
I giovani: così cari sia a
Giovanni Paolo II che all'attuale Papa, Benedetto XVI,
come ricordato anche da
don Giacomo Panizza, sono
al centro dell'opera pastorale della Chiesa. Una manifestazione che ha voluto
significare lo sforzo di dare
voce a tutte le persone ed in
modo particolare a quei
giovani che, anche in questa terra di Calabria, con
passione e uscendo dal
quieto vivere e dalla rassegnazione, stanno lavorando per il cambiamento.
Giovani che in Calabria ci
sono e che con la loro opera
di cooperazione o di testimonianza fanno sentire
forte il vento della speranza.
Messaggio ai giovani calabresi e il monito ai media che non parlano degli attentati
Il richiamo di don Giacomo Panizza
«La felicità consiste nell’ imparare. E imparare a mettersi in gioco, educarsi»
di FRANCESCO PAPASIDERO
POLISTENA - È stata una testimonianza “forte” quella di Don Giacomo Panizza. Un intervento, quello
del prete antimafia trapiantato a Lamezia Terme, vittima, in questo periodo, dell'ennesimo attentato ad
una delle strutture che gestisce, che
ha scosso i numerosi giovani presenti alla ventiquattresima edizione
della “Marcia della Pace”. Sono passate da poco le venti quando Don Panizza impugna il microfono, sul palco di Piazza della Repubblica per rivolgersialla folla,iniziando conuna
“bacchettata”ai media che «non hanno dato risalto alla miriade di attentati che in quella strada dove si trova
il mio “Progetto Sud” stavano avvenendo da un mese e mezzo». La testimonianza del parroco antimafia si
inseriva nell'ambito del messaggio
del Papa in occasione della giornata
mondiale della pace. Su questo tema
il monito è stato netto: «la pace, così
come la giustizia, si possono “co-
struire”, singolarmente, ogni giorno, ognuno per la propria parte. Ed
in questo le istituzioni devono contribuire, impegnandosi per uno scopo preciso». «Mi rivolgo ai giovani ha continuato - dicendogli che la
Chiesa si fida di loro. Impegnatevi,
“desiderate” il cambiamento. Ma dovete essere voi a farlo». Ritornando,
poi, alla sua esperienza da settentrionale trapiantato al Sud, in un territorio difficile come quello lametino, Don Giacomo ha voluto rimarcare come «senza i tanti giovani che mi
hanno aiutato da quando sono qui
non avrei potuto fare nulla nei confronti dei tossicodipendenti, degli
ammalati, degli immigrati». Un intervento improntato all'ottimismo,
alla ricerca della felicità, quello di
Don Panizza, che subito dopo ha voluto dare il “suo” significato del termine felicità. «La felicità è imparare.
Eimparare èmettersiin gioco,“educarsi” e “sperimentarsi”. Chi vuole il
bene degli altri, soprattutto dei bambini, li educa a desiderare, perché il
desiderio è l'inizio della rivoluzione». Parole forti, sfociate in un lungo ecaloroso applausoda partedella
folla presente. Un passaggio, quasi
“obbligatorio” per uno che ha fatto
del rimanere in Calabria la propria
ragione di vita, ancora sui giovani di
questa terra. «Quei giovani calabresi che nel mondo riescono a far valere
le proprie capacità, ad emergere per
fatti positivi. Ecco, i figli di questa
terra devono avere l'ambizione di
“sprigionare” le proprie capacità
qui, e non altrove». L'ultimo appello
di Don Panizza è stato sulla condivisione. «Se condividiamo i nostri desideri di pace, di felicità, di giustizia,
essi si moltiplicheranno sprigionando la loro energia positiva verso
gli altri. Non è difficile, basta solo volerlo». Un ultimo applauso, e poi di
ritorno a casa, tutti, a ripararsi dalle
temperature invernali di questo capodanno. E col freddo che tirava ieri
sera in piazza della Repubblica, le parole di Don Giacomo Panizza di sicuro avranno scaldato più di un cuore.
Don Panizza e Francesco Azzarà
All’iniziativa, voluta da don Pino Demasi, hanno partecipato molte famiglie
Il volto della Calabria che vuole cambiare
di MICHELE ALBANESE
POLISTENA- C'è una Calabria che vuole
cambiare. Che si impegna, lotta e suda e
soprattutto che cerca di vivere il cambiamento
puntando
sulla giustizia e sulla
pace. Una Calabria che
ha il volto di Francesco
Azzarà ma anche quella di don Giacomo Panizza, due uomini che
marciano “controcorrente”, che rischiano
qualcosa per gli altri e
per questo hanno pagato. La marcia di Capodanno di Polistena,
giunta alla sua 24esima edizione, nata
su iniziativa di Don Piano Demasi, l'infaticabile parroco e animatore di Libera,
si è conclusa con questo impegno. Camminare sulla via della giustizia per riaffermare il bene contro i potentati di 'n-
Il vescovo
ai giovani
«Occupatevi
di voi stessi»
Don Pino Demasi e il vescovo Bux
drangheta che insozzano questa terra
rendendola una sorta di pantano nefasto e nauseabondo. Il messaggio di fondo è stato diretto ai giovani calabresi e
della Piana anche a quei tanti ragazzi
perduti che “'ndranghitijanu” come direbbe qualche anziano di Rosarno o di
Gioia Tauro o a quei giovani che come ha
ricordato Mons. Luciano Bux, vescovo
della Diocesi di Oppido -Palmi che « non
hanno mai incontrato la responsabilità
della libertà» e che sognano miti sbagliati finendo per divenire strumenti di
morte e di violenza. Giovani senza speranze. Il presule, così come aveva fatto
Benedetto XVI° si è rivolto proprio ai
giovani invitandoli ad « occuparsi di se
stessi e del loro futuro, riscoprendo e
mettendo in pratica la libertà che Dio ha
dato loro»». Una grande momento di
partecipazione popolare ma anche di riflessione la Marcia della Pace di Polistena, mai banale o superficiale. Un grande messaggio di speranza in un territo-
rio che sul piano economico è in ginocchio , con un porto che una volta fu il più
grande del Mediterraneo è che rischia di
chiudere mettendo sul lastrico migliaia
di famiglie. Un territorio devastato dal
malaffare e dalla criminalità organizzata, ma anche dalla politica parolaia ed
inconcludente. Una terra ferita dalla
nuova e pesante emigrazione giovanile
che non conosce sosta. Un territorio che
però, si interroga, s'inquieta, non si rassegna e ricerca nuove vie di riscatto e di
crescita umana e sociale. Un territorio
che ha anche il coraggio di ritrovarsi.
L'iniziativa di Polistena vuole puntare
ad essere soprattutto questo. Lo è stato
nel corso degli anni , lo è stato ieri sera,
lo sarà anche in futuro. Un pungolo per
la “cosiddetta” classe dirigente appare
sempre più accartocciata a difendere
gruppi o gruppuscoli , comitati di affare, lobby, incapace di invertire la rotta
come dovrebbero i capitani coraggiosi
per prevenire la tempesta.
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12 Calabria
La storia. Il disagio quotidiano di una piccola comunità senza servizi e opportunità
Cassari dimenticata da tutti
La frazione di Nardodipace isolata per molti giorni per la neve
di MAURIZIO ZAVAGLIA
CASSARI – «Non vi dimenticate della frazione Cassari».
E’ il grido di allarme che arriva dalla più popolosa delle frazioni di Nardodipace. Oltre
cinquecento anime adagiate
sul versante ionico delle Serre
vibonesi, Cassari è conosciuto
come «ilpaese dell’eternit». In
questo periodo si vive un
grande disagio, determinato
dalla neve e dal gelo. La frazione è rimasta completamente
isolata per oltre dieci giorni e
la vita, qui, si è paralizzata. Solo alla vigilia di Natale sono
arrivati dei mezzi spalaneve
della protezione civile Arci Pesca Fisa di Locri, su iniziativa
della Prefettura e dell’Amministrazione provinciale di Vibo. Sono state necessarie, però, decinedi fax edi telefonate
effettuate dalla popolazione
locale. Particolarmente impegnati si sono dimostrati i volontari Rocco Barone e Rocco
Tassone. Riferiscono di «una
popolazione allo stremo». Vi
è, difatti, un dializzato che tre
giorni la settimana si deve recare a Serra San Bruno, si sono interrotti gli approvvigionamenti per gli unici due generi alimentari presenti, la
postazione di guardia medica
che è rimasta chiusa, fermo il
servizio di raccolta dei rifiuti.
Neanche le funzioni religiose
si possono svolgere, posto che
il sacerdote (don Vincenzo
Maiolo) deve arrivare da Fabrizia. Tutto questo in un contesto già di per sé mortificante: qui non vi è un ufficio postale, la farmacia apre un
giorno a settimana, non vi sono edicole né librerie. I nosocomi più vicini sono rappresentati da Locri o Polistena,
impossibili da raggiungere
in questo periodo. L’unico
servizio presente, oltre alla
Due
immagini
della
frazione
Cassari
di Nardodipace
delegazione municipale, è
rappresentato dall’assistente
sociale garantito dal Comune
con un contratto a progetto.
Quasi una anomalia (in positivo), se si considera che sui
408 Comuni della Calabria
quelli dotati di assistente sociale sono solo trentasei. La
frazione dista circa 35 chilometri dal “capoluogo” Nardodipace, che conta complessivamente 1.400 abitanti distribuiti tra il centro e le frazioni
Ragonà, Santo Todaro ed, appunto, Cassari. Quest’ultima
comunità è più vicina al versante ionico, ma anche qui le
vie di comunicazione lasciano
molto a desiderare. Vi sono
quasi tre chilometri che collegano la frazione alla strada
provinciale e vi sono molte incertezze su quale ente ricada
la competenza per la manutenzione di questa arteria.
Giunti sulla strada provinciale, poi, si è in un punto di vali-
co: a destra vi è la strada provinciale 501 (che scende verso
Grotteria e Gioiosa Ionica),
gestita dalla Provincia di Reggio Calabria, mentre a sinistra si chiama E45 ed è gestita
dalla Provincia di Vibo. Entrambi gli enti lasciano molto
a desiderare in quanto a manutenzione. A Cassari vi è un
bassissimo tasso di scolarizzazione: si registra, ad oggi,
unsololaureato. Ipochichesi
spingono verso le scuole superiori si devono recare a Serra San Bruno o nella Locride.
Fortissimo è stato, nel corso
del secolo scorso, il flusso migratorio, con destinazione
Svizzera (Canton Ticino), Germania, Lombardia (soprattutto Como, Brescia, Milano) e
Piemonte (Chivasso e Torino).
Il signor Antonio Iacopetta, di
professione autotrasportatore, tiene i collegamenti tra la
comunità locale e gli emigranti, portando generi alimentari e quant’altro. In questo periodo, però, rimane con
il suo camion fermo a Caulonia. La neve ed il ghiaccio non
gli consentono di fare rientro
in paese. I tetti di Cassari fanno uno strano effetto: sono
tutti in eternit, comprese le
case popolari realizzate dopo
la drammatica alluvione del
1951. Nessuno si è mai prodigato per la sostituzione (magari con incentivi economici
per i privati) di questo materiale, notoriamente cancerogeno. Il Comune di Nardodipace, per molti anni classificato dall’Istat come il più povero d’Italia, è stato recentemente sciolto per infiltrazioni
mafiose, sembra provenienti
proprio dalla frazione di Cassari. La comunità locale, però,
chiede che “non vengafattadi
tutta l’erba un fascio e che non
si venga penalizzati per questo motivo”.
LA VICENDA
La denuncia delle associazioni
«Sulla Marlane
assistiamo a pantomima
tra avvocati e corte»
CATANZARO – «Ancora
una volta un rinvio. Ancora una volta abbiamo
assistito ad una logora
pantomima fra avvocati e
corte sulla legittimità
delle oramai famigerate
notifiche». È quanto si afferma in una nota sottoscritta da un cartello di
associazioni dopo l’ennesimo rinvio del processo
penale a carico di 13 imputati tra responsabili e
dirigenti della Marlane
Marzotto di Praia a Mare
coinvolti nell’inchiesta
sulla morte per tumore di
una cinquantina di dipendenti dell’ex stabilimento tessile dismesso
nel 2004. «La solita opposizione degli avvocati difensori dei 13 imputati
del gruppo Marzotto –
prosegue la nota –il solito
rito del ritiro in camera di
consiglio, e la solita sentenza di rinvio per difetto
di notifiche. Anche questa volta un lungo rinvio:
al 24 febbraio 2012. A
nulla è servito l’appello
fatto dal pm affinchè si
superino queste pastoie
burocratiche e si dia avvio al processo, a nulla è
servito il presidio dei familiari e dei militanti del
movimento e del sindacato che si è tenuto sin
dall’inizio dell’udienza.
Con questo nuovo rinvio
bisogna parlare, più che
di leggi, di coscienza. Coscienza per le sofferenze
di intere famiglie abbandonate dallo Stato e dalle
istituzioni, coscienza per
chi ha sacrificato la propria vita per il lavoro, coscienza per i sopravvissuti che ancora soffrono
per le malattie contratte
in quella fabbrica diventata un campo di concentramento .La giustizia in
Italia funziona così. Chi è
forte vince, chi è debole
paga. Ed eccoci al nuovo
rinvio al prossimo 24 febbraio». «Noi ci saremo lo
stesso – conclude la nota –
con le nostre lenzuola
bianche, simbolo degli
ammalati di tumore dove
è scritta tutta la nostra
rabbia per questo processo che non si vuole celebrare». Il documento è
stato sottoscritto da SiCobas coordinamento Calabria, Osservatorio Nazionale Amianto, Rete Difesa Territorio “Franco
Nisticò, Csoa Rialzo Cosenza, Associazione Culturale
Skatakatascia,
U*CS Francavilla, Movimento Ambientalista del
Tirreno, Acssa di Montalto Uffugo e Cosenza.
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Calabria 13
24 ore
Lunedì 2 gennaio 2012
19
Lunedì 2 gennaio 2012
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: reggio@ilquotidianodellacalabria.it
L’amministrazione respinge la transazione avanzata dall’architetto indagato nell’inchiesta Fallara
Caso Labate, il Comune dice no
L’ente teme di dover rispondere di danno erariale e adirà a vie legali
di CATERINA TRIPODI
IL Comune respinge la proposta
transattiva avanzata dall’architetto
Bruno Labate e rilancia, invitando a
procedere adogni azionegiudiziale o
stragiudiziale utile al recupero nei
confronti dello stesso professionista
reggino, già capo della delegazione
romana della Regione ed indagato
dalla Procura di Reggio sui presunti
illeciti legati al bilancio del Comune,
la cui vicenda sarebbe strettamente
legata a quella di Orsola Fallara la dirigente del settore Finanze del Comune che, al centro di un’inchiesta su
“autoliquidazioni” di diverse centinaia di migliaia di euro di fondi pubblici, il 16 dicembre dello scorso anno
si tolse la vita.
Una decisione, scrive il Capo di Gabinetto Antonio Barrile, presa in seguito ad una segnalazione dell’avvocatura civica direttada Fedora Squillaci, con la quale si invitava l’amministrazione a non procedere all’accettazione della proposta transattiva
avanzata da Bruno Labate (che chiedeva di restituire al comune somme
per 532, 590,81 euro in un apposito
piano di rientro), e comunicata formalmente al presidente della seconda commissione consiliare permanente “Programmazione e servizi generali”.
Non solo, Barrile vista la particolarità del caso e dopo essersi sentito con
il sindaco Demi Arena, ha provveduto a prendere ufficialmente atto del
parere di non accettazione ma anche
“ha sottolineato l’opportunità di procedere ad ogni azione stragiudiziale
o giudiziale per recuperare le somme
irregolarmente percepite dall’architetto Labate”.
Una decisione importante contenuta all’interno delle determinazioni
assunte sulla relazione della procura
della Repubblica di Reggio Calabria e
del Ministero dell’economia e delle Finanze. Un segnale preciso per l’ente
che ha anche chiesto di ricevere tutta
la documentazione relativa alla posizione debitoria dell’architetto Labate
nei confronti del Comune di Reggio.
Molto esplicita, al riguardo, è la
motivazione avanzata alla chiusura
di ogni trattativa per la transazione:
«Il settore Finanze e Tributi non la
può accettare, laddove, l’emersione
di elementi di grave colpevolezza nel
giudizio penale, renderebbe configurabile un’ipotesi di responsabilità
per danno erariale per avere operato
un’incongrua ponderazione dell’Interesse pubblico ed una scelta mani-
festamente irragionevole».
In pratica, con questa scelta il comune si mette al riparo, laddove Labate dovesse venire condannato, da
una pesante e, viste le condizioni
dell’ente, devastante, accusa di danno erariale che piomberebbe addosso
alla casa comunale. Va ricordato che
le somme che Labate avrebbe percepito dall’ente supererebbero i 500 mila
euro. Soldi ottenuti per la presentazione di progetti di cui non vi è traccia
nei registri del protocollo di palazzo
San Giorgio e che non sono mai stati
realizzati.
Opere per prestazioni professionali molto ben remunerate, consulenze
fruttate fino a 70 mila euro alla volta.
Fino all’ultima tranche di pagamenti, quella dell’agosto 2010, per 180
mila euro in un’unica soluzione.
Questa tranche è stata già restituita
mentre il piano di rientro per la restituzione della sorte capitale di 532.
590,81 euro, con esclusioni di interessi e di ricapitolazione, è quello bocciato oggi dall’ente. La valutazione
dell’avvocatura civile è ben pesante
nei confronti di Labate: «L’architetto
sta chiedendo di concordare la restituzione senza interessi nè rivalutazioni di somme presumibilmente incassate sine titulo, e per le quali la
LA LETTERA APERTA
«Fogna intasata
e la casa
allagata, lo dico
al sindaco»
Palazzo
San giorgio
la sede
del Comune
competente autorità giudiziaria dovrà accertare non solo la sussistenza
del fatto ma anche la sussistenza
dell’elemento psicologico del dolo o
colpa grave essenziale per la connotazione del fatto come reato».
«Per questo - paventa infine la dirigente Squillace - non possiamo accettare la transazione perchè l’emersione di elementi di grave colpevolezza
nel giudizio penale renderebbe configurabile l’ipotesi di responsabilità
per danno erariale, per avere operato
un’incongrua ponderazioen dell’interesse pubblico ed una scelta manifestamente irragionevole». Esplicite, crude, ma chiarissime le preoccupazioni dell’ente in merito alla vicenda Labate e a tutto ciò che c’è stato dietro.
Incidente stradale ad Arangea, intervento immediato dei vigili del fuoco
Auto contro il guardrail, un ferito
FORSE tornava da un veglione di fine anno, forse no. Di certo chi ieri
mattina era a bordo dell’auto che ieri
mattina, alle 7, era diretta verso
Reggio ha subito uno choc.
Si è scontrata contro il guard rail.
Impatto forte. Il mezzo ha riportato
gravi danni, ma nessun ferito grave. Sono stati i vigili del fuoco ad intervenire per primi.
Nessuna grave conseguenza per
il conducente dell'autovettura che
appunto ieri mattina intorno alle 7
ha impattato, carambolando, il
guardrail del raccordo autostradale
A3, tra gli svincoli di Arangea e Saracinello.
La squadra dei Vigili del Fuoco
del Comando di Reggio intervenuta, ha prestato i primi soccorsi anche al conducente, che ha riportato
varie contusioni ed una profonda fe-
rita al capo, in attesa dell'arrivo del
118.
Dopo il trasporto presso il nosocomio reggino, i Vigili del Fuoco hanno messo in sicurezza l'autovettura,
in modo da permettere i rilievi di rito
da parte della Polstrada, che è arrivata subito dopo.
Per il conducente, solo nell’auto
una gran paura, ma solo qualche
contusione, niente di più.
Certo chi ha assistito a quell’incidente ha anche pensato che il conducente potesse aver subito gravi danni, fisici. Così non è stato. Insomma
per chi ha perso il controllo del mezzo, alla fine è andata bene, considerando che l’impatto è stato così forte
che poteva anche provocare danni
più gravi, almeno alle persone. L’arteria viaria è comunque spesso scenario di scontri stradali.
L’auto ad Arangea
Arriva il decreto di Scopelliti, dopo la diffida del tribunale
Asp, reintegrato Carullo
TORNA all’azienda sanitaria provinciale di
Reggio, Renato Carullo, dopo una lunga vertenza che è stata nelle mani del tribunale regionale amministrativo.
L’elementodi novitàècheproprio inquesti
ultimi giorni dell’anno c’è stata prima la diffida delle scorse settimane, ora il decreto del
commissario ad acta per l'emergenza sanitaria calabrese, parliamo del governatore Giuseppe Scopelliti.
Renato Carullo è stato reintegrato ed è dunque il direttore generale dell'Asp di Reggio.
Non c’erano in pratica alternative, si tratta
di un provvedimento obbligato dopo la formale diffida avanzata nelle scorse settimane
dal Tribunale del lavoro al governatore Peppe Scopelliti che lo invitava appunto a portare
a termine l’iter burocratico.
Nel provvedimento adottato dai giudici si
disponeva che il commissario ad acta per l'emergenza sanitaria in Calabria eseguisse il
provvedimento entro trenta giorni dalla sua
emanazione che risale al 23 novembre e dunque l’ultimo giorno ecco il provvedimento.
In realtà, già nei mesi scorsi il Tribunale si
era determinato per il reintegro di Carullo.
Ed era stato detto e scritto. Tale reinserimento era stato però bloccato dal commissario ad
acta attraverso l'adozione di un decreto con il
quale si dichiarava che Carullo non poteva
riassumerelefunzioni diDirettoregenerale,
per come ordinato dal Tribunale, poiché lo
stesso era già decaduto automaticamente in
conseguenza del precedente commissariamento della sanità calabrese operato, nel luglio 2010, dal presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi. Insomma la Regione aveva posto
opposizione.
Ma i tecnici ministerialidel “tavolo Massicci” che non menzionano la nomina dei direttori generali di Asp e Aziende ospedaliere tra i
poteri del commissario ad acta e dunque la
gustificazione non reggeva.
«Si tratta di provvedimenti - si legge nel
verbale dell'ultima riunione romana - non direttamente e immediatamente presupposti o
correlati o necessari ai fini dell'attuazione del
Piano di rientro.
Più civili, Maya
permettendo
IL Riggitano Medio Diversamente Civile si appresta ad affrontare un
anno a rischio e non solo
per la profezia dei Maya;
secondo lo studio di alcuni sociologi, nel 2012 la
stretta della crisi comporterà un aumento dei
controlli nello svolgimento dei rapporti cittadino-pubblica amministrazione e ciò produrrà
dei “risvolti positivi sul
campo del rispetto della
legalità”. Il che significa
che abbiamo davanti due
possibilità: o imbatterci
nella fine del mondo o diventare più civili.
SCRIVE al sindaco Demetrio Arena ed è una cittadina. Gli fa sapere in che
condizioni è la sua casa dopo un nubifragio dove sono scoppiate le fogne.
La missiva è firmata da
Eugenia Canale e dice:
«Dopo il violento temporale abbattutosi nella nostra
città, il 9 novembre scorso, il piano terreno della
miacasa,posta inviaReggio Campi, I° tronco, N°
25, è stato invaso da tutto
il contenuto della fogna
che scorre lungo la via. In
brevissimo volgere di
tempo ci siamo trovati con
i tappeti che galleggiavano e i mobili sommersi per
circa dieci centimetri. Nei
giorni successivi, ci siamo rivolti ai responsabili
del comune perché venissero a controllare la rete
fognaria. Questi, una volta sul posto, si sono resi
conto che la causa di quanto successo era da addebitarsi all'otturazione della
rete comunale. Tutto questo è stato da noi denunciato verbalmente ai responsabili dell'ufficio, i
quali sono stati anche sollecitati perché intervenissero al fine di fare liberare
la condotta fognaria,
ostruita a monte e a valle
della casa in cui abito. E'
stato tutto vano, non abbiamo ottenuto alcun riscontro. Ci è stato solo detto che il comune non ha i
soldi per pagare “Acque
Reggine”. Allo stato attuale, se dovesse accadere
un altro temporale, mi
troverei a dovere subire
un ulteriore oltraggio».
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Reggio
Lunedì 2 gennaio 2012
Per l’azienda di trasporti adesso c’è il bonus sulla premialità
L’assemblea nella chiesa degli Ottimati
non tace
Atam, accordo per i dipendenti Reggio
due anni dopo
Cgil: «Buono il nuovo contratto » la bomba alla Procura
ANNO nuovo e nuovo contratto per l’Atam.
È accaduto pochi giorni
prima che finisse l’anno vecchio. Nel pomeriggio del 28
dicembre scorso è stato siglato il nuovo accordo sul
contratto integrativo aziendale tra l’Amministratore
Unico dell’Atam, la società
che si occupa di trasporti e le
organizzazioni sindacali.
L’amministratore delegato
dell’Atam Filardo afferma:
«Il vecchio contratto siglato
negli anni Ottanta è in larghissima misura ormai superato ed era stato disdettato
dall’azienda nel mese di ottobre scorso nell’ambito delle
misure assunte con il piano
industriale, con l’impegno
delle parti di procedere entro
l’anno in corso al suo rinnovo».
Insomma per l’azienda si
tratta di un momento cruciale. Importante. E i sindacati
paiono essere sulla stessa linea. Filardo inoltre aggiunge: «Si tratta di un altro passaggio cruciale, un vero e
proprio traguardo che consente il raggiungimento di
due obiettivi congiunti: una
riduzione significativa del
costo del personale per via
degli sgravi contributivi
conseguenti alla registrazione del nuovo accordo
presso l’ufficio del lavoro e
un incremento della produttività del lavoro, dal momento che viene introdotto il
“premio di risultato” per tutto il personale aziendale: autisti, meccanici, ausiliari del
traffico e personale amministrativo».
Insomma l’Atam prova ad
essere competitiva e l’amministratore Unico dichiara:
«L’azienda sta compiendo
uno sforzo straordinario per
fronteggiare una crisi di liquidità intervenuta da qual-
di DOMENICO GRILLONE
Vincenzo Filardo e Nino Costantino
che tempo a questa parte
nell’intero comparto del trasporto pubblico e al tempo
stesso per assicurare una
qualità dei servizi come
quella che si è conquistata in
tutti questi anni di crescita
della produzione e del fatturato. Stiamo procedendo secondo i tempi che ci eravamo
dati all’atto della firma con le
rappresentanze dei lavoratori di un piano industriale
volto al risanamento finanziario e all’incremento e diversificazione della nostra
attività. Abbiamo raggiunto
in novembre un accordo
all’unanimità per l’uso della
cassa integrazione in deroga senza creare alcun disagio economico per i dipendenti interessati che ne usufruiranno a partire dal prossimo febbraio e l’altro ieri abbiamo firmato l’accordo per
l’introduzione del premio di
risultato, un istituto già previsto dalla normativa contrattuale ed utilizzato in altre imprese del centro nord,
che lega il lavoratore al rag-
giungimento degli obiettivi
posti dal managment aziendale».
Tale innovazione in pratica dovrebbe anche motivare
di più chi lavora all’Atam.
Nino Costantino della Cgil
è sulla stessa linea di Filardo
e dice: «Il nuovo accordo garantisce il reddito dei lavoratori in un momento particolarmente difficile per il potere di acquisto dei salari. Infatti, nell’ottobre scorso erano stati disdettati tutti gli accordi integrativi aziendali,
stabilendo di continuare la
corresponsione degli stessi
al personale avente diritto fino al 31/12/2011 ed il lavoro
svolto in questi mesi ha permesso
ai
lavoratori
dell’Azienda di continuare a
percepire, senza soluzione
di continuità, il salario accessorio. La Filt-CGIL regionale e provinciale esprime
grande soddisfazione per il
risultato ottenuto e giudica
l’accordo di grande importanza». E Costantino aggiunge: «Innanzitutto, vie-
ne riconosciuto il valore centrale del Contratto Nazionale di lavoro che la CGIL ha
sempre considerato inderogabile e viene istituito il premio di risultato come elemento del salario accessorio
che, quindi, potrà garantire
un aumento di salario a tutti
i lavoratori dell’azienda, in
funzione dei risultati di produttività e di efficienza.Riteniamo di fondamentale importanza rivedere, in sede di
assestamento di bilancio, le
risorse destinate al trasporto pubblico locale e soprattutto razionalizzare seriamente il settore attraverso la
costituzione dell’Azienda
Unica del TPL calabrese, come già avvenuto in altre Regioni del Paese. Alle Associazioni delle Aziende del trasporto calabrese chiediamo,
dunque, di avere coraggio e
di costruire, assieme al sindacato, una prospettiva che
guardi alla stabilità del sistema, al mantenimento dei
servizi ed alla salvaguardia
dei livelli occupazionali».
L’INIZIATIVA del movimento Reggio Non Tace,
prevista per oggi alle ore 17
e
30
all’auditorium
dell’Opera Antoniana ubicato al santuario di S. Antonio, segna una data particolarmente importante: due
anni dalla bomba alla Procura e quindi dalla nascita
dello stesso movimento. A
sottolineare questo particolare aspetto è stato Salvatore Miceli nel corso della conferenza stampa svoltasi sabato scorso nella sala attigua alla Chiesa degli Ottimati per anticipare alcuni
temi di discussione che saranno meglio approfonditi
oggi, nel corso del previsto
incontro. “E’ evidente che il
simbolismo di questa data –
esordisce Miceli riferendosi al 3 gennaio –non consente feste o celebrazioni perché, trattandosi di una
bomba, sarebbe stato bello
non fosse mai accaduto.
Avremmo volentieri fatto a
meno della nascita del movimento e di tutte le associazioni impegnate sul fronte
antindrangheta, ma ancora c’è tanto bisogno dell’impegno di tutti e per questo
motivo ci ritroveremo, per
continuare a far si che quel
momento così drammatico
diventi una possibilità di riscatto e di rinascita della coscienza civile”. L’approfondimento di oggi verterà su
tre punti, legati da un filo
conduttore che guarda
all’ampliamento del fronte
antindrangheta e da un impegno, concreto, visibile e
pubblico per la giustizia in
città. “Che non significa –
spiega ancora Miceli –un allargamento di Rnt, cosa che
se avvenisse ci farebbe solo
piacere, ma che altre realtà
Parla l’assessore alla Provincia Eduardo Lamberti Castronuovo
«Il pianoforte è stato acquistato
perché la cultura sia per tutti»
di ANTONIETTA CATANESE
«NON “un pianoforte”. Ma “il”
pianoforte. Uno Steinway. Che a
Reggio Calabria e provincia non
esiste e di cui sono dotati tutti i più
grandi teatri d'Italia, tranne il Cilea».
«Un vero gioiello di cui la Provincia si doterà e che negli anni si
rivaluterà, aumentando il proprio valore di mercato». L'assessore alla
Cultura e alla Legalità della
Provincia di Reggio, Edoardo
Lamberti Castronuovo, difende la
propria scelta e ne spiega tutte le
ragioni. E, rispetto alle critiche
piovute, rilancia. “Non uno spreco, ma un
investimento”.
Assessore, assodato che si
tratta di uno strumento di grandissimo pregio, in un momento
di crisi non sarebbe stato più
idoneo prenderlo a noleggio per
le occasioni in cui fosse stato necessario?
«No. E le spiego il perché: ogni
anno per i concerti e le stagioni del
Cilea, si è costretti ad affittare
questo pianoforte, che è il migliore esistente. Lo si affitta a Catania,
con costi che vanno dagli ottocento ai 2000 euro, in quanto il trasporto ha un peso, visto che si tratta di strumenti molto delicati. Si
tratta di una spesa enorme che
questo acquisto porterebbe ad
ammortizzare».
Ma perché dotare il palazzo di
un'amministrazione di un pianoforte Steinway?
«Perché noi vogliamo davvero
che la cultura sia per tutti: da gennaio partitanno infatti i Sabati
della cultura. Ci sarà un registro
in cui fino ai 150 posi chiunque
potrà scrivere semplicemente nome e cognome e prenotare senza
alcun costo il posto per i concerti,
che vedranno nomi nazionali e artisti tra i migliori del panorama
musicale reggino. Non ci sarà
nessun diritto di prelazione per
nessuno, si trattasse anche della
carica più alta dello Stato. Tutto
questo dando la possibilità agli
artisti di Reggio, che mai si sono
potuti permettere di suonare su
uno strumento così raffinato, di
fare e di offrire una esperienza
culturale unica. Lo strumento entrerà a far parte del patrimonio
della Provincia e negli anni conquisterà valore: se l'ente dovesse
decidere di rivenderlo ci guadagnerebbe e quindi non sprecherebbe un centesimo, ma anzi si ritroverebbe un piccolo capitale in
cassaforte».
Questo è l'aspetto economico.
Quali sono gli altri aspetti?
«Il metodo: come possiamo formare i nostri giovani se non attraverso questo tipo di investimento? Non certo turando le buche
nelle strade: cosa lodevole e dovuta, ma che spetta ad altro assessorato e non a me. Io sono l'assessore
alla cultura. Delle due l'una: o eliminiamo l'assessorato o io devo
fare qualcosa di positivo tenendo
conto delle esigenze del territorio.
Quanto alle critiche piovute le trovo risibili».
Cioè?
«Mi domando perché molti non
si sono preoccupati degli sprechi
del passato e oggi si va a contestare l'acquisto di un bene che diventa patrimonio della gente. Lo scopo primario di questa operazione
è consentire alla gente comune di
poter apprezzare il bello, anche il
suono di un pianoforte come questo. Per farlo, altrimenti, si dovrebbe andare al San Carlo di Napoli o Alla Scala di Milano. Al San
Carlo una poltrona costa trecento
euro. Dopo l'emigrazione della
Sanità dobbiamo avere anche l'emigrazione della cultura? Si fa un
gran parlare di investire sui giovani. Con che cosa devo investire?
Comprando fichi secchi? Non è
con la demagogia che si conquista
la gente. E parlare di buche è mera
demagogia. Quanto a chi ha collegato questa vicenda con la mia posizione sul Museo della 'ndrangheta non rispondo perché non
vedo proprio nessun nesso logico
tra le due cose. Sono due cose differenti e l'averle poste in relazione
dimostra volontà di denigrazione
fine a se stessa».
Quando effettuerete questo
acquisto?
«A gennaio. Perché intendiamo
partire subito con i Sabati della
Cultura. Abbiamo accantonato
una cifra massimale, fissata in
L’assessore Lamberti Castronuovo
120.000 euro. Ma dall'indagine di
mercato effettuata riusciremo ad
acquistarlo spendendo al massimo 70-80.000 euro. E la rimanente somma sarà investita nella cultura. Quella buona, non certo come prima, quando si spendeva un
milione l'anno per pagare gente
che veniva da fuori, cantava e se
ne andava».
Qualcuno le ha detto di spendere queste somme per la legalità…
«Questa “è” una battaglia per la
legalità: ricordo la grande operazione fatta con le bande, che oggi
conquistano pagine sui giornali
nazionali. L'ho detto sin dall'inizio: togliere i ragazzi dalla strada
per farli stare in una scuola a studiare musica trovo sia il modo migliore per fare legalità concreta.
Lo
slogan che abbiamo scelto era
infatti: “Chi banda non sbanda”. E
le parole del maestro Riccardo
Muti Muti di queste ore, che a giugno sarà a Reggio per dirigere
questi ragazzi, sono il miglior manifesto: “La cultura riscatterà la
Calabria”».
Una manifestazione di Reggio non tace
che si spendono su questo
terreno si colleghino tra loro e che gli indecisi sciolgano le proprie riserve e scendano in campo”. Il primo
punto, quindi, riguarda
l’appello a tutti coloro che fino a questo momento, a giudizio di Rnt, non hanno partecipato in maniera evidente e chiara sul terreno della
lotta per la giustizia e quindi contro la ndrangheta.
“Le persone, le associazioni, le realtà che non ritengono di doversi spendere pubblicamente su questi temi
dovrebbero almeno motivare le proprie decisioni.
Quello che non serve alla
città è il silenzio o il glissare
su cose così importanti”.
Sugli altri due punti è stata
poi Laura Sambo ad accennare i contenuti. A partire
dal desiderio di fare rete con
le altre associazioni, i singoli cittadini, movimenti e
gruppi. “Chiunque potrà
partecipare quest’anno alle
iniziative d’impegno civile,
per lavorare per il bene della
città. Ci riferiamo ovviamente a questi temi specifici perché ogni associazione
ha la propria specificità”,
chiarisce Sambo. Terzo
punto attiene invece alle domande concrete da porre ai
rappresentanti delle istituzioni. “Vorremmo che nel
corso dell’assemblea cittadina del tre gennaio uscissero delle domande precise
ai rappresentanti delle nostre istituzioni come il governatore Scopelliti o al presidente della Provincia Raffa, al sindaco Arena ed il
prefetto Varratta”.
All’iniziativa di Rnt sarà
presente per un saluto anche il Procuratore generale
Di Landro ed il sostituto
procuratore Musolino il
quale farà il punto sugli ultimi due anni di attività della procura dopo la bomba
del 3 gennaio del 2010.
All’appuntamento sono
state invitate tutte le associazioni cittadine. L’obiettivo è quello di lavorare insieme alle istituzioni, ma con
regole chiare e senza fraintendimenti. “Perchè se le
istituzioni continuano a
parlarsi solo fra di loro – ha
aggiunto padre Giovanni
Ladiana – vuole dire che le
stesse hanno deciso di sottostare alle pressioni della
ndrangheta. Soltanto la
partecipazione
libererà
questa città”. Una partecipazione per il bene comune,
come “il patto alla luce del
sole” promosso dallo stesso
Rnt, purtroppo recepito da
pochi politici. “Occorre che
qualcuno prenda sul serio
quello che andiamo ripetendo da un paio d’anni: formare le coscienze affinché
la partecipazione possa essere d’aiuto per l’obiettivo
ultimo, cioè il bene comune”.
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22 Reggio
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Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: ilquotidianopiana@finedit.com
Giorno di San Silvestro agitato nei pressi del Municipio ma era un plico pubblicitario Per i lavoratori
Fondazione
S. Francesco
un Natale
Scatta il protocollo di sicurezza e intervengono gli artificieri al verde
Pacco sospetto a Polistena
di PIERO CATALANO
POLISTENA - Vigilia di Capodanno movimentata nel
centro di Polistena per la
scoperta di un pacco sospetto poggiato, da mano sconosciuta, su di un muretto e in
bella vista in Vico Gorizia,
una stradina a ridosso dell'ex cinema “Italia” nei pressi dell'Istituto Magistrale
“G. Rechichi” e molto vicino
anche al Palazzo comunale.
La vista dell'involucro ha
creato una certa apprensione alla persona che intorno
a mezzogiorno, passando
da quelle parti, lo ha notato
ed ha subito allertato il vicino commissariato di polizia.
Il pacco, della grandezza
simile ad una scatola di
scarpe, incartato alla perfezione con carta bianca, non
ha convinto nemmeno i poliziotti intervenuti sul posto
diretti da commissario Pierfranco Amati che ha immediatamente disposto l'off-limits alla zona, con l'ausilio
anche di una pattuglia dei
vigili urbani della città, allertando nel frattempo una
squadra del nucleo artificieri del reparto mobile di Reggio Calabria.
Una volta sul posto gli artificieri, dopo le prime fasi di
approccio al pacco “incriminato”, sono intervenuti mettendo in atto la fase decisiva,
che ha dato un risultato negativo: l'involucro bianco,
per fortuna, conteneva soltanto dei depliant pubblicitari di una nota attività com-
merciale della zona, lasciati
molto probabilmente in
quel posto, isolato e lontano
da occhi indiscreti, da qualche lavoratore occasionale,
impiegato dalla ditta per la
sua pubblicità porta a porta,
che ha preferito invece disfarsene, per accorciare
molto probabilmente i tempi di lavoro.
I volantini sono stati sequestrati dalla polizia che
adesso dovrà accertare se si
è trattato “solo” dell'incuria
di qualcuno che voleva anticipare il riposo festivo, oppure se dietro questo, che
per gli inquirenti è un “procurato allarme”, ci sia dell'altro.
di ANGELO GIOVINAZZO
Gli artificieri al lavoro nei pressi del Municipio di Polistena
Rosarno. Saccomanno non condivide il progetto studiato dalla Giunta
L’isola ecologica che non convince
di KETY GALATI
ROSARNO - Tornano le polemiche sulla futura isola ecologica di Rosarno.
Ancora una volta viene contestata la
collocazione dell'opera, che dovrebbe sorgere in via Passo Nicotera ed il progetto. A
sollevare le polemiche
è il consigliere di minoranza di “Grande
Sud” Gianfranco Saccomanno, secondo il
quale il progetto relativo all'isola ecologica
presenterebbe delle
«Mancano
i requisiti
minimi
di legge»
A San Giorgio non si placano le polemiche
«lacunosità evidenti che devono necessariamente essere vagliate prima di
intraprendere un'opera che potrebbe
ravvisarsi del tutto illegittima e senza
la presenza dei requisiti minimi richiesti dalla legge».
Le inadempienze del progetto relativo all'isola ecologica di raccolta dei rifiuti urbani riguarderebbero, la destinazione urbanistica dell'area «non
compatibile con l'opera». Non solo. I
criteri relativi alla realizzazione della
stazione ecologica, secondo il parere
del consigliere di centrodestra, sono
stabiliti «dal Comune interessato tenutoconto chelastessa deverispondere a principi urbanistici, ambientali, di
igiene esalute pubblica.Innanzi tutto,
è bene ricordare che in generale l'area
deve essere recintata, impermeabilizzata, accessibile al pubblico se presidiata e in orari stabiliti».
A questo proposito Saccomanno solleva il fatto che il centro di raccolta deve
essere localizzato inaree «servite dalla
rete viaria di scorrimento urbano per
facilitare l'accesso degli utenti. Il sito
prescelto deve avere viabilità adeguata». Dall'esame della documentazione
del progetto, «non risulta che vi sia stata tale valutazione, ne emerge che la
realizzazione sia stata preceduta da
una verifica della esistenza delle condizioni richieste dalla legge»».
Il parto a Cinquefrondi. La piccola sta bene
Il sindaco Carlo Cleri
non è convinto
dal dimensionamento
E’ Caterina la prima nata
dell’anno nuovo
«le decisioni assunte sono
lontane da un assetto razionale della rete scolastica e sono solo il frutto di particolari
interessi politici territoriali»,
con la conseguente penalizzazione dei centri montani.
«Non si comprende - ha ancora affermato il sindaco di
San Giorgio - come mai le altre province calabresi hanno
salvaguardato gli istituti
comprensivi
preesistenti,
mentre la nostra ha proceduto ad un'inopinata eliminazione». Un ulteriore riferimento
poi Cleri l'ha fatto
all'assessore provinciale Calabrese che «ha saputo
resistere eroicamente alle questioni poste, legittimamente, da
alcuni sindaci, mentre verso
altri ha dimostrato magnanimità e democratica disponibilità». Tuttavia, il piccolo comune pianigianoha decisodi
non adeguarsi alle decisioni
del consiglio provinciale e
continuerà la propria “battaglia” in difesa dell'Istituto
“Florimo”.
«Continueremo a lottare ha concluso Cleri- perché siamo nel giusto e perché nei nostri confronti è stata perpetrata un'ingiustizia sul piano
delle scelte politiche e un palese obbrobrio sotto il profilo
della legittimità del provvedimento».
CINQUEFRONDI - Si è fatta attendere fino alle ore successive all'alba,
la prima bimba venuta alla luce nell'intera Piana di Gioia Tauro nel
2012.
La piccola, una brunetta “tutto pepe”, Caterina Gangemi, ha emesso il
suo primo vagito ieri, presso il reparto di Ginecologia della casa di cura privata “Villa Elisa” di Cinquefrondi, luogo in cui la madre, Maria
Carmela Pugliese, è stata seguita
per tutto il corso della gravidanza.
Ieri, nelle prime ore del mattino,
dopo aver avvertito i consueti dolori, la donna è stata tempestivamente
trasferita in sala parto dove ha dato
alla luce la sua prima figlia, assistita
dal ginecologo, Carmela Abramo, e
dall'ostetrica, Daniela Lisciotti, oltre che dal personale medico e paramedico che opera nella struttura.
La piccola, nata in ottima salute,
pesa 2 chili e 990 grammi e si presenta già arzilla e vispa nella culletta del nido cinquefrondese in cui attualmente è riposta, nell'attesa di
potersi trasferire, nei prossimi giorni, nella casa di mamma e papà. Felicissimi si sono dimostrati anche i
giovanissimi genitori, Maria Carmela Pugliese, e Domenico Gangemi che vivono a Santa Cristina D'Aspromonte, i quali hanno festeggiato il Capodanno con l'allargamento
del loro nucleo familiare.
La piccola Caterina tuttavia, non è
l'unica bimba nata a “Villa Elisa”
nella giornata di ieri. La struttura
cinquefrondese infatti, ha tenuto in
movimento, e a pieno regime la sala
parto anche nel primo giorno dell'anno, con altre tre nascite.
si.ge.
di SIMONA GERACE
SAN GIORGIO MORGETO «Per i “nemici” la legge si applica mentre per gli “amici”si
interpreta». È iniziato con
qualche polemica il 2012 a
San Giorgio Morgeto.
A mettere i puntini sulle i in
merito alla questione del dimensionamento scolastico
approvato lo scorso 29 dicembre dal consiglio provinciale,
è stato, questa volta, il primo
cittadino, Carlo Cleri, che si è
dichiarato “allibito” sia in merito
alla conduzione
dell'assise,
sia
per ciò che concerne le decisioni
prese.
«Dopo rinvii
vari - ha detto Cleri - l'assessore
provinciale all'Istruzione,
Giovanni Calabrese, è riuscito a farsi approvare il piano
che, per quanto riguarda San
Giorgio Morgeto, non è stato
affatto oggetto dialcun genere di concertazione. Anzi, ci si
è trovati di fronte a decisioni
autoritarie e prevaricatorie,
per non dire provocatorie,
per metodi e criteri». Queste
le considerazioni del sindaco
Cleri, il quale sembrerebbe
non aver per nulla condiviso
gli slanci e le dichiarazioni
“trionfalistiche” dell'assessore Calabrese, in merito al
nuovo
dimensionamento
scolastico, dal momento che
Proteste
contro i tagli
alle scuole
Caterina tra le braccia di mamma Maria Carmela e papà Domenico
A ROSARNO
Ritorna la “Festa dei popoli”
e sul palco porta Brunori Sas
ROSARNO - L'amministrazione comunale di Rosarno ha organizzato la seconda edizione della
“Festa dei Popoli”. Sarà una serata in cui le Associazioni di volontariato, le Associazioni socio- culturali e parrocchiali, si attiveranno nella distribuzione di dolci e prodotti tipici. Il tutto sarà allietato dal concerto di Brunori Sas, il cui album
“Vol.Uno” è stato eletto miglior esordio del 2009
secondo la giuria del Premio Ciampi e vincitore
del Premio Tenco nel 2010. L'appuntamento è
dunque per sabato prossimo alle ore 20,30 in
Piazza Duomo a Rosarno.
RIZZICONI - E' stato un Natale diverso quello vissuto
dai lavoratori della Fondazione “Opera San Francesco d'Assisi” di Rizziconi. E'
stato un Natale senza un euro in tasca per i dipendenti
della struttura socio-assistenziale e per quelli già licenziati in blocco che aspettano le loro spettanze da diversi mesi. I lavoratori in
forza alla Fondazione
aspettano di ricevere ben sei
stipendi (da aprile a dicembre più la 13^ mensilità),
mentre i venti lavoratori illegittimamente licenziati
attendono il pagamento di
ben nove mensilità, oltre alla buonuscita.
Tutto questo succede,
mentre il debito che incombe sulla Casa di Riposo e Casa Protetta di Rizziconi, lievita a dismisura, tra l'indifferenza della direzione della Fondazione stessa, accusata dalla Cgil di «stupidità». Il segretario generale
della Funzione pubblica
della stessa organizzazione
sindacale, Giuseppe Gentile, nel comunicato scrive
che «si pensa di andare
avanti nell'assistenza dei ricoverati della struttura socio-assistenziale senza pagare il dovuto per il lavoro
svolto con diligenza e passione dai dipendenti» e che
il comportamento assunto
in questo senso dalla direzione dell'Opera San Francesco d'Assisi «rappresenta
il culmine dell'ignoranza
gestionale». Eppure secondo quanto riporta la nota a
firma di Gentile, soldi la
Fondazione ne ha incassati.
E tanti.
La Cgil è venuta a conoscenza che la Fondazione
“Opera San Francesco d'Assisi” ha incassato ben
705.269,73 euro per il periodo che va dal 16 febbraio
al 12 dicembre 2011, «ma
che fine hanno fatto tutti
questi soldi non è dato saperlo, se i dipendenti attualmente in forza e i venti lavoratori già licenziati non
hanno ricevuto nemmeno
un centesimo». Tutti questi
euro incassati, secondo
quanto precisa la Cgil, vanno ad aggiungersi agli introiti derivanti dalle pensioni e dalle tredicesime di tutte le persone ricoverate che
la direzione della Fondazione ha già incassato direttamente, assieme alle rimesse
ricevute dal Dipartimento
regionale dei servizi sociali.
Per la Cgil sostanzialmente
l'incasso supera abbondantemente il milione di euro,
ma dei soldi non si ha traccia. Fatto sta che tutti i dipendenti in servizio e quelli
già licenziati devono essere
ancora pagati.
Una mossa strategica
«astuta» la definisce la Cgil,
allo scopo di far scoppiare
sempre più la rabbia e la disperazione tra i dipendenti,
licenziati e attuali. Di fronte
a un quadro così preoccupante, la Cgil rivolgendosi
per l'ennesima volta agli organismi di controllo, all'ufficio ispettivo dell'Asp e della Regione Calabria, chiede
il loro intervento per porre
fine a questo andazzo, per
frenare il degrado imperante di una realtà che possiede
grandi potenzialità, ma gestita in maniera inadeguata
e senza regole.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Piana
Lunedì 2 gennaio 2012
Piana
Lunedì 2 gennaio 2012
La strategia dello Stato per sconfiggere la criminalità organizzata sottraendogli proprietà e immobili
Nella giungla dei beni confiscati
A Gioia Tauro su 109 sigillati 11 sono in gestione, 73 destinati e consegnati
di ALESSANDRO TRIPODI
GIOIA TAURO - Il 31 marzo
2010 è nata l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei
beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). Lo scorso
gennaio a Reggio Calabria
è stata inaugurata una sede di questo nuovo organo
antimafia che ha la funzione di rendere più efficace,
veloce ed incisiva la legge
sulla confisca dei beni dalla
fase del sequestro a quella
della destinazione d'uso.
Fino al 1° novembre
2011, secondo la relazione
annuale dell'Anbsc, a Gioia
Tauro sono stati 109 i beni e
le aziende confiscati, catalogati in 11 immobili in gestione, 73 immobili destinati consegnati, 17 immobili destinati non consegnati, 0 immobili usciti dalla gestione e 8 aziende.
Vediamo le considerazioni di tre personaggi che si
battono quotidianamente
contro il crimine organizzato: Giuseppe Pignatone,
procuratore capo di Reggio
Calabria, don Luigi Ciotti,
presidente dell'associazione "Libera e Mario Morcone, direttore dell'Anbsc.
Quest'ultimo descrive
una situazione alquanto
complicata. «Quando abbiamo iniziato a lavorare dice Morcone - una buona
parte dei beni confiscati
con sentenza definitiva erano stati assegnati. Una parte delle aziende sottoposte a
confisca era in linquidazione e altre erano invece alle
prese con le ipoteche bancarie che gravano sulle imprese e in evidente stato di
sofferenza. Oggi abbiamo
messo in campo strumenti
indirizzati a supportare il
riutilizzo sociale, anche per
immobili sottoposti ad ipoteca bancaria. Questo è uno
dei punti di maggiore criti-
Il “Caffè de Paris” storico bene confiscato alla ’ndrangheta
cità - conclude Morcone ma abbiamo già riscontrato le prime aperture da parte di alcuni istituti bancari».
Il contributo del procuratore della Repubblica di
Reggio Calabria, Giuseppe
Pignatone, invece, fa riferimento a Rosarno dove «su
15.000 abitanti - afferma risultano più di 250 le persone formalmente affiliate
alla criminalità; e poi va
considerata quella zona intermedia, la zona grigia,
che pur non essendo organicamente parte dell'organizzazione criminale, con
essa intrattiene direttamente o indirettamente
rapporti».
Infine, la testimonianza
di Luigi Ciotti di Libera,
esperto conoscitore del tortuoso percorso che porta il
bene confiscato al riutilizzo
sociale, che torna sull'at-
teggiamento ostile, e controcorrente rispetto alle finalità collettive di riciclo
dei patrimoni mafiosi, di
certi istituti bancari.
«Il vero problema è che
una grandissima quantità
di quei beni, fra il 30 il 35
per cento, non sono utilizzati - sottolinea Ciotti - perché sono sotto ipoteca delle
banche. Sono le ipoteche
bancarie che, in tutta Italia,
stanno bloccando l'uso dei
beni confiscati. La nuova
Agenzia deve trovare, soprattutto, una soluzione a
questo problema».
E si domanda don Luigi
Ciotti: «Ma chi li ha concessi i mutui o i prestiti a quei
signori e ai loro prestanome? Non sono state quelle
stesse banche che adesso
hanno ipotecato tutto?».
Domande e problematiche
del fenomeno confisca beni.
Riuscita l’iniziativa organizzata dagli studenti del liceo scientifico “Raffaele Piria”
Il musical nelle feste di Rosarno
Sul palco i ragazzi hanno rappresentato l’opera rock “Jesus Christ super star”
di KETY GALATI
ROSARNO - Strepitosa interpretazione degli studenti del liceo scientifico
“Raffaele Piria” cimentatisi nel musical rock: “Jesus Christ Super Star”.
Rappresentato per la prima volta a
Brodway nell'ottobre del 1871 e in Europa, il giorno di Natale del 1971 a Vilnius.
La manifestazione si è aperta con il
saluto della dirigente scolastica Mariarosaria Russo che ha sottolineato
l'importanza dell'attivitàteatrale nell'ambitodei progettiPonedin uncontesto scolastico caratterizzato da una
dimensione complessa, multicultu-
rale e globalizzata, che si pone l'obiettivodi ricercaresoluzioni adeguateai
bisogni e alle esigenze degli utenti.
Questi ultimi secondo la preside implicano «un investimento culturale
ed organizzativo nell'ottica di garantire il diritto all'istruzione, alla cittadinanza, all'educazione, costruendo,
altresì, un'istituzione educativa culturalmente aperta all'altro, ai processi innovativi ,ma soprattutto capace
di progettare, realizzare, valutare gli
interventi volti alla qualificazione
dell'offerta formativa che educhi.
Attraverso anche il teatro, la musica e la cinematografia, ad una convivenza civile e democratica e valorizzi
l'alterità, preparando il terreno ad
una società aperta».
Una società che dunque libera la
fantasia e le capacità critiche degli
studenti, svolgendo così una funzione preziosa ed insostituibile nelle promozione di una società nella quale il
sapere «possa contribuire a formare
individui capaci di farsi carico di scelte impegnative oggi fortemente richieste», ha concluso la Russo. Sono
seguiti i saluti dei sindaci di Rosarno e
di Gioia Tauro, Elisabetta Tripodi e
Renato Bellofiore, dell'onorevole Mario Bilardi, del consigliere provinciale Gianni Arruzzolo, del parroco don
Memè Ascone e di Gianfranco Sacco-
manno, coordinatore regionale di
“Grande Sud”. I quali, hanno consegnato dodici borse di studio nell'ambito del progetto ministeriale “Valorizzazione delle eccellenze” agli allievi che nell'anno scolastico precedente. Alla realizzazione del musical hanno contribuito Aldo Borgese, le docenti Angela Alessi, Francesca Corso,
Lucia Mafrica, Ivana Malara, Paola
Riccelli, Saveria Violi e Carmela Vona. Per l'allestimento delle scenografie,il consigliere Antonio Ascone. I testi dell'opera sono stati rivisitati ed integrati dando vita grazie al protagonista Carlo Alberto Leonardi ad un
crescendo di emozioni.
Malumore tra i giovani per le scelte della Regione
Al liceo artistico “Guerrisi” di Palmi
Il futuro tra crisi economica
e lavoro a intermittenza
“Sensibili all’arte
la bellezza sensibile”
un concorso di idee
riservato agli studenti
GIOIA TAURO - Nel corso di
una recente manifestazione
svoltasi a Cosenza, il governatore della Calabria, Giuseppe
Scopelliti. ha parlato di politiche occupazionali dichiarando che «in tema di sviluppo economico, la Regione ha stanziato 120 milioni quali incentivi e
garanzie per le piccole imprese
e gli artigiani, e altri 30 milioni come incentivi per le imprese dell'area di Gioia Tauro».
Per quanto rigurada i Piani
integrati di agevolazioni (Pia) - ha
continuato il presidente Scopelliti «la Giunta regionale ha finanziato
ben 63 milioni di
euro, dei quali 20
milioni in favore
dei giovani imprenditori. Il piano per la portualità, inoltre, porterà
circa 5000 nuovi posti barca,
previsti nove ulteriori porti turistici, e sono programmati,
altresì, investimenti infrastrutturali sul territorio per
oltre 3 miliardi di euro».
Un’analisi che è passata al
dettaglio, come ha precisato il
Governatore della Calabria nel
suo intervento: «740 milioni
per reti e collegamenti per la
mobilità e 384 milioni per il po-
lo logistico intermodale di
Gioia Tauro».
Uno scenario da favola,
quindi, così descritto, che mette in campo strategie virtuose,
orientate a costruire imprese,
mercato e lavoro, nonché ideate al fine di porre rimedio al
sottosviluppo e al malessere
sociale della Piana di Gioia
Tauro.
Ma proclami come quello di
Scopelliti sono stati sbandierati in passato da tutti i politici
appartenenti alle
diverse correnti
partitiche, eppure
poco è cambiato.
Non solo. Quanto
denaro è arrivato
nella Piana con
l'intento di farla
emergere
sotto
ogni punto di vista.
Allora perché il
comprensorio, fino adesso, non ce l'ha fatta?
Nel contesto economico pianigiano convivono problematiche quali isolamento istituzionale, elevati tassi di disoccupazione, lavoro nero, tessuto economico debole e presenza della
'ndrangheta. Il mancato sviluppo del territorio lascia ancora di più “l'amaro in bocca”
se si pensa che la particolare fisionomia della struttura eco-
Non convincono
i progetti
per il rilancio
del territorio
nomica della Piana
di Gioia Tauro, rappresentava, nei secoli passati, una delle
zone più ricche della
Calabria e maggiormente integrate nel
mercato nazionale e
internazionale con
la presenza di una
relativa diversificazione delle attività
produttive e di un'agricoltura intensiva
di esportazione.
Oggi, invece, l'area è in netto ritardo L’area portuale di Gioia Tauro
di sviluppo, condizionata dai trasferimenti pub- controllata" (Qsc) per le impreblici e dalla presenza della ma- se dell'impiantistica è stato atfia. Per comprendere la reale tribuito solamente a tre realtà,
situazione è interessante evi- una presente a Cittanova e le
denziare in che modo la Came- altre due a Polistena.
Altrettanto magro il bottino
ra di Commercio di Reggio Calabria, che tra le sue varie fun- per il marchio di qualità "Trazioni ha anche quella di rila- dizioni Reggine 2011 - Saperi e
sciare dei marchi di qualità al- sapori in tavola", nell'ambito
le imprese attraverso l'istitu- della ristorazione, che vede
zione di osservatori suddivisi nell'elenco di riferimento non
per aree tematiche, abbia di- più di tre attività insignite di
stribuito il marchio alle attivi- tale riconoscimento: una in
tà che si distinguono per pro- Tonnara di Palmi, e le altre di
fessionalità e correttezza com- nuovo a Cittanova e Polistena.
merciale, nell'ambito dei setto- Da ciò si comprende quanto sia
ri agroalimentare, turistico, e di poco conto l'imprenditoria
quello, altresì, attinente alle nel comprensorio e quanti posti di lavoro non sono stati
imprese d'impiantistica.
Nella Piana, ad esempio, l'at- creati.
testato di "Qualità e sicurezza
ale.tri.
di GIUSEPPE PARRELLO
PALMI - Ancora una volta la scuola di Palmi protagonista di un’iniziativa didattica
e culturale di primissimo livello. In questa
occasione è il liceo artistico ''Guerrisi'' di
Palmi, importante struttura formativa
per le attività e le discipline artistiche della
città, a bandire la prima edizione del concorso ''Sensibili all'arte: la bellezza sensibile''.
Riservato agli alunni che frequentano le
seconde e terze classi delle scuole secondarie di primo grado (scuole medie), il concorso darà la possibilità aio giovani di mettersi in mostra a seconda del proprio bagaglio culturale e della rispettiva propedeuticità all’arte.
I lavori dovranno essere connessi al tema proposto dal comitato scientifico della
scuola: “Il Mistero dell’Amore”.
Gli elaborati richiesti potranno essere
sviluppati in forma di disegno, acquerello,
pittura ad olio, acrilico, tempera, pennarelli, matite colorate o sculture in argilla,
oppure - spiegano dal liceo artistico “Guerrisi” - anche attraverso elaborati scritti in
forma di racconto breve, poesia, lettera,
pagina di diario (max due cartelle). I lavori
potranno essere eseguiti individualmente
da un singolo studente o da un gruppoclasse. È gradita la partecipazione al concorso degli alunni diversamente abili. La
partecipazione è gratuita.
Una giuria formata da docenti premierà
i primi tre classificati. Gli elaborati si dovranno presentare entro il 25 gennaio
2012.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
30 Reggio
Provincia
Lunedì 2 gennaio 2012
Botricello. Presente anche il prefetto. Ribadita la necessità di «stemperare i toni della conflittualità politica
Condanna per l’attentato
Il consiglio comunale stigmatizza l’intimidazione al comandante dei vigili
di BRUNETTO APICELLA
BOTRICELLO - «Non penso
sia il gesto di un folle e di uno
squilibrato, c’è qualcosa di
amministrativo e politico».
Ha utilizzato queste parole il
prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, nel corso del
Consiglio straordinario che
si è riunito a Botricello dopo
l'intimidazione ai danni del
comandante della Polizia
municipale di Botricello,
Rosario Pignanelli. Infatti
all'ufficiale, nella notte tra
giovedì e venerdì scorso, è
stata incendiata l’autovettura, una Fiat Idea, parcheggiata davanti alla sua abitazione. Un fatto che ha portato il sindaco della cittadina
jonica Giovanni Camastra a
convocare d'urgenza e in seduta straordinaria il Consiglio comunale nel corso del
quale è stata espressa la propria vicinanza all'ufficiale e
alla sua famiglia.
Oltre al Consiglio comunale alla riunione della pubblica assise hanno preso
parte anche, il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci,il sindaco di Cropani, Bruno Colosimo, il comandante
della Compagnia dei Carabinieri di Sellia Marina, capitano Giovanni De Nuzzo, e il
comandante della stazione,
maresciallo Natale Malagrinò, l’assessore provinciale
Michelangelo Ciurleo, l'ex
sindaco della cittadina Giovanni Puccio. In prima fila
Pignanelli con la moglie, anche lei dirigente del Comune, e i figli. Sul fronte delle
indagini, invece, la Procura
di Catanzaro ha aperto un
fascicolo e le indagini sono
portate avanti dai Carabinieri di Sellia Marina e Botricello, mentre il Consiglio comunale ha espresso unanime condanna del gesto. Prima del prefetto Reppucci è
stato il sindaco Giovanni Camastra ad introdurre i lavori del Consiglio e a ribadire:
«Vogliamo che la nostra cittadina abbia la serenità che
merita e che la politica si assuma le sue responsabilità
iniziando ad abbassare i toni». Abbassare i toni dello
scontro politico e tornare a
discutere di politica e di sviluppo per Botricello, è stato
questo il filo conduttore degli interventi che si sono alternati al dibattito in aula
dal consigliere di minoranza Tommaso Laporta che ha
rinnovato l'invito a tornare
a parlare di scelte strategiche per la cittadina, mentre
l'assessore Michelangelo
Ciurleo, nel condannare il
gesto, ha chiesto che l'amministrazione comunale, in segno di solidarietà verso il comandante della Polizia municipale, si riattivi per ridare allo stesso Pignanelli il
ruolo
di
responsabile
dell’area di vigilanza; ruolo
che lo stesso ha ricoperto fino a poco tempo fa prima della decisione di accorpare il
servizio. E se il parroco don
Tommaso Mazzei si è appellato alla necessità di “costruire” per il bene comune,
l'ex sindaco Giovanni Puccio ha ribadito la necessità di
tornare a lavorare «ognuno
per le proprie responsabilità
in un clima di serenità e concordia. Bisogna ragionare
in termini diversi iniziando
a stemperare i toni e i termini della conflittualità politica».
Argomento che è stato ripreso dagli interventi di alcuni esponenti della maggioranza: l'assessore Agostino Viscomi e l'assessore
Emanuela Altilia e il consigliere Salvatore Procopio.
Subito dopo è stato il prefetto
Reppucci a richiamare all'attenzione il ruolo della politica: «È un episodio brutto,
vile e vigliacco – ha detto il
prefetto – questa è una zona
tranquilla, ma non dimentichiamoci che siamo in una
zona di confine». Secondo il
prefetto «Botricello è nelle nostre preoccupazioni, un po’per il
confronto politico che a me non
piace, così siete
bloccati e non rispondete a esigenze della comunità e se continua così
questo paese muore. Avete
prospettive e potenzialità –
ha aggiunto Reppucci – e su
questo vi dovete concentrare. Botricello è uno dei quattro, cinque comuni che ho
più attenzionato, ricevo cataste di carte per denunce ed
esposti, che fanno parte del
confronto, ma così non si va
da nessuna parte. Impegnatevi sulla miseria e sulla povertà, che sono il vero dramma di questi tempi. Date senso alla solidarietà che avete
espresso oggi, altrimenti
abbiamo perso tempo».
Nel rivolgersi
alla classe politica locale, Reppucci ha ribadito
che «ciascuno è
portatore di valori e sensibilità,
c’è un rapporto
dialettico, però
non vedo nulla di
strano se dopo si va a prendere un caffè insieme. Dovete
dire no all’odio e al rancore,
no a un dibattito fuori dalle
righe. Qui nessuno è detentore della verità – ha concluso il prefetto – e i carabinieri
stanno operando sapendo
che si tratta di un atto mirato».
Reppucci
«No all’odio
e al rancore»
I lavori consiliari
Caraffa. Sarà favorita la connettività mobile
Amaroni
Si va verso l’utilizzo di Internet
La Giunta approva il progetto
La Pro loco
si rinnova
e rilancia
la sua azione
una rete locale. La stessa amministrazione comunale, con
atto deliberativo, ha dato anche direttive al responsabile
dell’ufficio tecnico comunale, architetto Vito Migliazza,
per «procedere all’assunzione di tutti gli atti necessari e di
competenza per la realizzazione del nuovo servizio a condizioni che sia garantita la connessione Adsl, che non ci
sia alcun costo a carico del comune di Caraffa; che sia ridotto al massimo l’impatto visivo della strumentazione
utilizzata; che sia valutato, in sede di gara, il costo per le
utenze; che siano fornite, in forma gratuita, almeno tre
credenziali di accesso, di cui una nel plesso scolastico di
via Piave, una presso il municipio e la rimanente nell’Istituto culturale “G. Gangale”». Sono tanti, dunque, i paletti
posti dall’esecutivo comunale, ma forse necessari, sia per
evitare spese a carico dell’Ente, sia per consentire a tutti i
cittadini di poter utilizzare il nuovo servizio.
s.m.
AMARONI – A cavallo
del nuovo anno, la Proloco rilancia la sua azione.
Concerto per fine anno,
con il “Nabucco” di Giuseppe Verdi, e nuovo organigramma con nuovi
ingressi. Infatti, accanto alla riconfermata presidente Anna Giampà, è
stata eletta quale nuova
vice presidente, l’avvocatessa Patrizia Ruggiero. Alla carica di segretario dell’associazione turistica, viene chiamata
Patrizia Frisina, mentre
viene riconfermato nella
qualità di tesoriere il
dottor Valerio Gesualdo.
Poi, entrano a
far parte
della
Proloco,
nuovi
consiglieri,
come
Gregorio Polito e Rita
Anastasio, si confermano Giuseppe Olivadoti e
Alfonso
Sorrentino.
Completano
l’organigramma sociale, per il
collegio dei revisori, Damiano Congiusta quale
presidente e Agazio
Anastasio e Francesco
Ruggiero come consiglieri. Nella sua relazione, prima del concerto di
fine anno, andato di scena nella sala consiliare,
la presidente Anna
Giampà, ha proiettato la
Proloco nel nuovo anno
che si apre. Un bilancio,
quello del 2011 più che
positivo, dove alle tante
manifestazioni, culturali ed enogastronomiche,
hanno fatto da cornice la
gradita consegna alla
Proloco di Amaroni della bandiera della Unpli
nazionale, avvenuta di
recente in una cerimonia presso la nuova casa
delle Cultura di Squillace, e i riconoscimenti
avuti alla prima festa e
manifestazione “La proloco nel cuore”, ad
Amantea, in provincia di
Cosenza.
m.p.
di SAVERINO MAIORANA
CARAFFA - Anche a Caraffa si va verso l’utilizzo di Internet e dei suoi servizi attraverso apparecchiature portatili
come ad esempio i notebooks, i palmari, gli smartpfones, i
tables..
Un progetto, in questa direzione, è stato infatti approvato recentemente dalla giunta comunale in considerazione che la rete Internet è ormai il più importante strumento di comunicazione «che sta assumendo un ruolo decisivo nello sviluppo sociale, culturale ed economico delle
comunità». Con questa iniziativa l’amministrazione comunale tende a favorire l’utilizzo della «connettività mobile», sia da parte dell’utenza privata che da quella scolastica e professionale, promuovendo, nelle zone del centro
urbano del territorio comunale, un servizio Wi-Fi che consente a terminali di utenza di collegarsi tra loro attraverso
Amaroni. Il concerto promosso dalle Officine musicali
Sul palco Antonio Santoro
Il giovane è stato protagonista della notte amaronense
di MASSIMO PINNA
AMARONI- Cavallo vincente, si sa,
non si cambia.
Dopo lo strepitoso successo del
concerto estivo, Antonio Santoro
raddoppia e in edizione natalizia
diventa il protagonista della notte
amaronese.
Concerto nel tendone organizzata come ormai di consueto con una
nutrita programmazione di eventi, dalle Officine musicali Amaronesi.
E crisi economica incombente, così come a
Catanzaro, nella programmazione invernale il tabellone delle
feste vede sempre più il
ricorso ad artisti cosiddetti in house. Una
scelta si sta rivelando
non solo un modo quasi necessario di affrontare le serate ma al contempo si sta facendo spazio e strada tuta una serie di giovani artisti e
promesse.
E’ il caso di Antonio Santoro, un
ragazzo cresciuto alla scuola di
canto delle Officine Musicali Amaronese che non solo si è esibito in
una performance da cantante navigato ma da protagonista ha fatto
scatenare il pubblico accorso in
piazza del Popolo dove nella tendostruttura allestita per l’occasiione
Antonio Santoro ha regalato buo-
Musica
e simpatia
in piazza
del Popolo
Antonio Santoro sul palco
na musica simpatia e divertimento.
Un repertorio che ha spaziato su
tutto il fronte del rock italiano, con
l’amato Vasco Rossi a fare da conduttore allo show, e ancora, tra gli
altri, Biagio Antoniacci e il sempre
attuale Rino Gaetano.
Uno spettacolo al quale non poteva mancare uno dei fans storici di
Antonio Santoro, addirittura un
assessore comunale di Catanzaro
che si è voluto godere la serata in
anonimato.
Davvero niente male per un ragazzo che ha cominciato a cantare
a casa, e al quale i vicini incuriositi
dalle sue cantate hanno poi via via
consigliato al ragazzo la carriera
di solista.
Ne ha fatta di strada, il ragazzo,
di giorno cameriere in un noto ristorante sulla costa ionica e di sera
rockstar, ma alla fine ce l’ha fatta.
E alla fine, immancabile standing
ovation per l’esibizione di Antonio
Santoro per uno strepitoso inzio
d’anno..
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24 Catanzaro
Provincia
Lunedì 2 gennaio 2012
Cirò. Prosegue la querelle innescata nel consiglio comunale sul tema del dissesto idrogeologico
Abbattere le case pericolose
La proposta del consigliere di minoranza Colucci per salvare il paese
di GIUSEPPE DE FINE
Cirò -Emergenza dissesto idrogeologico a
Cirò: se ne è parlato all'ultimo consiglio comunale dove l'ex sindaco Colucci della minoranza, ha proposto di abbattere gli immobili pericolosi anche se condonate, se
serve a salvare il paese.
Intanto in una delle zone più colpite dal
dissesto in via De Gasperi, la ditta vincitrice
dell'appalta inerenti i primi lavori di consolidamento, farà in più anche il costone che
avvolge punta vecchia.
«Situazione pericolosa anche in via Petrarca, dove le case ubicate sotto il costone
Cozzo Leone, non hanno una strada di fuga
in caso di cedimento del costone - ha detto il
sindaco - tutto è occupato da canili e orticelli
abusiv».
In particolare il sindaco Mario Caruso ha
ricordato che «non bisogna deturpare l'ambiente ed il territorio, lasciamo che questi
spazi diventino pubblici soprattutto in caso
di emergenza».
Il consigliere di minoranza ed ex sindaco
Carlo Colucci ha sottolineato invece che durante la frana che ha messo in pericolo circa
dieci abitazioni per i forti temporali del primo febbraio scorso «questa amministrazione non ha indetto alcun consiglio comunale straordinario, non è stato deliberato un
solo atto in proposito. Cirò - ha proseguito
Colucci - rischia l'isolamento, il paese sta
letteralmente scivolando a valle, la protezione civile poco ha fatto se ancora gli abitanti non vivono più sogni tranquilli, al primo temporale tutti cadono in depressione.
Ma è anche vero - prosegue Colucci - che poco è stato fatto contro l'abusivismo. Quì a
Cirò l'abusivismo è grave; la non raccolta
Cirò
Albero
di Natale
con materie
riciclate
Carlo Colucci
delle acque piovane, fa si che quando piove
le strade diventano fiumi, e diventa ancora
di più pericoloso, quando ad impedire che
l'acqua scorre nel suo letto naturale ci sia
qualche immobile costruito abusivamente.
E allora per mettere in sicurezza il paese
vanno anche abbattute quelle case abusive
che sono pericolose, anche se sono state
condonate».
«Quì la Protezione civile - prosegue Colucci - è assente perchè non ha ancora creato una mappa per vedere quale sono le aree
sicure da quelle insicure, come pure la Provincia, sono anni che non spende una "lira"
per le nostre strade, per questo a Regione e
Provincia devono giungere una delibera
forte che va in questa direzione: Cirò non
può più attendere, oggi l'amministrazione
comunale non può più fare miracoli».
Cirò Marina. Don Pasquale Aceto lascerà la chiesa di S. Cataldo
Trasferito il parroco antimafia
CIRÒ MARINA- Sembrava una diceria del
tutto infondata e, invece, ieri, ha preso corpo la notizia di un probabile trasferimento, presso un’altra sede, del viceparroco
della chiesa di San Cataldo, don Pasquale
Aceto, il fondatore dell’associazione antimafia “Libera Cirò Marina” e della cooperativa “Stella Maris”, che produce vino da
messa.
A sorpresa, la conferma dell’instabilità
della situazione in seno alla chiesa di San
Cataldo è arrivata da una fonte molto attendibile. Che ha rivelato altresì che la decisione in merito sarà assunta dal vescovo,
monsignor Domenico Graziani, entro la
prima decade del mese di gennaio.
Tuttavia, non solo don Pasquale non sarebbe all’oscuro del suo destino “sospeso”,
quanto avrebbe smosso lui le acque, scrivendo una lettera riservata al vescovo Graziani. Sarà vero o falso?
Difficilmente, il giovane sacerdote risponderà alla domanda, anche perché attualmente è in ritiro spirituale in Svizzera.
Giorni fa, comunque, don Pasquale ha sostenuto che si parla di una sua partenza
dal giorno del suo arrivo.
p. s.
Petilia P. Presepe vivente alla Santa Spina
Un successo il Capodanno
in piazza Filottete grazie
alle associazioni giovanili
di FRANCESCO RIZZA
PETILIA POLICASTRO Piazza Filottete addobbata a
festa ha salutato l’arrivo del
2012 a Petilia Policastro. Una
serata di aggregazione, con
musica, brindisi e danze è stata organizzata anche quest’anno dall’ Associazione
“Night and Day” in collaborazione con “Progetto Giovani”
e con il patrocinio dell’amministrazione comunale del sindaco Dionigi Fera che, nonostante le ristrettezze economiche, non ha voluto far mancare il proprio sostegno economico ad un discreto programma ricreativo nel periodo natalizio. All’interno dello stesso programma, quello del veglione di Capodanno è diventato un appuntamento vero e
proprio per la popolazione,
particolarmente giovanile,
delle festività di fine anno.
Contrariamente a quello che
succedeva negli scorsi anni,
infatti, anche per l’inizio del
nuovo anno sono stati davvero numerosi i giovani petilini
chehanno preferitorimanere
in sede invece di spostarsi nelle cittadine limitrofe alla ricerca di luoghi e momenti di
aggregazione sociale. Capita
così che dalle 23 del 31 in poi,
l’affollamento della principale piazza cittadina è andata via
via crescendo, complice la mitezza della temperatura, anche per la gioia degli esercenti
commerciali rimasti aperti,
contrariamente al solito, sino
a tarda ora. Ad allietare la notte di musica e danza, una valida equipe di animazione che è
riuscita a vivacizzare i numerosi attraverso un ricco repertorio musicale e la distribuzione di spumante e panettone.
Altro momento di aggregazione sociale che, al termine di
queste festività rimarrà a lungo vivo nella memoria della
popolazione cittadina il ricco
presepe vivente che, curato
dal Gruppo Natess e dall’Associazione “Fenice”, si è svolto
in uno dei luoghi più cari alla
popolazione cittadina: il santuario della Sacra Spina. Per
lo stesso secolare convento, da
alcuni lustri diretto dall’Arcidiocesi di Crotone che da un
paio di anni lo ha affidato alla
rettoria di don Giuseppe Marra, lo stesso Presepe vivente
ha rappresentato, almeno per
una giornata, il ritorno alle
origini francescane.
Cirò- Anche quest'anno la
Misericordia di Cirò con i
suoi volontari ed insieme
alle elementari del borgo
cirotano è riuscita ad organizzare la manifestazione di fine anno, promossa dal dirigente scolastico dell' “ Istituto comprensivo Luigi Lilio” Vincenzo Gabriele, dal segretario Luigi Ruggiero e dal
parroco don Giovanni Napolitano. «All'iniziativa: l'
“Albero della Speranza” scrive in una nota il governatore Antonio Russo
- va tutto il riconoscimento per aver contribuito positivamente alla riuscita
di un vero e proprio miracolo d'impegno sociale».
Infatti alcuni volontari
della Misericordia di Cirò
- prosegue la nota - insieme agli alunni, hanno allestito un vero e proprio
laboratorio del riciclo con
lo scopo di addobbare un
albero con materiali da riciclo. I bambini sono stati i
veri protagonisti dell'iniziativa, che con i propri lavori hanno decorato l'albero, hanno espresso tenerezza, pace ed amore,
segno invincibile di speranza per il nuovo anno ed
un futuro migliore. L'allestimento dell'albero di
Natale con materiali riciclati, è stato un nuovo modo di intendere il Natale, e
le finalità di questa iniziativa - scrive Russo - sono
anche quelle di proporre
ai piccoli una visione sistemica dell'ambiente che
li circonda».
g. d. f.
I partecipanti al tuffo d’inizio d’anno
Cirò Marina. Iniziativa della Lega navale
Solo sette temerari
in mare per il primo
tuffo d’inizio d’anno
di PATRIZIA SICILIANI
CIRÒ MARINA- L’onore
della cittadina marittima è
salvo: sette cittadini, tutti
uomini, hanno avuto l’audacia di slanciarsi con la testa all’ingiù nelle acque gelide del mare territoriale, a
mezzogiorno di ieri, per la
prima edizione del “Tuffo
di Capodanno”.
Il tratto di litorale, compreso tra il lido “Gemelli” e
la scogliera del porto, è divenuto lo scenario naturale
dell’evento, organizzato
dalla sezione locale della
Lni, con il supporto della
Rari Nantes.
Il battage pubblicitario e
le allegre marce, eseguite
dalla banda musicale del
maestro Esposito, hanno
richiamato tantissimi curiosi, i quali, però, hanno
preferito fare da spettatori.
Tra i fattori frenanti, le
abbuffate e le abbondanti libagioni al cenone e il termometro fermo a 13 gradi,
malgrado il sole.
Pertanto, i fuochi d’artificio hanno salutato l’impresa degli impavidi bagnanti, Giuseppe Aloisio,
Carmine Affatato, Pino Benevento, Antonio Pignata,
Giuseppe Rovito, Enzo
Vrenna, Roberto Rodio.
I dirigenti, Aloisio e Affatato, hanno difeso i colori
della sezione Lni, mentre il
presidente, Antonio Gallella, e il vicepresidente, Diego Fortuna, sono rimasti
intabarrati per colpa di un
raffreddore. A loro agio, invece, il presidente della Rari Nantes, Benevento,
istruttore di nuoto, e il nuotatore Pignata, premiato
come concorrente più anziano. Premio, pure, per il
più giovane, Rovito, un laccio con medaglione, dono
dell’orafo Cozza, gadget
Lni per tutti. I fratelli Ruggiero hanno offerto bevande calde, Quattromani i panettoni, Rovito i fuochi pirotecnici.
Cutro. Alla manifestazione presenti le autorità e il Coni provinciale
I 25 anni della società di pallavolo
celebrati con una grande festa
di SARA CAMPOSANO
CUTRO - Venticinque anni
di attività non è impresa da
poco. Ecco perché la Pallavolo Cutro ha celebrato
l’ambito traguardo con tutti i convenevoli del caso.
Già negli scorsi mesi il Coni
nazionale aveva conferito
alla società sportiva cutrese la stella di bronzo al merito, premio nazionale ottenuto non solo per il lungo
periodo in cui la pallavolo
biancoazzurra ha operato
sul territorio, ma anche
perché quattordici anni
consecutivi di serie B, frequentati con onestà e serietà d’intenti, sono un bel
punto di arrivo e di ripartenza.
Alla manifestazione, tenutasi nella sala polivalente “Falcone e Borsellino”,
erano presenti, oltre all’intera squadra e ai dirigenti,
le autorità cittadine e provinciali. Il presidente provinciale del Coni, Claudio
Perri, ha citato proprio il
premio conferito dal Coni
nazionale, spiegando che i
risultati conseguiti dalla
Pallavolo Cutro, per tutti
Foto di gruppo per la festa della pallavolo Cutro (Foto Alfieri)
questi anni e con continuità, sono stati davvero notevoli, soprattutto se si tiene
conto che si tratta comunque di una realtà piccola.
Il consigliere regionale
Francesco Sulla ha, invece,
ricordato gli anni della sua
presidenza contraddistinti
per il salto dalla serie C alla
B, le difficoltà riscontrate e
superate tutti insieme, i
frutti raccolti dopo tanti sacrifici.
I complimenti sono arrivati anche da parte dell’as-
sessore allo sport Antonio
Lorenzano e dal sindaco
Salvatore Migale, i quali
hanno consegnato una targa alla società cutrese per il
lavoro svolto in tutti questi
anni, anche dal punto di vista sociale.
Fra i dirigenti, invece, il
presidente Alberto Fabiani, il vice Salvatore Salerno, Marco Ciconte e Gianfranco D’Ettoris.
E’ soprattutto loro il merito della mostra fotografica tenutasi dopo la manife-
stazione, la quale ha puntato a ripercorrere tutte le
tappe delle varie squadre
alternatesi negli anni, dagli esordi ad oggi.
Fiore all’occhiello, invece, la rassegna stampa con
vecchi articoli di quotidiani che ricordavano proprio
le partite giocate nei vari
campionati dalla rosa cutrese.
E’ stato proiettato anche
un video-collage delle azioni più belle di questi ultimi
anni delle atlete biancozzurre a cura dell’emittente
televisiva “Rete Azzurra”,
le quali hanno divertito
coach Won, capitan Anna
Bareti e compagne. Il pubblico ha apprezzato la manifestazione, seguita con
molto interesse.
Commosso il presidente
Fabiani, ha ringraziato a
nome di tutta la dirigenza
tutte le figure istituzionali
che vi hanno partecipato e
che hanno anche aiutato la
società sportiva dilettantistica cutrese a seguire un
percorso sportivo notevole,
degno appunto di essere ricordato e festeggiato così
come è stato.
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30 Crotone
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
ora
LUNEDÌ 2 gennaio 2012 PAGINA 5
UCCISO
sotto gli occhi
della moglie
Stavano andando dai parenti a festeggiare l’ultimo dell’anno
Per gli inquirenti potrebbe trattarsi di un agguato mafioso
VIGILIA DI
SANGUE
La scena
del delitto:
l’auto di
De Maria e
il fuoristrada
utilizzato
dai sicari
(fotoservizio
Cufari)
STAITI (RC)
È stato un San Silvestro di sangue quello vissuto a Staiti, piccolo paesino dell’entroterra reggino. Presumibilmente quattro
sono stati i colpi di pistola che hanno centrato alla gola e al torace Antonio De Maria. Una missione di morte in piena regola e per il sessantenne operaio forestale
non c’è stato scampo. De Maria è morto
sul colpo, proprio alla vigilia di capodanno, quando ai botti festivi si sono così mescolati i colpi, mortali, di pistola calibro
9x21.
L’uomo, già noto alle
L’uomo, 60 anni
forze dell’ordine, lavorava
è stato colpito da a Reggio Calabria ma orquattro colpi di mai da diversi anni viveva
la famiglia a Messina.
pistola alla gola con
I coniugi De Maria avevae al torace
no deciso di brindare al
nuovo anno insieme a parenti e amici e da qualche giorno erano
quindi tornati al paese di origine, Staiti.
Erano circa le 13 di sabato quando Antonio De Maria, insieme alla moglie, era intento a raggiungere in auto il paese aspromontano. Aveva da poco lasciato la statale 106 e dal bivio di Brancaleone stava percorrendo la strada provinciale 76 che porta a Staiti. Qua però, dopo una curva, l’auto guidata da De Maria è stata speronata
da un fuoristrada e costretta a fermarsi.
Da una prima ricostruzione fatta dagli investigatori, erano presumibilmente due
gli uomini a volto coperto che sono scesi
dal fuoristrada per scaricare contro il sessantenne un’assordante pioggia di piombo. I colpi lo hanno raggiunto alla gola ed
al torace. Mentre i killer si sono, subito,
dati alla fuga a piedi, forse con la complicità di una terza persona che li attendeva
a bordo di un’auto a qualche decina di metri di distanza dal luogo del delitto. In macchina, al posto di guida, è restato il corpo
senza vita di Antonio De Maria. Illesa invece la moglie, seduta a pochi centimetri
da lui.
Sul posto sono prontamente intervenuti per i rilievi del caso gli uomini dell’Arma
guidati dal tenente colonnello comandante del gruppo carabinieri di Locri, dal tenente Francesco Donvito comandante
della compagnia carabinieri di Bianco e
dal tenente Fortunato Suriano comandan-
te del nucleo operativo radiomobile. Insieme con loro, i carabinieri della sezione
investigazioni scientifiche del comando
provinciale dei carabinieri, il medico legale Pietro Tarzia e il pubblico ministero della Procura di Locri Salvatore Cosentino
che ha già predisposto l’esame autoptico
sul corpo della vittima.
Per tutta la giornata di sabato e quella di
ieri, gli investigatori hanno eseguito perquisizioni e controlli a tappeto. Tante le
persone sentite, tra questi la moglie della
vittima, unica testimone, la quale però
non avrebbe saputo fornire particolari utili all’individualizzazione dei killer.
«Allo stato delle indagini non possiamo
affermare nulla con certezza - specificano
a più riprese gli investigatori - ci stiamo
muovendo su più fronti, ci sono più supposizioni, però allo stato attuale non c’è
nulla di certo. Le indagini sono a 360 gradi». Sembra però che gli inquirenti diano
per certo il fatto che il delitto sia maturato in un ambiente mafioso. E sia riconducibile, potenzialmente, al passato della vittima. Da quanto si apprende, infatti, De
Maria anni fa era stato accusato di associazione per delinquere e rapina ed ancora
gli archivi dell’Arma fanno ricordare che
nell’ormai lontano 1997 nell’ambito dell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Vascello” De Maria fu tratto in arresto per traffico di droga. L’uomo, inoltre,
era considerato vicino alla cosca Morabito-Mollica-Palamara. «Stiamo vedendo
che rapporti aveva la vittima con alcune
persone del luogo ma al momento - dice
un inquirente - non c’è niente di certo».
Intanto, gli investigatori fanno anche sapere che, seppur l’uomo avesse tali precedenti, dopo l’arresto del 1997 si era trasferito a Messina e negli ultimi anni non risulta alcuna particolare frequentazione.
Gli stessi, però, fanno inoltre sapere che il
padre del sessantenne negli anni ottanta
rimaste anch’egli vittima di un agguato. Si
scava quindi nel passato e nel presente per
cercare di dare una soluzione al caso.
L’esito dell’indagine necroscopia, prevista per le prossime ore, potrebbe iniziare a mettere ordine tra i tasselli di un puzzle che si presenta, al momento, assolutamente frammentato.
Al momento il fascicolo rimane affidato alla Procura ordinaria ma, dal momento che nelle ultime ore gli investigatori ritengono che il delitto sia maturato nell’ambito della criminalità organizzata, nulla esclude che nei prossimi giorni l’indagine potrebbe passare al sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia.
Intanto nella piccola comunità di Staiti
l’atmosfera festiva ha lasciato spazio allo
straziante dolore.
ANNALISA COSTANZO
regione@calabriaora.it
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LUNEDÌ 2 gennaio 2012
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
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S T R E T T O
Tre momenti della marcia di ieri sera nel centro di Gioia Tauro con il parroco della città, responsabile dell’associazione “Il Samaritano, il volontario di Emergency, Francesco Azzarà, recentemente
liberato dai suoi sequestratori in Darfur e don Giacomo Panizza giunto per l’occasione da Lamezia Terme
GIOIA TAURO (RC)
«Forza, immaginazione e
coraggio» è la preghiera laica
per la Piana di Gioia Tauro, il
Sud e i suoi giovani chiamati a
costruire il cambiamento. Ventiquattresima Marcia della pace ieri sera a Polistena. «Esserci dopo tutti questi anni non è
un merito, ma una sfida, l’impegno alla giustizia è l’unico
possibile» dice in chiesa prima
del corteo don Pino Demasi, il
presidente dell’associazione “Il
samaritano” che organizza la
manifestazione. Il duomo fitto
di persone e poi le fiaccole a fiumara per le vie testimoniano
un senso della pace inscindibile dalla giustizia, secondo il
messaggio papale scelto da guida per la giornata. Un messaggio che in quei valori scorge la
formazione dei giovani. «La loro felicità dipende dalla pace e
dalla giustizia» confida don
Giacomo Panizza, il responsabile della comunità Progetto
Sud, colpita anche di recente
da una pesante intimidazione
mafiosa, proprio la notte del 25
dicembre, quando una bomba
è stata fatta esplodere davanti
all’entrata di un centro per minori a Lamezia Terme. «Siete
felici di subire angherie, guerre? chiederei ai ragazzi - osserva Panizza - ma attenzione che
gli educatori non considerino i
giovani creta da plasmare,
quando aiutiamo qualcuno a
crescere bisogna farlo insieme
a lui, perché trovi dentro di sé
le qualità per affrontare la vita». Sul recente attentato ai
danni di Progetto Sud don Giacomo non si sofferma, preferisce allargare lo sguardo su una
serie di intimidazioni che a La-
Capodanno di pace
con don Pino Demasi
Il cuore della Piana in marcia per dire no all’arroganza
mezia nell’ultimo mese e mezzo hanno colpito i più vari bersagli, ma non hanno ricevuto
l’attenzione dei media. «I giornali hanno parlato solo di noi,
ma la ‘ndrangheta occupa il
territorio e non la si combatte
dando spazio solo ad alcuni».
Nella regione che fa fatica a declinare l’idea di futuro, «il futuro è un tempo verbale che in
dialetto nemmeno esiste» dice
don Pino, impegno è parolaazione cui sola si può affidare il
cambio di passo. E ovviamente sono i giovani a dover «forzare l’aurora a nascere». Il parroco cita Benedetto XVI: «Non
lasciatevi prendere dallo scoraggiamento e non abbandonatevi a false soluzioni, non abbiate paura di scegliere le vie
che richiedono fedeltà e costanza, umiltà e dedizione. Sia-
In fiamme il lido Miragolfo
L’ombra del racket sulla distruzione della struttura balneare
VIBO V. Un Capodanno amaro per i proprietari del lido balneare “Miragolfo” di Nicotera Marina, centro sulla costa tirrenica vibonese. Amaro per loro come per
altri imprenditori e commercianti vibonesi che col primo dell’anno
hanno ricevuto la
visita della crimiAmara sorpresa
nalità organizzaper la titolare.
ta. Nella prima
mattinata di ieri,
L’incendio è un
infatti, malviventi
chiaro segnale
hanno cosparso
di avvertimento
di benzina i manufatti del lido
balneare sito sulla costa vibonese,
di proprietà di una donna di 56
anni, M.M., vedova, e lo hanno dato alle fiamme distruggendo il bar,
le cabine e tutta l’attrezzatura pre-
sente all’interno. La triste sorpresa si è presentata gli occhi della
donna nel giorno che inaugura
l’anno, per lei nel peggiore dei modi. Sul posto per spegnere le fiamme sono intervenuti i vigili del fuoco del comando provinciale di Vibo Valentia e i carabinieri della locale stazione, guidati dal maresciallo Antonino Spampinato, che
hanno avviato le indagini a partire dagli elementi raccolti in loco,
cercando di reperire ogni particolare utile alle investigazioni. Una
cosa appare certa: l’incendio è il
chiaro segnale di un avvertimento,
un’intimidazione evidentemente
indirizzata ad una persona, titolare di un esercizio commerciale,
che non ha inteso piegarsi al racket delle estorsioni.
Gli inquirenti ora sono al lavoro per tentare di comprendere se
vi siano, e quali siano, gli agganci
tra l’episodio incendiario e la criminalità organizzata locale. Nicotera Marina, infatti, è stata già in
passato numerose volte oggetto di
altri attentati contro imprenditori
del luogo. In ultimo è da ricordare il caso delle intimidazioni ai
danni dell’imprenditore Antonio
te coscienti di essere voi stessi
di esempio e di stimolo per gli
adulti, e lo sarete quanto più vi
sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione». E della necessità di un impegno concreto per la Calabria, che vada oltre le promesse di un istante,
parla Francesco Azzarà, il volontario di Emergency da poco
liberato, pure lui ospite dell’iniziativa. «La pace o sta dentro
di noi o hai voglia a partecipare a marce e dibattiti» ha infine messo in guardia il vescovo
Luciano Bux. La pace è il contrario della rassegnazione in
queste terre.
Angelo Siciliano
Comerci, operante nel settore dell’imbottigliamento dell’acqua minerale, preso di mira più volte nel
corso degli ultimi mesi. Contro la
sua abitazione e la sua impresa,
infatti, sono state due le “attenzioni” riservate da coloro che vengono ritenuti dagli inquirenti esponenti del clan Mancuso di Limadi,
egemone nell’intera provincia di
Vibo Valentia. Per i fatti di cui è
stato fatto oggetto Comerci sono
finiti in carcere due giovani, Antonio Campisi e Nicola Vittorio
Drommi, ritenuti responsabili di
tentata estorsione in concorso aggravata e continuata. I loro arresti
sono stati il culmine dell’operazione “Sorgente”, coordinata dalla
Procura di Vibo Valentia e condotta dai carabinieri del comando
provinciale, i quali, attraverso una
puntigliosa indagine, sono risaliti
ai due. L’attenzione delle forze dell’ordine, quindi, nel territorio nicoterese è altissima.
g.maz.
la strana scomparsa
Rubata la statua marina di S. Francesco
PAOLA (CS) La statua in bronzo di
San Francesco di Paola, posizionata nei
fondali del mar Tirreno e del peso di due
quintali, è stata rubata da ignoti alcuni
giorni addietro. Dolore e rabbia nella città di Paola. Amareggiato il sindaco Roberto Perrotta. Il fattaccio è stato scoperto questa mattina dal professor Piero
Greco, responsabile del Gruppo subacqueo paolano e artefice, quattro anni addietro, dell’iniziativa, unitamente all’amministrazione comunale paolana ed alla
comunità dei minimi. L’enorme statua
del protettore della gente di mare, segnalata da una mega-boa in vetroresina, era
ormai divenuta punto di riferimento di
pescherecci e imbarcazioni di ogni realtà. Quando, infatti, pescatori e appassionati attraversavano il tratto di costa adiacente la Marina di Paola, si fermavano
in sosta raccogliendosi in preghiera. La
statua, tra l’altro, è stata calata e installa-
ta nei fondali nell’ambito dell’iniziativa
internazionale di formazione dei bambini disabili (ciechi e down) e quindi era
ormai divenuta una vera e propria icona
anche per i diversamente abili.La scoperta del presunto furto, a dir poco incredibile, è da attribuire allo stesso capo dei
subacquei, Piero Greco, che ieri mattina,
assieme ai suoi uomini, notando l’anomalia, ha ispezionato l’intera zona per un
raggio di cento metri senza però trovare
traccia alcuna dell’enorme struttura. I ladri hanno lasciato solo un enorme buco.
Esperti del settore riferiscono che per poter caricare quel tipo di statua era necessaria una imbarcazione di almeno 30
metri, e questo tipo di natanti è in dotazione della marineria di Torre del Greco.
Da Scalea a Campora San Giovanni, infatti, non esistono pescherecci di queste
dimensioni. Ecco perché i maggiori sospetti sono concentrati su pescatori che
risiedono fuori dalla Calabria. La statua
in lega di bronzo era stata calata nei fondali il 14 novembre di quattro anni fa e
inaugurata da autorità civili, religiose e
militari a tutti i livelli. I pescatori del luogo stanno organizzando una manifestazione di protesta, mentre il sindaco di
Paola, Roberto Perrotta, informato dell’accaduto, si è apparso fortemente scosso e amareggiato per la vicenda.
Guido Scarpino
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calabria
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Espulso, ma lo tengono in carcere
La paradossale vicenda di un tunisino detenuto nell’istituto di Castrovillari
CASTROVILLARI (CS)
In tempi di sovraffollamento delle
carceri, capita anche di restare reclusi nonostante non devi esserlo. Anche se un giudice di sorveglianza ha
deciso di espellerti dall’Italia da quattro mesi. Kouki Lotfi, cittadino tunisino quarantatreenne, è davvero deluso dal nostro Paese e vuole andar
via. Sta scontando una pena di sette
anni al carcere di Castrovillari, dopo
una condanna emessa dal Tribunale
di Rimini il 2 novembre 2000 (e diventata definitiva l’1 aprile 2003). Era
arrivato nel nostro Paese con tanti
buoni auspici e sogni da realizzare.
In Italia non ha trovato però proprio
la vita che si immaginava, ed ha sbagliato commettendo qualche furto.
Nel corso degli anni avrà avuto
modo di pensarci e ripensarci: per un
immigrato, vivere nel nostro Paese,
non è semplice: la cosa che gli fa tanto male è la mancanza di possibilità
lavorative. Dopo un travaglio interiore, e dopo aver espresso più volte la
sua volontà ai suoi legali (Mario e
Riccardo Rosa del Foro di Castrovil-
lari), il 2 marzo del 2011 fa la sua scelta: sfruttando una norma della legge
Bossi- Fini (art.15 della legge
189/2002), decide di fare istanza per
tramutare la pena rimanente (meno
di due anni), nell’espulsione dal territorio nazionale. La norma prevede
l’obbligo di non rientrare nel nostro
Paese per dieci anni. Lui, dell’Italia
non ne può proprio più. I suoi avvocati scrivono quindi al giudice di sorveglianza presso il Tribunale di Catanzaro in attesa di risposte.
«Crede che in Italia non ci siano
prospettive e che il cittadino straniero sia costretto a sbagliare per il concetto che di “immigrato” che si ha»,
dice l’avvocato Riccardo Rosa a Calabria Ora. Dopo alcuni mesi a caccia di
eventuali «situazioni ostative all’espulsione», la Questura dà parere
favorevole e il sette settembre scorso
il magistrato di sorveglianza per i circondari di Cosenza, Paola, Castrovillari e Rossano, Paola Lucente, con decreto 2868/2011 ha ordinato il provvedimento di «espulsione dal territorio dello Stato italiano».
Inspiegabilmente, però, al primo
Il carcere di Castrovillari
di gennaio 2012, Lotfi è ancora in carcere. Il problema? Il passaporto scaduto negli anni del carcere. «Ora è
fermo all’ufficio matricole del carcere - spiega Rosa -, e non lo imbarcano per il ritorno in Tunisia se non arriva il nullaosta del consolato tunisino. Ad oggi, posso dirvi che non è an-
cora arrivato». Davvero una quisquilia: basta un ok a permettere l’espulsione di Kouki Lotfi e il ritorno nel
suo Paese d’origine. «In momenti di
crisi economica e di tagli alla spesa, a
causa di un semplice nullaosta del
consolato tunisino lo Stato continua
a pagare spese che ufficialmente non
Sistema detentivo da Medioevo
Un dramma italiano. Il problema non è solo il sovraffollamento
COSENZA
Partiamo da un dato. Dei
ventuno istituti di pena più affollati d’Italia, tre sono in Calabria ed uno di questi è proprio
il carcere di Castrovillari. Gli altri due presenti nella lista stilata dall’associazione Antigone
(un vero e proprio osservatorio critico sulle condizioni carcerarie) sono a Palmi e a Reggio Calabria. Ma il sovraffollamento riguarda senz’altro anche gli altri istituti calabresi e a
dimostralo sono i ricorsi presentati da alcuni gruppi di detenuti (da Cosenza, da Catanzaro, da Vibo Valentia) alla
Corte europea dei diritti dell’uomo. Ricorsi in cui si lamentano le ristrettezze fisiche alle
quali sono assoggettati i detenuti all’interno delle celle, che
sono rimasti “lettera morta” e
non se ne comprendono i motivi. Così come è incomprensibile l’atteggiamento dell’ammistrazione penitenziaria di Castrovillari - per il caso del detenuto tunisino - che gestisce un
istituto particolarmente sovraffollato e con una massiccia presenza di detenuti extracomunitari. Quella di Castrovillari è
una struttura sostanzialmente
nuova, consegnata soltanto nel
1995 dopo undici anni di inattività, concepita per “ospitare”
un solo detenuto a cella, per
una capienza regolamentare
complessiva di 131 posti. A dispetto di ciò il numero dei detenuti attualmente è più del
doppio. Il dato al marzo 2011
era di 281 persone di cui oltre
120 stranieri. Salta subito agli
occhi il fatto che basti il numero dei detenuti stranieri a colmare quasi la capienza regolamentare di questo istituto di
pena. Eppure la principale criticità del carcere di Castrovillari, almeno secondo l’osservatorio di Antigone, «riguarda l’assenza di opportunità lavorative
per la popolazione detenuta»:
nessuna attività rieducativa, a
parte quell'ordinario svolgimento delle mansioni “domestiche” assegnate ai detenuti
secondo un normale schema di
turnazioni.
Identiche condizioni di sovraffollamento li vive il carcere
di Vibo Valentia, trattandosi di
una struttura concepita per
una capienza regolamentare di
230 posti (oppure, massima
tollerabilità fino a 360 posti)
mentre vi sono rinchiusi più di
400 detenuti, un terzo dei quali è costituito da stranieri. Lo
stesso so vale per la città di
Reggio Calabria, dove la popolazione carceraria è di ben oltre
il 200 per cento (354 carcerati
a fronte di una capienza per
164 posti). Più del doppio dei
detenuti sono presenti anche
nell’istituto di pena di Palmi
(285 per 140 posti). Ma è dal
carcere di Siano, a Catanzaro,
che parte un ricorso collettivo
presentato da un gruppo di 5
detenuti che denunciano la critica condizione di vita trascorsa all’interno di celle misuranti 4 metri per 4 condivisa mediamente 4 o 5 persone che vi
trascorrono 20 ore al giorno,
lamentando anche l'assenza di
finestra e di acqua calda nei bagni. Analogo ricorso è stato
presentato dai carcerati di Vibo
che mettono in evidenza una
situazione ancora più grave, se
possibile, trattando di celle ampie due metri e mezzo per quattro. Insomma, l'allarme continua a starci tutto. C'è poi da
considerare che un'alta percentuale di detenuti sono in attesa
di giudizio, solo a conclusione
del quale si ha cognizione certa dello status che li attende, se
di detenzione o libertà. Molti
sono anche i tossicodipendenti. Se a tutto ciò si aggiunge la
carenza dei requisiti minimi di
rispetto dei diritti umani, la miscela che ne risulta è esplosiva.
Una riforma seria, effettiva,
civile del sistema carcerario italiano, che fosse in linea con
quanto avviene in molte realtà
non solo europee, prevederebbe tutta una serie di qualità non
necessariamente legate o subordinate all’impiego di risorse finanziarie aggiuntive ma
certamente migliorative della
vita umana dei detenuti e, dettaglio di non poco conto, delle
proprie famiglie. Tra le proposte pure molto articolate dell’osservatorio di Antigone, un
decalogo di regole molto semplici sintetizza ciò che si potrebbe tranquillamente attuare se
soltanto ve ne fosse la volontà:
1) aumentare ad almeno dodici le ore quotidiane da trascorrere fuori dalla cella; 2) colloqui
con i parenti da potersi effettuare anche il sabato e la domenica; 3) aumento delle ore
da trascorrere all’aria aperta;
4) incremento della presenza
di volontariato, associazioni e
cooperative; 5) ingresso senza
ritardi dei medici di fiducia dei
detenuti; 6) libertà nel potersi
fare la doccia anche più di una
volta al giorno; 7) apertura dei
blindati; 8) convocazione dei
consigli di disciplina con proposte premiali finalizzate alla
concessione di misure alternative per chi è in condizione di
poterne fruire; 9) disponibilità
di ghiaccio in sezione per conservare il cibo e raffreddare le
bevande; 10) tende per proteggere dal sole e sistemi di ventilazione... È chiedere troppo?
LUIGI GUIDO
l.guido@calabriaora.it
deve (perché il cittadino tunisino è
già stato espulso).
Quanti altri casi ci saranno in Italia del genere?», si chiede ancora Riccardo Rosa? Bella domanda. E poi c’è
il problema sovraffollamento delle
carceri. Se Lotfi è stato espulso dall’Italia (ufficiosamente ma non ufficialmente), il suo posto in carcere potrebbe benissimo essere “liberato”
per rendere meno difficile la detenzione per altri. La burocrazia, però,
ha avuto il “sopravvento” anche questa volta.
Fra pochi mesi sarà un anno dalla
sua istanza per ottenere la «misura
alternativa alla detenzione»: tempi
davvero troppo lunghi, considerando che, nel frattempo, la pena scadrà
(l’undici aprile 2012 Kouki Lotfi sarà
scarcerato). E se il nullaosta del consolato non dovesse arrivare, a Lotfi
non resta che attendere e, una volta
libero, farsi un bel biglietto aereo solo andata verso la Tunisia. Dimenticando un Paese dalle troppe contraddizioni.
LUIGI BRINDISI
l.brindisi@calabriaora.it
l’appello di corbelli
«Rispettare i diritti
di queste persone»
CATANZARO Il leader del Movimento Diritti Civili,
Franco Corbelli, da oltre 20 anni impegnato a combattere e denunciare il dramma delle carceri in Italia, dopo i
nuovi suicidi dietro le sbarre e la morte di un altro detenuto, parla di «una situazione esplosiva», denuncia la
«grave e preoccupante situazione dei reclusi malati, segnalata con diverse lettere recapitate allo stesso Corbelli,
del drammatico problema del sovraffollamento, delle condizioni disumane in cui sono costretti a vivere le persone
detenute» e si dice «fortemente preoccupato per i casi di
disperazione di alcuni reclusi gravemente malati e a rischio suicidio».
«Continuo a ricevere - afferma Corbelli - diverse missive da parte di alcuni detenuti, gravemente malati, che mi
partecipano i loro drammi, la loro disperazione, la voglia
di farla finita. Mi descrivono le condizioni disumane nelle quali sono costretti a sopravvivere. Ci sono detenuti ciechi, paraplegici, in alcuni casi si tratta anche di incensurati, in attesa di processo. Mi descrivono, anche con piccoli
disegni, le situazioni allucinanti, disumane nelle quali sono costretti a vivere. Sette (a volte anche otto) detenuti
ammassati e costretti a convivere in una cella di 20 metri
quadri, una stanzetta di 5 passi per 4 passi, due tavolini
(cm 100x50), sette sgabelli, 10 pensili, tre letti a due piani, un letto singolo, il bagno, la doccia, il lavello. È questo
un atto d’accusa inequivocabile e durissimo sulla disumanità delle carceri. Si domandano questi detenuti: che giustizia è questa? È una giustizia giusta e umana, è uno Stato di diritto? Si possono trattare in questo modo degli essere umani? Questi detenuti, al di là delle loro vicende
processuali, chiedono semplicemente di poter essere curati in strutture adeguate per le loro gravi patologie, per
non morire, per non rischiare di diventare completamente ciechi, per non finire la loro esistenza paralizzati. Nelle
lettere questi detenuti mi descrivono tutta la loro disperazione, mi chiedono di intervenire prima che sia troppo
tardi, per scongiurare qualche nuova tragedia, mi manifestano, questi reclusi, in modo sincero e drammatico, il desiderio di porre fine a questa sofferenza. Per questo sono
oltre 20 anni che lotto e denuncio il rischio che possa verificarsi qualche insano gesto. Ho con le mie battaglie fatto scarcerare in questi anni oltre 50 detenuti. Chiedo che
si intervenga immediatamente considerando caso per caso quelli più gravi e drammatici, ad iniziare dai detenuti
molto malati, incompatibili con il regime carcerario, che
devono essere scarcerati e curati adeguatamente in strutture specializzate. Questi detenuti chiedono solo una giustizia giusta e umana. Un Paese civile - conclude Corbelli
- ha il dovere di rispettare i diritti, elementari e fondamentali, di queste persone, di questi essere umani».
LUNEDÌ 2 gennaio 2012 PAGINA 16
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«Ad ogni azione corrisponde una reazione». È questa la
convinzione dalla quale parte don Pino Demasi per spiegare che «l’attacco della criminalità a cui assistiamo oggi significa che il nostro lavoro sta dando i suoi frutti».
Il referente di Libera per la
Pina di Gioia Tauro lo ha detto ieri a Polistena durante la
“24° Marcia della Pace”. Dopo la messa officiata dal vescovo Luciano Bux insieme
alla stesso don Pino è partita
la consueta “marcia silenziosa” che ha portato il lungo
serpentone, guidato dall’arcobaleno della pace, attraverso la città.
Invitati a questa edizione
della marcia il volontario di
Emergenzy Francesco Azzarà, recentemente liberato dopo il rapimento in Darfur dello scorso agosto, e don Giacomo Panizza, che ha subito
l’ultima (la notte del 25 dicembre scorso) di una serie
di intimidazioni ai danni di
“Progetto Sud” a Lamezia
Terme. Organizzata dall’associazione polistenese “Il samaritano”, insieme a Libera,
la marcia ha richiamato migliaia di cittadini, a testimoniare l’impegno costante dell’associazione: «affinché cresca una positiva cultura della
legalità, soprattutto fra i giovani» ha detto don Demasi.
Ieri, nella giornata mondiale
della pace, i giovani sono stati al centro del consueto messaggio del papa, nel quale Benedetto XVI ha scritto: «non
abbiate paura di impegnarvi,
di affrontare la fatica e il sacrificio, di scegliere le vie che
richiedono fedeltà e costanza, umiltà e dedizione».
«Parole forti – ha affermato don Demasi - queste di papa Benedetto, che ricordano
quelle parole altrettanto forti che un altro papa, il beato
Giovanni Paolo II rivolse ai
giovani calabresi a Reggio
Calabria il 7 ottobre del 1984:
“Voi, giovani carissimi dovete dare una testimonianza
forte e coraggiosa. Non cedete mai alla tentazione della
violenza criminosa e mafiosa”».
Una pressione, quella della criminalità organizzata sul
territorio, che è sotto gli occhi
di tutti: l’intimidazione subita dal segretario della Cgil Fp
medici Francesco Loschiavo;
Una moltitudine
in corteo
con il
Samaritano
e Libera
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Laureana “Aurora”
Chiuso
Don Demasi rilancia:
«La società reagisce»
MIGRANTI/2
E i consulenti
del lavoro donano
cento coperte
Polistena, 24esima marcia della pace per dire no alla mafia
IN PRIMA LINEA Don Demasi e don Palizza a Palistena
quelle a “Progetto sud” di
don Panizza sono soltanto le
più recenti. Lo stesso don Panizza ha detto dal palco di
Piazza Repubblica a Polistena che «quella di natale è l’ultima di una serie di intimidazioni che abbiamo subito nel-
la nostra zona. In questo caso abbiamo avuto grande
spazio dagli organi di informazione, io penso – ha continuato – che ogni casa che
viene minacciata, ogni famiglia intimidita debba avere
voce per potersi ribellare».
Tra le via della città la fiaccolata silenziosa ha affermato,
ancora una volta, l’impegno e
la volontà civica di dire basta
alla criminalità, di iniziare un
cammino nuovo, che guardi
al futuro.
«Di questi tempi … l’impegno per la giustizia e per la
pace che si rinnova è l’unico,
il solo che possiamo pensare
e osare perché non c’è tempo
per perdere tempo, per lesinare un’idea, - ha affermato
don Demasi all’inizio della
messa - per rimandare il da
Massima allerta
dopo l’escalation
di intimidazioni
nella Piana
di Gioia Tauro
ROSARNO
farsi.
Di questi tempi … in cui il
tempo declinato da molti è
“l’imperfetto”, e da alcuni il
“passato remoto” che spesso
è un tempo inventato e nostalgicamente ripensato, ed
in una regione nel cui dialetto stranamente non esiste il
tempo futuro, c’è un tempo
che va invece osato: è il nostro tempo. Quello, cioè questo, in cui bisogna forzare
“l’aurora a nascere”».
MAURO NASTRI
piana@calabriaora.it
MIGRANTI
Per un 2012 di integrazione
Rosarno, festa dell’accoglienza al campo per l’ultimo dell’anno
ROSARNO
Ultimo dell’anno con i migranti di
Rosarno per chiudere un difficile 2011
e sperare in un nuovo anno con una
svolta a favore dell’accoglienza e della
multi etnicità. Sabato pomeriggio, al
campo migranti di Testa dell’Acqua,
si sono riunite le associazioni, alcune
rosarnesi, come Arci e Scout, e altre
accorse da oltre provincia e fuori regione, per dare l’addio all’anno appena trascorso e passare qualche ora con
i migranti, all’insegna della condivisione e della leggerezza.
Agli africani, che rientravano alla
spicciolata dai campi, sono state offerte le zeppole, e altri prodotti tipicamente natalizi. A movimentare la serata ci hanno pensato i volontari di “La
Mur – Libera Associazione Mitt ù
rest”, proveniente di Monopoli, in provincia di Bari, che hanno inscenato
balli e karaoke insieme ai migranti.
Presenti alla serata anche il personale
dell’associazione “Il mio amico Jonathan”, che gestisce il campo migranti
e l’amministrazione comunale con assessori e consiglieri. E’ stato un pomeriggio sicuramente diverso per i cento
momento di
condivisione
Associazioni locali
e non, hanno
trascorso la vigilia
con gli africani
per manifestare
la loro vicinanza
DIALOGO Gli africani ricevono i volontari
africani che alloggiano nella struttura
di accoglienza, riuniti nel piazzale e
certamente parte attiva della festa, con
canti e danze tipiche dei loro luoghi di
origine. Tanti i bambini presenti, protagonisti di un significativo “giro tondo” con tutti gli ospiti mano per la mano. I punti positivi della serata sono
stati tanti, ad esempio l’atmosfera
tranquilla e carica d’entusiasmo. Non
si è potuto fare a meno di notare quanto siano state impegnate alcune associazioni rosarnesi, da sempre in prima linea, così come nuove arrivate da
altri punti della Calabria e del meri-
dione, all’insegna della solidarietà. La
struttura è sembrata in ordine e con
meccanismi di convivenza e gestione
assolutamente ben strutturati. L’unico neo è stata la poca presenza, quasi
nulla, della Rosarno reale, dei singoli
cittadini.
Un’assenza evidentemente dovuta
alla poca pubblicizzazione dell’evento, e anche al fatto che il pomeriggio
della vigilia assorbe quasi sempre tutti nel rituale dei preparativi del capodanno.
DOMENICO MAMMOLA
piana@calabriaora.it
Cento coperte per soddisfare uno dei bisogni
più elementari, e contribuire così ad alleviare le
sofferenze dei braccianti
africani che lavorano nei
campi della Piana. E’ la
singolare iniziativa lanciata in occasione delle
festività natalizie dall’Unione giovani consulenti del lavoro e dal consiglio dell’ordine di Reggio Calabria.
Nei giorni scorsi una
delegazione composta da
Caterina Brianti, Pietro
Latella, Beniamino Scarfone e dal presidente dell’ordine Paolo Chirico,
ha consegnato le coperte
al sindaco di Rosarno
Elisabetta Tripodi.
«Grazie per la vostra
sensibilità- ha risposto il
primo cittadino- in questi momenti anche il più
piccolo apporto costituisce per noi un aiuto significativo.
Attualmente i lavoratori extracomunitari impegnati sono numerosissimi e la Protezione Civile sta facendo molto, ma
non possiamo affrontare
la stagione fredda e le
sue tante emergenze
senza l’aiuto concreto
della società civile».
«Di fronte a condizioni di lavoro e di vita così
difficili- ha dichiarato il
presidente Paolo Chirico- ci siamo sentiti in dovere di rispondere all’appello del sindaco. Come
cittadini e come consulenti del lavoro non potevamo rimanere indifferenti, proprio noi che conosciamo bene il valore
del lavoro e cerchiamo
quotidianamente di promuoverlo e tutelarlo».
Redazione Piana
LUNEDÌ 2 gennaio 2012 PAGINA 19
l’ora di Crotone
Telefono: 0961 702056 - Posta elettronica: crotone@calabriaora.it
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«I debiti con l’Erario
soffocano le imprese»
La Compagnia dei democratici: difficile l’accesso al credito
Le difficoltà delle imprese
per l’accesso al credito e i ritardi gravissimi nei pagamenti degli Enti pubblici alle imprese hanno generato in questi ultimi anni forti dilazioni
nei pagamenti delle imposte e
tasse più per continuare a sopravvivere e non certo per la
volontà di non pagare quanto
dovuto. «I debiti con l’Erario
hanno causato inoltre l’esclusione delle imprese da molti
bandi di gara nella pubblica
amministrazione aggravando
di fatto una situazione economica del nostro tessuto imprenditoriale che è già difficile per la grave crisi provocata
da “altri”. Alla luce di quanto
detto riteniamo - afferma la
Compagnia dei democratici che un po’ tutti dovremmo
pensare concretamente a come uscire da questa situazione
di impasse che sta causando
chiusure di molte piccole
aziende e molte situazioni difficili in tantissime famiglie.
Per far fronte a questa situazione sono necessarie misure
urgenti che potrebbero alleviare il peso del debito fiscale
affinchè non sia la causa primaria di chiusura per tanti
piccoli imprenditori e motivo
di disperazione per tanti nostri concittadini. La soluzione
potrebbe essere la seguente:
procedere all’incasso dei debiti fiscali maturati e conclamati, con tutti gli Enti Pubblici al
31 12 2010 concedendo a chi
necessita un piano di ammor-
il sisma
Due scosse di terremoto
nessun danno registrato
Sono state registrate dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia sul
Mar Ionio, al largo di Crotone, due scosse di terremoto. Dalla sala situazione
Italia della protezione civile non sono state segnalati
danni a persone o cose. Solo qualche paura tra gli abitanti della zona. L’epicen-
tro di entrambi i terremoti
è stato localizzato in mare,
al largo della costa jonica
della Calabria. Il sisma di
magnitudo minore è stato
rilevato dall’Ingv alle 14.43
di ieri pomeriggio, il secondo pari a 2.8 è stato registrato invece alle 16.11 del
pomeriggio del 31 dicembre.
tamento congruo, eliminando
completamente sanzioni, aggi, balzelli e aumentando gli
importi dei soli interessi legali maturati. Dare inoltre nei
pagamenti la possibilità di
scontare eventuali crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione. Un’operazione del genere potrebbe
effettivamente essere definita
Corpo Forestale
Polizia Stradale
Polizia Municipale
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Aeroporto S. Anna
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Questura
0962.951111
Polizia Ffss
0962.21259
un provvedimento di crescita
economica in una fase di stallo come quella attuale, eliminando di fatto tutto un contenzioso che si trascina da anni e anni con Equitalia.
L’obiettivo non è quello di tutelare gli evasori ma è quello
che i cittadini paghino tutti per
pagare meno. Questo per
quanto di mia conoscenza è
un problema a cui non si è dato o non si vuole dare la giusta
importanza perchè gli incaricati di eseguire gli incassi e la
Politica non hanno compreso
minimamente lo stato di disagio, l’impossibilità di molti , il
grande stress e la depressione
che procura all’interno delle
nostre famiglie incappate in
questa spirale. Spero che queste criticità nel 2012 vengano
affrontate nella giusta misura
anche per eliminare quelle dicerie di tantissimi nostri concittadini più indigenti che di
fatto si sentono dei veri perseguitati da parte della società
esattrice. Il rapporto tra Stato
e Cittadino, è interesse di tutti, deve continuare ad essere
collaborativo».
0962.21900
0962.929411
0962.21569
0962.27934
0962.791150
0962.26650
0962.21762
la curiosità
La città saluta il 2012
con un tuffo a mare
Un’usanza che si sta
espandendo a vista d’occhio, quella relativa all’abituale tuffo di Capodanno.
Si dice che la tradizione ebbe inizio nel 1960 in olanda, quando un club di nuoto decise di iniziare l’anno
con un tuffo in mare, che è
poi diventato tradizione
nazionale dopo la sponsorizzazione da parte di una
nota marca di zuppa. Il bagno del primo dell’anno è
freddo, coraggioso ed è il
modo migliore di iniziare
l’anno belli freschi. Nonostante il freddo, sono tante
le persone che si tuffano
nelle acque gelide ogni
gennaio. È una scena da
non perdere, almeno come
spettatore. A Crotone anche quest’anno è stato il
tratto di spiaggia antistante l’ex piscina Coni ad ospitare i partecipanti al Bagno
di Capodanno giunto alla
sua tredicesima edizione.
Promosso dall’assessorato
allo Sport del Comune, dalla Pro Loco, dalla Lega navale italiana e dal Comitato
provinciale Coni. L’evento
rappresenta un tradizionale appuntamento cui molti
appassionati ed affezionati
partecipanti non intendono mancare per festeggiare
l’arrivo del nuovo anno, co-
Il tuffo di Capodanno
sì anche a Catanzaro Lido e
Reggio Calabria. Dopo il
tuffo, avvolti nei propri
asciugamani ci si riscalda
brindando al nuovo anno
con una bottiglia di spumante. Infine sono stati
consegnati attestati e riconoscimenti ai più simpatici membri. A Cirò Marina
quest’anno si terrà il primo tuffo di Capodanno
2012, nella sede della Lega
Navale, al termine de quale saranno premiati il più
giovane e il più anziano tuffatore sia per gli uomini
che per le donne. Tutti i
partecipanti riceveranno
comunque un gadget ricordo dell’evento.
Deteneva un’arma clandestina
La polizia ha arrestato un 22enne: possedeva anche le munizioni
Nel pomeriggio della vigilia di Capodanno, il personale della Polizia, ha tratto in arresto per il reato di detenzione di
arma clandestina e porto abusivo di arma C.A., 22 anni, celibe, di professione
pizzaiolo. In particolare gli agenti operanti, transitando per le vie del centro
hanno notato l’autovettura Opel Corsa
condotta dall’arrestato e fuori dal veicolo un altro individuo, il quale alla vista
della pattuglia si è introdotto repentinamente all’interno del veicolo. Il personale operante insospettito da tale atteggiamento, ha proceduto al controllo del
veicolo e degli occupanti. All’interno
della tasca della giacca di C.A. sono state rinvenute 50 cartucce calibro 7,65
Browning, detenute illegalmente, in
quanto non risultava avere una licenza
di porto d'armi. L’uomo, inoltre, era stato trovato in possesso di un coltello a
scatto tipo “molleta”. Quanto rinvenuto
è stato immediatamente sottoposto a
sequestro e si è estesa la perquisizione
L’ARRESTO Una pantera della Polizia
nell’abitazione dell’arrestato dove, su indicazione dello stesso, nella camera da
letto all’interno di un armadio custodita in una scatola di cartone, è stata rinvenuta una pistola semiautomatica
Walther modello PP, calibro 7,65 Brow-
ning, avente matricola abrasa corredata di due caricatori e di ulteriori 59 cartucce dello stesso calibro. Alla luce di
quanto rinvenuto e sequestrato, C. A. è
stato arrestato e tradotto nella locale Casa circondariale.
LUNEDÌ 2 gennaio 2012 PAGINA 16
l’ora di Corigliano
Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: corigliano@calabriaora.it
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servizio taxi
tel. 0983/83851
tel. 0983/82145
tel. 0983/81834
tel.0983/82879
tel. 0983/81823
tel. 0983/82260
tel. 334/8926687
tel. 345/5065965
Auto fuori strada, grave giovane
La vettura con a bordo tre bulgari si è ribaltata più volte. Feriti pure gli altri
Ultimo dell’anno all’insegna della tradizione e dell’austerità. I coriglianesi hanno sì festeggiato l’addio al 2011 e il benvenuto al 2012,
ma badando essenzialmente al risparmio vivendo questi ulteriori
momenti di festa in famiglia. Infatti rispetto al l’ultimo dell’anno targato 2010 le presenze di coriglianesi nei vari locali pubblici del territorio sono state in calo, in pratica
è stata confermata la tendenza nazionale. Per ciò che concerne notizie di cronaca in senso stretto, nonostante i tanti sequestri di botti, il
tradizionale fragore che saluta il
nuovo anno non è mancato, anche
se va detto che, per fortuna, non si
sono registrate corse verso il pronto soccorso del locale presidio ospedaliero, dovuti all’incauto maneggio dei giochi pirici. Ad onor del vero i sanitari del Compagna sono
stati chiamati in causa per delle ferite riportate da un uomo di contrada Piragineti a Rossano. Ma il vero
lavoro per medici e personale infermieristico del pronto soccorso si
è registrato poco dopo mezzanotte
a causa di un incidente stradale accaduto in località Salice. Secondo
le informazioni raccolte pare che in
torno alle 23.45, come si diceva, in
località Salice una Ford Mondeo
con tre cittadini bulgari a bordo,
per cause che sono ancora al vaglio
dei carabinieri della locale compagnia, sia uscita di strada capottandosi più volte. L’autovettura, almeno dalle notizie fin qui avute, non si
sarebbe scontrata con nessun altro
veicolo, pare che il guidatore della
Mondeo abbia perso il controllo finendo fuori strada. L’impatto è stato violento tanto che il guidatore
A.Y, appena ventenne, si trova ricoverato in prognosi riservata presso
l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. E’ andata meglio per gli altri
due occupanti l’automobile: I.O.,
40 anni, se la caverà in 30 giorni,
mentre per O.I., 24 anni, i giorni di
prognosi sono sette. I tre sono stati prontamente soccorsi e portati
opere
Deliberata la realizzazione
di nuovi loculi cimiteriali
La Commissione straordinaria ha deliberato l’ampliamento dell’area cimiteriale e la costruzione di nuovi loculi, e relativo completamento del cimitero comunale. I lavori rientrano nel Piano delle priorità degli interventi e
delle opere pubbliche per un importo complessivo di 735 mila euro. La progettazione
prevede l’avvio di lavori urgenti finalizzati all’ampliamento di edifici da destinare a loculi
cimiteriali. L’ampliamento si rende necessario
per il fatto che l’attuale disponibilità di loculi
si avvia a completo esaurimento, per cui le
programmate opere consentiranno al comune una maggiore disponibilità di urne. La spesa prevista di 143.781 euro deriva dall’accensione di mutuo, con impiego parziale delle
somme. Già nel corso del 2009 venne dato il
via all’ampliamento dell’area cimiteriale e alla costruzione nuovi loculi. Il progetto preve-
deva l’ampliamento dell’area cimiteriale e la
costruzione di 320 loculi, da realizzarsi all’interno di una struttura su due livelli, serviti da
una scala esterna, con andamento planimetrico corrispondente alla zona interessata La spesa prevista ammontava a complessivi 439 mila euro. In passato, la vicenda del cimitero fu
al centro del dibattito cittadino per la mancanza di loculi. Una situazione che per molto
tempo ha creato notevoli disagi ai parenti di alcuni defunti per l’impossibilità di procedere alla tumulazione. La realizzazione di questi nuovi loculi, quindi, è necessaria per consentire
una adeguata disponibilità di loculi e per evitare situazioni alquanto spiacevoli, verificatisi anche nel recente passato, con salme che
hanno dovuto aspettare diversi giorni per potere essere tumulate.
Anna Maria Coviello
anziani e sociale
Aperta una sede Auser in città
Sempre più spesso, anziani e pensionati diventano protagonisti della vita sociale. Questo
lo sa bene la Cgil, che proprio alle politiche sociali, e al ruolo degli anziani, dedica enormi
spazi. «Il ruolo degli anziani nella società – si
legge in una nota del sindacato - è ormai ampiamente riconosciuto. Il dinamismo che i
nuovi anziani manifestano al giorno d’oggi,
sta diventando sempre più importante, e di
questo c’è sempre più consapevolezza. Gli anziani si dedicano a tutte le incombenze delle
famiglie, allargate a quelle dei propri figli; ma
hanno anche il tempo di leggere, studiare, informarsi, partecipare attivamente. La Cgil
vuole rafforzare questo ruolo e per questo si
è costituita l’Auser, che è una associazione dei
pensionati che si autogestiscono, si organizzano, e si propongono. Anche a Corigliano, abbiamo deciso di aprire una sede Auser dallo
scorso 17 dicembre. La nuova sede è situata
nella centralissima via Nazionale, allo Scalo
(ex-Ufficio delle Entrate)».
presso il locale ospedale, i medici si
sono subito resi conto che le condizioni di A.Y. erano gravi, perché paziente politraumattizzato, infatti,
presentava traumi al cranio, al torace e all’addome. Da qui la decisione di trasferirlo immediatamente
a Cosenza. A parte questi eventi
nessun altro ricovero è stato segnalato presso il pronto soccorso. Per
quanto riguarda le nascite questo
2012, almeno fino ad oggi, non ha
fatto registrare nessun nato nella
città di Corigliano, l’augurio è che
ciò possa avvenire molto presto. E’
iniziato così un nuovo anno, la speranza per tutti i coriglianesi è che
possa essere un anno più a misura
delle tasche di tutti quei contribuenti che non riescono più a sopportare l’attuale pressione fiscale.
GIACINTO DE PASQUALE
corigliano@calabriaora.it
Fondi regionali
per la biblioteca
Il comune di Corigliano ammesso al
contributo regionale per scorrimento graduatoria degli interventi per la promozione della lettura promossi dalle biblioteche e dai sistemi bibliotecari riconosciuti.
A Corigliano andranno così 26.760 euro,
mentre la vicina Rossano non è stata ammessa ai finanziamenti in quanto mancava il cofinanziamento e la somma richiesta eccedeva il valore massimo ammissibile. La regione Calabria, in attuazione degli artt. 3 e 9 della Costituzione e del proprio Statuto, sostiene le iniziative degli enti locali, delle associazioni e delle
istituzioni che a vario titolo operano nel
campo della ricerca della produzione e
della promozione culturale ed artistica,
anche come strategia per attenuare e in
prospettiva eliminare gli squilibri socioculturali presenti nel territorio regionale.
Un modo per sostenere la realizzazione e
la promozione di manifestazioni ed iniziative di incentivazione della lettura e di
animazione culturale e/o atte a caratterizzare le biblioteche e i sistemi bibliotecari riconosciuti come centri di azione culturale e di aggregazione sociale. La biblioteca di Corigliano è consultabile sul sito
internet del Polo bibliotecario Regione
Calabria all’indirizzo: www.bibliotechecalabria.it. Va aggiunto che la biblioteca comunale ausonica è una delle più fornite e
importanti della regione Calabria. Infatti
non a caso è meta di tanti studiosi e ricercatori provenienti anche da altre regioni
italiane, proprio per l’interessante materiale didattico che possiede.
a.m.c.
scuola
Premiati studenti
della “Leonetti”
Nei giorni scorsi presso il Centro agroalimentare di Lamezia Terme , sei studenti dell’Istituto Comprensivo “Pasquale
Leonetti” di Schiavonea sono stati premiati dall'assessore regionale alla cultura
Mario Caligiuri nell’ambito della premiazione delle “Eccellenze scolastiche calabresi”. Agli studenti Vincenzo Castagna,
Antonietta Cofone, Francesca Gatto, Linda Maiorano, Angela Pulice e Bina Varcaro è stato consegnato un attestato di
merito per
avere ottenuto, nello scorso
anno scolastico,
importanti riconoscimenti
nazionali.
L’assessorato regionale alla
cultura,
insieme all’Ufficio scolastico regionale, ha
raccolto le indicazioni della Dirigente
scolastica della “Leonetti” che ha segnalato gli studenti dell’Istituto vincitori di
premi nazionali. Alla manifestazione gli
alunni sono stati accompagnati dai genitori, dalla Dirigente scolastica Adriana
Grispo e dalla docente Ada Fera. “Il futuro della Calabria – ha dichiarato l’assessore Caligiuri – passa necessariamente
dalla crescita culturale, vogliamo una
scuola di qualità sempre più inclusiva e
che premia il merito”, affermazioni che
lanciano un messaggio di incoraggiamento a quei giovani che s’impegnano concretamente e qualitativamente nelle attività scolastiche. Soddisfazione e compiacimento si è avuto fra i premiati, le loro famiglie, ma, soprattutto, fra il personale
della Leonetti da sempre impegnato a
svolgere attività incisive che portano gli
alunni a raggiungere importanti traguardi. La dirigente Grispo ha espresso vivo
apprezzamento agli studenti destinatari
di questo prestigioso riconoscimento ed
un impegno concreto, da parte di tutta la
comunità scolastica da lei diretta, per
consentire l’accesso ad una scuola inclusiva, propulsiva, dinamica e partecipativa e, soprattutto, una scuola che valorizzi e che premi il merito. Il premio ricevuto dagli studenti della Leonetti è un riconoscimento che va alla scuola coriglianese, capace di formare giovani in grado di
potersi mettere in evidenza nelle iniziative che contano.
g.d.p.
Gazzetta del Sud Lunedì 2 Gennaio 2012
9
Calabria
.
STAITI I sicari della ’ndrangheta sono tornati a sparare sabato sulla strada che dalla Statale 106 conduce al centro preaspromontano. Illesa la moglie
Tornava al paese per Capodanno: ucciso
Francesco De Maria, 60 anni, viveva a Messina: era stato condannato a 11 anni nel processo “Panta Rei”
PLATÌ C’erano otto bombole di Gpl
Antonello Lupis
STAITI
Fine anno di sangue nella Locride. La ‘ndrangheta ha pianificato
tutto nei minimi dettagli, e i killer, spietati professionisti del crimine, hanno atteso che “don Ciccio” varcasse lo Stretto di Messina e tornasse nel paese d’origine
per trascorrere, com’era solito
fare, le festività di fine anno. E lo
hanno assassinato davanti agli
occhi atterriti della moglie.
Un agguato, insomma, in piena regola per freddare, nella tarda mattinata di sabato 31 dicembre, Francesco De Maria, 60 anni, dipendente Afor in servizio a
Reggio Calabria, originario di
Staiti ma residente con la famiglia a Messina, già noto alle forze
dell’ordine per via di alcune vicende giudiziarie. Un uomo che
non era sicuramente un boss ma
neppure una persona qualunque. Era formalmente incensurato ma solo perché la Corte di
Cassazione meno di un mese fa
ha praticamente azzerato la sentenza d’appello del processo
“Panta Rei” sulle infiltrazioni di
mafia e ‘ndrangheta nell’università di Messina, annullandola
con rinvio. De Maria ne era uscito con una condanna a 11 anni di
reclusione. E secondo quanto riportato in diverse informative
redatte dagli investigatori dei
carabinieri e della polizia, De
Maria il suo peso negli ambienti
criminali del Reggino ce l’aveva,
ed era pure di una certa consistenza. Era nota ad esempio la
sua amicizia con il compaesano,
Carmelo Ielo, 52 anni, anche lui
condannato in “Panta Rei”, ritenuto un elemento di spicco della
criminalità organizzata della
bassa Locride. De Maria era considerato vicino a un potente e ramificato clan di Africo, la cosca
Morabito-Bruzzaniti, al cui vertice figura il boss Giuseppe Morabito, alias “Peppe u tiradritto”.
L’omicidio è stato consumato
lungo la strada provinciale che
collega la cittadina aspromontana di Staiti alla Statale 106. E’ qui
che la Volksvagen “Passat” condotta da De Maria e con a bordo
la moglie dell’uomo, Caterina
Trimarchi, 61 anni, insegnante
di Messina, è stata affiancata e
speronata da un fuoristrada con
all’interno due persone. Quando
De Maria, stretto con l’auto verso
il bordo della carreggiata e quindi senza alcuna possibilità di fuga, si è visto costretto fermarsi,
dal fuoristrada sono subito balzati fuori i due killer armati di pistole di grosso calibro e coi volti
coperti da passamontagna. Da
distanza molto ravvicinata (meno di tre metri) i sicari hanno
esploso su De Maria, seduto al
posto di guida, diversi colpi calibro 9. Almeno quattro proiettili,
dei 7-8 sparati dai sicari, hanno
raggiunto al collo (all’altezza
della giugulare) e al torace la vittima designata, uccidendola
Edificio va a fuoco
nel centro storico:
evitata un’esplosione
Rocco Muscari
LOCRI
Il luogo dell’agguato: a sinistra il fuoristrada usato dai sicari, che ha speronato l’utilitaria guidata dalla vittima
Il precedente
Francesco De Maria nel
lontano 1997 era stato indagato nell’ambito
dell’operazione antidroga
condotta dalla Polizia di
Stato nota col nome di
“Vascello”. A distanza di
circa tre anni “don Ciccio”
fu arrestato, unitamente a
un’altra trentina di persone dagli agenti della Squadra mobile di Messina
nell’ambito della nota inchiesta “Panta Rei”, portata a termine dopo due anni
di indagini grazie alle rivelazioni dell’ex pentito
della mafia messinese Luigi Sparacio.
L’auto su cui viaggiavano i De Maria crivellata di colpi
praticamente all’istante.
Nonostante la tempesta di
piombo esplosa dai sicari contro
il parabrezza dell’auto, la moglie
dell’uomo non è stata raggiunta
e nemmeno sfiorata dalle pallottole. Caterina Trimarchi è rimasta infatti completamente illesa.
Un “lavoro” compiuto da professionisti e rimasto nell’ambito
esatto del “mandato” omicida ricevuto.
Dopo aver compiuto l’agguato i due killer sono scappati via
abbandonando a poche centinaia di metri di distanza dal luogo dell’omicidio il fuoristrada
(naturalmente risultato rubato)
e facendo perdere ogni traccia.
Pochi minuti dopo la spietata
esecuzione, sul luogo dell’agguato, a seguito di alcune chiamate giunte al 112 e al 113, si so-
no recati i carabinieri di Staiti e
Brancaleone, gli investigatori
della compagnia carabinieri di
Bianco diretta dal capitano Francesco Donvito e gli agenti della
Polizia di Stato del commissariato di Condofuri. Col coordinamento del sostituto procuratore
di Locri, dott. Cosentino, a svolgere le indagini sono i carabinieri della compagnia di Bianco e
del Gruppo di Locri diretto dal
tenente colonnello Giuseppe De
Liso. Sul luogo del delitto, in attesa di compiere, tra oggi e domani, l’esame autoptico disposto dall’autorità giudiziaria locrese, a fare il primo esame esterno sul cadavere di De Maria è stato il dott. Pietro Tarzia, medico
legale nominato dalla Procura di
Locri.
Stando alle prime indagini fin
Francesco De Maria
qui effettuate dagli investigatori
dei carabinieri di Bianco e Locri,
il movente dell’omicidio, viste
anche le sue modalità, la pianificazione e il “modus operandi”
dei sicari, sarebbe da collegare a
una vendetta maturata negli ambienti della criminalità organizzata reggina. I carabinieri, comunque, stanno pure cercando
di capire se l’omicidio di Francesco De Maria possa essere legato
ad altri fatti di sangue avvenuti
di recente o in passato nella zona
compresa tra Africo, Brancaleone, Bruzzano e zone limitrofe.
Diverse persone, tra cui parenti e
amici della vittima, sono state a
lungo interrogate dagli investigatori dei carabinieri. Effettuate
anche, nella zona, una mezza
dozzina di perquisizioni domiciliari.
L’inchiesta portò alla luce
le infiltrazioni della mafia
e dei clan reggini e in particolare di una cosca di
Africo nell’università di
Messina fino a dopo a dopo la metà degli anni ’90.
Nel successivo processo,
De Maria rimediò una condanna, confermata in appello ad aprile del 2009, a
11 anni di carcere. Fu condannato, a 12 anni, pure il
compaesano e amico di De
Maria, Carmelo Ielo. A dicembre scorso, la Cassazione ha annullato con rinvio tutte le condanne inflitte dalla Corte d’appello di
Messina. Il nuovo processo
“Panta Rei” si svolgerà davanti alla Corte d’appello
di Reggio Calabria.
Grazie all’efficace intervento
delle squadre dei vigili del
fuoco di Bianco e Siderno è
stata evitata una tragedia a
Platì. Ieri, dopo circa cinque
ore di intenso lavoro, il personale dei vigili del fuoco, ha
domato un incendio che si era
sviluppato
all’interno
di
un’abitazione posta al centro
del paesino aspromontano
dell’entroterra ionico.
Le squadre dei pompieri,
intervenute con tre automezzi, sono riuscite a mettere in
sicurezza la centralissima
piazza di Platì dove sorge lo
stabile a quattro piani interessato dall’incendio, allontanando dalle fiamme ben otto
bombole di Gpl, che potevano
costituire un alto rischio sia
sia per l’incolumità fisica dei
residenti, sia soprattutto per
quella degli operatori intervenuti, visto che una loro eventuale esplosione avrebbe danneggiato gravemente gli immobili posti nelle vicinanze
nell’incendio, assai numerosi
visto il dedalo di viuzze ad esso adiacenti.
I vigili del fuoco sono intervenuti prontamente a seguito
di una segnalazione per domare l’incendio che ha interessato il piano terra di uno
stabile a quattro piani, abitato da un nucleo familiare, ed
adibito anche a deposito di
masserizie, quest’ultimo andato completamente distrutto dalle fiamme, nonostante i
pompieri siano riusciti ad
avere ragione del fuoco, che
Incendio devasta deposito di oggettistica, evacuato uno stabile
REGGIO CALABRIA
Momenti di panico in via Neforo,
nel quartiere Santa Caterina, dove un incendio ha devastato un
deposito di circa 400 metri quadrati che si sviluppa tra il piano
terra e il piano interrato di uno
stabile di moderna costruzione.
Le fiamme hanno, anche, minacciato un palazzo adiacente. In
via precauzionale sono state evacuate alcune famiglie. I vigili del
fuoco, intervenuti con grande
spiegamento di uomini e mezzi
(hanno utilizzato un’autobotte
con un carico di 28 mila litri proveniente dal distaccamento aeroportuale) hanno impiegato oltre
5 ore per riportare la situazione
sotto controllo. È accaduto nella
notte tra venerdì e sabato mentre
la città si apprestava a vivere la vigilia del Capodanno. Intorno alle
23 i componenti di una pattuglia
dell’ufficio volanti, impegnata nei
servizi di controllo del territorio
nel quartiere Santa Caterina notavano una colonna di fumo che si
alzava a causa di un grosso incendio che si era sviluppato all’interno di un deposito di prodotti per
fioristi ed oggettistica. Pochi mi-
L’intervento dei vigili del fuoco in via Neforo, nel quartiere Santa Caterina
nel frattempo aveva ormai distrutto tutto l’interno del locale, danneggiando la struttura in legno e mattoni
dell’edificio.
Nessuna conseguenza per
l’anziana proprietaria, che è
riuscita a mettersi in salvo,
prima dell’arrivo dei soccorritori. Nel tardo pomeriggio sono terminate le operazioni di
spegnimento, raffreddamento e messa in sicurezza dei locali, che allo stato attuale sono stati resi inagibili come
tutto il resto dello stabile, dai
tecnici dei vigili del fuoco,
che stanno cercando di accertare le cause del rogo, presumibilmente di natura accidentale.
Sul luogo dell’incendio sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Platì,
per gli adempimenti di competenza.
Un operatore nel locale adibito a deposito
REGGIO Momenti di panico in via Neforo, nel quartiere Santa Caterina. Fiamme domate dopo cinque ore d’intervento
Paolo Toscano
Vigili del fuoco al lavoro
nuti e sul posto giungevano le
squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale che iniziavano una dura lotta per avere ragione delle fiamme.
Per scongiurare rischi e pericoli alle persone di uno stabile adiacente , in via precauzionale, sono
state evacuate alcune famiglie, fino al completamento dell’opera
di spegnimento, conclusa intorno
alle 4,30 di sabato. Sono stati gli
agenti delle volanti che, considerata la situazione di grave pericolo, hanno invitato gli inquilini dello stabile a lasciare i locali. Durante le fasi dell’evacuazione, piano
dopo piano ed abitazione dopo
abitazione, venivano allertavano
i residenti del pericolo imminente
e della necessità di lasciare gli appartamenti. Gli agenti (nel frattempo sono giunti numerosi equipaggi in ausilio) hanno soccorso
in un appartamento al secondo
piano dello stabile, già in parte avvolto dalle fiamme e dal fumo,
un’anziana donna e prestavano
soccorso ad una ragazzina di 10
anni che era in compagnia della
mamma in stato di choc.
L’intervento è proseguito con
le operazioni di messa in sicurezza dei locali. Subito dopo sono entrati in azione i tecnici dei vigili
del fuoco, impegnati a stabilire le
cause dell’incendio, che ha visto
al lavoro per oltre 10 ore, cinque
squadre del Comando provinciale.
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Lunedì 2 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
Cronaca di Reggio
.
Fine anno in accelerazione per l’associazione Attendiamoci onlus
Tour nelle scuole del duo “Pampers”
Tra allegria e preghiera
uno sprint rinnovato
per affrontare il 2012
L’universo giovanile
visto attraverso
gli occhi dei ragazzi
Gianfranco Cordì
“Dai perché ai fatti della tua vita” è il titolo
della tre giorni cui hanno preso parte 30 ragazzi
Giorgio Gatto Costantino
Fine anno in accelerazione per Attendiamoci onlus. L’associazione
fondata da don Valerio Chiovaro
ha scandito gli ultimi giorni del
2011 con una serie di attività
all’insegna della formazione,
dell’allegria e della preghiera per
prendere la rincorsa in vista del
nuovo anno e delle sue sfide.
Tra Natale e Capodanno si è
svolta al Villaggio dei giovani
l’esperienza residenziale incardinata nel percorso formativo junior cui hanno preso parte 30 ragazzi dai 14 ai 18 anni. “Per-ciò Dai perché ai fatti della tua vita”, è
il titolo della tre giorni che ha permesso di verificare gli obiettivi
raggiunti e programmare quelli
per il 2012. Con un programma
scandito con precisione svizzera e
modi “magnogreci” i partecipanti
al campo si sono confrontati con
formatori autorevoli come lo stesso don Valerio che ha aiutato i ragazzi a individuare gli obiettivi
personali che vale la pena perseguire e l’entusiasmo necessario
per farlo e l’allenatore della Reggina Roberto Breda, il quale ha
condiviso con i seminaristi le 10
regole d’oro per segnare “gol” nella vita: qualità del lavoro, gestione del tempo, disciplina, combattere la cultura dell’alibi, riconoscere il valore della sconfitta e la
capacità di sognare.
Ma le vacanze natalizie sono le
feste della tradizione per eccellenza. E così un’effervescente
tombolata nella Casa dei Giovani
“Peppe Condello” a Tremulini è
stata realizzata per grandi e piccini. Animatore d’eccezione lo showman reggino Pasquale Caprì
che in mezzo a terne, quaterne,
decine e ipercaloriche crispelle ha
catalizzato la partecipazione dei
tanti junior e senior che gravitano
intorno all’associazione per condividere un sano pomeriggio di
allegria.
La chiesa della Cattolica di via
Aschenez ha fatto poi da cornice a
un incontro di preghiera con don
Valerio nel tardo pomeriggio del
31 dicembre, per rendere grazie
dell'anno trascorso e rimettere il
venturo nelle mani di Dio. Un anno che si prospetta denso di sfide e
appuntamenti nelle tante e diverse attività in cui i membri dell’associazione sono quotidianamente impegnati.
Giusto il tempo di tornare a casa per un rapido cambio d’abito e
il cenone con i parenti che la nuova location del Villaggio dei Giovani di via Gebbione a mare ha accolto il popolo della festa per trascorrere insieme la notte più lunga dell'anno con “Il più grande
spettacolo dopo... la mezzanotte”
tra risate, musica e cornetti caldi.
«Lì dove prima venivano prese
decisioni di morte – ci dice uno dei
tanti ragazzi reduci dalla notte
multicolore – si è celebrata la vita
nella più sana spensieratezza».
Per capire il senso della frase è importante ricordare che il Villaggio
dei giovani sorge all’interno di un
Don Valerio Chiovaro all’interno della Casa dei giovani
bene confiscato alla ‘ndrangheta
e assegnato all’associazione. Nel
villino 80 giovani dai 14 ai 35 anni
hanno ballato, cantato e giocato
per tutta la notte in totale sicurezza, con buona pace dei genitori rimasti a casa. Poi tutti fuori a vedere l’alba che sorge dal mare e a salutare il nuovo anno con l’Etna
sullo sfondo.
In un periodo di crisi economi-
Entusiastica partecipazione alla manifestazione svoltasi nella sala Versace al Cedir
“Lo sport a misura di bambino”
Cristina Cortese
“Non solo tennis”. Quanti anni sono passati da quando il circolo
tennis Crucitti coniava questo
motto per dire che c’era un nuovo
cuore sociale che batteva forte e
dava nuove speranze ai ragazzi
meno fortunati. Un cuore che,
piano piano, li avvicinava a tanti
altri giovan, condividendo la
gioia più grande che possa esserci: sentirsi una risorsa e non certo
un peso. Ebbene, è da quasi un
quarto di secolo che il sodalizio
guidato con amore e dedizione
dal maestro Demetrio Crucitti ha
abbracciato questa scommessa
sociale, riconsegnando a tanti ragazzi diversamente abili il sorriso
che prima mancava e che discende dal sentirsi finalmente utili e
parte integrante e attiva della comunità. E se questo impegno dura
tutto l’anno, è chiaro che il Natale
sublimi quella che è la fantasia e
l’originalità di ognuno, quel tocco
in più anche nella realizzazione di
cesti natalizi. D’altra parte, tutto
questo è frutto di un percorso formativo dell’intero ciclo produttivo dell’olio, del vino e del bergamotto che ha registrato il coinvolgimento di giovani nelle varie fasi: dalla raccolta dei prodotti, alla
conseguente lavorazione fino
all’imbottigliamento finale. Altro
momento qualificante l’iniziativa
che si è svolta presso il Cedir (sala
Versace ) all'interno del progetto
“Lo Sport a misura di Bambino”
con la partecipazione di circa 600
bambini delle scuole delle infanzia della nostra città. Come si ricorderà, il circolo dallo scorso settembre ha riproposto il progetto
di promozione dello sport e della
socializzazione al quale hanno
aderito i bambini di 25 scuole
Il maestro
Demetrio
Crucitti, anima
dell’omonimo
circolo sportivo
ca generale, l’associazione si è autogestita e ognuno ha dato quello
che ha potuto per contribuire alla
festa, pensando anche al prossimo e divertendosi senza follie,
sballi o trasgressioni. Attendiamoci lo dimostra appieno con uno
stile riproposto in tutte le attività,
sia che si tratti della marcia della
Pace ad Aretina che del veglione
di Capodanno.
dell’infanzia reggine e che proseguirà fino al mese di giugno.
Tornando alla manifestazione
del Cedir, si è articolata in diversi
momenti: prima i bambini si sono
esibiti in dei mini-concerti di canti
delle feste seguiti dagli animatori
del circolo e poi si è proseguito
con lo svolgimento della tombolata, durante la quale tutti hanno
ricevuti piccoli doni. Intervenendo all’iniziativa, l’assessore
all’Istruzione del Comune Enzo
Nociti, ha sottolineato come «partecipazione e aggregazione siano
sempre più momenti pulsanti
che, grazie allo staff e alla preziosa collaborazione dei volontari,
ogni anno arricchiscono la vita associativa».
Andrea Pisano e Luca Peracino
sono i “Pampers”, duo comico
che imperversa nella trasmissione di Italia 1 “Colorado Cafe”. Ospiti nella nostra città per
una serie di conferenze e uno
spettacolo, i due attori si sono
prestati per degli incontri-dibattito nelle scuole più importanti di Reggio e provincia.
Dopo un giro che ha visto
come tappe Locri, Siderno e
Marina di Gioiosa, Andrea e
Luca sono approdati nel Liceo
delle Scienze umane “T. Gulli”
dove ad attenderli c’era una
folta schiera di studenti e di insegnanti ognuno con una curiosità e una domanda da porre a questi nuovi esponenti
della comicità italiana. Dopo
un intervento introduttivo di
Eva Giumbo ha preso la parola
la prof. Caterina Rossi che ha
portato i saluti del dirigente
scolastico Alessandro De Santi. «Nella nostra scuola gli studenti stanno seguendo un percorso apposito relativo alla comunicazione. E in questo senso, l’incontro di oggi ci porta la
creatività di due artisti come
ampliamento del nostro itinerario». Ricordando gli inizi del
proprio percorso artistico, Luca Pisano ha quindi detto: «In
alcuni casi bisogna accettare
dei compromessi per entrare a
far parte del mondo della tv.
Per noi, in realtà, non è stato
così. Ci siamo conosciuti al Liceo ed abbiamo deciso di scrivere le nostre prime cose. Poi,
lavorando in alcuni locali di
Torino, siamo stati notati da
un autore di “Colorado” che ci
ha fatto sostenere un provino e
da li è nata la nostra carriera».
Andrea Pisano ha continuato:
«Il nostro spettacolo si chiama
“Akkattappara Show” e all’interno di esso noi proponiamo
dei pezzi che la gente conosce
già da “Colorado” insieme ad
altri sketch scritte appositamente per l’evento. I temi che
noi affrontiamo sono quelli
dell’universo giovanile visti
con gli occhi dei ragazzi e non
degli adulti».
Il giro nelle scuole della Calabria ha lasciato una “profonda impressione” positiva nei
dure artisti tanto che essi sono
stati colpiti dalle “domande intelligenti” rivolte loro dagli
studenti e dalla “splendida accoglienza” del personale docente e degli istituti scolastici
in generale.
Appuntamento domani a Sant’Antonio
ReggioNonTace
rinnova l’impegno civile
Il movimento ReggioNonTace rinnova domani il consueto appuntamento d’impegno civile, in occasione del secondo anniversario dell’attentato alla Procura generale della Repubblica, con un incontro (ore 17,30) nell’auditorium dell’Opera antoniana
presso il Santuario di Sant’Antonio.
Il movimento si rivolge «a
cittadini, istituzioni, associa-
zionismo laico e religioso, società civile, a quanti hanno a
cuore il futuro di Reggio e della Calabria. In un momento
così altamente drammatico
per tutto il nostro Paese e in
particolare per il nostro Sud,
dove permane una forte ingiustizia sociale, necessita un impegno civile sempre più intenso, diffuso e concreto: ciò che
non si vede è come se non ci
fosse».
Agenda telefonica cittadina
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29
Gazzetta del Sud Lunedì 2 Gennaio 2012
Cronaca di Reggio
.
Nella motivazione della sentenza “Prius” ricostruite le responsabilità degli uomini che favorivano la latitanza di Pasquale Condello e del cugino Domenico
La rete dei fiancheggiatori del “Supremo”
Le massicce attività di riciclaggio dei proventi illeciti della cosca. L’episodio della microspia rimossa
Paolo Toscano
Emergono particolari spunti
dalla motivazione della sentenza del processo “Prius”, recentemente depositata dal
gup Andrea Esposito. Il processo, celebrato con il rito abbreviato nell’aula bunker di
viale Calabria, era scaturito
dall’inchiesta che si era occupato delle attività della cosca
Condello.
L'indagine era stata condotta dalla Dia, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia reggina, a metà degli anni 2000 e aveva riguardato la rete dei favoreggiatori della latitanza del boss
Pasquale Condello il “Supremo”, e del cugino Domenico
Condello, detto “Micu u pacciu”. Il soggetto maggiormente attenzionato in sede di indagine era Bruno Tegano, cognato di Domenico Condello,
che – secondo l’accusa –
avrebbe fatto da trait d’union
tra i familiari e i latitanti.
L'indagine si era così ampiamente sviluppata facendo
emergere il ruolo di una serie
di soggetti che gravitava
nell’orbita dell’associazione di
’ndrangheta e che avrebbe, in
vario modo, prestato ausilio ai
due latitanti, ovvero avrebbero consentito loro di realizzare le finalità illecite.
Dall’inchiesta era emerso il
ruolo del principale indagato,
Bruno Tegano. Secondo la
Dda, Tegano non solo avrebbe
svolto la funzione di collegamento con il latitante, ma si
sarebbe occupato anche di avviare alcuni esercizi commerciali attraverso l’impiego di
capitali di dubbia provenienza. Il tutto nell’interesse della
cosca capeggiata da Pasquale
Condello prima e dal cugino
Domenico dopo la cattura del
“Supremo”.
La sentenza ha recepito
l’impostazione data dalla polizia giudiziaria, confermando
innanzitutto l’esistenza della
cosca Condello e la riconducibilità della stessa ai due cugini
allora latitanti (Pasquale è stato successivamente arrestato
in data 18 febbraio 2008,
mentre Domenico continua la
sua esperienza alla macchia).
E seppure nel corso del procedimento l’originaria impostazione accusatoria finalizzata a dimostrare l’esistenza di
una massiccia attività di riciclaggio di capitali illeciti era
risultata poi smentita dalla
documentazione prodotta dai
difensori degli imputati, in
ogni caso la sentenza conferma il coinvolgimento di soggetti indagati all’interno della
consorteria e il ruolo dagli
stessi svolto allo scopo di consentire alla cosca di realizzare
le proprie finalità.
La sentenza di condanna
ha, pertanto, delineato il ruolo di Bruno Tegano quale soggetto che svolgeva funzioni di
collegamento con il latitante
non solo allo scopo di consen-
Pasquale Condello era stato catturato il 18 febbraio del 2008 dai carabinieri del Ros; il alto Domenico Condello, sopra Bruno Tegano
tirgli di avere rapporti con i familiari ma anche per realizzare le attività illecite, secondo
le direttive che venivano di
volta in volta impartite.
Ulteriore figura delineata
dalle indagini è quella di Giovanni Domenico Vazzana, nipote di Pasquale Condello, Ia
cui partecipazione all’associazione è stata riconosciuta in
ragione del fatto che lo stesso
avrebbe dimostrato di essere
stato a conoscenza di tutte le
dinamiche della famiglia mafiosa fin dallo svolgimento
della guerra di mafia e dunque
della contrapposizione armata che aveva riguardato i propri congiunti.
Analoga sentenza di condanna è stata emessa poi nei
confronti di Aurelio Siclari,
condannato per concorso
esterno in associazione mafiosa in regione del fatto che si
sarebbe prestato, in un particolare frangente, a recapitare
dei messaggi da parte di congiunti di Pasquale Condello ad
Alfredo Ionetti, a Cesena. Ed
anche se non è stato possibile
comprendere quale fosse la
natura dei messaggi, in tal
senso il giudice dell’udienza
preliminare ha valorizzato le
funzioni strumentali riconnettendole alle esigenze dell’associazione complessivamente
considerata.
In ultimo, è stata anche decretata la penale responsabili-
tà di Francesco Condello e
Margherita Tegano, rispettivamente padre e moglie del
latitante Domenico Condello
in ragione del fatto che costoro si sarebbero prestati a effettuare una falsificazione di paternità.
Infatti, in occasione della
nascita dei figli di Domenico
Condello, entrambi avrebbero
dichiarato all’ufficio anagrafe
che erano figli di Francesco
Condello padre del latitante)
e non del latitante proprio al
fine di consentire ai nati di
portare il cognome del proprio genitore. Infine, condannato è stato anche Letterio Romano, cognato di Bruno Tegano, per il reato di favoreggiamento nei confronti Domenico Condello in ragione del fatto che avrebbe rimosso le microspie che erano state installate all’interno della propria
autovettura allo scopo di evitare di poter essere intercettato.
Sentenza assolutoria, invece, è stata emessa con riferimento alle varie contestazioni
di intestazioni fittizie di bene
e di riciclaggio che vedevano
imputati altri soggetti. L’impostazione accusatoria non ha
trovato in alcun modo avallo a
seguito di tutta una serie di attività di verifica che sono state
in una fase successiva, rispetto
all’operazione, da parte della
polizia giudiziaria.
Tutti i difensori hanno
preannunciato interposizione
di appello ritenendo che l’impostazione accusatorio non
sia adeguata allo scopo di
comprovare la sussistenza di
un’associazione mafiosa facente capo alla famiglia Condello e la partecipazione alla
stessa da parte degli imputati
che hanno rimediato in primo
grado una condanna. Sara il
giudice di appello a valutare
ed eventualmente convalidare
l’assunto del giudice di primo
grado.
Destinato a bambini ipo e non vedenti
Sorpreso dalla Polizia con 100 grammi di “cannabis sativa”
Donna preoccupata chiama i pompieri
“Crociata alle tenebre”
importante service
voluto dal Lions club
Droga, romeno in manette
Fa sfondare la porta di casa
ma la figlia stava dormendo
Mariangela Viglianisi
Ha rappresentato una preziosa
occasione formativa per le famiglie e tutta la rete socio sanitaria
che entra in contatto con i bambini ipo e non vedenti, il convegno
scientifico organizzato dai Lions
club “Luce per gli occhi di bambini
esclusi e invisibili”. Per esprimere
dubbi e criticità, essere ascoltati e
raccontarsi, apprendere utili strategie di approccio alle problematiche della disabilità visiva.
«Perché la compromissione
delle funzioni visive è un elemento di rilevo nei soggetti in età evolutiva – ha spiegato Giuseppe Anselmini, presidente dei Lions – in
misura tanto maggiore quanto
più l’ipovisione si associa ad altre
minorazioni motorie, sensoriali,
cognitive o di sviluppo. Il service
permanente del club è la “crociata
alle tenebre”, la prevenzione e la
riabilitazione sono gli elementi
fondamentali per affrontare questi disturbi. L’incontro di oggi che
fa da battesimo al nuovo anno sociale, è un altro passo necessario
per migliorare la qualità della vita
e promuovere una piena integrazione sociale».
L’iniziativa dagli importanti risvolti multidisciplinari, dedicata
a chi ha gravi problemi di vista
nell’età infantile, si è svolta nella
sala Green del consiglio regionale. Risvolti scientifici ma anche
sociali. L’associazione Esperia ha
curato quest’aspetto, che si è concretizzato in una raccolta fondi
per l’acquisto di strumenti per la
riabilitazione visiva e neuromotoria. «In particolare di un microperimetro – ha specificato la dott.ssa
Annamaria Rosato, presidente
dell’associazione – da utilizzare
presso il servizio di ipovisione del
centro di Oftalmologia sociale
dell’Asp 5. L’apparecchiatura
consente di valutare punto per
punto la sensibilità della retina a
uno stimolo luminoso, identificando con precisione la zone di
non visione». Il microperimetro è
multifunzionale e versatile e
«consentirà un sensibile miglioramento nello screening e nella cura della retinopatia diabetica nei
bambini affetti da diabete mellito».
Un traguardo importante nella
mission annuale dei Lions, salutata favorevolmente da rappresentanti del mondo medico, sanitario, politico e associazionistico
che hanno dato il loro supporto a
questo progetto. I Lions club sono
conosciuti per l’operato svolto a
favore dei non vedenti e degli ipovedenti. «L’impegno a favore della vista si estende da programmi a
carattere locali fino a quelli a livello internazionale – ha detto il
presidente Lions VIII Circoscrizione, Paolo Mobrici –. Fino ad
oggi 5 milioni di persone hanno
recuperato la vista con operazioni
di cataratta. Abbiamo formato
345 mila oftalmologi, infermieri
specializzati, professionisti di cure oculistiche».
L’ipovisione è caratterizzata
dalla scomparsa in varia misura di
almeno una delle prestazioni significative della vita quotidiana
quali la lettura, la scrittura, la capacità di movimento autonomo.
«Le medesime funzioni – ha detto
il prof, Giuseppe Ferreri dell’università di Messina – possono tuttavia essere parzialmente ripristinate con attivo intervento riabilitativo mediante l’utilizzo di strumenti che consentono la riacquisizione di limitate ma utili prestazioni funzionali». Diversi contributi sono venuti dal prof. Gaetano
Tortorella, dai dottori Michele
Fiorentino, Prudenza Calcagno,
Lavinia Garuffi, Daniela Ferrari,
Giuseppe Quattrone e Vincenzo
Sidari.
Nell’ambito degli specifici servizi di contrasto alla criminalità predisposti per le festività di
fine anno dal questore di Carmelo Casabona, personale del
Commissariato di Villa San
Giovanni, diretto dal vicequestore aggiunto Gregorio Marchese, ha arrestato, nel pomeriggio di sabato, T.I., 21 anni,
di nazionalità romena, domiciliato in località Concessa di Catona.
Il giovane è stato sorpreso in
flagranza di reato per deten-
zione ai fini di spaccio di 100
grammi di sostanza stupefacente del tipo “cannabis sativa”. La droga era sufficiente
per confezionare almeno 300
dosi.
In particolare l’attività di polizia giudiziaria ha tratto spunto dallo spirito di osservazione
di operatori delle volanti del
commissariato villese ai quali
non sono sfuggiti i movimenti
sospetti del soggetto che tentava di eludere il controllo di una
pattuglia, cercando di intro-
dursi in una privata abitazione.
Gli agenti lo hanno bloccato, facendogli scattare le manette ai polsi. Dell’avvenuto arresto venivano informato il sostituto procuratore di turno
che disponeva l’immediato accompagnamento del giovane
romeno in Questura dove è stato rinchiuso in camera di sicurezza in attesa di comparire
davanti all’autorità giudiziaria
per la convalida dell’arresto.(p.t.)
Solo tanta paura per una donna
reggina che ieri intorno alle 11
non è riuscita ad accedere nella
propria abitazione di via Torrione, all’interno della quale si trovava la figlia ventottenne, che
non rispondeva né al cellulare
né al campanello di casa. Inerme
la signora, ha allertato la sala
operativa del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco che ha
immediatamente inviato sul posto la prima squadra di soccorso
terrestre. I Vigili, utilizzando le
tecniche di apertura per le serrature senza mandata, sono entrati nell’appartamento, dove hanno constatato che la ragazza versava in un profondo sonno, probabilmente a causa della nottata
passata a festeggiare il nuovo
anno. Risvegliata dal trambusto
e impaurita dalle inaspettate
presenze, ha ringraziato e ha ripreso subito il suo agognato riposo.
Gazzetta del Sud Lunedì 2 Gennaio 2012
33
Reggio Tirrenica
.
PIANA I delitti dell’anno appena archiviato sono due in meno rispetto al 2010. Inchieste in corso sulle spedizioni di morte volute dalle cosche
Undici omicidi e molti casi ancora aperti
Il 14 febbraio a Taurianova il commerciante Tony Battaglia è stato freddato da un ragazzo per futili motivi
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
Sono undici gli omicidi che si sono registrati nella Piana di Gioia
Tauro nell’anno appena archiviato. Due in meno rispetto
all’anno precedente e uno in più
nel raffronto col 2009, quasi a
conferma di un “andamento” che
pare non voglia offrire o riservare “cambiamenti” in negativo o
in positivo.
La serie si apre con l’agguato a
Francesco Gattellari, sono le
undici di mattina del 19 gennaio,
che viene freddato da un ignoto
killer che fa uso di un fucile automatico caricato a pallettoni.
A bordo della sua Panda Gattellari, 45 anni, viene colpito a
morte mentre da Oppido Mamertina, dove vive con la famiglia, percorre la provinciale che
conduce a Messignadi. Fa quella
strada tutti i giorni e chi ha deciso di eliminarlo non ha difficoltà
a cogliere l’obiettivo.
La sera del 14 febbraio a Taurianova Tony Battaglia, 27 anni,
titolare del bar “Las Vegas” , ubicato nel centro storico, mentre è
al bancone impegnato a servire
alcuni clienti, viene raggiunto da
alcuni colpi di pistola automatica esplosi al suo indirizzo da un
quindicenne, G.S., dopo una banale discussione. Morirà in ospedale, a Reggio Calabria, senza riprendere conoscenza. L’omicida
è arrestato dalla Polizia nel giro
di poche ore e condannato a undici anni in primo grado.
Rosarno, ore 23 del 25 giugno. In via Stazione echeggiano
Tony Battaglia
il commerciante
ucciso
il 14 febbraio
a Taurianova
diversi colpi di arma da fuoco.
Sul posto arriva subito una volante della Polizia in servizio di
controllo nella zona: gli agenti
trovano al volante di una utilitaria, ormai privo di vita, Guido Pisano, 64 anni, falegname incensurato, raggiunto al volto e al
petto da diversi colpi di 7,65
esplosi da brevissima distanza.
L’uomo, che secondo i famigliari
era uscito di casa per acquistare
delle sigarette, forse ha avuto
una discussione con qualcuno
col quale aveva un appuntamento. Movente ed esecutore restano, purtroppo, ignoti.
Il 2 luglio la pineta del monte
Sant’Elia di Palmi, è teatro del
terribile omicidio che scuote e
colpisce profondamente l’opinione pubblica non solo della
Piana ma dell’intera provincia. I
protagonisti sono due gioiesi,
Francesca Agresta, 24 anni, studentessa universitaria, e l’anziano padre naturale, Giovanni
Ruggiero, 83 anni, notissimo imprenditore. L’uomo si presenta
intorno alle ore nove alla Compagnia dei carabinieri di Gioia
Tauro riferendo di avere ucciso,
facendo uso di un coltello, la figlia nella pineta del Sant’Elia. I
militari, però, non riescono a localizzare il cadavere e saranno
necessarie precise indicazioni di
Ruggiero, condotto sul posto dai
militari, per trovare il corpo senza vita della giovane Francesca.
Una ferita al collo che le squarcia
la gola è stata fatale, provocando
la morte in pochissimo tempo.
Ruggiero si giustifica: era assillato dalle numerose e insistenti richieste di denaro da parte della
ragazza. Le indagini guidate dal
capitano Ivan Boracchia vanno a
fondo ed emergono anche altri
particolari a dir poco inquietanti
quali il difficile “rapporto” tra la
giovane Francesca e l’uomo, l’ap-
le.
Investigatore della Scientifica analizza il corpo di Francesco Fossari
puntamento e l’incontro in quel
tragico mattino del due luglio, la
presenza, sulla macchina del
Ruggiero, con la quale i due raggiungono Sant’Elia. Il processo,
già fissato, si aprirà il prossimo
sedici gennaio.
La mattina del 7 luglio, in contrada Carozzo di Rosarno, viene
ucciso Francesco Giovinazzo,
31 anni, bracciante agricolo con
precedenti penali. Si trova nella
campagna del padre già dall’alba
dovendo procedere ad alcuni lavori. È in compagnia di un nipotino, che per sua fortuna è abbaFrancesco
Giovinazzo
assassinato
a Rosarno
il 7 luglio
stanza lontano all’arrivo del killer, che dà subito l’allarme. Chi
spara fa uso di una micidiale calibro 9x21 colpendo Giovinazzo
da brevissima distanza alla testa
e alle spalle. La morte è immediata. Sul posto giunge il cognato
che informa i carabinieri. Francesco Giovinazzo, indagato e già
in carcere per l’operazione “All
Inside 2”, era fidanzato con Maria Carmela Pesce, figlia di Giuseppe (deceduto nel 2010). Era
già rimasto anche vittima di un
tentato omicidio.
Passano appena ventiquattro
ore e a Gioia Tauro, sulla strada
statale “111”, davanti ad un bar,
manca qualche minuto alle nove, uno sconosciuto fa fuoco contro Vincenzo Priolo, 31 anni,
che si sta dirigendo verso la sua
Mercedes parcheggiata nei pres-
GIOIA TAURO Il Comune programma un investimento. Rinviato il progetto del campo rom
Vincenzo Priolo colpito a morte in pieno centro a Gioia Tauro
si. Raggiunto da diversi colpi di
calibro 9x21 da uno sconosciuto
che è in sella ad un motociclo
muore dopo un’ora all’ospedale
di Polistena. Le indagini della
Polizia consentono di fare luce
nel giro di un giorno appena: a
sparare contro Priolo sarebbe
stato un giovane commerciante,
Vincenzo Perri, 31 anni, sparito
da Gioia Tauro. Perri. Il giorno
prima della sparatoria sarebbe
rimasto vittima di un’aggressione, autore il Priolo che avrebbe
agito spalleggiato da quattro
amici. All’origine vecchi rancore.
Il falegname
Guido Pisano
il 25 giugno
vittima di un
agguato mortale
E a questa storia si collegherebbe, sempre secondo la Polizia, il
ferimento, avvenuto lo scorso 17
dicembre, sulla stessa statale
“111” , di Giuseppe Brandimarte, 39 anni, operaio portuale, che
è legato da stretti rapporti di parentela con Perri ricercato per l’
omicidio.
Il 2 agosto, davanti al cimitero
di Melicucco, sulla strada provinciale che porta ad Anoia, con
quattordici colpi di calibro 9 viene ucciso Francesco Fossari, 43
anni, commerciante con precedenti penali. L’omicidio si registra intorno alle tredici e il cadavere viene scoperto da un automobilista che da l’allarme. La Polizia segue la pista di un possibile
regolamento di conti o di una
esecuzione maturata per vendetta negli ambienti della mala loca-
Il 17 settembre, con diversi
colpi di automatico calibro 12,
viene ucciso il bracciante agricolo Salvatore Raso di 46 anni. Il
corpo, in contrada Sant’Eusebio
di San Giorgio Morgeto, viene
scoperto da un fratello nella primissima mattinata. Raso, incensurato, probabilmente aveva “visto” qualcosa che non doveva per
cui è stato eliminato perché considerato purtroppo un testimone
scomodo. Passano dodici giorni
e la lupara tuona ancora. In contrada “Due querce” di Varapodio
un commando fa fuoco all’indirizzo di due fratelli, Carmelo
Donato, 26 anni, e Francesco
Donato, di l8. Stanno andando
in campagna a bordo di un trattore e all’altezza di una curva diventano obiettivo di almeno due
persone che attendono il loro
passaggio armati di fucili automatici. Carmelo muore sul colpo, Francesco si spegne alcune
ore dopo all’ospedale di Polistena. Carabinieri e Polizia si muovono in tutte le direzioni ma le indagini restano senza una risposta.
Ad Oppido Mamertina il 14
novembre un’altra “morte violenta” , ultima della serie del
2011, che fa scalpore. Giovanni
Frisina, 42 anni, bracciante agricolo, uccide in casa, in Corso
Aspromonte, la sorella Rita, di
52, casalinga. L’uomo si presenta
nella tarda mattinata in stato
confusionale e sporco di sangue
al Commissariato di Polizia di
Palmi. Avrebbe agito in un raptus, usando un coltello da cucina, al culmine di una violentissima discussione con la congiunta
che lo esasperava col suo carattere difficile. Fatale, purtroppo,
per la donna, trovata in cucina
priva di vita, una profonda coltellata alla gola.
ROSARNO Una mostra inaugurata nei locali della mediateca
La scuola Stella Maris fa un salto di qualità Raccontano i ghetti e il caporalato
GIOIA TAURO. La realizzazione del
campo nomadi può aspettare. La
giunta comunale, presieduta dal
sindaco Bellofiore, ha variato il
piano di priorità delle opere pubbliche, investendo sull’adeguamento e la ristrutturazione di una
delle più grandi scuole cittadine:
la “Stella Maris”. L’istituto che
serve il popoloso quartiere “Marina”, sarà quindi interessato da un
imponente appalto che le farà
cambiare aspetto e consentirà un
ammodernamento dell’immobile. Il Comune ha già ottenuto un
finanziamento di 370.000 con
fondi statali e regionali di cui, però, la parte del 40% deve essere
integrata con risorse interne
all’ente. Per questo la giunta ha
deciso che i 148mila euro saranno
reperiti in parte da somme a di-
Il sindaco Renato Bellofiore
sposizione (68.000) e in parte
proprio dal finanziamento previsto per la realizzazione del campo
nomadi. Quest’opera, di cui tanto
si è discusso in città, era stata inserita nel piano degli interventi dalla Commissione Straordinaria,
che ha gestito il comune dall’aprile del 2008 fino a marzo del 2010
a seguito dello scioglimento per
mafia del consiglio comunale.
I commissari le avevano dato
una priorità alta, poiché in quello
stesso periodo era partita la procedura di gara per la realizzazione del contratto di quartiere 2 che
prevedeva, tra l’altro, lo spostamento di un intero quartiere abitato da rom. La travagliata procedura attualmente ferma, probabilmente ha indirizzato l’amministrazione Bellofiore a dirottare
quel finanziamento per la scuola.
Ed in effetti questo passaggio si
coglie nel testo della delibera che
recita testualmente: «Considerato che allo stato la suddetta opera
non è da ritenersi prioritaria rispetto alle attuali esigenze
dell’ente, le somme stanziate per
la sua realizzazione possono essere utilmente impiegate per il finanziamento dei lavori di messa a
norma della scuola». L’opera è
stata inserita nel piano delle opere pubbliche 2012-2014 da poco
deliberato. Adesso il tempo di
mettere nero su bianco la procedura e si partirà con il bando. Un
bel regalo per la scuola “Stella
Maris” che aspettava questi interventi e che la faranno diventare
scuola sicura e all’avanguardia.(a.n)
GIOIA TAURO L’impegno dell’Avis e il sostegno dei ragazzi dell’istituto “Severi”
Studenti in prima fila nella donazione del sangue
GIOIA TAURO. Quando la dona-
zione del sangue e l’impegno
dell’Avis entrano a scuola per
riscoprire un gesto che proprio
in questi giorni di festività natalizie assume un significato
molto importante. A Gioia
Tauro qualche giorno prima di
natale si è svolto un incontro
sul valore della donazione del
sangue all’istituto tecnico comprensivo “F. Severi” con gli
alunni delle terze, quarte e
quinte classi. I ragazzi hanno
partecipato con grande interesse, si è parlato di donazione
del sangue e di educazione alla
salute e alla solidarietà. Sono
intervenuti il preside della
scuola Giuseppe Gelardi, la referente alla Salute Anna Maria
Lammendola, il presidente della sezione Avis di Gioia Tauro
Gaetano Corvo, il presidente
provinciale dell’Avis Antonino
Posterino e il direttore sanitario Avis provinciale Pietro
Schirripa.
Successivamente Schirripa
ha effettuato 36 prelievi e dopo
aver fatto le analisi il 17 dicembre per verificare la possibilità
di effettuare le operazioni, 16
ragazzi hanno donato il sangue nell’autoemoteca parcheggiata nel cortile della scuola
per l’occasione. I ragazzi hanno dimostrato entusiasmo e
probabilmente continueranno
a donare anche in futuro. Per
l’Avis di Gioia Tauro il 2011 è
stato un anno molto positivo,
perché a oggi sono state raccolte 152 sacche con un notevole
incremento rispetto al 2010.
Un risultato lusinghiero per
l’attività della sezione gioiese
che con il suo presidente ha
espresso forte entusiasmo per i
traguardi raggiunti, senza dimenticare, però, che l’attività
proseguirà e dovrà essere ancora migliorata nel prossimo
anno.
L’associazione gioiese è impegnata in un’opera di sensibilizzazione sulla grande importanza della donazione, soprattutto tra i più giovani e per diffondere il messaggio di aiuto
nei confronti di tutti coloro che
possono avere bisogno del sangue altrui. Di certo il risultato
ottenuto nella scuola “Severi”
ha dimostrato una grande partecipazione e un segnale di
concreto avvicinamento degli
alunni alle direttive dell’associazione. Si ricorda che possono donare il sangue solo i maggiorenni e fino all’età massima
di 60 anni.(a.n)
foto e video sul calvario dei migranti
Carmen Lacquaniti
ROSARNO
È stata inaugurata nei locali
della mediateca comunale “F.
Foberti” la mostra “Migranti
workers journey” di Michele
Palazzi e Alessandro Penso,
all’interno del festival “A nord
di Tangeri”, organizzato dai comuni di Gioia Tauro e Rosarno
col contributo della Regione
Calabria.
All’evento erano presenti,
oltre ai due fotografi, Palazzi e
Penso, gli assessori alle politiche giovanili, Francesco Bonelli e ai lavori pubblici, Teodoro
de Maria, e diversi rappresentanti delle associazioni culturali del territorio. “Migranti workers journey” documenta e descrive le condizioni sociali e
umane in cui vivono i lavoratori stagionali immigrati, impiegati irregolarmente nei campi
del sud Italia e costretti a vivere, anzi a sopravvivere, in case
abbandonate senza elettricità e
acqua e in condizioni di estrema povertà senza alcuna assistenza, diritto o la possibilità di
cambiare lavoro.
Per realizzare questo progetto Palazzi e Penso hanno attraversato il sud dell’Italia insieme ai braccianti seguendo i
loro spostamenti durante le
stagioni di raccolta: Afragola,
Castel di Principe, Castel Volturno, l’agro foggiano, Rosarno, la pianura di Gioia Tauro e
la Basilicata. Come ci spiega
Michele Palazzi, man mano che
il lavoro procedeva ci si è resi
conto che la parte iconografica
non bastava a contenere la
La mostra allestita nei locali della mediateca comunale
complessità della tematica così
come andava delineandosi, per
cui si è pensato di realizzare un
video a cui affidare la parte
contenutistica. Questo video,
anch’esso visionabile all’interno della mediateca, è stato selezionato al concorso Cross
Media del Festival di Bellaria.
«Il nostro intento – spiegano
ancora i due fotografi – è quello
di denunciare le condizioni disumane in cui i lavoratori stagionali immigrati sono costretti a vivere ben consapevoli, comunque, del fatto che essi rap-
presentano l’anello più debole
di un meccanismo in cui il controllo sui prezzi esercitato dalle
lobby del mercato non solo impedisce agli agricoltori di elargire paghe migliori, ma spesso
li costringe ad abbandonare alcune coltivazioni».
La mostra che, ha già ricevuto diversi riconoscimenti come
il primo premio della sezione
Project Launch di Center, organizzazione no-profit di Santa
Fe (New Mexico, Stati Uniti),
resterà aperta al pubblico fino a
fine gennaio.
34
Lunedì 2 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
Reggio Tirrenica
.
POLISTENA Si rinnova l’iniziativa promossa dall’associazione “Il Samaritano” che da 24 anni esalta la volontà di ribadire i valori dei cittadini onesti
La marcia della pace, solidarietà e antimafia
Don Giacomo Panizza e Francesco Azzarà hanno testimoniano il profondo significato della manifestazione
Attilio Sergio
POLISTENA
Don Giacomo Panizza e Francesco Azzarà al fianco dei giovani
di Polistena e della Piana, a don
Pino Demasi e al vescovo Luciano Bux, per cantare la pace e la
speranza in un cambiamento
possibile. Per la 24^ volta, tantissime candele accese hanno rischiarato di luce e di speranza le
strade di Polistena, nel corso di
un Capodanno all’insegna della
pace e della giustizia.
Anche il 2012 si è aperto con
la tradizionale marcia della pace organizzata dall’associazione “Il Samaritano”. Il primo momento, la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta
dal Vescovo della Diocesi, Luciano Bux, in un Duomo gremito di giovani, gente comune, tra
le quali la mamma di Massimiliano Carbone ed un gruppo di
volontari di Monopoli vicini a
“Libera” e numerose autorità civili, militari e religiose. Don Pino Demasi, nel suo saluto iniziale, ha tra l’altro, affermato: «Esserci ancora, dopo 24 anni, non
è un merito, ma una sfida appena cominciata. L’impegno per la
giustizia e per la pace che si rinnova è l’unico, il solo che possiamo pensare e osare perché non
c'è tempo per perdere tempo,
per lesinare un’idea, per rimandare il da farsi. In una Regione
nel cui dialetto stranamente
non esiste il tempo futuro, c'è un
tempo che va invece osato: è il
nostro tempo. Quello, cioè que-
sto, in cui bisogna forzare l’aurora a nascere. Siamo qui a cantare la speranza in un mondo
senza pace ed in una terra dove
la delinquenza organizzata, l’illegalità diffusa, i soprusi fanno
spesso da padroni e rendono impossibile la vita delle persone.
Siamo qui a dare voce a tutte le
persone ed in modo particolare
a quei giovani che, anche in questa terra di Calabria, con passione e uscendo dal quieto vivere e
dalla rassegnazione, stanno lavorando per il cambiamento».
Nella sua omelia, il vescovo
Luciano Bux ha invitato tutti ad
«avere un cuore nella pace»,
chiedendo ai giovani responsabilità, mettendo in pratica la libertà, ed ha aggiunto: «L'augurio di Capodanno è la pace fra
tutti ma soprattutto la pace deve stare dentro di noi».
Nel corso della preghiera dei
fedeli, il gruppo scout “Polistena 1” ed i volontari di Monopoli
hanno invocato la pace per la
Piana ed i suoi giovani, e per gli
operatori di “Libera”.
Subito dopo, la Marcia della
Pace, aperta dai colori delle
bandiere della pace in mano ai
giovani dell’associazione “Il Samaritano”, delle parrocchie,
dell’Agesci, dell’Azione Cattolica, della cooperativa “Valle del
Marro” e del presidio di “Libera”. Dopo aver attraversato le
vie principali della città, la marcia della pace è giunta in piazza
della Repubblica, dove Francesco Azzarà, l’operatore umanitario di Emergency sequestrato
MELICUCCÀ Celebrata la ricorrenza
La Sacra famiglia
tra amore e fede
Antonio Ligato
MELICUCCÀ
La ricorrenza della Sacra famiglia
è stata festeggiata dalla comunità
religiosa insieme all’amministrazione comunale. Nell’occasione
sono stati premiate le coppie che
hanno raggiunto il traguardo dei
50 e dei 25 anni di matrimonio.
Presenti nella chiesa di S. Giovanni Battista, gli amministratori, il
clero, le associazioni, parenti e
amici dei festeggiati, nonché l’on.
Giovanni Nucera, segretario questore del Consiglio regionale.
Una sola coppia, Maria Rossanna
Bagnato e Leone Cammareri, ha
raggiunto i cinquanta anni di vita
insieme; mentre le coppie forma-
te da Maria Napoli e Sebastiano
Toscano, Elvira Maria Fantino e
Vincenzo Tassone, Letteria Parrello e Vincenzo Costa, Maria Genua e Antonio Trefiletti, Giuseppa Lezzi e Natale Straffalace, Carmela Lo Giacco e Antonio Cammareri, sono state festeggiate per
i loro 25 anni di matrimonio. Nel
corso della funzione, il parroco
Paolo Martino, ha messo in risalto i valori religiosi della famiglia
che riportano al disegno di Dio
Nella chiesa di
San Giovanni
Battista è stata
celebrata
la ricorrenza
POLISTENA Sono intervenuti gli artificieri
Un pacco sospetto
dentro solo volantini
POLISTENA. Mattinata dell’ulti-
Tanti giovani alla marcia della pace che ha attraversato Polistena
in Sud Darfur il 14 agosto scorso
e liberato il 16 dicembre, nel
ringraziare tutti per la solidarietà ricevuta, ha affermato che la
marcia di Polistena è un’azione
concreta per la pace, in quanto
bisogna mettere in campo una
solidarietà fattiva, impegnandosi in prima persona, oltre le
parole, per la legalità. Don Giacomo Panizza, fondatore ed animatore della Comunità Progetto Sud, vittima a Lamezia Terme
di intimidazioni mafiose ed im-
sulla stessa.
«Mentre da una parte emergono alcuni grandi valori che manifestano la presenza di Dio, ha
spiegato don Paolo, come la crescita della libertà e della responsabilità nella paternità e nell’educazione e la stima delle relazioni
autenticamente
personali,
dall’altra si constatano crescenti
difficoltà, come l’indebolirsi dei
vincoli familiari e della comunicazione tra generazioni».
«La festa della Sacra Famiglia
– ha proseguito don Paolo – ci invita a riflettere sul mistero del figlio, d’ogni figlio, d’ogni uomo. I
figli sono dono del Signore».
L’Amministrazione Comunale ha
donato ai festeggiati una targa ricordo, mentre l’on. Nucera ha regalato un libro. La cerimonia si è
conclusa con il concerto di Natale
del Coro Polifonico “Euterpe” diretto dal maestro Enrico Currao e
con l’augurio che altre coppie
possano raggiungere i traguardi
matrimoniali nella fede.
pegnato nel fronte antimafia,
accolto da un fragoroso applauso, ha affermato che la Calabria
ha bisogno di dare voce a tutti
quelli che vengono calpestati in
ogni tratto di strada messo sotto
dalla malavita. Don Giacomo ha
invitato i giovani a fare la loro
parte, ed ha aggiunto: «La loro
felicità dipende dalla pace e dalla giustizia, ma attenzione che
gli educatori non considerino i
giovani creta da plasmare.
Quando aiutiamo qualcuno a
crescere bisogna farlo insieme a
lui, perché trovi dentro di sé le
qualità per affrontare la vita».
Don Giacomo ha anche denunciato la lunga serie di intimidazioni che a Lamezia nell’ultimo mese e mezzo hanno colpito
i più vari bersagli, non ricevendo l’attenzione dei media. «I
giornali hanno parlato solo di
noi – ha detto – ma la 'ndrangheta occupa il territorio e non la si
combatte dando spazio solo ad
alcuni».
mo giorno dell’anno all’insegna
del procurato allarme in un vico
poco frequentato del centro storico, a causa di un pacco sospetto, ben confezionato e posizionato su di un muro. Intorno alle
ore 11,30 del 31 dicembre, è
stato un appuntato della Guardia di Finanza libero dal servizio
ad accorgersi, passando a piedi
con la moglie dal vico I Gorizia,
della presenza di un pacco di co- Un artificiere controlla l’involucro
lore bianco, senza scritte, appoggiato su di un muro di cinta. dato, sono giunti in vico Gorizia
Scattato l’allarme, sono subi- gli agenti del nucleo artificieri
to intervenute le volanti del vici- del reparto mobile della Queno Commissariato di polizia e la stura di Reggio Calabria. Gli
polizia municipale. Sul posto il specialisti dopo aver sottoposto
commissario capo dott. Pier- l’involucro ad un analisi ai raggi
franco Amati, dirigente del lo- X, lo hanno rimosso ed aperto.
cale Commissariato di polizia Per fortuna, all’intero, solo e
che ha subito allertato il reparto soltanto una risma di depliant
mobile della Questura di Reggio pubblicitari, volantini di quelli
che vengono lasciati sui paraCalabria.
La piccola ed isolata viuzza, brezza delle vetture in sosta.
La notte di San Sivestro, per
poco distante dal liceo “Rechichi” e dal palazzo municipale, è fortuna, soltanto due persone
stata chiusa in attesa dell’arrivo hanno dovuto fare ricorso alle
degli artificieri. Nonostante la cure dei sanitari del pronto socpioggia caduta al mattino, il corso dell’ospedale a causa di
pacco si presentava asciutto e lievi ustioni provocate dallo
chiuso ermeticamente con carta scoppio dei tradizionali botti, in
bianca e nastro adesivo. Alle tono minore rispetto agli altri
13,20 a bordo di un mezzo blin- anni.(a.se)
POLISTENA Oggi l’evento organizzato dal Lions Club “Brutium” a scopo di beneficenza
Al Duomo il tradizionale concerto di Capodanno
POLISTENA. Com'è ormai tradizione, il Lions Club “Polistena
Brutium”, presieduto dal dott.
Aldo Randazzo, organizza il
concerto di Capodanno, che
quest’anno, si svolgerà oggi,
per la prima volta, all’interno
del Duomo cittadino, per sottolineare e far risaltare il significato di solidarietà, dove la musica diventa un messaggio
ideale di un concreto atto di
amore e di solidarietà rivolta ai
bambini della comunità polistenese.
Il concerto, a scopo benefico, sotto lo slogan “La solidarietà è un bene prezioso: rinnoviamolo ogni anno”, si svolgerà
stasera (2 gennaio), alle ore
18,45, e vedrà esibirsi l’Orchestra dei Fiati di Laureana di
Borrello, cento ragazzi diretti
PALMI Garantito l’impegno parlamentare per fare chiarezza sul sito di Melicuccà
Il concerto di Capodanno del 2010
dal maestro Maurizio Managò.
Durante il concerto, ci sarà la
partecipazione straordinaria
del maestro Nello Salza, tromba solista dell’orchestra di Ennio Morricone, il quale, ha la-
vorato nelle colonne sonore di
tanti famosi film, come “La vita
è bella”, “La voce della Luna”,
“C'era una volta in America”,
“La leggenda del pianista sull'Oceano”, “Nuovo cinema pa-
radiso”, “La Famiglia”, “La Piovra”, “Il Postino”, “Cuore”, “Pinocchio”, “Il Caimano”, “La
Sindrome di Stendhal”, “Gli Intoccabili”, “Il Marchese del
Grillo”.
I soci Lions del “Polistena
Brutium”, riconoscendo l’importanza «dell’essere solidali
con il prossimo mediante l’aiuto ai deboli, i soccorsi ai bisognosi, la simpatia ai sofferenti», si sono fatti carico del concerto di Capodanno in Duomo.
Con i fondi raccolti, cercheranno di soddisfare le richieste
delle bambine ospiti della Casa
Famiglia di via Vescovo Morabito, di dare un sostegno ai ragazzi ospiti della Comunità
“Luigi Monti” e di dare aiuto ai
ragazzi della coop Valle del
Marro- Libera Terra.(a.se)
PALMI Quadrangolare dedicato a D’Amborsio e Pirrottina
Italia dei Valori accende i riflettori sulla discarica Due talenti con il calcio nel cuore
un memorial per non dimenticarli
PALMI. Proseguono gli incontri
della sezione IdV di Palmi guidata dal presidente Memmo Cogliandro. A far visita agli iscritti
e simpatizzanti palmesi l’on.
Peppe Giordano e il commissario regionale IdV Enzo Tromba.
A dare il via un incontro una
lettera del leader di IdV Antonio
Di Pietro, che ha analizzato l’anno appena trascorso e fissato gli
obiettivi per il futuro. «Ogni
giorno – ha scritto Di Pietro –
siamo impegnati a dimostrare
che è possibile un Paese onesto
e pulito. Italia dei Valori è tra i
protagonisti del cambiamento
che ci sarà e quindi saremo impegnati ogni giorno ancor più di
ieri per dare una speranza
all’Italia. Sono consapevole che
questo risultato è possibile grazie al vostro lavoro di ogni giorno nell’organizzare gli eventi
per entrare in contatto con migliaia di cittadini oggi sfiduciati
dalla politica. Insomma con il
vostro contributo un’idea,
un’intuizione si è trasformata in
una solida azione di partito, che
ci fa camminare a testa alta senza toglierci il cappello davanti a
nessun potere o potente».Parole condivise appieno da Cogliandro che ha evidenziato la
necessita «di avere un Paese
onesto e pulito. Il ruolo primario di ogni partito è quello di migliorare la politica, per la crescita etica e civile della nostra Società perché, a mio avviso, la vera emergenza è il basso livello di
etica politica e sociale».
Cogliandro ha elogiato il
Commissario prefettizio per
l’iniziativa dei parcheggi facilitati in città riservati ai diversamente abili che potranno sostare anche nelle strisce blu. Tema
principale la famigerata discarica di contrada la Zingara di Melicuccà che «rischia di inquinare
Memmo Cogliandro
le falde acquifere dell’acquedotto VINA che porta acqua a Palmi, Seminara e Melicuccà». Della questione, l’on. Peppe Giordano ha interessato l’on. Gian-
piero De Toni della Commissione Rifiuti e, molto probabilmente, l’intera Commissione nel
2012 farà un sopralluogo sulla
discarica per verificare se le normative europee sono rispettate.
Si è parlato dell’Ospedale
della Piana, «opera voluta dal
Governo Prodi, e della imminente consegna dei lavori». Per
Tromba «la situazione attuale
nazionale e locale è difficile per
le famiglie, per chi perde il lavoro ed il governo ha emanato un
Decreto Legge che impoverisce
il ceto medio basso, tassa sempre più i cittadini che già pagavano le tasse e le famiglie si impoveriscono sempre più, risparmiando i soliti ricchi. Dobbiamo
quindi unirci, fare gruppo e ribellarci alle ingiustizie sociali.
IdV in Calabria è in forte crescita
per il riscatto anche del nostro
territorio che ha sempre subito
profonde ingiustizie». (i.p.)
Ivan Pugliese
PALMI
Tirare due calci rincorrendo
il pallone con il sogno, non
tanto segreto di poter sfondare ad alti livelli, è un qualcosa
che accomuni i ragazzi di tutto il mondo.
Questo sogno, era nella testa e nei piedi di due giovani
promesse del calcio palmese,
Michele Pirrottina e Giuseppe D’Ambrosio, prematuramente strappati all’affetto
delle loro famiglie, dei loro
amici e dei loro compagni di
squadra per le conseguenze
di due distinti incidenti stradali. Per ricordarli, ancora
una volta, e per onorare come meritano, la loro memoria, si disputerà nel pomerig-
Il campo sportivo “Lo Presti”
gio di oggi a partire dall1 ore
15 il 2° Memorial “Giuseppe
D’Ambrosio e Michele Pirrottina” presso il campo sportivo
“Giuseppe Lo Presti” di Pal-
mi, organizzato dalla locale
squadra dello Sporting in collaborazione con il Comune di
Palmi.
A sfidarsi in un quadrangolare di 45’ minuti per tempo,
l’US Palmese, squadra dove i
due ragazzi hanno militato,
che disputa il campionato
d’eccellenza, l’Asd Taureana
compagine di Prima categoria, e le altre due squadre di
Palmi che disputano il campionato di terza categoria,
l’AC Sporting Palmi e l’AS
Palmi Calcio. Le vincenti della doppia semifinale si affronteranno poi nella finalissima. Un’occasione per tutti
quelli che li hanno conosciuti, per sportivi e non, di ricordare assieme due amici che
oggi non ci sono più.
Gazzetta del Sud Lunedì 2 Gennaio 2012
23
Calabria
.
COSENZA I “manuali” di affiliazione sequestrati nel Paolano, a Soverato e San Martino di Taurianova confermano l’importanza di riti e simbologie
I segreti delle cosche rivelati dai “codici”
Sovrapponibili i documenti ritrovati a Seminara, Platì, Gioia Tauro, Reggio Calabria e Toronto (Canada)
Arcangelo Badolati
COSENZA
L’eterno dualismo. In Calabria
ci sono due poteri: quello legittimo (lo Stato) e quello illegittimo (la ‘ndrangheta). Da più
d’un secolo si contendono il
territorio, l’economia e il consenso popolare. La criminalità
organizzata riesce a coniugare
l’antico con il moderno, il linguaggio astruso della “mitologia” mafiosa con le valigette
ventiquattrore piene di denaro
e i business plan elaborati per
conquistare nuove mercati con
i capitali da riciclare. La subcultura criminale è fatta di
simbolismi, rituali e gergo. I
malavitosi, cioè, si riconoscono fra loro attraverso precisi
comportamenti, frasi ben congegnate e condotte spregiudicate. I colloqui tra ‘ndranghetisti registrati in questi anni grazie a microspie e intercettazioni telefoniche e i documenti sequestrati dalle forze dell’ordine, rivelano l’esistenza di tanti
e tali termini da poter assemblare un vero e proprio dizionario. Alla semantica ‘ndranghetistica vanno ad aggiungersi i “manuali” da vera e propria
setta che disciplinano il reclutamento dei nuovi “adepti” e la
investitura dei “capi”.
Agli atti del maxiprocesso
“Missing”, condotto dalla Dda
di Catanzaro contro le cosche
cosentine, si fa riferimento a
un codice mafioso e dei mano-
scritti ritrovati nel Paolano
nell’ottobre del 1999. In quel
periodo i carabinieri stavano
indagando sul misterioso allontanamento di un noto personaggio della criminalità
dell’area tirrenica. In casa del
quarantatreenne, gl’investigatori scovarono, all’interno d’un
comodino, fogliettini vergati a
penna in cui erano indicati i
nomi dei “padrini” che avevano tenuto a battesimo due
nuovi fidelizzati. La prima “copiata” portava la data del 27
agosto 1998, la seconda, del
27 febbraio 1999. In entrambe, veniva indicato il caposocietà, il contabile, il “puntaiolo”– che è il malavitoso incaricato di far sgorgare il sangue
dal polso del nuovo affiliato – e
il “picciotto di giornata” delegato a sovrintendere al “rito”.
Il testo proseguiva con le procedure da seguire per rendere
un luogo “degno” d’essere sede
d’una cerimonia di affiliazione
alla cosca d’un nuovo “picciotto”.
Il codice della ‘ndrangheta
ritrovato in quella occasione è
perfettamente sovrapponibile
a quello scoperto il 15 dicembre scorso dai carabinieri a Soverato, in casa di un affiliato
alle cosche dell’area ionica catanzarese e a quello rinvenuto,
qualche giorno prima, nell’abitazione di un altro ‘ndranghetista durante l’operazione condotta a San Martino di Taurianova contro la cosca fonda-
Il “codice” della ‘ndrangheta sequestrato dalle forze dell’ordine a Paola e in alto Giuseppe Zappia
ta dal vecchio padrino, Giuseppe Zappia, famoso per
aver presieduto nel 1969 il famoso summit di Montalto. Le
analogie tra i tre testi confermano come le procedure di affiliazione siano ormai uguali in
tutte le province calabresi. Il
dato appare interessante perchè sottolinea – se comparato
pure con le risultanze della
maxioperazione “Crimine” –
come la ‘ndrangheta abbia
mantenuto una sua simbologia
rituale divenuta, nel tempo,
una sorta di patrimonio sub-
culturale da custodire gelosamente. Sia il documento rinvenuto nel ‘99 a Paola che quelli
scovati a Soverato e San Martino di Taurianova, spiegano come viene “battezzato” un locale di ‘ndrangheta, un luogo
cioè destinato ad ospitare una
riunione di malavitosi. Nella
strampalata “procedura” si fa
riferimento ai tre cavalieri di
Spagna, Osso, Mastrosso e
Carcagnosso fondatori – secondo la tradizione criminale –
di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Nel testo, inoltre, si imma-
gina un colloquio tra un vecchio e un nuovo ‘ndranghetista. La conversazione è ricca di
oscuri richiami allegorici e infarcita di regole di condotta
che i “picciotti” devono pedissequamente osservare. Torna
nel documento paolano, una
terminologia cara ai boss calabresi che già si riscontrava nei
codici sequestrati da polizia e
carabinieri a Gioia Tauro e
Taurianova negli anni ‘60 e a
Reggio Calabria e Toronto
(Canada) alla fine degli anni
‘70. Per esempio: un “bello e
saggio compagno” viene interrogato da un immaginifico interlocutore che gli chiede: “di
cosa andate in cerca?”. E lui, di
rimando, risponde: “Quello che
andavo cercando l’ho trovato.
Ho trovato sangue, onore e fratellanza”. La risposta è identica
a quella data dal medesimo
personaggio nei codici sequestrati a Seminara, alla fine
dell’Ottocento, dal maresciallo
Michele Rocchetti, e negli anni ‘20 del Novecento, a Platì,
dal maresciallo dei carabinieri
Giuseppe Delfino.
Nei documenti sequestrati
le definizioni gergali adottate
dagli “uomini di rispetto” riguardano compari di cosca,
processi, armi, donne e famigliari. Approfondiamo. Il vocabolo “pampina” per esempio
indica in generale la malavita.
“Mezza pampina” invece è un
malandrino a metà, un “amico
degli amici”. La “fibbia” è l’associazione criminale alla quale
si appartiene. Associazione
che può pure essere definita
genericamente “buttuni”. Essere uno “tagliatu” significa
avere un ruolo importante nella malavita. “Dari u disparu”,
invece, equivale a concedere al
“picciotto” la promozione a
“camorrista”. Offrire un “fiore”
ha il significato di dare in occasione di un’azione delinquenziale una piccola parte del bottino ad un mafioso di rango,
oppure riconoscere un ruolo
gerarchico di rilievo ad una
persona “meritevole” che si è
cioè distinta per serietà e abnegazione. “Contrasto onorato” è
il grado assegnato a un soggetto amico e complice ma non ritualmente affiliato. “Caminante” è il termine con cui si indica
l’affiliato che ha il compito di
girare per la città, sorvegliare e
dare informazioni alla cosca.
“Tagliari a cuda” o “fare cristianu” nel gergo malavitoso segnano l’ingresso di un nuovo
picciotto nella “onorata società”. “Simu ogliu ed acqua” vuol
dire siamo uno sopra e l’altro
sotto e indica una comune affiliazione ma con ruoli diversi.
La “'Nzugna” è la tangente versata per oliare meccanismi e
favorire la cosca. “Chiamarsi u
postu” significa invece reclamare i propri diritti in relazione alle funzioni esercitate.
“Mangiari a furesta” equivale a
capire quanto sta accadendo
ma tacere. “Fari a sala” vuol dire dividere la refurtiva mentre
“minari u cincu” equivale a rubare. Darsi alla latitanza si dice
“partire per latina”, evadere da
un carcere o da un’abitazione
“fari u trentacincu”, essere sorvegliato speciale “aviri a sveglia”. Il carcere viene definito
comunemente:
“Casanza”,
“trappitu”, “collegiu” o “seminariu”. Quando invece i mafiosi vanno a mangiare e non intendono pagare il ristoratore
dicono d’essere pronti a procedere “A vigna”. Cioè gratis.
Beati loro... SIBARITIDE Una banda gestirebbe il “collocamento” in nero delle giovani donne dell’Est europeo tra la Piana, il Pollino e la Valle dell’Esaro
Colf, badanti e schiave di strade: business dei negrieri
Giovanni Pastore
COSENZA
Sulla Statale 106 ce n’è una in
ogni piazzola di sosta. E tante ce
ne sono, pure, sulla “534”, tra
Firmo e Cantinella di Corigliano,
e sulla vecchia “19” per le Terme
di Spezzano Albanese. Dietro
quei volti che sembrano di pietra
e insofferenti si celano storie di
disperazione. Storie di giovani
donne comprate e vendute dai
mercanti di carne umana. La loro
è una tragedia quotidiana che si
consuma nell’indifferenza della
gente. Ogni tanto le schiave vengono portate nei Commissariati
di Rossano e Castrovillari e nelle
Stazioni dei carabinieri della zona per controlli. Ma quelle poverette non dicono nulla, per vergogna e paura. Non parlano dei
loro aguzzini, delle loro sofferenze. E, così, al massimo la verifica delle forze dell’ordine si
chiude con la denuncia per sfruttamento del cliente sorpreso in
flagranza a “consumare”. È la
“logica” del mercato e delle regole imposte dagli sfruttatori che
sanno come terrorizzare le loro
giovani schiave. Gli spietati padroni le incatenano a una vita
d’inferno che non è solo quella
sulle Statali. Spesso, le ragazze
pescate per fame nei Paesi
dell’Est, vengono vendute ad arzilli pensionati che sono disposti
a rimetterci la pensione pur di
farsi coccolare da una di quelle
donnine, ricevere un soffio di finta complicità, una carezza e, magari, anche un bacio o, addirittura, una tenera effusione. E pagano. Più pagano e più ottengono.
È l’unica condizione di questo
mercato di vite umane che è nelle
mani di gente senza scrupoli,
gruppi di malacarne che non
c’entrano con la ‘ndrangheta. Almeno non direttamente. Piuttosto, si tratta italiani e stranieri
con basi tra il Pollino, la Sibaritide e la Valle dell’Esaro che utilizzano le ragazze per ingrassarsi e
gonfiare i propri conti in banca.
Badanti, colf o schiave del sesso,
per loro rappresenta solo il tipo
di merce in vendita. Ciò che muta
è, naturalmente, la tariffa che varia a seconda dell’“impiego”. Le
donne, invece, restano sempre in
catene, ricattate dai loro protettori che le hanno convinte a venire in Italia. È bastata una promessa di lavoro per riempire gli autobus che arrivano dalla Romania e
dell’Ucraina con tante ragazze
cariche di speranza. All’autostazione di Cosenza trovano gli
emissari che le prelevano e le
portano in casolari della Piana di
Cammarata e di Sibari, in attesa
della collocazione. Le più fortunate (anche perchè avanti con
l’età) finiscono al servizio di famiglie come colf anche se per
mesi dovranno girare buona parte di quei loro guadagni all’organizzazione. Le altre vengono cedute, a turno, a facoltosi pensionati che le ingaggiano come badanti-tuttofare e versano ai loro
“manager” la provvigione. Il turn
over imposto dai protettori finisce per far lievitare i profitti.
Il destino delle più giovani e
belle, invece, è segnato. Per loro
c’è la strada, e solo quella. Venti-trenta euro tutto-compreso,
con l’extra offerto ai più esigenti
del rapporto completo senza
nessuna protezione, come vogliono i loro “padroni”. È così che
le nuove schiave in fuga dalla fame e dagli stenti dell’Est europeo, rischiano d’infilarsi nel tunnel dell’orrore. Anche il prefetto
di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, nei mesi scorsi, è venuto a conoscenza dell’orrore che si consuma in quella porzione di Calabria e che ricorda il medioevo.
L’indignazione del capo dell’Ufficio territoriale del governo s’è
tradotta nell’ordine girato a carabinieri e polizia affinchè s’impegnino a stanare i mercanti di
carne umana che hanno trasformato in uno spicchio d’inferno
un’oasi di civiltà.
Le donne sono costrette a vendersi sulle strade. Un orrore su cui vuole mettere la parola fine il prefetto Cannizzaro (nel riquadro)
SAN LORENZO DEL VALLO Mancano i riscontri per individuare chi abbia ucciso tre familiari dell’uomo che ammazzò il figlio di un boss
Senza esito gli esami sulla mattanza dei De Marco
Fabio Melia
COSENZA
Killer sconosciuti. Capaci di uccidere spietatamente senza lasciare alcuna traccia. Gli esami
scientifici effettuati in questi
mesi non sono ancora serviti a
scoprire chi e perché abbia ucciso Rosellina Indrieri e sua figlia Barbara, trucidate nella loro abitazione di San Lorenzo
del Vallo il 17 febbraio scorso.
Lo stesso discorso vale per
l’omicidio di Gaetano De Marco, marito e padre di Rosellina
e Barbara, assassinato nelle settimane successive dopo aver
urlato il suo desiderio di vendetta durante il funerale delle
due donne. La carneficina è stata da subito collegata alla morte di Domenico Presta, 22 anni,
colpito alla schiena dalla pistoletta esplosa un anno fa da Aldo
De Marco, fratello di Gaetano.
Un delitto “pesante”, visto che
il giovane era il figlio di uno dei
latitanti più pericolosi della
‘ndrangheta cosentina, quel
Franco Presta alla macchia ormai da tempo. Barbara, Rosel-
lina e Gaetano – secondo i sospetti degli inquirenti – sarebbero quindi caduti per la sete di
vendetta del boss. Sangue chiama sangue, come nel più classico dei teoremi ‘ndranghetistici. Eppure, fino ad oggi, nessuna evidenza investigativa attribuisce alla “primula” di Tarsia
la responsabilità di quei delitti.
Una strage terribile, brutale,
messa in atto contro tre persone che non avevano possibilità
di scampo. Nell’appartamento
di San Lorenzo del Vallo i sicari
sono entrati armati di tutto
Gl’investigatori sul luogo del delitto di Rosellina Indrieri e della figlia Barbara
punto. Rosellina Indrieri è stata
la prima ad essere colpita, con
due pallottole sparate al torace
e alla testa. Sua figlia Barbara,
invece, è stata raggiunta da tre
raffiche esplose da una micidiale mitraglietta Uzi e da un colpo
di pistola all’addome. La ragazza era ancora in vita e ha cercato di ripararsi dalla furia omicida sul balcone. Ma i killer non
hanno avuto pietà e l’hanno finita con un colpo in testa. Un
altro ragazzo è rimasto ferito
durante l’assalto, ma ha avuto
la forza di fingersi morto, dissi-
mulando il dolore e il terrore.
Gaetano De Marco, il probabile
obiettivo principale del raid,
stava invece dormendo in camera da letto. Ma la sua esecuzione era stata solo rimandata
di qualche settimana. L’uomo è
a bordo della sua Fiat Punto grigia quando, alle 8 di mattina,
viene affiancato da una moto
enduro mentre percorre il corso
principale di San Lorenzo del
Vallo. La sua ora è segnata: tutti i sette colpi di rivoltella esplosi contro la vittima vanno a segno.
Il fratello di Gaetano De
Marco, Aldo, pochi giorni fa è
stato rinviato a giudizio da reo
confesso per il delitto di Domenico Presta. L’unica certezza di
questo orribile bagno di sangue.
32
Lunedì 2 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
Primo Piano
.
L’INCHIESTA Dal rapimento del piccolo Francesco Cribari compiuto in Sila alla tragica fine del diciassettenne Eduardo Annicchiarico a Castrovillari
I sequestri di persona compiuti nel Cosentino
Nelle mani dei banditi finì pure il dodicenne cosentino Marco Forgione mentre riuscì a sfuggire Quintieri
Arcangelo Badolati
L’anonima sequestri. Capace d’
agire in ogni angolo d’Italia con
inaudita ferocia. Per rastrellare
denaro destinato a rimpinguare le
casse delle cosche della ’ndrangheta. Il fenomeno dei rapimenti
assunse particolare rilevanza negli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso.
Nelle mani dei malviventi finirono, infatti, imprenditori calabresi
e settentrionali e lo Stato, in pù occasioni, fu costretto a intervenire
pagando i riscatti con i fondi riservati del ministero dell’Interno. Il
primo sequestro compiuto in Calabria, nel Dopoguerra, vide come vittima-ostaggio un industriale boschivo di Oppido Mamertina (Reggio Calabria) Giuseppe
Sofo, rilasciato dopo il pagamento di un lauto riscatto. Il rapimento tuttavia più noto messo a segno
dai calabresi è quello di Paul Getty junior “prelevato” nel 1973 a
Roma, tenuto prigioniero nella
Piana di Gioia Tauro e rilasciato
poi alle porte della regione, in territorio di Lagonegro.
Il primo sequestro nel Cosentino si verificò invece alle 22 del 19
giugno del 1973 in contrada Ponte Trappeto, a metà strada tra
Marina di Fuscaldo e contrada Lago. Quattro sconosciuti rapirono il
ragioniere Giuseppe Valenza, 56
anni, possidente terriero e sindaco di Fuscaldo. Dopo averlo colpito con il calcio di una pistola alla
testa, lo costrinsero a scendere
dalla propria Fiat 600 e lo trasferirono in una grotta, posta in provincia di Catanzaro, sulla strada
provinciale che porta a Filadelfia.
L’uomo venne rilasciato 24 ore dopo ed ai giornalisti disse che poteva essersi trattato di un errore di
persona perchè non aveva pagato
alcun riscatto. La sera del 20 settembre 1974, invece, un commando sequestrò Francesco Cribari,
10 anni, figlio dell’avvocato Leonardo, presidente dell'Opera Sila,
proprietario terriero e industriale
nel settore del legname. I banditi,
nell’occasione, razziarono nella
villa del professionista di contrada
Valle Piccola di San Giovanni in
Fiore – tutti i componenti della famiglia vennero immobilizzati –
gioielli e preziosi per venti milioni
di lire e 260.000 lire in contanti.
Francesco Cribari, alunno della
prima media, si offrì generosamente in ostaggio ai malviventi al
posto della sorellina, Costanza, di
12 anni. Due dei sequestratori si
allontanarono dalla villa con il
piccolo prigioniero, mentre altri
due delinquenti, armati di fucile e
pistola, sorvegliarono per altre
due ore l’avvocato Cribari, la moglie, donna Franca Le Pera, i figlioletti Costanza, Maria Rita, Eugenio e Giovanni, la sorella del professionista, Maria Rita Cribari, di
50 anni, e la domestica Gina Bruno, 19 anni.Dopo quindici giorni il
piccolo Francesco venne rilasciato
sull’A3, vicino il bivio per Altilia. Il
bambino apparve coraggioso e in
forma: «Non ho mai avuto paura
dei banditi», disse ai giornalisti,
«anzi ho pure giocato a carte con
loro». Dopo la liberazione, il procuratore della Repubblica di Cosenza, Ettore Cetera, emise 4 ordini di cattura. Pochi anni dopo, in
pieno centro storico a Cosenza,
vicino al vecchio Liceo Telesio, un
gruppo di banditi tentò di rapire
Maurizio Quintieri, membro di
una delle famiglie più in vista della città. Il giovane, che viaggiava a
bordo di un Bmw, reagì alla violenze dei sequestratori e riuscì a
fuggire. A Castrovillari, invece,
tre balordi rapirono, una sera di
novembre, Eduardo Annichiarico, 17 anni, appartenente ad una
stimata famiglia di gioiellieri.
L’adolescente venne dopo qualche ora ucciso a coltellate e il suo
Un gruppo di poliziotti impegnato nella ricerca di rapiti negli anni ‘70 in montagna
corpo abbandonato ai margini
della Statale 19. I responsabili del
crimine sono stati arrestati e condannati. In quegli anni bui venne
pure rapito il piccolo Marco Forgione, 12 anni, appartenente a
una nota famiglia d’imprenditori
locali. Venne prelevato a Pianette
di Rovito e rilasciato dopo alcune
settimane. I responsabili del sequestro furono successivamente
tutti individuati e arrestati. La criminalità cosentina non risparmiò
dunque i ragazzini. L’epopea dei
sequestri, per fortuna, è finita da
tempo. Nella provincia di Cosenza i sequestri di persona cominciarono addirittura nel 1800, regnanti i Borbone. Il dato non deve
sorprendere: al contrario di quanto erroneamente si pensa, Cosen-
za è stata sede di una delle organizzazioni delinquenziali più antiche della regione, finita sotto
processo la prima volta nel 1903, a
conclusione dell’inchiesta condotta nella città dei bruzi contro
Vincenzo Abate ed altri 90 picciotti. Uno dei rapimenti più celebri
compiuti nel Cosentino risale al
1852 e venne portato a termine in
contrada Bruscate di Cassano. Il
30 novembre di quell’anno finì
nelle mani d’una banda composta
da spezzanesi e cosentini, don Luigi Taranto, figlio d’un importante
possidente di Francavilla Marittima. La vittima venne dapprima
tenuta prigioniera in un fossato di
località Torre Scribla di Cassano
e poi trasferita in una casupola di
contrada Serralta di Spezzano Al-
banese. Taranto – come accadrà
un secolo dopo ai rapiti portati in
Aspromonte – mentre era prigioniero fu minacciato di gravi mutilazioni fisiche in caso di mancato
pagamento del riscatto. Lo stesso
gruppo che lo teneva in ostaggio,
aveva poche settimane prima tentato, senza successo, altri due sequestri contro altrettanti possidenti di Francavilla: don Gaetano Rovitti e don Ambrosio Rizzi.
Il padre del giovane rapito, don
Vincenzo Taranto, ricevuta la richiesta di denaro, raccolse la somma pretesa, segnò il denaro per
poterlo eventualmente riconoscere, e pagò i banditi. Le indagini
partite dopo il rilascio dell’ostaggio furono condotte dal giudice
regio borbonico di Cassano, An-
tonio Pittari, che sospettò subito
di una serie di persone provenienti dai Casali di Cosenza e di alcuni
malviventi di origine albanese impegnati nei conci di liquirizia esistenti a Cassano, San Marco Argentano e San Lorenzo del Vallo. Il
giudice regio supplente di Spezzano Albanese, Nicola Guaglianone, spiccò invece dei mandati di
comparizione nei confronti di tre
noti delinquenti: Matteo Sapia, di
Pedace, Francesco Zappa, di Falconara e Angelo Maria Cucci, di
Spezzano Albanese. Sapia si diede
subito alla latitanza, Zappa venne
arrestato e Cucci indagato a piede
libero. Nelle settimane successive
il giudice Pittari convocò a Cassano Cucci, Zappa e una serie di possibili complici tra i quali Antonio
Celestino di Pedace e Pasquale
Mancuso di Casole Bruzio per un
confronto. Il rapito, posto al cospetto degli indiziati, riconobbe
Zappa e Cucci come due dei suoi
carcerieri. Mancuso, invece, venne arrestato nei giorni successivi
con l’accusa di essere in possesso
d’un fucile a canna liscia di tipo
militare usato dai sequestratori e
riconosciuto dall’ostaggio. L’operaio di Casole Bruzio, però, si difese asserendo di aver avuto l’arma
da tal Giuseppe Scorza che, sentito dal magistrato, confermò. Mancuso, pertanto, il 27 agosto del
1853, esattamente 155 anni addietro, venne prosciolto per insufficienza di prove. Il 3 maggio del
1856, invece, la Gran Corte Speciale di Calabria Citra in Cosenza,
condannò per il sequestro di Luigi
Taranto a 13 anni di ferri e al pagamento di 100 ducati, Francesco
Zappa e inflisse 19 anni di ferri ad
Angelo Maria Cucci. Matteo Sapia di Pedace, riconosciuto dal rapito come il capo della banda di sequestratori, verrà invece arrestato
in Basilicata e processato per altri
reati commessi in quella zona del
Regno delle Due Sicilie. L’uomo,
in particolare, sarà ritenuto responsabile, in concorso con Paolo
e Angelo Seravale di Mangone e
Gaetano Olivito di Pedace, di due
rapimenti compiuti, a Vaglio in
danno del possidente Canio Rocco Milano ed a Vignola del proprietario terriero Michele Tucci.
Ma non è finita. Nell’Ottocento
venne rapita pure una donna, la
possidente Caterina Mascaro-Bevacqua. La nobildonna fu
sequestrata nel 1862 tra Spezzano Albanese e Tarsia. Il rapimento venne organizzato dalla famiglia Scorza che gestiva un'avviata
locanda, con annesso stallaggio e
rimessa per le carrozze. Per la liberazione dell’ostaggio venne pagato un lauto riscatto.
Gazzetta del Sud Lunedì 2 Gennaio 2012
35
Cosenza - Provincia
.
AMANTEA È stato rinvenuto sulla spiaggia da un passante
PAOLA
Il mare restituisce
un fusto sospetto
Ora sarà analizzato
dai tecnici Arpacal
Presentato
il nuovo
calendario
del Santuario
I carabinieri sono subito accorsi dopo la segnalazione
e hanno prontamente avvertito la Guardia costiera
Ernesto Pastore
AMANTEA
Capodanno di lavoro per le
forze dell’ordine. Dopo i bagordi della notte di San Silvestro i carabinieri della stazione di Fiumefreddo Bruzio e gli
uomini della Delegazione di
spiaggia della Guardia Costiera di Amantea sono dovuti intervenire sul litorale di Longobardi per mettere in sicurezza
un fusto contenente sostanze
ignote.
L’oggetto in questione, con
molta probabilità, si è spiaggiato nei giorni scorsi a causa
delle violente mareggiate che
hanno interessato il bacino tirrenico.
Il fusto, dal classico colore
bluastro, è stato rinvenuto di
primo mattino da E.F., un cittadino di Amantea che si trovava ospite da alcuni parenti
di Longobardi per il pranzo
d’inizio d’anno e che prima di
mettersi a tavola ha deciso, insieme ai suoi bambini, di fare
una passeggiata in spiaggia.
Un insolito sole primaverile
ha dilatato i tempi dell’uscita,
permettendo all’uomo d’individuare da lontano il fusto. La
latta si trovava sull’arenile circondato da quattro paletti e
dal nastro bianco e rosso, del
tipo usato di norma per segnalare situazioni di pericolo. La
mancanza di un certificato che
attestasse il sequestro del sito
ha destato l’interesse dell’uomo che ha prontamente avvisato i militari della Benemerita.
Da una prima ricostruzione
sembrerebbe che i Carabinieri
fossero a conoscenza dell’esistenza del fusto che nel corso
di queste ultime ore, causa anche il maltempo e le temperature rigide, ha cominciato a
disperdere il contenuto sulla
sabbia.
Gli uomini dell’Arma, coordinati dal capitano Luca Acquotti della Compagnia di
Paola, hanno immediatamente avvisato la Guardia Costiera
del rinvenimento, in modo da
attivare tutte le procedure del
caso.
Probabilmente, come già
accaduto in altre situazioni, il
fusto è stato gettato al largo
da qualche nave di passaggio,
seguendo una prassi che inquina l’intero bacino del Mediterraneo.
Solitamente si tratta di involucri che contengono idrocarburi o oli esausti. Ma per
essere sicuri dell’esatto conte-
nuto è necessario attendere il
responso dei tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione
dell’ambiente che, nelle prossime ore, effettueranno tutte
le dovute analisi, prendendo
le adeguate precauzioni.
Il rinnovato interesse per le
tematiche ecologiche che da
qualche tempo si evidenzia
nei comportamenti della gente è senza ombra di dubbio
frutto di una ritrovata coscienza ambientale, figlia delle battaglie intraprese dal comitato
civico Natale De Grazia e da
altre associazioni per fare piena luce sui misteri che avvolgono lo smaltimento dei rifiuti
tossici nel mondo e che interessano purtroppo anche la
Calabria.
Non è la prima volta che dei
semplici cittadini chiedono
l’intervento delle forze dell’ordine per segnalare la presenza
di fusti o scarichi inquinanti,
un comportamento che favorisce un monitoraggio attento e
costante del territorio e che in
qualche modo l’azione vile ed
oltraggiosa di coloro che disperdono scorie e materiali
dannosi per l’ambiente. Un segnale importante che deve essere incoraggiato e sostenuto.
FUSCALDO Italia Nostra ha presentato l’interessante progetto
Le scuole in visita ai mulini idraulici
per apprendere la civiltà contadina
Antonio Storino
FUSCALDO
«Mulini idraulici, palmenti vinari e frantoi oleari sono i siti
dove le scuole verranno guidate per prendere coscienza del
patrimonio inestimabile della
civiltà contadina che fino agli
anni novanta ha contribuito a
creare economia nelle nostre
contrade».
Domenico Maio presidente
di Italia Nostra di Fuscaldo presenta il progetto dell’associazione.
Un mondo produttivo in
completo disarmo superato
dalle tecnologie innovative che
hanno estromesso definitiva-
mente dal ciclo economico-produttivo modesti opifici
d’impresa familiare con lo
sfruttamento delle energie alternative.
Per meglio contestualizzare
il corso di aggiornamento nazionale destinato ai docenti
delle scuole di ogni ordine e
grado che si sta realizzando a
Fuscaldo, organizzato dalla locale sezione di Italia Nostra e
dal Miur, coinvolgendo la Coldiretti di Cosenza, è stato proposto un percorso culturale
volto a recuperare per solo fini
didattici la rifunzionalizzazione di un vecchio mulino idraulico di proprietà privata alimentato dalle acque del tor-
Il vecchio mulino idraulico
Il fusto rinvenuto sulla spiaggia
PAOLA Analizzata la situazione alla locale Camera del lavoro
Dipendenti Enel pronti allo sciopero
Gaetano Vena
PAOLA
Nel corso della lunga fase di
protesta e di scioperi promossi
dalle organizzazioni sindacali
contro la manovra “Salva Italia”
prevista dal Governo Monti, numerose sono state le assemblee
che si sono tenute all’interno
dei posti di lavoro e forti sono
emersi il disappunto e la rabbia
dei lavoratori». Così la segretaria comprensoriale della Camera del lavoro di Paola, Stefania
rente Maddalena del comune
di Fuscaldo per la macina del
grano e farine macinate a pietra.
Un esempio di sfruttamento
dell’energia cinetica dell’acqua
a costi zero. «Il mulino da recuperare – ci spiega il presidente
zonale di Italia Nostra, Domenico Maio – è stato realizzato
nel comune di Fuscaldo circa
duecento anni addietro e a tutt'oggi è quello meglio conservato rispetto a tantissimi altri
le cui rovine fanno bella mostra lungo i numerosi torrenti
dalle cui acque venivano alimentati per dare forza alle macine».
Il progetto verrà presentato
a Roma a palazzo Rospigliosi
nella seconda decade di febbraio alla sede nazionale della
Coldiretti a conclusione della
campagna di sensibilizzazione
sul paesaggio agrario della
quale Italia Nostra ne è stata
ispiratrice.
Agenda telefonica cittadina
AMANTEA
FARMACIE
De Luca
Morelli
De Grazia (Camp.)
Madia
SANITÀ
Croce Rossa Italiana
Tel. 098241773
098241279
098246014
0982425761
0982424140
GUARDIA MEDICA
Tel. 0982491221
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Guardia di Finanza
Corpo forestale
COMUNE
Municipio
Tel. 098241000
098241256
098241052
098275069
Tel. 0982429200
TELEFONI UTILI
Distretto scolastico
Ferrovia
Giudice di pace
FARMACIE
Caruso
Ciuffi
Saporiti
SANITÀ
Ospedale civile
Pronto soccorso
GUARDIA MEDICA
Tel. 098291073
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia
Guardia di Finanza
Corpo forestale
COMUNE
Municipio
TELEFONI UTILI
Pretura
Proloco
Tel. 098291398
098291018
098291230
Tel. 09829771
0982999472
CETRARO
Tel. 098289223
098289001
098289121
COMUNE
Municipio
Tel. 098289203
PAOLA
Tel. 098291251
0982999282
098291104
098292037
Tel. 098291074
Tel. 098291256
098291651
FUSCALDO
Tel. 098241106
098241368
0982425363
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Corpo forestale
FARMACIE
Licursi
Tel. 0982686031
GUARDIA MEDICA
Tel. 098289001
FARMACIE
Arrigucci
Cilento
Sganga
SANITÀ
Ospedale civile
Pronto soccorso
Tel. 0982587316
0982612439
0982582276
Tel. 09825811
09825811
GUARDIA MEDICA
Tel. 0982581410
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia
Polizia stradale
Polizia municipale
Corpo forestale
COMUNE
Municipio
Tel. 0982582301
0982622311
0982622211
0982582622
0982582516
Tel. 098258001
TELEFONI UTILI
Tribunale
Protezione civile
Inps
Inail
Tel. 0982582758
0982589759
0982582451
0982622511
S. MARCO A.
FARMACIE
Aloia
Pisano
SANITÀ
Ospedale civile
Tel. 0984512141
0984512123
Tel. 09845101
GUARDIA MEDICA
Tel. 0984511725
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Corpo forestale
Tel. 0984512003
0984512135
0984525205
COMUNE
Municipio
Tel. 0984512089
TELEFONI UTILI
Biblioteca
Curia Vescovile
Giudice di Pace
Inps
Tel. 0984511433
0984512000
0984512087
0984511534
Genovese. «In particolare – rileva – si è elevata la voce dei lavoratori del settore elettrico della
sede di Paola i quali nel corso
dell’ultima giornata di sciopero
di giorni fa hanno avviato
un’approfondita discussione
sulle loro condizioni attuali e
sulle ripercussioni che la stessa
manovra produrrà fin dall’immediato futuro. Pertanto alla
luce degli effetti recessivi e pesanti che il Decreto Salva Italia
apporterà su famiglie, lavoratori e pensionati, i dipendenti
dell’Enel di Paola hanno preannunciato altre forme di lotta e di
protesta contro il provvedimento a sostegno anche della loro
piattaforma rivendicativa. È del
tutto evidente che la manovra
finisce per investire, attraverso
tasse e restrizioni di ogni sorta, i
lavoratori dipendenti, pensionati e i pensionanti, alimentando in perfetta continuità con il
precedente Governo a guida
Berlusconi le disparità, le iniquità sociali e a carico delle fasce deboli».
PAOLA. L’inizio del nuovo anno, che segna l’avvio delle celebrazioni per il 50. anniversario
del Patronato S. Francesco di
Paola, è stato l’occasione per il
Provinciale dei Minimi per presentare il nuovo calendario del
Santuario di Paola e il logo giubilare. Lo storico calendario,
giunto ormai alla sua 83 edizione, presenta infatti il Santo
nell’atteggiamento di proteggere la Calabria, sulla quale sono state significativamente riprodotte le facciate delle 12
cattedrali calabresi. Tutte le
immagini sono state realizzate
da Yuriy Kuku, artista ucraino
che ormai da diversi anni opera in Calabria. In parallelo, anche se più ricco ed articolato da
punto di vista simbologico, si
muove il logo, opera di padre
Ivano Scalise. Scegliendo l’ulivo come elemento tipico della
Calabria, attraverso 5 foglie,
che rappresentano le cinque
provincie calabresi, è stato realizzato il 5, mentre lo zero è dato dal sole, con 12 raggi, all’interno del quale è impresso il
Charitas che è lo stemma di S.
Francesco di Paola. Lo zero è
stato posizionato nella parte
alta del mar Tirreno, dove si
trova Paola che ha dato i natali
al Santo. Dallo zero si diramano poi 12 fiammelle, rappresentanti le 12 diocesi calabresi. Ogni gruppo di 4 ve n’è una
più grande. Le tre fiamme
maggiori stanno ad indicare le
tre sedi metropolitane, Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria. Il tutto è posizionato sulla
Calabria, mentre nella legenda è riportato l’incipit del Breve del B. Giovanni XXIII, “Lumen Calabriae”, col quale il 2
giugno proclamò S. Francesco
di Paola celeste patrono della
Calabria.(g.vena.)
AMANTEA Presto l’elezione dei segretari
SAN LUCIDO
I giovani democratici
pensano al Congresso
Riunita l’assemblea
Successo
per l’iniziativa
di adottare
un cucciolo
AMANTEA. Si è riunita l’assemblea dei Giovani Democratici di
Amantea per discutere del bilancio annuale e per organizzare gli
appuntamenti futuri in vista della fase congressuale nazionale.
A partire dal prossimo mese di
gennaio tutti i tesserati saranno
chiamati ad eleggere i loro segretari di circolo ed a rinnovare
gli organismi provinciali, regionali e nazionali. Alla riunione ha
preso parte anche il consigliere
comunale Vincenzo Pugliano
che ha concordato sulla necessità di “costituire insieme ai comuni del comprensorio un sistema
integrato e coordinato delle politiche giovanili, soprattutto in
un periodo segnato dalla crisi
economica, dalla disoccupazione galoppante e dal precariato”.
«A tal proposito – ha spiegato
Pugliano – entro breve tempo
inizierà l’iter per l’istituzione di
una borsa di studio che ben presto sarà affiancata da altri progetti in ambito culturale e sociale». L’assemblea ha discusso anche sulla possibilità d’istituire
una consulta giovanile alla quale
potrebbero essere attribuite diverse funzioni, come l’organizzazione di corsi di formazione, la
promozione di eventi che abbiano il fine di promuovere l’educazione civica ed attività di cineforum. Nel corso della riunione si è
parlato anche di ambiente e natura: con particolare riferimento
alle vicende legate alla valle del
fiume Oliva. «Riconosciamo
all’ente comunale – hanno affermato i vertici del movimento – i
passi in avanti compiuti da parte
dell’esecutivo che in discontinuità con il recente passato ha
collaborato con la Procura di
Paola allo svolgimento delle indagini, ha risposto alle evidenze
mosse dalla Commissione Envi
ed ha sollecitato l’istituzione del
registro tumori. Bisogna battersi
tutti insieme nel chiedere la bonifica della valle del fiume Oliva,
cercando di reperire le risorse
necessarie. Non può esserci benessere se non vengono garantiti in primis il diritto alla salute ed
il diritto di vivere in un ambiente
sano. Auspichiamo che la politica locale ponga l’attenzione sulla green economy, utile non solo
a migliorare la qualità della vita,
ma anche a creare occupazione e
ad incentivare la nascita in loco
di aziende che possono lavorare
e riciclare i rifiuti differenziati». I
Giovani democratici hanno affrontato, inoltre, le problematiche relative al porto di Campora
San Giovanni che necessita d’interventi capaci di permettere ai
diportisti ed alle cooperative di
pescatori di poter sfruttare della
struttura senza sprechi continui
di risorse economiche. L’approdo nepetino, infatti, è nuovamente insabbiato dopo l’ennesima mareggiata che ha ostruito
l’imboccatura d’ingresso. La
giunta non prevede di intervenire in maniera strutturale in
quanto è ancora in corso la procedura di project financing da 88
milioni di euro per la costruzione
del
nuovo
approdo.(e.pas.)
Maria Francesca Calvano
SAN LUCIDO
Di quanto amore per gli animali è capace la comunità sanlucidana? Molto, stando ai risultati
di una bella iniziativa che si è
tenuta nei giorni scorsi sulla
Piazzetta: “Io scelgo te”, campagna d’adozione di cuccioli
abbandonati organizzata dal
canile-rifugio “L’Oasi di Fido”
di Fuscaldo. Il direttore sanitario Francesca Bono ed i volontari hanno stazionato sulla centralissima piazza dalle ore 10
alle ore 13; con loro dodici tenerissimi cuccioli in cerca
dell’amore di una famiglia che
riscattasse in qualche modo il
dolore provocato loro dagli esseri umani quando hanno deciso di disfarsene. È infatti proprio di questi tempi che il numero degli abbandoni di cani
cresce, paradossalmente proprio quando il clima natalizio
dovrebbe spingere ai buoni
sentimenti. Il più delle volte i
randagi vanno incontro ad un
triste destino. Ma a porre rimedio ai fattacci questa volta c’è la
generosità di quanti hanno deciso di rispondere all’appello
lanciato dall’Oasi di Fido. Così,
alla fine della mattina, si è giunti a quota tre meticci affidati ad
altrettante famiglie che non faranno mancare loro affetto e
protezione. Ad uno di essi è stato imposto il nome di Sprint: i
suoi padroncini avevano già
deciso come chiamare il nuovo
componente della famiglia.
25
Gazzetta del Sud Lunedì 2 Gennaio 2012
Cronaca di Catanzaro
.
COMUNE L’assessore Scarpino ritira le dimissioni per portare al traguardo il regolamento dei servizi sociali
Case, alt alle occupazioni abusive
Linea dura con chi si appropria di alloggi di edilizia residenziale pubblica
«La decisione del Viminale di
commissariare il Comune di Catanzaro agevola il ritiro delle mie
dimissioni; dimissioni che, ad
onor del vero, sono state subito rigettate dal vicesindaco Maria
Grazia Caporale. Ho, pertanto,
deciso di concludere il mio mandato il prossimo 8 gennaio 2012
assieme agli altri componenti della Giunta con i quali ho condiviso
questa breve, ma intensa esperienza». Lo ha affermato, in una
nota, l’assessore alle Politiche sociali, Fulvio Scarpino che ha spiegato le ragioni del suo gesto.
«La prima, in ordine di importanza, mi coinvolge emotivamente – ha proseguito Scarpino – poiché legata ad un progetto che mi
sta molto a cuore: è stato difatti
intrapreso il percorso di riqualificazione dell’Umberto I che vede
nel protocollo d’intesa sottoscritto di recente fra L’Asp ed il Comune il primo tassello di un’iter burocratico - amministrativo per addivenire alla realizzazione del centro d’eccellenza per anziani.
L’Asp, è bene evidenziarlo, si è assunta in toto l’onere della gestione, investendo nel progetto centinaia di migliaia di euro, atteso che
il Comune non avrebbe mai potuto impiegare alcuna risorsa economica. E sebbene la procedura
richiederà alcuni mesi di tempo
per il completamento del programma (Commissario permettendo) ritengo fosse mio, e della
giunta di Michele Traversa, il privilegio di dedicare il salone del
centro d’eccellenza al compianto
Achille Tomaino, un uomo di
scienza che ha lasciato in tutti coloro che hanno avuto l’onore di
conoscerlo, il segno dell’umana
solidarietà, della amicizia vera e
profonda, del rispetto per gli altri
e della grande professionalità;
una figura di riferimento di cui,
mai come oggi, la nostra Città
Rifiuti che giacciono ammassati nella zona di Giovino
Invito del movimento Catanzaro Marina
Emergenza rifiuti
Il commissario
pensi al capoluogo
Gli alloggi di edilizia residenziale pubblica in viale Isonzo dov’è più marcato il fenomeno delle occupazioni abusive
avrebbe bisogno».
Il secondo motivo è più razionale: «in appena sei mesi di gestione l’attuale giunta nella seduta del 12 dicembre 2011 ha emanato una rilevante direttiva, concernente la risoluzione del delicato problema dell’occupazione
abusiva di alloggi di edilizia popolare. Provvedimento questo, che
ha portato alla definizione di un
delicato e complesso procedimento
politico-amministrativo-istituzionale che ha impegnato l’intera Giunta la quale - sotto la
guida del prefetto Antonio Reppucci e con il contributo del que-
store Vincenzo Roca - è riuscita a
dare emersione ad un dato concreto per cui il fenomeno di occupazione abusiva degli alloggi popolari è quasi sempre in diretta relazione con la richiesta di rilascio
della residenza inoltrata dagli
stessi occupanti abusivi all’ufficio
anagrafe che, a sua volta non può
esimersi dall’iscrizione anagrafica sempre che sussistano, oltre il
requisito soggettivo, anche quello
oggettivo costituito dall’abitualità della dimora. E di conseguenza
ad approntare una strategia per
evitare che il rilascio della residenza finisca per configurarsi co-
me una sorta di legittimazione ex
post del comportamento illecito
posto in essere dagli occupanti
senza titolo».
Ma questa azione di contrasto
«necessita di un ultimo fondamentale suggello quale è l’approvazione del Regolamento dei Servizi Sociali. Con l’approvazione
del “ Regolamento del Servizio
Sociale Comunale e delle Prestazioni Sociali Agevolate” che vieta
di fatto che il Comune possa concedere contributi a chi occupa
abusivamente alloggi di edilizia
residenziale pubblica - siano essi
di proprietà dell’Aterp o comuna-
le - si innesca un meccanismo virtuoso che pone le basi per recuperare alcune delle zone di maggior
degrado urbano ed al contempo
consente il ripristino delle condizioni di legalità».
L’assessore Scarpino ha infine
ringraziato «quanti mi hanno manifestato il loro affetto e incoraggiato a proseguire nel mio percorso; e mi accingo ad esaurire il mio
mandato con la predisposizione
di tutti gli atti necessari per la definizione di una pratica importantissima come quella dell’adozione
del Regolamento da parte del
Consiglio Comunale».
«L’emergenza rifiuti sta mettendo seppur lentamente in
ginocchio la città capoluogo
di regione, senza che se ne
venga a capo». Questo l’inizio della nota di Massimo
Gualtieri del Movimento Civico Catanzaro Marina.
«Quello che occorre ora,
nel marasma generale non
appena insediatosi il commissario straordinario – secondo Gualtieri - è gestire al
meglio l’emergenza rifiuti,
vera e propria priorità insieme al collasso del sistema
scolastico con tantissime
scuole a rischio tangibile di
chiusura (altra bomba ad
orologeria innescata). Occorrerà quindi stilare un piano di interventi rigoroso in
perfetta sinergia con il Commissario Straordinario per
l’Emergenza Rifiuti, con il
Dirigente del Settore Ambiente e con l’Aimeri Ambiente che oggettivamente
con le criticità citate tiene
botta, affinchè la situazione
possa normalizzarsi».
Gualtieri ha anche pregato
l’Aimeri Ambiente, «facendo
appello al senso di responsabilità dei suoi vertici e dei
propri funzionari responsa-
bili, qualora ciò fosse possibile, di prelevare gli ingombranti sparsi per tutta la città
nei pressi dei cassonetti sia
di quelli azzurri dediti alla
raccolta della indifferenziata, sia di quelli blu, verdi e
bianchi dediti alla raccolta
della differenziata, nonché
di bonificare i siti (vedi situazione significativa di via Toraldo in località Giovino). Il
commissario straordinario
poi in virtù dei poteri conferitigli dalla legge, dovrà e potrà per forza di cose attesa la
grave situazione creatasi, occuparsi di risolvere il problema della raccolta differenziata». Gualtieri ha anche
riepilogato la vicenda rifiuti
evidenziando quattro punti:
la grave crisi che attanaglia
la società partecipata Ambiente & Servizi, con numerosi posti dei lavoratori a rischio licenziamento; il sequestro della discarica di Alli
dovuta alle note vicende giudiziarie, l’insufficienza della
discarica di Pianopoli, dove i
mezzi della società Aimeri
Ambiente scaricano i rifiuti
solidi urbani; la duplicazione
in due società del servizio di
raccolta.
Lunedì 2 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Lamezia
Giovedì Benvegnù
al Teatro Grandinetti
Concerto di Paolo
Benvegnù giovedì alle
21.30 al Grandinetti
per la rassegna
“Enjoy Lamezia”
Corso Nicotera 215, - Cap 88046
Tel. e Fax 0968.448193
cronacalamezia@gazzettadelsud.it
.
AREA INDUSTRIALE Partono nella capitale due iniziative per finanziare lo sviluppo
ANTIMAFIA
Tragedia di Capodanno a Martirano
Protocollo d’intesa firmato a Roma
756 milioni per far ripartire i Patti
Don Panizza
chiede
di agire
contro
le cosche
Raccoglie un botto
e perde la mano
Presentata una proposta di legge per sbloccare finanziamenti
Vinicio Leonetti
Firmato allo scadere dell’anno il
protocollo d’intesa per l’area industriale lametina. I rappresentanti degli enti locali, di Lameziaeuropa e Asi, e dell’Anpaca che è
l’associazione dei Patti territoriali, con alcuni dirigenti del ministero dello Sviluppo economico
hanno sottoscritto l’accordo che
dovrebbe sbloccare finanziamenti statali e comunitari per una serie di progetti. Fra questi la realizzazione di una piastra logistica
nell’area ex Sir al servizio del porto di Gioia Tauro, lo svincolo
dell’autostrada e uno sportello
per l’assistenza alle imprese.
Per problemi di trasporto, visto che aerei e treni erano pieni
durante le festività natalizie, alcuni protagonisti dell’intesa non
hanno potuto raggiungere la capitale, ma firmeranno nei prossimi giorni.
Intanto per impiegare i finanziamenti non spesi dei due Patti
territoriali del Lametino, ma anche per attrarre nuovi fondi per lo
sviluppo, nei giorni scorsi è stata
presentata alla Camera una proposta legislativa. A sottoscriverla
sono stati venti parlamentari, tra
cui Doris Lo Moro, la parlamentare del Pd che presiede l’Anpaca,
Giancarlo Pittelli, il sindaco di Catanzaro Michele Traversa, Ida
d’Ippolito e Maria Grazia Laganà.
Come dire che la proposta è trasversale essendo condivisa da
tutte le forze politiche.
L’iniziativa ha l’obiettivo di
«superare alcune criticità che
ostacolano il completamento dei
programmi d’investimento di numerose iniziative beneficiarie di
contributi pubblici come patti ter-
L’area industriale di San Pietro Lametino
ritoriali e contratti d’area senza
aggravio di nuovi costi per lo Stato. In un momento di gravissima
crisi economica ed occupazionale
per il Paese infatti, mentre si sente l’urgenza di nuove misure per
lo sviluppo e la crescita, oltre che
per il risanamento e la riduzione
del debito pubblico, diventa una
priorità salvaguardare i progetti
imprenditoriali in corso e non
conclusi per problemi amministrativi», spiega Tullio Rispoli, direttore di Lameziaeuropa.
La nuova legge dovrebbe cancellare la norma che prevede di
spendere i fondi residui dei patti
territoriali entro il 31 dicembre
scorso, fino a un tetto di un milio-
ne e mezzo di euro. E permette la
riassegnazione delle risorse al
ministero dello Sviluppo economico di quelle accertate e decretate per il finanziamento dei progetti di rimodulazione proposti
con parere positivo delle Regioni
dai soggetti responsabili.
«La proposta di legge», spiegano Rispoli, Giancarlo Mamone
coordinatore dei patti territoriali
calabresi, e Marcello Gaglioti presidente di Lameziaeuropa, «affronta le criticità e permette di valorizzare e non disperdere il lavoro di questi anni su tutto il territorio nazionale fatto con la programmazione negoziata».
Con le misure previste si punta
a favorire concretamente la ripresa della crescita economica e
dell’occupazione mettendo in atto azioni immediate per la riassegnazione delle risorse finanziarie
derivanti da rinunce e revoche,
che sono state rimodulate e destinate a progetti immediatamente
cantierabili.
Si tratta di circa 756 milioni, di
cui 40 destinati alla Calabria ed
attualmente bloccati. L’iniziativa
parlamentare tende a inserire
queste risorse nel decreto “milleproroghe” e nei nuovi strumenti
per la crescita e di riforma degli
incentivi alle imprese in fase di
definizione da parte del governo.
«Dobbiamo agire, andando
oltre le parole». È l’appello
alla scuola, alla chiesa, al
mondo del lavoro e dell’informazione, lanciato a fine
anno da don Giacomo Panizza nell’ambito di un programma sulla Tv privata “City One” diretta da Nadia Donato.
Don Giacomo nella notte
tra Natale e Santo Stefano è
stato l’obiettivo di un’intimidazione mafiosa. Il Centro
d’accoglienza per minorenni
stranieri ricavato dall’associazione “Lunarossa” che fa
parte dell’arcipelago di volontariato gestito dal sacerdote bresciano, è stato preso
di mira dalle cosche a Capizzaglie, in un immobile confiscato ai Torcasio.
All’indomani dell’intimidazione il procuratore della
Repubblica Salvatore Vitello
aveva dichiarato che i magistrati lametini sono pronti a
scende in piazza per una
grande manifestazione contro la criminalità organizzata
dalla società civile. Il sindaco
ha condiviso la proposta dichiarando di volere organizzare un’iniziativa. L’appello
del procuratore è stato pure
raccolto da Confindustria attraverso il nuovo presidente
regionale Giuseppe Speziali
e dal segretario provinciale
della Cgil Giuseppe Valentino.
Secondo don Panizza «in
tutto questo deve avere un
ruolo primario anche la politica che a Lamezia deve seriamente rinnovarsi in azioni e
valori». Vede un grosso petardo vicino
alla sua macchina parcheggiata in strada, lo afferra e
l’ordigno scoppia. Così un uomodo di 44 anni, ha perso
una mano la notte di Capodanno a Martirano. Era arrivato da Genova, dove lavora
in un’officina meccanica, per
passare le festa con la madre e
i fratelli. Ma fatale è stato
quel petardo inesploso abbandonato da qualcuno accanto alla sua automobile.
Sembra che il 44enne abbia visto l’ordigno dalla finestra di casa dei suoi e sia sceso
per allontanarlo. Per capire
esattamente cosa fosse s’è avvicinato e l’ha preso in mano.
In quell’attimo il petardo è
scoppiato causando il disastro.
L’uomo gravemente ferito
alla mano è stato immediatamente portato dai familiari
all’ospedale cittadino. Un tentativo disperato perchè l’arto
era letteralmente spappolato
dall’esplosione.
I medici del nosocomio cittadino hanno creduto opportuno trasferire l’ammalato
grave al Policlinico di Messina
dove i chirurghi hanno potuto
soltanto amputare la mano
all’uomo ferito e dolorante.
Che difficilmente potrà tornare a fare il meccanico a Genova.
Col senno di poi avrebbe
potuto pensare di allontanare
quel maledetto petardo con
un palo, ma la tragica fatalità
ha fatto il resto proprio a Capodanno. Del caso si sta occupando la polizia, ma c’è davvero poco da indagare. L’unico insegnamento che si può
trarre da questa brutta storia
è di non avvicinarsi mai senza
le necessarie precauzioni ad
un oggetto estraneo, soprattutto dopo la notte di fine anno o dopo i botti del santo patrono di turno.(v.l.)
Agenda telefonica cittadina
FARMACIE DI TURNO
FEROLETO - Corso G. Nicotera - Tel.
096821145
INTERNAZIONALE - Via Marconi - Tel.
096821950
FARMACIA NOTTURNA
SALUS - Via Leopardi - Tel. 0968433504.
CINEMA
THE SPACE CINEMA
Programmazione dal 23 dicembre
2011al 2 gennaio 2012
Sala 1
(35 mm) «Arthur e la guerra dei due
mondi» - Spett. ore: 10.50 - 13.30 Matinée € 4; no show dom. 25, lun. 26, e dom.
1 gennaio.
Sala 1: (3D) «Il gatto con gli stivali».
Spett. ore: 16 - 18 - 20 - 22. Dom. 25 e lun,
26 ore 0.00. No show delle 20 e delle 22
sab. 24 e 31 dicembre.
Sala 2
«Sherlock Holmes» - Spett. ore: 11.40 14.20 - 17 - 19.40 - 22.20. Dom. 25 e lun.
26: 1.00 Matinée € 5,5 tutti i giorni no show
dom. 25; lun. 26; dom. 1 gennaio; no show
19.40 e 22.20 sab. 24 e 31 dicembre.
Sala 3
«Vacanze di Natale» - Spett. ore: 10.25 12.50 - 15.15 - 17.40 - 20.05 - 22.30. Dom.
25 e lun,. 26: 0.55. Matinée € 5,5 tutti i
giorni no show delle 10.25 e 12.50 dom
24, lun. 25, dom. 31; no show delle 20.05 e
22.30 sab. 24 e 31 dicembre.
Sala 4
«Finalmente la felicità» - Spett. ore:
11.10 - 13.15 - 15.30 - 17.50 - 19.55 - 22.
Dom. 25 e lun. 26: 0.05. Matinée € 5,5 tutti
i giorni no show delle 11.10 e 13.15 dom.
25, lun. 26, dom. 1; no show delle 19.55 e
22 sab. 24 e 31 dicembre.
Sala 5
«Il figlio di Babbo Natale» - Spett. ore:
10.30 - 12.45 - 15 - 17.30. Matinée a 5,5 €
no show dom. 25, lun. 26, dom. 1.
Sala 5: «Capodanno a New York» Spett. ore: 20 - 22.30 - 1. No show sab. 24
e 31.
Apertura tutti i giorni ore 10.25 tranne domenica 25, lunedì 26 e domenica 1 gennaio apertura 14.20.