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Martedì 22 novembre 2011
Mafia e business
Certificazioni da rifare per la società mista
dopo l’inchiesta giudiziaria “Astrea”
Multiservizi, verifica antimafia
Reggio, partita l’istruttoria in Prefettura per il socio privato, partner del Comune
| L’ANALISI |
di ANDREANA ILLIANO
REGGIO CALABRIA. «È partita l’istruttoria perverificare
la certificazione antimafia sul
socio privato della Multiservizi, la società mista che opera al
Comune di Reggio», a dirlo è il
prefetto, Luigi Varratta, che
ieri ha incontrato il sindaco
della città dello Stretto, Demetrio Arena. Il socio privato è
“Gestione servizi territoriale”.
La verifica dell’antimafia
parte da due episodi: il primo è
l’arresto, avvenuto mesi fa, di
Giuseppe Rechichi, direttore
operativo della società mista,
l’imprenditore è stato sottoposti a fermo nell’ambito
dell’operazione contro la cosca Tegano di Reggio. È accusato di associazione mafiosa.
Il secondo episodio è quello avvenuto giorni fa, nell’ambito
dell’operazione “Astrea” che
ha portato a 11 arresti e alla
confisca di beni, tra cui una
parte delle quote diuno dei soci privati della Multiservizi.
«Il contatto tra Comune e
Prefettura - dice lo stesso sindaco - è continuo». E Varratta
aggiunge: «È chiaro che la
certificazione antimafia va riverificata, tenendo conto, sia
delle misure che l’ente ha inteso prendere, sia degli ultimi
episodi in ambito giudiziario».
Dopo l’arresto di Rechichi
la società aveva già deciso di
“riferire” pubblicamente sia
le procedure di tracciabilità
degli atti, sia quelle dei flussi
finanziari. E, in un primo incontro col prefetto, è stato lo
stesso Comune a sollevare il
quesito sulla verifica degli atti,mediante l'acquisizioneperiodicadelle certificazioniantimafia di tutti i soggetti a
qualunque titolo interessati
all'attività dell'azienda.
Ieri un nuovo incontro, ufficiale, tra sindaco e prefetto.
«Apprendo le notizie sul socio
privato della Multiservizi dalla stampa», dice il sindaco. Insomma di fatto il Comune si
trova con un socio, coinvolto
in un’inchiesta giudiziaria di
Palermo, Pignatone
«Niente relazioni
con chi ha condotte
di vita non corrette»
mafia, ma non ha carte, documenti che gli chiedono di
prendere provvedimenti.
«Le odierne notizie di stampa sembrano evidenziare condotte criminose, che si sarebbero consumate al di fuori dell'attività gestionale. L'Amministrazione comunale, unitamente agli organi
della società, proseguirà nell'iter già
avviato, orientato a
garantire che la
Multiservizi sia scevra da ogni infiltrazione mafiosa, impegnandosi ad assicurare nel contempo la continuità operativa dell'azienda,
che svolge servizi
pubblici essenziali e
che impegna un rilevante numero di dipendenti», dice la nota del Comune.
Ieri, in Prefettura, il sindaco, accompagnato dal Presidente del Cda della Multiservizi, Andrea Viola, ha illustrato alPrefetto «leiniziative
già poste in essere dagli organi societari per tutelare l'azienda e l'Amministrazione
dopo le vicende giudiziarie
che hanno riguardato Giu-
seppe Rechichi. - continua la
nota del Comune - Il sindaco
ha consegnato un dossier
completo degli atti predisposti dagli organi statuari della
Multiservizi. In un momento
così delicato si è voluto esternare al Prefetto la volontà di
porre massima attenzione
non solo ai nuovi risvolti della vicenda
giudiziaria, ma anche alla complessità
della gestione del
contratto di servizio
con la società partecipata del Comune».
E Arena si sente
“rassicurato” dalle
quote societarie sequestrate e infatti dice: «Ogni tipo di iniziativa daintraprendere deve essere ponderata, evidenziando inoltre
che il sequestro delle quote societarie oggetto d'indagine
determinano una condizione
di maggiore garanzia considerato che, tali quote, saranno gestite dallo Stato attraverso gli Amministratori giudiziari. E' chiaro - ha concluso
Arena - che i miei interlocutori non possono che essere le
istituzioni competenti».
Il sindaco
Arena.
Sopra
l’arresto
di Giuseppe
Rechichi
Sotto
il prefetto
Varratta
Il sindaco
dal prefetto
«Il nostro
interlocutore
è l’istituzione»
PALERMO – Questa volta l’ennesimo affondo alla criminalità
organizzata parte dalla Sicilia.
«La 'ndrangheta è oggi l'organizzazione più ricca e potente
non solo in Italia ma in gran
parte dei Paesi del mondo. Di
fronte lo Stato non ha una banda di criminali ma un’organizzazione unitaria capace di creare collusioni con tutte le parti
della società». A dirlo è Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio Calabria, ieri a Palermo per una conferenza del
progetto educativo antimafia
promosso dal Centro Pio La
Torre sul tema “Espansione
territoriale e finanziaria della
mafia”.
«Mentre da un lato le mafie
vengono indicate come un fenomeno meridionale - ha sottolineato il procuratore Pignatone
- dall’altro hanno approfittato
della scarsa conoscenza dello
stesso fenomeno per affermarsi e fare affari al Nord. È ormai
chiaro che le mafie devono essere combattute tanto al Sud
quanto al Nord. In Lombardia
si calcola che oggi ci siano 25
“locali” della 'ndrangheta. La
mafia calabrese è riuscita a
sfruttare il fenomeno dell’emigrazione per riprodurre esattamente nei vari paesi del mondo
la struttura dell’organizzazione».
Giuseppe Pignatone ha poi
sottolineato che «dire no al pizzo significa contestare le pretese delle mafie di interloquire
con le varie parti della società.
Questo sopruso si combatte anche cominciando a non stringere relazioni con chi ha condotte
di vita non corrette».
Tacciono in tre mentre gli altri indagati respingono le accuse della Dda di Reggio Calabria
Colletti bianchi, chiusi gli interrogatori del gip
di GIUSEPPE BALDESSARRO
Porzia Zumbo
Antonio Lavilla
REGGIO CALABRIA - All’appello mancano solo gli interrogatori di garanzia del
boss Giovanni Tegano e di Giuseppe Richichi. Poi il giro dei Gip sarà concluso. Mentre si attendono gli esiti per rogatoria dei
due detenuti fuori da Reggio Calabria, il
Giudice per le indagini preliminari reggino, Tommasina Cotroneo, ha
concluso il suo lavoro nelle carceri della città dello Stretto. Così ieri sera si è chiuso il quadro
dell’operazione “Astrea”.
Già sabato scorso c’era stata
buona parte degli interrogatori di garanzia per gli undici indagati di favoreggiamento e
intestazione fittizia dei beni a
vantaggio della cosca Tegano.
E solo tre dei protagonisti
dell’inchiesta si erano avvalsi
della facoltà di non rispondere. Tra questi Giovanni Zumbo, personaggio chiave dell’indagine della
Guardia di Finanza. Come lui, si sono rifiutati di rispondere, suo cognato, Roberto Emo, e Giovanni Rechichi, figlio di Giuseppe (altro personaggio chiave del fascicolo curato dai pm Beatrice Ronchi e Giuseppe Lombardo). Si sono difesi, respingendo le accuse gli altri indagati. Sabato
L’operazione
della Finanza
portò
in carcere
11 persone
avevano risposto Rosario Rechichi (fratello gi Giuseppe) e Antonino Rechichi (fratello gemello di Giovanni e figlio di Giuseppe). Alle domande del Gip Cotroneo aveva
risposto anche Porzia Zumbo, sorella di
Giovanni.
Gli interrogatori reggini si sono pertanto conclusi ieri quando davanti al Gip si sono trovati i fratelli Antonio (genero di Giovanni Tegano) e Maurizio Lavilla, oltre
che Maria Francesca Toscano (moglie di
Zumbo). Tutti quelli che hanno deciso di rispondere hanno respinto le accuse fornendo la loro versione dei fatti. Secondo
quanto trapelato gli indagati in pratica
avrebbero affermato che le operazioni di
cessione e acquisto delle quote di alcune
società riconducibili al boss Tegano, non
erano state fatte per tentare di evitare la
confisca dei beni del clan, ma che si era
trattato di semplici operazioni imprenditoriali. Tesi che saranno valutate dal giudice per le indagini preliminari chiamato
a decifrare se, e come, le singole operazioni
si incastrano in un quadro complessivo
che lascia affiorare più di un dubbio.
Secondo l’accusa infatti l’indagine dimostra come «al di là delle varie intestazioni formali, operate nelle diverse fasi a seconda delle esigenze “criminali”, di fatto
l’attività imprenditoriale “Comedil sr”prima, la “Sica srl” poi e la “Regim srl” da ulti-
mo, siano state sempre nella disponibilità
dei “Tegano”». Per la Dda, nella buona sostanza, le diverse società venivano costituite, passando da un socio all’altro con come unico obiettivo quello di far perdere le
tracce dei veri titolari, anche se occulti.
Il tutto condito da un’accusa pesantissima, ossia quella secondo cui i Tegano avevano come obiettivo quello di gestire
dall’interno la “Multiservizi spa”. Ovvero
la società mista (51% comune e 49% privata) che gestisce per l’amministrazione comunale l’intero pacchetto delle manutenzioni della città dello Stretto. Sempre secondo i magistrati della Distrettuale antimafia, con il gioco delle società schermo la
famiglia “Tegano” controllava il 33% del
pacchetto azionario privato della “Multiservizi”. Tesi respinta dagli imputati che
hanno replicato all’accusa di intestazione
fittizia dei beni e favoreggiamento. I Lavilla, soprattutto, per la parte che li riguarda,
hanno spiegato che l’acquisto prima e della vendita poi di alcune quote societarie
aveva solo un interesse imprenditoriale, e
che le operazioni compiute nulla hanno a
che fare con la storia e le contestazioni
mosse al suocero diAntonio Lavilla (Tegano, ndr). Ora, per completare questo primo quadro mancano solo, se ci saranno, le
spiegazioni di Giuseppe Rechichi e del
boss Giovanni Tegano.
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6 Primo piano
Operazione Swindle
Con falsi aumenti di capitale sociale
80.000 euro diventano oltre 800.000
Duplice truffa, maxisequestro
La Guardia di Finanza di Crotone scopre il raggiro per percepire fondi della 488
di ANTONIO ANASTASI
CROTONE - Un raggiro nel raggiro. E' quello su cui hanno fatto luce
gli investigatori della Guardia di finanza che ieri hanno sequestrato
beni mobili ed immobili e disponibilità bancarie per un valore di
635.000 euro e hanno denunciato
undici persone per truffa aggravato, falso e favoreggiamento. Nel
mirino dei militari della Compagnia di Crotone, che hanno condotto l'operazione Swindle, un finanziamento agevolato richiesto ed ottenuto, ai sensi della legge 488/92,
da una società di capitali, la Cmn
srl, operante nel settore della logistica. Ma a monte di quella che sarebbe dovuta divenire una piattaforma a servizio della distribuzione, con tanto di celle frigorifere, e di
un investimento di due milioni e
300mila euro per la realizzazione
di opere murarie e l'acquisto di
macchinari industriali, c'era un meccanismo truffaldino. All'impresa era
stato concesso un
contributo a fondo
perduto di un milione e 906.000 euro,
da corrispondere in
tre distinte tranches
sulla base della documentazione di
spesa comprovante lo stato d'avanzamento dei lavori. Tra i requisiti
indispensabili per l'erogazione del
finanziamento, la normativa di settore richiede, oltre alla dimostrazione delle spese, anche l'adeguamento del capitale sociale, a garanzia della consistenza patrimoniale
dell'impresa. Attraverso l'esame
della documentazione e un'approfondita indagine bancaria, i finanzieri hanno accertato l'inesistenza
dei conferimenti effettuati dai soci
per l'aumento del capitale sociale,
che ammontava a 810.000 euro.
Registi dell'operazione sarebbero stati Audino Caputo e Antonio
Marafioti della Cmn srl che si sarebbero avvalsi di un prestito iniziale, fornito dal commercialista
Arcangelo Curto, di 80.000 euro,
impiegato per disporre il pagamento della fattura d'acconto
emessa dalla società che aveva ceduto il capannone industriale oggetto dell'investimento. In realtà,
anche questo pagamento, sempre
secondo l'accusa, era solo formalmente regolare, in quanto le somme in questione venivano restituite, direttamente o tramite di terzi
concorrenti, nella disponibilità dei
soci dell'impresa acquirente, i quali potevano così riutilizzarle per simulare ulteriori conferimenti in
conto capitale. Luigi Sorbara, pertanto, avrebbe ceduto un capannone senza incassare nulla. Insomma, un circuito finanziario vuoto
di contenuti volto, secondo gli inquirenti, all'accreditamento della
prima quota del contributo dell'importo di 635.000 euro. L'intervento
tempestivo dei finanzieri ha bloccato l'erogazione della seconda tranche e ha determinato l'avvio delle
procedure di revoca del finanziamento. Le Fiamme gialle hanno segnalato un presunto danno erariale alla Procura regionale presso la
Corte dei Conti. Segnalato alla Procura crotonese, invece, anche il
reato della società come persona
giuridica che avrebbe beneficiato
irregolarmente nel 2007 del contributo.
«Scatenermo un'offensiva contro questo fenomeno, di una gravità estrema», ha annunciato il procuratore Raffaele Mazzotta nel corso di una conferenza
stampa
tenutasi
presso la sede del Comando provinciale
della Guardia di finanza. Il procuratore, infatti, ha ammesso la propria «vivissima irritazione»
poiché «la Calabria è
regione Obiettivo 1 e tra qualche
anno non lo sarà più». Quello che
«fa rabbia», insomma, è che «non si
colgano queste occasioni che tra
non molto verrano meno». Per questo Mazzotta intende «specializzare» un pm della Procura crotonese
che, il 2 maggio prossimo, dovrebbe raggiungere l’organico pieno.
«Avremo il sesto sostituto», ha detto il procuratore che, come ha ricordato il tenente colonnello Teodosio
Marmo, comandante provinciale
della Finanza, è stato un riferimento importante per le indagini nella
fase in cui la Procura era sguarnita
ed erarimasto il capodell'ufficio da
solo a reggerla. «Un'indagine non
semplice», ha ricordato Marmo,
perché c'era da ricostruire il complesso meccanismo attraverso cui,
senza risorse iniziali interne, lo
stesso gruppo trasformava 80.000
euro in oltre 800.000 euro. I dettagli dell'operazione sono stati illustrati dal capitano Mario Celso, comandante della Compagnia, che ha
anche rivelato che soci dello stesso
nucleo familiare stavano per simulare altri fittizi aumenti di capitale
sociale.
Alla conferenza è intervenuto
anche il tenente Giuseppe Lorenzo,
comandante dei Baschi verdi della
Compagnia.
Il procuratore
«Scatenerò l’offensiva
contro il fenomeno»
Un capannone industriale sequestrato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’operazione Swindle
False comunicazioni sociali per ottenere i finanziamenti
Tra gli 11 indagati un ex assessore
e due ex consiglieri comunali
CROTONE - Hanno trascorsi politici alcuni degli
undici indagati nell'ambito dell'operazione Swindle, accusati a vario titolo di truffa, falso, favoreggiamento, false comunicazioni sociali. Tra loro ci
sono un ex assessore comunale e due ex consiglieri comunali di Crotone. Ecco l'elenco completo delle persone denunciate all’autorità giudiziaria.
Mario Bellizzi, 46 anni, di Rocca di Neto. Audino
Caputo, di 44 anni, di Crotone (ex componente del
cda dell'Aspsc, l'azienda municipalizzata che si
occupava della raccolta dei rifiuti). Arcangelo
Curto, di 43 anni, di Rocca di Neto, ex assessore comunale all'Ambiente nominato dal reggente Armando Riganello, subentrato alla guida dell'ente
all'ex sindaco Pasquale Senatore quando fu eletto
consigliere regionale nel 2005. Giacomo Pantaleone Elia, di 38 anni, ex consigliere comunale.
Ezio Imbrogna, di 45 anni, di San Lorenzo del Vallo. Luigi Lopez, di 38 anni, di Rocca di Neto, Antonio Marafioti, di 41 anni, ex consigliere comunale. Sofia Franceca Rita Muoio, di 45 anni, di Crotone. Peppino Perone, di 35 anni, di Crotone. Luigi
Sorbara, di 35 anni, di Crotone. Santo Sorbara, di
63 anni, di Crotone. In particolare, l'ex assessore e
Da sinistra: Celso, Mazzotta, Marmo e Lorenzo
i due ex consiglieri furono in carica negli anni tra
il 2001 e il 2006.
Muoio e Imbrogna sono accusati soltanto di favoreggiamento e a loro carico non è stato eseguito
alcun sequestro.
a. a.
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Primo piano 7
Martedì 22 novembre 2011
Martedì 22 novembre 2011
24 ore
in Calabria
Cutro. L’indagato per il delitto Bonifazio ammette tutto. Il gip: «Terribile inganno dall’amico fidato»
«Potrebbe uccidere la moglie»
Gallo resta in carcere anche per il pericolo di reiterazione del reato
di ANTONIO ANASTASI
CUTRO -Rischio di reiterazione
del reato, perché l'indagato potrebbe uccidere anche la moglie.
Pericolo di fuga. Sussistenza dei
gravi indizi di colpevolezza. Per
questo resta in carcere Domenico
Gallo, il trentenne commerciante
di materiale edile, reo confesso dell'omicidio dell'amico del cuore,
Carmine Bonifazio, il 42enne assassinato a colpi di fucile alle 6,30
di martedì scorso mentre, appena
uscito di casa, in auto si avviava
verso la sua azienda cerealicola, al
quale è stata fatale la relazione con
la moglie dell'indagato, scoperta
la sera prima del delitto dallo stesso killer grazie a un sms sul telefono della coniuge. Il gip del Tribunale di Crotone Paolo De Luca, pur
non convalidando il fermo richiesto dal pm Ivan Barlafante, ha ritenuto la sussistenza dei gravi indizi
di colpevolezza e del pericolo che,
se lasciato in libertà, Gallo possa
commettere «ulteriori reati della
stessa specie di quelli per cui si procede».
Ieri, nel corso di un breve interrogatorio, assistito dagli avvocati
Giuseppe Barbuto e Gregorio Viscomi, che avevano chiesto la revoca della misura in carcere e in su-
bordine i domiciliari con sede presso l'abitazione di un parente a Reggio Emilia, Gallo ha confermato la
sua versione dei fatti rifacendosi al
verbale redatto in caserma, davanti ai carabinieri e allo stesso pm
Barlafante, nel corso del quale da
persona informata sui fatti si è trasformato in indagato.
PERICOLO DI FUGA
Il fermo non è stato convalidato
per un vizio di forma in quanto la
richiesta del pm mancava di «una
qualsiasi parte dispositiva dell'anticipata privazione della libertà
personale». Ma il pericolo di fuga
ravvisato dal pm è stato riconosciuto anche dal gip poiché il fermo è stato eseguito in presenza di
un biglietto aereo per Milano, sia
pure ricondotto dall'indagato a
una data antecedente al proposito
omicida (glielò stampò lo stesso
Bonifazio che s'incarico della prenotazione on line).
Ma «è da accertare» che il biglietto sia «ricollegabile al pregresso
intento di andare a trovare uno zio
gravemente malato», rileva il gip,
e comunque il biglietto stesso è
«un elemento in grado di fondare
adeguatamente una prognosi di
allontanamento».
INDIZI DI COLPEVOLEZZA
La completa ammissione del fat-
Domenico Gallo
to, contenuta nel decreto di fermo
del quale abbiamo fornito ampi elementi nei giorni scorsi, è stata ribadita ieri davanti al gip. «L'indagato - è detto nel provvedimento ha chiaramente ricondotto l'avvenuta commissione del fatto di sangue all'insopprimibile rabbia generata in lui dall'avere scoperto,
nella serata precedente all'omicidio, quello che non era solo un tradimento da parte della propria co-
niuge ma un terribile
inganno da parte della
persona cui più era affezionato e della quale si
fidava ciecamente tanto da avergli consegnato le chiavi della propria
taverna e da avergli
esternato i propri sospetti sulla fedeltà del
coniuge, addirittura ricevendone consigli».
Gallo, infatti, si era
rivolto all'amico e a sua
moglie perché temeva
l'infedeltà della moglie
e fu rassicurato sull'impossibilità di una simile
condotta. Proprio «alla
luce dell'avere percepito la gravità del tradimento e del torto fattogli da Bonifazio - scrive
ancora il gip De Luca - l'indagato,
dopo una notte totalmente insonne seguita dalla scoperta del fatto e
dall'avere picchiato la moglie che
si era rinserrata in una camera,
racconta di essere uscito di casa armato del proprio fucile legalmente
detenuto asettado il passaggio, all'orario consueto e nell'incrocio
consueto, della vettura condotta
da Bonifazio per poi sparargli». Il
fucile a pompa, con muniziona-
mento “a palette”, sequestrato a casa di Gallo dai carabinieri era poi
dello stesso calibro e della stessa
marca utilizzata per il delitto, rileva ancora il gip.
PERICOLO DI REITERAZIONE DEL REATO
Gallo ammette la propria gelosia e, se lasciato libero, potrebbe
uccidere la moglie da lui accusata
di tradimento. Anche in questo caso la richiesta del pm è stata accolta
dal gip con riferimento alla personalità dell'indagato, «come emergente dalle predette circostanze»,
nonostante la mancanza di precedenti penali. E', insomma, «un insieme diconsiderazioni» cheinduce a ritenere grandemente probabile che l'indagato, se non sottoposto a misura cautelare, commetterebbe o tenterebbe di commettere
ulteriori fatti con armi o comunque reati della stessa specie, eventualmente anche in danno della coniuge». Anche per questo i domiciliari a Reggio Emilia chiesti dalla
difesa sono apparsi «un deterrente
inadeguato a fronteggiare il rischio di fuga o la reiterazione di
reati analoghi».
LA DIFESA
Gli avvocati Barbuto e Viscomi
hanno preannunciato ricorso al
Tribunale della libertà.
TRIBUNALE DI COSENZA
DICHIARAZIONE DI
MORTE PRESUNTA
I FAMILIARI DELLA VITTIMA
Si rende noto che con sentenza n.
9/2011 nel procedimento n.
1414/2010 R.G.A.C., depositata
in data 26/10/2011, il Tribunale di
Cosenza ha dichiarato la morte
presunta di Occhiuzzi Emilio
Luigi nato a San Marco Argentano
il 21/06/1920.
Cosenza lì 17.11.11
Avv. Sonia Stavale
«Nessuna scusante per il killer»
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CATANZARO
PIAZZA ROSSI - TEL. 0961/8411 - FAX 0961/84650
ESTRATTO AVVISO PROCEDURA APERTA
L’Amministrazione Provinciale di Catanzaro indice per il
giorno 20.12.2011 alle ore 9,00 la procedura aperta n.
34/2011 (CIG n. 3508892D44 - CUP n. C71B10000040005)
per i lavori di realizzazione del ponte sul fiume Melis S.P.
San Sostene, da esperire con il criterio del prezzo più
basso, determinato mediante offerta prezzi unitari ai sensi
dell’art. 82 c.3) del DLgs 163/2006 con esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentino una percentuale
di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia ai sensi
dell’art. 86 c.1 del citato decreto (art. 122 c.9 Dlgs
163/2006).
Importo a base d’asta Euro 535.000,00 (comprensivi di
Euro 20.000,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso) Categoria prevalente OS13 ( Euro 207.756,75) - opere
scorporabili: OS21 –OG3. Gli interessati dovranno far pervenire il plico contenente l’offerta e i documenti richiesti
nel disciplinare di gara entro il 19.12.2011 alle ore 12,00.
Il R.U.P. dell’intervento è l’Ing. Floriano Siniscalco.
Copia integrale del bando, del disciplinare di gara e del
modulo offerta prezzi unitari potranno essere richiesti
all’Amministrazione Provinciale di Catanzaro –Ufficio
Contratti –Piazza Rossi- 88100 Catanzaro (tel 0961/
84253-84256). Il bando e il disciplinare di gara sono pubblicati sul sito internet www.provincia.catanzaro.it.
Il bando integrale è stato pubblicato sulla G.U.R.I. in data
18.11.2011 (n. 136 V^ serie speciale).
CATANZARO, li 22.11.2011
Il Dirigente Settore Appalti Contratti
Dott. Antonio Russo
«Ingiustificabile e irresponsabile esplosione di odio e violenza»
LE famiglie Bonifazio e Nardo, travolte e distrutte da una tragedia di
proporzioni immani, desiderano
innanzi tutto esprimere il più sentito ringraziamento alle migliaia di
persone che in questi giorni hanno
manifestato a più riprese tutta la loro sincera vicinanza e alle autorità
inquirenti, il cui lavoro indefesso e
certosino ha consentito in tempi
brevissimi di assicurare alla Giustizia il responsabile di un gesto insano che ha devastato la loro vita.
Le famiglie Bonifazio e Nardo, già
profondamente segnate dal più orrendo dei crimini, desiderano
esprimere tuttavia tutto il loro
rammarico e dolore per certa comunicazione distorta, favorita anche dalle troppe falle del sistema
che dovrebbe proteggere il segreto
istruttorio, che tende a riportare
come verità assoluta, e non come
semplice ipotesi, la versione dei fatti fornita a suo piacimento e senza
alcun contraddittorio dal reo con- Il luogo del delitto
fesso e pone in indebito risalto vicende private tutte da verificare; circostanze riferite dall'omicida,
con ciò, dimenticando che l'evento che ha motivato il suo crimine forsconvolgente e meritevole della nendo agli inquirenti solo menzomassima riprovazione resta l'omi- gne e affermazioni infamanti basacidio di un padre di famiglia che, te su squallide e sbrigative supposiperduta la vita per motivi tuttora zioni. E sarà il procesnon chiari ma certamente futili, so, nel quale - uniti
non può e non potrà mai più difen- come sempre - ci codere la sua reputazione. Leggiamo stituiremo parti civiin tutto questo un incauto modo di li, a svelare che l'omifare informazione, tesa quasi a se- cidio di Carmine è
minare nell'opinione pubblica stato solo un atto cricomprensione anche inconscia minale partorito da
verso un atto che deve essere invece una mente immatura
e irresponsabile.
condannato senza se e senza ma.
Allo stato l'unica verità accertata di L'omicidio non può e
questa storia assurda è che Carmi- non deve mai essere
ne Bonifazio è stato selvaggiamen- accettato quale mezte assassinato da Domenico Gallo e zo di risoluzione di qualsivoglia
nessuna ragione, neppure in via controversia, vera o presunta che
parziale, potrà mai giustificare sia. Non consentiremo a nessuno,
questo gesto. Smentiamo con la più neppure attraverso i mezzi più subassoluta convinzione le successive doli, di far passare e accettare il pe-
ricolosissimo messaggio secondo
cui alcune circostanze giustificano
simili esplosioni di odio e di violenza. Non consentiremo a nessuno di
infangare la memoria del nostro
congiunto. Non consentiremo a nessuno
di ucciderlo una seconda volta.
Ci auguriamo che nel
futuro gli organi di
informazione prestino la massima attenzione a non abusare
del loro legittimo diritto di cronaca, adoperando fino in fondo
le regole del buon
senso e del rispetto per il compianto
Carmine e per i suoi familiari, vere
vittime di questa tragedia.
Le famiglie Bonifazio e Nardo
Cutro
«Ci costituiremo
parte civile
il processo
stabilirà la verità»
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14
Calabria 17
Le dimissioni del commissario inducono il pm a revocare la richiesta di bloccare i suoi incarichi pubblici
Melandri, niente interdizione
Sarà il capo della Protezione civile a decidere il destino del settore Ambiente
di TERESA ALOI
CATANZARO – Sarà il capo
della Protezione civile Franco Gabrielli, atteso in Calabria nei prossimi giorni, a
dirimere la matassa della
gestione commissariale del
settore Ambiente. Già tra
oggi e domani arriverà una
prima task force di dirigenti
nazionali per una prima valutazione. Intanto, però, le
dimissioni dall’incarico presentate dal generale della
Guardia di Finanza, Graziano Melandri, venerdì scorso
e accolte dal capo del Dipartimento della protezione civile, hanno fatto sì che il sostituto procuratore Carlo
Villani, revocasse la richiesta di interdizione dai pubblici uffici avanzata nei confronti del commissario per
l'emergenza ambientale in
Calabria coinvolto nell’inchiesta “Pecunia non olet 2”
su presunti illeciti in materia fiscale ed ambientale
connessi alla gestione della
discarica di Alli, a Catanzaro, che nei giorni scorsi ha
portato all’arresto di Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia, proprietario della società Enertech che gestisce
l'impianto di smaltimento
rifiuti e di Loris Zerbin, 50
anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), direttore
tecnico della Enertech.
La richiesta è stata formulata nel corso dell’interrogatorio del generale Melandri
davanti al giudice per le indagini preliminari Abigail
Mellace fissato proprio per
decidere sulla precedente richiesta ed è stata motivata
proprio per le dimissioni
presentate che comunque,
dovranno essere formalizzate con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Nel corso dell’interrogatorio, il generale Melandri,
secondo quanto ha riferito il
suo legale, l’avvocato Giuseppe Fonte, «ha dato ampie
spiegazioni su tutta la vicenda, chiarendo e giustificando ogni atto amministrativo
e dando spiegazioni sull'assoluta trasparenza e legittimità di ognuna delle sue decisioni in qualità di commissario». Melandri ha anche
esibito le dimissioni con l’accettazione del capo della
Protezione civile, da cui è
scaturita poi la decisione
della Procura. L’ex commissario è indagato per la violazione della disciplina dei
reati in materia di imposte
sui redditi per avere emesso
quattro ordinanze con le
quali ha liquidato alla società Enertech la somma complessiva di 1 milione e 335
mila euro.
Ieri sono stati sentiti anche i due funzionari dell’Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale in Ca-
Fondazione Campanella
impugnata la legge 35
Scopelliti avvierà un tavolo
La discarica catanzarese di Alli, al centro dell’inchiesta che vede coinvolto Graziano Melandri (a destra)
labria, Domenico Richichi
(difeso dall’avvocato Giuseppe Fonte) e Simone Lo
Piccolo
(rappresentato
dall’avvocato Carlo Morace)
per i quali la Procura aveva
chiesto – al pari di Graziano
Melandri – la sospensione
dall'esercizio di un pubblico
ufficio. La decisione del gip,
su questo aspetto, è attesa
nella prossime ore.
Sentiti anche Paolo Bella-
mio, 47 anni, commercialista di Venezia (l’uomo difeso
dagli avvocati Camilla Bonato e Alessandro Rampinelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere), e Antonio Garrubba, tecnico della Eneterch, 46 anni di Isola
Capo Rizzato, entrambi, sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Interrogatorio di garan-
zia anche per Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo, (difeso dall’avvocato Leopoldo
Marchese) finito agli arresti
domiciliari insieme a Giovanni Faggiano, 52 anni,
avvocato di Brindisi, e all'avvocato Giancarlo Tonetto,
56 anni, di San Donà di Piave
(Venezia). Con ogni probabilità gli interrogatori di garanzia dei due legali si svolgeranno per rogatoria.
Alla presentazione della conferenza sull’ambiente
All’Unical gli studenti
contestano Pugliano
di GIULIA FRESCA
RENDE - Doveva essere la presentazione alla stampa della
Conferenza regionale di educazione ambientale in programma il 24 e 25 prossimi
presso il centro congressi
dell’Unical e invece, quella di
ieri mattina, si è tradotta in un
imbarazzante momento di
confronto e scontro tra l’assessore regionale all’ambiente Francesco Pugliano, il rettore Giovanni Latorre e gli
studenti che fanno capo alla
Rete per la difesa del territorio
“Franco Nisticò”.
Dopo le parole rassicuranti
del rettore circa la volontà a
costruire «un percorso di collaborazione su una problematica cruciale come quella ambientale per la quale puntiamo allapartnership conla Regione» cui ha fatto eco il dirigente del dipartimento regionale sulle politiche per l’ambiente Bruno Gualtieri, senza
avere il tempo di passare la parola all’assessore regionale
Pugliano, Latorre si è trovato
davanti una delegazione di
studenti che, mostrando uno
striscione hanno chiesto a
gran voce «le dimissioni
dell’assessore all’ambiente e
che il 31 dicembre non ci sia
una ulteriore proroga al commissariamento». La dimostrazione pacifica ha visto momenti di tensione con l’asses-
La contestazione all’assessore (foto Tosti)
sore Pugliano additato perché «è grave che un indagato
per reati ambientali venga qui
a fare “lezione”» e con il rettore
«che abbiamo capito con chi
l’università vuole fare rete».
Latorre ha indotto l’allontanamento degli studenti che,
fuori dall’aula magna hanno
realizzato un “tappeto” con i
manifesti neri della loro azione di protesta, sul quale solo
intorno alle ore 14 ha mosso i
passi Francesco Pugliano.
Ripresa la conferenza
stampa l’assessore regionale
ha ribadito «la necessità di fare ulteriori sforzi verso la
creazione della rete che possa
mostrare la faccia nobile della
Calabria per creare una coscienza dell’ambiente affinché le buone pratiche possano
emulare e contagiare i comportamenti virtuosi e creare
nuovi stili di vita. Da queste
azioni - ha detto riferendosi
agli studenti - non mi faccio né
inibire né condizionare. Di
certo in Calabria c’è un deficit
strutturale che in questi anni
èstato determinatodalleposizioni politiche assunte nelle
province di Cosenza e Vibo Valentia, dove non esistono impianti di selezione, trasformazione evalorizzazione dirifiuti. Cosenza in particolar modo, rifiutando la realizzazione
del termovalorizzatore, ha
creato squilibrio a livello regionale pertanto è inutile oggi agire comePilato, ciascuno
deve assumersi la propria responsabilità e deve fare la sua
parte»
rio Regionale, quale strutdi ADRIANO MOLLO
tura provvisoriamente acCATANZARO - Le legge creditata, opera in confor35/2011 che riconosce la mità agli obiettivi della
Fondazione Campanella programmazione regiocome ente di diritto pubbli- nale ed ha come scopo la
co", presenta profili di ille- realizzazione e l'organizgittimità costituzionale. E zazione di un presidio saniper questo il consiglio dei tario strutturato su base
ministri del nuovo gover- ospedaliera. Tali disposino Monti l’ha impugnata. zioni, che operano specifici
La decisioni è stata presa interventi in materia di orieri dal consiglio dei mini- ganizzazione sanitaria in
stri che ha ratificato un ite- costanza di Piano di rienre avviato dal precedente tro dal disavanzo sanitagoverno Berlusconi. Sui rio, interferiscono con l'atprofili di illegittimità - co- tuazione del Piano, affidame ha anticipato il Quoti- ta al Commissario ad acta
diano nelle scorse settima- con il mandato commissane - era stato informato il riale del 30 luglio 2010. In
governo regionale già nel particolare le disposizioni
corso dell’ultima riunione sopra menzionate, istidel “tavolo Massicci” e lo tuendo e regolamentando
stesso ex ministro Fitto ne una nuova struttura saniaveva parlato con il presi- taria, menomano le attridente Scopelliti. «Abbiamo buzioni del Commissario
già avviato una discussio- previste alla lettera a) punne con i ministeri della Sa- to 2 ) e alla lettera b) del
mandato comlute e dell’Ecomissariale, che
nomia - spiega
affidano
al
il governatore
Commissario
al Quotidiano ad acta, fino alper trovare una
l'avvenuta atsoluzione contuazione del
divisa perché il
Piano stesso, il
Campanella
riassetto della
per la Calabria
rete ospedalierappresenta
ra e la sospenun’eccellenza,
sione di evendà risposte a
tuali nuove inimigliaia di amziative regiomalati di tumonali in corso fire e riduce la
nalizzate a reamigrazione sa- Giuseppe Scopelliti
lizzare ed aprinitaria.
Noi
non demordiamo - aggiun- re nuove strutture sanitage Scopelliti - il problema rie pubbliche, nonché ad
non si sposta, ora si tratta autorizzare e accreditare
di trovare di concerto una strutture sanitarie. Tali disoluzione. Sappiamo che sposizioni sono pertanto
c’è un problema e lo affron- incostituzionali sotto un
duplice aspetto: a) esse interemo».
Nel merito a rendere in- terferiscono con le funziocostituzionale la legge è la ni commissariali; b) Inolviolazione delle norme del tre le medesime disposizioPiano di rientro. «Stante ni, oltre ad effettuare senl'avvenuto commissaria- za alcuna legittimazione i
mento - è scritto nelle moti- menzionati interventi in
vazioni - la legge regionale materia di organizzazione
in esame eccede dalle com- sanitaria, in luogo del
petenze regionali per i se- Commissario ad acta, inguenti motivi: 1) L'art. 1, ai tervengono in materia
commi 1, 2, 3 e 5, riconosce senza rispettare i vincoli
la Fondazione Campanella posti dal Piano di rientro
(già istituita quale fonda- dal disavanzo sanitario».
Già in passato la Corte
zione di diritto privato)
quale ente di diritto pubbli- Costituzionale ha cassato
co, dotato di personalità la parte della norma che
giuridica pubblica e di au- prevedeva il passaggio del
tonomia
organizzativa, personale dal privato a
amministrativa e contabi- pubblico. Una vicenda,
le. Inoltre detto ente, se- questa della Fondazione
condo tali disposizioni, fa Campanella che si trascina
parte del Servizio Sanita- oramai da troppo tempo.
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24 ore
Martedì 22 novembre 2011
Martedì 22 novembre 2011
Il civico consesso è andato deserto. Presto la sentenza del Tar, dopo il ricorso di Liotta
Comune, questori senza pace
Riunione dell’opposizione: nessun accordo. E anche l’ipotesi De Caridi è superata
di ANDREANA ILLIANO
E' ANDATA deserta per
mancanza di numero legale
la seduta del Consiglio comunale, quella prevista per
ieri, a Palazzo San Giorgio.
Uno il punto all’ordine del
giorno: la nomina dei segretari questori, dopo le dimissioni di Paolo Brunetti e
Walter Plateroti.
Ieri il numero legale non è
stato raggiunto, oggi si replica, in seconda convocazione. Di certo, all’appello
in aula erano presenti solo
15 consiglieri.
Intanto, nella stessa mattinata, c’è stata una riunione di tutta l’opposizione.
Non si è arrivato ad un accordo. Il punto è sempre lo
stesso: la nomina dei segretari questori.
A sollevare il caso della
nomina di Paolo Brunetti
(segretario questore del polo civico, in quota della minoranza) è stato Nino Liotta
di Energia Pulita che ha
presentato il ricorso al Tar,
affermando che l’elezione
era stata illegittima, perchè
votata a scrutinio segreto. Il
Tar non si è ancora espresso. Lo farà domani. Gli avvocati del Comune però, per
evitare di bloccare il lavoro
della presidenza consiliare
hanno suggerito nuove elezioni. E così sarà.
«Nella riunione della minoranza - dice Giuseppe
Falcomatà, capogruppo del
Pd - in un clima di grande
cordialità si è discusso appunto della nomina dei segretari questori. Per noi è illegittima non solo per la
modalità, ovvero per lo
scrutinio segreto, ma anche perché un rappresentante nell’ufficio di presidenza, in quota della minoranza, a parere nostro, va
nominato con i voti solo
dell’opposizione. Questo significa che è tutto da rifare.
Ma per adesso non possia-
mo che aspettare, considerando che il Tar si pronuncerà con una sentenza solo
mercoledì».
La riunione dell’opposizione non ha portato ad una
linea condivisa. Il polo civico, che ha partecipato all’incontro con Nucera e Brunetti è
dell’avviso che
quel segretario
questore
gli
spetta.
Mentre il Pd,
Rifondazione ed
Energia Pulita
potrebbe essere
dell’avviso che l’accordo potrebbe essere su un altro nome, non più quello di Aldo
De Caridi (come proposto da
Massimo Canale durante il
consiglio comunale di qualche mese fa) ma quello dello
stesso Nino Liotta (Energi
apulit) che ha presentato ricorso o di Demetrio Delfino
di Rifondazione.
L’assemblea consiliare di
oggi potrebbe non essere
lunghissima, certo è che il
dibattito in seno alla minoranza è tutto aperto e, ancora ieri, si rincorrevano tra
consiglieri di diverse rappresentanze politiche.
Oggi si capirà
che cosa accadrà. Mentre venerdì ci sarà in
consiglio comunale la presentazione del piano
strutturale e la
richiesta di approvazione
da parte dell’assise, non si
capisce se si tratta dello
stesso atto presentato
dall’allora assessore all’Urbanistica, Demetrio Porcino, quello che fu sottoposta
all’assemblea presieduta
dal facente funzioni, Peppe
Raffa, oltre un anno fa.
Sul tavolo
i nomi di Brunetti
e Liotta
L’aula del consiglio comunale
I veltroniani hanno un altro consigliere comunale simpatizzante
Due consiglieri su tre a Modem
arriva pure Marino da Minniti
IN una delle ultime riunioni di modem, tenutasi in giro per la Calabria, pare abbia fatto il
nuovo ingresso nella corrente del Pd che fa capo a Marco Minniti, Giuseppe Marino, consigliere comunale. Al summit era assente il consigliere Nicola Irto (e naturalmente il consigliere regionale, Demetrio Battaglia) , presente invece Giuseppe Falcomatà.
Di certo Minniti è in movimento. Intanto il
prossimo 26 novembre, alle 16, a Lamezia, c’è
un nuovo incontro pubblico, dal titolo “Una
nuova fase politica in Italia e in Calabria”.
Si discuterà, dice una nota: «delle clamorose
novità politiche di queste settimane, dei nuovi
scenari della politica nazionalee delle loro implicazioni sulla politica calabrese. Sarà sottoposta ad analisi e discussione la crisi del cen-
tro destra italiano e la crisi del centro destra
calabrese, anche alla luce dell’ ormai evidente
fallimento del cosiddetto “modello Reggio”,
che è stato alla base dell’ esperienza del Governo regionale».
Si affronterà, inoltre, il ruolo che il centro sinistra ed il PD dovranno svolgere per essere
all’ altezza «di una fase politica del tutto inedita e che richiede uno straordinario impegno di
unità e innovazione politica indispensabile
per affrontare la drammatica crisi del paese e
della Calabria. Hanno assicurato la loro partecipazione parlamentari, consiglieri regionali, dirigenti di partito, esponenti della società
civile e simpatizzanti. Le conclusioni a Marco
Minniti della direzione nazionale del PD».
and.ill.
Demetrio Marino
Mobilitazione per il 12 e il 13 dicembre. La società mista si occupa della raccolta dei rifiuti
Leonia, sindacati pronti allo sciopero
La Cisl pone la questione: «Stipendi non pagati, ma il futuro non è roseo»
ANCORA fibrillazione per le società miste del Comune di Reggio.
La Cisl entra nel merito della vicenda, chiede certezze per i lavoratori e punta il dito sull’amministrazione, chiedendo ragguagli
su ciò che sta accadendo a Leonia.
In una nota il coordinatore provinciale della Fit- Cisl, Giuseppe
Larizza afferma: «La Rappresentanza Aziendale della FIT -CISL
chiede una maggiore e puntuale
informazione nel rispetto degli
operai della Leonia
Spa che tutti i giorni
con umiltà eseguono
Il loro lavoro per mantenere alto il decoro e
la salute dei cittadini
di questa meravigliose Reggio. Stipendio
si o stipendio No?
È questa Ia domanda che da giorni si pone Ia classe debole della Leonia».
Perché la preoccupazione? Il
sindacato parla chiaro: «Attualmente stampa e Tv nazionale e locale con le informazioni relativa al
dissesto in cui si trova Il nostro
paese e di conseguenza la nostra
Amministrazione contribuisce a
far crescere la consapevolezza tra
gli operai della grave crisi economica che stanno vivendo ingiustamente assieme alle loro famiglie. Giornalmente finito il turno
gli operai tornano a casa frustrati
Previsti
disagi
per
la pulizia
Leonia davanti al Municipio
per non essere in condizione di garantire ai loro familiari quando
sarà possibile poter soddisfare i
bisogni primari e finalmente rifornire i frigoriferi vuoti delle loro case».
Che cosa si chiede Larizza? La
puntualità sullo stipendio e dice:
«A quando lo stipendio? In silenzio la moglie, il marito, i figli ecc.
attendono buone nuove che non
arrivano e che lasciano al genitore
un senso di grande sconforto ed
impotenza. La segreteria FIT-CI-
SL Provinciale unitamente alle altre OO.SS. ha già proclamato una
seconda protesta con uno sciopero di 48 ore per il 13 e 14 dicembre
prossimo. Il mancato pagamento
dello stipendio è una delle ragioni
momentanee importanti, ma il nostro obiettivo è come sarà il domani? Quindi riteniamo sia urgente
riuscire a poter siglare un protocollo di intesa che impegni le parti
(Comune-Azienda - OO.SS. a programmare il "come riuscire”s fare
superare le difficoltà economiche
dell'Azienda in ragione dei crediti
pregressi vantati. Ad oggi bisogna riconoscere gli sforzi dell'Amministrazione Comunale per
garantire puntualmente ogni mese le spettanze correnti alla Leonia. Probabilmente l'Amministrazione Comunale dovrebbe fare
uno sforzo finanziario maggiore
a fronte di un impegno preciso di
puntuale rispetto delle scadenze
per gli stipendi da parte della Leonia, noi siamo disponibili a concordare tempi e modalità con l'obiettivo comune di ristabilire l'equilibrio economico e finanziario
della Società che è la garanzia per
Il futuro del lavoratori che hanno
il diritto di vivere dignitosamente
con il frutto del loro onesto lavoro».
A questo si aggiungono due dati che vanno considerati: la pulizia
delle strade e le nuove inchieste
giudiziarie che hanno portato in
quesi giorni ad accendere i riflettori della magistratura proprio
sulle socieàt miste.
E Larizza conclude: «Evitare i
disservizi ai cittadini e il costo della giornata dello sciopero al lavoratori è un successo che chiama
tutti noi ai senso di responsabilità
ed all'impegno per trovare idonee
soluzioni».
Ma per sindacati a questo punto
lo sciopero pare l’unica soluzione
per cercare di risolvere il problema.
La nomina
Ecco
l’esecutivo
di Fli
Angela Napoli
SABATO scorso alle ore 11
si è tenuto, presso l’ Hotel
Excelsior di Reggio Calabria, la presentazione ufficiale dell’esecutivo provinciale di Futuro e Libertà.
L’evento, oltre a rappresentare un significativo
passaggiopolitico suscala
locale del partito del Presidente Fini, è stato particolarmente significativo per
la nomina, all’interno del
direttivoprovinciale, diun
membro di Generazione
Futuro nella persona di Fabrizio Familiari al quale il
neo coordinatore Francesco Romeo ha attribuito la
delega fiduciaria a funzioni vicarie.
A Familiarivanno icomplimenti di tutto il movimento giovanile, con l’augurio che possa rappresentare dignitosamente,
come già fino ad oggi è avvenuto, il movimento giovanile di Futuro e Libertà.
Intanto Angela Napoli,
deputata dell’Fli, è stata
eletta ala segreteria regionale del partito di Fini. E
oggi arrivano le congratulazioni non solo del partito,
ma anche daaltri esponenti politici, pure dell’opposizione, basti pensare che il
parlamentare, Nicodemo
Oliverio del Pd afferma:
«L'elezione di Angela Napoli alla segreteria calabrese di Fli è il giusto riconoscimento ad un esponente politico che sin
dall’inizio ha condiviso la
rottura voluta da Fini con
un centrodestra lontano
dai veri problemi della gente e molto si è impegnata
pure sulla legalità».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
22 Reggio
21
Martedì 22 novembre 2011
REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: ilquotidiano.cs@finedit.com
Montalto
Rossano
Vandali allo stadio
Le reazioni
Incidente mortale
indagato l’automobilista
La moto sull’asfalto
a pagina 31
a pagina 36
La Rossanese in campo
La difesa ha sollevato una serie di incompatibilità territoriali. Si deciderà il 28 novembre
“Telesis” sempre più abbreviato
La maggior parte degli imputati vuole essere giudicata con il rito alternativo
di ROBERTO GRANDINETTI
Droga all’Unical
Su corso Fera
QUASI TUTTI gli imputati di “Telesis”, l'ichiesta della Direzione distrettuale antimafia concentrata sul clan dei Bruni e degli zingari, vogliono essere giudicati col rito abbreviato. Lo hanno ribadito ieri a Catanzaro, tramite i loro avvocati difensori, al gup Abigail
Mellace, che ha così rinviato le parti al prossimo28 novembre,giorno incuisi decideràsul
futuro del procedimento.
Nella stessa giornata di ieri sono state anche eccepiteuna seriedi eccezioni,con ladifesa che ha chiesto di mettere al vaglio di altri
giudici la posizione di parte degli imputati.
Relativamente all’accusa di una rapina commessa a Bari è stato infatti chiesto di trasferire per competenza territoriale gli atti relativi
alle posizioni di Umile Miceli, Adolfo e Fabio
Foggetti alla Procura del capoluogo pugliese. Gli avvocati Luca Acciardi e Maurizio Nucci hanno chiesto di trasmettere gli atti relativi
alle posizioni degli imputati Andrea Bruni e
Cataldo Iaccino, e in merito all’accusa di cessione di droga, al tribunale dei Minorenni di
Catanzaro. L’avvocato Marcello Manna, infine, ha chiesto al gup di trasferire gli atti
dell’imputato Salvatore Orabona, accusato di
riciclaggio, alla Procura di Cosenza. Anche
in merito a tale eccezioni il gup darà la sua risposta lunedì prossimo.
Ritorniamo alla richiesta di abbreviato. Lo
hanno praticamente chiesto tutti gli imputati “eccellenti”, tra cui Andrea, Luca e Fabio Bruni,
Edyta Kopaczynska, moglie dello scomparso Michele Bruni, Carmine
Gazzaruso, Adolfo, Fabio
ed Ernesto Foggetti, Carlo e Daniele La Manna,
Luciano Impieri, Giovanni Abbruzzese, Franco Bruzzese, Domenico e
Antonio Iaccino, Luigi
Morelli, Pasquale Ripepi, Giuseppe Prosperoso,
Monica Pranno, Manuela Pagliuso, Andrea e Pasqualino Gagliano.
Li difendono, tra gli altri, gli avvocati Marcello Manna, Gaetano Morrone, Francesca Gallucci, Aldo Cribari, Rossana Cribari, Roberto
Loscerbo, Nicola Rendace, Filippo Cinnante,
Luca Acciardi e Maurizio Nucci.
L'accusa base è associazione finalizzata alle
estorsioni, allo spaccio e alle rapine. L'operazione risale al 15 dicembre dello scorso anno.
Sempre in merito a “Telesis” c’è già chi ha
chiesto e ottenuto di essere giudicato con l’immediato. E’ il caso dei fratelli Bonaventura ed
Ernesto Lamacchia. Saranno processati il
prossimo 25 maggio dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza. I due Lamacchia tre giorni
prima dell’udienza preliminare di Catanzaro, che ha avuto inizio lo scorso 28 ottobre dinanzi al gup Mellace e al pm Bruni, avevano
infatti chiesto tramite i loro avvocati difensori Franz Caruso (per Bonaventura) e Roberto
Le Pera (per Ernesto) di essere processati col
giudizio immediato. La richiesta fu accolta,
con la loro posizione che fu così stralciata dagli altri 46 imputati. Bonaventura, ex parlamentare ed ex presidente del Cosenza, ed Ernesto Lamacchia devono rispondere dell’accusa di tentata violenza privata, aggravata
dal metodo mafioso. Avrebbero cioè cercato di
convincere, facendo il nome dei Bruni , il presidente del Cda della Casa di cura “Villa del
Sorriso” di Montalto Uffugo, Luca Morrone,
a dirottare tutti i defunti della stessa struttura, della quale Ernesto Lamacchia risulta essere direttore sanitario, presso la ditta di
pompe funebri“Naccarato”. Morronenon cedette e “l’affare”non andò in porto.
Cinque studenti
sotto accusa
Rapinato
tabacchi
in centro
CINQUE studenti dell’Unical
sotto accusa per detenzione
di droga. La vicenda è collegata alla morte di Grillo.
a pag. 23
Rende
Una pattuglia della Volante
Metro, critiche
a Occhiuto
Al vaglio
del gup
il clan Bruni
e degli
zingari
DAL consiglio comunale di
Rende arrivano critiche al sindaco bruzio Occhiuto in merito
alla realizzazione della metro.
a pag. 28
HA fruttato circa 800 euro
la rapina messa a segno ieri intorno alle 18,30 su corso Fera. Un malvivente con
il volto travisato e armato
di taglierino si è fatto consegnare l’incasso dal titolare del tabacchino. Il rapinatore ha agito da solo, anche se non è esclusa la presenza di un complice a fare
da palo. Dopo aver intascato il bottino il rapinatore si
è dato alla fuga a piedi. Sul
posto sono intervenuti gli
agenti della Squadra Volante, diretti dal vicequestore Gerace. Al vaglio le
immagini delle telecamere.
a. mor.
15 dicembre 2011: uno degli arrestati di “Telesis”, operazione eseguita da polizia e carabinieri
IMPRENDITORE
Scaricava rifiuti pericolosi, indagato
UN IMPRENDITORE di Rende da ieri è ufficialmente sotto accusa per scarico di rifiuti pericolosi. Si tratta di Umile Lanzino,
54 anni, amministratore unico della Lanzino srl, difeso di fiducia dall’avvocato Fabio Bonofiglio, del foro di Cosenza.
Le indagini preliminari sono state chiuse dalla Procura di Cosenza diretta dal
procuratore capo Dario Granieri. Lanzino
è stato chiamato in causa perchè, «con più
condotte esecutive di un medesimo disegno criminoso, in territorio in cui vige lo
stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, dichiarato per la Regione Calabria con decreti del Presidente
del Consiglio dei Ministri (per gli anni
2009, 2010 e 2011), quale amministratore
unico della Lanzino srl scaricava e depositava - si legge nel capo di imputazione firmato dal pm Antonio Cestone - in modo incontrollato sul piazzale di pertinenza del-
la predetta srl rifiuti pericolosi consistenti in oli e batterie esausti nonchè carcasse
di autovetture, esercitava inoltre un’attività di trattamento-recupero di veicoli
fuori uso e di commercio di rifiuti non pericolosi derivanti dall’attivazione di autodemolizione in mancanza di autorizzazione della Provincia di Cosenza».
L’avviso di chiusura delle indagini preliminari è ora in mano al diretto interessato che, come prassi, ha ora i classici venti
giorni di tempo dalla notifica «per presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico
ministero il compimento di atti di indagine, nonchè presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio». Trascorso tale
termine il pm deciderà se insistere con
l’accusa o archiviare.
L’ufficio del procuratore capo Dario Granieri
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Cosenza
Gli universitari accusati solo per la detenzione. Furono chiamati in causa anche per il decesso dell’amico
Droga all’Unical, cinque indagati
La Procura ha chiuso l’inchiesta aperta dopo la morte dello studente Grillo
DECISIONE DEL GIP
di ROBERTO GRANDINETTI
CADUTO ilreato di mortecome conseguenza
di altro reato è rimasto in galla quello di detenzione di sostanze stupefacenti. Sott’accusa cinque studenti dell’Unical, a loro tempo
chiamati in causa anche per il decesso di Gianluca Grillo, alias “Panda”, 28 anni di Torre
Melissa (Kr), studente di Economia. In un primo momento si pensò, infatti, che la morte
dell’universitario, siamo allo scorso 18 aprile, era da addebitare all’assunzione della sostanza che gli avevano ceduto i suoi amici. Per
i consulenti nominati dal pubblico ministero
Giuseppe Visconti, invece, Grillo è morto per
cause naturali, a seguito cioè di un infarto.
Gli esperti che eseguirono l’autopsia hanno
infatti «escluso qualsiasi rapporto di casualità tra l’assunzione della sostanza stupefacente e l’evento morte, che è invece riconducibile
a patologia cardiaca di altra natura». E così
Visconti ha alla fine indagato Giuseppe Delia, 26 anni di Reggio Calabria, Mattia Campilongo, 28 di Verbicaro, Davide Merando, 20
diSpezzano dellaSila, DantePrato,26 diCrotone, e Vincenzo Gallelli, 28 di Badolato (Cz),
solo per la detenzione di droga. L’accusa di
omicidio è stata archiviata proprio a seguito
delle conclusioni cui sono giunti gli esperti
nominati dal pm.
La chiusura delle indagini è di questi giorni. I cinque giovani sono nello specifico accusati di aver detenuto 347,48 grammi di marijuana dai quali potevano ricavarsi 285 dosi.
Tale sostanza fu trovata dalle forze dell’ordine il giorno della morte di Grillo nella stanza
dove lo stesso universitario alloggiava insieme ad
altri studenti. Soffermandosi su quanto sarebbe accaduto tra la sera
del 17 aprile e la mattina
del 18, il gip Salvatore
Carpino, sulla scorta
dell’informativa redatta
dalla Squadra Mobile di
Cosenza, scrisse che
«dalle dichiarazioni rese
dagli amici del Grillo
emerge che lo stesso, la
sera del 17 aprile, aveva
assunto marijuana, sia
prima che dopo cena, e,
dopo qualche tempo
dall’assunzione, aveva
avvertito dei malori e, in
particolare, a tossire e vomitare. Posto che la mattina del18 il Grillo- scrisse sempre il gip Carpino
nell’ordinanza appena
depositata - continuava a
palesare difficoltà respiratore», tre suoi amici
«tentavano di trasportarlo al pronto soccorso
Gianluca Grillo, “Panda” senza però alcun esito».
Questo sarebbe accaduto, secondo il gip, subito dopo la notizia della
morte di Grillo: «Una volta giunti nell’abitazione di via Alessandro Magno i tre (Delia,
Campilongo e Merando, ndr) si dirigevano
subito verso la stanza del Grillo, ove il Delia
prelevava una busta di plastica uso spesa, che
riempiva di cinque piantine da lui spezzettate, provvedendo a buttare nel water un’altra
parte di marijuana pari all’incirca ad altre
due piantine. Il Delia continuava a rovistare
nella stanza del Grillo, ove rinveniva tre vasetti contenenti marijuana, che consegnava
al Merando che, a sua volta, li occultava nella
soffitta del palazzo. Infine - scrisse il giudice
Carpino - i tre cercavano di occultare ogni
traccia della sostanza stupefacente, ripulendo con uno spazzolone e un secchio d’acqua la
stanza del Grillo». A tal proposito, Merando
nel corso dell’interrogatorio ammise che
«mentre io spazzavo per terra e Mattia puliva
la cucina, Giuseppe buttava della droga nel
bagno; mentre ricordo che nascondeva altra
marijuana in una busta di plastica per la spesa». Campilongo, da parte sua, aggiunse che
«dopo aver appreso la notizia del decesso, ho
fatto un giro di telefonate con amici... poi abbiamo deciso di recarci in casa di Gianluca per
mettere in ordine. Pensavo che vi si potesse
trovare sostanza stupefacente, ma non che ce
ne potesse essere quanta ne abbiamo trovata». A detta del gip «va considerato detentore
non solo chi abbia la droga presso di sé, fisicamente, ma anche chi, pur in assenza di alcun
contatto materiale, ne può deliberatamente
disporre, conoscendo (come in questo caso,
ndr) il luogo di custodia e avendone il libero
accesso». I cinque hanno ora venti giorni di
tempo per chiedere di essere interrogati o
produrre memorie difensive. I loro avvocati
sono Giuseppe Lanzino, Nicola Annetta, Giuseppe Bello, Pietro Iuliano, Nicola Carratelli,
Franco Sammarco e Teresa Gallucci. La famiglia Grillo è rappresentata dall’avvocato Antonio Iaconetti.
Per gli esperti
“Panda” ha
perso la vita
per cause
naturali
“Drug discount”
Pugliese scarcerata
ANCHE L’ALTRA donna indagata di
“Drug discount”, l’operazione antidroga condotta una settimana fa dai
carabinieri di Rende, lascia il carcere
per gli arresti domiciliari. Si tratta di
Caterina Pugliese, 36 anni di Castrovillari, difesa dall’avvocato Gisberto
Spadafora, del foro di Cosenza. La decisione è stata presa dal gip Branda, lo
stesso che notificò ai dodici indagati i
relativi avvisi di custodia cautelare
(otto in carcere e quattro ai domiciliari). Stessa decisione fu presa, pochi
giorni fa, in merito alla posizione di
Miriam Mollo, 24 di Cosenza. Secondo
l’accusa gli indagati vendevano cocaina, hashish e marijuana tra Cosenza,
Rende e Montalto. La Pugliese appare
nella doppia veste di consumatrice di
droga e spacciatrice. «In particolare si legge nell’ordinanza di “Drug discount - la donna ha mostrato una considerevole capacità organizzativa,
trovando moltissimi clienti (anche
provenienti da zone distanti quali Corigliano e Castrovillari), mantenendone con assiduità i contatti». L’indagata si sarebbe a tal proposito avvalsa
«in modo continuativo di Cavalleti (altro indagato, ndr) che appare (nonostante il suo spessore criminale) in
una posizione a lei subordinata». Il gip
ha confermato le altre misure cautelari.
L’ingresso del Tribunale di Cosenza
Don Luberto imputato principale: parte da sette anni
Scandalo al Papa Giovanni
slitta il processo d’appello
SI SAREBBE dovuto svolgere ieri, dinanzi ai giudici della Corte di Appello di
Catanzaro, il processo di secondo grado a
carico di quegli imputati condannati in
primo grado per lo scandalo del Papa
Giovanni di Serra d’Aiello. Su tutti spicca
il nome di Don Alfredo Luberto, l’ex presidente dell’omonima fondazione, che
parte da una condanna a sette anni di reclusione. Ebbene, ieri il processo è stato
rinviato al prossimo 8 febbraio per un difetto di notifica a una delle numerose parti civili. Oltre a don Luberto in primo grado, e con la formula del rito abbreviato,
furono condannati Renato Cuconato (a
un anno di reclusione), Mario Carpino,
Bernardino De Simone e Aurora Morelli
(quattro mesi a testa), rispettivamente
direttore sanitario, vice direttore sanitario e medico della fondazione. Le accuse
sono, a vario titolo, quelle di associazione
per delinquere, appropriazione indebita, truffa, riciclaggio, furto e abbandono
di persone minori o incapaci.
Don Luberto fu condannato anche al
risarcimento di numerose ditte fornitrici dell'istituto, nonché del Comune di
Serra d'Aiello, dell'amministrazione
giudiziaria della fondazione, dell'Asp di
Cosenza e di Palermo, e finanche dell'arcidiocesi di Cosenza - Bisignano, nella
persona del vescovo monsignor Salvatore Nunnari, per la simbolica cifra di un
euro. E’ ritenuto a capo dell'associazione
a delinquere, finalizzata da una serie di
reati tra cui appropriazione indebita,
truffa aggravata, utilizzazione di diffuse
fatturazione per operazioni inesistenti,
falsificazioni di documenti contabili.
Avrebbe dunque compiuto una serie di
operazione illecite alfine di appropriarsi
di denaro che invece sarebbe dovuto servire per la gestione dell'istituto.
Lo scandalo ebbe inizio a luglio del
2007, quando don Alfredo venne arrestato dai militari della Guardia di Finan-
za su richiesta
dell’allora pm di
Paola, Eugenio Facciolla.
L'accusa nei confronti di Mario Carpino, Aurora Morelli e Bernardino De
Simone - relativa al reato di abbandono di
persone incapaci di badare a se stessi per
malattie fisiche e mentali - fu ridimensionata in quanto il gup accertò i fatti solo
nel periodo successivo a luglio del 2006.
Diminuito il periodo rilevato dalla pubblica accusa si è dunque affievolita anche
la pena.
A Cuconato si sarebbe rivolto don Luberto per l'acquisto di frutta e verdura
con i soldi destinati ai degenti, ricevendo
fatture gonfiate e utilizzando parte del
denaro per fini personali.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati
Nicola Carratelli e Angelo Pugliese.
L’istituto
Papa
Giovanni
durante una
“visita”
effettuata
dai militari
dell’Arma
Terminator 2. Il collaboratore di giustizia li indica come mandanti del delitto Marchio
Colosso “chiama” Lanzino e Cicero
E’ TOCCATO ad Angelo Colosso, ieri
dinanzi ai giudici della Corte di Assise
di Cosenza (Antonia Gallo presidente),
raccontare le sue verità in merito agli
omicidi di Vittorio Marchio, datato 26
novembre 1999, eseguito in Via Popilia, e Marcello Calvano, datato 24 agosto 1999, a Paola.
L’operazione di
riferimento è la
“Terminator 2”.
Gli imputati sono
il collaboratore di
giustizia, ed ex
contabile delle cosche,
Vincenzo
Dedato , i presunti
boss Ettore Lanzino, latitante, e Domenico Cicero, i
pentiti Francesco
Amodio, Giuliano
e Ulisse Serpa.
La maggior parte degli imputati deve rispondere dell'accusa di associazione di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni ai danni di alcuni imprenditori impegnati lungo la costa tirrenica. I presunti boss sono chiamati in
causa per i due omicidi.
La particolarità di questo processo è
che, per quanto riguarda i delitti, ci
troviamo di fronte a persone accusate
solo di aver deliberato e organizzato gli
assassinii. Di fatto non ci sono i killer,
rimasti senza nome.
Ebbene, ieri Angelo Colosso, alias
“Poldino”, collaboratore di giustizia
da un anno e mezzo, in merito all’omicidio di Calvano ha detto che ad ucciderlo furono gli uomini del suo gruppo in quanto la vittima aveva deciso di
gestire insieme a Marchio le estorsioni.
Angelo Colosso, alias “Poldino”, in una vecchia foto
Relativamente all’assassinio di Marchio ha indicato Ettore Lanzino e Domenico Cicero come mandanti.
Ha detto di aver partecipato anche ad
alcuni appostamenti sotto la casa della
vittima designata per studiarne i movimenti.
Marchio, sebbene costretto su di una
sedia a rotelle a seguito di una ferita riportata alla schiena dopo uno scontro
a fuoco con la polizia, incuteva ancora
timore. Da qui la decisione di ucciderlo.
Il processo “Terminator 2” riprenderà il prossimo 5 dicembre col controesame di Colosso.
Lo effettueranno, per conto di Lanzino, gli avvocati Marcello Manna e Gianluca Garritano e, per conto di Cicero,
gli avvocati Roberto Le Pera e Linda
Boscaglia.
r. gr.
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Cosenza 23
Martedì 22 novembre 2011
32
Email: ilquotidiano.cs@finedit.com - Amantea E-mail paoloorofino@libero.it - smuoio@alice.it
Paola E-mail paolovilardi@libero.it, pagliaroa@libero.it, francescostorino@tiscalinet.it
San Lucido Email carboalex@libero.it
Scalea Email cava@scaleapress.it
Belvedere Email cava@scaleapress.it
Acquappesa E-mail battista.bufanio@tin.it
Intanto è attesa per oggi la decisione del gip sulla richiesta di scarcerazione per Coccimiglio
Oliva, arriva la commissione
Gli sviluppi dell’inchiesta sui veleni cambiano i piani dei parlamentari europei
Il procuratore Bruno
Giordano chiederà ai membri della commissione europea la massima attenzione alla situazione amanteana e il massimo impegno finalizzato alla bonifica della
zona.
PER OGGI E' PREVISTA LA DECISIONE DEL
GIP SU COCCIMIGLIO Stamattina il giudice del
tribunale di Paola dovrebbe
decidere sulla richiesta di
revoca della misura cautelare, avanzata dall'avvocato di Cesare Coccimiglio,
agli arresti domiciliari da
mercoledì scorso. La richiesta è stata presentata
al termine dell'interrogatorio a cui è stato sottoposto l'imprenditore amanteano, titolare di un'impresa per l'estrazione di materiali per l'edilizia e per il
trasporto degli stessi.
Coccimiglio, oggi settantacinquenne, ascoltato dal
gip, ha respinto le accuse
professandosi innocente.
Tuttavia il procuratore
di PAOLO OROFINO
AMANTEA - La recente
svolta impressa alle indagini sui rifiuti interrati
nella Valle Oliva ha trasformato l'ordine del giorno dell'incontro fra la Commissione del Parlamento
europeo su “Ambiente e Salute pubblica” ed il procuratore della Repubblica di
Paola, Bruno Giordano, in
programma dopodomani.
Il viaggio in Calabria della
commissione europea è
stato fissato alcuni mesi
addietro ed aveva probabilmente altre finalità. Ma
proprio una settimana prima dell’arrivo dei parlamentari europei il gip del
tribunale di Paola, su richiesta della procura, ha
disposto l'arresto cautelare dell'imprenditore amanteano, Cesare Coccimiglio,
con l'accusa di “disastro
ambientale” in ordine alle
alla notevole quantità di rifiuti nocivi abusivamente
scaricati nei pressi del fiume Oliva.
La novità nell'inchiesta
attualizza al massimo la
problematica sul nostro
territorio, che ha provocato la visita della commissione del Parlamento europeo. Uno degli obiettivi, oltre a quello ovviamente di
individuare e punire i responsabili del grave inquinamento ambientale, è la
bonifica dei siti oggetto dell'indiscriminata discarica
di fanghi industriali e diverse altre migliaia di metri cubi di materiale di risulta. Una bonifica che ovviamente ha costi molto
elevati. Per di più dovrà essere definitivamente chiarita l'origine dell'elevata
concentrazione di cesio
137, radionuclide artificiale che non si trova in natura, in alcuni punti di Valle
Oliva. Un tasso dell'elemento radioattivo superiore alla media rilevata in Calabria, a seguito dei disastri nucleari come Cernobyl.
I rilievi dei tecnici nella Valle dell’Oliva
Giordano, nonostante le
giustificazioni fornite dall'imprenditore, con una
lunga motivazione, ha dato
parere contrario alla revoca della misura restrittiva.
Ci sarebbero tutti una serie
di indizi e riscontri a comprova della colpevolezza
dell'imprenditore,
che
chiaramente, sostengono
gli inquirenti, non avrebbe
agito da solo. Per questo le
indagini proseguono. C'è
la convinzione che anche
altre persone o altre ditte
del luogo abbiano avuto un
ruolo nell'illecito e notevole smaltimento di rifiuti
nelle adiacenze del corso
d'acqua. C’è anche l’ipotesi
che il traffico di rifiuti abbia travalicato i confini regionali, come dimostrano i
carotaggi effettuati sul
luogo e che hanno accertato la presenza di rifiuti di
varia natura, come idrocarburi. Staremo a vedere
cosa accadrà in seguito, visto che la vicenda promette
altre sorprese.
Paola. Arrestato un trentunenne. Segnalati al prefetto altre due persone
Coltivava marijuana in casa
Sul suo balcone aveva due vasi con piante alte circa un metro
PAOLA - Un operaio del posto, già noto alle forze dell'ordine, è stato tratto
in arresto dai carabinieri per coltivazione illecita di canapa indiana. L'operazione è stata compiuta dai carabinieri della compagnia di Paola, diretta dal capitano Luca Acquotti, nell'ambito di servizi ad ampio raggio sul
territorio, mirati a contrastare il traffico di stupefacenti e a prevenire le cosiddette stragi del sabato sera. Segnalati all'autorità amministrativa altri
due soggetti, trovati in possesso di
piccole quantità di droga, tra cui cocaina.
I controlli, come avviene di consuetudine, sono stati eseguiti nel corso
del week end. Ad essere state impegnate numerose pattuglie delle sta-
zioni locali dei carabinieri, nonché i
militari del Norm di Paola, coordinato
dal tenente Paolo Zupi.
L'uomo che verrà ammanettato, il
trentunenne S.M., nel tardo pomeriggio di sabato era stato visto in atteggiamenti sospetti, nei pressi della propria abitazione, dagli uomini in divisa, che procedevano a controllarlo. La
perquisizione dava esito negativo; i
militari decidevano così di estenderla
presso il suo domicilio, dove sul balcone verrà rinvenuto un vaso contenente le due piantine di canapa indiana,
alte circa un metro. Il trentunenne
verrà quindi arrestato.
Ieri mattina il provvedimento è stato convalidato dal giudice penale del
Tribunale di Paola, che ha applicato la
San Lucido, reddito e lavoro
le proposte di Sel
reddito minimo d’esistenSAN LUCIDO - La casa seza presentata dal consirena Silvano De Rango, è
gliere regionale Aiello. E’
stata palcoscenico stavolora di dire basta ad un tipo
ta, non della solita quereldi governo che ha pensato
le legata ai mancati insolo a problemi che agli
troiti regionali da parte
italiani non interessavadell’ente comunale ma di
no precisa Giudiceanun tema altrettanto scotdrea,è oradidare spazioa
tante.
prospettive concrete per i
Si è parlato di lavoro
nostri figli, ed è ora che si
precariato, e di conseabbia più a cuore il probleguenza di preoccupazioma deglianziani, facendo
ne e speranze. Indetto da
riferimento anche allo
Sinistra Ecologia e Liberstesso ex Onpi, sede del dità, il dibattito, i cui relatobattito. Sgroi in concluri erano Francesco Sgroi,
vice sindaco dimissiona- Giuseppe Giudiceandrea sioneoltre aprecisareche
non smetterà di battersi
rio del comune di San Lucido, Mario Melfi, segretario provin- per i salari di quei lavoratori tenuti sotciale Sel e Giuseppe Giudiceandrea, to scacco dai ritardi della Regione neavvocato ed assessore provinciale al la- gli erogamenti alle strutture accredivoro, hanno brevemente illustrato a tate, ha ribadito a chi in sala aveva solturno, sfaccettature e sfumature fin levato la situazione dei degenti
nei minimi dettagli, di un problema, il dell’istituto Papa Giovanni, che avreblavoro precario, che oggi devasta le be accolto quegli ospiti nella casa serenuove generazioni, e intrappola le pas- nasanlucidanaa condizionechealoro
sate, con i tempi di riscatto pensione seguissero anche i lavoratori. «Quegli
che si allungano di legislatura in legi- anziani meritavano rispetto cosi come
slatura. Melfi e Giudiceandrea, diri- la loro assistenza - dice Sgroi - mentre
genti di Sel hanno descritto il percorso oggi si trovano svenduti alle diverse
politico per uscire da questo corto cir- cliniche private della zona».
cuito, a partire dal disegno di legge sul
s. a.
misura cautelare dei domiciliari e incardinato il processo per direttissima, rinviato al prossimo 15 dicembre.
Sempre nell'ambito dei controlli
eseguiti nell'ultimo fine settimana sono stati segnalati alla prefettura di
Cosenza una donna di Amantea, trovata in possesso di un grammo di cocaina, e un soggetto di Guardia Piemontese, che deteneva un grammo di
marijuana. Trattasi di quantità ridotte per cui non si configura il reato di
spaccio, bensì il solo uso personale.
Rincuoranti invece i controlli con
l'etilometro. Né sabato né domenica
sono stati fermati individui che guidavano in stato di ebbrezza.
p. v.
Il dibattito organizzato dai giovani di Paolab
Internet e democrazia
di FRANCESCO STORINO
PAOLA - Oggi va tanto di moda parlare dei giovani, del loro futuro precario. Ma cosa pensano proprio loro,
i giovani, del mondo che vivono e che
tra qualche anno si troveranno a gestire?
L’incontro-dibattito che ha avuto
luogo presso l’Auser di Paola risponde a questa domanda. Tema
dell’incontro, la democrazia, termine poliedrico e spesso abusato. A discutere del tema un gruppo di relatori con un’età media sui vent’anni.
Essi hanno cercato, con i loro interventi, di chiarire, anche con degli
esempi, cosa voglia dire la parola democrazia.
Gustavo Di Santo ha tracciato una
panoramica storico-filosofica del
concetto di democrazia, facendo
un’utile distinzione tra vari regimi
che nella storia hanno assunto il nome di democrazia, e che non sempre
lo erano realmente. Antonio Ramundo ha completato la ricostruzione fatta da Di Santo illustrando il
pensiero di grandi autori su ciò che
si debba intendere per democrazia.
Ramundo ha concluso il suo intervento leggendo una poesia di cui è
autore, tratta da un libro da lui pubblicato intitolato, appunto, “Pensando democraticamente”.
Emanuele Carnevale, presidente
dell’associazione Paolab, ha illustrato le implicazioni che le nuove
tecnologie, in particolare Internet,
hanno nella vita democratica. È stato sottolineato, ad esempio, il ruolo
giocato dai social network negli
eventi relativi alla “Primavera araba”. Stefania Di Biase ha chiarito la
relazione vitale esistente tra associazionismo e democrazia e ha raccontato in che modo questa relazione si esprime nella associazione di
cui è parte, la Associazione culturale femminile San Sisto dei Valdesi. Il
tema è stato ripreso dall’ultimo intervento, quello di Francesco Sarpa,
che ha illustrato le attività dell’associazione Paolab, di cui è membro direttivo. Giovani impegnati, dunque. Ma non solo giovani hanno partecipato all’incontro e al dibattito
che ne è scaturito. «Dagli interventi
dei relatori – conclude Gaëlle Cariati
- e dei partecipanti al dibattito, emerge una valutazione sulla attuale situazione sociale, economica, politica e culturale: servono fatti e non solo parole».
VI SEGNALIAMO
Nate
a sei mesi
Salve due
gemelline
di PAOLO VILARDI
PAOLA - Hanno rischiato
entrambe di morire a causa della nascita prematura, ma oggi stanno bene
dopo aver trascorso più di
quattro mesi in terapia intensiva. Le protagoniste di
questa storia a lieto fine sono Annalisa e Francesca,
due gemelline nate lo scorso 17 maggio e completamente fuori pericolo solo
da pochi giorni. Per la felicità dei genitori Carmine e
Maria entrambe stanno
crescendo senza complicanza alcuna. Un caso di
buona sanità che incute ottimismo, in una regione
dove purtroppo troppo
spesso si registrano episodi di segno opposto.
Le due bimbe hanno condiviso parte del loro calvario con la mamma, che dopo aver trascorso ben 52
ore nella sala parto della
Neonatologia dell'Annunziata di Cosenza ha atteso
con trepidazione l'evolversi dello stato di salute delle
figlie. Momenti di apprensione e di timore in cui poteva accadere di tutto a
causa del parto prematuro, poco più di 6 mesi di gestazione, anche la tragica
perdita di entrambe le neonate. La fiducia nei medici
del reparto, la loro professionalità, la speranza e sicuramente tanta fede hanno fatto si che la storia restasse solo un brutto ricordo.
La signora Maria, la
mamma, ha iniziato a sentirsi male una mattina del
mese di maggio, intorno
alle 5. I sintomi sono stati
subito preoccupanti. I familiari fortunatamente
non hanno esitato a contattare il ginecologo, che percepita la gravità della situazione, una delle due
bimbe era già in posizione
per nascere, raccomandava loro l'immediato ricovero della donna all'ospedale
della città brutia.
Dopo un celere summit,
e con l'insistenza della paziente, i dottori hanno deciso di procedere al taglio cesareo, in quanto le condizioni di salute delle piccole
erano abbastanza buone.
Tuttavia anche la gravidanza col bisturi, considerata la fragilità delle bimbe, troppo poco tempo nel
grembo materno, non era
esente da rischi. A questo
punto il destino delle gemelline è passato in mano
ai medici, che operando
con la massima delicatezza
sono riuscite a farle nascere senza complicanze gravi. Superato il primo ostacolo le due neonate sono
state messe in terapia intensiva.
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Tirreno
Martedì 22 novembre 2011
Il congresso si è tenuto allo Scalo. Obiettivo la creazione della Federazione di sinistra
Prc, Gorgoglione segretario
La rielezione alla guida del circolo del partito è avvenuta per acclamazione
di LUCA LATELLA
CORIGLIANO –Antonio Gorgoglione è
stato riconfermato a segretario cittadino di Rifondazione comunista-Federazione della Sinistra.
E’ quanto emerso dal settimo congresso cittadino del partito, tenutosi
presso il Centro di eccellenza allo scalo e
servito anche ad eleggere gli organismi
direttivi, oltre a tracciare quelle che potrebbero essere le linee guida di un soggetto unitario, la Federazione della Sinistra, come trait d’unione fra le varie
espressioni politiche di sinistra.
Dopo la lettura del documento programmatico-congressuale, i lavori assembleari sono proseguiti con l’elezione dei componenti del direttivo di circolo, del segretario e della segreteria.
Alla presenzadel segretarioregionale Rocco Tassone sono stati eletti come
componenti del direttivo, Rocco Argentino, Armando Borrelli, Tommaso Capriccioso, Antonio De Marco, Antonio
Gorgoglione, Franco Lazzarano (collegio di garanzia), Luciano Manfrinato
(consigliere provinciale) Antonio Orsini (presidente collegio di garanzia),
Pierfrancesco Orsini, Francesco Sommario, Nadia Tornello e Vincenzo Zampino (con l’incarico di tesoriere). Il segretario uscente, Antonio Gorgognione, è stato eletto per acclamazione.
L’assemblea è servita, inoltre, per affrontare numerosi punti programmatici che hanno spaziato dall’ambiente,
quindi la conversione a carbone della
centrale Enel di Rossano, alla concezio-
Antonio Gorgoglione
ne dell’acqua come bene comune e pubblico, alla collaborazione conle realtà di
sinistra come organizzazioni sindacali, movimenti civici, associazioni, sino
al lavoro da incentrare sulla Federazione della Sinistra.
La nutrita e partecipata presenza
all’assemblea ha voluto, quindi, lanciare la realizzazione di un unico soggetto
politico «ben riconoscibile, che sia veicolo di tutte le istanze di coloro che
guardano con fiducia ad una alternativa di società».
«Siamo arrivati al congresso con la
chiara consapevolezza – ha spiegato il
segretario Gorgoglione – che la diaspora dei compagni verso il partito di Vendola, l’oscuramento mediatico totale
dai canali di comunicazione di massa
nazionali e gli anni molto duri trascorsi
in trincea, hanno fortemente inciso sullo stato del partito. Adesso, nella crisi, si
inizia a vedere una situazione in movimento, realtà locali che hanno cominciatoafarpolitica moltobene,accantoa
realtà molto deboli e gracili».
Gorgoglione ha riportato, come
esempio, la realtà napoletana o quella
del nordest, ma anche realtà calabresi
come l’elezione di Ferdinando Aiello a
Cosenza e Nino De Gaetano a Reggio Calabria.
Per il riconfermato segretario di Rc
però, al radicamento sociale, nella costituzione di un partito che sia di massa,
dovrebbe sommarsi «una più oculata
scelta dei quadri dirigenti».
L’apatia e la diaspora della sinistra
radicale, quindi, «non le si rompono con
il leaderismo vendoliano, e nemmeno
lasciandosi attrarre dal soave e ingannevole canto delle sirene di partiti che
nelle manifestazioni pubbliche sembra
che parlino un linguaggio di sinistra,
ma che della sinistra ormai non hanno
conservato neppure una traccia nel nome», bensì con la capacità di mettere a
servizio l’esperienza di uomini e donne
che «quotidianamente danno esempi di
appartenenza ad un’idea e che non si allontanano da un partito come il nostro,
solo perché la militanza non riesce a coniugarsi con la gestione del potere».
Longobucco. Il partito lavora per creare un’alternativa all’attuale Giunta
Pdl: «Avanti ai giovani»
La proposta in vista delle elezioni amministrative di primavera
Amendolara
di FRANCESCO MADEO
Rifondazione
eletto
il direttivo
LONGOBUCCO – «La disponibilità a compiere un
passo indietro a tutti i soggetti che hanno ricoperto
cariche amministrative e la
formazione di un’unica lista aperta a tutti e soprattutto al contributo dei giovani».
Questa la proposta del
circolo Pdl di Longobucco,
in merito al dibattito politico in vista delle elezioni amministrative di primavera.
«Il Pdl – è scritto in un comunicato - prendendo atto
delle profonde divisioni esistenti nel Partito Democratico,
del
fallimento
dell’uscente
compagine
amministrativa e della totale latitanza degli amministratori comunali, bocciando la proposta del Partito
Democratico di riconfermare l’uscente sindaco Luigi Stasi, fa appello ai cittadini e alle forze politiche di lavorare insieme per pacificare gli animi e consentire
di affrontare serenamente i
drammatici problemi esistenti nella comunità».
Dunque, il Popolo delle
AMENDOLARA – Domenica scorsa il Prc ha celebrato l'VIII congresso del
Circolo cittadino “G. Levato e L. Ciminelli”, cui
hanno preso parte numerosi militanti, soprattutto giovani e donne. I lavori sono stati avviati, dopo
un breve saluto del segretario provinciale Nicola
Corbino, con la relazione
del segretario politico cittadino, Elena Roma che,
concordando con altri interventi, ha espresso il
giudizio negativo «nei
confronti del sistema capitalistico e liberista e dei
poteri forti, che traggono
vantaggio a scapito della
popolazione».
Presentati e votati i documenti congressuali.
Dei tre documenti presentati (“Unire la sinistra
d’alternativa, uscire dal
capitalismo in crisi”, voti
29 “Per il partito di classe”
e “Comuniste/i per l'opposizione di classe e l'alternativa di sistema”), il primo ha ottenuto consensi
unanimi per l'attribuzione dei 29 voti disponibili.
Nessuna preferenza per
gli altri due documenti.
Nello stesso congresso
è stato eletto il comitato
direttivo che ha riconfermato la segretaria uscente Elena Roma. Nominato, anche, il nuovo collegio di Garanzia e il presidente dello stesso nella
persona di Cosimo Damiano Saracino.
fra. mau.
Il sindaco Luigi Stasi
Libertà, sull’onda della
grande alleanza formatasi
a sostegno del governo nazionale, prova a superare le
polemiche in atto fra e dentro i partiti, proponendo
una «pacificazione comunitaria» e l’apertura ai giovani.
L’interrogativo è chi, ora,
fra le forze politiche locali,
vorrà o sarà in grado di accogliere la proposta. Al momento, il circolo Pd e il Partito Socialista hanno firmato un accordo politico programmatico e formato una
coalizione.
Dall’altra parte ci sono i
Democratici fino in fondo
che lavorano - come hanno
più volte scritto nei comunicati - per un’alleanza popolare, aperta, vincente. La
proposta Pdl ricalca, in origine, la proposta proprio
dei Democratici fino in fondo, che avevano chiesto un
passo indietro ai responsabili delle attuali divisioni
nel partito per favorire l’individuazione di nuove figure che favorissero l’unità e il
buon governo. Dai dibattiti
presenti in piazza e fra la
gente, e dal movimentismo
delle forze politiche, sembra comunque che al di là
delle posizioni ufficiali che i
partiti sostengono, la campagna elettorale sia già avviata e che tutti siano alla ricerca di candidati per la formazione delle liste.
E’ come un gioco a scacchi dove ognuno cerca di
riempire le caselle e fare le
mosse giuste.
Il lungo inverno servirà a
prepararsi bene verso quella che si preannuncia come
una delle più dure competizioni politiche locali per il
rinnovo del Consiglio comunale.
Sabato prende il via la Fiera di Natale
CORIGLIANO – Sabato prossimo alle 10,30
aprirà la Fiera di Natale. Giunta alla sua
quinta edizione, la manifestazione è stata
organizzata da “Corigliano Fiere” presso il
polo fieristico Banca dei Due Mari di Calabria , nella zona industriale di Corigliano.
“Corigliano Fiere ti aiuta a creare la giusta
atmosfera del Natale”, questo lo slogan coniato per una fiera che si propone come una
vetrina importante del settore, dove sarà
possibile trovare idee per arredare casa in
pieno stile natalizio o per regali originali. A
pochi giorni dal via, l’organizzazione fa sapere che saranno aperti due padiglioni, proprio in virtù del grande interesse sviluppatosi tra gli espositori. Non mancheranno oltre ai classici articoli natalizi come gli ad-
dobbiegliarticoli daregalo,anchemomenti degustativi di prodotti della gastronomia
locale, i giocattoli e l’artigianato.
L’obiettivo degli organizzatori è quello di
superare, al termine della edizione 2011
della Fiera di Natale, le 50 mila presenze.
Fiera di Natale, infine, significa anche solidarietà. Un’area dell’evento sarà dedicato
numerose scuole di Corigliano, alle associazionionlusche proseguirannolaraccolta fondi da destinare in beneficenza, attraverso la vendita dei prodotti realizzati dai
bambini. Sarà possibile visitare la fiera tutti
i pomeriggi, dalle 15,30 alle 19,30 da lunedì
a venerdì prossimi. Sabato e domenica gli
stand apriranno dalle 10,30 alle 20.
l. l.
I giovani di Confagricoltura
La centrale Enel di Rossano
«Contrari
al carbone»
CORIGLIANO – I giovani
di Confagricoltura della
provincia di Cosenza, ancora una volta ribadiscono il loro “no” alla riconversione della centrale
Enel di Rossano in un impianto integrato policombustibile con biomasse,
carbone, solare, termodinamico e gas naturale. I
La presidente della sezione giovani di Confagricoltura Gabriella Martilotti spiega in particolare
come la determinazione
con la quale l’associazione di categoria, sia dettata dalla battaglia contro
l’utilizzo del carbone nella
centrale Enel di Rossano,
e non dovuta a «pregiudizi e posizioni politiche
preconcette, ma dalla conoscenza approfondita
del nostro territorio, sul
quale lavoriamo per ben
trecentosessantacinque
giorni all’anno».
La Calabria,
regione a vocazione agricola
con produzioni
agroalimentari
di
grande qualità «garantisce
– dice la presidente Gabriella Martilotti di
Corigliano –
un elevato numero di occupati, 140 mila, con 32 mila aziende dislocate su 380 ettari di superficie, che coniuga in sé
tutela dell’ambiente e salvaguardia dai dissesti
idrogeologici. Questi i
motivi che supportano
una percezione negativa e
ad una forte avversione
relativa all’uso del carbone».
Due i motivi fondamentali per i quali i giovani di
Confagricoltura manifestano la loro avversione al
carbone per la centrale di
Rossano: «Da un lato –
avanza Gabriella Martilotti – la possibilità di inquinamento dell’aria attraverso la pericolosa
emissione in atmosfera
delle ceneri di carbone,
degli ossidi di zolfo, degli
ossidi di azoto e anche di
sostanze radioattive e di
grandi quantitativi di
anidride carbonica; e
dall’altro la possibilità
che l’uso di questo combustibile ha nel generare
una certa contaminazione del suolo».
Ad avvalorare la sua tesi, la presidente Gabriella
Martilotti cita uno studio
portato avanti dell’agenzia per la protezione
dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat), secondo
cui «la via principale di ingresso
nell’organismo
umano delle sostanze radioattive emesse dalle
centrali a carbone è l’ingestione, cioè l'alimentazione, quindi attraverso i
prodotti agricoli che vengono prodotti in loco».
Nel sostenere, inoltre,
come l’agricoltura sia volta a garantire sempre più
il rispetto e la tutela
dell’ambiente, i giovani
agricoltori aggiungono
come non possano non
preoccuparsi della salute
e del benessere dalla terra
e quindi di un possibile
contagio dannoso che deriverebbe dalla
riconversione
della centrale.
«Aldilà di interessi economici pressanti, crediamo
fermamente
che il non rispetto della natura possa, nel
lungo periodo,
dare origine a
danni economici molto
più rilevanti dei benefici
che a breve termine potrebbe portare la riconversione della centrale
Enel di Rossano» puntualizza ancora Martilotti.
Non ultimo, ricorda,
quindi, che «l’etica moderna ci dipinge oggi come gli attori principali
nella difesa e nella salvaguardia del suolo e della
natura. Fieri di questo
ruolo vogliamo fermamente insistere sulla necessità di mettere al primo posto la salute del nostro territorio e la tutela
delle nostre produzioni di
qualità».
Per questi motivi Gabriella Martilotti, oltre a
farsi portavoce di tutti i
giovani agricoltori contrari all’ipotesi riconversione a carbone, invita le
istituzioni politiche e il il
comitato a difesa del territorio a ribadire, ancora
una volta un netto “no”.
l. l.
Preoccupano
le possibili
contaminazioni
dei terreni
agricoli
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Cosenza 37
Corigliano e costa jonica
Martedì 22 novembre 2011
In merito all’emergenza rifiuti il Comune non sarebbe in regola con i pagamenti alla Schillacium
«La maggioranza è dormiente»
Il consigliere di opposizione, Rattà, fa il punto della situazione in città
di ANTONELLA RUBINO
A PARTE l'emergenza rifiuti
che ha visto tra le protagoniste la
città di Soverato, e sperando che
non si riaprano altre puntate ricordiamo la prima ad agosto e la
seconda pochi giorni fa, Soverato versa in una situazione che
non è tra le migliori sia per le casse comunali in deficit, che per
una serie di problemi, su cui interviene Antonio Rattà, consigliere di opposizione. In merito al
tormentone appena passato sulla
scia della Schilacium il consigliere specifica «Alla
fine del nostro
mandato il comune si trovava con
circa 60 giorni di ritardo per
quanto riguarda i versamenti
nei confronti della ditta. Noi non
abbiamo sicuramente lasciato la
Schillacium in cattiva gestione
economica. È pur vero che il problema parte da lontano e non bisogna attribuire tutte le colpe all'amministrazione infatti, nei
periodi di crisila minoranza non
ha strumentalizzato la situazione attraverso mezzo stampa.
Certo lo scenario visto nei giorni
precedenti ed in piena stagione
estiva come ad agosto, ha creato
malcontento nei cittadini poiché
pagando la Rsu vorrebbero avere sempre una città pulita è anche vero che da loro diritto, i dipendenti Schillacium devono
avere e pretendere le mensilità
per le loro mansioni svolte. Non è
vero che Soverato sia a posto con i
pagamenti, lo sciopero è nato per
gravanti economiche ed anche il
nostro comune ne è causa, poiché indietro di alcune mensilità.
Se non si attiva in modo efficace
ed efficiente il problema si ripresenterà. Il comune dichiara di
non aver soldi ma è altrettanto
vero che chi amministra deve attivarsi per creare anche introiti
attraverso dei progetti e dei finanziamenti. L'amministrazione ne ha rifiutato uno di centomila euro per il fotovoltaico dicendo
che non avevano
venticinque mila
euro per la compartecipazione. A
sei mesi dal loro
insediamento altro non hanno fatto che criticare la
precedente legislatura,
attribuendo a noi i vari problemi esistenti e prendendosi i meriti per
ciòchenoi inveceabbiamofattoe
che loro giustamente e coerentemente hanno portato avanti,
guai se non lo avessero fatto per
continuità amministrativa».
Rattà inoltre denota l'assenza
generale da parte degli organi
sovra comunali dichiarando come non vede né la Regione né la
Provincia attive, su questi binari. «C'è sicuramente un periodo
di stallo che dura da sei mesi. Certo la passata amministrazione
avrà commesso qualche errore
ma ha anche fatto molto ed è sotto gli occhi di tutti. Non c'èra una
situazione positiva economica
allora e non vi è neanche adesso.
Il punto è che si denota un mortorio totale da parte dell'attuale
amministrazione e sono incattivito da tale situazione. Le zone
«Un periodo
di stallo che dura
da sei mesi»
periferiche per cui tanto ho lottato,facendoneun cavallodibattaglia, sono state abbandonate e
stiamo assistiamo al loro degrado, anche per quanto riguarda
Soverato Superiore, Turrati, che
non ha avuto nemmeno la pulizia dei cigli della strada».
L'amministrazione secondo il
consigliere di “Amo Soverato”
Rattà, deve attivarsi seriamente
poiché «Ormai non c'è più tempo
per aspettare. Dopo sei mesi non
prende ancora ritmo, non carbura». Il consigliere interviene ad
ampio raggio anche sui lavori
fermi da mesi in via San Giovanni Bosco, all'altezza dell'Istituto
Maria Ausiliatrice penalizzando
inoltre anche le attività commerciali del quartiere.
«Lavori che fanno parte del finanziamento per quanto riguarda l'ammodernamento e la realizzazione della rete fognaria
tuttora in costruzione in via di
completamento spero. Lavori
fermi a causa di un problema tecnico a livello progettuale; presumo abbiano trovato una falda
d'acqua, ma i tecnici che hanno
lavorato al progetto dovrebbero
sapere che c'era una falda, poiché abbiamo sempre detto che il
sottosuolo di Soverato marina è
costituito per il 70% da acqua.
Stiamo assistendo da circa due
mesi ad un blocco della città: i
problemi vanno risolti in pochi
giorni non lasciati da parte, in
un'arteria oltretutto principale».
Un consigliere deluso dall'andamento della città che si auspica che possa realmente riprendersi da questo stato dormiente.
Vivono con 400 euro in attesa della chiusura d’indagine
Odissea dei Bonifacio
La vedova della guardia giurata su Rai 3
di GIANNI ROMANO
DOPO i continui appelli lanciati attraverso le pagine del
“Quotidiano della Calabria”
in cui si manifestavano i continui disagi della famiglia
della guardia giurata Vincenzo Bonifacio, arrivano le
telecamere della Rai, con il
giornalista Pietro Melia, che
ancora una volta ha rimarcato quanto possa essere grande il disagio per una famiglia
che ha perso oltre che un proprio congiunto, anche il necessario sostentamento essendo la famiglia della guardia giurata senza nessun reddito, se non una piccola pensione di appena 400 euro, utili solo per pagare il fitto di casa.
Sono ancora aperte, infatti,
le indagini per l'efferato omicidio di Vincenzo Bonifacio,
guardia giurata dell'istituto
di vigilanza “Ivts”, scomparso nel corso del suo servizio di
prelevamento incassi ai supermercati, il 15 febbraio
2008, e ritrovato cadavere in
località “Gionti”o “Tre comuni”in agro di Cardinale, il 24
febbraio dello stesso anno.
Un ritrovamento agghiacciante: la sua auto di servizio
una Fiat Punto era stata data
alle fiamme e all'interno del
cofano pochi resti carbonizzati. I successivi esami eseguiti da Giulio Di Mizio e dall'Università Umberto I di Napoli con la comparazione del
dna dei familiari, confermarono senza dubbio che i poveri resti ritrovati erano quelli
di Bonifacio.
Ma da allora più niente, le
indagini in corso di competenza di Vincenzo Capomolla
della direzione distrettuale
La famiglia Bonifacio con il giornalista di Rai 3 Pietro Melia
antimafia di Catanzaro, non
si sono ancora concluse, ma
proprio per questo rimarcano a gran voce i famigliari di
Bonifacio non potranno percepire nessun indennizzo, l'Inail senza la chiusura indagini non potrà erogare nessuna
pensione ai familiari. Anche
il legale della famiglia Bonifacio l'avvocato Stillo del foro
di Catanzaro, sta cercando di
trovare il bandolo della matassa che dia contezza dei fatti
e un giusto indennizzo ai familiari.
La moglieFrancesca, ifigli
Francesco, Benito e Giuseppe
vivono con l'unica entrata
certa, una piccola pensione di
appena 400 euro, utili solo
per pagare l'affitto di casa.
Una casa che i Bonifacio sono
stati costretti, loro malgrado,
a prendere in fitto, perché la
casa di edilizia popolare data
loro dall'allora sindaco di Soverato Raffaele Mancini, era
assolutamente inidonea per
abitarci, senza sanitari, senza infissi e in uno stato totale
di degrado. L'abitazione di
via dei Caduti a Soverato superiore, quindi è stata a malincuore restituita al Comune. Ma all'epoca, gli amministratori comunali, avevano
promesso di interessarsi per
un'altra abitazione,ma per
ora senza nessun esito,anche
una richiesta di lavoro almeno per un solo familiare è stata per il momento disattesa.
Ma i problemi si sommano,
i tre figli di Bonifacio, Giuseppe, Benito e Francesco lavorano in un autolavaggio, ma in
un controllo l'Arpacal sta verificando la possibilità di
chiudere questa piccola fonte
di reddito, perché mancherebbero requisiti, ora la famiglia di Vincenzo Bonifacio
vorrebbe incontrare il giudice Vincenzo Capomolla e rendicontare tutti questi disagi:
senza una chiusura indagini
che dura ormai da più di tre
anni, l'ente previdenziale
non potrà chiudere in modo
positivo questa complicata
vicenda ed erogare il giusto
vitalizio di un lavoratore che è
morto in servizio.
Il gruppo di opposizione “Amo Soverato” da sinistra: Rattà, Salatino e D’Amato
CHIARAVALLE
Giornata per i diritti dell’infanzia
CHIARAVALLE - Anche il Comune
di Chiaravalle aderisce alla Giornata
mondiale per i diritti dell'infanzia. In
quest'ottica, e per offrire un contributo di riflessioni che giunge dalla
cittadina Preserrese, suimpulso della Presidenza del Consiglio comunale, con il coinvolgimento del Tribunale dei Minorenni di Catanzaro e la
Cooperativa sociale Kyosei, è stata
promossa la manifestazione “Diritti
e Storti”, che si terrà martedì 22 novembre alle ore 10 presso il Cinema
Teatro “Impero”.
Prenderanno parte all'iniziativa: il
sindaco di Chiaravalle, Gregorio Ti-
no; il consigliere comunale delegato
alla Pubblica Istruzione e Cultura,
Giuseppe De Leo; il presidente della
Cooperativa sociale Kyosei, Giancarlo Rafele; ed il presidente del Consiglio Comunale, Maria Teresa Sanzo.
Interverranno ancora: Francesco
Eboli, giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro; Giovanni Lopez, psicologo e psicoterapeuta del Centro specialistico della
Regione Calabria, per la cura e la tutela dell'infanzia maltrattata, “La Casa di Nilla”; e un'equipe della stessa
struttura.
m.p.s.
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Catanzaro 29
Soverato e dintorni
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MARTEDÌ 22 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
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ora
S T R E T T O
Rifiuti, Melandri
si difende dalle accuse
E la Procura chiede la revoca dell’interdizione
CATANZARO
Si è difeso davanti al gip del Tribunale di Catanzaro il commissario
per l’emergenza ambientale Graziano Melandri, 57 anni, di Brighisella (Ragusa) coinvolto nell’inchiesta
“Pecunia non olet” che ha portato
nei giorni scorsi all’arresto dei vertici dell’Enertech, la società che gestisce la discarica di Alli nel capoluogo di regione. Nel corso dell’interrogatorio Melandri, indagato per
la violazione della disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi
per avere emesso quattro ordinanze con le quali avrebbe liquidato alla società Enertech la somma complessiva di 1 milione e 335mila euro, ha fornito ampie spiegazioni su
tutta la vicenda. Secondo quanto ha
riferito il suo legale Peppe Fonte, il
commissario ha chiarito e giustificato ogni atto amministrativo improntato «sull’assoluta trasparenza
e legittimità di ognuna delle decisioni prese in qualità di commissa-
rio». Davanti al giudice per le inda- dall’avvocato Peppe Fonte del foro
gini preliminari, Melandri ha anche di Catanzaro e Simone Lo Piccolo,
esibito le dimissioni con l’accetta- assistito dal legale Carlo Morace del
zione del capo della Protezione civi- foro di Reggio Calabria, ai quali è
le. La Procura della Repubblica di stata applicata l’interdizione dai
Catanzaro ha chiesto la revoca del- pubblici uffici si sono difesi davanla richiesta di interdizione dai pub- ti al gip, respingendo le ipotesi acblici uffici avanzata nei confronti cusatorie e fornendo spiegazioni
del commissario per l’emergenza sulla trasparenza dell’attività da loambientale in Calabria e la richiesta ro svolta. Enrico Prandin, 49 anni,
è stata formulata dal pm Carlo Vil- di Rovigo, sindaco di Enerambienlani al termine dell’interrogatario di te e amministratore unico, dal 5
agosto del 2011,
Melandri davanti al
della Enertech, sotgip Abigail Mellace
Ascoltati anche
toposto agli arresti
ed è stata motivata
gli
altri
due
domiciliari, si è
per via delle dimisdifeso dall’accusa di
sioni dall’incarico
dipendenti
associazione a depresentate venerdì
dell’ufficio
linquere per reati
scorso da Melandri
del commissario
fiscali. Ha chiarito
e accolte dal capo
la sua posizione in
del Dipartimento
della protezione civile, Franco Ga- merito alle intercettazioni telefonibrielli. Le dimissioni, comunque, che che lo vedrebbero coinvolto neldovranno essere formalizzate con l’inchiesta riferendo la sua versioun decreto del presidente del Con- ne dei fatti diversa da quelli forniti
dalla Procura. Gli avvocati Leopolsiglio dei ministri.
Anche Domenico Richichi, difeso do Marchese, Luca Scaramuzzino
La discarica di Alli al centro dell’ultima inchiesta della Procura di Catanzaro
e, nel riquadro, il commissario Graziano Melandri
del foro di Lamezia Terme e Carlo
Fortunato del foro di Venezia, hanno chiesto la revoca della misura
cautelare degli arresti domiciliari o
una misura meno afflittiva. Si è avvalso, invece, della facoltà di non rispondere Paolo Bellamio, 57 enne,
di Padova tecnico della Enertech. E
con Antonio Garrubba, 46 anni,
commercialista di Crotone per il
quale è stato disposto l’obbligo di
firma alla polizia giudiziaria si è
conclusa la fase degli interrogatori.
Nei prossimi giorni il gip scioglierà la riserva ed emetterà la decisione. Nei giorni scorsi sono stati sentiti Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Ve) direttore tecnico della Enertech e il ras dei rifiu-
Abusò di minori, condannato
Catanzaro, magrebino dovrà scontare in carcere otto anni e sei mesi
CATANZARO Colpevole
per aver abusato di due bambine di nemmeno dieci anni.
Due sorelline. Costrette a subire presunte ripetute violenze sessuali da un amico
del loro papà. La più grande,
di 9 anni, rapporti sessuali
completi, la più piccola, di 7
anni, palpeggiamenti. Otto
anni e sei mesi di carcere,
l’interdizione dai pubblici uffici, l’espulsione dal territorio italiano dopo aver scontato la pena e il pagamento al
risarcimento danni stabilito
nella misura di 70mila euro
da liquidarsi a favore delle
parti civili. È la sentenza
emessa ieri a Palazzo Ferlai-
no di Catanzaro a carico di
A. L., 52 anni, di nazionalità
magrebina, accusato di violenza sessuale aggravata dalla minore età. Il tribunale
collegiale, presidente Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni, ha accolto le richieste di colpevolezza avanzate dai legali delle parti offese e dal pm Paolo Petrolo
che aveva invocato, durante
la requisitoria, una condanna a nove anni di reclusione
ed alle relative pene accessorie. Un verdetto di colpevolezza che è arrivato dopo che
il collegio ha preso atto della
ricostruzione di una storia
fatta di abusi e di violenze
subite dalle due sorelline,
anche loro di nazionalità
marocchine e dopo aver sentito la richiesta di condanna
del pubblico ministero e le
arringhe dei legali di parte
civile, Salvatore Sacco e Nicoletta Politelli.
Gli avvocati che rappresentano la famiglia delle presunte vittime, durante la discussione, hanno insistito
con i giudici perché venisse
riconosciuta la penale responsabilità dell’imputato, e
gli venisse inflitta la maggiore pena possibile, oltre a invocare in aula il pagamento
al risarcimento dei danni. I
fatti di cui è stato chiamato a
rispondere A. L. risalgono al
1999 e sarebbero avvenuti a
Miglierina. Le indagini dei
poliziotti della Squadra minori della Questura, però,
partirono solo sette anni dopo, nel 2006, quando le vittime riuscirono finalmente a
raccontare gli abusi subiti.
Ieri l’epilogo della vicenda di
primo grado che si è conclusa con una sentenza di condanna. Bisognerà attendere
novanta giorni per il deposito delle motivazioni della decisione e poi il legale del
52enne megrabino potrà
proporre ricorso in appello.
g. p.
la sentenza
Violenza sessuale su minorenne
Tre anni e otto mesi al 34enne di Caraffa
CATANZARO
L’avrebbe costretta
a subire gravi atti
sessuali. Strappandole di dosso i pantaloni della tuta, bloccandole le mani, spingendola con forza sul
divano. Lei all’epoca dei fatti aveva solo dieci anni. Per Giuseppe Fimiano, 34 anni, di Caraffa, imputato per violenza sessuale con l’aggravante di aver commesso il reato ai danni di una minore di 14 anni è arrivato ieri, dopo due ore di camera di consiglio, il verdetto di colpevolezza. Il tribunale collegiale, presieduto da Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna
Mastroianni lo ha condannato a tre anni e otto mesi di carcere, disponendone l’interdizione dai pubblici uffici e il pagamento al risarcimento danni nei confronti della parte offesa di 35mila euro. Una condanna di poco superiore rispetto ai tre anni e
sei mesi chiesti dal pm Paolo Petrolo al termine della requisitoria. Il pubblico ministero aveva sollecitato i giudici del tribunale collegiale, a pronunciare una sentenza di colpevolezza a carico dell’imputato, proprio come ha fatto anche l’avvocato Alessio Spadafora, che rappresenta la madre della piccola
vittima,che si è costituita parte civile nel processo. E per la qua-
le il legale ha chiesto anche il risarcimento dei danni.
L’accusa per il
presunto stupratore è quella di aver commesso gravi abusi nei confronti di una
bambina, conosciuta all’interno di una comunità per tossicodipendenti dove l’uomo avrebbe stretto amicizia con i genitori della piccola, che usufruivano della struttura. Proprio qui, nel
2003, sarebbero iniziati gli approcci con la bambina, che allora aveva dieci anni, proseguiti poi anche fuori dalla comunità,
a casa della famiglia di lei, fino almeno al 2005. Abusi gravi, secondo quanto si legge nel capo d’imputazione. L’avrebbe costretta a subire atti sessuali, come il vedersi «toccata insistentemente nelle parti intime con le mani o con la bocca, avvalendosi della coazione psicologica derivante dalla forte differenza
d’età, dalla vergogna della minore e del suo timore di non essere creduta». La ricostruzione dell’accusa effettuata dal sostituto procuratore Simona Rossi risale al 2006, avviata sulla base delle indagini dell’Ufficio minori della Questura di Catanzaro, che sono partite dopo che la minorenne riuscì a confidare
le violenze subite ai familiari. (g. p.)
ti Stefano Gavioli, 54 anni, veneziano raggiunti da un’ordinanza di misura cautelare in carcere. E mentre
ieri a Catanzaro si svolgevano gli interrogatori di garanzia, all’università di Cosenza gli studenti gridavano: «Basta inquinamento, basta
commissariamento». Parole dure
quelle pronunciate dai ragazzi in
merito al presunto coinvolgimento
di Melandri e Pugliano nell’inchiesta “Pecunia non olet”: «È solo la
punta dell’iceberg delle illegalità e
dei disastri perpetrati in questi anni. L’intera gestione dei rifiuti in Calabria è un mezzo con cui tutelare
enormi interessi particolari».
GABRIELLA PASSARIELLO
regione@calabriaora.it
la misura cautelare
Fa sesso con 14enne
Tavano torna in carcere
CATANZARO Nel primo pomeriggio di ieri a
Chiaravalle Centrale, contrada Ciulareni, i carabinieri della locale stazione, al comando del luogotenente Alfredo Anselmo e sotto le direttive del capitano Emanuele Leuzzi, comandante
della compagnia cc di Soverato, hanno tratto in arresto
Vito Mariano Tavano di San
Vito sullo Jonio, classe 1981,
sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari in Chiaravalle, in quanto indagato del reato previsto e punito dall’art. 609 (atti sessuali con minore di anni quattordici), in esecuzione di ordinanza di
aggravamento della misura
cautelare emessa dal tribunale ordinario – sezione gip
- gup - di Catanzaro, che ha
sostituito la misura cautelare degli arresti domiciliari
con quella della custodia
cautelare in carcere.
Dopo l’espletamento delle formalità di rito, il Tavano
è stato tradotto presso la casa circondariale di Catanza-
ro Siano, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Nei giorni scorsi, gli stessi carabinieri nel corso di un
servizio coordinato di controlli in materia di giochi,
avevano deferito, in stato di
libertà , alla Procura della
Repubblica di Catanzaro il
titolare di un circolo ricreativo del luogo in contrada
Poparaci, il gestore del circolo, nonché l’installatore
delle slot machine all’interno del circolo, in quanto ritenuti responsabili, a vario
titolo, dei reati di esercizio di
gioco d’azzardo ed altro, perché detenevano apparecchi
da intrattenimento privi di
collegamento alla rete telematica del Monopolio di
Stato, consentendo di effettuare delle giocate illegali.
Nel corso dell’attività di
indagine, i Carabinieri di
Chiaravalle Centrale, procedevano al sequestro penale
delle 5 slot machine.
Nella circostanza venivano contestate anche le previste violazioni amministrative.
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calabria
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I debiti di Reggio con Air Malta
Nuovi guai finanziari per il Comune: deve 2,5 milioni alla compagnia aerea
REGGIO CALABRIA
Una nuova tegola si abbatte
sul Comune di Reggio Calabria. Non bastassero i conti
già disastrati e certificati dalle relazioni degli ispettori della Procura e del Ministero,
adesso arriva anche la notizia che l’ente comunale ha un
debito di circa due milioni e
mezzo di euro con Air Malta,
la compagnia di volo dell’isola che si affaccia sul Mediterraneo e che tanto giovamento ha tratto dalle sue rotte in
terra calabrese.
La cifra non è certamente
di quelle che fanno rabbrividire rispetto ai 170 milioni di
disavanzo accertati dagli 007
del Ministero o dagli 80 milioni di vero e proprio buco di
bilancio annunciato dai periti nominati dalla Procura. Ma
si tratta pur sempre di una
bella somma e che rischia di
mettere ancor più in difficoltà un ente che sta cercando di
tirarsi fuori da una situazione
che definire complessa sarebbe quasi un eufemismo. È
ormai noto che il quadro contabile del Comune guidato da
Demetrio Arena è finito sul
tavolo dei magistrati guidati
da Giuseppe Pignatone. Ad
accendere la miccia sul cosiddetto “caso Fallara” sono stati Demetrio Naccari Carlizzi
e Sebi Romeo, esponenti del
Partito democratico che, per
primi, denunciarono la pratica illegale delle autoliquidazioni effettuata dall’ex dirigente al settore finanze e tributi Orsola Fallara. Da quel
primo filone, le indagini sono
andate avanti grazie ad una
corposa documentazione che
si è andata sempre più gonfiando e che oggi rischia seriamente di mettere in difficoltà la stabilità di Palazzo
San Giorgio. I sospetti della
Guardia di finanza e della
magistratura hanno trovato
un primo riscontro nella relazione degli ispettori della
Procura che hanno messo in
luce numerose irregolarità di
gestione che potrebbero avere dei pesanti riflessi penali.
Adesso, nonostante una
politica iniziata da Arena che
vorrebbe portare ad un risanamento lento e graduale
VIAGGI VERSO IL MEDITERRANEO Gli accordi erano stati stipulati anche per progetti d’inglese
delle casse, le cattive notizie
continuano a giungere con
spietata puntualità. Quella di
Air Malta non fa eccezione.
Ed in questo caso si tratta
quasi di una beffa se è vero
che con la compagnia di bandiera maltese si era creato un
rapporto assai forte, soprat-
tutto sotto la gestione del sindaco Giuseppe Scopelliti, oggi governatore della Calabria.
Era stato lui a volere a tutti
costi i collegamenti con l’isola del Mediterraneo, tanto
che i velivoli della compagnia
facevano la spola da Malta a
Reggio e poi a Roma e vice-
versa. Una sinergia che ha
portato anche ad un flusso
non indifferente di turisti in
uscita dallo Stretto verso il
cuore del Mediterraneo. Ufficialmente per imparare la
lingua inglese, attraverso dei
progetti studiati appositamente, ma in realtà anche
Truffa alla 488, undici gli indagati
Sequestrati beni per 635mila euro
La Procura di Crotone
CROTONE Avrebbero messo in piedi un circuito finanziario al solo fine di
accaparrarsi i soldi e frodare l’Unione europea. Attraverso un meccanismo apparentemente regolare, fatto di versamenti eseguiti utilizzando un prestito iniziale, avrebbero proceduto al pagamento di
fatture d’acconto emesse dalla stessa società che avrebbe dovuto cedere l’oggetto dell’investimento. Ma le somme ritornavano, direttamente o tramite soggetti
concorrenti, nella disponibilità dei soci
dell’impresa acquirente, che poteva riutilizzarle per simulare ulteriori
Tra gli indagati
conferimenti in
un ex assessore e
conto capitale.
Undici comun ex consigliere
plessivamente le
comunale
persone finite nel
di Crotone
fascicolo degli indagati dalla Procura di Crotone, ritenute responsabili a
vario titolo dei reati di truffa aggravata,
falso, favoreggiamento personale e false
comunicazioni sociali. Si tratta degli imprenditori Antonio Marafioti e Audino
Caputo, indagati insieme a Santo e Luigi
Sorbara, all’ex assessore comunale Arcangelo Curto, a Mario Bellizzi, a Peppino Petrone, all’ex consigliere comunale
Giacomo Pantaleone Elia e Luigi Lopez.
Altre due persone sono state denunciate
con l’accusa di favoreggiamento.
Beni mobili ed immobili e disponibilità bancarie per un valore di 635mila eu-
ro sono stati sequestrati dalla Gdf di Crotone nell’ambito dell’indagine relativa ad
una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’attenzione
investigativa dei finanzieri si è concentrata sul finanziamento agevolato richiesto ed ottenuto, ai sensi della legge 488
del ’92, da una società di capitali con sede a Crotone, operante nel settore della
logistica. Secondo gli inquirenti, a fronte
di un investimento di 2.300.000 euro per
la realizzazione di opere murarie e l’acquisto di macchinari industriali, sarebbe
stato concesso all’impresa un contributo
a fondo perduto di 1.906.000 euro, da
corrispondere in tre distinte tranche sulla base della documentazione di spesa
comprovante lo stato d’avanzamento dei
lavori. Attraverso l’esame della documentazione, l’escussione di testi e, soprattutto un’approfondita indagine bancaria, i
finanzieri hanno accertato l’inesistenza
dei conferimenti effettuati dai soci in conto aumento del capitale sociale.
I riscontri effettuati avrebbero dimostrato che i versamenti dei soci, per un
ammontare di circa di 800 mila euro sono stati eseguiti utilizzando un prestito
iniziale, fornito da una persona compiacente, che veniva immediatamente impiegato per disporre il pagamento della
fattura d’acconto emessa dalla società che
aveva ceduto il capannone industriale oggetto dell’investimento. In realtà, anche
questo pagamento, sempre secondo l’accusa, era solo formalmente regolare: le
somme ritornavano nella disponibilità
dei soci dell’impresa acquirente, i quali
potevano così riutilizzarle per simulare
ulteriori conferimenti in conto capitale.
L’attività operativa, culminata nel sequestro, ha consentito il blocco delle successive tranche e l’avvio delle procedure di
revoca del finanziamento. Le Fiamme
gialle hanno provveduto anche ad interessare la Procura regionale della Corte
dei conti per presunto danno erariale derivante dall’indebita percezione dei fondi comunitari.
Gabriella Passariello
per attivare delle relazioni inglese. Ma ovviamente nuldurature con uno degli Stati la ha a che vedere tutto ciò
economicamente più interes- con i soldi che legittimamensanti di tutta l’area del Medi- te Air Malta pretende dal Comune, sulla base di contratti
terraneo.
Ma Malta, come si ricorde- firmati e che ora dovranno
rà, è stata anche sinonimo di essere onorati sino all’ultimo
sospetti di non poca rilevan- centesimo.
Una possibile soluzione alza. Qualche mese fa, infatti,
proprio dalle colonne di CO la vicenda debitoria potrebè arrivata la notizia di una in- be essere trovata nei prossimi
dagine, allo stato ancora em- giorni, grazie all’intervento
brionale, sulla quale stareb- del sindaco Arena, ma da albero lavorando i magistrati cune indiscrezioni pare che
del Cedir riguardante delle se non si arriverà ad un acipotesi di riciclaggio di dena- cordo, si potrebbe presto pasro proveniente da Reggio Ca- sare alla drastica soluzione
del decreto
labria, e ripuingiuntivo.
lito attraverSe non si troverà
Ipotesi che a
so alcuni caun accordo si
palazzo San
sinò presenti
Giorgio viene
sull’isola
potrebbe passare
vista come
maltese.
al
decreto
Tutto ciò a
l’ennesimo
ingiuntivo
testimoniangrattacapo di
za di legami
un periodo
molto forti che, nel tempo, si nefasto che non accenna a
sarebbero creati tra una par- terminare.
te dei cittadini reggini ed il
CONSOLATO MINNITI
piccolo Stato di madrelingua
c.minniti@calabriaora.it
“crimine”
Confiscata l’impresa di Futia
il fedelissimo dei Commisso
SIDERNO (RC) Sbriciola l’impero del clan Commisso. Beni per un valore di
700mila euro sono stati confiscati al pregiudicato Antonio Futia, il fedelissimo uomo d’onore dei capimafia di
Siderno. Gli agenti del commissariato di polizia, all’alba di ieri, hanno apposto i
sigilli al patrimonio aziendale di un’impresa d’autotrasporti e sottratto all’uomo
due polizze vita. Lo scorso
anno erano stati sequestrati,
ora sono stati confiscati.
Il provvedimento, emesso dalla “Sezione misure di
prevenzione” del tribunale
di Reggio Calabria, fissa un
primo paletto al blitz sbirresco consumato nel novembre 2010, quando 200 milioni di euro intercettati in
beni mobili e immobili furono sottratti in maniera preventiva alla famiglia Commisso. «Il decreto eseguito
in data odierna – scrivono
gli inquirenti - è la prima
tranche arrivata a confisca
di quel maxi-sequestro».
Non è una delle solite figure
incolori che popolano l’universo delle cosche, Antonio
Futia alias “Ngilla”. Oggi è
un detenuto coinvolto nell’inchiesta “Crimine”.
Secondo gli inquirenti,
era il preziosissimo fido del
capomafia Giuseppe Commisso. Uno che sedeva al tavolo. Nel dicembre di due
anni fa, gli investigatori in
cuffia sentirono il suo nome.
Quel giorno era andato alla
lavanderia “Ape green”, nei
sotterranei del centro commerciale “I portici”, per far
visita al capo. «Abbiamo un
L’impresa di trasporti
incontro a Canolo», gli disse
il boss Giuseppe Commisso.
«È ovvio che l’invito a Futia
– è l’assunto dell’antimafia
- implichi comunque la piena appartenenza all’organizzazione criminale del destinatario, perchè sarebbe improponibile pensare di invitare un soggetto esterno ad
un “battesimo” di ’ndrangheta».
Il giudice Giglio, il magistrato che verga di proprio
pugno il provvedimento di
confisca, ha nominato anche
un perito per accertare il valore di un palazzo a tre piani. E’ stato costruito a Siderno ed è intestato al padre di
Antonio Futia. «Il perito dovrà verificare se il valore dell’immobile è proporzionato
ai redditi dichiarati da Michele Futia e dalla moglie,
Immacolata Sergio», dicono
gli investigatori. Il blitz di ieri nasce da un’indagine avviata dagli uomini del commissario Stefano Dodaro.
Ilario Filippone
15
MARTEDÌ 22 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
il potere delle ’ndrine
calabria
A L L O
Business annuo della 'ndrangheta
Le principali “voci di bilancio”
Traffico di droga
Traffico di armi
Estorsioni
Prostituzione
Altro (appalti, truffe, ecc...)
Valore complessivo
COSENZA Hanno pochi punti di convergenza, Cosa nostra e ’ndrangheta. Pochi elementi di congiunzione e qualche similitudine appena. Si somigliano, di sicuro, quando c’è da digrignare i denti e ostentare facile propensione alla
violenza pura. Ma quali “fattori culturali” nati e
proliferati al Meridione sono davvero molto dissimili, e distanti. Cosa nostra ha fallito lì dove la
’ndrangheta ha saputo stravincere. Ha fallito, la
mafia siciliana, quando ha preteso di imporre allo Stato il proprio diktat, supponendo di poterlo piegare al proprio volere attraverso la strategia della tensione e l’attuazione delle stragi. Ha
invece centrato in pieno l’obiettivo, la mala calabrese, quando ha compreso che con lo Stato si
doveva - e si poteva? - dialogare inducendolo a
più miti consigli... “comprandone” i favori.
È per questo motivo che, oggi, la ’ndrangheta calabrese resta l’associazione criminale più
insidiosa, potente, pericolosa che esista sul globo terrestre. Non è, questo, un assunto campato in area. Ma la cruda realtà anche a parere di
chi, la ’ndrangheta, è chiamato a combatterla
giorno per giorno dopo essersi già cimentato
con il contrasto a Cosa nostra siciliana. È Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio
Calabria, che rilancia una convinzione ormai
ampiamente stratificata nell’immaginario collettivo. «La ’ndrangheta - ha detto ieri nel corso di un convegno organizzato nella sua Paler-
REGGIO CALABRIA Le
chiamano “mele marce”. Sono
appartenenti alle forze dell’ordine che vengono meno al loro dovere, ad un giuramento
di fedeltà prestato nei confronti dello Stato che hanno deciso
di servire. Succede, quasi sempre, quando arriva qualcuno
che offre qualcosa a cui non si
vuole o non si riesce a rinunciare. Per necessità o avarizia,
poco importa. Sta di fatto che
quel confine, marcato e ben visibile, tra guardie e ladri viene
calpestato, superato e cancellato e si finisce per diventare
alleati del nemico che, fino a
poco tempo prima si combatteva con tutte le proprie forze.
È una delle qualità migliori
della ’ndrangheta quella di riuscire ad attrarre a sé anche
soggetti legati alle istituzioni.
Poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia penitenziaria: nessuno è immune da questo rischio. E le organizzazioni
mafiose lo sanno benissimo.
Sono diversi i casi di semplici
agenti o di ufficiali e dirigenti
che, avvicinati, hanno svestito
i panni dei difensori della legge, per infrangerla a loro volta.
Ma perché la ’ndrangheta
ha bisogno delle “mele marce”? Non è difficile comprenderlo. Come lo Stato si giova
dei pentiti per capire le dinamiche interne delle cosche, così i traditori dello Stato svelano
a boss e picciotti quelle che sono le strategie per combattere
ora
S T R E T T O
22 miliardi di euro
2 miliardi di euro
4 miliardi di euro
4 miliardi di euro
12 miliardi di euro
44 miliardi di euro
«La mafia va combattuta
al Sud quanto al Nord»
Pignatone: la ’ndrangheta è l’organizzazione più ricca del mondo
mo dal Centro Pio La Torre - è oggi l’organizzazione più ricca e potente non solo in Italia ma in
gran parte dei paesi del mondo». E le cause di
questo (poco invidiabile) primato sono presto e
facilmente motivabili così: «Lo Stato deve lottare non con una banda di criminali ma con un’organizzazione unitaria che è capace di creare collusioni con tutte le parti della società». Ecco,
dunque: una organizzazione capace di creare
collusioni con tutte le parti della società. Tutte.
Ed ad ogni livello.
È proprio questo il nodo che la rende così granitica e, di conseguenza, ricca. «Dire no al pizzo
significa contestare le pretese delle mafie. I soprusi dei boss si combattono anche cominciando a non stringere relazioni con chi ha condotte di vita non corrette. Mentre da un lato le mafie vengono indicate come un fenomeno meridionale, dall’altro hanno approfittato della scar-
sa conoscenza dello stesso fenomeno per affermarsi e fare affari al Nord - ha spiegato ancora
Pignatone -. E’ ormai chiaro che devono essere
combattute tanto al Sud quanto al Nord. In
Lombardia si calcola che oggi ci siano 25 capi
’ndrangheta, con altrettanti “locali”. La mafia
calabrese è riuscita a sfruttare il fenomeno dell’emigrazione per riprodurre esattamente nei
vari paesi del mondo la struttura dell’organizzazione». Un elemento, quest’ultimo, sul qual si
era già ampiamente soffermato il procuratore
aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola
Gratteri, impegnatissimo proprio sul campo del
contrasto su scala internazionale alla malavita
calabrese da vent’anni leader incontrastata nel
campo del traffico di sostanze stupefacenti.
Il secondo aspetto di assoluta rilevanza, del resto, è riferito alla potenza economico-finanziaria della ’ndrangheta, che anche grazie alla enor-
me liquidità riesce a comprare i servigi degli infedeli dello Stato. Il business annuale delle sole
cosche calabresi ammonta, secondo alcuni recenti dati Erispess, a 44 miliardi di euro (più di
una manovra finanziaria) così ripartiti: 22 miliardi dal traffico di droga, 2 dal traffico di armi,
4 dalle estorsioni, 4 dalla prostituzione e 12 da
altre voci di bilancio (appalti, truffe, ecc...). La
droga rappresenta dunque la vera ricchezza delle consorterie criminali. Quella stessa droga che
viene ormai commercializzata a tonnellate con
i principali produttori al mondo. Ecco perché
l’impegno di Gratteri mirato proprio a recidere
il cordone che lega cartelli colombiani a ’ndrine
calabresi per intraprendere un’azione di contrasto efficace alla mala calabrese in tutte le sue (secondarie?) manifestazioni di interesse.
Quando guardie e ladri si alleano
La criminalità cerca complici... e i traditori dello Stato rispondono
Negli ultimi due
anni sono una
decina gli
infedeli che sono
finiti in carcere
tentatrici della “piovra” in salsa calabrese. La malavita chiede e qualcuno esegue.
Solitamente la domanda è
sempre la medesima: conoscere con congruo anticipo le operazioni di polizia, così da capire i soggetti coinvolti ed eventualmente avere il tempo di
poter sfuggire alla morsa dello
Stato. Ma talvolta si arriva addirittura a stringere dei rapporti più duraturi che sfociano in una complicità non occasione, in coperture che assicurano impunità. Per la ’ndrangheta è una risorsa, per la Giu-
la più potente mafia al mondo.
E non deve sorprendere se tutto inizia talvolta con piccoli favori, con “sciocchezze” che potrebbero rientrare in un normale rapporto tra investigatore e confidente. Perché a queste latitudini è assai facile farsi “ammaliare” dalle sirene
PIER PAOLO CAMBARERI
pp.cambareri@calabriaora.it
stizia una iattura.
Ribadiamo: si tratta pur
sempre di pochissimi soggetti,
ma che arrecano danni gravissimi non solo alle indagini ma
all’immagine stessa che viene
data dello Stato. E se gli sforzi
per prevenire e reprimere atteggiamenti così deprecabili
sono tantissimi, altrettanto
forte è la determinazione delle cosche nell’andare a ricercare soggetti “disponibili”. Basti
pensare che, solo negli ultimi
due anni, una decina d’infedeli sono stati assicurati alle patrie galere dagli stessi colleghi.
Con dolore, certo, ma con la
consapevolezza di aver reso lo
Stato molto più forte.
cons. min.
l’infedele spadaro tracuzzi
Il capitano dei carabinieri amico dei Lo Giudice
REGGIO C.È uno dei casi più emblematici, forse quello che più di tutti ha destato
scalpore. Perché a sbagliare, questa volta,
non è stato uno della “truppa”, ma qualcuno che doveva guidare altri uomini, che doveva essere da esempio e che invece ha tradito. Saverio Spadaro Tracuzzi è un capitano dei carabinieri. Negli anni scorsi viene
inviato a Reggio Calabria dove guida il nucleo operativo ecologico. Poi l’esperienza all’interno della Direzione investigativa antimafia, l’organismo interforze per eccellenza
deputato a combattere la criminalità orga-
nizzata. Ha accesso a informazioni riservate, può condurre indagini delicate ed essere
vero punto di riferimento per gli altri colleghi. Ma dopo qualche tempo su di lui si addensano delle pesanti nubi. Qualcuno si accorge delle frequentazioni poco opportune
con un soggetto che formalmente non ha
mai avuto imputazioni per mafia, ma che
viene ritenuto elemento di spicco dell’omonimo clan. È Luciano Lo Giudice, rampollo
di una della famiglie di mafia più conosciute a Reggio Calabria. Con Spadaro Tracuzzi
inizia un rapporto molto stretto che il capi-
tano giustizia ufficialmente con il ruolo di
confidente che Lo Giudice assicura. Ma il
confine viene superato abbondantemente e
i rapporti tra i due diventano di frequentazione assidua con favori reciproci. Ci sono
viaggi pagati, macchine comperate a fronte
di informazioni riservate su operazioni di
polizia e l’implicita “protezione” che Luciano Lo Giudice ritiene di avere dall’amicizia
con l’ufficiale dell’Arma. Fino a qualche mese fa, quando il capitano viene arrestato per
concorso esterno in associazione mafiosa.
cons.min.
Saverio Spadaro
Tracuzzi
18
MARTEDÌ 22 novembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
Uccise connazionale, ergastolo
Omicidio alla stazione Fs, carcere a vita per il marocchino ancora latitante
testamento
Chieste le assoluzioni
di Libri, Collu e Quattrone
Condanna all’ergastolo per
Mohamed Ben Taika, il cittadino marocchino ritenuto
l’autore materiale dell’omicidio di un altro nordafricano,
Rahidi Amcanice. L’uomo
venne ucciso il 23 aprile del
2009 nei pressi della stazione
ferroviaria di Reggio Calabria
centrale. Il suo corpo fu ritrovato al mattino dagli operatori delle ferrovie. Su posto intervenne la Squadra Mobile
che avviò le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dei
fatti. Fu fondamentale la testimonianza di una donna,
presente all’accaduto e individuata nel corso delle indagi-
ni. Le sue parole permisero di
ricostruire nei dettagli l’esatta
dinamica dell’accaduto e individuare in Ben Taika l’autore
del fatto. Questi, però, a seguito di emissione di decreto di
fermo da parte del pm si è reso irreperibile e risulta allo
stato latitante.
Alla base dell’omicidio, probabilmente, un diverbio tra
vittima e carnefice, poi sfociato nell’azione di sangue.
L’omicidio di Amcanice avvenne nella zona deposito, dove alcuni extracomunitari trovano rifugio per trascorrere la
notte. Nelle prime ore immediatamente successive al fatto
di sangue, si ipotizzò che il
movente dell’omicidio potesse essere ricondotto ad una lite proprio per un posto letto
conteso.
Nella giornata di ieri, dunque, la corte d’assise dopo una
breve camera di consiglio ha
deciso di condannare Taika
all’ergastolo accogliendo in
pieno la richiesta formulata
dal sostituto procuratore Annalisa Arena che aveva invocato il carcere a vita per il marocchino. Il pm, nel corso della sua requisitoria, ha sottolineato la premeditazione del
fatto e di conseguenza la necessità di irrogare all’imputa-
to il massimo della pena. Di
diverso avviso l’avvocato difensore di Taika, Lorella Sclapari, che ha invece chiesto
l’assoluzione del proprio assistito o, in subordine, la condanna per omicidio preterintenzionale. La Corte (presieduta da Vincenzo Giglio, Anna Carla Mastelli a latere) ha
ritenuto omicidio volontario
l’efferato delitto commesso
nel 2009 ai danni di Rahidi
Amcanice ed ha deciso per il
carcere a vita, anche se, come
ricordato in precedenza, l’uomo risulta ad oggi ancora latitante.
c. m.
Gli indagati rispondono al gip
“Astrea”, i due Lavilla e la Toscano si difendono dalle accuse
Hanno risposto alle domande del gip gli ultimi tre
soggetti tratti in arresto nell’ambito
dell’operazione
“Astrea”.
Sono comparsi ieri davanti al giudice Antonio e Maurizio Lavilla e Maria Francesca Toscano, avvocato e moglie di Giovanni Zumbo. Tutti hanno respinto le accuse
formulate nei loro confronti. Nello specifico i fratelli
Lavilla, difesi dall’avvocato
Lorenzo Gatto, hanno sostenuto come l’affare “Si.Ca.”
non sia stato per niente legato ad un’intestazione fittizia Maurizio Lavilla
ma una vera e propria operali non si sarebbe concretizzione commerciale.
Maurizio Lavilla ha poi ri- zata alcuna fittizia intestazione
nei
percorso tutsuoi riguarte le fasi che
di.
hanno conintestazione
Con l’opedotto
alla
razione
conclusione
fittizia
“Astrea”, la
della cessioNon ci sarebbero
Guardia di
ne e delineastate finte cessioni
Finanza di
to i rapporti
Reggio Calaesistenti con
di aziende ma
bria ha inferZumbo. Per
tutte
le
operazioni
to un colpo
quanto condurissimo
cerne la Tosarebbero state
alla “zona
scano, invereali e concrete
grigia” della
ce, la donna,
città. Undici
difesa dalgli arresti,
l’avvocato
Giulia Dieni, ha avuto modo tra cui avvocati e commerdi chiarire la sua posizione cialisti.
Secondo quanto appurato
spiegando i motivi per i qua-
Antonio Lavilla
Maria Francesca Toscano
dalle indagini, infatti, la cosca Tegano, attraverso dei
passaggi societari, predisposti dai professionisti arrestati, e grazie al ruolo di alcuni
prestanome compiacenti,
spesso coincidenti con gli
stessi professionisti, riusciva
a controllare una parte del
capitale privato della società
municipalizzata “Multiservizi spa”, che si occupa della
manutenzione di strade, verde pubblico ed illuminazione, nel comune di Reggio Calabria.
La società “Rec. Im. srl”
(riconducibile ai Tegano),
infatti, controlla il 33% del
capitale sociale della “Gestione servizi territoriali srl”
che, a sua volta, controlla il
49% della Multiservizi.
Nello specifico, i finanzieri sono riusciti a dimostrare,
attraverso un complesso
puzzle fatto di riscontri contabili e intercettazioni, come
vi fossero delle intestazioni
di società del tutto fittizie e
miranti soltanto ad evitare
l’aggressione dei patrimoni
da parte dello Stato.
Sono soprattutto due i
soggetti che vengono in evidenza in quest’inchiesta ed
entrambi hanno rivestito dei
ruoli di primissimo piano
anche in indagini precedenti e cioè Giovanni Zumbo e
Giuseppe Rechichi.
c. m.
Ancora interventi difensivi per il processo “Testamento” che si sta celebrando
nelle aule del tribunale di
piazza Castello. Ieri è stato il
turno dell’avvocato Lorenzo
Gatto (in foto) che ha discusso le posizioni di Domenico
Libri, Alessandro Collu e
Francesco Quattrone. Per
quanto concerne Libri, figlio
del boss defunto “Mico”, il
legale difensivo ha evidenziato come i giudici di primo
grado hanno fatto malgoverno delle regole necessarie ad individuare le responsabilità penali riguardo il
reato di associazione mafiosa. In sostanza, secondo l’av-
vocato Gatto, le colpe del padre di Giuseppe Libri non
devono ricadere sui figli:
«Libri paga per responsabilità non sue» ha sottolineato
Gatto. L’avvocato ha poi posto in risalto come la ‘ndrangheta non badi a cose di poco conto come l’appalto di
un palazzo o la gestione di
lavori privati. Sulle posizioni
di Collu e Quattrone, Gatto
ha censurato la sentenza di
primo grado, in quanto non
avrebbe tenuto in debita
considerazioni le spiegazioni, a dire della difesa esaustive, che gli imputati hanno fornito in ordine alle accuse che gli vengono mosse.
“impegno e condivisione”
Un nuovo modo
d’intendere l’avvocatura
Il gruppo di legali reggini
“Impegno e condivisione” va
all’attacco e manifesta una
certa insofferenza per la situazione esistente nell’avvocatura in riva allo Stretto e
per quella dentro l’ordine
provinciale degli avvocati.
Un attacco pacato, ma deciso, quello che il movimento,
venerdì pomeriggio all’auditorium “Lamberti-Castronuovo”, ha mosso attraverso un’assemblea, sancendo
così l’inizio di un percorso di
partecipazione che guarda
alle prossime elezioni del
consiglio dell’ordine, ma che
ambisce a costruire dal basso un nuovo modo di concepire l’avvocatura e l’organismo rappresentativo forense. Ad animare l’incontro, tre
avvocati, ovvero Paolo Iatì,
Paola Carbone e Domenico
Retez, già componenti dimissionari del consiglio e
guide del movimento che
per la terza volta parteciperà
al voto per l’assemblea dell’ordine professionale. «Non
è un buon momento per l’avvocatura. Ci siamo resi conto che è necessario superare
questa fase ed arrivare ad offrire un organo rappresentativo che sia in grado di far
fronte ai problemi. Nonostante le difficoltà, c’è anco-
ra la volontà di impegnarci»
ha detto Iatì. Gli avvocati
vanno garantiti nei rapporti
con colleghi, magistrati, cancellieri e clienti. Per fare ciò
non è opportuno partire presentando una lista, ma coinvolgendo gli avvocati nella
formazione e nei contenuti». Tre le linee guida indicate da Iec nell’affrontare questo percorso di rinnovamento: consapevolezza del ruolo
dell’avvocatura, trasparenza
ed efficienza. Un primo punto di ascolto lo si è fatto mediante un dibattito al quale
sono intervenuti diversi avvocati che hanno sottolineato questioni “interne”, come
un ordine ritenuto assente
ed insufficiente in termini di
rappresentatività, risoluzione dei problemi ed offerta di
servizi, ed “esterne”, come
quella “tecnica” del rapporto
con magistratura e cancelleria o quella “pratica” della
potatura degli alberi dei parcheggi del Cedir in orario
d’udienza. «Non siamo alla
ricerca di un voto che si trova con telefonate o al Cedir,
ma di voci – l’intervento di
Retez – la dignità personale
e professionale di avvocati
mortificati ogni giorno va
messa davanti a tutto».
Luca Assumma
MARTEDÌ 22 novembre 2011 PAGINA 32
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: piana@calabriaora.it
PORTO
AUTORITA PORTUALE
OSPEDALI
0966 588637
GIOIA TAURO
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
0966 52111
VIGILI DEL FUOCO
FARMACIE
0966 52203
PALMI
0966 267611
CITTANOVA
0966 660488
OPPIDO
0966 86004
POLISTENA
0966 942111
TAURIANOVA
0966 618911
CINEMA
Gioia Tauro
Rosarno
Ioculano 0966 51909
Rechichi 0966 52891
Tripodi
0966 500461
Alessio 0966 773237
Borgese 0966 712574
Cianci
0966 774494
Paparatti 0966 773046
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
0966 479470
0966 22742
0966 22692
0966 22897
0966 22651
Taurianova
Ascioti 0966 643269
Covelli 0966 610700
D’Agostino 0966611944
Panato
0966 638486
Delitto Gentiluomo, fatale
fu l’amore per una donna
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
cosa mia
Le eccezioni delle difese
al centro dell’udienza
Modafferi preso in montagna: tentò di uccidere l’eufemiese
PALMI
Fatale fu l’amore per una
donna. Una storia che sembra calata da un romanzo
d’appendice del secolo scorso, con i due contendenti
che si fronteggiano e si aggrediscono contendendosi
l’amore di una donna straniera, prima di finire in
ospedale l’uno e nascosto in
un casolare d’Aspromonte
l’altro.
Una storia che i carabinieri della compagnia di Villa San Giovanni e gli uomini del commissariato di polizia di Palmi hanno risolto
in brevissimo tempo nonostante la reticenza di chi,
avendo assistito ai fatti,
avrebbe potuto aiutare le
forze dell’ordine nelle indagini.
Una storia di amori rubati nata a Sant’Eufemia
d’Aspromonte, dove Cosmo
Modafferi e Salvatore Gentiluomo si contendevano i
favori di una cittadina straniera, da tempo ormai residente nel piccolo paese
montano. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine i due uomini da tempo
erano ormai in aperto contrasto per via di questo
amore conteso.
CATTURATO I carabinieri con l’arrestato
La donna infatti aveva allacciato un rapporto sentimentale con Salvatore Gentiluomo: rapporto però che
era finito a causa dell’amore sbocciato tra la stessa
donna e Cosmo Modaffari.
E proprio questo “cambio” di partener aveva portato i due uomini alla lite.
Lite che in un primo momento si era limitata a urla
e spintoni per poi finire alle
mani anche davanti ad altre
persone.
Una situazione divenuta
ormai compromessa e finita, lo scorso primo di ottobre, quando Gentiluomo fi-
niva all’ospedale di Scilla
prima e ai Riuniti di Reggio
Calabria subito dopo, a causa di due colpi di arma da
fuoco che lo avevano colpito alla gamba sinistra e al
piede.
La scena da far west
(scoppiata presumibilmete
in seguito all’ultimo violento litigio causato da Gentiluomo, che aveva aggredito
Modaffari il giorno precedente) era avvenuta in pieno giorno, mentre la vittima
si trovava seduta in un bar
in pieno centro in compagnia di altre persone.
Situazione che però non
aveva scoraggiato l’assalitore che, armato di fucile caricato a pallettoni, in seguito
all’ennesima lite aveva sparato al rivale in amore.
Una situazione che potrebbe fare sorridere se non
ci fosse scappato il ferito.
Subito dopo l’agguato
Modaffari, resosi conto della gravita dell’aggressione,
e coperto dal colpevole silenzio degli avventori del
bar che tutto, presumibilmente, avevano visto, era
fuggito, dandosi alla latitanza nel cuore della montagna.
Ed è proprio in montagna
che le forze dell’ordine, dopo un’accurata indagine,
hanno scovato il quarantacinquenne che si nascondeva in un casolare abbandonato nel cuore d’Aspromonte.
Modaffari dal canto suo,
appena scoperto dopo i
quarantacinque giorni di latitanza, si è consegnato alle
forze dell’ordine senza opporre alcuna resistenza.
L’uomo, dopo gli accertamenti del caso, è stato trasferito nella casa circondariale di Palmi a disposizione
dell’autorità giudiziaria.
VINCENZO IMPERITURA
piana@calabriaora.it
Da sinistra il presidente Capone e il Tribunale
PALMI
Udienza del processo “Cosa mia” completamente dedicata alle richieste preliminari della parti, quella celebrata
nella giornata di ieri. Tre le questIoni proposte dal nutrito
collegio difensivo durante la lunga seduta. In primo luogo,
i legali hanno richiesto l’inutilizzabilità di gran parte delle
intercettazioni carcerarie, perché secondo le difese non sarebbero state effettuate dalle strutture apposite della procura di Palmi, ma da alcuni apparecchi a disposizione delle carceri in cui sono ristretti gli imputati nel procedimento. La seconda questione posta dai legali ha riguardato la
nullità del decreto che dispone il giudizio. Secondo quanto prospettato dalle difese al presidente della Corte d’assise Silvia Capone, gli imputati non sarebbero stati messi
nelle condizioni di visionare tutti gli atti processuali, in particolar modo le registrazioni audio e video effettuate all’interno degli istituti di pena. Da questa mancata visione, sostengono i legali, gli imputati non sarebbero riusciti a scegliere con cognizione di causa se farsi processare in abbreviato o con il rito ordinario. Infine, i legali hanno chiesto la
riapertura dei termini per scegliere le intercettazioni da fare trascrivere al perito. Questo passaggio avviene di solito
in quella che viene definita “udienza stralcio”, nel corso della quale accusa e difesa concordano quali intercettazioni
ambientali e telefoniche devono essere oggetto di trascrizione. Ciò non sarebbe avvenuto e per questo gli imputati
chiedono di riaprire i termini. Il processo contro la potente cosca Gallico di Palmi, che sta muovendo i primi passi davanti alla Corte d’assise, è stati rinviato al 5 dicembre prossimo, data in cui il presidente Capone scioglierà le riserve
sulle richieste delle difese, alla quali il pm Giovanni Musarò si è opposto.
(fral)
sequestro del campo
PALMI
La lotta all’abusivismo forse è iniziata troppo tardi. Dopo il sequestro
del suo campetto, in via Santa Maria, Domenico Gallico ha fatto richiesta di usucapione per il terreno
sequestrato dalla polizia municipale. La tesi sostenuta dal difensore di
Gallico, l’avvocato Francesco Cardone, è che il terreno fosse in possesso
del suo assistito già da 20 anni, e per
questo ci sarebbero gli estremi per
chiedere il diritto a diventare proprietario del terreno, che oggi appartiene al Comune.
La procedura, già avviata, prevede un tentativo di conciliazione tra i
soggetti denunciati in seguito al sequestro ed il Comune, parte offesa.
Ad una prima comparizione davanti all’organo di mediazione presso
l’Ordine degli avvocati di Palmi, av-
Oltre il danno arriva la beffa
Gallico vuole usucapire il terreno occupato per 30 anni
venuta lo scorso venerdì, il Comune
ha rifiutato la possibilità di conciliazione; l’iter non è però terminato,
infatti è previsto un successivo incontro tra le parti in causa.
La questione del campetto potrebbe dunque rivelarsi un’arma a
doppio taglio per l’Ente. Il tentativo
di combattere l’abusivismo, attraverso l’indagine coordinata dal Procuratore capo Francesco Creazzo,
dal suo sostituto Luigi Iglio e condotta dalla municipale di Palmi guidata dal comandante Francesco
Managò, che ha portato al deferi-
mento dei soggetti coinvolti per i
reati di invasione ed occupazione di
terreno pubblico aggravata e realizzazione di opere edilizie in cemento
armato su area sismica in assenza
di titoli, potrebbe far pagare all’Ente un situazione di “non controllo”
che, secondo il difensore di Domenico Gallico, metterebbe quest’ultimo
nelle possibilità di rivendicare il diritto di proprietà, basato su regolari
leggi dello stato, sul terreno sequestrato ed oggetto di indagine. Una
storia di abusivismo edilizio che fa
parte della “normale quotidianità”
calabrese. Il campetto di calcio a cinque, recintato ed attrezzato, veniva
affittato per partite di calcetto. A
fianco al campo negli anni è stato
costruito un altro edificio, anche
questo sarebbe completamente
abusivo.
Un bar rosticceria su cui grava
un’ordinanza comunale di demolizione e per il quale era stata già
emessa, dagli uffici del settore urbanistico del comune di Palmi, un’ordinanza di cessazione di attività.
MAURO NASTRI
piana@calabriaora.it
IL SEQUESTRO Due agenti della
Municipale mettono i sigilli al campo
33
MARTEDÌ 22 novembre 2011
calabria
ora
P I A N A
CRONACA
ROSARNO
Durante la rivolta dei migranti di Rosarno erano scesi in strada con mazze, bastoni e spranghe per presidiare il
quadrivio “Spartimento”,
luogo simbolo di quella tragica settimana di lotta, che
distava solo poche centinaia
di metri dal ghetto nero dell’ex “Opera sila”. Alcuni di loro, otto in particolare, sono
stati oggetto di due distinte
informative dei carabinieri e
della polizia finendo nel registro degli indagati prima, e
rinviati a giudizio poi. Nella
mattinata di ieri, davanti al
giudice monocratico del Tribunale di Palmi, è iniziato il
processo contro quegli 8 rosarnesi accusati di porto d’armi improprie.
Alla sbarra figurano Salvatore Belcastro, Angelo Borgese, Domenico, Pasqualino e
Vincenzo Cananzi, Francesco
Battagliesi, Vincenzo Crisafulli e Vincenzo Stillitano.
I loro volti sono impressi in
due book fotografici che le
forze dell’ordine hanno portati ieri mattina in aula per
confermare la loro versione
dei fatti davanti al giudice.
Il primo a essere sentito è
stato il tenente Ceccagonoli,
comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Gioia Tauro. Il graduato dell’Arma ha affermato di essere arrivato all’identificazione dei
sei indagati dai carabinieri,
grazie all’aiuto di due militari della tenenza di Rosarno.
Subito dopo sono stati sentiti i due assistenti di polizia
del commissariato di Gioia
Tauro Mele e Morello. Il primo ha riconosciuto le due
persone indagate dalla polizia, mentre il secondo ha redatto il book fotografico per
conto della scientifica della
Anoia, rapinati
4 cacciatori
Due malfattori, con il volto
travisato e armati di pistola e
fucile, hanno portato a
termine, ad Anoia, una rapina ai
danni di G.A., 48 anni; B.D., 45
anni; Q.A., 44 anni; E.V., 66 anni,
asportando loro 4 fucili.
I quattro erano intenti
ad intraprendere
una battuta di caccia.
Appiccava fuoco
Scoperto 25enne
SPARTIMENTO Una fase della diretta di Anno Zero dal quadrivio
Rivolta migranti
In otto alla sbarra
per armi abusive
Palmi, partito il processo a chi occupò
con le mazze il quadrivio della vergogna
città del porto. I carabinieri,
attraverso il sostituto procuratore Papalia hanno ottenuto che agli atti del processo
venisse allegato le riprese
della registrazione della trasmissione di Michele Santoro “Anno zero” che dal qua-
drivio Spartimento, alla fine
dei fatti di Rosarno, mandò
in onda la trasmissione.
Il processo è stato rinviato
al 2 aprile del prossimo anno, data in cui il got Lombardo, che presiede l’udienza, visionerà le foto originali scat-
I carabinieri di Delianuova,
hanno deferito in stato di
libertà V.G., 25 anni, poiché lo
stesso veniva colto in flagranza
di reato mentre tentava fuggire
dopo aver incendiato della
carta davanti ad una finestra,
dell’abitazione di I.M., 42 anni.
Cacciava senza
permesso, deferito
I militari di Giffone e Molochio,
hanno deferito in stato di
liberta’ F.A., 48 anni per
cessione illegale di arma
comune da sparo a F.R., 44
anni, denunciato per porto
abusivo di arma e detenzione
abusiva di arma e munizioni.
Gioia, automobile
data alle fiamme
tate dalla polizia scientifica e,
se non ci dovessero essere
nuove necessità, le parti potrebbero iniziare le discussioni prima della camera di consiglio.
Gioia Tauro, approfittando del
buio della notte ignoti
malviventi hanno dato alle
fiamme l’autovettura fiat
punto di proprietà V.G., 68
anni.
FRANCESCO ALTOMONTE
f.altomonte@calabriaora.it
L’OPERAZIONE
Coltivavano erba, due in arresto
Sinopoli, padre e figlio scovati a curare una piantagione in serra
SINOPOLI
Il freddo dell’inverno non scoraggia gli atipici coltivatori di marijuana della Piana. Viste le temperature rigide di questi ultimi tempi
infatti questa “strana” categoria di
contadini, per la verità piuttosto
diffusa nel comprensorio vista la
frequenza delle operazioni delle
forze dell’ordine, le piante di cannabis indaca (che crescono rigogliose sui costoni d’Aspromonte
che si affacciano sul Tirreno) le
pianta e le coltiva direttamente in
serra. I carabinieri della compagnia
di Villa San Giovanni e i loro colleghi del reparto elitrasportato del
dei cacciatori del Goc infatti hanno
scovato il cinquantenne Salvatore
Sergio e suo figlio Francesco Paolo
(che di anni ne ha solo ventidue)
mentre accudivano amorevolmente una piantagione di erba all’interno di una struttura di plastica che
serviva a far sopravvivere le stesse
piante ai rigori dell’inverno. Accanto ad un piccolo appezzamento coltivato ad ortaggi infatti i due Sergio
(rispettivamente padre e figlio)
avevano costruito una piccola serra dentro la quale erano messe a
dimora 368 piantine di marijuana
dell’altezza media di dieci centime-
In alto Salvatore e Francesco Paolo Sergio e sotto, la piantagione d’erba
in attesa
del trapianto
Le 368 piantine
sarebbero state in
seguito
trapiantate
lungo i costoni
d’Aspromonte
tri. Una piantagione piuttosto estesa che, sostengono gli inquirenti,
sarebbe poi dovuta essere trapiantata direttamente nelle campagne
circostanti per consentire alle piantine di crescere rigogliose prima di
essere immesse direttamente sul
mercato degli stupefacenti leggeri.
Nel corso della perquisizione domiciliare, eseguita anche grazie alla collaborazione dei militari della
stazione di Sinopoli (il paese in cui
ricade il terreno su cui sorgeva la
serra) hanno poi rinvenuto un contenitore al cui interno sono stati
trovati circa venti grammi d’erba
già essiccati e pronti per il consumo. L’intero materiale è stato posto
sotto sequestro e il materiale repertato è stato campionato per le analisi che stabiliranno il grado di
principio attivo contenuto nelle
piantine. I due Sergio, dopo le formalità di rito sono stati portati nel
carcere di Palmi a disposizione dell’autorità giudiziaria.
R.P.
CINQUEFRONDI
Vandali
in azione
alla villa
CINQUEFRONDI
Buio, letteralmente.
Un raid nella villa comunale di Cinquefrondi ha
decapitato quasi tutti i
lampioncini. Di molti è
rimasto solo il bastone
piantato nelle aiuole,
niente lampadina, niente sfera di plastica. Gli
ovali protettivi infatti
penzolano scassati o
fanno tappeto a terra, ridotti in frammenti. Fra i
venti e i trenta, i lampioni aggrediti qualche
giorno fa, forse di pomeriggio. La villa è nel centro del paese, uno dei
suoi lati confina con il
plesso della scuola primaria “Della Scala”.
L’assessore Scappatura
afferma di aver già sporto denuncia ai carabinieri. Insieme al collega
Condoluci e al consigliere Macedonio, si è imbattuto nei cocci dell’incursione non molto tempo dopo che era avvenuta. Ad aggravare il quadro, i pezzi delle sfere ritrovati in via Vittorio
Veneto, molti metri più
in basso dell’affaccio del
parco. I vandali hanno
probabilmente lanciato
giù le capsule, con quali
rischi per eventuali passanti si può immaginare. Ora, è forse troppo
scontato sottolineare la
metafora oscurità che ci
consegnano gli ultimi,
frequenti casi di teppismo in luoghi pubblici e
privati di Cinquefrondi.
La scuola media allagata
e insozzata qualche settimana fa, i furti nelle case che si susseguono anche di giorno. Fino appunto a una devastazione che trova sfogo nel
cuore cittadino, la zona
verde incaricata per definizione ad accogliere
passeggiate, giochi di
bambini, un surplus di
socialità. Senza andare a
scomodare impegni sfavillanti e consapevoli che
già un sistema di videosorveglianza potrebbe
dare una mano, non sarebbe magari tempo
perso cominciare da una
riconquista dell’ordinario. Un’altalena rimessa
in sesto, l’angolo di un
pagliaccio, un reading
fra i viali. Insomma, dare l’idea che per ogni
lampadina rotta c’è un
senso della cura e una
passione civile molto più
ostinati nel voler tirar su
la luce.
ANGELO SICILIANO
piana@calabriaora.it
MARTEDÌ 22 novembre 2011 PAGINA 37
l’ora della Locride
Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: locride@calabriaora.it
GUARDIE MEDICHE
Siderno
Locri
Marina di Gioiosa J.
Gioiosa Jonica
Roccella Jonica
Bovalino
Grotteria
Caulonia
tel. 0964/399602
tel. 0964/399111
tel. 0964/416314
tel. 0964/51552
tel. 0964/84224
tel. 0964/61071
tel. 0964/53192
tel. 0964/861008
SIDERNO
Nessuna soluzione all’orizzonte per i dipendenti di Locride Ambiente, che come
avevano urlato nei giorni
scorsi nel vivo delle proteste
contro i Comuni morosi sono giunti ad una situazione al
limite del sopportabile. E oltre al danno ora si aggiunge
anche la beffa. Ieri, infatti,
uno degli operai si è trovato
davanti alla porta di casa gli
ufficiali giudiziari, pronti al
pignoramento dei beni per
via del mancato pagamento
del mutuo. La banca, come
da copione, ha bussato alla
porta del malcapitato battendo cassa. Ma di soldi, ormai,
non ce ne sono più e tutto ciò
che resta a queste persone è
la loro disperazione e la coscienza che le forze cominciano a venir meno.
Ora quella calma e quell’educazione con la quale sono state portate avanti proteste pacifiche cominciano a
trasformarsi in rabbia. E a ragion veduta. Così le due giornate di protesta, concordate
con la Commissione di garanzia e sciopero, potrebbero essere anticipate, in barba
alle leggi e al buon senso,
quello che finora non ha
commosso i responsabili di
questa situazione. «Probabilmente bloccheremo i servizi
prima dei giorni stabiliti per
lo sciopero», spiega Giuseppe Tavernese, uno dei dipendenti della società, che si è
fatto portavoce dell’ennesima
situazione di disagio che lui e
i suoi colleghi sono costretti a
subire ormai da mesi.
Oggi, dunque, gli operai si
riuniranno nella sede della
Spa presso la zona industriale, per stabilire le prossime
mosse. «Siamo stanchi, è impossibile vedere un padre di
famiglia arrivare in lacrime
perchè la banca gli sta portando via tutto - ha aggiunto
- quindi la mia proposta sarà
questa: bloccare i servizi subito, senza aspettare che arrivi giorno 13, quando il Natale sarà alle porte e per noi la
situazione sarà ancora più
difficile».
Alla riunione di oggi pomeriggio, oltre agli operai della
società, prenderà parte anche
l’amministratore delegato
Andrea Falvo, che ormai da
giorni sta tentando di trovare
una soluzione alla difficile situazione senza però avere
molta fortuna. «Daremo tre
giorni di tempo alla società
per versarci gli stipendi, dopodichè procederemo con il
blocco dei servizi - ha aggiunto Tavernese - anche perchè
attendere il 13 dicembre significherebbe accettare di
FARMACIE
EMERGENZA
Bovalino
Bovalino
Cristiano
De Sandro
Longo
tel. 0964/66128
tel. 0964/61028
tel. 0964/356097
Gioiosa Jonica
Martora & Crupi
tel. 0964/51259
Satriano
tel. 0964/51532
Scopacasa
tel. 0964/58134
Carabinieri
Polizia
Capitaneria
CINEMA
tel. 0964/61000
tel. 0964/67200
tel. 0964/787657
Gioiosa Jonica
Carabinieri
tel. 0964/51616
Marina di Gioiosa Jonica
Carabinieri
tel. 0964/415106
Cinema Vittoria
Cinema Nuovo
Locri
tel. 3397153696
“Breaking down” ore 18 - 20 - 22
Siderno
tel. 0964/342776
“Breaking down” ore 16 - 19- 22
Roccella Jonica
Cinema Golden
tel. 0964/85409
“I soliti idioti” ore 18 - 20 - 22
Operaio senza stipendio
La banca pignora i beni
la scomparsa
Forestali in lutto
Muore l’ispettore
Mariano Gulino
Locride Ambiente, dipendenti esausti: «Sciopero subito»
I lavoratori di Locride Ambiente davanti alla sede
passare il Natale senza un
centesimo». Le possibili denunce, che all’inizio della loro manifestazione pacifica
portata avanti nelle scorse
settimane di fronte alla sede
della società costituivano
uno dei timori più forti, ora
scivolano addosso. «Ci assumeremo le nostre responsabilità - sottolinea ancora il
portavoce dei dipendenti tanto al massimo si aggiungeranno alla diffida che già
hanno avanzato i Comuni di
Locri e Siderno». Dopo la
prima giornata di sciopero,
infatti, i sindaci Giuseppe
Lombardo e Riccardo Ritorto, pur manifestando la loro
piena solidarietà ai dipendenti, hanno pensato di tutelarsi visti i disagi legati al
mancato espletamento del
servizio. «Ci sono colleghi
che sono stati costretti ad assentarsi dal lavoro perchè
non hanno soldi per mettere
la benzina - ha spiegato un
altro dipendente - o perchè
hanno l’assicurazione scaduta e non possono pagarla».
Una situazione, dunque,
estremamente difficile, che
oltre a riguardare in prima
persona i dipendenti della
società e le loro famiglie non
può non interessare anche i
cittadini del comprensorio,
che si ritroveranno presto o
tardi a dover subire lo stop
della raccolta dei rifiuti.
Una eventualità che vista
l’estrema precarietà in cui si
è già trovata la Locride a causa dell’emergenza rifiuti rischia di rendere ancor più
difficili gli equilibri.
SIMONA MUSCO
locride@calabriaora.it
pianeta scuola
Don Pino sale in cattedra
Gli studenti dello Zaleuco incontrano il parroco antimafia De Masi
LOCRI
Al liceo scientifico “Zaleuco” una
giornata di assemblea di Istituto si trasforma in un appuntamento con l’educazione civica, la storia, la legalità. Venerdì 18 novembre, il giorno dopo la
grande manifestazione studentesca
che ha portato in piazza centinaia di
studenti per protestare contro la politica e rivendicare il diritto allo studio,
nell’aula magna del dirigente scolastico Giuseppe Fazzolari, si chiacchiera
con docenti, esperti, amministratori
politici e preti. Una manifestazione di
pensieri che prima con le classi del
biennio, poi con il triennio, ha suscitato vivo interesse tra i ragazzi, che, se
pur movimentati e vivaci, hanno interagito con i relatori ed ospiti. Un viaggio verso la storia, la cultura, i diritti e
doveri dei cittadini europei, grazie alla relazione eccellente del professor
Antonio La Rosa, ex dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Maresca” di Locri. Ritrovando sui banchi
del liceo Zaleuco i suoi alunni, La Rosa, accompagnato dalle testimonianze
vive degli allievi, ha condotto gli studenti nella civiltà europea, trasportandone emozioni, sensazioni vissute nello strepitoso ed educativo viaggio
d’istruzione (ma non solo, perché si è
trattato di una meta per la crescita
personale di ogni ragazzo) a Santiago
de Compostela. Un’Europa studiata a
piccoli passi, dalle origini, dalla civiltà greca e romana sino ad arrivare a
Bruxelles. Interessante è stato anche
l’intervento di La Rosa che ha permesso ai giovani studenti di conoscere più
da vicino le attività culturali svolte in
città, come la rassegna “L’Officina del
pensiero pensante”. Alle ore 11,00 circa a salire in cattedra sono due personaggi con un ruolo diverso: uno fa il
politico l’altro il sacerdote. Entrambi
però con la missione di “educare” i cittadini. E l’argomentazione trattata per
i più grandicelli, voluto dai rappresentanti d’Istituto, sempre pronti ad in-
terrogarsi e conoscere nuovi percorsi,
è stata la legalità. Il sindaco di Gerace
Pino Varacalli parla alla giovane platea
consigliandola al rispetto delle regole
semplici, del vivere quotidiano. Di cultura della legalità, di scelte di vita continuerà a parlare don Pino De Masi
(nella foto), prete della Piana che ha
sempre definito la ‘ndrangheta una vera e propria holding internazionale del
crimine. De Masi parla ai giovani coinvolgendoli, interagendo con loro attraverso domande, a volte anche provocatorie ma che inducono alla riflessione. E se tra gli studenti c’è chi è demoralizzato perchè la ‘ndrangheta dicono - è un potere più forte dello
Stato, che si insidia dappertutto, De
Masi invoca alla consapevolezza di ciò
che ognuno potrà fare. «Ognuno di
noi - dice - è responsabile. La ‘ndrangheta non deve essere combattuta dagli eroi, dallo Stato, ma da tutti i cittadini, ognuno con le proprie competenze ed il proprio ruolo». Si parla, si raccontano esperienze di vita, testimonianze forti e riflessive. Al liceo “Zaleuco” si continua a chiacchierare. La
campanella suona e si va a casa con
una forza in più: quella di aver compreso che “ognuno ha una grossa responsabilità”, sin da piccolo.
Domenica Bumbaca
LOCRI
La Guardia Forestale è
in lutto. Nel pomeriggio
di sabato 19 novembre,
infatti, è scomparso
l’Ispettore Superiore
Mariano Gulino, attuale
Comandante del Comando Stazione di Locri,
a seguito di un tragico incidente avvenuto nelle
campagne del suo paese
d’origine dove si era recato, libero dal servizio,
per fare visita agli anziani genitori.
57 anni, Gulino era
originario di Bompietro,
in provincia di Palermo
e militava nel Corpo forestale dello Stato dal
1976, prestando servizio
in diverse sedi operative.
I colleghi lo ricordano
come un «Uomo generoso e competente, stimato
ed apprezzato dentro e
fuori dall’Amministrazione di appartenenza e
si era sempre contraddistinto per onestà e correttezza».
Recentemente la sua
famiglia era stata colpita
da un doloroso lutto, ma
nonostante ciò il comandante in servizio a Locri,
costretto tra l’altro a
combattere con una grave patologia, ha continuato a svolgere fino alla fine la propria attività
lavorativa con dedizione
ed alto senso del dovere,
dando grande lustro al
Corpo forestale dello
Stato in tutto il comprensorio della locride.
Gulino lascia la moglie
Maria e la figlia Loredana,. Le esequie religiose,
nel corso delle quali gli
verranno resi i più alti
onori, si terranno questo
pomeriggio a partire dalle ore 15,00 nella Cattedrale di Locri.
an. ni.
39
MARTEDÌ 22 novembre 2011
calabria
ora
L O C R I D E
il processo
LOCRI
La morte di Salvatore Cordì, il
capomafia di Locri assassinato a
Siderno nel maggio del 2005. Tre
ore dopo il delitto, consumato alle cinque e mezza del pomeriggio,
i sospettati Michele Curciarello e
Antonio Martino furono sottoposti alla prova dello stub al commissariato di polizia: sulle loro
mani e sui loro indumenti erano
presenti residui di polvere da spa-
Omicidio Cordì, i dubbi sullo stub
I legali dei presunti sicari Martino e Curciarello: «I pentiti raccontano frottole»
ro. Oggi, sei anni dopo, i due sono
detenuti coinvolti nel processo per
l’uccisione del boss, ma il loro difensore di fiducia, l’avvocato Salvatore Staiano, racconta che quella sera, 31 maggio 2005, nulla fu
fatto a dovere. Lo stub eseguito
dagli agenti della Scientifica, a suo
dire, non è stato preceduto dalla
prova bianca. «Chi ci dice che
quelle particelle rinvenute derivino dagli spari esplosi per uccidere Salvatore Cordì?», chiosa in aula il legale. Ieri, nel corso della sua
arringa, l’avvocato Staiano ha
chiesto ai giudici della Corte di as-
solvere gli imputati Martino e
Curciarello. Le prove raccolte dal
pubblico ministero, sostiene, sono inconsistenti. Inoltre, dice, i
pentiti e il testimone di giustizia,
Domenico Oppedisano, «hanno
raccontato un sacco di frottole». I
detenuti Martino e Curciarello,
per la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, sono i
sicari che liquidano il boss Cordì
su ordine di Antonio Cataldo. Il
capomafia è stato condannato a
30 anni di reclusione con la formula del rito abbreviato. La replica del pubblico ministero, Antonio De Bernardo, è prevista per
giovedì. Poi i giudici si ritireranno
in camera di consiglio per la sentenza.
Ilario Filippone
Il fedelissimo dei Commisso
Gli investigatori in cuffia sentirono citare il suo nome due anni fa
SIDERNO
Dopo essere sfuggito alla
maxiretata del luglio 2010
nell’ambito dell’inchiesta
“Crimine”, viene arrestato all’alba del 27 gennaio 2011. I
carabinieri del comando provinciale di Reggio lo ammanettano a Siderno. Lo trovano per strada: «Sicuramente
– sostengono fonti dell’Arma
– stava cambiando nascondiglio». Finisce così la latitanza di Antonio Futia, alias
“u ‘Ngilla”, il capoclan della
Lamia. Ieri gli uomini del
commissariato di Siderno,
coordinato dal vice questore
Stefano Dodaro, gli hanno
confiscato il patrimonio
aziendale per un valore di
700 mila euro. Ormai è l’ex
proprietario dell’omonima
impresa individuale di autotrasporti. Tra i beni sottratti
anche due polizze vita. Futia,
classe 1958, è un affiliato della cosca dei Commisso. La
Dda reggina lo ritiene uomo
di fiducia del capomafia Giuseppe Commisso, noto ai più
con l’appellativo “u Mastru”.
Sono le intercettazioni ambientali che lo incastrano. Le
forze dell’ordine lo hanno visto entrare nei locali della lavanderia “Apegreen” del centro commerciale “I portici” e
hanno ascoltato i suoi discorsi.
«Non posso venire Mastro,
che ho mille cose da fare»,
con queste parole Futia declina l’invito di Giuseppe
Commisso a partecipare a un
incontro a Canolo. «E’ rammaricato» - scrivono gli investigatori che però interpretano la risposta come un
chiaro indizio di associazione mafiosa. Non solo dice sì e
Antonio Futia; a destra il dirigente della polizia Dodaro
appartiene alla famiglia, ma
una volta dentro ha pure il
potere di dire no ed evitare di
presentarsi a un meeting importante: così ragiona l’antimafia. Da qui l’identikit di
Due arresti per furto di rame
Gli uomini sorpresi dai carabinieri di Bianco in flagranza di reato
BIANCO
Non conosce soste il fenomeno di furti di cavi per ricavare l'anima in rame.
Tanti sono i casi di cui si è avuta notizia
nella Locride solo negli ultimi mesi, alcuni dei quali vengono scoperti solo dopo il furto. Questa volta, però, è andata
male a due nomadi di Bianco, che nella
tarda serata di domenica sono stati sorpresi in flagranza di reato e quindi arrestanti Durante un normale servizio di
controllo quotidiano condotto alle forze
dell’ordine, i carabinieri del reparto
Norm- Aliquota radiomobile di Bianco,
diretti dal tenente Fortunato Suriano e
dal comandante della compagnia di
Bianco, tenente Francesco Donvito, reato, è stato subito il trentaquattrenne
hanno arrestato Massimo Amato classe Bevilacqua, il quale ha spiegato ai cara1979 e Rocco Bevilacqua (classe 1977), binieri di aver rubato i cavi di rame sabato sera da una cabina
entrambi di Bianco.
della società Telecom
I due nomadi sono
La vendita del
situata a Brancaleone in
fermati nella serata di
bottino
avrebbe
domenica per un conlocalità Pantano Piccotrollo al furgone, un “Inlo.
fruttato ai
veco 35”, di loro proIl rame era stato apdue
giovani
pena privato della guaiprietà. Mentre i militari
ben 600 euro
na protettiva mediante
della Benemerita conbruciatura e i due uotrollavano nel cassone
posteriore del mezzo sono stati rinve- mini erano pronti per metterlo sul
nuti circa 180 chilogrammi di filo di ra- mercato. La vendita di questa quantitativa, quasi 200 kg di rame avrebbe
me.
A confessare, autoaccusandosi del fruttato ai due nomadi un bottino di
ATTIVI
Una volante
dei
carabinieri
durante un
servizio di
controllo sul
territorio
circa 600 euro.
Una volta identificati ed espletate le
formalità di rito in caserma a Bianco, i
due arrestati, sono stati condotti presso
il carcere di Locri. I furti dei cavi di rame negli ultimi anni sono in aumento
anche nella locride e la causa è da addebitarsi proprio nel sostanziale aumento
del valore di mercato di questo materiale. Qualche tempo fa, anche il Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del
Consumatore” di Italia dei Valori si è interessato di tale reato, intraprendendo
una battaglia per contrastare tale fenomeno criminale.
Annalisa Costanzo
Antonio Futia quale elemento di spicco della consorteria
dei Commisso. Di più: lui è
stato benedetto e assegnato
al vertice di una sottocosca.
Quella di contrada Lamia,
che dirigeva insieme a Michele Correale, detto “Zorro”.
Col suo gruppo, si occupava
di coltivazione e traffico di
marijuana. In seno alla famiglia allargata, invece, era
chiamato a risolvere i contrasti interni e a curare le relazioni con gli altri affiliati. Insomma, un curriculum di
tutto rispetto per un profilo
che conta all’interno dello
scacchiere criminale della
malavita organizzata della
Locride.
Quella di ieri è la prima
operazione di confisca all’indomani dell’inchiesta “Crimine”. Già il 10 novembre
2010 la sezione misure pre-
ventive del tribunale di Reggio emette a suo carico un decreto di sequestro per beni
valutati in 200 milioni di euro. Lui si era già dato alla
macchia, ma ancora gestiva
gli affari.
Infine, nel comunicato diffuso nel pomeriggio di ieri, il
dirigente Dodaro aggiunge:
«Lo stesso provvedimento ha
disposto la nomina di un perito al fine di accertare il valore dell’immobile di tre piani, sito a Siderno in contrada
Lamia, intestato a Michele
Futia, nato a Siderno il 27
agosto 1933, padre di Antonio, al fine di accertare il suo
reale valore e l’eventuale
sproporzione rispetto ai redditi dichiarati da Michele Futia e dalla moglie Immacolata Sergio».
ANGELO NIZZA
locride@calabriaora.it
il dibattito
“Se non ora quando?”
Appuntamento nella Locride
MONASTERACE
Domenica prossima 27
novembre, a partire dalle
ore 10,30 presso la Biblioteca comunale “Corrado
Alvaro”, situata in pieno
centro cittadino in Via G.
Papaleo, interessante incontro dei comitati “Se non
ora quando? ”, che altro
non sono che dei comitati
stabili, autonomi, inclusivi,
ramificati sui territori e formati da donne.
L’incontro sarà un’occasione per discutere dei temi
della rappresentanza e della legalità. L’incontro vuole essere l’inizio di un cammino condiviso che vede le
donne del Sud e del Nord
protagoniste dell’unità del
paese, e viene organizzato,
appunto, dal Comitato Promotore “Se non ora quando?”, in collaborazione con
i comitati territoriali della
Locride, Reggio Calabria,
Milano e della Rete per la
Parità.
Previste fra le altre la
presenza di Anna Carabet-
ta, Valeria Fedeli, Antonella Anselmo del comitato
promotore “Se non ora
quando?”.
Sarà presente, inoltre,
anche l'onorevole Angela
Napoli, oltre alle rappresentanti dei comitati territoriali “Snoq”, Angela Belluzzi (nella foto), assessore
alle politiche sociali del Comune di Monasterace, per
la Locride, Luciana Bova,
per Reggio Calabria, Antonella Coccia per Milano e
Rosanna oliva della Rete
per la Parità.
Gigi Baldari
18
MARTEDÌ 22 novembre 2011
calabria
ora
C O S E N Z A
Delitti Marchio e Calvano
Colosso indica i mandanti
Il pentito ha accusato i due imputati Cicero e Lanzino
Angelo Colosso alias “Pol- guato era stato proprio il suo
dino” è pentito dall’agosto del gruppo. Il motivo è presto det2010. Da quel giorno, accusa i to. In quel periodo, infatti, la
suoi ex compagni di malefatte vittima si sarebbe staccata
in numerose inchieste istruite dalla casa madre per gestire
dalla Dda. L’ultima, in ordine autonomamente le estorsioni
di tempo, è quella che tenta di insieme a Vittorio Marchio,
ras del rione
far luce su
due omicidi
Poldino sostiene di Serra SpiUn nuovo
eccellenti, avdi averlo appreso ga.
venuti tra il
asse, dunque,
luglio e il noquello tra la
all’interno del
vembre del
città e il Tirresuo ex gruppo
1999, ovvero
no,che avrebdi riferimento
l’eliminaziobe impensiene dei boss
rito il gruppo
Marcello Calvano e Vittorio primigenio della malavita coMarchio. Proprio ieri, Colos- sentina, rinata dalle ceneri del
so è intervenuto come testi- processo Garden sotto le vesti
mone nel processo innescato di clan confederato, con al verda quei tragici eventi (nome tice una diarchia formata da
in codice Terminator II). Ri- Ettore Lanzino e Domenico
guardo a Calvano, all’epoca Cicero. E relativamente all’afpadrino di San Lucido, il col- faire Marchio, Colosso sostielaboratore ha riferito di aver ne di avere notizie più precise
appreso che a realizzare l’ag- indicando proprio i due pre-
sunti boss come mandanti
dell’omicidio. «L’ho appreso
da un affiliato del mio gruppo» ha spiegato Poldino, rispondendo alle domande del
pubblico ministero. Lui stesso, inoltre, avrebbe partecipato ad alcuni appostamenti
compiuti sotto casa della vittima, proprio in vista dell’agguato che di lì a poco risultò
fatale al boss in carrozzina.
Marchio, infatti, era costretto
su una sedia a rotelle, eredità
di uno ferita alla schiena riportata durante uno scontro a
fuoco con la polizia. La menomazione, però, non gli aveva
impedito di accrescere il proprio potere in città, sfruttando anche la carcerazione dei
vecchi capi e forte di un’alleanza stretta con il clan dei nomadi. Tale agire, però, avrebbe provocato la reazione assassina dei suoi ex alleati. Al
riguardo, l’interrogatorio di
Colosso proseguirà il prossimo 5 dicembre con il controesame dei legali Linda Boscaglia e Roberto Le Pera (difensori di Cicero) e degli avvocati Marcello Manna e Gianluca
Garritano, difensori di Lanzino.
mcr
Il processo si celebra nell’aula di Corte d’assise del tribunale di
Cosenza. Nel riquadro, il pentito Angelo Colosso alias “Poldino”
il processo
Squarcio, domani la sentenza in abbreviato
E’ prevista per domani la sentenza del processo “Squarcio” che riguarda i dieci imputati
che hanno scelto di essere giudicati con il rito
abbreviato. Tutto ciò, a undici anni di distanza
dal blitz che, il 19 luglio del 2000, portò all'arresto di numerosi esponenti del Crimine cosentino. Dopo il botto iniziale, però, l'intera
operazione sembrava dovesse naufragare
quando, un anno dopo, i detenuti uscirono di
prigione per decorrenza dei termini. Seguirono otto anni di eclissi giudiziaria e il fascicolo
curato dal pm Facciolla finì nel cassetto, ma
non nel dimenticatoio. “Squarcio”, infatti, fu
seminale per altre inchieste come “Tamburo”,
poi destinata a gettare nuova luce sulle infiltrazioni della mala negli appalti della Sa-Rc.
la tragedia
Sorpasso fatale, c’è un indagato
I carabinieri hanno depositato in Procura un dettagliato
fascicolo sul tragico incidente
verificatosi domenica pomeriggio a Montalto Uffugo. Dopo
aver eseguito i rilievi tecnici sul luogo del disastro e sentito i testimoni, i militari della Compagnia di Rende hanno ricostruito la dinamica dell’incidente. Viene confermata, in pratica, la versione iniziale. Sembra, infatti, che l’incidente sia
stato causato da un sorpasso azzardato e forse
anche dalla velocità. Nell’affiancare l’auto la motocicletta avrebbe urtato lo specchietto retrovisore (spaccandolo, come hanno avuto modo di
verificare i carabinieri) perdendo il controllo e
finendo fuori strada dopo aver abbattuto un segnale stradale e un muretto. Ciò nondimeno il
pubblico ministero Antonio Bruno Tridico ha
aperto un’inchiesta. Un atto dovuto visto il tragico esito dell’incidente. Ipotizza il reato di omicidio colposo. L’unico indagato è il conducente
dell’auto urtata dalla motocicletta.
Il fatto è avvenuto domenica pomeriggio intorno alle 17. Le vittime si chiamano Alessandro
Molinaro, detto Santo, meccanico di 40 anni, e
Renato De Biase, elettricista di
27, entrambi del posto. I due
transitavano su una Ducati
Monster 750 sul rettilineo che
porta a Pianette di Montalto.
Con un mezzo di quel genere è difficile andare
piano anche per un motociclista provetto. Troppo potente: un mostro, appunto. Così, quando
si sono trovati davanti una Golf Volkswagen
(guidata da A. L., 60 anni di Lattarico) era come se quella macchina fosse ferma. Quasi inevitabile la decisione di sorpassarla. Una decisione che si rivelerà fatale. La Ducati, infatti, ha
incocciato con lo specchiatto della vettura finendo fuori strada. Molinari e De Biase sono morti sul colpo.
Ai soccorritori (anche l’eliambulanza era stata inviata sul posto), arrivati a Pianette in pochi
minuti, non è restato che prendere atto del
dramma. Per le due persone rimaste a terra non
c’era più nulla da fare. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Montalto
e quelli della compagnia di Rende, che hanno
eseguito i rilievi tecnici.
a. b.
È l’automobilista superstite. Oggi, i funerali di De Biase e Molinaro
Scene di dolore dopo l’incidente di domenica
l’udienza
Processo Papa Giovanni XXIII
A marzo la sentenza d’appello
Bisognerà aspettare il 21 marzo prossimo
per conoscere l’esito del processo d’appello sullo scandalo dell’Istituto Papa Giovanni XXIII
di Serra d'Aiello a carico di don Alfredo Luberto, ex presidente del consiglio di amministrazione della struttura, e altri tre imputati (oggi
due a causa della morte di uno di essi, che ave- indebita e abbandono di incapaci. Pene decisavano scelto di essere giudicati con il rito ab- mente più miti (4 mesi) erano state inflitte albreviato). L’udienza di ieri mattina è stata in- l’ex direttore sanitario del Papa Giovanni Mafatti rinviata a causa dell’omessa notifica del- rio Carpino, al suo vice Bernardino De Simone e al medico Aurora Morell’avviso a una delle parti civili (oggi deceduta). Il Papa
li. Il processo dunque, slitta
In primo grado
Giovanni, che ospitava più di
all’8 febbraio (requisitoria del
don
Alfredo
300 degenti, in gran parte afpm e discussioni degli avvofetti da patologie psichiche,
cati di parte civile) e al 21
Luberto era
era stato posto sotto sequestro
marzo (discussioni degli avstato
condannato
vocati difensori). In primo
nel luglio del 2007 e poi defia sette anni
grado don Alfredo Luberto
nitivamente chiuso per caren(difeso dagli avvocati Nicola
ze igienico sanitarie e manCarratelli e Angelo Pugliese) era stato condan- canza di fondi. L’inchiesta del pm Eugenio Facnato a sette anni di reclusione per associazio- ciolla suscitò grande clamore mediatico. Inne a delinquere, truffa, falso e appropriazione tanto per le condizioni in cui venivano tenuti i
degenti: alcuni di loro si erano ammalati per la
scarsa igiene, ad altri non davano nemmeno le
medicine perché mancavano i soldi per comprarle, qualcuno era addirittura scomparso,
tanto che gli inquirenti avevano aperto alcuni
loculi nel cimitero del paese . Nel corso delle
perquisizioni, la Guardia di finanza aveva riscontrato gravi carenze igienico sanitarie che
diedero anche alle testate giornalistiche nazionali argomenti per ampi servizi.
E mentre avveniva tutto questo sembra che
don Alfredo facesse una vita da nababbo, distraendo i fondi destinati alla struttura e spendendone parte in beni di lusso. Nella residenza cosentina del religioso erano stati ritrovati
persino beni di valore storico e artistico come
Il Papa Giovanni XXIII
quadri d’autore e mobili di particolare pregio.
Il procedimento sia era difeso in mille rivoli a cause delle scelte fatte dagli imputati e per
il proscioglimento di alcuni di loro. I processi
che ne sono scaturiti sono ancora in corso.
MARTEDÌ 22 novembre 2011 PAGINA 33
l’ora di Corigliano
Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: corigliano@calabriaora.it
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La cartoplastica Barilari
un’industria di estorsioni
Dall’inchiesta Santa Tecla emerge un altro filone d’indagine
Le estorsioni praticate dall’organizzazione per il tramite delle società di cartoplastica di Maurizio Barilari ma intestate ad un prestanone. E’ questo uno
degli altri filoni dell’inchiesta santa Tecla, ed è il pentito Carmine Alfano a
spiegarne i meccanismi al pm Luberto
in alcuni interrogatori: «Ho già riferito
dell’impresa di distribuzione di cartoplastica attraverso la quale Maurizio e
gli altri avevano imposto il proprio monopolio nel mercato di Corigliano. Riassumendo: nei primi anni 2000, l’azienda di distribuzione di prodotti di cartoplastica è stata iniziata con partita iva
intestata a Lucia Cimino, moglie di Massimo Mauro, fratello di Pino Mauro.
Questa donna fungeva da prestanome
cioè era una persona pulita che avrebbe
potuto evitare controlli da parte delle
forze dell’ordine e sequestri attraverso le
misure di prevenzione. Alla rivendita lavorava Massimo Mauro, marito della
Cimino cui si era evitato di intestare
l’impresa in quanto sarebbe stato immediatamente percepibile l’interesse di
Giuseppe Mauro, persona da tutti conosciuta come luogotenente di Maurizio
Barilari. Lucia Cimino era perfettamente a conoscenza del fatto che l’azienda a
lei intestata aveva guadagnato una posizione di monopolio in Corigliano attra-
Maurizio Barilari
verso le intimidazioni che venivano perpetrate da Maurizio Barilari e Pino
Mauro. Costoro contattavano, in modo
capillare, gli esercenti cui imponevano il
prodotto. Cimino, era addetta alle vendite e, insieme al marito, alle consegne
che effettuava dopo che Pino Mauro e
Maurizio Barilari avevano contattato il
fornitore. Maurizio Barilari e Pino Mauro non avevano bisogno di particolari
intimidazioni in quanto erano conosciu-
centro di eccellenza
Associazioni preoccupate
sul futuro della struttura
Preoccupazione per le incertezze sulle sorti del Centro
di eccellenza, vengono
espresse in un documento
da 23 associazioni cittadine,
stilato nel corso di una riunione tenutasi nei giorni
scorsi nella struttura di via
Machiavelli allo Scalo. «Conclusi i tre anni di gestione
dell’associazione Mondiversi onlus, a cui si esprime
plauso per il servizio svolto, si legge nel documentol’Amministrazione straordinaria comunale non ha ancora provveduto ad indicare
date certe per la gestione futura. Il Centro di eccellenza è
una delle realtà più importanti della città, che ha avuto
in questi anni un fondamentale ruolo di aggregazione ed
ha consentito al terzo setto-
re, alle scuole e ai più diversi
soggetti di usufruire di un
luogo idoneo per le proprie
iniziative e ha ospitato la
gran parte delle iniziative sociali e culturali della città. Per
questi motivi Il centro va sostenuto ed incentivato e non
può e non deve subire cambiamenti di destinazione
d’uso o alterazioni nella sua
funzione. Ogni tentativo di
snaturare il Centro (anche
con la richiesta di oneri finanziari da parte del comune), verrà da queste organizzazioni contrastato. Il Centro non può e non deve essere considerato un bene qualsiasi da mettere “a frutto”.
Ha una sua destinazione ed
una sua storia che devono
essere rispettate».
g.d.p.
COMUNE
tel. 0983\889703
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ti e quindi bastava che dicessero di essere titolari di una ditta di cartoplastica
per determinare gli esercenti a prendere i prodotti esclusivamente da loro.
Non ricordo vi sia stato bisogno di atti di
intimidazione perché la ditta di Lucia
Cimino guadagnasse una posizione di
sostanziale monopolio. Dopo l’insorgere dei contrasti con Pino Mauro, nel corso del 2006, e cioè, dopo l’arresto di
Maurizio Barilari in conseguenza della
denuncia sporta da Massimo Mauro, è
stata costituita un’altra ditta individuale intestata a Leopoldo Cosimo Martilotti che era un ragazzo che aveva lo
stesso ruolo di Lucia Cimino cioè una
persona pulita che fungeva da prestanome al fine di evitare controlli e sequestri con le misure di prevenzione. Maurizio Barilari, in particolare, era angosciato dalla possibilità dei sequestri per
il tramite delle misure di prevenzione.
Per questa ragione intestava ad una serie di persone, che ho anche indicato in
altri verbali, ogni attività evitando di
spendere il proprio nome. Martilotti, come Lucia Cimino, era a conoscenza delle intimidazioni effettuate per imporre
questa nuova ditta di distribuzione della cartoplastica».
GIACINTO DE PASQUALE
corigliano@calabriaora.it
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soppressione
Scuola via Rimembranze
Le perplessità dell’Udc
Stupore e perplessità
sono i sentimenti che avverte il dirigente dell’Udc
locale, Francesco Marino
Scarcella, nell’apprendere la notizia dell’ipotetica
chiusura del Circolo didattico di via Rimembranze a Corigliano Centro, edificio storico che
ospita al suo interno un
numero consistente di
alunni. poveri di farne
parte. «Di certo – affer- Francesco Marino Scarcella
ma l’esponente dell’Udc è che questo duro provvedimento creerebbe nei bambini
un disagio emotivo, infatti essi verrebbero smistati in altre scuole presenti nel territorio senza pensare alle varie
complicazioni che si innescherebbero in loro. Decisiva è
anche la linea dura che i genitori insieme ai maestri stanno adottando, infatti si stanno organizzando e mobilitando, affinché la loro voce arrivi a chi intende spostare la
scuola dei loro figli. La mia non vuole essere una posizione né polemica né strumentale, ma vuole essere un’esortazione ad una seria ed attenta riflessione sul da farsi.
Pervenire ad una soluzione che miri a non snaturare l’edificio scolastico e cogliere la positività che questo offre a livello di mobilità sociale nei confronti del Centro storico,
sono i presupposti fondamentali dai quali partire in vista
di una soluzione ponderata. Fatto ancora più grave sarebbe, a mio avviso, se in questa struttura scolastica venissero spostati gli uffici del giudice di pace, cosi come
si vocifera. Fermo restando la necessità, che l’ufficio del
giudice di pace, resti in Corigliano Centro, va detto che
molti sono gli edifici vuoti che la casa comunale ha a disposizione, e di cui può avvalersi, come ad esempio le
“Clarisse” o altra soluzione confacente. Il principio a cui
faccio riferimento è il principio della speranza, che vede
lo stato, la cosa pubblica, non come un nemico».
rifondazione
Gorgoglione rieletto segretario
Il congresso comunista si è tenuto sabato al centro di eccellenza
Antonio Gorgoglione, per acclamazione, è stato confermato segretario cittadino di Rifondazione Comunista. La riconferma è avvenuta a conclusione dei lavori dell’ottavo congresso cittadino di
Prc. I lavori congressuali si sono tenuti
sabato scorso presso il Centro di eccellenza «con l’obiettivo – si legge nel comunicato stampa diffuso al termine - di
riorganizzare i propri organismi dirigenti e con l’auspicio di costruire un soggetto unitario, plurale e di massa della sinistra, che è la “Federazione della Sinistra”.
Alternativa al capitalismo e al neo-liberismo imperante, responsabili della crisi economica planetaria di cui i popoli,
loro malgrado, sono solo degli spettatori passivi. I lavori – prosegue la nota hanno visto una nutrita partecipazione
di iscritti ed aspiranti tali, nonché di
compagni, che pur rimanendo fedeli agli
ideali che questo partito rappresenta, ne-
Antonio Gorgoglione
gli anni avevano deciso di allontanarsi,
per l’alta conflittualità che si era sviluppata tralasciando le reali vertenze ed
aspettative della comunità. E’ stato un
congresso molto partecipato, sia per la
qualità degli interventi, sia per il messaggio unanime che i presenti, sopraggiunti numerosi, alcuni anche solo come
semplici uditori, hanno voluto dare all’assemblea, che è quello di vedere finalmente la realizzazione di un unico soggetto politico di sinistra e ben riconoscibile, che sia veicolo di tutte le istanze di
coloro che guardano con fiducia ad una
alternativa di società e che pensano che
questa crisi debbano pagarla coloro che
l’hanno causata, le banche e gli speculatori finanziari. L’assemblea all’unanimità ha eletto come componenti del direttivo Rocco Argentino, Armando Borrelli, Tommaso Capriccioso, Antonio De
Marco, Franco Lazzarano, Luciano Manfrinato, Antonio Orsini, Pierfrancesco
Orsini, Francesco Sommario, Nadia Tornello e Vincenzo Zampino». (gdp)
9
Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011
Calabria
.
REGGIO Il pentito Marco Marino è stato sentito dai pm della Dda di Catanzaro che indagano sulle intimidazioni
Bombe ai magistrati, l’altra verità
Questa nuova versione sarebbe in contrasto con quella del boss Lo Giudice
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Marco Marino sta vuotando il sacco. Sta dicendo quanto è a sua conoscenza sulle intimidazioni ai
magistrati reggini. Interrogato
nel carcere di massima sicurezza,
dove sconta la condanna all’ergastolo per concorso nell’omicidio
di Gigi Rende (vigilantes ucciso il
1 agosto 2007 durante l’assalto a
un furgone portavalori), il collaboratore di giustizia avrebbe raccontato ai pm della Dda di Catanzaro, la sua “verità” sulle bombe
che nel 2010 hanno sconvolto la
vita in riva allo Stretto. Avrebbe
parlato di quanto accaduto all’alba del 3 gennaio, quando l’esplosione di un micidiale ordigno
composto da un panetto di tritolo
e una bombola di gas, aveva devastato l’ingresso del palazzo di via
Cimino dove si trovano gli uffici
della Procura generale.
Avrebbe poi parlato della bomba esplosa nella notte tra il 25 e 26
agosto, scardinando il portone e
mandando in frantumi i vetri delle finestre della casa del procuratore generale Salvatore Di Landro, al secondo dei cinque piani di
un condominio in via Rosselli, in
pieno centro, a quattro passi dal
Museo. Marino avrebbe trattato
anche il terzo gravissimo episodio
della strategia della tensione
messa in atto in modo pesante
dalla ’ndrangheta reggina. Il riferimento è al bazooka trovato poco
più di un anno fa, precisamente il
5 ottobre, su un marciapiede del
quartiere Sant’anna, a poca distanza dal Cedir, il palazzone che
ospita gli uffici giudiziari. Marino
avrebbe sostenuto di aver visto e
trasportato il famoso bazooka,
rinvenuto sotto un vecchio materasso, accanto a un cassonetto
della spazzatura.
Quanto rivelato dal collaboratore colliderebbe con le dichiarazioni di un altro pentito, il boss
Antonino Lo Giudice, peraltro già
sentito dagli inquirenti catanzaresi competenti delle indagini che
interessano i colleghi reggini.
Le dichiarazioni di Marino sono state raccolte dal procuratore
di Catanzaro Antonio Vincenzo
Mariano Gulino con in mano la corona della Madonna di Polsi
LOCRI Gulino, sanluchese d’adozione
Ispettore della Forestale
muore nel Palermitano
schiacciato dal trattore
Antonio Strangio
SAN LUCA
Investigatori impegnati in via Cimino nei rilievi in occasione dell’attentato alla sede della Procura generale reggina
Lombardo e dal sostituto Salvatore Curcio. Presente il suo legale di
fiducia, l’avvocato Antonino Aloi,
il pentito avrebbe offerto ai magistrati le coordinate delle sue conoscenze in ordine agli attentati
che hanno a lungo fatto accendere sulla città dello Stretto i riflettori dell’attenzione nazionale e
internazionale.
Appare ipotizzabile che Marino attinga alle esperienze fatte
nell’ambito della sua carriera criminale e alla conoscenza diretta
dei presunti protagonisti delle
sconvolgenti iniziative criminali.
Il collaboratore di giustizia era già
stato sentito dai magistrati della
Dda Reggina, il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Giuseppe Lombardo. E, oltre a raccontare i suoi trascorsi di rapinatore autoaccusandosi di una trentina di “colpi”, per Marino c’era
stata l’occasione per ricostruire le
Antonio Vincenzo Lombardo
Salvatore Curcio
sue radici criminali come componente del “gruppo di fuoco” legato alla cosca dei “Ficareddi”, collocata nell’orbita del clan dei Serraino. E proprio sul clan Serraino
si erano orientate le prime indagini della Dda catanzarese che ave-
va notificato quattro avvisi di garanzia ad altrettanti presunti appartenenti al potente sodalizio
della ’ndrangheta reggina. L’iniziativa si era registrata in contemporanea con l’operazione “Epilogo”, condotta il 30 settembre del-
lo scorso anno contro una delle
più potenti organizzazioni della
’ndrangheta reggina, capace di
esercitare il dominio assoluto sul
territorio che va da San Sperato
(frazione collinare cittadina) a
Cardeto (nel cuore dell’Aspromonte). L’operazione aveva portato in carcere 15 dei 22 destinatari di un’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal gip Santoro
su richiesta dei magistrati della
Dda Giuseppe Lombardo e Marco
Colamonici. Le indagini sugli attentati ai magistrati reggini hanno subito variazioni di percorso
dopo le rivelazioni di Antonino Lo
Giudice, il boss pentito che si è autoaccusato, chiamando in causa il
fratello, Luciano, un presunto appartenente al clan e un amico di
questi. Adesso arrivano le rivelazioni di Marino. Toccherà ai pm di
Catanzaro valutarle e stabilirne
l’utilità ai fini delle indagini.
Un tragico incidente sabato
scorso è costato la vita all’ispettore capo del Corpo Forestale
dello Stato, in servizio presso la
caserma di Locri, Mariano Gulino. Siciliano, per diversi anni
in servizio a San Luca, dove si
era sposato e messo su famiglia, l’ispettore ha perso la vita
nella sua Bompietro (Palermo)
dove si era recato nella prima
mattinata di sabato per far visita agli anziani genitori e alla sorella Anna. Secondo le poche
notizie che siamo riusciti ad
avere, Gulino è morto mentre
tentava di avviare il vecchio
trattore che utilizzava da anni
per lavorare la terra. Il vecchio
cingolato, per una manovra errata, o forse a causa di un malore del conducente, si è capovolto schiacciandolo.
Affetto da alcuni anni da
una grave malattia, che però
non gli impediva di svolgere il
suo lavoro di ispettore forestale, sempre al servizio della gente e della montagna, soprattutto l’Aspromonte, che considerava la sua seconda casa, Mariano Gulino era nato nel 1954,
e soltanto da poco aveva compiuto 57 anni. L’ispettore da
anni si era trasferito da San Luca a Locri, ed era un esempio e
un punto di riferimento per
molti colleghi della zona. Lascia la moglie e una figlia. Aveva avuto anche un maschio,
purtroppo stroncato da un tu-
more, quando da poco aveva
compiuto diciotto anni.
Non sarà facile dimenticare
la bontà, il servizio diligente e il
senso del dovere di un uomo e
un servitore dello Stato che,
pur tra mille avversità, per
giunta in una zona difficile come la Locride, ha saputo creare
solidi legami con tutti, in virtù
di un servizio pulito e votato alla salvaguardia di quei valori
che dovrebbero distinguere
ogni essere umano.
«Uomo generoso e competente – si legge in un comunicato del Corpo Forestale dello
Stato – Gulino era stimato ed
apprezzato dentro e fuori
dall’amministrazione di appartenenza e si era sempre contraddistinto per onestà e correttezza. Nonostante un doloroso lutto che aveva recentemente colpito la sua famiglia e
una grave patologia con la quale combatteva da anni, l’ispettore Gulino ha continuato a
svolgere fino alla fine la propria attività lavorativa con dedizione ed alto senso del dovere, dando grande lustro al Corpo forestale dello Stato in tutto
il comprensorio della Locride.
Lascia un grande vuoto nella
moglie Maria e nella figlia Loredana, oltre che in tutti coloro
che hanno avuto la fortuna di
conoscerlo e lavorare con lui».
I funerali, che saranno officiati dal vescovo di Locri,
mons. Giuseppe Fiorini Morosini, si svolgeranno oggi nella
cattedrale di Locri, alle 15.
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Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Calabria
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REGGIO Il pentito Marco Marino è stato sentito dai pm della Dda di Catanzaro che indagano sulle intimidazioni
Bombe ai magistrati, l’altra verità
Questa nuova versione sarebbe in contrasto con quella del boss Lo Giudice
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Marco Marino sta vuotando il sacco. Sta dicendo quanto è a sua conoscenza sulle intimidazioni ai
magistrati reggini. Interrogato
nel carcere di massima sicurezza,
dove sconta la condanna all’ergastolo per concorso nell’omicidio
di Gigi Rende (vigilantes ucciso il
1 agosto 2007 durante l’assalto a
un furgone portavalori), il collaboratore di giustizia avrebbe raccontato ai pm della Dda di Catanzaro, la sua “verità” sulle bombe
che nel 2010 hanno sconvolto la
vita in riva allo Stretto. Avrebbe
parlato di quanto accaduto all’alba del 3 gennaio, quando l’esplosione di un micidiale ordigno
composto da un panetto di tritolo
e una bombola di gas, aveva devastato l’ingresso del palazzo di via
Cimino dove si trovano gli uffici
della Procura generale.
Avrebbe poi parlato della bomba esplosa nella notte tra il 25 e 26
agosto, scardinando il portone e
mandando in frantumi i vetri delle finestre della casa del procuratore generale Salvatore Di Landro, al secondo dei cinque piani di
un condominio in via Rosselli, in
pieno centro, a quattro passi dal
Museo. Marino avrebbe trattato
anche il terzo gravissimo episodio
della strategia della tensione
messa in atto in modo pesante
dalla ’ndrangheta reggina. Il riferimento è al bazooka trovato poco
più di un anno fa, precisamente il
5 ottobre, su un marciapiede del
quartiere Sant’anna, a poca distanza dal Cedir, il palazzone che
ospita gli uffici giudiziari. Marino
avrebbe sostenuto di aver visto e
trasportato il famoso bazooka,
rinvenuto sotto un vecchio materasso, accanto a un cassonetto
della spazzatura.
Quanto rivelato dal collaboratore colliderebbe con le dichiarazioni di un altro pentito, il boss
Antonino Lo Giudice, peraltro già
sentito dagli inquirenti catanzaresi competenti delle indagini che
interessano i colleghi reggini.
Le dichiarazioni di Marino sono state raccolte dal procuratore
di Catanzaro Antonio Vincenzo
Mariano Gulino con in mano la corona della Madonna di Polsi
LOCRI Gulino, sanluchese d’adozione
Ispettore della Forestale
muore nel Palermitano
schiacciato dal trattore
Antonio Strangio
SAN LUCA
Investigatori impegnati in via Cimino nei rilievi in occasione dell’attentato alla sede della Procura generale reggina
Lombardo e dal sostituto Salvatore Curcio. Presente il suo legale di
fiducia, l’avvocato Antonino Aloi,
il pentito avrebbe offerto ai magistrati le coordinate delle sue conoscenze in ordine agli attentati
che hanno a lungo fatto accendere sulla città dello Stretto i riflettori dell’attenzione nazionale e
internazionale.
Appare ipotizzabile che Marino attinga alle esperienze fatte
nell’ambito della sua carriera criminale e alla conoscenza diretta
dei presunti protagonisti delle
sconvolgenti iniziative criminali.
Il collaboratore di giustizia era già
stato sentito dai magistrati della
Dda Reggina, il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Giuseppe Lombardo. E, oltre a raccontare i suoi trascorsi di rapinatore autoaccusandosi di una trentina di “colpi”, per Marino c’era
stata l’occasione per ricostruire le
Antonio Vincenzo Lombardo
Salvatore Curcio
sue radici criminali come componente del “gruppo di fuoco” legato alla cosca dei “Ficareddi”, collocata nell’orbita del clan dei Serraino. E proprio sul clan Serraino
si erano orientate le prime indagini della Dda catanzarese che ave-
va notificato quattro avvisi di garanzia ad altrettanti presunti appartenenti al potente sodalizio
della ’ndrangheta reggina. L’iniziativa si era registrata in contemporanea con l’operazione “Epilogo”, condotta il 30 settembre del-
lo scorso anno contro una delle
più potenti organizzazioni della
’ndrangheta reggina, capace di
esercitare il dominio assoluto sul
territorio che va da San Sperato
(frazione collinare cittadina) a
Cardeto (nel cuore dell’Aspromonte). L’operazione aveva portato in carcere 15 dei 22 destinatari di un’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal gip Santoro
su richiesta dei magistrati della
Dda Giuseppe Lombardo e Marco
Colamonici. Le indagini sugli attentati ai magistrati reggini hanno subito variazioni di percorso
dopo le rivelazioni di Antonino Lo
Giudice, il boss pentito che si è autoaccusato, chiamando in causa il
fratello, Luciano, un presunto appartenente al clan e un amico di
questi. Adesso arrivano le rivelazioni di Marino. Toccherà ai pm di
Catanzaro valutarle e stabilirne
l’utilità ai fini delle indagini.
Un tragico incidente sabato
scorso è costato la vita all’ispettore capo del Corpo Forestale
dello Stato, in servizio presso la
caserma di Locri, Mariano Gulino. Siciliano, per diversi anni
in servizio a San Luca, dove si
era sposato e messo su famiglia, l’ispettore ha perso la vita
nella sua Bompietro (Palermo)
dove si era recato nella prima
mattinata di sabato per far visita agli anziani genitori e alla sorella Anna. Secondo le poche
notizie che siamo riusciti ad
avere, Gulino è morto mentre
tentava di avviare il vecchio
trattore che utilizzava da anni
per lavorare la terra. Il vecchio
cingolato, per una manovra errata, o forse a causa di un malore del conducente, si è capovolto schiacciandolo.
Affetto da alcuni anni da
una grave malattia, che però
non gli impediva di svolgere il
suo lavoro di ispettore forestale, sempre al servizio della gente e della montagna, soprattutto l’Aspromonte, che considerava la sua seconda casa, Mariano Gulino era nato nel 1954,
e soltanto da poco aveva compiuto 57 anni. L’ispettore da
anni si era trasferito da San Luca a Locri, ed era un esempio e
un punto di riferimento per
molti colleghi della zona. Lascia la moglie e una figlia. Aveva avuto anche un maschio,
purtroppo stroncato da un tu-
more, quando da poco aveva
compiuto diciotto anni.
Non sarà facile dimenticare
la bontà, il servizio diligente e il
senso del dovere di un uomo e
un servitore dello Stato che,
pur tra mille avversità, per
giunta in una zona difficile come la Locride, ha saputo creare
solidi legami con tutti, in virtù
di un servizio pulito e votato alla salvaguardia di quei valori
che dovrebbero distinguere
ogni essere umano.
«Uomo generoso e competente – si legge in un comunicato del Corpo Forestale dello
Stato – Gulino era stimato ed
apprezzato dentro e fuori
dall’amministrazione di appartenenza e si era sempre contraddistinto per onestà e correttezza. Nonostante un doloroso lutto che aveva recentemente colpito la sua famiglia e
una grave patologia con la quale combatteva da anni, l’ispettore Gulino ha continuato a
svolgere fino alla fine la propria attività lavorativa con dedizione ed alto senso del dovere, dando grande lustro al Corpo forestale dello Stato in tutto
il comprensorio della Locride.
Lascia un grande vuoto nella
moglie Maria e nella figlia Loredana, oltre che in tutti coloro
che hanno avuto la fortuna di
conoscerlo e lavorare con lui».
I funerali, che saranno officiati dal vescovo di Locri,
mons. Giuseppe Fiorini Morosini, si svolgeranno oggi nella
cattedrale di Locri, alle 15.
Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011
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Cronaca di Reggio
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Il Consiglio comunale
elegge il questore
Dopo la seduta andata
deserta ieri si riunirà
oggi il civico consesso
che dovrà eleggere il
consigliere questore.
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.
MULTISERVIZI Il sindaco, accompagnato dal presidente della società, si è recato ieri a Palazzo del Governo per esporre le iniziative a tutela del Comune
Arena a Varratta: alzata la soglia di attenzione
Per impedire l’infiltrazione del malaffare nella gestione del servizio. Il prefetto prende atto e resta vigile
Pino Toscano
La tempesta giudiziaria che
ha
investito
Multiservizi
creando profondo disagio a
Palazzo San Giorgio, detentore del 51 per cento della azioni della società mista, ha indotto ieri il sindaco Demetrio
Arena a recarsi a Palazzo del
Governo per un incontro col
prefetto Luigi Varratta. Una
decisione dettata dall’esigenza di fare il punto della situazione e soprattutto di aggiornare il rappresentante del governo, attraverso la dettagliata informativa del vertice di
Multiservizi, sulle iniziative
già svolte e su quelle in corso
da parte della società per tenere il malaffare fuori dalle
sue stanze.
Proprio per fornire al prefetto un quadro completo delle misure adottate da quando,
nell’aprile scorso, la magistratura ha ipotizzato la pesante
intromissione della cosca Tegano nella gestione della società per il tramite di Giuseppe Rechichi (azionista al 33
per cento) facendo scattare la
prima parte dell’operazione,
Arena si è fatto accompagnare
dal presidente di Multiservizi,
l’avvocato Andrea Viola.
Il colloquio è durato circa
un’ora. Al termine, Palazzo
San Giorgio ha diffuso un comunicato nel quale riassume
il senso della conversazione.
«Il Sindaco – recita la nota –
Andrea Viola,
presidente della
Multiservizi,
società partecipata
al 51% dal Comune
ha consegnato un dossier
completo degli atti predisposti dagli organi statuari della
Multiservizi dai quali emerge
l’attività volta a tutelare
l’azienda contro il rischio di
infiltrazioni mafiose. In un
momento così particolare, il
primo cittadino ha voluto
esternare al Prefetto la volontà di porre massima attenzione non solo ai nuovi risvolti
della vicenda giudiziaria, ma
anche alla complessità della
gestione del contratto di servizio in essere con la società
partecipata del Comune. Di
tutte le iniziative adottate e di
quelle future – aggiunge la nota – il Sindaco terrà costantemente aggiornato il Prefetto
di Reggio Calabria».
Alla comunicazione strettamente istituzionale, Arena –
che si dice soddisfatto del colloquio – accoppia delle considerazioni più dirette: «In questa fase così delicata ogni tipo
di iniziativa da intraprendere
deve essere ponderata, evidenziando inoltre che il sequestro delle quote societarie
oggetto d’indagine determina
una condizione di maggiore
garanzia considerato che tali
quote saranno gestite dallo
Stato attraverso gli amministratori giudiziari. È chiaro –
ha concluso il sindaco – che i
miei interlocutori, in questo
momento non possono che essere le Istituzioni competenti».
Il prefetto, da parte sua,
non si è negato al cronista. «Il
sindaco Arena e il presidente
Viola mi hanno riferito sull’attività intrapresa a tutela del
Comune e della società e contenuta in un documento che
LEONIA Intervento di Larizza (Fit-Cisl)
Stipendio sì o no?
Lavoratori in ansia
Il prefetto Luigi Varratta sta seguendo con molto scrupolo la vicenda della società Multiservizi
mi è stato consegnato per un
più accurato esame. In particolare mi hanno specificato
gli interventi posti in essere a
seguito del primo episodio,
assicurandomi che adesso, sugli sviluppi dell’inchiesta, la
soglia di attenzione verrà ulteriormente alzata con un costante monitoraggio delle dinamiche interne a Multiservizi e l’adozione di tutte le forme di cautela nell’interesse
Il prefetto Varratta sarà
messo costantemente
al corrente di tutte le
vicende di Multiservizi
dei lavoratori e del servizio ai
cittadini. Ho preso atto di
quanto mi è stato rappresentato, riservandomi naturalmente di approfondire autonomamente i diversi aspetti
della questione».
Il caso Multiservizi, intanto, continua a scuotere gli ambienti politici. Il centrosinistra
spara a zero contro l’attuale e
la precedente amministrazione comunale, sostenendo che
le griglie di controllo sono state insussistenti o, in ogni caso,
non hanno funzionato. Dalla
parte del centrosinistra, ovviamente, si replica accusando l’opposizione di condurre
azioni denigratorie.
Demetrio Arena
Stipendio sì o stipendio no? È
questa la domanda che da giorni
si pongono i lavoratori di leonia
e che la rappresentanza aziendale Fit-Cisl, attraverso una nota del segretario Giuseppe Larizza, rimbalza sui vertici della società.
«Giornalmente, finito il turno
– evidenzia la nota – gli operai
tornano a casa frustrati per non
essere in condizione di garantire
ai loro familiari quando sarà
possibile poter soddisfare i bisogni primari e finalmente rifornire i frigoriferi vuoti delle loro case. A quando lo stipendio? In silenzio la moglie, il marito, i figli
attendono buone nuove che non
arrivano e che lasciano al genitore un senso di grande sconforto ed impotenza.
La segreteria Fit-Cisl provinciale, unitamente alle altre organizzazioni – ricorda il comunicato – ha già proclamato una seconda protesta con uno sciopero
di 48 ore per il 13 e 14 dicembre
prossimi. Il mancato pagamento
dello stipendio è una delle ragioni momentanee importanti, ma
ci domandiamo come sarà il domani. Quindi riteniamo sia ur-
gente riuscire a poter sigiare un
protocollo di intesa che impegni
le parti (Comune-azienda-sindacati a programmare il "come
riuscire" a far superare le difficoltà economiche di Leonia in
ragione dei crediti pregressi
vantati. Ad oggi bisogna riconoscere gli sforzi dell'Amministrazione comunale per garantire
puntualmente ogni mese le spettanze correnti alla società. Probabilmente l'Amministrazione
dovrebbe fare uno sforzo finanziario maggiore a fronte di un
impegno di puntuale rispetto
delle scadenze per gli stipendi
da parte della Leonia, noi siamo
disponibili a concordare tempi e
modalità con l'obiettivo comune
di ristabilire l'equilibrio economico-finanziario della società
che è la garanzia per il futuro dei
lavoratori che hanno il diritto di
vivere dignitosamente con il
frutto del loro onesto lavoro.
Evitare i disservizi ai cittadini
e il costo della giornata dello
sciopero ai lavoratori – conclude
Larizza – è un successo che chiama tutti noi al senso di responsabilità e all'impegno per trovare
idonee soluzioni».
Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Reggio
.
Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della Procura
LA PROTESTA
Omicidio Filianoti senza colpevoli
il gip archivia il fascicolo contro ignoti
I giudici di pace
si astengono
dalle udienze
e chiedono
la riforma
Dopo tre anni di indagini serrate non è emersa alcuna traccia
Piero Gaeta
Un altro omicidio reggino senza colpevoli. Dopo tre anni di
indagini serrate, i pm Antonio
De Bernardo, Giovanni Bontempo e Federico Perrone Capano hanno chiesto al gip l’archiviazione del caso che riguardava l’omicidio di Giovanni Filianoti, il noto agente
generale dell’Ina Assitalia assassinato a pistolettate la sera
del primo febbraio 2008 sulla
porta di casa. E il gip ha accolto la richiesta formulata dai
rappresentanti della Procura,
che avevano aperto una fascicolo contro ignoti, ordinando
l’archiviazione del caso.
È bene precisare, tuttavia,
che quest’archiviazione, non
pregiudica ulteriori indagini
della Procura sull’omicidio
nell’ipotesi in cui dovessero
emergere nuove piste investigative. Almeno questo è quanto sperano e si augurano la
moglie e i tre figli dell’assicuratore che non possono certo
rassegnarsi alla morte del proprio caro senza conoscere il
motivo del suo barbaro assassinio e senza nemmeno sapere
chi è stato a sparare senza
nessuna pietà in quella fredda
notte del febbraio di tre anni
fa.
L’omicidio di Giovanni Filianoti è stato uno di quei casi
di cronaca nera che ha scosso
la città fin dalle sue fondamenta più profonde sia per le
modalità dell’esecuzione avvenuta in un orario (intorno
alle 21) insolito, sia per la vittima stessa. Un uomo assai
noto in città, Giovanni Filianoti, che ha lasciato un profonodo vuoto in tutti coloro che
l’hanno conosciuto.
Maria Francesca Toscano
Maurizio Lavilla
Ieri gli ultimi interrogatori di garanzia
Rispondono al gip
la moglie di Zumbo
e i fratelli Lavilla
Gli inquirenti sul luogo dell’omicidio avvenuto nel febbraio 2008
Giovanni Filianoti
Preso atto dell’archiviazione ordinata dal giudicie per le
indagini preliminari, dunque,
restano adesso soltanto i fatti
cristallizzati dalla storia di un
omicidio, finora, dai contorni
inspiegabili.
Ignoti killer, dunque, hanno atteso sotto la sua abitazione di via Melacrino, nella zona degli Ospedali Riuniti, Giovanni Filianoti e l’hanno ucciso con quattro colpi di pistola
calibro 7,65. Il killer ne aveva
esplosi sette ma solo quattro –
come ha accertato l’esame autoptico – hanno centrato il
bersaglio causando una morte
quasi istantanea.
Un altro fatto acclarato dalle indagini svolte dalla Squadra mobile della Polizia è che
il killer ha sparato da distanza
ravvicinata e non ha dato
scampo all’assicuratore.
Compiuta la sua missione
di morte, l’assassino si è poi
allontanato dal luogo dell’agguato verosimilmente in sella
auna moto guidata da un
complice, lasciandosi alle
spalle il corpo senza vita di un
personaggio conosciuto e stimato in riva allo Stretto oltre
che per la sua attività professionale anche per i suoi trascorsi di dirigente di basket
femminile.
Giovanni Filianoti era sposato e aveva tre figli, Natalia
(che l’ha sostituito alla guida
dell’agenzia
assicurativa),
Walter e Roberto. E sono stati
proprio i familiari a fare la terribile scoperta accorrendo in
strada, subito dopo aver sentito i colpi di pistola tentando
un disperato soccorso.
Ha risposto e si è difesa Maria
Francesca Toscano, avvocato e
moglie del commercialista Giovanni Zumbo, finita in carcere
nel corso dell’operazione
“Astrea”, condotta contro alcuni professionisti appartenenti
alla “zona grigia” e al servizio,
secondo l’accusa, della cosca
Tegano. Assistita dall’avvocato
Giulia Dieni, l’indagata è stata
interrogata ieri dal gip Tommasina Cotroneo. A differenza del
marito (interrogato con altri
cinque indagati sabato) che si
era avvalso della facoltà di non
rispondere, Maria Francesca
Toscano ha risposto alle domande del giudice rigettando le
accuse.
E lo stesso hanno fatto i fratelli Antonio e Maurizio Lavilla,
entrambi assistiti dall’avvocato
Lorenzo Gatto. In particolare
Maurizio Lavilla ha ricostruito
punto per punto la costituzione
della società “Sica srl” e la ragione della sua nascita. Ha parlato
dei rapporti con Giuseppe Re-
chichi, titolare della Comedil.
Lavilla ha spiegato al gup Cotroneo, presente il pm Beatrice
Ronchi, che l’interesse suo e del
fratello era indirizzato al campo in cui operava la Comedil, in
materia di fornitura di materiale edile.
Dopo aver spiegato i rapporti
con Rechichi e i rapporti con
creditori, operai della ditta, fornitori, ha trattato i rapporti bancari indicando conti correnti e
atti notarili, precisando date e
circostanze che non risultavano
nell’ordinanza, Infine Maurizio
Lavilla ha parlato del rapporto
di conoscenza con Giovanni
Zumbo e i suoi familiari. Ha riferito che quando vennero cedute
le quote della Sica agli Zumbo si
provvide mediante compensazione, di avere e dare intervenuto tra la stessa Sica e la ditta
costruzioni di Maurizio Lavilla.
La difesa ha preannunciato il
deposito di documenti da utilizzare per la richiesta di scarcerazione dei due fratelli. (p.t.)
Da ieri, come annunciato, la
magistratura di pace ha iniziato l’astensione dalle udienze
che si protrarrà fino al 2 dicembre. «Protestiamo – spiega Antonino Scordo, presidente della sezione distrettuale dell’Associazione nazionale giudici di
pace – contro la continua lesione dei più elementari diritti costituzionali. Migliaia di giudici
di pace hanno lo status di lavoratori in nero, privi di coperture previdenziali e assistenziali
e il mancato riordino della magistratura di pace, attesa da oltre un decennio, ha reso insostenibile la situazione».
Scordo continua: «Solo con
la riforma che preveda la continuità nell’esercizio delle funzioni è possibile garantire la
necessaria autonomia e indipendenza del giudice e, quindi, il rispetto del diritto dei cittadini a una giustizia giusta ed
efficiente. Chiediamo al Governo e al Parlamento di intervenire con la massima urgenza. Siamo convinti che la scadenza di circa 700 giudici di
pace possa rappresentare l’occasione giusta per l’approvazione di una norma sulla continuità».(p.t.)
Antonino Scordo
Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011
37
Reggio Tirrenica
.
PALMI Decollo stentato per il maxi-processo davanti alla Corte d’assise
GIOIA TAURO
“Cosa mia”, udienza punteggiata
da schermaglie tra accusa e difesa
Sabato
Consiglio
comunale
sulla sanità
nella Piana
Sono 47 gli imputati che hanno scelto il giudizio con rito ordinario
Ivan Pugliese
GIOIA . Il Consiglio comunale è
PALMI
Stenta a decollare il maxi-processo che prende il nome dall’operazione “Cosa Mia” in corso di svolgimento dinanzi alla Corte d’Assise di Palmi (Silvia Capone presidente, a latere Gaspare Spedale).
Ieri, giornata dedicata esclusivamente alle questioni preliminari sollevate dai numerosi collegi
difensivi. In apertura la dott.ssa
Capone, in relazione alla ricusazione avanzata nei suoi confronti
da una delle difese, ha demandato la questione alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, respingendo invece tutte le altre questioni
sollevate nella prima udienza.
Fino a tarda serata, l’udienza è
stata caratterizzata da continue
schermaglie tra accusa (presente
in aula il sostituto della Dda di
Reggio, Giovanni Musarò) e difese, con queste ultime che hanno
sollevato numerosi rilievi in particolare sull’utilizzo delle intercettazioni ambientali, soprattutto in
relazione al metodo utilizzato.
Opposizione da parte del Pm che
ha comunque chiesto i termini alla Corte per poter meglio argomentare le sue controdeduzioni.
Sollevate inoltre eccezioni relative alla violazioni dei diritti di difesa e alla mancata o ritardata consegna degli elenchi delle trascrizioni peritali.
A restare in sospeso la questione relativa al deposito fuori tempo massimo della lista testi da
parte dell’accusa, preannunciata
dalla difese ma non ancora “ufficialmente” avanzata alla Corte,
che si è riservata di decidere nella
prossima udienza per le questioni
nel frattempo sollevate dalle difese.
Alla sbarra ci sono alcuni dei
componenti della consorteria
Il nuovo edificio che ospita il Liceo “N. Pizi” a Palmi
PALMI Niente spostamento di sedi
Dimensionamento
scolastico, la “ricetta”
di Saletta e Barone
PALMI. Riflettori puntati sul ridi-
Il Palazzo di Giustizia di Palmi
Giovanni Musarò
Gallico impegnati dalla fine degli
anni ’70 in una sanguinosa faida
con i Condello prima e con i Bruzzise (anche loro a processo) poi.
Sono 47 gli imputati che hanno
scelto di farsi giudicare con il rito
ordinario: Oscar Barbaro, Antonio Bruzzise, Carmelo Bruzzise,
Fortunata Bruzzise, Elena Bruzzise, Giovanni Bruzzise, Giuseppe
Bruzzise, Vincenzo Bruzzise, Vincenzo Cambareri, Antonino Giovanni Campagna, Domenico Vincenzo Campagna, Roberto Caratozzolo, Carmela Carbone, Antonio Cilona, Antonino Ciappina,
Antonino Costa, Antonio Costantino, Francesco Cutrì, Maria Ditto, Carmine Gaglioti, Mariangela
Gaglioti, Rocco Salvatore Gaglioti, Pasquale Galimi, Vincenzo Galimi, Antonino Gallico, Domenico
Gallico, Giuseppe Gallico, Rocco
Gallico, Teresa Gallico, Matteo
Gramuglia, Vincenzo Gramuglia,
Pasquale Mattiani, Alfredo Morabito, Filippo Morgante, Lucia Giuseppe Morgante, Placido Morgante, Salvatore Morgante, Vincenzo Oliverio, Giuseppe Papasergi, Fortunato Princi, Diego
Rao, Carmine Demetrio Santaiti,
Carmelo Sciglitano, Domenico
Sciglitano, Vincenzo Sciglitano,
Maria Carmela Surace e Vincenza
Surace.
L’operazione condotta nel giugno 2010 dalla Dda reggina, dalla
Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Palmi, aveva portato alla luce le “attenzioni” che alcune famiglie
operanti nel triangolo compreso
tra Palmi, Seminara e Barritteri,
avevano sugli appalti del quinto
macrolotto dell’A3, con la pretesa
del 3% quale “tassa di sicurezza”
imposta dalle cosche. Laureana Forte esortazione ai genitori perché «vigilino per educare» i loro figli
mensionamento scolastico da
parte dei consiglieri provinciale
Giuseppe Saletta e Giovanni Barone. «Al fine di evitare la soppressione di alcuni Istituti – evidenziano –, altrimenti inevitabile, è stata approntata la soluzione che meglio riesce a contemperare le esigenze degli studenti
e degli operatori con la rigida e
insindacabile disciplina posta
dal Ministero».
«Alla luce dei ripetuti incontri
con il presidente della Provincia
Giuseppe Raffa e con l’assessore
alla PI Giovanni Calabrese, con
l’Ufficio scolastico regionale di
Catanzaro, oltre che - per quanto attiene le scuole primarie e
dell’infanzia - delle osservazioni
avanzate dagli uffici comunali
competenti, abbiamo inteso
suggerire – proseguono Saletta
e Barone –, per la scuola primaria, la formazione di due Istituti
comprensivi: il primo costituito
dalla Media “Zagari”–“Milone”
e dalle Elementari “De Zerbi”,
con le relative scuole dell’infanzia; il secondo, composto dalla
Media “Minniti”, dalle Elementari “S. Francesco” con le relative scuole dell’infanzia e le scuole
primarie di Seminara».
Per quanto concerne la scuole
superiori la proposta dei due
consiglieri provinciali prevede
«una dirigenza per il Liceo pedagogico “Alvaro”; una dirigenza
unica per Agrario, Istituto professionale, industriale e artigianato “Ferraris” e Tecnico Commerciale “Einaudi”; un’ulteriore
dirigenza per il Liceo classico-scientifico “Pizi”. Un caso a
parte è costituito dall’Istituto
d’Arte “Guerrisi”, che a breve diverrà Liceo artistico» e la cui dirigenza dovrebbe essere accorpata al Tecnico di Gioia Tauro per
l’anno 2012-2013, dovendosi
poi prevedere per l’annualità
successiva una nuova organizzazione unitaria con gli altri licei
palmesi. Tale “disegno” prevede
che «nessuna scuola sarà spostata di sede, né si prevedono perdite di posti di personale Ata».
Inoltre, su proposta dei due
consiglieri la dirigente del settore P.I. della Provincia, dott.ssa
Crucitti, «ha predisposto gli atti
per contribuire economicamente all’acquisto di uno scuolabus
per i bambini di Tonnara e delle
periferie verso le scuole di pertinenza. E, dalla scorsa settimana,
si sta provvedendo alla pulizia
dei cortili e delle aree esterne
della scuola d’arte e del liceo pedagogico». (i.p.)
stato convocato in via straordinaria per sabato prossimo per
la trattazione di un solo argomento: “Sanità nella Piana e
ospedale di Gioia Tauro”. Il
punto è stato concordato nei
giorni scorsi in una riunione
dei capigruppo seguita da una
conferenza stampa, nel corso
della quale il sindaco Renato
Bellofiore prima e diversi consiglieri dopo, senza distinzione
di appartenenza politica, hanno voluto denunziare atteggiamenti dei vertici dell’Asp 5 finalizzati ad affossare il “Giovanni XXIII”. Il primo cittadino
ha voluto dare atto alla rappresentante del Pdl, dott. Anna
Maria Stanganelli, per avere
chiesto, oltre un mese fa, la
convocazione di una seduta ad
hoc sui problemi della sanità
nella Piana. Nella stessa occasione è stata anche preannunciata una manifestazione di
protesta fissata per il 16 dicembre p.v. a cui è stata sollecitata
la partecipazione degli altri
Comuni del comprensorio penalizzati da provvedimenti che
non contribuiscono certo a dare garanzie ai cittadini nel
campo della sanità. (g.s.)
Il “Giovanni XXIII” di Gioia
NELLA SEDE DELL’ITIS Su iniziativa del circolo “La Bellona”
Solidarietà, il Premio “San Gregorio” Cinema indipendente, “Inti-illimani”
in anteprima anche a Polistena
assegnato al sociologo Marziale
Michelangelo Monea
LAUREANA
Premio San Gregorio 2011 ad
Antonio Marziale “che nel rogo
dei disvalori e delle fatue certezze mediatiche, martella le coscienze dei falsi latori di risolutezza e fa da usbergo ai sacrosanti diritti dei minori nei quali,
per il mormorio dell’incalzante
stormo dell’inquietudine, sono
immanenti tormentosi dubbi e
facili illusioni”.
Con questa lapidaria motivazione incisa su lamina argentea
l’Amministrazione comunale e
il parroco di Laureana hanno firmato e assegnato l’annuale premio “San Gregorio” dedicato alla Solidarietà per l’anno 2011,
in occasione della solenne festa
del Santo Patrono San Gregorio
Taumaturgo, al sociologo Antonio Marziale che pur avendo
varcato i confini della Calabria e
vivendo a Milano, non dimentica la sua terra natia. Gli studi e i
riconoscimenti nazionali e internazionali lo hanno posto alla
Presidenza dell’Osservatorio
sui diritti dei minori nonché
consigliere della Commissione
parlamentare per l’Infanzia. Il
suo curriculum di studi e di successi è abbastanza noto in tutti
gli ambienti interessati ai problemi della età evolutiva e della
famiglia.
Era già venuto a Laureana nel
marzo scorso, il dott. Marziale,
originario di Taurianova al centro della Piana, su invito del parroco don Vincenzo Feliciano per
tenere una conferenza e con la
sua convincente oratoria sui te-
Antonio Marziale tra il sindaco Mimmo Ceravolo e don Vincenzo Feliciano
mi a lui tanto cari sulla famiglia,
l’infanzia e i diritti dei minori
aveva colpito nel segno, suscitando l’interesse del folto uditorio e il plauso del sindaco Domenico Ceravolo.
Da lì è partita, forse, l’unanime decisione per l’assegnazione
del premio annuale San Gregorio. Un premio che negli anni
scorsi è stato attribuito a persone di rilievo nazionale che, a
qualsiasi titolo, si siano distinte
nel campo della solidarietà sociale. Quella di Laureana è stata,
a parte la solennità per la contemporanea celebrazione eucaristica, un’occasione per il folto
pubblico, le numerose autorità assessori e consiglieri, i comandanti delle stazioni di carabinie-
ri e CFs, l’ottetto musicale della
“Ragone” diretto dal Maestro
Managò che ha eseguito musiche di circostanza durante la
messa, le associazioni sportive,
la benemerita Avis e le altre organizzazioni cattoliche laureanesi, di salutare e ringraziare,
con un solidale applauso, l’impegno del conterraneo studioso
e valido difensore della categoria sociale più debole: i minori.
E Marziale, congedandosi, ha
ricordato i bambini che soffrono
in ogni parte del mondo ed ha
menzionato con commozione
quelli che anche all’interno della famiglia hanno subito violenza, citando Ciccio e Tori, Yara
Gambirasio e Sara Scalzi, per significare che i pericoli possono
presentarsi anche in famiglia,
con ciò incitando i genitori a vigilare per educare. «Oggi i figli
hanno i computer e pochi libri,
nella mia famiglia non c’erano
computer ma c’erano molti libri», ha detto il sociologo per
suggerire la necessità della cultura mediante la lettura e lo studio. E ancora, concludendo ,ha
ringraziato il sindaco e il “mio
amico don Cecè” ed ha esclamato: «Ho avuto premi in tutto il
mondo ma quando un premio ti
arriva dalle viscere della tua terra l’emozione è forte. Il mio augurio è per tutti i bambini del
mondo e per una Calabria migliore, perché si può».
Don Feliciano, coadiuvato
dal viceparroco don Antonio Lamanna e dal diacono Agresta, al
momento dell’omelia ha ringraziato tutti i presenti con vibranti
parole e riferendosi all’evangelo
odierno, ha incitato tutti ad imitare Cristo ed ha affermato:
«Abbiamo bisogno di uomini
che guardino al modello Cristo
che promette e fa».
Il sindaco Ceravolo ancora
una volta soddisfatto ha voluto
ricordare come tutte le iniziative intraprese dalla sua amministrazione in favore dei giovani,
in tutte le attività (sportive, musicali, artistiche ecc) incoraggiati, siano motivo di orgoglio
personale e merito di tutta la cittadinanza. «Oggi i ragazzi di
Laureana possono scegliere tra
tante attività – ha detto Ceravolo – e se solo uno di essi è sottratto ai pericoli è un successo personale e di tutta la società laureanese».
Attilio Sergio
POLISTENA
Venerdì 25 novembre, in anteprima nazionale, anche a Polistena (proiezione alle ore 11
nella sede dell’Itis “Conte Milano” in via dello Sport) uscirà
il film “Inti-illimani” di Francesco Cordio e Paolo Pagnoncelli.
Il film verrà proiettato nel
circuito nazionale di “cinema
indipendente” del quale fa
parte il locale circolo culturale
“La Bellona” presieduto dal
dott. Pietro Paolo Cullari.
«È inutile descrivere la mia
soddisfazione – ci ha detto il
presidente Cullari – per quello
che è un evento storico per Polistena, la Piana, la Provincia e
l’intera Calabria. Ancora una
volta Polistena è al centro
dell’attenzione nazionale. “Inti-illimani”, come l’intera rassegna (Polistena è l’unica città
della Calabria a proporre fino
a giugno, in contemporanea
nazionale, sedici pellicole, divise tra lungometraggi, medio
metraggi e cortometraggi, direttamente ricevute dalla sede
nazionale di “Distribuzione Indipendente”), rappresentano
una svolta importante».
Lo stesso presidente Cullari
dà notizia che solo alcuni giorni fa ha firmato un accordo con
il “cinema indipendente” di
Roma e, d’accordo con la Federazione circoli del cinema calabrese, ha avuto la certezza di
poter ospitare a Polistena il
Premio internazionale cinematografico del Cinema Indipendente.
Pietro Paolo Cullari
«Un fatto storico – a parere
di Pietro Paolo Cullari – del
quale, oltre a giovarne i commercianti locali per il notevole
afflusso di persone che raggiungerà Polistena, beneficerà
l’intero comprensorio che avrà
la possibilità di ammirare, valutare e premiare dei capolavori che nessuno può vedere
nei cinema e che a Polisena invece si avrà la possibilità di visionare».
Grazie all’accordo firmato
con il cinema indipendente di
Roma, arriveranno in città registi e attori da ogni parte del
mondo: «Per tutti loro – ha aggiunto Cullari – Polistena diventerà una città importante
grazie all’assegnazione del
Premio “La Bellona”, dal nome
della famosa opera dello scultore polistenese Francesco Jerace».
Dallo stesso Cullari si ap-
prende che saranno gli alunni
del Liceo artistico di Cittanova, guidato dalla preside
dott.ssa Teresa Crupi, a realizzare materialmente il premio una statuetta che rappresenterà appunto “La Bellona” dello
scultore Jerace - per cui a Polistena sarà assegnato il premio che, a seconda delle categorie, sarà d’oro, d’argento e di
bronzo.
Questo il messaggio che l’associazione “La Bellona” intende
trasmettere attraverso la sua
attività in campo culturale:
«Crescere assieme e vivere assieme – ha sottolineato il presidente Cullari – per essere
protagonisti positivi per Polistena e la Piana. Fare cinema
di qualità e poter entrare in
contatto con attori e registi
qualitativamente importanti,
questa è cultura. Questo cammino – questo è l’auspicio di
Cullari – deve vedere impegnati, al nostro fianco, le istituzioni a tutti i livelli in quanto
sono convinto che, come si
parla di 'ndrangheta e di tutte
le cose brutte della nostra Piana, è un obbligo parlare delle
cose belle e altamente culturali. Ecco perché chiediamo
l’aiuto di tutti, altrimenti –
conclude il presidente – continueremo ad andare avanti lo
stesso, con le forze locali,
all’insegna della gratuità e del
volontariato».
Ma se sforzo vi deve essere,
da parte delle Istituzioni che
possono supportare tali progetti, è bene considerare che a
beneficiarne è solo la collettività.
Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
40
Reggio Ionica
.
PROCESSO “FEHIDA” Le motivazioni della sentenza della Corte d’assise d’appello (filone abbreviati)
Faida di S. Luca, sanguinario «flagello»
L’assoluzione della “primula rossa” Vottari e le condanne di Pipicella e Aguì
Rocco Muscari
LOCRI
La faida di San Luca, che da 20 anni vede contrapposti i Pelle-Vottari ai Nirta-Strangio, viene definita dalla Corte d’assise d’appello
di Reggio «un flagello» per le dimensioni dello scontro e le modalità con le quali si sono affrontate
le famiglie e per le decine di morti
che hanno insanguinato quel territorio e la Germania, con la strage di Duisburg. Nelle quasi 1800
pagine di motivazioni la Corte
(Fortunato Amodeo presidente,
Maria Luisa Crucitti consigliere
relatore) ripercorre tutte le fasi
del processo d’appello “Fehida”
(in primo grado rito abbreviato)
che ha visto imputate 37 persone.
Nelle motivazioni si conferma
che la ripresa della faida è riconducibile all’attentato subito il 31
luglio 2006 da Francesco Pelle
“Ciccio Pakistan” (ergastolo) che
ha avuto come conseguenza quella voglia di vendetta che ha portato alla strage di Natale dello stesso anno, nel corso della quale è rimasta uccisa Maria Strangio, con
il ferimento di altre tre persone,
tra i quali un minore. Per questo
ultimo delitto la Corte reggina ha
confermato l’assoluzione per
Santo Vottari (cl. 72), ritenuto
dall’accusa il presunto organizzatore. Sebbene i giudici di secondo
grado abbiano confermato che il
39enne Vottari, irreperibile, abbia un ruolo apicale nella consorteria (condannato a 10 anni e 8
mesi), riguardo alla strage non
hanno ravvisato elementi certi.
«Le emergenze investigative –
Roberto Aguì
Francesco Pelle detto “Ciccio Pakistan”: dal suo ferimento ripartì la faida di S. Luca. Qui sopra Giuseppe Pipicella
scrivono i giudici – se pure hanno
imposto di riconoscere all’imputato posizione di vertice in seno
alla cosca di famiglia con compiti
di promozione e di direzione, non
sembravano collocarlo sui luoghi
teatro dei delitti di Natale 2006».
La conclusione della Procura,
reiterata nell’atto di appello, secondo cui l’apporto di Vottari si
sarebbe sostanziato nell’aver maneggiato le armi, perché in quanto organizzatore stava dietro le
quinte a svolgere funzioni di supporto, appare alla Corte reggina
«frutto di un’evenienza logica,
ipotizzata, desunta dal solo rinve-
nimento delle particelle binarie».
E il rinvenimento delle particelle,
se indicativo dell’uso di armi, per i
giudici estensori «non risulta univocamente rivolto a provare che
si sia trattato dell’uso di quelle armi impiegate nei fatti di Natale».
E non trova sostegno la tesi della Procura di un coinvolgimento
di Vottari nell’organizzazione
dell’eccidio il contenuto delle dichiarazioni dell’allora ragazza di
Sebastiano Vottari, che riferiva di
un rapporto tra Francesco Pelle e i
cugini Vottari, in quanto non viene mai citato il 39enne, bensì il
fratello Franco e lo stesso Seba-
stiano Vottari. Su questo punto i
relatori ritengono che il narrato
del collaboratore di giustizia Vincenzo Marino sia «lacunoso».
Le dichiarazioni di Marino sono state determinanti, insieme alle videoriprese effettuate dai carabinieri in contrada Ricciolio,
come riscontro della tesi accusatoria nei confronti di Giuseppe Pipicella, condannato in primo grado a 2 anni e 4 mesi con l’accusa di
assistenza agli associati, e Roberto Aguì, assolto dal gup Petrone,
entrambi condannati in appello a
8 anni per associazione mafiosa.
Giuseppe Pipicella “Peppe u zi-
pangulu”, il 6 luglio scorso è andato a Reggio per la lettura della
sentenza, e lì è arrestato e tradotto in carcere. Roberto Aguì (‘81)
inteso “il meccanico”, è stato arrestato dopo la lettura del dispositivo mentre si trovava a casa.
La sentenza d’appello, come si
ricorderà, ha portato alla conferma delle pene di primo grado per
Achille Marmo (8 anni), Giulia
Alvaro (1 anno 5 mesi e 10 giorni,
pena sospesa); Emanuele Biviera
(8 anni); Giuseppe Biviera (8 anni); Vincenzo Biviera (8 anni);
Michele Carabetta (8 anni); Mario Di Bonito (5 anni); Giovanni
Strangio, cl. 1966 (8 anni); Elia
Giuseppe Giosafatte (5 anni); Antonio Giorgi (8 anni); Vincenzo
Giorgi (4 anni); Domenico Mammoliti (8 anni); Giovanni Marrapodi (1 anno e 6 mesi, pena sospesa); Francesco Napoli (5 anni);
Paolo Nirta (8 anni); Sebastiano
Nirta (2 anni); Antonia Pelle (1
anno e 4 mesi, pena sospesa); Domenico Pelle (8 anni); Maria Pelle (1 anno e 4 mesi); Giuseppe Pugliesi (8 anni); Raffaele Stranieri
(8 anni); Antonio Vottari (8 anni); Teresa Vottari, cl. 1947 (4 anni). Rideterminata la pena a
Gianfranco Antonioli ( 4 anni).
l’assise d’appello ha assolto dal
reato di assistenza agli associati
Caterina Giorgi, Teresa Giorgi e
Barbara Rocca. Confermate le assoluzioni per Francesco Barbaro
“u castanu”, Giuseppe Pelle (cl.
1960), Domenico Pizzata, Francesco Strangio “Ciccio Boutique”,
Antonella Vottari, Teresa Vottari,
(cl. 1970), Domenico Nirta e Antonio Romano.
LOCRI La vicepresidente del Consiglio comunale si dimette in aperta polemica con il presidente Cavo
Capogreco getta la spugna: «Clima dittatoriale»
Pino Lombardo
LOCRI
Ieri si è dimessa il vicepresidente del consiglio comunale di Locri – la consigliera di minoranza del gruppo “LeAli alla Città”
Anna Francesca Capogreco. Si
va facendo più pesante l’aria
nel Civico consesso locrese. La
consigliera, che aveva preannunciato il suo gesto nel corso
del Consiglio del 9 novembre,
ha formalizzato ieri la decisione con una lettera inviata al
presidente del Consiglio Antonio Cavo, e per conoscenza al
sindaco Giuseppe Lombardo.
«Mi dimetto da vicepresidente del Consiglio comunale –
scrive Capogreco – perché sono
venuti meno il senso di collaborazione ed il rispetto dei ruoli.
A spingere la Capogreco sono
state «la mancata collaborazione e la poca considerazione» da
parte della presidenza: «Tale
decisione – scrive – è dettata
dall’impossibilità di continuare
a ricoprire un ruolo che non
viene rispettato dalla stessa
presidenza guidata dall’avvocato Antonio Cavo». Evidenzia
la Capogreco di essere «obbligata, a causa dell’impertinenza
di alcuni, a dover lasciare questo incarico» e ribadisce che
«dal momento dell’elezione ho
sempre rispettato l’incarico affidatomi, assumendomi le mie
responsabilità e mettendomi al
servizio della comunità e mai
avrei pensato che qualcuno potesse immaginare che sarei stata un “pennacchio” in mano ad
altri. La mia intenzione – prosegue – è sempre stata quella di
rivestire un compito così delicato, dando il mio contributo e affidandomi alla cooperazione
del presidente. Mi sono illusa di
poter svolgere questo incarico
in maniera seria e costruttiva,
vista la mia giovane età e l’entusiasmo che ripongo nell’attività politica. Ma mi sono sbagliata, perché ho riscontrato solo un clima dittatoriale del presidente Cavo che non ha mai
condotto alla consultazione,
La consigliera comunale Anna Francesca Capogreco
non riuscendo mai a trovare un
accenno di dialogo costruttivo
per il bene della città, mio interesse primario. Sono state ignorate e sottovalutate molte richieste da me esposte al presidente»
La goccia che ha fatto traboc-
BOVALINO Incontro propedeutico con l’assessore Maesano
care il vaso sarebbero state il
non voto per riconoscere la
contrada Moschetta come “Borgo d’Eccellenza” e la decisione
adottata qualche giorno fa dal
presidente Cavo di non aderire
alla richiesta delle minoranze
di convocare un Consiglio co-
munale con all’ordine del giorno la situazione del contenzioso del Comune.
A proposito di Moschetta,
Capogreco scrive: «Sono state
dette molte scelleratezze e da
ultimo è stata ignorata la mia
richiesta di affrontare l’argomento in Consiglio invertendo
l’ordine del giorno. Quindi –
conclude – di fatto, sono stata
sfiduciata dagli stessi componenti della maggioranza consiliare guidata dal sindaco Lombardo i quali precedentemente
mi avevano accordato fiducia.
Istanze e consigli sono stati negati e contrapposti e, pertanto,
venendo meno corrispondenza,
collaborazione e il rispetto del
mio ruolo, mi dimetto, lasciando ad altri l’incarico di essere
“abbindolati” ed essere “burattini” in mano a un presidente e
una Giunta comunale avversa
ad ogni tipo di collaborazione e
dialogo». «Continuerò – conclude – a dare il mio contributo
per la città da consigliera di minoraza».
L’avv. Salvatore Staiano mentre pronuncia la sua arringa
LOCRI L’arringa dell’avv. Staiano
Curciarello e Martino:
«Prove a loro carico
suggestive e lacunose»
LOCRI. «Le prove a carico di Mi-
chele Curciarello e Antonio
Martino sono suggestive e lacunose, non vi sono elementi sui
quali fondare una sentenza di
condanna, e pertanto vanno assolti». L’avv. Salvatore Staiano
ha reiterato la richiesta di assoluzione nei confronti dei presunti
esecutori
materiali
dell’omicidio di Salvatore Cordì, come nell’udienza precedente gli altri componenti del collegio difensivo, avvocati Cosimo
Albanese e Mario Mazza, contestando l’assunto dell’accusa,
rappresentata dal pm Antonio
De Bernardo, che a conclusione
della requisitoria ha chiesto l’ergastolo per ciascuno degli imputati.
La discussione dell’avv.
Staiano, di grande impatto, si è
aperta con l’assunto che non vi è
prova del mandato, né di un movente: «La causale rappresentata dalla Procura è generica – ha
sottolineato – non vi sono elementi a sostegno per affermare
una responsabilità penale di
Curciarello e Martino perché,
nel computo dell’impianto accusatorio i miei assistiti sono avulsi
dal contesto storico ed ambientale relativo all’asserito scontro
armato tra i Cataldo e i Cordì».
Il difensore ha rilevato che
nella corposa corrispondenza
tra Tommaso Costa e Giuseppe
Curciarello non vi è traccia dei
due imputati: «Nonostante tutto quello che è stato rappresentato dall’accusa – ha detto ancora – non vi è neanche un cenno al
cugino Michele Curciarello, e
meno che mai ad Antonio Martino». Per l’avv. Staiano manca sia
il «movente di cosca», sia quello
personale relativo alla possibile
vendetta di Curciarello per l’assassinio del cognato Pietro Caccamo, avvenuto ad opera di
ignoti nel dicembre del 2000 a
Siderno, sostenendo che non vi
sono elementi probatori sui quali si possa reggere l’impianto accusatorio della Procura.
Rispetto alle dichiarazioni
dei collaboratori di giustizia il
difensore ha rilevato che il narrato di Bruno Piccolo e quello di
Domenico Novella non coinvolgono i due imputati in quanto
generici. Rispetto alle dichiarazioni di Vincenzo Marino l’avv.
Staiano ha affermato: «Tutto
quello che ha riferito in questo
processo è inutilizzabile, in primo luogo perché il narrato è tardivo, perché avviene dopo la
scadenza dei 180 giorni dettati
dal legislatore per i collaboratori. E poi Marino è estraneo
all’ambiente criminoso di Locri
e tutto quello che afferma di
aver appreso è de relato, e manca di coerenza, precisione e specificità». Quanto al contributo di
Domenico Oppedisano il penalista lo ritiene «costruito» sia sulla
base di un acredine personale
contro i Cataldo, sia perché frutto della lettura dei giornali.
«Non credo alla bontà del suo
pentimento – ha sottolineato
l’avv. Staiano – come non credo
che sia stato avvicinato su sollecitazione di un legale di questo
processo per tentare di inquina-
«I miei assistiti sono
avulsi dal contesto
storico-ambientale
relativo allo scontro
tra i Cataldo e i Cordì»
re il dibattimento, perché l’avvocato in questione non difende
i due imputati e, allo stato, non
vi sono accuse nei suoi confronti». L’avvocato, sul punto, ha
detto di essere pronto a chiedere
la trasmissione degli atti alla Distrettuale per fare piena luce su
quanto affermato da Oppedisano, per dissipare ogni dubbio
circa la professionalità del collegio difensivo.
Infine l’avv. Staiano ha chiesto alla Corte d’Assise di valutare la risultanze della relazioni
tecniche di parte e quelle della
perizia del maresciallo Marco
Romeo, rispetto alle conclusioni
sulle analisi dello stub sui due
imputati. E in merito ha richiamato l’attenzione sulla «insuperabilità» della perizia Romeo in
merito allo stub bianco, non
espletato in sede di prelievo.
Il processo si conclude giovedì con le repliche delle parti e il
ritiro della Corte in camera di
consiglio.(r.m.)
LOCRI A un convegno sulla legalità, con altre delegazioni di Reggio e Polistena
Verso la Consulta delle associazioni Le studentesse del liceo “Mazzini” a Firenze
LOCRI. La cultura? «Una via fon-
Giuseppe Pipicella
BOVALINO
Per volontà della civica amministrazione e in particolar modo
dell’assessore Vincenzo Maesano, si comincia a parlare della
necessità di realizzare «un percorso condiviso tra istituzioni e
realtà territoriali» attraverso la
costituzione dell’Albo e della
Consulta comunale delle associazioni. Il primo incontro, organizzato dal Comune in collaborazione con la Provincia, ha
visto la partecipazione delle
rappresentanze di almeno una
quarantina di associazioni cul-
Da sinistra: Maesano, Polimeno, Nucera e il sindaco Mittiga
turali e sociali, gruppi sportivi e
musicali e artisti, del sindaco
Tommaso Mittiga, del consigliere regionale Giovanni Nucera e del consigliere provinciale
Alessandra Polimeno.
Nel dibattito sono intervenuti tra gli altri, l’attore-regista Nino Racco, il pittore Diego Cataldo, i delegati dell’associazione
“Don Pino Puglisi”, Domenico
Agostini dell’Unla.
damentale da seguire per combattere il male che è radicato nella martoriata terra di Calabria».
È quanto ribadito nel convegno
“Legalità e Democrazia” tenutosi nei giorni scorsi a Firenze, al
quale hanno partecipato delegazioni di studenti calabresi. Tra
esse quella delle allieve del liceo
delle scienze umane “Giuseppe
Mazzini”, accompagnata dal
preside Rosario Lucifaro e dalla
professoressa Beatrice Dante. Il
convegno, organizzato dal presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, ha visto tra
i protagonisti il magistrato Nico-
La delegazione locrese al convegno fiorentino
la Gratteri. Gli studenti reggini –
c’erano anche quelli dell’istituto
tecnico per geometri “Righi” di
Reggio Calabria e dell’Itis “Maria Milano” di Polistena – erano
accompagnati dagli assessori
provinciali Eduardo Lamberti
Castronuovo e Giovanni Calabrese ed hanno avuto come coordinatore il preside Luigi Nicita.
Gratteri con il suo consueto
stile fuori dagli schemi, ha riba-
dito ancora una volta che l’antidoto alla criminalità organizzata è la cultura. E rivolgendosi ai
giovani, il procuratore geracese
li ha invitati a «non farsi strumentalizzare», e li ha stimolati
ad analizzare il fenomeno mafioso, cercando di individuarne
le connessioni e i rapporti ambigui con la politica, per sviluppare una coscienza critica e per essere cittadini attivi e onesti di domani. Ed ha rcordato che la
‘ndrangheta «non è un fenomeno circoscritto a un territorio,
ma si può manifestare ovunque,
in qualsiasi cosa sia compiuta illegalmente».(p.l.)
Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011
41
Reggio Ionica
.
SIDERNO Il 53enne è finito in carcere lo scorso anno a seguito dell’operazione “Crimine”
GIOIOSA JONICA
Confiscati i beni ad Antonio Futia
fedelissimo del boss Commisso
Per un valore di 700 mila euro, compresa la nota impresa di trasporti
Provincia,
finanziamenti
in arrivo
per impianti
sportivi
Antonello Lupis
Piero Roberto
ROCCELLA
Ancora confische di beni di provenienza sospetta. E sempre a
Siderno. Dopo i beni (valore di
circa 500 mila euro) sottratti
nei giorni scorsi a Francesca Fanito, moglie del sidernese Michele Curciarello, di 49 anni, attualmente detenuto e imputato
in processo in corso a Locri davanti ai giudici della Corte d’assise, nella mattinata di ieri gli
agenti della Polizia di Stato del
commissariato di Siderno, diretto dal vicequestore Stefano
Dodaro, hanno notificato a un
altro sidernese, Antonio Futia,
di 53 anni, un decreto di confisca emesso dai giudici del Tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione.
Secondo la stima fatta dalla
Polizia di Stato, ammonterebbe
a circa 700 mila euro il valore
dei beni sottoposti a confisca
nella mattinata di ieri. Si tratta,
scendendo nello specifico, del
patrimonio aziendale (comprensivo dei conti correnti funzionali all’attività commerciale) dell’impresa individuale
“Autotrasporti Futia”, con sede
a Siderno in via Lamia e due polizze vita, intestate ad Antonio
Futia, del valore complessivo di
circa 100 mila euro. A Futia, attualmente detenuto, inoltre è
stata applicata, per tre anni, la
sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nella cittadina di residenza. Con lo stesso provvedimento di confisca emesso dai
giudici del Tribunale reggino, è
stata disposta la nomina di un
perito in modo da accertare il
valore dell’immobile a tre piani,
situato sempre nella contrada
L’aula del Consiglio comunale sidernese
SIDERNO Convocato il civico consesso
Giovedì la delibera:
il Comune parte civile
nel processo Crimine
Aristide Bava
SIDERNO
Il parco mezzi dell’azienda di autotrasporti di Futia confiscata
to sidernese, e dalla moglie Immacolata Sergio.
Antonio Futia nel luglio del
2010 è stato raggiunto da un
decreto di fermo emesso dalla
Procura distrettuale di Reggio
Calabria nell’ambito della vasta
inchiesta, lungo l’asse Locride-Calabria-Lombardia, nota
col nome di operazione “Crimine”. Il suo arresto, però, scattò
dopo un breve periodo di irreperibilità.
Futia – secondo gli investigatori della Polizia di Stato – sarebbe da considerare come uno
dei cosiddetti “fedelissimi” del
capobastone e “padrino” di
punta della ‘ndrangheta reggina Giuseppe Commisso, alias “u
mastru”, col quale, appunto, in
diverse occasioni – secondo i
magistrati della Dda reggina –
avrebbe discusso all’interno
della lavanderia “Apegreen” di
Siderno di questioni attinenti i
cosiddetti locali di ‘ndrangheta
della Locride.
Il decreto di confisca di ieri è
il primo provvedimento maturato a Siderno nell’ambito del
mega sequestro di beni (circa
200 milioni di euro) compiuto a
novembre del 2010 dalle forze
dell’ordine su disposizione
dell’autorità giudiziaria reggina.
BIANCO. I carabinieri della locale compagnia, Nucleo radiomobile, hanno arrestato due operai, A.M., 34 anni, e B.R., 32. I
due sono stati sorpresi dai carabinieri alla guida di un furgone
Iveco 35 con all’interno circa
150 chilogrammi di filo di rame
di provenienza illecita e del valore complessivo di circa 600
euro. Potrebbe trattarsi del rame rubato nella notte tra sabato
e domenica scorsi alla società
Telecom nella contrada Pantano Piccolo di Brancaleone.
GIOIOSA JONICA Rossi risponde alle lamentele dei cittadini
polizia municipale, in modo
da poter sanzionare eventuali
situazioni non regolamentari».
«Nelle scorse settimane –
aggiunge Rossi – sono stati effettuati dei controlli per quanto riguarda l’abusivismo all’interno del mercato domenicale,
lo stesso si farà per ciò che riguarda locali di proprietà del
Comune. Anche io personalmente ho ricevuto segnalazioni del genere da alcuni cittadini, segnalazioni che vanno tenute in considerazione perché
utili a migliorare la vivibilità di
Gioiosa Jonica. Nonostante i
tagli effettuati dal governo
centrale sono sicuro che la nostra amministrazione, in primis il sindaco Mario Mazza, farà di tutto per tenere il paese
nelle migliori condizioni possibili sotto l’aspetto della viabilità come già fatto per quanto
riguarda il problema relativo
alla raccolta dei rifiuti».
Antonio Futia
Lamia di Siderno, intestato a
Michele Futia, 79 anni, padre di
Antonio Futia. Ciò per verificare il reale valore dell’imponente
immobile e l’eventuale differenza o squilibrio con i redditi dichiarati dall’anziano pensiona-
Abusivismo e parcheggi selvaggi
l’assessore: «Stiamo provvedendo»
Antonio Labate
GIOIOSA JONICA
Alcuni cittadini di Gioiosa Jonica hanno lamentato, tramite
una lettera indirizzata all’assessore al Commercio Aldo
Rossi, alcune irregolarità per
quanto riguarda l’occupazione
del suolo pubblico a causa dei
diffusi parcheggi abusivi sui
marciapiedi, vedi viale delle
Rimembranze, con conseguente disagio per i pedoni e
in particolare per i cittadini
portatori di handicap che debbono usare una sedia a rotelle
per i loro spostamenti. Critiche
sono state anche mosse per la
poca chiarezza nell’assegna-
zione dei locali di proprietà del
comune.
L’assessore Rossi dopo aver
preso visione della lettera ha
detto: «Mi sento in dovere di
dare una risposta a questi cittadini, visto che senza dubbio
la situazione riportata in questa lettera è veritiera. Stiamo
lavorando per risolvere questo
imbarazzante problema. Una
parte di questi disagi è causata
dai molti cantieri aperti in paese che hanno sottratto molti
spazi agli operatori commerciali ma che daranno un nuovo
volto alla nostra cittadina. Ci
attiveremo per un controllo
più massiccio del territorio,
impegnando gli uomini della
Aldo Rossi
Il Consiglio comunale di Siderno è stato convocato per giovedì in sessione straordinaria alle
19. Il presidente Vincenzo Mollica ha previsto come primo argomento della discussione la
“comunicazione del documento della Conferenza dei capigruppo sulla situazione sanitaria della Locride”. Come si ricorderà la problematica era
stata oggetto di una seduta
convocata su richiesta dei consiglieri comunali del Pd.
In quell’occasione Domenico Panetta e i suoi colleghi di
partito , Maria Teresa Fragomeni, Gabriella Boccuti, Nunziatina Galluzzo e Agostino
Baggetta avevano presentato
un lungo documento che – su
proposta del sindaco Riccardo
Ritorto – era stato demandato a
una successiva riunione dei capigruppo per una verifica della
possibilità di addivenire, previo opportuni emendamenti, a
un’approvazione
unitaria.
L’impegno era di portarlo alla
approvazione di un successivo
consiglio comunale. Adesso,
appunto, si è dato corso a que-
ROCCELLA JONICA Votate le mozioni al Convegno dei Minimi
Rifondazione verso il congresso
la sezione ha rinnovato il direttivo
ROCCELLA
Il percorso dell’VIII congresso nazionale del partito della Rifondazione comunista, che si concluderà a Napoli dal 2 al 4 dicembre, ha
fatto tappa anche a Roccella, al
Convento dei Minimi. I lavori
congressuali, introdotti e moderati dal presidente Pietro Commisso, affiancato dal garante Nicola Limoncino, sono entrati nel
vivo con la presentazione da parte del segretario uscente di circo-
lo, prof. Nicola Lucà, della mozione sul tema “Unire la sinistra d’alternativa, uscire dal capitalismo
in crisi”, con cui ha sostenuto la
tesi dell’«attualità del comunismo e della necessità della Rifondazione comunista», invitando i
militanti a prepararsi a una fase di
opposizione e riposizionamento
e spiegando come il capitalismo
non sia in grado di dare una risposta ai problemi dell’umanità. Altrettanto schietta Alessia Candido, cui è toccato il compito di presentare la mozione n. 2 sull’esi-
Il tavolo dei relatori
Saranno finalmente ristrutturati e riqualificati lo stadio
comunale di calcio e i campetti di calcio a cinque grazie
a un finanziamento di 35 mila euro per interventi urgenti
deliberati dall’Amministrazione provinciale a favore del
Comune di Gioiosa Jonica.
La notizia è stata data al termine della riunione di Giunta
dal presidente della provincia Giuseppe Raffa al vice sindaco Rocco Giuseppe Mazzaferro. È stata anche comunicata l’elargizione di un contributo a favore dell’associazione onlus ”Crescere Giocando” di 12 mila euro, da
impegnare
nel
settore
dell’educazione e dell’assistenza ai bambini bisognosi
di recupero scolastico, che ha
sede a Gioiosa Jonica.
«Questi interventi finanziari – ha detto il vicesindaco
Mazzaferro – erano attesi da
tempo, e consentono, per
quanto riguarda gli impianti
sportivi, di adeguare le strutture per favorire le normali
discipline agonistiche, mentre per quanto riguarda l’assistenza educativa viene data
la possibilità all’associazione
beneficiaria
di
offrire
all’utenza un servizio più efficiente». L’amministrazione
comunale ha già sottoscritto
protocolli d’intesa sia con
l’Unione sportiva Gioiosa, sia
con l’associazione sportiva
“Sensation calcio a 5” per utilizzare proficuamente il contributo erogato dalla Provincia per la riqualificazione degli impianti.
BIVONGI
Veleni in agricoltura
un corso insegna
come “maneggiarli”
Appello
di una madre:
«Date lavoro
ai miei figli»
Ugo Franco
BIVONGI
Gli agricoltori “discenti” durante una lezione
CAULONIA
genza di creare un “partito di
classe», «dal momento che il nuovo governo Monti, espressione
della classe dominante, non sarà
in grado di dare le risposte per le
quali la gente è scesa in piazza».
Sulla stessa lunghezza d’onda Pino Commodari: «Esultiamo per la
caduta del governo Berlusconi
ma non è scontata la fine del berlusconismo. Il nuovo governo
non cambia la situazione».
Il congresso si è concluso con il
voto della sola mozione n. 1 e con
la nomina del nuovo direttivo di
circolo: Bettino Agostino, Pietro
Commisso, Francesco Deleo, Nicola Lucà e Delia Restagno. Per la
commissione di garanzia sono
stati eletti Maurizio Cursaro e Lorenzo Sità, mentre i delegati al
congresso provinciale saranno
Agostino, Lucà e Commisso.
sto adempimento.
Successivamente il consiglio
comunale sarà chiamato a ratificare la delibera della Giunta
del 17 novembre che prevede
la costituzione del Comune come parte offesa nel “procedimento penale n. 1988/2008”,
il processo derivato dall’operazione “Crimine”. La costituzione di parte civile dell’amministrazione comunale nel processi di ‘ndrangheta è una novità
per Siderno.
Quindi si discuterà dell’avviso pubblico per la presentazione e selezione dei Pisl del Por
Calabria Fesr 2007/2013, con i
progetti “Valorizzazione dei
centri storici e dei borghi d’eccellenza”, “Progetto integrato
di sviluppo locale sistema turistico locale della Locride” e “Sistemi di mobilità intercomunale”.
Infine l’ordine del giorno
prevede l’ affidamento della
gestione dell’impianto di tennis sul lungomare, che è di proprietà comunale”. Eventualmente è prevista, prima della
conclusione della riunione la
possibile presentazione di interrogazioni e/o interpellanze.
GIOIOSA JONICA
CAULONIA “Diplomati” 14 produttori
Cristina Scuteri
Stefania Parrone
(ARCHIVIO)
Concluso con soddisfazione
dei promotori, a Marina di
Caulonia, il corso rivolto agli
agricoltori per l’abilitazione
all’acquisto e all’utilizzo degli
agro-farmaci molto tossici,
tossici e nocivi. Le lezioni articolate in appuntamenti bisettimanali e per una durata di 15
ore, tenute dal personale
dell’Agenzia regionale per
sperimentazione e servizi in
agricoltura di Locri e Caulonia, presso la sede Coldiretti di
via Della Chiesa, si sono risolte
con un esame finale.
Ad ottenere l’abilitazione
sono stati tutti e 14 i corsisti
che hanno seguito gli addottrinamenti: cauloniesi soprattutto, ma anche di altri paesi limitrofi e qualcuno anche da fuori
provincia. A esame superato
ad ogni corsista è stato rilasciato un patentino che gli permetterà di comperare e utilizzare tutti i prodotti fitosanitari
che norme apposite classificano pericolosi. Un’esigenza maturata anni addietro, al fine di
rendere consapevoli i coltivatori che gli articoli fitosanitari,
se non adoperati in modo adeguato, possono essere causa di
gravi danni sia all’ambiente
sia alle produzioni colturali.
Motivi per i quali essi vengono
assegnati, razionalmente, in
ben precisi periodi dello sviluppo dei vegetali. Spesso, infatti, «i coltivatori eseguono
trattamenti anticrittogamici
senza conoscere l’effettiva rischiosità delle contaminazioni
che si generano all’ambiente
agricolo con l’uso di composti
fitosanitari», ha affermato Roberto Oppedisano, uno degli
agronomi docenti.
L’indigenza in cui vive una famiglia di Bivongi, porta la madre a superare la vergogna e
denunciare le difficoltà che affronta per andare avanti. E a
lanciare un appello a chiunque
sia in grado di offrire lavoro ai
suoi figli. Rosellina è affetta da
varie malattie e da un anno vive a letto, accudita dai due figli
che vivono con lei e sono disoccupati. «Prima avevo la pensione d’invalidità civile – dice
Rosellina – ora non più perché
non sono andata a passare la
visita che mi aveva chiesto l’Inps. Non ho chi mi possa accompagnare a Reggio Calabria».
«Solo Bruno, il sagrestano –
prosegue – mi aiuta portandomi delle candele perché la corrente mi è stata staccata perché non sono riuscita a pagare
una bolletta di 470 euro. Prima mi aiutava il Comune e ora
non più perché non ha fondi.
Anche la parrocchia mi aiutava quando c’era don Francesco, con gli alimenti della Caritas. Ora ho mandato mio figlio
in chiesa per avere qualcosa e
gli hanno dato solo un pacco di
riso dicendogli di ritornare
non prima di un mese. I miei figli vogliono lavorare e quelli
che avevano promesso che li
avrebbero chiamati per raccogliere le ulive non si sono fatti
sentire. Il mio ex marito viene
ogni tanto per vedere i figli.
Nessun aiuto da parte sua».
Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011
31
Cronaca di Cosenza
.
IL FATTO Una pioggia di richieste d’ammissione al giudizio alternativo finirà per prosciugare il dibattimento ordinario che verrà celebrato in città
“Telesis”, un esodo verso il rito abbreviato
Il gup trasferisce a Bari l’inchiesta sull’assalto al portavalori in Puglia. Altri stralci decisi per posizioni minori
Giovanni Pastore
Il grande intrigo cosentino è contenuto in migliaia di carte. Fiumi
d’inchiostro svelano ipotetiche
trame oscure che avrebbero scandito un biennio di terrore a Cosenza e nell’area urbana. Un pozzo
nero sul quale si sono affacciati, in
epoche diverse, il capo della Dda
di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e
i pm antimafia Claudio Curreli,
Francesco Minisci, Vincenzo Luberto e Adriano Del Bene, che
hanno ricostruito l’ingarbugliato
mosaico riannodando attorno allo stesso filone investigativo decine d’espisodi di estorsione, di
spaccio di sostanze stupefacenti e
anche di detenzione di armi e munizioni. È l’inchiesta “Telesis” in
discussione davanti al giudice
dell’udienza preliminare distrettuale, Abigail Mellace, che dovrà
decidere su decine di richieste
d’abbreviato che rischiano di prosciugare l’eventuale dibattimento
col rito ordinario. Attualmente,
sarebbero solo in tre gl’imputati
intenzionati a seguire l’iter giudiziario più tradizionale. Il resto o
ha già formalizzato la richiesta del
processo abbreviato o starebbe
per farlo. Tra quelli che avrebbero
scelto l’opzione del giudizio alternativo ci sono: Andrea Bruni, Fabio Bruni, Edyta Kopaczynska
(che è la vedova di Michele Bruni), Ernesto Foggetti, Carmine
Gazzaruso, Umile Miceli, Carlo La
Manna, Daniele La Manna, Franco Bruzzese, Giovanni Abbruzzese, Luciano Impieri, Fabio Foggetti, Adolfo Foggetti, Luca Bruni,
Monica Pranno, Emanuela Pagliuso, Domenico Iaccino, Antonio iaccino, Giuseppe Prosperoso,
Luigi Morelli, Pasquale Ripepi, e
Romolo Mascaro. Il gup Abygail
Mellace ha già deciso una serie di
stralci. Alla Procura di Bari, su richiesta dell’avvocato Antonio In-
grosso, verranno trasmessi gli atti
sull’assalto al portavalori a Castelluccio dei Sauri, in Puglia. All’autorità giudiziaria di Cosenza, invece, saranno inviate le carte su
Cataldo Iaccino e Salvatore Orabiona, così com’era stato sollecitato dagli avvocati Marcello Manna
e Maurizio Nucci. Infine, al Tribunale dei minori di Catanzaro verrà
trasferito il fascicolo su alcuni degli imputati che all’epoca di alcuni
dei fatti contestati non avevano
ancora raggiunto la maggiore età.
L’inchiesta punta i riflettori su
un uomo che non c’è più, stroncato a giugno da un male incurabile,
nel carcere di Livorno: Michele
Bruni. “Bella bella” era considerato dagl’inquirenti come un boss,
l’erede della cosca paterna. Bruni,
secondo la Dda sarebbe stato
l’ipotetico perno tra la ‘ndrina storica che governa sulla città e su
Rende e la potente cosca degli zingari. Un gruppo criminale capace
di strozzare l’economia dell’area
urbana nato all’indomani della
strage di via Popilia del 9 novembre di dieci anni fa, quando sotto il
piombo dei kalashnikov perirono
Benito Aldo Chiodo e Francesco
Tucci. Dopo il duplice agguato il
gruppo Bruni e la famiglia Abbruzzese si sarebbero fusi in un
unico grande gruppo con interessi
nel settore delle pompe funebri,
della ristorazione, della gestione
dei locali notturni, della compravendita di autoveicoli nuovi ed
usati. Il collegio difensivo è formato, tra gli altri, dagli avvocati: Rossana Cribari, Antonio Quintieri,
Pasquale Naccarato, Nicola Rendace, Roberto Loscerbo, Franz Caruso, Roberto Le Pera, Enzo Belvedere, Concetta Santo, Francesca
Gallucci, Giuseppe Bruno, Gianluca Garritano, Maurizio Vetere,
Angelo Pugliese, Cesare Badolato, Pippo Malvasi, Filippo Cinnante e Sergio Calabrese.
DROGA
Studenti
“coltivatori”,
chiuse
le indagini
Carlo La Manna
Franco Bruzzese
Umile Miceli
Pasquale Ripepi
Vincenzo Foggetti
Antonio Iaccino
Daniele La Manna
Giuseppe Prosperoso
Durante una gara di calcio “rosa”. Intervento reso necessario in seguito al forte impatto
Le asportano la milza dopo uno scontro di gioco
Il cronometro segna il decimo
del primo tempo quando la
giocatrice delle Woman Civitavecchia, Ilaria Filippi, si accascia a terra contorcendosi dal
dolore. Duro l’impatto di gioco
con il portiere del Real Cosenza. Si capisce subito che si tratta di qualcosa di serio. Più che
un semplice infortunio. Necessario prima l’intervento del
medico silano, Carlo Mancuso,
poi il trasporto in ospedale dove alla sfortunata atleta viene
asportata la milza d’urgenza
(operazione effettuata dal dottor Piccolo). Poteva andare
peggio alla diciottenne, figlia
dell’ambasciatore di San Marino.
Eppure la partita di calcio
femminile sull’asse calabro-laziale verrà ricordata a lungo
dalle protagoniste in campo.
Ilaria tornerà a calcare i campi
di calcio. C’è da scommetterci.
Le avversarie cosentine hanno
parlato di lei come di un talento. Ha la scorza dura e soprattutto è circondata da tanto af-
fetto. Molte compagne di squadra sono rimaste al suo capezzale. Una sosta resa possibile
anche dal supporto delle giocatrici del Real Cosenza che si sono messe a completa disposizione di Ilaria e delle altre ragazze laziali. «Auguriamo alla
giocatrice del Civitavecchia di
riprendersi presto», afferma
Francesca Stancati, atleta tra le
più esperte nel gruppo cosentino allenato dal tecnico Guida.
«Le staremo vicino fin quando
sarà necessario». (vit.sca.)
L’ospedale “Annunziata”
Dopo aver chiesto l’archiviazione per il reato più grave di
morte come conseguenza d’un
altro delitto, il pm Giuseppe
Visconti ha definito l’inchiesta,
esclusivamente per l’ipotesi di
detenzione in concorso di sostanza stupefacente, nei confronti di Giuseppe Delia, Mattia Campilongo, Davide Merando, Dante Prato e Vincenzo
Gallelli. I cinque (che sono difesi dagli avvocati: Nicola Carratelli, Giuseppe Lanzino, Nicola Annetta, Giuseppe Bello,
Pietro Iuliano, Franco Sammarco, Teresa Gallucci e Vincenzo Nesci) finirono nei guai
perchè i poliziotti della Mobile
rinvennero in un appartamento universitario di Arcavacata
tre etti di marijuana. E sempre
in quei locali fu rinvenuto anche una piccola serra nascosta
in un armadio con la predisposizione per la coltivazione in
microclima dell’“erba”. La droga venne scoperta nel corso
delle indagini sull’improvviso
decesso dello studente universitario Gianluca Grillo, sulle
cui circostanze ha fatto luce lo
studio dei consulenti nominati
dalla Procura guidata da Dario
Granieri. I periti hanno accertato che il decesso fu provocato da una patologia cardiaca,
conclusioni che hanno spinto il
fascicolo principale in archivio.
Continua l’attività di contrasto al sommerso. Il dato riguarda il terzo trimestre 2011
Le decisioni del gip Francesco Branda
IN TRIBUNALE
Scoperti altri 180 lavoratori in nero
“Banda dello Zecchino”
Ai domiciliari le donne,
gli uomini in carcere
Morì in corsia
Cominciato
il processo
a tre medici
Solo le donne della “Banda dello
Zecchino d’oro” (come amavano
definirsi nelle conversazioni
captate dai detective dell’Arma,
ndr) hanno lasciato il carcere. Il
gip Francesco Luigi Branda, accogliendo le articolate argomentazioni esposte dagli avvocati
Massimiliano Coppa, Luca Acciardi e Gisberto Spadafora, ha
sostituito la misura cautelare più
grave con quella degli arresti domiciliari nei confronti di Miriam
Mollo e Caterina Pugliese. Per la
prima si tratta d’un beneficio incassato, nonostante il parere
contrario del pm Salvatore Di
Maio, all’esito della scelta del
patteggiamento con applicazione della pena di due anni e 9 mesi
di reclusione. Per Caterina Pugliese, invece, si tratta d’una necessità familiare dovendosi occupare d’un bimbo piccolo. Le
accuse nei loro confronti sono
emerse dalle decine di conversazioni captate dalle cimici dei carabinieri di Rende. La Pugliese
venne anche fermata per un riscontro, il 12 maggio di quest’anno, dopo aver acquistato cinque
grammi di cocaina, nei pressi
d’un bar di Rende, da Celestino
Abbruzzese, Antonio Scalfari e
Antonello Vetere. Miriam Mollo,
invece, viene ritenuta come «indispensabile e insostituibile
complice di Francesco Alfano».
In sostanza, la ragazza avrebbe
avuto il ruolo di organizzare il rifornimento della droga e di reclutare i clienti. Il gip non ha
cambiato opinione sugli altri indagati che, tra l’altro, in sede
d’interrogatorio hanno scelto
d’avvalersi della facoltà di non rispondere. Uno spirito poco collaborativo che, evidentemente,
non ha fruttato i “premi” cautelari richiesti dal collegio difensivo
(che è formato, tra gli altri, dagli
avvocati: Antonio Ingrosso,
Franco Napolitano, Rossana Cribari, Cesare Badolato, Angelo
Pugliese, Antonio Quintieri e
Gianluca Garritano).
Caterina Pugliese
Miriam Mollo
Davanti al giudice Lucia Marletta è cominciato il processo
che dovrà fare luce sulla morte
di Anna Fata. La donna spirò in
corsia quattro anni fa. Era dicembre del 2007, e la donna
entrò in ospedale per farsi
asportare un’ernia fastidiosissima. Doveva trattarsi d’un intervento chirurgico con l’etichetta di routine, uno dei tanti
che vengono eseguiti quotidianamente all’“Annunziata”.
Ma la cinquantatreenne lasciò
l’ospedale in una bara. Chiuse
gli occhi la mattina del 22 dicembre. Il marito e i figli (che
sono assistiti dall’avvocato
Maurizio Vetere) presentarono un esposto nel quale racchiusero il dolore per l’improvvisa morte della congiunta e la
rabbia che reclamava la verità.
E a quattro anni di distanza è
cominciata l’istruttoria dibattimentale con la deposizione
di uno dei consulenti della
pubblica accusa, il professor
Francesco Sacco che, rispondendo alle domande del pm
Antonio Tridico, ha precisato
le condotte dei medici indagati. Il 5 dicembre si tornerà in
aula per sentire gli altri esperti. Per il decesso di Anna Fata
sono finiti a giudizio tre medici: Carlo De Rose, Mario Tortorella e Pietro Aiello. I “camici
bianchi” (che sono difesi dagli
avvocati: Franz Caruso, Sergio
Calabrese, Assunta Lucanto,
Giuseppe Cipparrone e Pierluca Bonofiglio) si sono sempre
protestati innocenti.
Franco Rosito
Continua l’attività di contrasto a lavoro nero e sommerso.
La direzione territoriale del
lavoro ha reso noti i dati relativi all’attività svolta nel terzo
trimestre 2011 da tutti gli organismi preposti alla vigilanza. Un dettagliato rapporto è
stato trasmesso ai componenti
del Cles (Comitato lavoro
emersione e sommerso) di cui
fanno parte Inps, Inail, Guardia di Finanza, Carabinieri,
Asp. Anche nel terzo trimestre, come sottolineato dal responsabile della direzione territoriale del lavoro Giuseppe
Cantisano, l’attenzione maggiore è stata rivolta al Piano
straordinario in edilizia con
67 controlli nei cantieri durante i quali sono state accertate 14 posizioni lavorative irregolari delle quali 10 sono risultate in nero.
Sono state controllate dalla
direzione territoriale del lavo-
Giuseppe Cantisano
ro 482 aziende delle quali 416
sono risultate irregolari con
una percentuale del 92% in
edilizia e dell’82% in altri settori. I dati sull’attività complessiva resi noti da Cantisano
confermano un notevole incremento dei fenomeni di irregolarità: 219 gli illeciti contestati mentre sono stati scovati altri 180 i lavoratori in nero. Gli accertamenti hanno
portato alla contestazione di
illeciti, lavoro nero, recuperi
contributivi,
maxisanzioni,
diffide e sospensioni. L’attività della Dtl ha registrato anche l’aumento della percentuale delle conciliazioni monocratiche andate a buon fine
e delle diffide accertative per
un totale di 1.521.663,46 eu-
ro contribuendo con ciò a ridurre l’eventuale contenzioso.
Prezioso il lavoro svolto
dalla Guardia di Finanza
sull’emersione del lavoro
sommerso nel settore turistico
ricettivo, dall’Inps nell’agricoltura con l’annullamento di
2025 rapporti di lavoro e un
notevole risparmio nell’erogazione delle prestazioni e
dell’Inail per quanto riguarda
la pianificazione di interventi
per l’eliminazione e la riduzione dei rischi e dei danni. La
Dtl ha svolto pure un’indagine
sui contratti flessibili ed in
particolare sull’utilizzo del
part-time come strumento
dietro il quale spesso si cela il
lavoro grigio.
Cerimonia per ricordare la Patrona dei carabinieri, la battaglia del ‘41 in Africa e gli orfani
L’Arma celebra la Virgo Fidelis e Culqualber
Elvira Madrigrano
Cattedrale gremita per la tradizionale cerimonia della “Virgo Fidelis”, da 62 anni patrona dell’Arma dei carabinieri. Ieri pomeriggio è stato commemorato il 70.
anniversario della Battaglia di
Culqualber (Africa orientale-21
novembre 1941).
La santa messa è stata celebrata da Don Giacomo Tuoto, alla
presenza del comandante provinciale dei carabinieri, col. Francesco Ferace, e delle autorità civili e
militari. Presenti, inoltre, ufficiali
e rappresentanti della Benemerita, volontari dell’associazione ca-
Autorità civili e militari riunite in Duomo per la “Virgo Fidelis”
rabinieri e familiari. Si è celebrata
anche la “Giornata dell’Orfano”: i
figli dei caduti dell’Arma sono assistiti e confortati dall’Onaomac
(Opera Nazionale Assistenza Orfani Arma Carabinieri). È stata
conferita una borsa di studio a
Luigi Marsico, diciannovenne,
studente di ingegneria. «Oggi ricorre una festa importante nel calendario dei carabinieri», ha ricordato il col. Ferace, «perché è la
Virgo Fidelis, nostra patrona, da
cui deriva anche il motto dell’Arma, ma è anche il 70. anniversario della battaglia di Culqualber,
un momento epico che esalta il
valore dei nostri uomini».
34
Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cosenza - Provincia
.
BASSO TIRRENO Avrebbero disatteso le norme sulla depurazione indicate nell’ordine di sequestro preventivo
AMANTEA
AMANTEA
Mare sporco, indagati 2 sindaci
Rapinato
l’ufficio
postale
di via Amalfi
«La vallata
dell’Oliva
merita
un Consiglio»
AMANTEA. Rapida e fortunatamente senza conseguenze
per gli operatori e gli utenti
presenti, la rapina di ieri
mattina all’ufficio postale.
Secondo le testimonianze,
sono appena scoccate le 13
quando un giovane, con un
motorino, si ferma davanti
l’ufficio postale centrale di
via Amalfi (che osserva orario continuato, 8.15 18.15). Il giovane, con indosso un passamontagna ed
armato di un taglierino, entra nel locale e scavalca il
banco degli addetti, portando via quanto più possibile.
L’azione è così fulminea che
chi si trova in quel momento
all’interno dell’ufficio non
ha neanche il tempo di accennare una reazione. In
pochissimi istanti tutto è
compiuto.
L’allarme scatta con immediatezza; sul posto giungono i carabinieri della Stazione guidati dal maresciallo Francesco Maiorano e
coordinati dal capitano Luca Acquotti della Compagnia di Paola, che predispongono i posti di blocco
sull’intero comprensorio nepetino.
I militari hanno acquisito
le immagini delle telecamere a circuito chiuso. Il giovane, dall’aria piuttosto trasandata, avrebbe portato
via mille e quattrocentro euro in contanti.(e. past.)
AMANTEA. All’indomani dei
provvedimenti di custodia cautelare della Procura di Paola ed
in vista dell’imminente visita
della delegazione della Commissione europea Envi “Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare”, il segretario
del circolo cittadino del Pd,
Salvatore Pirillo, rinnova l’invito all’amministrazione comunale a convocare un consiglio “ad hoc” ed affrontare la
delicata questione della vallata dell’Oliva.
«Dal 23 al 25 novembre – afferma Pirillo – la Calabria riceverà la visita di alcuni europarlamentari guidati da Mario Pirillo. Le diverse segreterie politiche hanno già programmato
alcuni incontri con i sindaci di
Amantea, Crotone e Paola, con
il procuratore capo Bruno
Giordano e con i dirigenti
dell’Arpacal, allo scopo di fare
il punto sullo stato del torrente
Oliva. Gli stessi consiglieri comunali di minoranza Antonio
Rubino e Giovanni Battista
Morelli avevano chiesto la convocazione di un’assise straordinaria, ma ad oggi nessuna risposta è giunta in proposito».
L’Esecutivo Tonnara ha preferito organizzare - in concomitanza della visita - «un incontro istituzionale da tenersi
domani alla presenza di tutti i
sindaci dei comuni interessati
dalla problematica ambientale
della valle del fiume Oliva».(e. past.)
Avvisi di garanzia notificati a Tonnara (Amantea) e Bruno (Belmonte)
Ernesto Pastore
AMANTEA
Mare inquinato, avvisi di garanzia per i sindaci di Belmonte, Amantea, Nocera e Falerna. E di nuovo sott’accusa il
depuratore di Nocera Terinese, al centro di un’intricata vicenda che ne condiziona la gestione. Tra l’altro, i dipendenti
dell’impianto, che accoglie i liquami provenienti da alcuni
paesi del Basso Tirreno cosentino, non percepiscono lo stipendio da più di cinque mesi e
le continue rotture che si verificano lungo la condotta ed in
prossimità delle stazioni di
sollevamento costringono le
amministrazioni comunali ad
interventi sempre più onerosi.
Questa difficoltà diventa ancora più tangibile alla luce dei
tagli erariali decisi dal Governo che in alcuni casi non permettono agli enti locali di assicurare nemmeno la manutenzione ordinaria, figuriamoci quella straordinaria.
Partendo da questo presupposto la Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha
emesso quattro avvisi di garanzia ai sindaci di Belmonte
Calabro, Amantea, Falerna e
Nocera Terinese. Rispettivamente sono Francesco Bruno,
Francesco Tonnara, Giovanni
Costanzo e Luigi Ferlaino. Le
quattro municipalità non
avrebbero ottemperato alle disposizioni della Procura lame-
Una vasta chiazza di sporcizia che la scorsa estate ha invaso il nostro litorale
tina sul depuratore consortile
che necessitava di alcuni determinati interventi.
«Sulla base dei riscontri effettuati – ha spiegato il procuratore Salvatore Vitello – abbiamo potuto constatare che
non sono state eseguite le prescrizioni tecniche sul depuratore, per come previsto
dall’ordine di sequestro preventivo. Purtroppo è stata su-
perata la scadenza del 30 ottobre senza che gl’adempimenti
prescritti fossero portati a termine. Da qui l’inadempienza
che ha fatto scattare il profilo
penale delle posizioni dei sindaci coinvolti».
Il sequestro preventivo, come qualcuno ricorderà, avvenne a luglio dello scorso anno. In quell’occasione, i carabinieri di Lamezia Terme e del
PAOLA I carabinieri hanno arrestato un giovane operaio
Nella sua casa sono state trovate
due piante di marijuana alte un metro
Gaetano Vena
PAOLA
I carabinieri, al termine di una
perquisizione, hanno arrestato
S. M., operaio di 31 anni, già
noto alle forze dell’ordine: nella sua casa i militari hanno trovato due piante di marijuana
alte più di un metro. Le manette, per l’uomo, sono pertanto
scattate in flagranza di reato.
L’arresto dell’operaio - chiesto
dal pm Sonia Nuzzo - è stato
convalidato dal Giudice per le
indagini preliminari, che ha
anche concesso all’uomo gli arresti domiciliari.
Sempre per il possesso di
stanze stupefacenti, un giovane e una donna sono stati segnalati alle competenti autorità. Nel corso di alcuni servizi
“mirati”, infatti, i carabinieri
del capitano Acquotti hanno
trovata una donna di Amantea
e un giovane di Guardia Piemontese nascondevano rispettivamente grammo di cocaina
e uno di marijuana. La giustificazione che hanno dato? Uso
personale. I due, a norma
dell’art 75 del DPR 309 del
1990, sono stati così segnalati
al Prefetto.
Infine, sempre i carabinieri,
nel corso del fine settimana
hanno controllato più di 250
automobilisti. I militari del Nu-
Estratto dell’Avviso di Vendita SENZA Incanto
TRIBUNALE DI PAOLA
PROCEDURA ESECUTIVA n. 101/2004
Giudice dell’Esecuzione: Dott. Pierpaolo Bortone
La sottoscritta Esterina Policicchio, dottore commercialista, con studio in Amantea – Via Lava Gaenza 79/A, vista l’ordinanza di vendita n. cron. 5338, emanata dal Sig. Giudice dell’Esecuzione Dott.ssa Maria Luisa Arienzo in data 15 novembre 2007, con cui è stata disposta la vendita dei beni pignorati nel procedimento esecutivo 101/2004 R. E. I., e sono state
delegate ex art. 591 bis c. p. c., alla sottoscritta professionista le relative operazioni, visto il provvedimento del Signor
Giudice dell´Esecuzione Dott. Pierpaolo Bortone del 15 luglio 2011,
RENDE NOTO
che per il giorno 19 Gennaio 2012, alle ore 16:30, presso il proprio studio in Amantea (CS), è fissata la vendita
senza incanto di n.5 lotti della piena proprietà dei beni assoggettati ad espropriazione e così individuati:
1° LOTTO - Terreno in agro di Fuscaldo (CS), parzialmente edificabile, con entrostante fabbricato rurale, ubicato
alla località “Centacque”.
Il terreno ha una superficie complessiva di mq. 1.987 e ricade quasi totalmente in zona C/5 Turistica alberghiera soggetta a piano particolareggiato censito al catasto al fg. n. 57, part: n. 57, fabb. rur., ha 0.00.77; n. 150, pasc. arb. U, ha
0.05.70, R.D. € 0,59, R.A. € 0,29; n. 396, sem. irr. 1, ha 0.05.90, R.D. € 3,66, R.A. € 1,07; n. 397, sem. irr. 2, ha 0.07.90,
R.D. € 3,10, R.A. € 0,77.
Prezzo base € 40.750,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00.
2° LOTTO - AGGIUDICATO
3° LOTTO - Terreno edificabile situato nel centro della Marina di Fuscaldo, in Via De Seta.
Il terreno ha una superficie complessiva di mq. 470. Censito al catasto al fg. n. 40, part. 252, sem. irr. 1, ha 0.04.70, R.D.
€ 2.91, R.A. € 0,87.
Prezzo base € 14.000,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00.
4° LOTTO - Locale negozio posto al piano terra con annesso seminterrato, ubicato nella zona centrale della
Marina di Fuscaldo (CS), alla Via Maggiore A. Vaccari n. 48.
Il negozio si compone da tre vani e un bagno, il seminterrato è costituito da due vani e un bagno ed ha caratteristiche abitative. La superficie calpestabile del P.T. è di mq. 85 circa, mentre, quella del P.S. è di mq. 47 circa. La superficie lorda
del P.T. è di mq. 120 circa, mentre, quella del P.S. è di mq. 75 circa. Condizione: occupato.
Prezzo base € 37.500,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00.
5° LOTTO - Appartamento per civile abitazione ubicato nella zona centrale della Marina di Fuscaldo (CS), alla Via
Maggiore A. Vaccari n. 48, piano secondo, composto da due camere, soggiorno, bagno, corridoio di disimpegno e tre
balconcini. La superficie calpestabile è di mq. 85 circa, mentre la superficie lorda è di mq. 120 circa.
In Catasto fabbricati del Comune di Fuscaldo (CS) al fg. 40 part. 207 sub10 e 296 sub. 3, z.c. 2, cat. A/4 cl.5, vani 3,5,
R.C. € 139,19. Condizione: occupato.
Prezzo base € 31.000,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00.
Offerte da presentare entro le ore 12.30 del giorno 18.01.2012 presso il sopra indicato Studio. All’offerta, in regola con
l’imposta di bollo, dovrà essere allegato assegno circolare non trasferibile intestato a “Procedura Esecutiva n. 101/2004
Delegato Dott.ssa Esterina Policicchio”, per un importo pari al 10 per cento del prezzo offerto, a titolo di cauzione.
Maggiori informazioni possono essere fornite, oltre che dal sottoscritto delegato, dalla Cancelleria delle Esecuzioni
Immobiliari – Tribunale di Paola – Rione Giacontesi, primo piano.
Custode dei beni è la Dott.ssa Esterina Policicchio – Tel. 0982/426070.
La perizia, l’ordinanza di vendita e l’avviso di vendita, che devono necessariamente essere consultate, sono pubblicate
sul sito www.astegiudiziarie.it.
Amantea, 23 Settembre 2011
IL PROFESSIONISTA DELEGATO
Dott.ssa Esterina POLICICCHIO
Nucleo operativo ecologico di
Catanzaro rilevarono il malfunzionamento del depuratore. La circostanza venne confermata dalle successive analisi, che attestarono il superamento dei limiti d’inquinamento per scarichi in acque
superficiali. Valori anomali
erano stati riscontrati anche
nei campioni prelevati lungo il
torrente Grande, dove fu rin-
cleo operativo radiomobile,
agli ordini del tenente Paolo
Zupi, collaborato dai colleghi
di altre Stazioni, erano “in
campo” con complessive venti
pattuglie e 50 uomini, tutti al
comandante la Compagnia capitano Luca Acquotti.
Nel corso del servizio sono
state setacciate le Statali 118 e
107 sino a San Fili, nonché altre arterie importanti; il tutto
per contrastare il traffico di sostanze stupefacenti e il triste
fenomeno delle “stragi” del sabato sera. Stando a quando si è
appreso non sono stati trovati
giovani che guidavano sotto
l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, nemici di chi si
mette sulla strada.
tracciata un’elevata presenza
di batteri, in particolar modo
di “escherichia coli”. Il controllo svolto dalle forze
dell’ordine evidenziò, inoltre,
una parziale riduzione della
capacità
di
depurazione
dell’impianto, «a causa di una
consistente quantità di fanghi
nei sedimentatori, superiore a
quella consentita, che provoca
un inquinamento che si ripercuote sulla salubrità del mare».
Sulla base di questo scenario la Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha chiesto specificatamente alle amministrazioni comunali di potenziare il ciclo di depurazione, affinché i valori anomali
rientrassero nella norma; ma
purtroppo, a quanto pare, nulla di tutto questo è stato fatto
ed ecco che la magistratura si
domanda il perché. E agisce di
conseguenza, con i suoi strumenti: l’inchiesta.
Chiaramente l’iscrizione nel
registro degli indagati dei
quattro amministratori è un
atto dovuto; ma i giudici intendono capire le motivazioni
che non hanno consentito
l’espletamento dei lavori. Come dire: capire è il nodo fondamentale, la “chiave” da cui
partire per giungere a far chiarezza su una vicenda che interessa non poco sia l’opinione
pubblica che l’esercito dei turisti che ogni anno affollano le
nostre coste.
TORTORA Fine settimana particolare in diversi istituti scolastici
Ogni studente alleverà un albero
TORTORA. Nei giardini di tutte
le scuole primarie e secondarie
di primo grado della cittadina,
il 24 e il 25 novembre, saranno
piantate e “adottate” dai ragazzi diverse piante autoctone.
L’iniziativa nasce dall’adesione
dell’amministrazione comunale, in particolare dell’assessorato alla Cultura e all’Ambiente,
alla seconda edizione della
Giornata nazionale dell’albero
che si è celebrato in tutto il terrtorio nazionale.
Alla “festa” dell'albero di Tortora parteciperanno, oltre ai pic-
S. LUCIDO È morto don Raimondo Verduci
La messa a dimora di un albero
coli studenti, autorità, amministratori e dirigenti scolastici e
tutti gli insegnanti dei vari plessi scolastici: le scuole elementari “Cunto”, l’Istituto “Cavaliere”, la Scuola dell’infanzia “Arcobaleno”, le Medie “Fulco”,
quelle dell’Infanzia “Peter Pan”
e di tutti gli istituti del centro
storico. I ragazzi hanno già promesso che sarà loro preoccupazione allevare le piante, cercando di impattare il meno possibile sull'ambiente, per esempio utilizzando l'acqua piovana
per innaffiarle.(t. ruf.)
SAN LUCIDO Il pittore Egidio Filippo
La comunità dei fedeli
Tra gli artisti calabresi
non lo dimenticherà mai scelti da “RotaryArte”
Maria Francesca Calvano
SAN LUCIDO
La comunità ha salutato per l’ultima volta don Raimondo Verduci, canonico della Cattedrale di
Cosenza ed ex parroco della cittadina, venuto a mancare nella
notte tra sabato e domenica, al
termine di una lunga e dolorosa
malattia.
I sanlucidani tutti sono andati
commossi nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
dov’è stata allestita la camera ardente, per poi celebrare i funerali alla presenza dell’arcivescovo,
monsignor Salvatore Nunnari, e
di sacerdoti e religiosi provenienti dal comprensorio. A sottolineare la partecipazione dell’intera collettività, in chiesa è stato
esposto il gonfalone del Comune. Don Raimondo aveva lasciato la guida della comunità da alcuni anni, assumendo l’incarico
di canonico. L’intero suo sacerdozio, iniziato con l’ordinazione
il 2 luglio 1967, è stato caratterizzato da un forte legame con la
gente non soltanto di fede catto-
lica, ammirata dall’umanità e
dalla profonda cultura di un uomo che aveva messo, oltre alla
sua vita, anche il proprio sapere
al servizio degli altri tramite la
docenza di Filosofia teoretica
all’Istituto teologico calabro
“San Pio X” e nel Seminario interdiocesano di Scutari in Albania,
terra in cui si recava per aiutare i
bisognosi, e per mezzo dei libri
scritti, l’ultimo dei quali “Il credo
di un biologo: Jean Rostand”.
Uomo amato e punto di riferimento per tutti, don Raimondo
Verduci se n’è andato a settantasette anni, «richiamato alla casa
del Padre – ha detto il parroco
don Massimo Iaconianni dandone notizia ai fedeli – dopo aver
testimoniato con la propria vita
che esiste un modo diverso di affrontare la sofferenza in terra:
senza mai abbattersi, sempre
con il sorriso. Don Raimondo è
stato un uomo buono, giusto,
che Dio ha donato a questa comunità per quasi trent’anni, durante i quali ha visto generazioni, accompagnando i fedeli dal
battesimo al matrimonio». SAN LUCIDO. Il pittore sanluci-
dano Egidio Filippo tra i migliori artisti calabresi presenti nel
catalogo della rassegna itinerante regionale RotaryArte del
Club di Acri presieduto da Luigi
Maiorano. Le opere del pittore
concorrono, insieme con quelle
di molti altri, oltre alla diffusione della conoscenza artistica,
anche all’annuale asta di beneficenza nel corso della quale
verranno bandite le opere donate gratuitamente dagli artisti
e il cui ricavato verr utilizzato
per l’acquisto di un apparecchio
per la densitometria ossea.
La sua arte trova sinceri apprezzamenti anche da parte della
critica, che ne esalta la cultura
figurativa ed estetica maturata
lontano dai percorsi accademici convenzionali, da autodidatta, tramite l’osservazione diretta del mondo, della natura e soprattutto dell’uomo nei suoi diversi stati d’animo. Il pubblico
aveva già avuto modo di apprezzarne le suggestioni futuriste e la sensibilità dei suoi dipinti – oltre a quelle suggestioni
Il pittore Egidio Filippo
pittoriche che gli addetti ai lavori definiscono di gusto pop –
in occasione della prima edizione della rassegna culturale ?Arte viva che si è tenuta lla scorsa
estate nel chiostro comunale di
San Lucido a cura dell’associazione Le Muse Arte di Cosenza
di Myriam Peluso.
Filippo è inoltre l’autore
dell’opera selezionata per la vetrata della chiesa dell’Ospedale
di Lanusei.(m. f. c.)
35
Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011
Cronaca di Lamezia
Ricordando Adelina
a San Teodoro
Sabato in preghiera a
San Teodoro per
Adelina Bruno uccisa
dal fidanzato il primo
novembre scorso
Corso Nicotera 215, - Cap 88046
Tel. e Fax 0968.448193
cronacalamezia@gazzettadelsud.it
.
VIA SOLFERINO Un gruppo di cittadini contro l’arrivo di una famiglia di zingari
LA CRISI
LEX GENUCIA Altri quattro imputati
La protesta si sposta dai giudici
Stop allo sciopero della fame
Speranza
chiede
una seduta
aperta
del consiglio
Usura, conclusi
gli interrogatori
davanti al Gip
Il Comune: tutto legale. Casapound: provvedimento abusivo
Vinicio Leonetti
Dopo una visita dell’equipe
medica in Via Solferino, a Maria Cerminara è stato detto di
ricominciare a nutrirsi. La signora aveva cominciato lo
sciopero della fame perchè
non vuole gli zingari come vicini di casa. In un appartamento confiscato, infatti, il Comune vuole trasferire una famiglia di rom sfollata da Scordovillo.
Da quel momento Via Solferino è diventato terreno di battaglia, Quasi come nel Risorgimento, quando i piemontesi
proprio a Solferino, riuscirono
a mettere in fuga gli austriaci.
Qui invece la battaglia è tra un
gruppo di sei cittadini e l’amministrazione comunale, gli
sconfitti sono gli zingari.
La giornata di protesta era
cominciata nella mattinata. Il
gruppo di cittadini dopo l’invito dei giorni scorsi a Palazzo
Maddamme ha avuto un incontro col sindaco Gianni Speranza. Che ha ufficializzato la
sua decisione: non più due famiglie rom in Via Solferino, ma
soltanto una. Ma i vicini non
vogliono sentirne parlare, e sono rimasti sulla loro posizione
irriducibile: zero zingari. Annunciando che la battaglia
continuerà a colpi di carta bollata davanti alla magistratura
competente.
Da parte del Comune ieri è
arrivata l’assicurazione che
quanto è stato deciso è nella legalità. Ci sarà un atto prodotto
dagli uffici comunali che diventerà esecutivo, e permetterà alla famiglia rom di traslo-
L’incontro tra gli inquilini di Via Solferino, il sindaco Speranza e l’assessore Piccioni
care.
Accanto al sindaco l’assessore Rosario Piccioni: «Dal punto
di vista procedurale il Comune
è dalla parte della ragione. E
poi si tratta di un’emergenza».
Ricordando che c’è un provvedimento della procura della
Repubblica che impone lo
smantellamento di Scordovillo, anche se graduale. E il Comune sta procedendo col sistema “a goccia”: due o tre famiglie per volta vengono trasferite in diversi quartieri della città. Ma ad ogni trasloco di zingari c’è la protesta dei cittadini
che non vogliono gli zingari.
Sembra che in questi giorni
sia arrivato anche un esposto
alla procura della Repubblica
da parte di cittadini che operano i respingimenti.
Contraria al trasferimento
degli zingari anche l’associazione Casapound. Il responsabile calabrese Mimmo Gianturco sostiene che «l’immobile di
Via Solferino, in base alla legge
109/96 (sulla gestione dei beni confiscati, ndr), deve essere
utilizzato per finalità sociali rivolte alla collettività cittadina
e non a creare ulteriori clientele tra i rom». Per Gianturco «i
lavori effettuati dal Comune
sul cambio di destinazione
d’uso degli immobili seque-
strati alla criminalità organizzata, sono stati eseguiti abusivamente». E ancora: «Sono state apportate modifiche strutturali anche alle pareti esterne,
quindi in comproprietà con le
famiglie che protestano. Perché non è stato sentito il loro
parere sugli interventi da attuare?».
Conclude Gianturco: «Pretendiamo che l’amministrazione comunale, che tanto elogia
la legalità, rispetti questa normativa e che i locali in questione, siano utilizzati per la creazione di spazi sociali e aggregativi per l’intera comunità lametina».
Giuseppe Natrella
Un consiglio comunale sulla
grave situazione economica
e finanziaria del nostro paese
e sui suoi riflessi sulle finanze
comunali. La richiesta è stata
fatta dal sindaco Gianni Speranza al presidente del consiglio comunale Francesco Muraca, formalizzata ai sensi
dell'articolo 25 dello Statuto.
L’stanza del primo cittadino è motivata «dalla necessità di chiarire tutte le novità e
tutti i limiti normativi introdotti con le manovre economiche degli ultimi mesi del
governo, e delineare i possibili scenari del prossimo periodo». Con questo obiettivo
il sindaco ha chiesto che alla
seduta consiliare sull’argomento siano invitati a partecipare i parlamentari e i consiglieri regionali della città,
ma anche Pietro Barrera che
presiede il nucleo di valutazione, e Francesco Delfino
presidente del controllo di
gestione «in modo da focalizzare meglio e al più alto livello», sottolinea Speranza,
«tutti gli impegni e le iniziative che occorre portare avanti
per assicurare, anche nei
prossimi anni, la solidità finanziaria e di bilancio del Comune».
In sostanza le spese dovranno essere tagliate perchè
il governo per il prossimo anno trasferirà meno denaro al
Comune, così come aveva
fatto quest’anno. Anche se
potranno essere introdotte
nuove entrate nelle casse
municipali se il nuovo governo dovesse ripristinare l’Ici
sulla prima casa.
Con l’audizione delle ultime
quattro persone finite nell’inchiesta antiusura “Lex Genucia” della guardia di finanza, si
sono conclusi gli interrogatori
di garanzia. Ieri mattina davanti al giudice delle indagini
preliminari Carlo Fontanazza
sono comparsi Giuseppe De
Fazio 42 anni e sua moglie Teresa Ferrise di 53, difesi
dall’avvocato Nicola Veneziano; Fabio Zubba, 34 anni difeso dagli avvocati Antonio Larussa e Francesco Caglioti;
Ferdinando Greco, 36 anni,
rappresentato dal legale Larussa.
I quattro imputati hanno respinto ogni accusa dichiarandosi estranei al reato d’usura.
Al magistrato quasi tutti hanno riferito che con la presunta
vittima dell’usura hanno mantenuto dei rapporti di carattere esclusivamente commerciale, riguardanti la compravendita di un’auto.
Zubba, oltre a respingere le
accuse, da quanto si è appreso
ha presentato una documentazione per dimostrare al magistrato di avere avuto con la
presunta vittima dei rapporti
leciti. Anche Greco ha respinto
le accuse, sottolineando di
avere avuto semplici rapporti
commerciali con l’imprenditore che sarebbe stato preso di
mira dagli strozzini.
Stessa linea difensiva è stata adottata da De Fazio, mentre la moglie Ferrise si è dichiarata estranea riferendo
che il marito non aveva nessun
conto corrente, e che quindi
per le operazioni commerciali
veniva utilizzato il suo deposi-
Giuseppe De Fazio
to bancario.
Risposte difensive che ora
passeranno al vaglio del giudice Fontanzza, che ha emesso
nei confronti degli indagati, su
richiesta della procura della
Repubblica, i provvedimenti
restrittivi.
Complessivamente
sono
dieci le persone coinvolte
nell’operazione “Lex Genucia”. Tutti durante gli interrogatori di garanzia hanno riposto alle domande del Gip, respingendo ogni accusa. Gli
unici a non rispondere sono
stati Bruno Gagliardi, 37 anni,
il quale alla presenza del suo
avvocato Pino Zofrea ha ritenuto opportuno di avvalersi
della facoltà di non rispondere.
Anche Adriano Sesto, difeso dagli avvocati Francesco
Gambardella e Tiziana D’Agosto, si è appellato allo stesso
diritto, dichiarandosi comunque estraneo ai fatti contestati.
39
Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011
Cronaca di Crotone
.
Custodia cautelare in carcere per il 30enne che ha confessato l’uccisione di Bonifazio
Ristorazione
Gallo ribadisce davanti al giudice
il movente passionale del delitto
Salerno
compiaciuto
per il premio
assegnato
a Dattilo
La famiglia della vittima: «Nessuna ragione giustifica un assassinio»
Ha confermato al gip quanto
già detto agli inquirenti. Domenico Gallo (30 anni), fermato
sabato per l’omicidio di Carmine Bonifazio, è stato interrogato ieri mattina in carcere dal
giudice delle indagini preliminari Paolo De Luca. Davanti al
gip il 30enne di Cutro, s’è assunto la piena responsabilità
dell’agguato mortale nel quale
martedi scoso in via Falcone a
Cutro, ha trovato la morte quello che Mimmo Gallo considerava più di «un amico». Come ha
ripetuto ieri al gip, per lui Carmine era come un fratello maggiore dal quale Gallo si è sentito tradito, quando ha scoperto
quel messaggino arrivato su un
cellulare che sua moglie teneva
nella borsa. La prova questa
per Mimmo Gallo di una relazione clandestina tra la giovane consorte e il suo migliore
amico. Ed il 30enne ieri lo ha ripetuto ancora al giudice che
quel doppio tradimento della
moglie e dell’amico, hanno armato la sua mano. Al termine
dell’udienza il gip Paolo De Luca che ha sentito Gallo davanti
ai suoi difensori (gli avvocati
Gregorio Viscomi e Giuseppe
Barbuto), ha emesso un’ordinanza di custodia cauteare in
carcere nei confronti di Domenico Gallo, così come chiesto
dal pm Ivan Barlafante che
coordina le indagini condotte
sul campo dai carabinieri. Il gip
per mancanza di alcuni presupposti tecnico-procedurali non
ha convalidato il provvedimento di fermo.
Intanto l’avvocato Marco Ciconte, ha diffuso una lettera
aperta delle famiglie Bonifazio
e Nardo.
«Le famiglie Bonifazio e Nar-
Domenico Gallo lascia il comando Carabinieri per essere accompagnato in carcere
do – è scritto nella lettera – travolte e distrutte da una tragedia di proporzioni immani, desiderano innanzi tutto esprimere il più sentito ringraziamento
alle migliaia di persone che in
questi giorni hanno manifestato a più riprese tutta la loro sincera vicinanza e alle autorità
inquirenti, il cui lavoro indefesso e certosino ha consentito in
tempi brevissimi di assicurare
alla Giustizia il responsabile di
un gesto insano che ha devastato la loro vita».
«Le famiglie Bonifazio e Nardo – si legge poi nella lettera –
già profondamente segnate dal
più orrendo dei crimini, desiderano esprimere tuttavia tutto il
loro rammarico e dolore per
certa comunicazione distorta,
favorita anche dalle troppe falle del sistema che dovrebbe
proteggere il segreto istrutto-
rio, che tende a riportare come
verità assoluta, e non come
semplice ipotesi, la versione
dei fatti fornita a suo piacimento e senza alcun contraddittorio dal reo confesso e pone in
indebito risalto vicende private
tutte da verificare; con ciò, dimenticando che l’evento sconvolgente e meritevole della
massima riprovazione resta
l’omicidio di un padre di famiglia che, perduta la vita per motivi tuttora non chiari ma certamente futili, non può e non potrà mai più difendere la sua reputazione».
«Leggiamo – è scritto ancora
nella lettera – in tutto questo
un incauto modo di fare informazione, tesa quasi a seminare
nell’opinione pubblica comprensione anche inconscia verso un atto che deve essere invece condannato senza se e senza
L’avevano dichiarato inagibile il 2 novembre per lo stesso motivo
L’Itc di Cutro che doveva riaprire
per la creolina è stato richiuso
Quando è troppo, è troppo.
Neanche ieri mattina è stato
possibile riprendere le programmate attività didattiche
all’Istituto Commerciale di Cutro, perché qualcuno ha di
nuovo cosparso i locali di creolina. Già dal 2 novembre scorso l’Itc era già stato dichiarato
inagibile perché ignoti avevano versato un liquido maleodorante sulle pareti e sul corridoio dell’edificio, sito in via
Giovanni XXIII.
Dopo il sopralluogo dei sanitari dell’Asp di Crotone la dirigente scolastica del Polo di
Cutro Maria Pia Ferrante aveva comunicato la sospensione
delle attività didattiche e am-
L’Itc di Cutro
ministrative. In seguito al sopralluogo ai locali, avvenuto
giovedì scorso, l’Asp ha dato
parere favorevole per la ripresa delle lezioni a partire da ieri, lunedì 21 novembre.
Purtroppo ieri mattina studenti, docenti e personale amministrativo hanno avuto la
sgradita sorpresa di trovare i
muri di alcune aule e i corridoi
di nuovo imbrattati di un liquido puzzolente che ha reso
l’area irrespirabile.
Poiché anche l’Istituto professionale per l’Ambiente e
l’Agricoltura di contrada Scarazze è parzialmente inagibile, la dirigente del Polo Maria
Pia Ferrante ha dato disposi-
Mazzotta (al centro) con Barlafante (a destra) sul luogo dell’omicidio di Bonifazio
zioni che le attività didattiche
siano tenute dalle ore 14,00 sino alle ore 20,00, presso la
Scuola Media “Abate Fabio di
Bona” di via Rosito. E’ un provvedimento che consente la ripresa delle attività didattiche
dopo 20 giorni di sospensione.
C’è molto rammarico in tutti, anche perché evidentemente a nulla è servita la riunione
che la stessa dirigente Maria
Pia Ferrante ha tenuto nella
sala “Falcone e Borsellino” con
i genitori, gli alunni e docenti
della scuola richiamando la responsabilità di ognuno per evitare questi atti di inciviltà.
Purtroppo, come si è visto, i
buoni propositi dei genitori
non sono riusciti a bloccare
questi atti vandalici, compiuti
sicuramente da alcuni elementi poco inclini allo studio, a
danno dei numerosi studenti
che passivamente guardano
ma non denunciano. (p. b.)
Il presidente di Rinascimento lo ha scritto al sindaco Vallone
Colpo ladresco ai danni della scuola media della frazione Filippa
Venti computer ed un televisore
rubati nottetempo a Mesoraca
Smantellata dai ladri la sala multimediale della scuola media di
Filippa, frazione di Mesoraca. Ieri mattina la sorpresa degli operatori scolastici, all’apertura della scuola ubicata in via Di Vittorio: ignoti, probabilmente tra sabato e domenica, avevano smontato e rubato tutte le postazioni
dei computer, più di venti, complete di ogni accessorio, sistemate in un’apposita sala del piano
dove sono le aule scolastiche, la
sala dei professori e gli altri servizi comuni. Quello dei ladri è stato
un lavoro complesso che ha richiesto sicuramente anche un automezzo adeguato per caricare e
trasportare tutto quel materiale.
Hanno dovuto lavorare in gruppo e molto probabilmente sono
entrati ed usciti da una porta di
emergenza posta al piano terra,
sulla quale non sarebbero stati riscontrati segni di effrazione.
Questa porta d’ingresso del piano
terra si affaccia su di una via senza uscita, più nascosta alla vista
dei passanti, mentre l’ingresso
principale degli studenti è posto
al piano superiore della scuola ed
è delimitato da un cancello esterno, situato sulla via principale.
I malviventi hanno sicuramente fatto la spola dal piano superiore a quello inferiore attraverso le
scale interne, impossessandosi
anche di un televisore che era situato nella sala mensa posta ad
un piano ancora più in alto. Qualche indizio potrebbero fornirlo
solo i vicini.
Il dirigente scolastico Elio Talarico ha presentato regolare denuncia ai Carabinieri.(c. c.)
Plauso della Camera di commercio per i riconoscimenti al
ristorante “Dattilo”, indicato
come un esempio di agroalimentare d’eccellenza da valorizzare. «Ancora una volta –
commenta il presidente della
Cciaa Fortunato Roberto Salerno – un imprenditore della
provincia di Crotone si attesta
tra le eccellenze del Paese.
“Dattilo” di Roberto Ceraudo
in pochi giorni, ha conseguito
due importanti riconoscimenti: la stella Michelin (insieme
all’approdo di Vibo Valentia)
ed il premio come “Miglior ristorante emergente d’Italia”
attribuito dalla nuova Guida ai
ristoranti de Il sole 24 Ore’, in
cui spiccano anche Ercole di
Crotone, Max e Sasà il pescatore di Cirò Marina».
Il presidente della Camera
di commercio ricorda: «Tali riconoscimenti si aggiungono ai
numerosi premi conseguiti
nelle scorse settimane da importanti aziende del settore vitivinicolo, attestando che l’impegno delle nostre imprese viene apprezzato sul panorama
nazionale ed internazionale».
«I prestigiosi riconoscimenti
ottenuti da Roberto Ceraudo e
dalla sua azienda – conclude
Salerno – non possono che
inorgoglirci rafforzando la
convinzione di un sistema imprenditoriale crotonese che,
nonostante le criticità e le condizioni iniziali di svantaggio
del contesto, con impegno è
capace di emergere per qualità
dei prodotti ed eccellenza
dell’offerta. Ciò conferma,
inoltre, che il settore agroalimentare rappresenta il volano
per lo sviluppo turistico del nostro territorio». ma. Allo stato l’unica verità accertata di questa storia assurda
è che Carmine Bonifazio è stato
selvaggiamente assassinato da
Domenico Gallo e nessuna ragione, neppure in via parziale,
potrà mai giustificare questo
gesto». «Smentiamo – è riportano ancora nella lettera – con la
più assoluta convinzione le successive circostanze riferite
dall’omicida, che ha motivato il
suo crimine fornendo agli inquirenti solo menzogne e affermazioni infamanti. E sarà il
processo, nel quale - uniti come
sempre - ci costituiremo parti
civili, a svelare che l’omicidio di
Carmine è stato solo un atto
criminale».
«L’omicidio – è sottolineato
in un altro passaggio della lettera delle famiglie Bonifazio e
Nardo – non può e non deve
mai essere accettato quale
mezzo di risoluzione di qualsivoglia controversia, vera o presunta che sia. Non consentiremo a nessuno, neppure attraverso i mezzi più subdoli, di far
passare e accettare il pericolosissimo messaggio secondo cui
alcune circostanze giustificano
simili esplosioni di odio e di
violenza. Non consentiremo a
nessuno di infangare la memoria del nostro congiunto. Non
consentiremo a nessuno di ucciderlo una seconda volta».
«Ci auguriamo che nel futuro – si conclude la lettera – gli
organi di informazione prestino la massima attenzione a non
abusare del loro legittimo diritto di cronaca, adoperando fino
in fondo le regole del buon senso e del rispetto per il compianto Carmine e per i suoi familiari, vere vittime di questa tragedia».(l. ab.)
La scuola media di Filippa a Mesoraca
In Procura arriverà un altro sostituto
Mazzotta rivendica:
«Risolti nell’anno
cinque omicidi su sei»
«Mi ero subito accorto che
quello di Carmine Bonifazio
era un omicidio molto particolare». Il procuratore della Repubblica Raffale Mazzotta a
margine della conferenza
stampa sull’operazione della
Finanza che ha scoperto l’ennesima presunta truffa sui fondi della legge 488 ( ne riferiamo ampiamente a pagina 26),
ha ripercorso la rapida inchiesta che ha portato all’arresto di
Domenico Gallo reo confesso
dell’omicidio del 42enne imprenditore di Cutro. Il procuratore che ha eseguito egli
stesso martedì scorso un sopralluogo sul luogo del delitto
ed ha poi seguito passo passo
l’inchiesta condotta dal suo sostituto Ivan Barlafante, ha rivendicato alla Procura la tempestiva risoluzione di quattro
dei cinque fatti omicidiari avvenuti nel territorio di competenza dal 1 gennaio scorso ad
oggi.
«Abbiamo arrestato – ha
sottolineato Mazzotta – i responsabili di cinque dei sei
omicidi avvenuti nella provincia dall’inizio dell’anno».
Escluso infatti l’omicidio di
Salvatore Lettieri assassinato a
Cirò il 10 gennaio dello scorso
anno, che ancora resta insolu-
to. Gli autori degli altri cinque
omicidi sono stati tutti individuati e arrestati. Così è stato
per il duplice omicidio dei fratelli cutresi Alfredo e Giuseppe
Grisi, assassinati a Crotone il
19 gennaio scorso, del quale
sono accusati Gianfranco
Giordano e Cristian Pignalosa.
Così è stato anche per il delitto
di Costel Stoica avvenuto a Cirò Marina il 9 febbraio (è stato
poi arrestato il suo coinquilino
e connazionale Cornel Nelu
Ghinea di 36 anni) e per l’omicidio di Andrea Marcela Jordache, assassinata il 16 febbraio
scorso a Strongoli dal suo ex
convivente Florin Busliuc, che
nei giorni scorsi è stato condannato a 16 anni di reclusione in primo grado.
«E la gran parte di questi casi è stata risolta quando l’ufficio di Procura andava avanti
con magistrati applicati», ha
sottolineato il procuratore della Repubblica.
Mazzotta nella circostanza
ha inoltre annunciato di aver
ottenuto l’assegnazione del sesto sostituto al suo ufficio. «Il 2
maggio prossimo – ha precisato – un giovane magistrato si
insedierà in Procura l’organico
dell’ufficio
sarà
completo».(l. ab.)
Cavarretta: «Lo stemma della città
va aggiornato con quello del 1938»
Il coordinatore del movimento
Rinascimento Silvano Cavarretta pone in maniera formale la
questione dello stemma cittadino. Lo fa con una lettera al sindaco Vallone, annotando in premessa che il movimento politico-culturale Rinascimento svolge il ruolo per il quale è stato
concepito: avvicinare i cittadini
alla politica ed alle vicende amministrative. Silvano Cavarretta
ricorda che che al momento della propria nomina quale assessore alla cultura, nella Giunta Comunale precedente, aveva rilevato come lo stemma comunale
in uso presentasse anacronismi
ed errori di vario genere, e come
lo stesso stendardo comunale
fosse in pessimo stato d’uso.
«Mi sono prodigato – continua Cavarretta – affinché il Comune si interessasse a ciò e devo
dire che grazie al preziosissimo
studio e contributo dell’Ufficio
Marketing Territoriale del Comune, costituito da Emanuela
Decima, Sara Grilletta, Gregorio
Mungari Cotruzzolà e Maria Antonietta Salvati, si era finalmente pervenuti a redigere un eccellente “Manuale d’uso dello
Stemma Comunale” che evidenziava l’escursus storico dello
Stemma, il suo rifacimento e le
modalità di utilizzo dello stesso».
E qui l’ex assessore contesta:
«Almeno fino alla permanenza
dello scrivente nella Giunta non
gli avete consentito la presentazione ufficiale del nuovo stemma (con manuale e convegno
già pronti) e che a sua insaputa e
non ho ancora capito per ordine
di chi, è stato ordinato un nuovo
Silvano Cavarretta
stendardo comunale, fotocopia
di quello precedente e risalente
ad un Decreto del 30.04.1903
che, si ripete, non è assolutamente conforme a quello ufficiale prescritto dall’Ufficio Onorificenze e Araldica della Presidenza del Consiglio dei Ministri del
2 febbraio 1938, con cui il capo
del Governo, Benito Mussolini,
attribuisce a Crotone il titolo di
città».
Per Cavarretta una cosa è certa: «Ancora oggi si verifica non
solo l’uso di uno stemma non
conforme, quanto una sorta di libertinaggio e personalizzazione
dello stemma su tabelloni stradali, insegne, striscioni, locandine, buste e carte stampate. Come altrettanto abusato è l’uso
dello stemma che per legge è riservato al Comune di Crotone,
che a sua volta potrà formalmente autorizzarlo solo in favore dei soggetti che abbiano otte-
nuto il patrocinio per iniziative
rilevanti per la città». Conclusione: «Occorre senza ulteriori indugi e senza invocare finanziamenti regionali, nazionali od europei, riordinare complessivamente tutto ciò che riguarda
l’adozione dello stemma ed il
suo corretto uso (nel Gonfalone,
nella Bandiera del Comune, nella Fascia del Sindaco, negli atti
amministrativi, nei comunicati
stampa, nelle pubblicazioni turistiche, culturali, ecc., a cura
dell’Ente, nella cartellonistica,
nella carta da lettera, nella copertina dei fax, nei biglietti da
visita, nelle buste e materiali di
cancelleria, nei titoli di testa e
coda degli audiovisivi, nelle comunicazioni telematiche, nella
segnaletica interna ed esterna
all’Ente, nelle vetrofanie istituzionali, nella personalizzazione
degli automezzi».
L’ex assessore alla cultura in
carica nella prima giunta Vallone, invita dunque gli amministratori a provvedere: «Resta a
voi l’onere di provvedere a tutto
ciò, regolamentandone l’uso e
verificare che in caso di utilizzo
improprio ed indecoroso dello
stesso, anche se precedentemente autorizzato dall’Amministrazione Comunale, ciò dovrà
comportare l’immediata revoca
del patrocinio e la richiesta del
risarcimento per i danni arrecati». «Per semplificarvi l’impegno
– ricorda infine – sarebbe sufficiente adottare ufficialmente il
“Manuale d’uso” che è stato già
sapientemente preparato dal citato Ufficio Marketing Territoriale del Comune di Crotone, datato luglio 2010». (v. s.)

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